Filippo Baldo
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Stanotte è venuto a mancare Filippo Baldo.
Chi lo avesse visto dietro la scrivania, nel suo ufficio al Comune di
Grotte, di primo acchito non avrebbe potuto scorgere l'ardore dell'anelito,
mai sopito, per la libertà, declinata soprattutto con la grammatica
dell'arte. Eppure sarebbe bastato alzare lo sguardo alle sue spalle per
intravedere, sulle pareti, squarci policromi del suo mondo: carta, cartone,
cartoncino, tela, legno, qualsiasi supporto, nelle sue mani, fioriva di
colori e forme.
Tante le passioni che lo hanno avvinto.
Da giovane, ai microfoni della radio locale (erano i primi tempi delle radio
libere), regalava agli ascoltatori le melodie e i ritmi del sound
rivoluzionario inglese e americano degli anni '60 e '70. I vinili scorrevano
nelle sue mani quasi fossero preziosissime sete d'inestimabile valore.
Il passaggio dall'ascolto alla riproduzione fu conseguenza inevitabile: sua
compagna d'avventure musicali divenne la chitarra, in seguito affiancata
anche dalla tastiera. Eseguiva brani celebri e, soprattutto nell'ultimo
decennio, componeva originali melodie (alcune registrate alle SIAE) delle
quali rimangono registrazioni e partiture.
Ma il suo canone comunicativo d'elezione è stata la pittura. Trasversale
rispetto alle correnti pittoriche riconosciute, Filippo proponeva, con
chiare e nette pennellate, il proprio mondo interiore, fatto spesso di
colori accesi, scie, esplosioni intense, fioriture multicromatiche.
Numerosi i richiami, del tutto estemporanei ed assolutamente non
intenzionali, a celebri pittori del passato.
Del tutto esuberante la sua creatività d'artista, che non si limitava a
riportare dalla tavolozza colori ed a conferirgli forma sulla tela; la sua
pittura travalicava con decisione i limiti fisici del tessuto per tracimare
sulla cornice che, inondata di pigmento, diveniva parte integrante e talvolta
essenziale dell'opera stessa. Ed ancora la sua cornice non era mai un prodotto
industriale, bensì una realizzazione dello stesso artista-artigiano, le cui
radici erano ben salde nel laboratorio di falegnameria del padre, divenuto
poi l'atelier di pittura di Filippo.
Nel corso degli anni ha partecipato ad innumerevoli mostre collettive
realizzate nel territorio della Regione, impegnandosi anche in apprezzate
estemporanee di pittura. L'ultima sua personale, "Libertà" (vedi
le foto), è stata in esposizione
all'interno delle tre sale dello storico edificio della Torre del Palo a
Grotte dal 13 settembre 2019.
Una "Libertà" dagli impegni lavorativi ufficiali, dato che dal 1°
settembre dello stesso anno era andato in pensione, ma anche e soprattutto
una "Libertà" dell'artista, quasi totale, nell'esprimere sentimenti e
sensazioni sulla tela, lontano dagli schemi classici.
In seguito, le restrizioni imposte dalla pandemia hanno segnato
l'interruzione di diversi progetti espositivi già in avanzata fase
organizzativa.
Da stanotte il suo desiderio di libertà si è aperto a nuovi e infiniti
orizzonti.
Ai figli Salvatore e Ivana e alla carissima moglie Franca rimane indelebile
e immutato il tesoro d'amore e libertà che Filippo, in tutta la sua vita, ha
saputo donare.
Arrivederci Filippo!
Carmelo Arnone
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