Volano le parole
alcune dolci, altre amare,
altre divertenti.
Parole cantate, sussurrate, urlate.
Parole che feriscono
che consolano, che incoraggiano.
Le prime parole ed è meraviglia.
L'ultima nel buio di un tramonto.
Ma a volte è dopo tante parole che arriva il silenzio,
per dire le cose che le parole non dicono.
Attimo senza fine
nel turbinio della memoria.
Poesia. "Ni li fatti sta l'Amuri", di Giovanni
Salvaggio
Giovanni Salvaggio
Amore
“NI LI FATTI STA L'AMURI”
Ni li fatti sta l'Amuri.
Quantu voti m'addumannu
chi è l'Amuri pi li munnu?
Su l'abbrazzi e li vasati
ca si dunanu li zziti?
Su li dulura e li turmenti
pi li peni di l'Amuri?
Nun po' essiri lu veru
si ti sienti mpidugliatu!
Accumencia cu la vista
comu na rosa mai vista.
Ti la cuogli e si cuntenti
e all'antaru ci la puorti.
Quantu voti ti sciarrii
e ni lu liettu può t'abbrazzi.
Quantu tiempu po' ti passa
e ni sienti la mancanza
di l'Amuri ca nun voli.
Tira e molla fa la funi
di la vita ca ti sprimi.
Si li figli sú malati
sunnu assiemi disturbati.
Può su ranni e li mariti
e ti guodi li niputi.
Li malanni e la vicchiaglia
può si fannu la so strata
e ti resta la dumanna:
unnè l'Amuri?
Ni li fatti sta l'Amuri
pi li festi ca ti guodi.
Quannu squilla lu telefonu
pi circari la so mamma
e lu patri s'arricria
ascuntannu assiemi a tia.
"Siccome nasce come poesia d'amore,
questa poesia è politica".
Maria Grazia Calandrone Da quel
che tu mi offri
sa crescere un bocciolo,
fino a innalzarsi sul tenero stelo
sempre più su fino a vedere di te,
a scoprire il tuo sciolto sospiro
a dare il verso al sangue nel cuore
sempre più, fino a poter dire amore.
Pasqua di spalancate finestre,
di gioia raggiante,
di speranza che prende
a braccetto i delusi.
Pasqua di allegria profonda,
che placa ogni ira
addolcendo le voci.
Pasqua d’amore
sconfitto ogni odio.
Come vorrei che tutto
questo ci fosse,
come vorrei squarciare
la mia gola
in un grido liberatorio
Alleluia! Alleluia!
Ma non posso, un richiamo
mi scuote la coscienza
in questo giorno
festoso ed esultante,
come non sentirlo
se mi rimbomba
di continuo e mi riporta pensoso,
rattristito ai miei passi.
Sì, è Pasqua
ma non la riconosco.
Cristo è risorto
ma io storco il viso
per non vedere gli orrendi massacri,
per non udire
le doloranti agonie
di bimbi affamati
sterminati ogni giorno.
Sì, è Pasqua
ma l’uomo è cieco
e punta verso il cielo
strumenti di morte.
Vedo intorno a me
tanta tristezza;
come vorrei che nel cuore di ognuno,
oggi più che mai
risplendesse la Pace.
Poesia. "Preghiera di Pasqua", di Carmelo Luparello
"Noli me tangere"
Prof. Luparello
Riceviamo e pubblichiamo.
“PREGLIERA DI PASQUA”
Ti preghiamo, o Signore,
fai che in ogni angolo della Terra
si parli di pace e non di guerra,
fai che in ogni cuore
regni sovrano l'amore
verso tutti:
neri, rossi o bianchi non importa,
son sempre dei fratelli.
Fai che siamo tutti uniti,
che non ci sian liti
tra familiari o amici,
così sicuramente
vivremo assai felici.
Che tutte le famiglie
vivano in armonia
senza gelosia
tra sorelle e fratelli,
così i nostri giorni
saranno ancor più belli,
perché ogni giorno
sarà per noi la Pasqua.
Grazie e Buona Pasqua
anche a te o Signore.
Con l'avvicinarsi della
santa Pasqua non potevo non ricordare una delle tradizioni di questa festa
con la realizzazione di li "panaredda".
“PANAREDDA”
Fiaurusu, culuratu,
dunci tuttu arraccamatu.
Nicu a lu picciliddu,
cu dù ova a Sariddu.
Mi l'ammuccu callu callu
anchi quantu nun mi scallu.
Nicareddu nun ni vogliu,
ti scurdasti sali e uogliu?
Panaredda a la vicina,
lu quartieri s'arrimina,
s'arrimina e ni fa assà.
Santa Pasqua paisà!
Poesia. "Vecchiaia in tempi moderni", di
Linda Di Stefano
Linda Di Stefano
Vecchiaia
Il vigore di un giovane, la bellezza di una
giovane, non sono eterni. Ce ne accorgiamo quando, pian piano, cominciano a
venir meno. È il corso dell'umana esistenza; non una condanna ma il normale
defluire del tempo e degli eventi. La canizie è da sempre sinonimo di
saggezza; ai vegliardi si chiede consiglio per le scelte di vita. Sono essi
la nostra memoria, la nostra sapienza, le nostre radici. Mi ritrovo - di
tanto in tanto - a rileggere i classici e continuo a stupirmi della lucidità
e dell'attualità che riescono a esprimere. Testi scritti centinaia, a volte
migliaia, di anni fa schiudono pensieri immutabili e illuminano profonde
oscurità. Oggi vengono spesso "postate" sui social brevi frasi estrapolate
da ogni contesto, senza riferimento all'autore - per manifesta ignoranza -
accompagnate da un anonimo "Cit.", come fossero parole sui biglietti dei
cioccolatini (almeno lì l'autore è riportato!). Quanti libri rimangono a
ingiallirsi nelle nostre librerie (e nelle biblioteche), eppure sono essi
che danno solidità alla cultura. Come i nostri anziani (che bella questa
parola: incute rispetto! Oggi si preferiscono banali forestierismi quali "agée"
oppure "over"), che danno solidità alla nostra società.
Carmelo Arnone
“VECCHIAIA IN TEMPI MODERNI”
Solitudine,
non più turgida pelle,
non occhi nitenti,
ma rughe profonde e
mani tremanti.
Il corpo sconfitto ha
donato la linfa
alla mente,
alla lunga memoria,
un grande volume segreto
di storia.
Non c'è nessuno a cui
raccontare,
nessuno che vuole
ascoltare,
è solo un inutile
libro,
impolverato e
sbiadito
abbandonato in un vecchio
scaffale.