Grotte.info Quotidiano - Giugno 2011 |
29/06/2011 |
Volontariato. "Un Tour per la
vita", terza passeggiata cicloturistica organizzata dall'Adas |
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Manifesto |
"Un Tour per la vita" è il titolo scelto dall'Adas di Agrigento per la terza
passeggiata cicloturistica; iniziativa volta a sensibilizzare i cittadini
verso il nobile gesto della donazione di sangue, soprattutto nel periodo
estivo durante il quale maggiore è la necessità del prezioso fluido. Sabato
2 luglio, alle ore 16.30 in Piazza Cavour (ad Agrigento) è previsto il
raduno dei partecipanti per l'iscrizione gratuita. Alle 17.30 avrà inizio la
"passeggiata", non agonistica, il cui percorso sarà il seguente: Viale della
Vittoria, Piazza Marconi, Piazza V. Emanuele, Via Imera, Via XXV Aprile,
Chiesa Addolorata, Via Garibaldi, Via Pietro Nenni, Via Empedocle, Piazza
Marconi, Via F. Crispi, Salita Coniglio, Viale della Vittoria. La carovana
ciclistica, scortata dalle auto della Polizia Municipale di Agrigento,
percorrerà per tre volte il tragitto che si concluderà alle 18.30 circa. A
tutti i partecipanti, che dovranno indossare la maglietta fornita dall'Adas
o una T-shirt, ed il casco regolamentare (obbligatorio) verrà regalata una
borraccia. L'assistenza sanitaria, durante la manifestazione, sarà garantita
da un'ambulanza della Croce Rossa Italiana.
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29/06/2011 |
Chiesa. Giovedi celebrazione
della Santa Messa al "Sacramento" |
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Giovedi 30 giugno, alle ore 20.00 nella chiesetta del "Sacramento",
sarà celebrata una Santa Messa. E' stata ripresa nel 2008, ad opera
dell'arciprete Padre Giovanni Castronovo, su richiesta di un gruppo di
fedeli, la consuetudine di svolgere, almeno una volta l'anno, funzioni
liturgiche nel luogo sacro caro ai grottesi. Edificata nelle vicinanze di un
istituto di suore, poi trasferitesi in altra sede (prima di abbandonare
definitivamente il paese) e del quale rimane soltanto l'edificio, da tempo
destinato a civile abitazione, la cappelletta è sopravvissuta grazie alle
cure dei vicini che vi si sono periodicamente riuniti in preghiera e ne
hanno mantenuto il decoro, preservandola dalla distruzione. La Santa Messa
di giovedi, celebrata in prossimità della solennità del Corpus Domini, viene
a concludere un ciclo di incontri di preghiera quotidiani di due mesi,
durante i quali i fedeli hanno recitato il santo Rosario.
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28/06/2011 |
Comune. Tariffe per il
conferimento dei rifiuti; sino al 40% di risparmio con la raccolta
differenziata |
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Insegna
Manifesto
Volantino |
COMUNE DI GROTTE
(Provincia di Agrigento)
Si
comunica che nella seduta del Consiglio Comunale di Giovedì 23 giugno 2011
sono state approvate le tariffe per il conferimento presso il Centro
Comunale di Raccolta dei rifiuti differenziati per singola tipologia così
come riportato nella tabella che segue:
- carta: euro 0,10 al Kg;
- cartone: euro 0,12 al Kg;
- plastica: euro 0,20 al Kg;
- vetro: euro 0,07 al Kg;
- lattine e barattoli: euro 0,20 al Kg;
- pile: euro 0,00 al Kg;
- farmaci: euro 0,00 al Kg.
Il cittadino potrà abbattere la TARSU relativa alla propria abitazione sino
al limite massimo del 40%.
Per esempio: se la tassa annua del signor Mario Rossi è di euro 400,00
attraverso il conferimento dei rifiuti in maniera differenziata presso il
Centro Comunale di Raccolta potrà risparmiare sino ad euro 160,00 pagandone
così euro 240,00.
Corre l’obbligo ringraziare il Presidente del Consiglio Comunale dott.
Angelo Collura per la solerzia con cui ha portato all’ordine del giorno del
Consiglio Comunale la proposta di approvazione delle tariffe, così come si
ringrazia tutto il Consiglio Comunale per averle approvate all’unanimità.
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L'Assessore all'Ambiente
Rag. Piero Castronovo |
Il Sindaco
Rag. Paolo Pilato
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28/06/2011 |
Fiere. "Empedocle incontra"
alla Mediterranea Expo, 18^ edizione |
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“Empedocle Incontra”, festival della “attualità in
vacanza”. E’ questa una delle principali novità della 18^ edizione della
fiera campionaria Mediterranea Expo, in programma dal 22 luglio al 31
luglio, al parco fieristico “Emporium”, nel piazzale antistante il
porticciolo turistico di San Leone, frazione balneare di Agrigento.
“Empedocle Incontra”, in collaborazione con l’associazione studi sociali e
giuridici Empedocle, è un ambizioso progetto che prevede la realizzazione di
quattro tavole rotonde, il 25 ed il 26 luglio, e il 28 e 29 luglio, con
incontri a tema e con la partecipazione di grandi esponenti del mondo
economico, della politica, della cultura e delle istituzioni. A moderare e a
condurre i singoli convegni è stato scelto uno dei cronisti siciliani più
qualificati del panorama nazionale, il giornalista del Tg5 Carmelo Sardo.
“Empedocle Incontra” si pone l’obiettivo di costituire un palcoscenico
privilegiato con lo scopo di non alzare barriere di genere e di consentire
di fruire di un’offerta culturale di prima grandezza e di una vasta
opportunità di approfondimento sui temi di maggiore attualità. Nel corso
delle quattro serate, che si svolgeranno dalle 20.30 alle 22.00, all’interno
di un’area espositiva finemente realizzata per l’evento, si discuterà di
ambiente, legalità e politica, trasporti e infrastrutture, costituzione e
fiscalità, sviluppo economico e sud Italia. I dettagli di “Empedocle
Incontra” e il programma delle quattro serate con i singoli relatori saranno
illustrati prossimamente.
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27/06/2011 |
Attualità. "Un peso e
una misura"; di Carmelo Arnone |
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Non amo il giornalismo scandalistico, irriguardoso,
insensibile. Meno che mai l'inutile "tintinnio di manette". Considero le
persone più importanti dell'odiens. Ogni tanto mi giunge qualche soffiata:
"Hai letto su quel giornale la notizia?"; "Hai sentito cos'è successo?";
"Come mai sul sito non c'è?"; "Perchè invece quell'altra notizia c'era?".
Quelle che sembrano semplici domande, in realtà rivelano un chiaro intento
forcaiolo. Ed insinuano un doppiopesismo inesistente. Su Grotte.info
Quotidiano tutti hanno diritto alla stessa considerazione. In passato mi è
già capitato di trattare l'argomento dell'informazione di garanzia (più noto
come "avviso di garanzia"): uno strumento previsto dalla legge non come
forma di condanna preventiva ma a difesa del cittadino. L'art. 369 del
Codice di Procedura Penale prevede che il cittadino sottoposto ad indagini
(per accertare un suo coinvolgimento o meno in fatti di rilevanza penale)
venga informato dal Pubblico Ministero in modo tale da consentirgli il
diritto di difesa garantito dalla Costituzione. Dell'attività investigativa
in atto (che mira ad accertare anche il suo eventuale non coinvolgimento),
il cittadino ha diritto di essere messo a conoscenza in maniera riservata,
non apprendendo la notizia dai giornali dalle cui pagine sembra trasparire
la colpevolezza di ogni indagato (non ancora imputato).
Mi si perdoni l'esemplificazione: uno studente chiamato a sostenere un
esame, è già da considerare bocciato? Non credo. Ha le stesse probabilità di
essere promosso col massimo dei voti.
Così un cittadino sul quale si svolgono indagini, è da considerare
colpevole? Non credo. Ha le stesse probabilità di essere riconosciuto
completamente estraneo alla vicenda, quindi di mantenere intatta la sua
onorabilità e la stima sociale.
Che un nostro concittadino, chiunque sia, abbia ricevuto una informazione di
garanzia, ha senso darne notizia (anche su Grotte.info Quotidiano) ed
alimentare così, in un ambiente necessariamente ristretto, un clima di
notevole sospetto?
L'inizio o lo svolgimento del processo, l'assoluzione o la condanna; questi
fatti costituiscono notizia da riportare.
Diversa è la situazione dell'arresto di una persona e della successiva
"traduzione" in carcere. In questo caso la notizia di quanto accaduto ad un
membro della nostra comunità viene riportata, senza aggiungere inutili
commenti colpevolisti o innocentisti, senza indulgere sul volto e senza
"sbattere il mostro in prima pagina". Semplicemente perchè è un fatto di
dominio pubblico e costituisce notizia per la quale i cittadini hanno
diritto d'informazione. Accade nei regimi dittatoriali che non si debba
nemmeno sapere dell'arresto. Per il rispetto della persona, viene riportata
con maggiore visibilità la notizia della successiva scarcerazione o
dell'assoluzione.
Su Grotte.info Quotidiano vale il criterio: lo stesso peso e la stessa
misura, lo stesso rispetto per tutti.
Senza reticenze, omissioni, censure ma anche senza indici accusatori
puntati.
In ultima analisi, a nessuno è preclusa la possibilità di comunicare notizie
o esprimere pensieri; sia però chiaro che la nostra redazione non cerca
vendicativi delatori nell'ombra ma collaboratori alla luce del sole.
Astenersi perditempo.
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Carmelo Arnone
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27/06/2011 |
Racconti. "Un tuffo nel
passato" - Capitoli 17° e 18°; di Carmelo Luparello |
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Prof. Luparello |
UN TUFFO NEL PASSATO
di Carmelo Luparello
Cap. XVII
Una mattina (doveva essere la fine d’agosto o i primi di settembre), mentre,
non sapendo come trascorrere il tempo, mi aggiravo per la mia campagna, a
caccia di grilli, fui richiamato da forti grida provenienti da un vicino
vigneto. Incuriosito, corsi subito a vedere cosa fosse successo.
Il proprietario del
vigneto, “don L.”, sbraitava contro una donna che riconobbi subito per la
signora Giovanna.
“Tu m’arrubbasti la
racina”, cioè “Tu mi hai rubato l’uva”, e, nel proferire queste parole,
portava in aria le braccia, gesticolando furioso.
E la signora: “Iu nenti
ci arrubbavu, ci lu giuru, chissa è la racina ca mi detti ma nora”, cioè: “
Io non le ho rubato nulla, glielo giuro, questa è l’uva che mi ha dato mia
nuora”.
Ma don L., appena mi
vide, alzò ancora di più il volume della voce e mi disse: “ Giuggia m’arrubbà
la racina, ora iu la va denunziu e tu m’affari di tistimuoni”,
cioè: “Giovanna mi ha rubato l’uva, ora io la vado a denunciare, e tu mi
farai da testimone”.
La denunciò per davvero,
ed io per davvero fui chiamato a testimoniare nel processo che ne seguì.
A quei tempi c’era la
Pretura a Racalmuto ed era allogata in alcuni locali del Palazzo Comunale.
Pretore era il dottore Giuseppe Romano. Fu così che andai per la prima volta
in quel paese e, per la prima volta in vita mia, mi sentii importante perché
avrei parlato in un’aula di tribunale, anche se avevo poco da dire.
La signora Giovanna fu
riconosciuta colpevole e condannata a cinque giorni con la condizionale e al
pagamento delle spese processuali, queste ultime senza
condizionale. L’avvocato non lo pagò perché era stata difesa col gratuito
patrocinio.
Ricordo che un suo
parente, “Lu zì Vanniddru” cioè “zio Giovanni” aveva cercato di dissuadermi
dal dire in tribunale la verità.
Io gli avevo risposto
che, in coscienza, non avevo visto la sua parente mentre raccoglieva l’uva,
ma ero arrivato quando avevo sentito le urla di colui che diceva di essere
stato derubato.
Di ciò l’uomo era rimasto
soddisfatto.
C’erano pure, nella mia
campagna, tre piante di fichi: una, molto grande, in mezzo al vigneto che,
però, produceva frutti quasi sempre “sciluccati” cioè colpite dallo
scirocco, il cui colore era di un verde molto sbiadito tendente al bianco e
che non erano buoni da mangiare e due nella “chiusa”, che, invece,
producevano frutti in abbondanza e molto buoni, anche se alcuni di essi,
essendo di una particolare qualità, avevano bisogno della “ticchiara”,
altrimenti cadevano a terra assai prima della maturazione.
La ticchiara era un fico
selvatico che veniva appeso, per mezzo di fili d’erba, ai rami della “ficara”.
Da esso uscivano degli insetti che, andando a posarsi sui fichi diciamo
normali, con la loro azione benefica, impedivano ad essi di cadere prima che
maturassero.
Se la campagna non era
molto distante dal paese, la strada per andarci era, specialmente nel primo
tratto, quello più vicino al paese, peggio di una trazzera, perché
ricoperta, specialmente in inverno, di fanghi e, tante volte, bisognava fare
i salti mortali per potere passare.
Quel tratto di strada,
inoltre, emanava un odore nauseabondo perché i muli, gli asini e i pochi
cavalli che allora c’erano nel paese, non pisciavano se non in quel posto.
Sembrava si fossero messi tutti d’accordo a fare la pipì e tutto il resto
proprio in quel posto!
Solo quando finiva la
pianura e incominciava la discesa, non c’erano più fanghi ma, in compenso,
ai margini della strada c’erano mucchi di concime, “fumieri”; oggi diremmo
“stallatico”, che i contadini depositavano o per venderlo agli altri
contadini o per portarlo, loro stessi, nella loro terra al momento
opportuno.
Qualcuno lo rubava “lu
fumieri”, specialmente di notte, quando non poteva essere visto.
C’era chi di notte andava
a rubare anche l’uva del vicino.
A proposito di rubare,
una volta “zio ***” propose a mio fratello di andare a rubare l’uva in un
vigneto non molto lontano.
“Intorno alle due tutti
dormono della grossa e nessuno se ne accorgerà” - disse a mio fratello per
invogliarlo a fargli compagnia, - nemmeno tuo padre”.
“Inoltre” - aggiunse -
“nelle vicinanze non c’è nessun cane che possa abbaiare e dare l’allarme”.
Mio fratello rispose di
no, e “zio ***” fece tutto da solo.
Io avevo avuto l’ordine
tassativo di non parlare con nessuno del furto, perché mio fratello non
voleva che “zio ***” se la prendesse con lui o con me.
C’era pure un’altra
strada che portava a Fontanapazza e che partiva da San Francesco, ma quella,
in certi punti, era molto pericolosa perché troppo stretta e disselciata e,
alla sua destra, per chi veniva dal paese, si apriva un burrone, nel quale
sarebbe stato facile precipitare. Inoltre si arrivava a un punto troppo
basso dove la fogna, che raccoglieva tutte le acque nere del paese, diveniva
“a cielo aperto”, sfociando da una grande bocca e formando una cascata dalla
puzza insopportabile. E la cascata formava poi un torrente che prima
scendeva sotto un piccolo ponte in muratura dove passava solo un mulo alla
volta, tanto era stretto, poi si addentrava, continuando la sua strada, in
una vegetazione così verde e fitta che incuteva paura solo a guardarla. Qua
e là, lungo i bordi di quel torrente, macchie tenerissime di pomodoro
innaffiate da quelle acque così fresche e così ricche di concime.
Ora quella strada è
diventata molto comoda, larga ed asfaltata, e della fogna a cielo aperto non
c’è più traccia, come non c’è traccia alcuna del ponte o delle mura che
costeggiavano la strada tra il punto dove era la fogna e lo sbocco della
strada a Fontanapazza.
Anche l’orto che si
estendeva tra questa strada e la prima, e dove si coltivavano verdure di
ogni genere, oggi è sparito. Al loro posto oggi ci sono grandi palazzi, ed è
assai difficile, anche per me che ci passavo quasi ogni giorno, ricordare
con precisione il tracciato della vecchia strada.
Da Fontanapazza partiva,
poi, una strada che era “tutta vozza vozza”, cioè tutta bozze per le pietre
che uscivano da quella che forse una volta era stata una massicciata. Ai
lati, muri a secco, da dove spuntavano grossi ciuffi di erba, dovevano
impedire sia alle piogge di portar via la terra e occupare la strada, sia
alle capre o alle pecore di invadere il terreno. Qua e là, infatti, c’erano
cespugli di spina santa, le cui foglie verdi mia madre raccoglieva per
impastarle con la crusca quando preparava il becchime per le galline.
