Ognuno di noi è bello
quando è buono e generoso,
quando apre
la sua intelligenza al sapere,
per elevare la coscienza.
Quando spalanca
la sua anima e il cuore,
quando sul suo sguardo
si accende la luce
della verità e dell’amore.
Siamo brutti e grossolani invece,
quando non abbiamo pace
quando un male ci tormenta
e ci avvilisce,
quando l’invidia o la bugia
ci oscura lo sguardo
e la gioia svanisce.
Quando la rabbia
dà alla nostra voce
un tono roco e duro,
e si annida nella mente
un cattivo pensiero.
Quando siamo presi
dall’avidità di possedere
e le nostre parole
feriscono l’anima altrui.
Quando ci diamo delle arie
mettendoci in mostra,
e non accettiamo
nessun consiglio che ci ammaestri.
Quando i pensieri
sono oscuri, brutali,
vendicativi e astiosi
attireranno figure tenebrose,
forze oscure negative
che ci influenzeranno
e ci faranno fare
ad altri e a noi stessi,
molto, molto danno.
Quando riconosciamo in noi
che c’è qualcosa che non va,
ammoniamo e riprendiamo noi stessi
e con un po’ di buona volontà
il nostro comportamento migliorerà.
Poesia. "Il mio amato Natale", di Michelangelo
Palermo
Albero dai molti frutti
“IL MIO AMATO NATALE”
Il mio Natale non è
come il Natale di tutti.
Il mio albero ha foglie e frutti.
Non è spoglio e ossuto
come l’inverno lo agghinda
con la bianca e fredda neve.
È un albero primaverile
con rami aperti e di colori
su cui osano tutte le stelle
e non palle e ciondoli penzolanti.
E sotto non ci sono
scatole vuote, prediche
o perenni attese.
Le porte e le finestre di casa sono aperte
per fare vedere a tutti il mio albero,
e non per far feste sottraendosi
a chi ha già il terrore negli occhi.
Sotto il mio albero
c’è resistenza, lotta e trasformazione.
Ci sono tutti i bambini della terra.
E tutte le donne e tutti gli uomini
che sanno essere uguali fra loro.
È un Natale il mio
in cui la rinascita non è uno strillo.
In cui la bellezza è possibile.
Che non è quella delle esultanze domestiche
imperturbabili pure agli stermini di
tanti e tanti innocenti altrove.
Non sapevo amare,
nulla mi veniva più difficile.
Abile, eccellentissimo in tutto,
ma non nell’ebbrezza dell’amore.
Sapevo modulare ampi accordi
far risalire un fiume impetuoso
o limitare le giravolte dei venti,
ma amare, assolutamente no.
Pur se tremo alla brezza di primavera,
son convinto di non conoscere padroni,
scappo, scappo da quanto mi opprime
e solo così mi sento libero.
Allora, non mi resta che comandare.
Questo al grand’uomo, che io sono,
viene facile. Devoto all’impulso
adoro far ubbidire, dar ordini
ai tanti già rapidamente capitolati.
Ho accumulato tantissimo onore
ma altrettanta miseria in vita,
e del non essere l’imperdonabile squallore.
Giunto alla fine, non seppi mai saziarmi,
una voragine in petto mi si è aperta
brutale, e da perenne inappagato
fra gli altri estraneo mi aggiro.
Un tappeto di foglie m'accoglie in
campagna,
i rami mostrano il nido nella cima,
il sole con i raggi l'attraversa.
Dicembre porta neve e pioggia,
la terra sazia le radici e la coltura,
chi sfama tutto il mondo è la Natura.
Natale non è festa solo in chiesa,
per gli alberi adornati dentro casa,
la tavola imbandita per la pancia.
Il nuovo anno bussa ad ogni porta,
chissà cosa il domani ci riserva,
chi fa progetti e figli partorisca.
Son le stagioni che ci fanno anziani,
le nostre forme cambiano col tempo,
è la saggezza che ci fa maturi.
Il tempo passa e la beltà cancella
come il nostro piede lascia l'impronta
che ci distingue per l'intera vita.