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"Ieri munito di conforti religiosi si è
spento il sig. Calogero Cimino di anni 84. Ne danno il triste annunzio il
figlio Michele Marino con la moglie Rosalia Trapani, il nipote Gregor Dilan,
gli amici e parenti tutti".
Così recitava il necrologio affisso il 6 dicembre. Era da qualche giorno che
dalla sua abitazione non trapelava alcun segno di vita. A segnalare alle
autorità quello strano silenzio, alcuni vicini di casa. Lo hanno trovato
riverso a terra, senza vita.
Ha avuto un regolare servizio funebre, completo di ospitalità nella Sala del
Commiato. Ho saputo che, qualche mese addietro, aveva contattato l'agenzia
di pompe funebri per concordare il servizio e pagarne il costo. Previdente.
Al suo funerale, celebrato nell'ampia chiesa parrocchiale della Madonna del
Carmelo, a parte il personale dell'agenzia con il sacerdote - padre Gaspare
Sutera - ed il sagrista, eravamo solo in nove: il figlio con la propria
consorte (citati nel necrologio), due generosi e premurosi vicini di casa
(Mimmo ed Antonella), una conoscente di antica data (la Za' Marietta), una
pia ed umile collaboratrice parrocchiale (Lina), un fedele (Lillo), il
semplice e buon Luciano (chissà perché era lì).
E c'ero anch'io. Da bambino conobbi il signor Calogero Cimino (lu Zi' Lillu
Patruzzu); immaginavo che il suo funerale non sarebbe stato affollato,
nonostante il triste annunzio dato da "gli amici e parenti tutti".
Ha avuto una Messa cantata impeccabile.
Dopo la liturgia eucaristica e prima della benedizione ho chiesto di
pronunciare qualche parola di commiato, non proprio un elogio funebre quanto
un breve viatico; non importa quanti fossero in ascolto o quanto importante
fosse stato in vita lo scomparso. Non mi ero preparato ma ho ritenuto che
quell'uomo, morto in solitudine, meritasse ogni pietà ed ogni onore
cristiano.
Chiesto ed ottenuto il permesso del sacerdote celebrante, sono salito
all'ambone ed ho parlato - per quanto ricordi - così.
"Vi sono
uomini il cui ricordo rimane per sempre.
Vi sono uomini la cui vita sulla terra trascorre senza che, apparentemente,
lascino traccia.
Leonardo Sciascia, citando Vitaliano Brancati, ha scritto ne Le Parrocchie
di Regalpetra: “Ci sono persone che lasciano come unico segno del loro
passaggio sulla terra un'affossatura nella poltrona di un circolo”.
Eppure “nessun uomo è un’isola” avrebbe detto Thomas Merton,
riprendendo John Donne: “Nessun uomo è un'isola, completo in se stesso;
ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto”.
E noi cristiani sappiamo bene che “Nessuno di noi, infatti, vive per se
stesso e nessuno muore per se stesso” - scrive Paolo nella Lettera ai
Romani - e continua “perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se
noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo
del Signore” (Rm 14,7-8).
Il nostro fratello Calogero, battezzato nella fede e parte di questa nostra
comunità, ci è stato accanto, ci è stato compagno lungo il cammino della
vita.
E forse non ci siamo nemmeno accorti di lui, della sua presenza sulla nostra
strada, del suono delle sue parole.
Eppure siamo qui nell’ultima parte del suo viaggio terreno per
accompagnarlo, e per ringraziarlo.
Ringraziarlo, per averci donato anche un solo sorriso; oppure, chissà, per
aver messo alla prova la nostra pazienza, facendoci così progredire
nell’amore.
Perché, in fondo, “Alla sera della vita, saremo giudicati sull'amore”
(dice San Giovanni della Croce in Parole di luce e di amore).
E quanto ha amato il nostro fratello Calogero sta racchiuso nel segreto del
suo cuore, e nel cuore di Dio.
Quando se n’è andato noi non c’eravamo. In quegli ultimi istanti, ai nostri
occhi, era solo.
Ma solo non era.
“Anche se vado per una valle oscura - dice il salmista -, non temo
alcun male, perché tu sei con me” (Sal 23,4).
Lungo la valle oscura, nell’attraversare il velo che ci separa da vita a
vita, ha trovato un Padre misericordioso ad abbracciarlo con tenerezza, a
tenerlo stretto per mano… “non temo alcun male, perché Tu sei con me…”.
Ti auguriamo un buon viaggio, caro fratello Calogero, e speriamo di
incontrarti un giorno, per vivere insieme nella luce del Signore risorto.
Lode e gloria al Signore Gesù".
Al termine della funzione ho voluto accompagnarlo, come si dice, all'ultima
dimora; è stata una sera fredda, al cimitero eravamo in due: il figlio
Michele Marino ed io.
Carmelo Arnone
8 dicembre 2017
© Riproduzione riservata.
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