La strada, allora
anonima, portava alla stazione; oggi essa è asfaltata, e ai suoi lati sono
sorte bellissime villette. Adesso ha anche un nome: Via Francesco Ingrao.
Allora, negli ultimi giorni di settembre, io quella strada la facevo a
cavallo del mulo che ci prestava “zio” Gerlando Tortorici per trasportare
l’uva al palmento che era in un locale a due passi dal passaggio a livello.
Un mulo buono che permetteva che io lo cavalcassi senza dir niente, né dare
segni d’impazienza.
Cap. XVIII
Il frumento veniva mietuto in genere da mio padre e da mia fratello ma, se
era necessario, anche da altri contadini che si univano e lavoravano “ad
opira riennita”, cioè da un gruppo che, mietendo in un campo, non prendeva
soldi, perché lo stesso gruppo si sarebbe spostato, poi, in un altro campo
appartenente ad un altro contadino del gruppo e lì avrebbe mietuto senza che
nessuno prendesse soldi.
Tanti giorni in un campo,
tanti in un altro.
Chi mieteva indossava,
sul petto e sulla pancia, a mo’ di difesa, un grembiule di “lona” che era
una stoffa piuttosto dura, adatta a difendere la parte anteriore del suo
corpo se, sciaguratamente, il contadino si fosse sbagliato nel dare forza
alla falce.
E poi era bello lavorare
e cantare tutti insieme cantilene agresti, a dorso nudo, con la testa
riparata dal sole per mezzo di una paglietta. E quando si era stanchi e
accaldati, anche l’acqua “di lu ‘nziru” sembrava più buona.
Per mantenere l’acqua più
fresca, si scavava una buca e dentro vi si metteva “lu ‘nziru” che veniva
ricoperto con della stoppia, in modo tale che i raggi del sole non lo
potessero riscaldare, oppure veniva coperto da una giacca.
Le spighe venivano
raccolte in “iemmuli” cioè in piccoli mazzi e questi ultimi in “gregni”, cioè
in covoni e legate da due “liami”, letteralmente “legami”, che erano come
delle corde di erba, lunghe circa due metri, che, la sera precedente al loro
utilizzo, erano state messe a mollo, perché, bagnate, si sarebbero piegate
meglio, senza spezzarsi, quando il giorno dopo venivano attorcigliate
attorno ai covoni.
Sebbene chi mieteva fosse
bravo, capitava spesso che lasciasse cadere per terra delle spighe, e per
non lasciarle a terra inutilizzate, spesso io andavo a raccoglierle, cioè
andavo a spigolarle, le mettevo in un sacco e le portavo a mia madre.
Ogni anno, a maggio,
quando il chicco di grano incominciava a prendere forma, ma non era
ancora duro, raccoglievo delle spighe e le bruciacchiavo sia per farne
cadere le ariste, sia per abbrustolirle, poi le fregavo nel palmo della mano
fino a farne uscire i chicchi che erano molto gustosi: era quello che
chiamavamo “lu brusciarieddru”.
C’erano, poi, alcuni
contadini che erano degli artisti perché sapevano lavorare le spighe così
bene da trasformarle in vere e proprie opere d’arte, riuscendo a riprodurre
anche bellissime piramidi che sistemavano, come ornamento, in un angolo
della loro casa o accanto a una specchiera.
Io, sebbene ci avessi
spesso provato, non ci sono mai riuscito. Forse perché nessuno me lo aveva
spiegato.
“Li gregni” o, meglio, i
covoni, venivano lasciati, per alcuni giorni, nel campo a seccare, in mezzo
alle stoppie, perché ancora nessuno aveva preso l’abitudine di provocare
incendi, e l’autocombustione non era ancora stata inventata.
Di vigili del fuoco,
allora, nemmeno l’ombra; addirittura non sapevo che esistessero.
E’ vero, mio padre e
tanti contadini, dopo aver mietuto il grano, facevano attorno alla “chiusa”,
“u stagliafuocu” cioè toglievano con la zappa, per una larghezza di qualche
metro dai confini della strada, le stoppie in modo che un fiammifero o una
sigaretta, inavvertitamente gettati da qualche viandante, non provocassero
danno nel campo vicino, ma quella era solo una forma di prudenza perché mai
io ho sentito parlare di incendi nei campi, nemmeno quando per “la Beddra
Matri Assunta”, cioè per la Madonna Assunta, si faceva la vampa, cioè si
dava fuoco a un mucchio di stoppie, alimentato, per l’occasione, da un
vecchio pneumatico perché la fiamma durasse il più a lungo possibile.
E’ anche vero che
qualcuno di notte rubava qualche ”gregna”, ma si trattava sempre di “un
poviru Cristu”, cioè di un povero Cristo, più povero del contadino derubato,
che rubava appunto qualche “gregna”, ma era costretto a lasciare al
proprietario la maggior parte dei covoni, altrimenti rischiava di farsi
scoprire perché, in genere, la “gregna” rubata se la portava sulle spalle. E
non ne poteva caricare più di una alla volta. Né ci poteva tornare la notte
successiva perché il contadino, che era stato derubato, stava in guardia per
sorprendere il ladro.
Dopo qualche settimana
dalla mietitura c’era “la pisatina” cioè la trebbiatura. Allora, però, non
c’erano le trebbiatrici o forse ce n’era solo qualcuna e bisognava
utilizzare gli animali.
Mio padre, appena aveva
un po’ di tempo, preparava “l’aria”, cioè l’area, che era uno spazio, dove i
muli potevano pigiare le spighe, liberando il grano dalla paglia.
Sceglieva uno spazio
libero, cioè lontano dagli alberi, in modo che il vento potesse soffiare
meglio, non essendo trattenuto dalle piante, lo liberava dalle stoppie, lo
rendeva pianeggiante, ci spargeva sopra prima un po’ d’acqua, poi la paglia
e il giorno “di la pisatina”, all’alba vi trasportava “li gregni”, con
l’aiuto di un contadino che aveva anche il mulo, che avrebbe fatto girare
“ni l’aria”, cioè nell’area per battere le spighe e farne uscire i chicchi
di grano. Poi si “spagliava”, cioè per mezzo di un tridente e di una pala si
mandava in aria paglia, pula e frumento che venivano separati dal vento: il
frumento ricadeva da una parte, la paglia e la pula, che erano più leggere,
da un’altra, formando da un lato “dell’aria” come delle piccole ma
bellissime dune di paglia, che poi, sistemata “ni li rutuna”, cioè in grosse
reti di corda, veniva trasportata a dorso del mulo a casa dove sarebbe
stata utilizzata come foraggio per le bestie o per cucinare o, anche, “pi
famiari”, cioè per scaldare il forno.
Talvolta il mulo sembrava
che tornasse in paese da solo, perché il contadino che lo guidava non si
vedeva, quasi nascosto tra “li du rutuna”.
Il lavoro “di la pisatina”
durava in genere due giorni e, tante volte, nella notte tra il primo e il
secondo giorno, dormivo “ni l’aria” assieme a mio padre, per evitare che
qualche malintenzionato, spinto dalla fame, ci venisse a rubare qualche
tumulo di frumento.
“Cu arroba ni fa una, cu
è arrubatu ni fa cientu”, diceva mia madre, cioè “chi ruba, ruba una volta,
non potendo rubare di più, almeno alla stessa persona, chi viene derubato ha
cento idee su chi possa essere stato”. Il derubato infatti ha, di solito,
più di un sospetto.
Era quello, per me, un
periodo di stress, sia per il caldo, sia perché dovevo anche, e soprattutto
in fretta, cercare le spighe che erano rimaste nel terreno e portarle “ni
l’aria” e, per l’occasione, passando tra i filari di stoppie, mi ferivo alle
gambe perché allora, come tutti i bambini, portavo i calzoni corti. Non
erano certo ferite profonde, ma erano sempre fastidiose, anche se il sangue
si raggrumava subito.
Nello stesso tempo, però,
era bello stare, un giorno o due, in compagnia di un estraneo che mangiava
con te e che nei ritagli di tempo ti raccontava cose che non avevi mai
sentito o ti prestava la corda “lu capizzuni” mi pare si chiamasse, per fare
l’amaca, “la naca” dove potevo dondolarmi.
Se il frumento dell’anno
precedente non bastava fino al nuovo raccolto, mia madre prendeva un “iemmulu”,
cioè un mazzo di spighe che dovevano servire a formare una “gregna” e con
una grossa mazza lo batteva o davanti alla porta, dove la terra era ormai
dura come il ferro, o sul pavimento della nostra stanza, ne faceva uscire i
chicchi, li insaccava e poi li affidava a Marcuzzu, cioè a Marco, che
portava il sacco “a lu mulinieddru”, cioè al piccolo mulino, sito in via
Crispi.
A quei tempi di mulini,
oltre “a lu mulinieddru” ce ne erano altri tre: il mulino di San Pietro in
fondo al Viale della Vittoria della famiglia Salvaggio, uno tra via Duca
d’Aosta e via Madonna delle Grazie e uno in via Washington. Mulini che ormai
sono chiusi da parecchi anni.
Solo quando fui più
grande e Marcuzzu non fu più in grado di farlo, ero spesso io a portare il
frumento al mulino, ma questo solo per qualche tempo, perché poi mia madre
lo affidò al cognato di “lu zì ‘Ntoniu Fungiddra” che aveva un asino e che
con esso trasportava sacchi al mulino.
La farina veniva poi
setacciata per toglierne la crusca, e mia madre la impastava, per fare il
pane, sciogliendoci “lu cuscenti” che veniva preparato un giorno prima con
un impasto di farina e “di livatina”. Esso aveva la funzione del nostro
lievito ed era grosso quanto una pagnotta. Ogni volta, prima di tagliare
l’impasto per farne pagnotte, mia madre ci toglieva un pugno di farina
impastata per fare la “livatina”che doveva servire, poi, per fare altro
“cuscenti” e quindi altro pane.
Di forni ne avevamo due:
uno in campagna e uno in paese che cocevano assai bene, e il pane, tolto dal
forno, emanava un profumo così delizioso che ne regalavamo sempre uno al
professore Vincenzo Brucculeri, che era mio padrino di cresima e che lo
gradiva assai, anche se, per la sua innata delicatezza, lui non ce lo diceva
mai.
Ma siccome mio padrino
non era un uomo che approfittava, spesso mi portava in un suo magazzino sito
nel Viale della Vittoria, dove oggi c’è il fotografo Arnone, e lì mi
riempiva un sacco del suo grano che io portavo a casa.
Mio padre mi diceva
sempre di non accettare subito il frumento e di farmi pregare un po’ o di
dire a mio padrino, quando me lo voleva dare: “Picchì sti fastidi si
piglia?” cioè “Perché si disturba tanto?”.
Ma io non andavo tanto
per il sottile e prendevo sempre tutto quello che il buon uomo mi dava,
anche i soldi.
Avvertivo che, da parte
mia, far finta di rifiutare sarebbe stata una forma di ipocrisia, perché
quel frumento ci faceva comodo.
A proposito di pane, mi
ricordo una volta quando mia madre, durante l’inverno, cosse il pane in
campagna e, appena sfornato, ne riempì un sacco e mi disse di portarlo in
paese.
Mi caricai il sacco sopra
una spalla e mi avviai “pi lu passettu” cioè per il viottolo in direzione
della via maestra e quindi del paese.
Ero arrivato quasi vicino
alla strada, quando si accorse di me il cane di zio Onofrio Vitello. Un cane
grosso e nero, decisamente poco aggraziato che, di corsa mi raggiunse e mi
si parò davanti.
Era una bestiaccia grossa
e di colore nero, più nero della notte, e fermatosi davanti a me, a una
distanza di un metro circa, col suo ringhiare minaccioso e col mostrarmi i
denti, non mi fece più andare avanti. E restai fermo, come incollato a
terra. Lo osservavo fisso ogni tanto guardavo, senza per altro girarmi,
temendo un assalto di quella bestiaccia, per vedere se per caso non ci fosse
qualcuno, magari in lontananza, che mi potesse aiutare. Ma non c’era
nessuno. Intanto il pane caldo mi scottava la spalla.
Quando non ne potei più,
“piersu pi piersu” cioè “ormai consideratomi morto, divorato dal cane”,
tentai un’ultima carta e, col coraggio della disperazione, buttai a terra il
sacco col pane, raccolsi una pietra e la lanciai contro il cane.
Colto di sorpresa, il
cane desistette dalle minacce e preferì darsi a precipitosa fuga in
direzione della casa del suo padrone, dove forse pensava di potersi
difendere meglio dalle mie “ruccazzati” cioè dalle pietre che io gli
scagliavo contro.
Vedendo il cane scappare,
ripresi coraggio e lo inseguii lanciandogli sempre contro dei sassi che man
mano andavo raccogliendo da terra, fino a quando il cane, guaendo perché
colpito da uno di essi, non attraversò il limite della sua proprietà. Solo
allora mi fermai e tornai indietro, raccolsi da terra il sacco col pane, me
lo ricaricai sulla spalla e mi avviai verso il paese.
Spesso quando il pane “si
era sollevato” cioè si era lievitato, pregavo mia madre di farmi “la
fabbruscia”cioè la pizza.
E mia madre, che cercava
sempre di accontentarmi come poteva, prendeva un pezzo del pane, lo
allargava sopra una tavola, “lu scanaturi”, ci metteva sopra un po’ di olio
e qualche spicchio di aglio e lo metteva nel forno. Qualche volta ci metteva
anche un po’di sarda, e dopo cinque minuti la pizza o “fabbruscia” era bella
e cotta. Il suo profumo si spandeva non solo dentro “la roba”, ma anche
fuori e, se tirava vento, andava anche un po’più lontano.
Qualche volta “la
fabbruscia” mia madre me la preparava un po’ diversamente, infatti a posto
dell’olio, della sarda e dell’aglio, ci metteva lo zucchero. Anche quella
una vera squisitezza!
Se capitava che mia madre
facesse il pane in campagna nel periodo primaverile, mi piaceva andare per
il campo e raccogliere i papaveri selvatici che rossi si affacciavano, qua e
là, tra le spighe ondeggianti del grano quasi a volere, anch’essi, ammirare
l’azzurro del cielo prima che il caldo li seccasse.
A volte raccoglievo uno
stelo di “jina” ( un’erba usata come biada per i cavalli) ancora verde, lo
tagliavo orizzontalmente lungo una giuntura, poi verticalmente per un
centimetro circa, me lo mettevo in bocca, ci soffiavo ed ecco da esso usciva
fuori una certa musichetta, forse un po’ stonata, ma per quei tempi
poteva andare e anche molto bene.
Carmelo Luparello
Pubblicato dalla Testata
Giornalistica
Grotte.info Quotidiano
su www.grotte.info il 27 giugno 2011.
Per gentile concessione dell’Autore.
© Riproduzione riservata.
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26/06/2011 |
Editoria. Presentazione del
libro "Elegia delle donne morte", di Beatrice Monroy |
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Locandina |
Sabato 2 luglio, alle ore 19.00 presso la Villa San
Marco, in Contrada San Marco ad Agrigento, si svolgerà la presentazione del
libro "Elegia delle donne morte" di Beatrice Monroy.
Introduce Vincenzo Campo. Intervengono Adriana Iacono e Beniamino Biondi.
Letture a cura di Lia Rocco.
Sarà presente l'autrice.
Letture di testi di Mimmo Ferraro, Adriana Iacono, Francesca Cosentino,
Mariolina Spalanca, Alberto Todaro, Milena Criminisi, Renato Schembri, Lia
Lo Bue, Gina Cassaro, Alberto Bellavia, Maria Elena Lo Presti, Aurora
Augello e Gianni Gatto.
Dal laboratorio di scrittura MONécrit condotto da Beatrice Monroy.
Reading a cura di Giovanni Moscato e musiche del duo KontaKté (Sandro
Sciarratta e Filippo Portera).
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26/06/2011 |
Lettere. Celebrazione del 150°
Anniversario dell'Unità d'Italia: ringraziamenti da "Città Futura" |
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Pino Mancuso |
Riceviamo e pubblichiamo.
"Celebrazioni 150° Anniversario dell'Unita' d'Italia - "Città Futura"
A Salvo Lo Re "President", dai cittadini grottesi: "BRAVO"; grazie
dell'omaggio.
A Carmelo Arnone, grazie per la riconosciuta disponibilità.
Un grazie anche a Carmelo Luparello, per il suo "Un tuffo nel passato".
Atti semplici carichi di spontanea generosità che rievocano frammenti di
memoria che sembrano ormai smarriti nell'inesorabile scorrere della vita il
cui fluire nel tempo senza tempo ci fanno ritrovare e riconoscere il
presente.
Con Stima". |
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Pino Mancuso
Presidente Ass. Politico-Culturale "Città Futura"
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24/06/2011 |
Racalmuto. "Mi sono dimesso
da sindaco"; annuncio di Salvatore Petrotto |
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Salvatore Petrotto |
Ha scelto, come sempre, un modo diretto ed immediato per comunicare ai
cittadini la sua scelta. Attraverso una dichiarazione sul suo profilo sul
celebre social network facebook, Salvatore Petrotto ha informato tutti che
nella mattinata di ieri, giovedi 23 giugno, ha consegnato ufficialmente
nelle mani del segretario comunale le proprie dimissioni, di cui riportiamo
il testo.
"Il sottoscritto, Salvatore Petrotto, in atto sindaco di Racalmuto, fa
presente che, a seguito di un’attenta riflessione, ha potuto constatare che
alle violenze, intimidazioni ed attentati, subiti negli anni Novanta, si
aggiungono adesso le ombre che sono calate sulla mia vita, prima che di
pubblico amministratore, di uomo.
Per tali ragioni, onde evitare di compromettere le Istituzioni che
rappresento, sino ad oggi, mi dimetto da sindaco, certo di far luce e di
chiarire qualsivoglia aspetto della vita politico-amministrativa nelle sedi
opportune.
Pertanto rassegno le dimissioni da sindaco di Racalmuto". |
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Salvatore Petrotto |
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Nel suo
comunicato, Petrotto continua con una dichiarazione rivolta ai suoi
sostenitori.
"Ringrazio quanti, tra assessori, consiglieri comunali, cittadini, in questi
anni, mi hanno sostenuto sino in fondo.
Questa scelta, e cioè le dimissioni, io l’avevo fatta sin da subito.
Ma per il doveroso rispetto istituzionale nei confronti degli assessori e
consiglieri comunali, ho ritenuto opportuno, renderli partecipi di questa
mia irrevocabile decisione, lo ripeto maturata immediatamente dopo la
notifica dell’avviso di garanzia". |
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Salvatore
Petrotto
(Ex sindaco di Racalmuto)
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Adesso, nell'attesa che l'Assessorato Regionale agli Enti Locali nomini un
Commissario, le sorti del Comune sono affidate al vice-sindaco Giovanni
mattina.
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24/06/2011 |
Celebrazioni. Notte
Tricolore, Convegno e Gemellaggio per il 150° dell'Unità d'Italia |
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Guarda il video
Vedi le foto
Vedi le foto |
Numerose le iniziative realizzate a Grotte per
celebrare la ricorrenza del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.
Tra il 1° ed il 2 Giugno (Festa della Repubblica) le vie e piazze principali
del paese ed il Palazzo Municipale sono stati teatro degli eventi che,
collettivamente, sono stati denominati "Notte Tricolore", la cui direzione
artistica è stata curata da Salvatore Bellavia.
Anzitutto l'accoglienza nella sala consiliare "Antonio Lauricella" di una
folta delegazione della città di Militello Rosmarino, con la quale è in atto
un gemellaggio tra "Neri di Sicilia" (da una parte il "Nero d'Avola di alta
collina" e dall'altra il "Suino nero dei Nebrodi").
A seguire un Convegno sul tema "Tra mito, memoria e tradizione" (Incontro-dibattito
sulla fase post-unitaria dell'Italia), moderato da Egidio Terrana, con
interventi del sindaco Paolo Pilato e del presidente del Consiglio Comunale
Angelo Collura, nel quale hanno relazionato Pino Mancuso, Valentina
Camminneci, Adalgisa Monreale e Mimmo Butera.
Al termine del convegno sono iniziate le attività di artisti ed associazioni
culturali del territorio che, dal Corso Garibaldi al Viale della Vittoria,
hanno dato vita ad una serie ininterrotta di spettacoli, esibizioni, danze,
canti, realizzazioni multimediali, installazioni visive, mostre statiche.
Per l'occasione è stato realizzato, da Salvo Lo Re "President", un montaggio
video-fotografico come omaggio a Grotte ed a tutti i grottesi, nel quale,
dopo un conciso "racconto visivo" della storia d'Italia dall'Unità ai giorni
nostri, viene mostrata una lunga carrellata di immagini, in gran parte
inedite, di Grotte e dei suoi abitanti; foto riprese durante le
manifestazioni religiose e culturali degli ultimi anni. Molti, con sorpresa
e soddisfazione, potranno esclamare: "c'ero anch'io!".
Carmelo Arnone
24 giugno 2011
© Riproduzione riservata.
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Video Grotte ed il 150° |
Foto Gemellaggio e Convegno |
Foto Notte Tricolore
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24/06/2011 |
Comune. La peronospora
danneggia i vigneti; il Sindaco di Grotte chiede lo stato di calamità
naturale |
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Ingenti i danni ai propri vigneti, secondo quanto
dichiarato da diverse aziende vitivinicole grottesi, che sarebbero stati
causati dallo sviluppo della peronospora. La crescita e diffusione del
temuto parassita sarebbero state favorite dalle condizioni meteorologiche
verificatesi nelle recenti settimane.
I danni economici, a quanto rilevato da tecnici specialisti dopo un
sopralluogo presso le aziende, risultano di elevata gravità; infatti sembra
accertata la perdita dell'intero raccolto della prossima vendemmia
autunnale, nonché il notevole pregiudizio agli stessi impianti anche per le
annate agrarie a venire.
Considerato che il settore enologico - unitamente a tutto il comparto
vitivinicolo - rappresenta un ramo importante dell'economia grottese, per il
numero e la specializzazione degli operatori addetti, per la qualità ed il
prestigio (riconosciuto anche a livello internazionale) dei prodotti, per la
crescita economica derivante, il sindaco di Grotte Paolo Pilato - da sempre
attento allo sviluppo del comparto eno-agroalimentare, da lui definito
"volano" dell'economia locale - ha inviato all'Ufficio Danni
dell'Ispettorato Provinciale dell'Agricoltura una lettera con la quale
presenta formale richiesta per il riconoscimento dello stato di calamità
naturale.
Tale riconoscimento consentirebbe agli operatori del settore di poter
beneficiare delle agevolazioni previste dalle norme in materia al fine di
permettere, sia la realizzazione di interventi di limitazione del danno e di
ripristino delle colture colpite dal fenomeno, sia interventi di riduzione
delle ricadute negative dovute alla mancata produzione.
Carmelo Arnone
24 giugno 2011
© Riproduzione riservata.
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23/06/2011 |
Volontariato. Cambia l'orario
per le donazioni di sangue di domenica 26 giugno all'Adas di Grotte |
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Riceviamo e pubblichiamo.
"Caro Carmelo,
informiamo tutti i cittadini che la donazione del 26 giugno sarà effettuata
eccezionalmente a partire dalle ore 09.00, e non dalle ore 08.00, fino alle
ore 13.00, sempre nei locali della sede in Corso Garibaldi n° 147.
Cogliamo l'occasione per ricordare a tutti i donatori, e a tutti quelli che
vorranno diventarlo, di essere particolarmente sensibili e generosi nel
donare il proprio sangue proprio in questo periodo estivo, dove urgenze per
incidenti stradali e minore affluenza di donatori per pressione bassa
causata dal caldo, rendono ancora più prezioso il proprio gesto". |
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Il direttivo ADAS di Grotte
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23/06/2011 |
Fiere. Miss e Mister
"Mediterranea Expo", 18^ edizione |
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Il fascino, la bellezza, la simpatia, la moda e
l’eleganza saranno anche quest’anno alcuni degli appuntamenti da non perdere
alla fiera Campionaria "Mediterranea Expo". Infatti gli organizzatori, anche
in questa 18^ edizione, hanno inserito nel nutrito programma delle
iniziative collaterali, che sarà presentato prossimamente nel corso di una
conferenza stampa, i concorsi “Miss e Mister Mediterranea Expo”. Avvenenti
ragazze e ragazzi, in viaggio da tutta la Sicilia, sfileranno sul palco
allestito all’interno della fiera indossando diversi capi d’abbigliamento
messi a disposizione da alcune importanti aziende e negozi del settore moda
di Agrigento e della provincia. I concorrenti vestiranno abiti casual,
eleganti, da cerimonia e in costume da bagno, con le ultime novità della
moda mare. Una giuria di esperti, infine, eleggerà la ragazza più bella ed
il ragazzo più affascinante della manifestazione. I vincitori porteranno a
casa numerosi e prestigiosi premi.
Un’altra iniziativa collaterale è il concorso artistico “Giovani talenti in
Fiera”, che premierà il talento che più si distingue dagli altri, sia per
bravura che per particolarità d’esibizione. Le iscrizioni ai concorsi sono
ancora aperte e per farlo bisogna avere compiuto 15 anni e non aver superato
il 26° anno di età. I numeri telefonici di riferimento per le iscrizioni e
per maggiori informazioni sono i seguenti: 0922.553300 e 347.0155630. Tra
gli obiettivi dei concorsi di bellezza c’è quello di dare l’opportunità ai
giovani di Agrigento e della provincia di mettersi in mostra e di
“presentare” ai visitatori della fiera il proprio talento. La "Mediterranea
Expo" aprirà i battenti, tra poco meno di un mese, il 22 luglio e sarà
visitabile fino al prossimo 31 luglio, dalle ore 19.00 a mezzanotte. In
vetrina al parco fieristico “Emporium” a San Leone, nel piazzale antistante
il porticciolo turistico, i settori del commercio, agricoltura, arredamento,
edilizia, gastronomia, nautica e tempo libero.
La Fiera Mediterranea Expo, come sempre, premia i visitatori con regali di
altissimo livello.
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23/06/2011 |
Lettere. Segnalazione di Diego
Licata su disservizi all'ufficio postale di Grotte e risposta di Poste
Italiane |
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Riceviamo e pubblichiamo.
"Gentilissimo Signor Arnone,
vorrei metterla a conoscenza di una non tanto unica esperienza (perchè sono
certo che sarà successo a qualche forestiero) capitatami alla posta del
nostro paese, che è incominciata tre anni fa.
Mi permetta di chiarire: sono pensionato e ho la fortuna di potermi godere
il nostro bel paese tre mesi d'estate solamente, essendo residente fuori la
Sicilia, e quindi in questi tre mesi qualche volta, avendo bisogno, devo
recarmi all'ufficio postale, e qui incominciano i malintesi. Infatti
entrandovi tre anni addietro mi rallegrai vedendo la macchinetta elimina
code e immediatamente presi il numero e aspettai il mio turno, visto che di
tanto in tanto qualche numero veniva acceso sul tabellone; ma quale non fu
il mio disappunto quando, acceso il mio numero di turno, mi sento dire
dall'impiegato che contava solo la coda e non i numeri.
L'anno seguente, entrando nell'ufficio postale, guardando la macchinetta si
leggeva che questa era guasta, fuori uso.
Quest'anno appena entrato, notai che funzionava, anzi ognuno dei clienti
aveva il suo bel numero di turno in mano e visto che gli operatori di tanto
in tanto accendevano due o tre numeri di seguito, mi informai con
l'impiegato postale allo sportello per sapere che cosa succedeva e mi fu
risposto che i numeri non contavano, ma che bisognava, arrivando, chiedere
chi era l'ultimo e seguire la coda perché
“la
gente è abituata così”.
Ora io vorrei dire: se dovunque i clienti si abituano a prendere i numeri
dalla macchinetta elimina code e a presentarsi agli sportelli quando viene
illuminato il loro numero, è possibile che solo la gente di Grotte non sia
capace di fare altrettanto?
Perché gli operatori, a distanza di dieci - quindici minuti, accendono sul
tabellone tre o quattro numeri di seguito?
Non si potrebbe mettere una nota sulla macchinetta elimina code avvisando di
prendere un numero (come del resto la gente fa e gli impiegati attenersi al
numero chiamato sul tabellone?
Altrimenti a quale scopo tenere una macchinetta elimina code peraltro ben
funzionante?
Non riesco a credere che la clientela postale del nostro paesetto non sia
capace di comprendere che il proprio turno è quando il suo numero
corrisponde a quello illuminato sul tabellone.
La ringrazio e sarei felice di leggere qualche suo commento al riguardo.
Cordiali saluti". |
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Diego Licata |
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Dalla Redazione.
Gentile Signor Licata,
più che un commento personale, abbiamo preferito rivolgere la segnalazione
direttamente alla Direzione di Poste Italiane, che ci ha risposto con la
lettera che pubblichiamo di seguito.
Carmelo Arnone |
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"Gentilissimo Direttore,
rispondo alla segnalazione pervenutaLe in redazione, in merito alla gestione
del totem preposto all’erogazione del ticket per la prenotazione dei servizi
agli sportelli. Al riguardo mi preme informarLa che abbiamo verificato che
in alcune occasioni il totem, sia per problemi tecnici, sia gestionali non è
stato utilizzato correttamente. La Direzione della Filiale di Agrigento è
stata sensibilizzata ad interventi volti alla risoluzione delle cause.
Ci scusiamo con la clientela e ricordiamo la possibilità a tutti i
pensionati che accreditano il rateo pensionistico sul conto BancoPosta che
Poste Italiane offre gratuitamente un’assicurazione a copertura
dell’eventualità di furto del contante prelevato negli uffici postali o
negli sportelli automatici. L’assicurazione protegge il pensionato fino a
700 Euro all’anno e copre anche il furto di contante prelevato da eventuali
cointestatari del conto o da persone delegate ad operare sul conto.
Cordialmente" |
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Maria Grazia
Lala
Responsabile Comunicazione Territoriale Sicilia
di Poste Italiane
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22/06/2011 |
Scuola. Lezione di Legalità
da Filippo Vitello, Tano Grasso e Walter Carlisi, al "Roncalli" di
Grotte |
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Video 1^ parte
Video 2^ parte
Video 3^ parte |
Si può senza dubbio definire un incontro d'eccezione,
quello che si è svolto lo scorso 27 maggio a Grotte tra gli alunni della
scuola media e tre uomini in primissima linea nella lotta contro la
criminalità: il dott. Salvatore Filippo Vitello, Procuratore della
Repubblica a Lamezia Terme; il dott. Tano Grasso, presidente
dell'Associazione Nazionale Antiracket; il dott. Walter Carlisi, Magistrato
di Sorveglianza presso il Tribunale di Agrigento.
Il convegno, sul tema "A scuola di Legalità", rientra nell'ambito del
progetto scolastico multidisciplinare di "Educazione alla Legalità",
realizzato dai docenti dell'Istituto Comprensivo "Angelo Roncalli" di Grotte
e coordinato dal Dirigente Scolastico Stefana Morreale. Numerose le Autorità
civili e militari venute a porgere il loro saluto agli illustri ospiti.
L'incontro, coordinato con la consueta professionalità da Egidio Terrana, è
iniziato con il canto dell'Inno di Mameli e con la lettura della poesia di
Nazin Hikmet "Nasceranno da noi uomini migliori". Particolarmente attenti e
partecipi tutti gli studenti che, rivolgendo domande agli ospiti, hanno dato
loro modo di esprimere, anche con esempi tratti dalla propria attività e
dalla loro esperienza, il senso della Legalità vissuta non a parole ma
attraverso un impegno quotidiano, concreto e determinato.
"Grazie a tutti voi per la calorosa accoglienza, che per la verità non
immaginavo"; queste le prime commosse parole del dott. Vitello, che nel
rispondere agli alunni ha ripercorso con gioia gli anni della sua giovinezza
a Grotte, ma non ha mancato di esortare i giovani lasciando loro un
messaggio determinante: "Questa è la cifra che fa la differenza tra legalità
e illegalità: la capacità di indignarsi e di avere un moto interiore che ti
porta a ribellarti; questa è la forza che fa la vera antimafia".
Nel suo intervento, il dott. Tano Grasso ha descritto la genesi
dell'Associazione Antiracket, a partire da quando, nel lontano 1990 i
mafiosi si presentarono nel suo negozio di calzature per chiedere il pizzo -
come già facevano con gli altri imprenditori di Capo d'Orlando - e dal primo
incontro di un gruppetto di commercianti, vittime dell'estorsione, nella
parrocchia di Padre Tonino Licata. Di come poche persone normali, unite
soprattutto attraverso il dialogo, abbiano trovato la forza di denunciare,
fare arrestare e condannare quei mafiosi, e di come oggi in quel paese
nessuno sia più costretto a subire atti intimidatori quali bombe, spari
contro le saracinesche, incendi delle auto. "La mafia la sconfiggono i
cittadini normali, le persone comuni, quelli che in ogni momento devono
assumersi una personale responsabilità e mettersi in gioco"; questo il
concetto e l'incoraggiamento più volte ribadito dal dott. Grasso.
Al dott. Walter Carlisi sono state rivolte domande di carattere "tecnico",
rispondendo alle quali il magistrato - già apprezzato ospite del "Roncalli"
l'anno scolastico precedente - ha mostrato di saper coniugare la profonda
competenza professionale ad una indiscussa capacità divulgativa.
Significativo il brano musicale eseguito da alcuni studenti guidati dalla
professoressa Erika Greco: "Libera Terra" dei Modena City Ramblers.
Le motivazioni che spingono verso la carriera in Magistratura,
l'indipendenza dei giudici, il movimento delle "Agende Rosse"; questi gli
argomenti trattati dal dott. Vitello nel suo successivo intervento, al
termine del quale ha preso la parola, per un saluto ed un ringraziamento, il
sindaco Paolo Pilato. La consegna di riconoscimenti agli ospiti (tra cui una
copia del prezioso volume "Valzer di un giorno", mostra fotografica di
Franco Carlisi, attualmente in esposizione alla 54^
Biennale di Venezia) ed il saluto finale del Dirigente Scolastico
hanno concluso la manifestazione.
Una esperienza indimenticabile per gli alunni, i docenti e le persone venute
ad assistere all'incontro. Carmelo Arnone
22 giugno 2011
© Riproduzione riservata. Pubblichiamo
le riprese dell'incontro
(video di © Associazione Culturale "Punto Info").
Prima parte
Seconda parte
Terza parte
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22/06/2011 |
Servizi. Il nuovo
orario estivo dell'ufficio delle Poste Italiane di Grotte |
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L'Ufficio postale di Grotte, durante i mesi estivi,
limitatamente ai seguenti periodi:
- dal 16 al 29 luglio 2011;
- dal 16 al 31 agosto 2011;
effettuerà la chiusura pomeridiana, osservando il seguente orario ridotto:
- dalle 08.00 alle 13.30 (dal lunedi al venerdi),
- dalle 08.00 alle 12.30 (sabato).
Durante il rimanente periodo sarà adottato l'orario regolare:
- dalle 08.00 alle 18.30 (dal lunedi al venerdi),
- dalle 08.00 alle 12.30 (sabato). |
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21/06/2011 |
Lettere. "Cosa cambia dopo la
vittoria dei referendum sull'acqua?"; di Enzo Allegro |
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Riceviamo e pubblichiamo.
"Gentile
Carmelo,
ho un dubbio riguardo ai risultati dei recenti referendum.
Cosa cambia dopo la vittoria dei referendum riguardanti l'acqua?
Mi chiedo che fine faranno gli ato idrici e le società private che hanno
preso l'appalto per la fornitura e la gestione dell'acqua.
Grazie e cordiali saluti".
Enzo Allegro
Dalla Redazione.
Intanto con la vittoria a stragrande maggioranza dei referendum si è
chiarita in maniera più che evidente la volontà degli italiani di non
consentire la gestione privata dell'acqua, sia per quanto concerne la
distribuzione, che le reti idriche; inoltre, cosa altrettanto importante, si
è stabilito il principio che sulla gestione dell'acqua pubblica (bene
primario essenziale) non ci può essere un "guadagno di capitale", cioè le
relative tariffe devono prevedere solo i costi effettivi relativi alle
strutture ed al personale, non una "remunerazione del capitale impiegato".
Insomma, gli italiani hanno detto chiaramente che sull'acqua pubblica
nessuno deve lucrare gravando sui cittadini. Chi vuole guadagnare può
investire privatamente nell'acqua cosiddetta "minerale", cioè
imbottigliandola e vendendola anche a peso d'oro. In Italia c'è chi s'è
inventato l'imbottigliamento e la distribuzione dell'acqua potabile del
rubinetto; se qualcuno la compra, non pare sia vietato venderla. Ma è cosa
ben diversa dalla gestione di un servizio pubblico essenziale, relativa ad
un bene primario.
Il destino degli ATO (Ambito Territoriale Ottimale) idrici e delle società
che si occupano della gestione del servizio idrico integrato (per la
provincia di Agrigento è la Girgenti Acque S.p.A.) è in fase di
ridefinizione; è chiaro che alla luce delle modifiche apportate alla
normativa vigente dall'esito dei referendum, il Legislatore non potrà che
adeguarsi, così come dovranno fare, gradualmente, tutti i soggetti
interessati. Personalmente sono convinto che verrà trovata una soluzione che
consentirà il mantenimento dell'attuale livello occupazionale (sarebbe
antieconomico rinunciare alle professionalità specifiche in questo campo,
così come sarebbe difficile reperire o formare altro personale altamente
qualificato) pur adeguando le strutture ed i piani economici in atto alle
nuove disposizioni. Questo sarebbe compito della politica, e mi auguro che
stavolta sappia fare il suo dovere.
Carmelo Arnone
21 giugno 2011
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21/06/2011 |
Servizi. La nuova bolletta di
Girgenti Acque |
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Girgenti Acque, società che gestisce il servizio idrico
integrato per la provincia di Agrigento, ha predisposto una nuova bolletta
che si prospetta più chiara e leggibile, con le informazioni organizzate in
modo comprensibile.
Nella prima pagina sono riportati i riquadri relativi alla fornitura, al
periodo di riferimento ed all’importo da pagare. Inoltre, per le bollette
delle utenze a consumo, cioè dotate di contatore, compaiono, per un’agevole
lettura, i dati del contatore e delle ultime letture, nonché il tipo lettura
(effettiva, calcolata o stimata).
Nella seconda pagina vengono evidenziati i dettagli di tutti i costi e delle
voci indicate in bolletta oltre che le modalità di pagamento e l’informativa
sulle eventuali bollette non pagate. Nell’area “Informazioni agli utenti”
della stessa pagina vengono meglio specificate le modalità ed i criteri
applicati per l’emissione di quella specifica bolletta.
Il nuovo numero di conto corrente postale, intestato a Girgenti Acque S.p.A,
è il seguente: 7193850.
E' possibile pagare le bollette:
- utilizzando il bollettino allegato, presso tutti gli uffici di Poste
Italiane S.p.A.;
- on line sul sito ufficiale delle Poste Italiane;
- a mezzo bonifico utilizzando l’IBAN indicato nel bollettino.
Girgenti Acque precisa agli utenti che l’importo delle fatture deve essere
pagato per intero in un’unica soluzione, e che gli uffici della società sono
a disposizione per informazioni e notizie relative alle bollette.
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20/06/2011 |
Chiesa. Avvisi ed
appuntamenti della
settimana |
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Pubblichiamo gli avvisi diffusi al termine delle Sante Messe domenicali.
Martedi 21 giugno
- alle ore 16.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, riunione dei giovani
cresimati del 1° anno delle parrocchie Matrice e Madonna del Carmelo (al
termine, verrà consegnata personalmente ai cresimati la pergamena);
- alle ore 18.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, riunione dei giovani
cresimati del 2° anno delle parrocchie Matrice e Madonna del Carmelo
(verrà consegnata personalmente ai cresimati la pergamena).
Domenica 26 giugno - Solennità del Corpus Domini
- Le sante Messe vespertine saranno celebrate in tutte le parrocchie alle
ore 18.00;
- al termine si svolgerà la solenne processione per il seguente percorso:
Chiesa Madonna del Carmelo, Corso Garibaldi, Piazza Marconi, Via Meli, Largo
Pagano, Viale Matteotti, Portobello, Viale della Vittoria, Chiesa Madonna
del Carmelo;
- si esortano i fedeli ad addobbare a festa i balconi delle vie interessate
dalla processione;
- tutti i ragazzi che hanno ricevuto la Prima Comunione e tutti i
chierichetti parteciperanno alle sante Messe delle ore 18.00 nelle
rispettive parrocchie, per essere presenti alla processione;
- tutti i Ministri Straordinari sono invitati ad essere presenti alla
processione.
Martedi 28 giugno
- alle ore 17.00, a San Francesco, riunione di tutti i catechisti (compresi
i nuovi): è indispensabile la presenza di tutti.
Avviso
- dal 1° giugno è aperto il "Contro Comunale per la Raccolta Differenziata";
effettuare la raccolta differenziata è sia un bene per l'ambiente, sia un
risparmio economico. I volantini esplicativi sono a disposizione dei fedeli.
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20/06/2011 |
Comune. "Con la differenziata
aiutiamo l'ambiente e la tasca"; in piena attività l'isola ecologica |
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Insegna
Manifesto
Volantino
Volantino |
Dal 1° giugno 2011, giorno della sua apertura, è
entrato in funzione a Grotte il "Centro Comunale di raccolta differenziata
dei rifiuti", meglio noto come "isola ecologica". In uno spazio apposito,
ben definito e recintato, all'interno del piazzale dei magazzini comunali di
Via Ingrao (alla circonvallazione) è stato realizzato, su proposta del
Sindaco Paolo Pilato e con l'impegno diretto e costante dell'Assessore
all'Ecologia Piero Castronovo, il punto di raccolta comunale dei rifiuti
domestici differenziati per tipologie.
Già dai primi giorni si è registrato un notevole afflusso di cittadini,
sensibili non solo alle tematiche della tutela dell'ambiente, ma anche al
risparmio in termini economici che questo tipo di raccolta consente di
ottenere.
Infatti per ogni chilogrammo di rifiuto differenziato conferito, che viene
pesato dal personale responsabile del Centro di Raccolta, ne viene annotata
la consegna su un apposito registro e viene rilasciata al cittadino una
ricevuta contenente le indicazioni relative al materiale conferito ed al
controvalore in euro che verrà detratto dalla successiva bolletta della
tassa sui rifiuti solidi urbani.
Sono 6 le tipologie di rifiuti che è possibile conferire all'isola
ecologica:
1) carta e cartone (giornali e riviste, libri e quaderni, fotocopie e
fogli vari, scatole di pasta, scatole per alimenti, cartoni piegati,
imballaggi di cartone), ma non nylon, cellophane, copertine
plastificate, carta oleata, unta o sporca di colla, carta chimica o autocopiante, carta carbone, fazzoletti di carta sporchi,
pergamena;
2) plastica (bottiglie di acqua e bibite, flaconi di detersivi,
detergenti e shampoo, flaconi di cosmetici liquidi, contenitori per liquidi
in genere, vasetti di yogurt, confezioni di uova, cassette di frutta,
pellicole per alimenti, polistirolo, blister, tutti gli imballaggi indicanti le sigle PE – PP – PS
– PET – PVC), ma non tutto ciò che non è imballaggio, tutti gli
arredi (sedie, tavoli etc.), plastica dura
(giocattoli etc.), elettrodomestici, piatti e posate in plastica;
3) vetro (bottiglie e bicchieri, barattoli senza tappo metallico,
vasetti senza tappo metallico), ma non vetri di finestre e
specchi, pirofile e vetri da forno, oggetti in ceramica e porcellana,
lampadine e neon, occhiali;
4) lattine e barattoli (lattine contenenti cibo per animali,
scatolette e lattine in banda stagnata, lattine per bevande e per alimenti
con il simbolo “AL” - tonno, carne, pesce conservato, legumi e cereali -,
contenitori in metallo - pelati etc. -,
chiusure metalliche per vasetti di vetro, vaschette in alluminio, tappi a
corona applicati sulle bottiglie, scatole in acciaio), ma non
barattoli con resti di colore e vernice, contenitori etichettati “T” e/o
“F”;
5) pile (batterie alcaline, pile a stilo - per torce e radio -, pile
a bottone - per calcolatori o orologi -), ma non batterie esauste per
autoveicoli, accumulatori per auto;
6) farmaci scaduti (armaci scaduti o medicinali non utilizzati),
ma non siringhe o rifiuti ospedalieri.
I cittadini che vorranno ottenere un risparmio sulla bolletta, contribuendo
alla salvaguardia dell'ambiente, dovranno dividere, a casa propria, i rifiuti
secondo le varie tipologie, poi recarsi presso l'isola ecologica per consegnare, al personale
incaricato, i rifiuti già
selezionati e ritirare lo scontrino indicante il peso ed il
rimborso spettante.
Quanto maggiore sarà la quantità di rifiuti conferiti, tanto maggiore sarà
la riduzione della bolletta “TARSU”.
Il Centro di Raccolta è aperto dal lunedi al sabato, dalle 07.30 alle 13.30;
con l'eccezione del mercoledi che rimane aperto dalle 12.00 alle 18.00 (per
consentire, almeno una volta la settimana, il conferimento anche negli orari
pomeridiani). Al fine di sensibilizzare i cittadini, l'Assessore Piero
Castronovo ha provveduto a far affiggere dei manifesti informativi dettagliati
ed a far distribuire, anche presso i pubblici esercizi, dei volantini con
tutte le indicazioni utili ad effettuare correttamente la raccolta
differenziata. Entro breve tempo è anche previsto il ritiro dalle vie del
paese dei cassonetti per la raccolta differenziata; rimarranno a
disposizione solo quelli verdi per il deposito di spazzatura
indifferenziata, così le strade del centro abitato potranno essere più libere e più pulite. Carmelo Arnone
20 giugno 2011
© Riproduzione riservata.
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Centro raccolta
Centro raccolta
Centro raccolta
Centro raccolta |
20/06/2011 |
Racconti. "Un tuffo nel
passato" - Capitoli 15° e 16°; di Carmelo Luparello |
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Prof. Luparello |
UN TUFFO NEL PASSATO
di Carmelo Luparello
Cap. XV
Sul lato destro, proprio all’inizio di via Duca d’Aosta, tra il Viale della
Vittoria e Via Madonna delle Grazie, dove ora c’è un parco-giochi, c’era una
costruzione a due piani, circondata da una piccola aiuola.
Palazzo e aiuola erano
difesi da un recinto di ferro, in mezzo al quale si apriva un cancello.
A un metro dal cancello
c’era un piccolo pezzo di artiglieria, a forma di cannone, di cui non ho
saputo mai il nome e, nell’aiuola, due bombe.
Proprio dalla parte che
dava sul Viale della Vittoria, attaccate ai muri, c’erano tre lapidi con il
nome dei Caduti nelle due grandi guerre: 1915-18 e 1940-45.
Era, quello, il collegio
del Boccone del povero in cui c’erano delle suore, appunto dette “bocconiste”,
che si prendevano cura delle ragazze orfane, per le quali, ogni venerdì,
giravano di casa in casa per raccogliere qualcosa: qualche moneta, una fetta
di pane, un po’ di frutta.
E le orfanelle, vestite
di bianco, accompagnavano i funerali, precedendoli e cantando, con una voce
lamentosa e stanca, litanie.
Ogni tanto, quando il
loro sguardo incrociava quello dei ragazzi che, in quel momento, si
trovavano a passare, la tristezza, che pareva dipinta nei loro volti,
sembrava aumentare a dismisura.
“Perché gli altri
potevano andare a spasso, liberi di uscire quando volevano, e loro invece
dovevano stare in collegio per uscirne quando volevano gli altri?”.
Una domanda alla quale
forse la risposta dell’arciprete: “ Bisogna fare la volontà del Signore” non
dava, certamente, una soddisfazione.
E il divieto appariva più
incomprensibile perché dettato da persone, in fondo, estranee, anche se esse
erano delle donne che avevano promesso a Dio di vivere al servizio di queste
povere creature che, altrimenti, si sarebbero trovate sul lastrico.
Tante di queste ragazze
avevano forse bisogno di un affetto diverso da quello che le suore potevano
loro offrire, l’affetto di una madre o di un ragazzo.
Lo si notava dalle loro
voci lamentose e imploranti che ferivano il cuore. Lo si vedeva nei loro
sguardi impauriti.
A proposito di funerali,
quando ce n’era uno, la chiesa in cui la funzione si celebrava, veniva
listata a lutto da “don Ninu Spitali” cioè da don Antonino Spitali, e non
solo all’esterno, ma anche all’interno.
Mi ricordo che nella
chiesa Madre, quasi nascosta a sinistra del portone, vicino al fonte
battesimale, c’era una scala a pioli, molto alta, sulla quale salivano gli
operai che dovevano sistemare i drappi neri sul cornicione che girava tutto
intorno alla chiesa, in modo che essi scendessero quasi a toccare il
pavimento.
L’odore dell’incenso, la
musica dell’organo, per l’occasione assai triste, e la voce del prete,
lamentosa ad arte, incutevano una paura tale da fare accapponare la pelle.
Cap. XVI
Non abitavamo in paese tutto l’anno, perché, ad ogni inizio d’estate, quando
si chiudevano le scuole, ci trasferivamo in campagna, a Fontanapazza, dove,
dopo la mietitura, potevamo riempire i materassi di stoppie.
Per l’occasione, mia
madre mi comprava, da don Ninu Spitali, che aveva il negozio di fronte alla
chiesa Madre, “una paglietta” che era, come dice la stessa parola, un
cappello di paglia, molto utile a ripararmi dal sole per le sue larghe tese,
e un paio di scarpe di gomma molto leggere che mi permettevano di correre
per i campi anche se, a lungo andare, vi si aprivano dei buchi attraverso i
quali entrava “lu stierru”, cioè il terriccio, che mi creava un certo
fastidio.
Per cucinare portavamo
una vecchia pentola piuttosto affumicata, e un tegame di “crita”, cioè di
argilla, per fare la salsa o cuocere le verdure per la cena.
Le forchette e i cucchiai
erano, naturalmente, gli stessi che avevamo in paese e che, ogni anno, a
giugno, portavamo con noi.
Di piatti ne avevamo
pochi e qualcuno era magari un po’ rovinato ai bordi: era, come si diceva
allora, “spizzicatu”. Ma, a quei tempi, neppure i piatti spaccati si
buttavano, ma venivano conservati, in attesa che passasse il conciabrocche,
“lu cunzaturaru” che li avrebbe riparati. Ne avevamo qualcuno anche noi, e
quello, naturalmente, ci serviva per la campagna.
L’acqua per lavare, per
cucinare e, molto spesso, anche per bere, l’andavamo a prendere in un pozzo
che era dentro una galleria lunga una decina di metri, a poca distanza
dalla nostra campagna.
In genere nella galleria
ci entravano mia madre e mia sorella (mio padre era, per la maggior parte
della giornata, impegnato in paese, nella sua bottega di calzolaio) che
trasportavano “a la roba” ( la casa di campagna) qualche “quartana” d’acqua.
Io, invece, che ero il più piccolo, rimanevo fuori e portavo “lu nziru” che
era una brocca molto più piccola e comunque adatta alla mia età.
All’entrata della
galleria e lungo il bordo che portava al pozzo, che era nella parte più
interna della galleria, saltellavano tantissime rane.
Alcuni anni dopo, l’acqua
divenne inutilizzabile perché l’area, davanti all’entrata al pozzo venne
adibita a pubblica discarica, nonostante le proteste al sindaco e, a poco a
poco, di quest’acqua si perse la memoria. In tempi più recenti, al di sopra
del pozzo, è sorta una villa dedicata al bambino americano Nicholas Green.
Tempi di miseria quelli,
ma che è sempre piacevole ricordare, forse perché, essendo lontani,
esercitano sempre un certo fascino, il fascino di tutte quelle cose che
abbiamo perduto per sempre.
La nostra “roba” era
divisa in quattro vani: due a pianterreno e due a primo piano. Noi
possedevamo una camera col forno e un “polterra” (la terrazza) dal quale si
dominava tutta la campagna intorno, e si vedeva buona parte del paese e i
comignoli fumanti a mezzogiorno.
Addirittura dalla
campagna si sentiva l’orologio segnare le ore, e le campane della chiesa
Madre suonar messa, Mezzogiorno e l’Ave Maria.
Una mia zia, che abitava
in provincia di Palermo, aveva l’altra camera, mentre un mio zio, fratello
di mia madre, aveva avuto, nella divisione, il palmento. L’ultimo vano
apparteneva a un altro mio zio che abitava in America, e veniva dato in
affitto assieme a una quota di terreno, coltivata, come le altre quote, metà
a vigneto, metà a frumento.
In tutte le quote non
mancavano gli alberi da frutto e i mandorli, perché mio nonno, Angelo
Gianforcaro, tornato con un bel gruzzoletto dall’America, aveva pensato a
tutto.
Nella nostra quota
c’erano pure i fichidindia che mio fratello aveva, ogni anno, cura di
sistemare, tagliando quelle che, secondo lui, erano superflue e che non
avrebbero dato mai frutti.
Di tutte le pale, quelle
superflue e quelle utili, faceva, spesso, incetta il figlio “di Giuggia”,
cioè di una certa signora Giovanna che di esse riempiva ogni volta “li
viertuli”, cioè la bisaccia, per dar da mangiare alle sue capre che ne aveva
tante, circa un centinaio. E mia madre si prendeva dispiaceri, tanto che una
volta lo disse alle guardie campestri che lo richiamarono aspramente.
E un giorno una guardia,
stanca delle frequenti lamentele di mia madre, gli disse: “Se lo fai
un’altra volta, io ti arresto, anche se siamo parenti”.
Però il danneggiamento
continuò anche se in misura minore, e l’uomo non venne mai arrestato, almeno
per il danneggiamento delle pale, non so se per mancanza di querela da parte
di mia madre o per qualche altro motivo. Fu, invece, denunciata la madre,
che rischiò di andare a finire veramente in galera. Ecco come si svolsero i
fatti.
Carmelo Luparello
Pubblicato dalla Testata
Giornalistica
Grotte.info Quotidiano
su www.grotte.info il 20 giugno 2011.
Per gentile concessione dell’Autore.
© Riproduzione riservata.
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19/06/2011 |
Fotografia. Franco Carlisi
alla 54^ Esposizione Internazionale d'Arte "La Biennale di Venezia" |
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Invito |
E' stata
inaugurata il 18 giugno, presso la Galleria Civica d’Arte Contemporanea
“Montevergini” di Siracusa, una sezione del Padiglione Italia per la 54^
Biennale di Venezia che vede Franco Carlisi tra i protagonisti.
In occasione delle Celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia,
la Direzione ha voluto estendere il Padiglione Italia della 54^ Biennale di
Venezia a ogni Capoluogo di Regione o Città di grande prestigio del Paese,
al fine di documentare lo stato dell’arte in tutta Italia. In particolare
verrà presa in considerazione la produzione artistica contemporanea tra il
2001 e il 2011, articolata in sette sezioni: Pittura, Scultura, Ceramica,
Fotografia, Grafica, Designer e Videoarte.
Attraverso un’attenta selezione del comitato di studio ha scelto, tra gli
altri, nome del fotografo grottese.
Ad operare la selezione, il
noto storico della fotografia
Italo Zannier,
curatore e responsabile della sezione fotografica del Padiglione Italia per
l'attuale edizione della Biennale di Venezia. Lo studioso seguirà sia la
sede veneziana che le varie esposizioni che saranno disseminate nelle
diverse regioni italiane per celebrare il centocinquantenario dell'Unità di
Italia.
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Franco Carlisi |
19/06/2011 |
Politica. L'Associazione
Politico-Culturale "Città Futura" ringrazia i cittadini |
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Manifesto |
Con un manifesto, l'associazione politico-culturale
"Città Futura" ha manifestato il proprio ringraziamento ai cittadini per il
risultato dei referendum contro la privatizzazione del servizio idrico,
invitando contemporaneamente l'Amministrazione a riprendere la gestione
diretta della rete idrica.
Questo il testo: "Grazie Grotte. Cittadini, dopo il percorso iniziato
insieme nel dicembre 2009con la raccolta delle firme, Grotte in maniera
compatta ha votato contro la privatizzazione dell'acqua. Signor Sindaco,
dopo il voto plebiscitario, resatano ancora tantissime inadempienze da parte
dell'ente gestore: non possiamo e non vogliamo più subire ulteriori disagi.
Riappropriamoci perciò delle nostre reti idriche".
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19/06/2011 |
Comune. Disinfestazione del
centro abitato |
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Manifesto |
COMUNE DI GROTTE
Provincia di Agrigento Si avvisa la
cittadinanza che nelle notti di
lunedi 21 e martedi 22
si effettuerà nel centro abitato
e lungo la periferia dello stesso un intervento di
disinfezione e disinfestazione
con prodotti insetticida a largo spettro,
pertanto si invitano cittadini
a non mantenere in ambienti esterni
qualsiasi sostanza alimentare. Dalla Residenza Municipale lì,
17 giugno 2011
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L'Assessore all'Ecologia
Rag. Piero Castronovo
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Il Sindaco
Rag. Paolo Pilato |
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19/06/2011 |
Psicologia. Il dott. La
Paglia in Canada, relatore alla 16^ Conferenza Internazionale sulla
Cybertherapy |
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Vedi il sito
Locandina
Manifesto
Intestazione "Poster"
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Prosegue la partecipazione a numerose conferenze
internazionali alle quali è chiamato il Dott. La Paglia Filippo.
Lo studioso grottese è stato invitato, in qualità di relatore ufficiale,
dall'Universitè du Quebec, in Canada, a presenziare alla 16^ Conferenza
Internazionale sulla Cybertherapy e CyberPsychology che si terrà a Gatineau
(Ottawa) dal 19 al 22 Giugno 2011.
Durante la conferenza il Dott La Paglia, che opera all’interno del
Dipartimento di Biomedicina Sperimentale e Neuroscienze Cliniche di Palermo,
sezione di Psichiatria di cui è responsabile è il Prof. Daniele La Barbera,
illustrerà i risultati di due attività di ricerca scientifica.
La conferenza riunirà i principali esperti mondiali nel campo della terapia
clinica e riabilitativa, delle scienze cognitive, delle scienze sociali e
delle scienze informatiche, interessati a promuovere l’uso della realtà
virtuale e delle tecnologie avanzate con supporto alle tradizionali forme di
terapia, psicoeducazione e riabilitazione.
I diversi relatori, oltre ai sistemi di realtà virtuale esploreranno gli usi
della telemedicina, della videoconferenza, di internet, della robotica, dei
computer indossabili, dei dispositivi non invasivi di monitoraggio
fisiologico nella diagnosi, valutazione e prevenzione dei disturbi mentale e
fisici. Inoltre verrà esaminato l'impatto delle nuove tecnologie sul
comportamento e sulla società come, per citarne alcuni, cyberfashion,
cyberstalking, internet addiction, cybercriminologia.
Il 21 giugno, in sessione plenaria, il dott. La Paglia esporrà i recenti
risultati ottenuti nel campo della robotica educativa. In particolare,
illustrerà le sperimentazioni effettuate con i robot, mirate al
potenziamento delle abilità cognitive di ragionamento e di pianificazione
basate sul problem-solving, abilità che sono alla base dell’apprendimento
dei concetti matematici.
Pur non trascurando le ricadute sul piano dell’apprendimento, da questi
studi emerge che i laboratori di robotica stimolano e migliorano, fra le
altre abilità metacognitive, anche i processi sovraordinati di controllo.
I risultati ottenuti, che verranno illustrati nei dettagli alla comunità
scientifica, suggeriscono l’ipotesi di utilizzare il training con i robot
non solo come strumento educativo ma anche come strumento riabilitativo per
i soggetti con disturbi cognitivi e con disabilità nell’apprendimento.
Oltre alla relazione, il dott. La Paglia presenterà un Poster (letteralmente
"manifesto"), che verrà appeso in sala e sul quale illustrerà i dati di
un'altra ricerca dal titolo “Influence of Computer-anxiety on the new forms
of Digital Divide”.
Con questo strumento il Dott. La Paglia esporrà le proprie ipotesi e
teorizzazioni, supportate da un indagine, circa l’influenza della
computer-anxiety come possibile causa del New Digital Divide.
Il programma della conferenza è disponibile sul sito:
www.e-therapy.info alla voce "Scientific Program".
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19/06/2011 |
Fiere. 18^ edizione di
"Mediterranea Expo" |
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Torna anche quest’anno, presso il Parco Fieristico
Emporium di San Leone ad Agrigento, la Mediterranea Expo. La fiera
campionaria, giunta alla 18^ edizione, si svolgerà dal 22 al 31 luglio
prossimo, nel piazzale antistante lo splendido porticciolo turistico della
frazione balneare di Agrigento. La nuova edizione si presenta ancora più
ricca, interessante, affascinante, con tantissime novità che saranno rese
note nei prossimi giorni. Sono 250 le aziende regionali e nazionali che da
tempo hanno prenotato uno spazio all’interno dell’evento espositivo della
Sicilia Occidentale, visitato ogni anno da migliaia di persone provenienti
da ogni provincia della Sicilia e da centinaia di turisti in vacanza
nell’isola. Sono un centinaio i diversi settori merceologici e commerciali
che saranno in vetrina alla 18^ Mediterranea Expo. Il numero totale degli
stand è di 300 che verranno allestiti nella vasta area delle Fiera
Campionaria. E’ in fase di ultimazione, invece, il cartellone delle
iniziative collaterali e di intrattenimento. Anche quest’anno in fiera i
visitatori ed il pubblico potranno assistere a numerosi concerti con artisti
di fama internazionale, ai concorsi di bellezza Miss e Mister Mediterranea
Expo e “Giovani Talenti”, con in palio favolosi premi, ai quali ci si può
ancora iscrivere telefonando al numero 347.0155630, dalle 9 alle 13 e dalle
16 alle 19, dal lunedì al venerdì.
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18/06/2011 |
Associazioni. Aperte le
iscrizioni alla "Scuola di Harry Potter" per
il GroEst 2011 |
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L'isola ke nn c'è |
Sono aperte le
iscrizioni per Hogwarts, la scuola di Harry Potter, tema scelto dall'Associazione
"L'isola ke nn c'è", con la direzione artistica di Daniel Carlisi,
per l'edizione 2011 del "GroEst" (Grotte Estiva).
Domenica 19 giugno gli animatori saranno disponibili a ricevere le
iscrizioni dei partecipanti presso due postazioni: la prima al Viale della
Vittoria, all'ingresso della villetta "Collodi"; la seconda in Corso
Garibaldi.
Il
progetto è aperto a bambini e ragazzi e si svolgerà durante il periodo
estivo nella ex scuola elementare "Leonardo Sciascia" di Contrada Palo, dove è stata allestita la scenografia
e le postazioni dei giovani partecipanti che concorreranno suddividi nelle 4
squadre: tasso rosso, serpe verde, corvo nero e grifondoro.
Per informazioni è possibile rivolgersi a Daniel Carlisi, Valerio Vella e
Giuseppe Morreale.
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Hogwarts |
18/06/2011 |
Spettacolo. Al Teatro Regina
Margherita "Rido e... tango", varietà di Salvatore Bellavia |
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Manifesto |
Domenica 19 giugno, alle ore 20.30, al Teatro Regina
Margherita di Racalmuto andrà in scena "Rido e... tango" (Come un varietà di
altri Tempi), spettacolo di Salvatore Bellavia; una produzione del
laboratorio teatrale "Luchino Visconti" di Grotte.
Con la partecipazione di Calogero Infantino, Antonio Lo Presti, Laura
Manganello, Alessandra Marsala, Salvatore Milano, Claudia Palermo, Dario
Serravillo, Valeria Todaro, Valerio Vella, Isabella Villani, Assunta
Villardita, Domenico Vizzini.
Partecipazione straordinaria di Ketty Cardillo e dell'Orchestra "Happy
Music" diretta dal M° Salvatore Mercato.
Regia di Salvatore Bellavia.
"Rido e... tango" - Spettacolo di S. Bellavia
Teatro "Regina Margherita"
Racalmuto, 19/06/2011
Inizio spettacolo ore 20.30
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18/06/2011 |
Attività. Parte "La
Mongolfiera", ludoteca estiva per bambini e ragazzi |
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Manifesto |
Torneranno a riecheggiare di voci, a riprendere vita
durante i più caldi mesi estivi, i locali dell'ex istituto delle suore
"Ancelle Riparatrici" di Via del Gesù a Grotte. La stessa struttura che in
passato è stata sede di indimenticati Grest, dal 1° luglio al 5 agosto 2011
ospiterà "La Mongolfiera", una ludoteca estiva aperta a bambini e ragazzi da
6 a 11 anni, ma anche centro di aggregazione per garantire ai genitori,
lavoratori e non, l'intrattenimento dei propri figli in un ambiente allegro
e sereno.
Uno spazio in cui i bambini potranno socializzare, valorizzare le regole del
“vivere insieme” e potenziare le risorse personali, relazionali ed
affettive, attraverso attività ludico-ricreative e la realizzazione di
laboratori riguardanti l’arte, il riciclaggio, il mangiare sano, la
multiculturalità e il teatro.
L'iniziativa è promossa dall'Associazione di Solidarietà Familiare "Kalika"
e dal Centro Servizi Socio-Sanitari "Il Girasole".
Le attività de "La Mongolfiera" si svolgeranno dal 1° luglio al 5 agosto,
dal lunedi al venerdi nelle ore comprese tra le 08.30 e le 13.30. Per
adesioni, entro il 28 giugno, ed informazioni è possibile rivolgersi (dal
lunedì al venerdì dalle ore 09.00 alle ore 13.00) presso l’ufficio di Grotte
de "Il Girasole", in via Cavour n° 49 (di fronte la fontana dell'acquanova),
oppure telefonare al numero 366.3297144.
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17/06/2011 |
Università. Workshop
architettura "Una casa a Naro" |
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Da lunedi 13
giugno è in atto presso il polo universitario della Provincia di Agrigento
un workshop del corso di laurea in architettura dedicato alla progettazione
ed al recupero di alcune porzioni del paese di Naro. Gli studenti del quarto
e primo anno, guidati dal prof. Antonino Margagliotta e dagli architetti
Elettra Curto e Vittorio Catania, in qualità di tutor, saranno impegnati per
una settimana intera nella progettazione di nuove abitazioni volte al
"miglioramento" del centro storico del paese. La progettazione è aperta al
pubblico e prevede anche la costruzione dei modelli plastici di progetto.
Ricco ed articolato il programma del corso di progettazione, dal quale il
workshop trae ispirazione.
Contenuti e finalità
Il Corso introduce gli allievi alla progettazione architettonica affrontando
le questioni fondamentali sui contenuti teorici e sugli strumenti di
impostazione e controllo della progetto di Architettura, inteso come
strumento di conoscenza della realtà fisica e culturale, e come disciplina
delegata a modificarla.
Il Corso è orientato a fornire agli allievi i contenuti fondativi della
progettazione architettonica con una impostazione didattica che concepisce
la progettazione stessa come sintesi tra gli aspetti formali, funzionali e
tecnico-costruttivi.
Il Corso intende favorire negli studenti un’adeguata coscienza critica
riguardante:
- la comprensione delle problematicità dell’abitare e dello spazio fisico
della contemporaneità;
- la lettura e l’interpretazione dell’esistente, il senso e la struttura dei
luoghi;
- la capacità di giudizio e di riconoscimento della bellezza;
- la valutazione degli strumenti idonei alla modificazione della realtà.
Attraverso la concreta esperienza del progetto, gli allievi saranno condotti
a provare le connessioni e le implicazioni formali con cui differenti
istanze si determinano nella costruzione dello spazio; a sperimentare la
fisicità e la manualità della materia da formare; a praticare il disegno
inteso come strumento di ricerca e comunicazione.
L’esercizio progettuale (un’applicazione con un programma di limitata
complessità) è finalizzato alla conoscenza dei caratteri funzionali e
distributivi, delle regole e dei principi della composizione, dell’uso e dei
significati dello spazio e del linguaggio architettonico. L’esperienza di
progetto è volta anche al saper comprendere ed interpretare l’ambiente
fisico, nei suoi aspetti storici, morfologici e tipologici, culturali e
linguistici.
Principali argomenti
Valore e senso dell’Architettura. Etica ed estetica dell’Architettura. Lo
spazio architettonico. Architettura come modificazione. Architettura tra
forma, tecnica e funzione. Tipologia architettonica. Tipologia e morfologia.
Dimensione tecnica del progetto. Architettura come linguaggio. Regole e
progetto. Valore e uso della geometria. Architettura e tettonica. Topologia
e idea di luogo. Il progetto del nuovo nell'esistente. Il progetto nella
città contemporanea.
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17/06/2011 |
Astronomia. L'eclissi di
luna, vista da Grotte |
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Eclissi di Luna |
E' un fenomeno naturale ricorrente ma non comune,
quello che si è verificato durante la notte dello scorso 15 giugno, e che ha
attirato gli sguardi di astrofili, appassionati e semplici curiosi. Qualcuno
munito di cannocchiale, altri di biconolo, altri ancora ad occhio nudo hanno
potuto ammirare il fenomeno astronomico della eclissi di luna. Il nostro
satellite naturale si è colorato gradualmente di rosso sino a divenire
invisibile.
L'occasione non poteva sfuggire al nostro fotografo, Salvo Lo Re "President",
che fornito di treppiede, fotocamera con telecomando e teleobiettivo ha
immortalato l'evento.
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17/06/2011 |
Musica. In arrivo il nuovo
gruppo di Majorettes "V. Bellini" |
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Foto di Gruppo |
Il Complesso Bandistico "Vincenzo Bellini" si
arricchisce di nuove presenze ed estende le proprie potenzialità. Nasce
infatti, da una proficua esperienza precedente, una sezione collaterale alla
compagine musicale. Ben tredici ragazze, sostenute ed incoraggiate dai
genitori, hanno aderito al progetto ed hanno formato il nuovo gruppo di
Majorettes "V. Bellini".
Guidate da Rossella Dell'Aiera e Silvia Todaro, le giovani majorettes sono
attivamente impegnate nelle prove - che costituiscono una indispensabile
fase propedeutica - che consentiranno loro, nel più breve tempo possibile,
di dare inizio alle esibizioni marciando al ritmo delle musiche eseguite dal
vivo dall'omonimo complesso bandistico.
Pienamente soddisfatto il Presidente Calogero Todaro che dichiara: "Altre
tredici ragazze vengono ad ampliare il già consistente numero di giovani che
formano il Complesso, che riesce a perseguire ancora una volta uno degli
obiettivi che il direttivo si era posto, cioè l'avvicinamento alla musica ed
alla socializzazione del maggior numero di ragazzi, sottraendoli a
potenziali pericoli".
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17/06/2011 |
Comune. Ufficio provvisorio di
Girgenti Acque a Grotte, per risolvere i problemi dei cittadini |
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Lettera |
Il prossimo lunedi 20 giugno, alle ore 15.00, sarà
presente a Grotte un dipendente di Girgenti Acque, nei locali comunali, al
fine di agevolare i cittadini nella soluzione di tutti i problemi relativi
ai contratti di allaccio del servizio idrico, ma anche per le segnalazioni
sui guasti ed i reclami per i disservizi.
Il sindaco di Grotte, Paolo Pilato, che si è fatto interprete delle numerose
richieste pervenute, ha sollecitato la società che gestisce il servizio
idrico integrato al fine di poter ottenere l'istituzione, nel territorio
comunale, di uno sportello periferico.
L'Amministratore Delegato di Girgenti Acque, Carmelo Salamone, pur
affermando che la convenzione in atto con i Comuni della provincia di
Agrigento non prevede l'istituzione di sportelli distaccati, tuttavia ha
confermato la disponibilità ad inviare un proprio dipendente a Grotte, il
prossimo lunedi ed i due lunedi successivi, al fine di iniziare un rapporto
di collaborazione più diretto con i cittadini. Nella sua lettera, Salamone
suggerisce all'Amministrazione l'istituzione di uno sportello con personale
del Comune per "ricevere in autonomia le richieste di allaccio, le
segnalazioni e i reclami che gli utenti volessero presentare direttamente
presso gli uffici comunali utilizzando l'apposita modulistica fornita da
Girgenti Acque".
Sarà compito del personale della società agrigentina provvedere
periodicamente al ritiro della documentazione per la successiva istruzione
delle pratiche. Da lunedi 20 giugno avrà inizio la collaborazione, con le
modalità stabilite, tra Girgenti Acque ed il Comune, che prevederà, anche
oltre i tre lunedi già concordati, una idonea formazione del personale
comunale. Carmelo Arnone
16 giugno 2011
© Riproduzione riservata.
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16/06/2011 |
Scuola. Il "Roncalli" di
Grotte vince il concorso "Mangia la cosa giusta" di Conad Sicilia |
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Vedi le foto
Vedi il sito |
Gli alunni dell'Istituto Comprensivo "Angelo Roncalli"
di Grotte hanno vinto il primo premio al concorso regionale "Mangia la cosa
giusta", iniziativa che costituisce parte di un percorso di educazione
alimentare organizzato da Conad Sicilia nelle scuole primarie. I ragazzi di
Grotte hanno partecipato con un audiovisivo dal titolo "Chi mangia sano va
lontano", aggiudicandosi il ricco premio di 800 euro in buoni spesa.
Al 2° ed al 3° posto si sono classificate le classi V dell'I.C. "S. Marta" e
IV del plesso "S. Elena" di Modica, che hanno vinto rispettivamente un buono
spesa da 600 e 400 euro. Alla IV C del Circolo Didattico "R. Poidomani" di
Modica è stata assegnata anche una menzione speciale per l’impegno e la
creatività dimostrata.
Adalgisa Poidomani, responsabile del progetto, spiega che “Si tratta di un
percorso che Conad Sicilia ha cominciato nel 2008 coinvolgendo ad oggi oltre
40 scuole con 6.000 contatti tra bambini, insegnanti e genitori”.
Il Direttore Generale di Conad Sicilia, Giorgio Ragusa, ha sottolineato così
le motivazioni dell’azienda: “In questi ultimi anni la promozione e il
sostegno della cultura, soprattutto quale leva per l'educazione e la
formazione delle nuove generazioni, sono diventati un tratto distintivo
della nostra azienda e il concorso Mangia la cosa giusta ne è un esempio. E’
il profondo radicamento nel territorio dei nostri 124 soci a spingerci in
questa direzione, ma è soprattutto la natura stessa della nostra impresa,
cooperativa, a dettarci una crescita sostenibile insieme alla comunità in
cui operiamo”.
Oltre 500 persone tra bambini, insegnanti e genitori hanno partecipato alla
cerimonia finale di premiazione che si è svolta il 22 maggio a Rosolini
(SR), all’interno della manifestazione "Libri in fest", di cui l’evento era
ospite. L'intera cerimonia è stata animata dagli interventi musicali dei
bambini del coro Santa Marta di Modica e della banda musicale della città.
Il risultato raggiunto dalla scuola di Grotte premia l'impegno profuso
durante l'intero anno scolastico dagli alunni e dai loro insegnanti,
coordinati con professionalità dal Dirigente Scolastico dott.ssa Stefana
Morreale.
Grande soddisfazione è stata espressa da Ignazio Infantino, direttore del
supermercato "Infantino & C." affiliato Conad, che si è fatto promotore e
sponsor della partecipazione della scuola "Roncalli" all'iniziativa.
Carmelo Arnone
16 giugno 2011
© Riproduzione riservata.
Foto
della manifestazione
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14/06/2011 |
Musica. Assegnati i premi "Lirica
sotto le stelle" XI Edizione |
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M° Salvaggio |
Si svolgerà sabato 6 agosto, alle ore 21.00 nell'atrio
del plesso scolastico "Roncalli" di Grotte, la XI Edizione della
manifestazione musicale "Lirica sotto le stesse", promossa dall'Associazione
Musicale "G. Rossini" e realizzata con il contributo del Comune di Grotte.
All'interno della manifestazione verranno consegnati i premi "Alla carriera"
ed "Alla giovane promessa".
La Commissione artistica, composta da: M° Salvatore Salvaggio (cantante
lirico); M° Raina Nikolova (cantante lirica); M° Gianni Kriscak (direttore
d'orchestra); M° Makie Nomoto (cantante lirica); affiancata dai membri
esterni in rappresentanza dell'Amministrazione Comunale Rag. Paolo Pilato
(Sindaco di Grotte) e Dott. Angelo Collura (Presidente del Consiglio
Comunale di Grotte), dopo attenta valutazione ha deciso di conferire la V
Edizione del Premio "Alla Carriera - Lirica sotto le stelle" al M° Giovanni
D'Aquila, di origini grottesi, uno dei più importanti compositori italiani,
reduce dal successo al Teatro Massimo di Palermo conseguito con l'opera
lirica "Alice nel paese delle meraviglie".
La stessa Commissione ha deciso di assegnare il premio "Alla Giovane
Promessa - Lirica sotto le stelle" al baritono Giovanni Di Mare (di
Augusta), che avrà modo di far apprezzare le sue qualità musicali esibendosi
insieme ai due "patron" della manifestazione, Salvatore Salvaggio e Makie
Nomoto, durante la XI Edizione del Gran Galà "Lirica sotto le Stelle".
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M° G. D'Aquila |
Chi è il M° Giovanni D'Aquila.
Nasce a Grotte (AG) l'1 dicembre 1966. A undici anni inizia a suonare il
pianoforte, diplomandosi presso il conservatorio "V. Bellini" di Palermo;
continua a perfezionarsi intraprendendo una intensa ed apprezzata attività
concertistica esibendosi come solista con successi e consensi. Inizia ad
interessarsi alla composizione a diciassette anni, e dopo il diploma in
Pianoforte si iscrive al Conservatorio di Palermo, ove frequenta anche i
corsi di Musica Jazz e Direzione d' Orchestra; nel 1998 ottiene il diploma
di Composizione. Ha svolto e svolge attività didattica unanimemente
riconosciuta a livello nazionale ed internazionale (Premio "A. Trombone",
A.M.A. Calabria, Stresa); ha insegnato Armonia, Contrappunto, Fuga e
Composizione presso il Conservatorio "A. Corelli" di Messina e attualmente
insegna Teoria, Solfeggio e Dettato Musicale presso il Conservatorio "V.
Bellini" di Palermo. Dal 1993 svolge prevalentemente attività di compositore
ed arrangiatore, scrivendo musica per pianoforte, da camera, sinfonica e per
il teatro. Sue musiche sono frequentemente eseguite in importanti stagioni
concertistiche e festival in Italia (Teatro Massimo di Palermo, Teatro Regio
di Torino, Fondazione Arena di Verona, Istituzione sinfonica abruzzese, I
Solisti aquilani, Settimana di musica Sacra di Monreale, Festival Taormina
Arte) ed all' estero (U.S.A - Boston, Washington, New York -, Irlanda,
Olanda, Svizzera, Polonia, Portogallo, Giappone, Finlandia), ed inserite in
numerose produzioni discografiche. Nel Dicembre 2003 la M.I.T. Symphony
Orchestra diretta da Dante Anzolini esegue in prima mondiale a Boston
"Through the mines of Moria", commissionato dal Dipartimento di Musica del
Massachusetts Institute of Technology. Il 25 Marzo 2004 a Torino esordisce
lo spettacolo teatrale "Giulietta", riadattamento di Vitaliano Trevisan
dell' omonimo racconto di Federico Fellini per la regia di Valter Malosti,
con Michela Cescon; scene di Paolo Baroni, costumi di Patrizia Tirino. Nel
Dicembre 2004, a Torino viene rappresentato in prima assoluta il balletto
"Il signor Re diesis e la signorina Mi bemolle", dall' omonimo racconto di
Jules Verne, lavoro commissionato dal Teatro Regio di Torino per la stagione
2004-2005. Nel Maggio 2005 i Solisti Aquilani diretti da Vittorio Parisi
(Carlo Torlontano - Corno delle Alpi) eseguono "The Great Horn of Helm" a
L'Aquila, in occasione dell' inaugurazione del sentiero Papa Wojtyla. Nel
Novembre 2005 l'orchestra ed il coro dell' Accademia Musicale Siciliana
diretti da Janos Acs (Elisabetta Giammanco, soprano e Gianfranco Giordano,
basso) eseguono "In manus tuas", su testi di Pietro Follone, concerto
conclusivo della XLVIII Settimana di Musica Sacra di Monreale. Il 9 Agosto
2006, a Taormina, nell' ambito delle manifestazioni per il Taormina Arte
Festival, viene rappresentato "L'uomo dal passamontagna", opera da camera
basata sull'omonimo racconto di Leonardo Sciascia, libretto di Fabrizio
Catalano, con la regia di V. Tripodo. M. C. Pavone (sopr.), A. Villari
(ten.), M. Muscolino (bar.); Ensemble "Symphonia Laus" diretto da M.
Amoroso. Il 2 Dicembre 2006 l' Orchestra dell' Accademia Musicale di Palermo
diretta da F. Ciulla esegue in prima esecuzione assoluta "Aer enim volat" su
testi di Hildegaard von Bingen, commissione della XLIX Settimana di Musica
Sacra di Monreale, per due soprani e orchestra d' archi (Natasha
Katai-Ciappa e Rita Bua). Nel Febbraio 2007, l'Orchestra, il coro e il corpo
di Ballo della Fondazione Teatro Massimo di Palermo, diretti da Daniele
Belardinelli eseguono in prima esecuzione assoluta "Il piccolo Mozart",
opera lirica su testi di Francesco Micheli, per la regia di F. Micheli.
Giovanni Di Cicco (coreografo), Miguel Martinez (direttore del coro) -
Commissione della Fondazione Teatro Massimo di Palermo. Nel Giugno 2007 l'
orchestra del Teatro Politeama Bellini di Catania diretta da L. Catalanotto
esegue in prima esecuzione assoluta "Rohan", per Corno delle Alpi e
orchestra d' archi (Carlo Torlontano Corno delle Alpi). Nel Maggio 2008 l'
Orchestra, il coro e il corpo di Ballo della Fondazione Teatro Massimo di
Palermo, diretti da Bruno Cinquegrani eseguono in prima esecuzione assoluta
"W Gianni Schicchi", spettacolo di teatro musicale basato sull' omonima
opera di G. Puccini con testi di Francesco Micheli e musiche di Giovanni
D'aquila, per la regia di F. Micheli. Giovanni Di Cicco (coreografo), Miguel
Martinez (direttore del coro) - Commissione della Fondazione Teatro Massimo
di Palermo. Nel Giugno 2008 l'Orchestra Sinfonica Siciliana diretta da
Alberto Veronesi esegue in prima esecuzione assoluta "Shadows from the past",
per orchestra sinfonica - Commissione della Fondazione Orchestra Sinfonica
Siciliana per la stagione 2008. Recentemente il Teatro Massimo di Palermo
gli ha commissionato e messo in scena l'opera "Alice nel paese delle
meraviglie" riscuotendo un grande successo.
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14/06/2011 |
Attualità. "Referendum,
strumento di democrazia"; di Carmelo Arnone |
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I risultati sono sotto gli occhi di tutti. I 4
referendum abrogativi, per i quali si è votato domenica 12 e lunedi 13,
hanno raggiunto e superato il quorum (la metà più uno degli aventi diritto
al voto). Ancora più strabiliante è il risultato ottenuto: in tutti e 4 i
quesiti, circa il 95% dei votanti si è espresso per il "Si". Dunque è ben
chiara la volontà popolare: no alla gestione pubblica dell'acqua; no ai
guadagni dei privati sulla gestione dell'acqua; no al nucleare in Italia; no
al legittimo impedimento per il Presidente del Consiglio dei Ministri e per
i Ministri.
Così si sono espressi i cittadini, in piena libertà, nel segreto delle urne.
Un sondaggio avrebbe probabilmente portato a risultati differenti; perchè
mai esporsi a contraddire in pubblico la volontà del Premier?
Nella nostra Repubblica, i parlamentari eletti (sarebbe più corretto dire
"nominati" dai segretari di partito) dovrebbero svolgere la loro attività
"senza vincolo di mandato", cioè in autonomia rispetto alla volontà degli
elettori. Se questa condizione è ampiamente verificata, non è altrettanto
verificata la loro libertà decisionale nei confronti del leader del partito
al quale aderiscono. A colui che può decidere del loro futuro, delle loro
carriere politiche, delle loro sorti nelle successive tornate elettorali, è
lecito pensare che a costui i nostri onorevoli si sentano legati da un
"debito" di riconoscenza. Pertanto potrebbe verificarsi il caso in cui il
loro voto, soprattutto riguardo questioni che interessano direttamente il
leader, non possa definirsi del tutto libero da influenze esterne. D'altra
parte chi siede in parlamento - e soprattutto nei banchi del Governo - si
sente e si proclama legittimato ad operare dalla "volontà popolare". Eppure
non sembra che le cose debbano andare proprio così. Se un amico chiede in
prestito l'automobile, non per questo è implicitamente autorizzato a farne
l'uso che crede, soprattutto quando si tratta di un uso personalistico al di
fuori del consentito (a maggior ragione se contro le regole). Di fronte alle
contestazioni di chi non ritiene che il suo comportamento sia conforme alle
regole, non può ribattere che "è legittimato dalla volontà del proprietario"
del mezzo; soprattutto non può farlo nei confronti dei Tutori dell'Ordine.
E' spesso arbitrario e strumentale l'utilizzo della presunta "volontà
popolare" quale giustificazione di scelte che impegnano direttamente i
cittadini e ne influenzano pesantemente l'esistenza e le attività.
In questi casi, l'unico modo per sentire il parere del popolo è quello di
farlo esprimere. Attraverso lo strumento del referendum i singoli cittadini
hanno la possibilità di decidere; per questo si parla di "democrazia
diretta". Strumento temuto da chi, in nome della stessa "democrazia",
vorrebbe decidere al posto - ed anche contro - la volontà e gli interessi di
coloro che dovrebbe servire. Se la visione del "potere" è quella nobile del
"servizio" alla collettività, chiedere in che modo la collettività vuole
essere servita è parte integrante dello stesso "servizio". Si spiegano le
ragioni del "Si" e le ragioni del "No"; poi si lascia decidere.
Mi spiace che ancora esista nel nostro ordinamento la previsione di un
"quorum" da raggiungere per la validità dei referendum. In tal modo,
attraverso l'astensionismo, si altera la volontà popolare. Diciamolo
chiaramente: non tutti i cittadini dimostrano sensibilità ed interesse alla
"cosa pubblica". Sistematicamente un notevole numero di essi non si reca
alle urne, per disaffezione, disinteresse, apatia. Purtroppo in questo caso,
trattandosi di referendum abrogativi di norme in vigore, anche chi tace
"acconsente" (mentre in realtà semplicemente si disinteressa). Sarebbe segno
di maggiore democrazia che a prevalere fosse la volontà dei cittadini che
effettivamente si recano alle urne, esercitando quel diritto-dovere previsto
dai Padri Costituenti e per il quale molti dei nostri padri e nonni hanno
combattuto anche sino all'estremo sacrificio. A tutti il diritto di
esprimersi, purché lo esercitino; chi tace... taccia pure ma non influenzi
il risultato. Non saremmo il primo Paese ad abolire il quorum; ne
gioverebbero: i cittadini firmatari delle proposte referendarie, il cui
impegno nella raccolta delle firme non verrebbe vanificato
dall'astensionismo; i cittadini votanti, della cui volontà si dovrebbe tener
conto; l'intera Nazione, che potrebbe scegliere unitariamente e liberamente
il proprio destino. |
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Carmelo Arnone
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13/06/2011 |
Scuola. Gli alunni del "Roncalli"
vincitori del concorso di Amnesty International "Adotta un diritto" |
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Vedi il sito |
Sono appena trascorsi 50 anni dalla fondazione di
Amnesty International; era il 28 maggio del 1961 quando un celebre giornale
inglese pubblicò una lettera dell’avvocato Peter Benenson, che invitava i
lettori a protestare pacificamente, scrivendo lettere ai rispettivi governi,
contro il fatto che in molti Paesi le persone fossero imprigionate per le
loro convinzioni politiche e religiose.
Tra le recenti iniziative realizzate dall'associazione internazionale,
mirate alla sensibilizzazione verso il rispetto dei diritti umani in tutto
il mondo, anche un concorso rivolto ad alunni di scuola primarie e
secondarie.
I giovani "Amnesty Kids", che hanno partecipato alla terza edizione del
concorso “Adotta un diritto”, dedicata al 50° anniversario della nascita di
Amnesty International, sono stati impegnati nella realizzazione di poster,
disegni, testi e video, frutto del lavoro che nei mesi di scuola hanno
realizzato insieme ai loro insegnanti. Tra i vincitori del concorso, nella
sezione "Video" ha primeggiato la classe II B della scuola secondaria di
primo grado dell'Istituto comprensivo "Angelo Roncalli" di Grotte,
coordinata dalla professoressa Matilde Troisi. Titolo dell'opera presentata:
Kermin.
Nella motivazione del conferimento del premio si legge: "La classe II B ha
realizzato un cortometraggio originale in cui si raccontano le esperienze di
una famiglia di migranti proveniente dal Marocco. Saranno il coraggio del
giovane Kermin e la sua fiducia nella legalità e nella giustizia a
permettergli di affrontare le difficoltà iniziali con i compagni di scuola e
ad aiutare il padre a emanciparsi dai traffici illegali in cui è
intrappolato. Frutto della fantasia degli alunni delle alunne, il
cortometraggio mostra non solo un’attenta osservazione del mondo attuale, ma
anche una positiva fiducia nella possibilità di migliorare le proprie
condizioni di vita, attraverso il rispetto delle regole e degli altri".
La classe vincitrice è stata contattata da Amnesty International per la
consegna dell’attestato e del premio in libri per la biblioteca scolastica.
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13/06/2011 |
Racconti. "Un tuffo nel
passato" - Capitoli 13° e 14°; di Carmelo Luparello |
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Prof. Luparello |
UN TUFFO NEL PASSATO
di Carmelo Luparello
Cap. XIII
La scuola elementare aveva anche la mensa, dove andavano i bambini le cui
famiglie erano inscritte nell’elenco dei poveri, situata in una grande aula,
oggi adibita a ufficio del Municipio, a cui si accede o dall’interno dello
stesso Municipio o dal Viale della Vittoria, dietro la chiesa del Carmelo.
Un piatto di pasta e fagioli,
una fetta di formaggio, un panino e un cubetto di marmellata costituivano il
pranzo di cui eravamo tutti molto ghiotti, anche se quelli che non erano
poveri ci andavano quando gli aventi diritto erano assenti.
In quei momenti tutti
avrebbero voluto far parte dei poveri che, almeno per quell’occasione, erano
invidiati non solo dai bambini appartenenti a famiglie benestanti, ma anche
da quelli veramente ricchi, alcuni dei quali si vantavano anche di cambiarsi
i calzini due volte al giorno. Come dice un vecchio proverbio, “La muglieri
di lu vicinu è sempri cchiù bona”, cioè “la moglie del vicino è sempre più
“bona” della propria” con la variante “L’erba di lu vicinu è sempri cchiù
frisca”, cioè “ L’erba del vicino è sempre più fresca”.
E in effetti è vero. Io
avevo un amico, Franco B. appartenente a una famiglia agiata, e molto
distinta, presso la quale, ogni tanto, ero invitato a cena. Una cena così
squisita, fatta di carne di coniglio selvatico, che era una vera
prelibatezza.
Eppure Franco, quando
qualche sera veniva a casa mia, non sapeva resistere davanti a un piatto di
minestra molto semplice, preparato da mia madre: “tagliarina” fatta in casa
con verdure raccolte nei campi, e condita con un cucchiaio di olio di oliva
o a un piatto di “maccu”, una vivanda fatta di fave sgusciate, cotte in
acqua e ridotte come una pasta.
Roba da leccarsi i baffi!
E mia madre era sorpresa perché non riusciva a capire come a un ragazzo
abituato a mangiare “cose buone” potesse piacere un piatto di minestra fatto
in casa, ma nello stesso tempo ne era orgogliosa.
A scuola, al momento di
scegliere chi doveva andare alla mensa se chi ne aveva diritto era assente,
il maestro intimava il silenzio assoluto e, dopo averci guardati fissamente
qualche minuto, decideva. E così qualche volta fui scelto anch’io.
Di fronte alla fontana
dove oggi si ergono maestosi, affacciandosi su strade strette, innumerevoli
palazzi non tutti riscaldati dal sole, e si apre, spaziosa, la piazza dove
ogni giovedì si svolge il mercato settimanale, c’era “l’uortu Signuri”, cioè
“l’orto del Signore”, dove, per l’abbondanza d’acqua, si coltivava ogni tipo
di verdura e dove si accedeva da via Machiavelli, attraverso una strada
piuttosto stretta.
Ricordo anche che,
proprio all’angolo tra via Machiavelli e Piazza Fonte, c’era un albero assai
grosso e alto, sul quale un giorno mio fratello si arrampicò per raccogliere
un fungo. Mio padre, però, glielo fece buttare, temendo che fosse velenoso.
Tra la fontana e il Corso
c’era, e c’è ancora, la scala “di lu piru” cioè “del pero” che tutti in
paese conoscono, sebbene oggi essa non sia più trafficata come una volta,
anche se ora, al contrario di una volta, essa è illuminata.
Quand’ero bambino, questa
scala, durante la notte, sebbene fosse al buio, era ugualmente molto
frequentata, specialmente dalle donne del popolo che, con la “quartara”
colma d’acqua sistemata sulla “spara”, cioè sul cercine, la salivano quasi
in processione come le formiche. C’era, infatti, chi saliva, di ritorno
dalla fontana, e chi, in senso inverso, scendeva verso di essa.
Allora non c’erano molti
divertimenti, a parte una sala da ballo tenuta, per qualche tempo, in via
Corano proprio sotto casa mia, se non ricordo male, da “lu zì Lillu
Badogliu” cioè “da zio Calogero detto Badoglio” e frequentata da soli uomini
che, abbracciati stretti come oggi fa una coppia che chiamiamo “normale”,
ballavano il tango o la mazurca.
Le donne che ci fossero
andate sarebbero state, infatti, definite puttane e non si sarebbero più
sposate. Perché, secondo la mentalità di allora, si credeva che esse
sarebbero andate là con lo scopo ben preciso di pomiciare, cioè di farsi
toccare; non solo, ma se anche fossero riuscite ad accalappiare qualche
scemo che non aveva niente da perdere sposando “una bagascia”, nemmeno le
figlie avrebbero potuto in seguito sposare qualcuno appartenente a una
famiglia perbene perché si diceva: “Talia la troia prima di accattari la
purceddra”, cioè: “Guarda la troia prima di comprare la porcella” che in
altre parole significa: “Guarda come si è comportata la mamma prima si
sposarne la figlia”.
E il consiglio era
seguito.
Per questo motivo alcuni
giovani cercavano di divertirsi come meglio potevano e un giorno, cioè una
notte, decisero di farlo, proprio a spese di quelle donne che, dopo avere
atteso anche un paio d’ore che arrivasse il loro turno, rientravano a casa
dalla fontana “cu tri palmi di scuru cu li caputi ‘ntesta”, cioè “col buio
pesto e con le “quartare” (vaso di terra, alto, non molto panciuto, e con
manichi; in altri termini, brocca) sulla testa”, su cui prima avevano
sistemato il cercine.
Essi, spesso, si munivano
di una cordicella, la sistemavano tra i muri che fiancheggiavano la scala, e
all’altezza, più o meno, delle “quartare”.
E le donne, con la scala
al buio, non si accorgevano di nulla fino a quando, all’improvviso, spinte
indietro dalla corda, le “quartare” non cadevano a terra. E allora si
sentivano le donne imprecare, senza alcun ritegno: “Ebbeni sta minchia!”,
tanta era la rabbia che dovevano scaricare, per essere state, inutilmente,
tanto tempo alla fontana e averci rimesso poi anche la “quartara”.
Per l’occasione non era
il solo organo maschile ad uscire dalla bocca delle donne che, quando
scoprivano il vero motivo per cui le “quartare” cadevano, chiamavano in
causa anche le mamme di quei giovani che avevano teso la corda proditoria,
definendo i loro organi “luordi e fitusi”, cioè sporchi e puzzolenti, mentre
i loro erano, naturalmente, pulitissimi e profumati, perché, si sa, le cose
brutte appartengono sempre agli altri, mai a noi.
Chissà poi perché, ma,
alla fine, erano sempre le mamme a subirne le conseguenze. Ma quelli, si
capisce, erano momenti di emergenza, e nell’emergenza tutto è permesso,
anche l’uso e l’abuso delle parole più sconce che suscitavano naturalmente
il riso, sguaiato e tristo, nei giovani che avevano preparato la trappola e
che si erano nascosti in un punto altamente strategico, magari in alto,
vicino al Corso, da dove potersi godere lo spettacolo senza essere visti.
Certo quella era
un’occasione straordinaria, ma in genere le ragazze ci tenevano e molto ad
ostentare morigeratezza di costumi e, spesso, quando camminavano,
accompagnate magari da qualcuno della famiglia, tenevano gli occhi in basso
spiando, però, nello stesso tempo, lo sguardo dei giovani per vedere se
qualcuno le guardasse. Ma guai a farlo notare! Gli uomini l’avrebbero
additata come una puttana e i suoi familiari sarebbero stati dei “cornuti
pacifici”.
Per custodire meglio
l’onestà delle ragazze, chi era deputato alla loro custodia prendeva anche
dei provvedimenti che riguardavano i balconi.
Poiché essi avevano il
difetto di stare fuori e quindi di dare sulla strada, e poiché sulla strada
ci sono sempre degli uomini che passano e che hanno il brutto vizio di
sollevare lo sguardo, attorno alla ringhiera dei balconi veniva sistemata
una tela (paracosce) in modo tale che i passanti, con tutta la loro buona o
cattiva volontà, non potessero vedere le cosce delle ragazze o delle signore
che in quel momento erano sul balcone o per sciorinare la biancheria o solo
per parlare con la dirimpettaia. Poche parole, s’intende, se no, si poteva
sempre malignare.
Farsi vedere le gambe,
infatti, non solo era un’indecenza e un peccato mortale in quanto stuzzicava
le insane voglie degli uomini, come dicevano i preti, ma veniva considerato
una manifestazione di “buttanesimo” bello e buono.
E gli uomini che
passavano per la strada dai balconi senza paracosce e vi vedevano una
ragazza o una signora se da una parte rallentavano il passo per godersi lo
spettacolo più a lungo possibile, dall’altra pensavano che quella ragazza o
quella signora erano soltanto delle puttane.
Quando, però, si
profilava all’orizzonte il pericolo di un intervento di un padre, di un
fratello o di un marito, quegli stessi uomini che poco prima avevano
rallentato il passo, ora scappavano veloci come conigli e non si facevano
più vedere. E magari andavano a fare un giro più lungo ogni volta che
avevano la necessità di raggiungere la piazza, per non farsi vedere dai
familiari interessati, quasi che questi ultimi fossero in agguato ad
aspettarli.
Mi si raccontava che,
prima che un paracosce venisse sistemato definitivamente, il genitore, il
fratello o il marito scendeva sulla strada e guardava verso il balcone dove
stava una sua donna, per sincerarsi che di lei, qualunque movimento facesse,
non si vedesse nessuna parte di coscia, né di mutandine.
- Girati di qua, no! no!
di là! Fai finta di stendere la biancheria - le diceva qualcuno della
famiglia per vedere se della sorella o moglie o madre si vedesse dalla
strada qualcosa che potesse eccitare gli istinti perversi di chi si trovava
a passare.
Mi si raccontava anche
che una volta un tale, che si era permesso di guardare con troppa insistenza
una ragazza, fosse stato minacciato di morte dal padre di lei se non
l’avesse sposata.
Perché, è vero, non era
andato a letto con la figlia, e questo il povero padre ci teneva a
sottolinearlo, ma l’aveva ugualmente disonorata perché, quando passava per
la sua strada, l’aveva guardata con un’attenzione che, quanto meno, appariva
sospetta, tanto che i vicini, che lo avevano notato, erano corsi, trafelati,
a riferirglielo. Non si poteva guardare impunemente una ragazza,
specialmente se chi l’aveva guardata era una persona benestante.
E il giovane, temendo per
la propria incolumità, aveva preferito sposare la ragazza.
E alla fine dell’ultima
messa domenicale, quella per intenderci che finiva alle 12.30, che era
sempre molto affollata, la piazzetta del Banco di Sicilia era gremita di
giovani che assistevano all’uscita dei fedeli, adocchiando, naturalmente, le
ragazze e trascurando le anziane. E i genitori o i fratelli che sapevano
tutto questo e che accompagnavano le figlie o le sorelle guardavano per
vedere se gli sguardi di qualcuno si posasse su una loro familiare. In fondo
era questo che volevano, ma non dovevano farlo capire.
Cap. XIV
La mia prima maestra, che però ebbi soltanto per due anni, perché poi andò
in pensione, fu la signorina Vincenzina Burgio, che abitava quasi di fronte
al Calvario, accanto alla famosa scala “di lu piru”.
La chiamavano tutti
“signorina”, la maestra, non soltanto perché lo era nei fatti (lei era una
monaca di casa, e mi ricordo che aveva un cordone che le pendeva da un
fianco, forse il sinistro) ma anche perché tutte le insegnanti, di scuola o
di catechismo, sposate o nubili, erano chiamate, per antica tradizione, in
questo modo.
Andai a scuola più
piccolo degli altri perché non avevo compiuto sei anni entro dicembre.
La maestra aveva detto a
mio padre, che mi aveva accompagnato il primo giorno di scuola,: “Me lo
prendo non iscritto, poi, se va bene, lo scriverò”.
A scuola andai bene,
tanto che, con l’anno nuovo, fui iscritto e divenni alunno a tutti gli
effetti.
Imparai facilmente a
leggere e a scrivere, insomma me la cavavo, tanto che, come premio, qualche
volta la signorina si faceva accompagnare a casa anche da me. E a casa,
prima di congedarmi, mi regalava una caramella o un confetto.
Entravamo da una porta a
due battenti che la maestra apriva “cu lu chiavinu” cioè con una chiave più
piccola della normale che era, invece, grossa e pesante, ed eravamo in una
piccola stanza che serviva anche da ingresso. Attraverso un’altra porta si
entrava in una seconda stanza dove, mi ricordo, c’era un tavolo. Un balcone
dava su Piazza Fonte e attraverso il quale entrava la luce.
Da una seconda porta
esterna, questa, mi pare, a un solo battente, e da una porta interna che si
apriva nella parete a sinistra nella stanza d’ingresso, si poteva
raggiungere il piano di sopra dove, forse, ci dovevano essere i letti, ma in
questa parte della casa la maestra, ovviamente, non ci portò mai.
La signorina Burgio era
una brava insegnante ma rigorosa e, tante volte, quando sbagliavamo o
eravamo distratti, ci faceva sentire sulle nostre mani il suono della sua
bacchetta “ca ni scugliva” cioè ci penetrava quasi dentro le carni.
Essa ci controllava anche
le mani per vedere se fossero ben pulite e come tenessimo le unghie e, se
qualcosa non andava, non esitava a ricorrere ai metodi forti, ma sempre
persuasivi.
Finii la prima e la
seconda elementare con un giudizio lusinghiero, ma in terza non ebbi più la
signorina Burgio, perché, al suo posto, venne il professore Tagliarino (era
questo forse il suo cognome; il nome o non l’ho mai saputo o, più
probabilmente, me lo sono dimenticato).
Era un maestro
elementare, ma tutti lo chiamavamo “Professù”, cioè “Professore” un uomo che
non era molto rigoroso, difficilmente usava le mani o la bacchetta, anche se
ci faceva rigare dritto e di un suo richiamo non ci saremmo dimenticati
tanto facilmente.
Da come parlava, capii
subito che era fascista. Ci raccontava di Mussolini, di guerre, di amor
patrio, quell’amore che lui diceva, tra un lamento e un sospiro: “Oggi non
esiste più”.
Abitava all’inizio di via
Roma, nella parte alta della strada, di fronte alla scuola e qualche volta
anche lui ci portava a casa sua, dove la moglie, pure lei maestra, la
maestra Viola, aveva sempre qualcosa da offrirci.
Mi ricordo che sul suo
tavolo c’erano come delle piccole torri fatte di quaderni con la copertina
nera, dove noi ragazzi copiavamo i compiti in bella copia e che poi il
nostro maestro avrebbe mostrato al direttore come prova del lavoro svolto in
classe.
Una volta venne a
supplirci la moglie, che, per l’occasione, ci spiegò il genere dei nomi dei
frutti, dicendoci che erano tutti di genere femminile. Per farcelo entrare
bene in testa, ci raccontò un fatterello che sarebbe successo a casa sua.
Il figlio, mentre erano a
tavola, le disse :“ Mamma, mi dai un arancio?”.
E lei: “ Sì, ora vado in
campagna, estirpo una pianta di arancio, me la carico sulle spalle e te la
porto!”.
- Perché, ragazzi, con
arancio s’intende l’albero; se, invece, vogliamo dire il frutto
dell’arancio, dobbiamo dire: “Arancia”.
Ricordo pure il nome del
direttore della scuola elementare, Onofrio Morgante, un uomo che con i
bambini ci sapeva fare; “sapeva come prenderli”, direbbe oggi qualcuno. Un
uomo buono che non era per niente superbo dell’incarico che gli avevano
dato, tanto che era molto amico di mio padre che pure era un calzolaio.
Tra i compagni ce n’erano
alcuni bravi, sicuramente molto più bravi di me. Occupavano, naturalmente, i
primi posti. Io ero al centro, mentre gli asini stavano seduti negli ultimi
banchi.
Tra i più bravi, o forse
il più bravo in assoluto, c’era Rosario Brucculeri, un bambino fine e molto
educato, oggi, purtroppo, deceduto e da parecchi anni. Apparteneva ad una
delle famiglie più note e più agiate del paese, soprannominata “Li Garrietti”.
Il padre, ogni volta che mi vedeva, non mancava mai di salutarmi e di
regalarmi un sorriso, anche se lui era un adulto ed io un bambino, ma era un
uomo di cui ci si poteva fidare.
Avevo, come compagni,
anche due cugini, tutti e due Aquilina di cognome: uno abitava in un
cortile, tra via Giovanni Meli e via Machiavelli, l’altro, mi pare, in via
Crispi.
C’era poi, sempre in via
Crispi, ma in un angusto vicoletto, un certo Romano, emigrato poi in America
con tutta la sua famiglia, mentre in via Confine abitava Elìa Castronovo,
anche lui emigrato, ma forse in Canada. Come compagno avevo anche un certo
Sebastiano Terrana e anche un certo Bertolino. Quest’ultimo mi pare che
abitasse alla fine della via Confine, che, secondo noi, era fortunato
perché, essendo iscritto nell’elenco dei poveri, aveva il diritto di andare
a mangiare, ogni giorno, alla mensa.
Di allora ricordo anche
due ragazzi che non erano, però, miei compagni di scuola con i quali, mio
malgrado, non andavo per niente d’accordo. Uno apparteneva a una famiglia
molto ricca, e per questo nessuno lo doveva contraddire o, peggio ancora,
richiamarlo e fargli notare che aveva sbagliato, altrimenti avrebbe
scatenato un finimondo e avrebbe messo in campo tutta la potenza della sua
famiglia alla quale nessuno doveva mancare di rispetto.
Un giorno, infatti,
eravamo tutti e due in chiesa, in piedi, a seguir messa, quasi vicini alla
porta, e lui faceva un casino del diavolo. Poiché venivo disturbato, gli
dissi di fare un po’ di silenzio. Niente di trascendentale! Non lo avessi
mai fatto!
Il ragazzino, permaloso
per natura e orgoglioso della sua condizione sociale, che, secondo lui, lo
metteva al di sopra di tutti gli altri ragazzi e al riparo di qualsiasi
“offesa”, andò ad accusarmi a suo padre che, qualche giorno dopo, “mi
ngaglià” cioè mi sorprese, e mi rimproverò di malo modo per quello che avevo
osato dire a suo figlio. Non mi sarei dovuto permettere più! Era questo il
consiglio minaccioso dell’uomo.
L’altro apparteneva a una
famiglia piccolo-borghese e si atteggiava a superbambino, a un bullo “ante
litteram”. Anche lui non amava essere contraddetto, altrimenti pugni e
schiaffi a tutti.
Non posso ricordare i
loro nomi perché tutti e due ora sono diventati persone “assai importanti”,
e il presente scritto si occupa, invece, soltanto di persone, tutto sommato,
modeste, che sarebbero per sempre dimenticate, se non ci fosse qualcuno a
ricordarle. E, d’altra parte, sarei incriminato per calunnia, non potendo
dimostrare, a distanza di circa cinquant’anni, la veridicità dei fatti.
La storia, infatti,
trascura sempre tutti coloro che nella società non sono considerati
importanti, e a questi ultimi voglio rendere appunto, col presente scritto,
un po’ di giustizia. Tanto dei ricchi c’è sempre qualcuno che se ne occupa.
Di un altro bambino,
vicino di casa, appartenente a una famiglia borghese, ricordo che si
vantava, quasi a fare dispetti agli altri, che la mamma gli cambiava le
calzine due volte al giorno, in un periodo proprio in cui tanti altri
bambini con un paio di calze ci facevano più di un giorno.
Di fronte casa mia
abitava Pietro, “Pitrinu” il cui cognome mi sfugge, mentre ricordo il nome
della mamma, Teresa Mazzara, rimasta vedova molto giovane perché il marito
le era morto in guerra. Pietro ed io eravamo amici anche perché avevamo più
o meno la stessa età, ma lui morì ragazzo non so per quale malattia.
A una famiglia certamente
molto modesta apparteneva, invece, un certo Michele Butera, “santaruccaru”
cioè abitante a San Rocco, oggi emigrato, col quale un giorno litigai di
brutto, ma, un istante dopo, alla fine della scazzottata, decidemmo che
saremmo stati più amici di prima.
Ma quello non era ricco e
non poteva permettersi il lusso di odiare qualcuno.
Ero anche molto amico, e
di questa amicizia ero molto orgoglioso, di Giuseppe Brunaccini, detto Pino,
figlio “di lu zì Turiddru Crapuzza”, un bravissimo ragazzo, appartenente a
una buona famiglia di sani principi, il quale non aveva alcuna aria di
superiorità e non dava mai fastidio a nessuno. Un ragazzo in gamba, come
tutta la sua famiglia.
Non eravamo insieme
spesso, perché non frequentavamo la stessa classe né avevamo la stessa età,
essendo io un po’ più grande, ricordo però che non abbiamo mai litigato, era
troppo intelligente per litigare con chicchessia. E’ morto giovane, ma mi ha
lasciato di sé un bellissimo ricordo, che è poi quello che, nella vita,
conta davvero. Il ricordo di un’amicizia sincera e di una bontà infinita,
che ha saputo trasmettere alle figlie.
Dopo questa breve
parentesi ritorno ai miei compagni di scuola.
In una scalinata, via
Empedocle, alla quale si accedeva da via Confine, abitava un altro mio
compagno che non ho più rivisto: Vincenzo detto “Zubbaglià”. Il cognome non
lo ricordo più.
C’era pure un certo
Salvatore Mangione, un bambino che ricordo molto buono e di una grande
umiltà, doti che ha mantenuto ancora oggi, se è vero, come è vero, che
quando mi incontra, mi saluta, chiamandomi “Zio”.
E se gli faccio osservare
che mi deve dare “del tu” perché eravamo compagni di scuola, lui mi risponde
sempre: “Nonsignura, vossia è profissuri e iu sugnu spazzinu!”, cioè: “No,
signore, vossignoria è professore ed io sono spazzino”.
Tra “gli asini” ce n’era
uno più grande di noi, un certo Giovanni B. che, quando il maestro non lo
vedeva, passava il tempo a sbottonarsi i pantaloni e a trastullarsi coi suoi
organi genitali che, per chi gli era vicino, non era uno spettacolo
edificante, a parte il puzzo che il ragazzino di per se stesso emanava,
perché, a quanto si diceva, la sua famiglia, “era sciarriata” cioè aveva
litigato, con l’acqua o non aveva i soldi per comprarla dall’acquaiolo o il
tempo per andarla a prendere alla fontana.
L’acquaiolo era un uomo
che attingeva l’acqua alla fontana, la trasportava su un mulo o su un asino
e poi la rivendeva alle famiglie che gliela richiedevano. Ogni acquaiolo
aveva “lo so parrucciana”, cioè i suoi clienti.
A quei tempi non
esistevano le penne a biro, (la prima biro la vidi quando un venditore
ambulante si fermò un pomeriggio con la sua macchina in piazza e incominciò
a venderle, dopo avere spiegato agli astanti la loro utilità) e le
stilografiche erano pochissimi ad averle. Tra i pochissimi c’erano,
naturalmente, gli insegnanti.
Mi ricordo che un signore
chiese quanto potesse durare una penna a biro, e il venditore ambulante
rispose: “Tutto dipende dall’uso che ne fa!”.
L’inchiostro si comprava
in qualche negozio e in esso s’intingeva la penna, formata da una laminetta
metallica e da una asticciola di legno. L’asticciola da una parte finiva a
punta, dall’altra terminava con un cannello a cui si innestava, appunto, la
laminetta metallica, chiamata pennino che appena “si sgangarava” cioè si
spuntava, bisognava cambiarla.
Spesso, dopo avere
scritto, bisognava girare pagina, e allora chi non aveva la carta assorbente
si doveva fermare, altrimenti sporcava tutto; ci voleva, infatti, un po’ di
tempo perché l’inchiostro si asciugasse. Un giorno il professore Tagliarino,
stanco di sentirsi dire che a tanti mancava la carta assorbente, girò per la
classe e ne distribuì un po’a tutti.
Il più noto rivenditore
di materiale scolastico era “don Iacu” cioè don Giacomo, un uomo, mi
ricordo, alto e robusto, dai capelli neri, tirati all’indietro, e dai modi
affabili. Aveva il negozio nel Corso Garibaldi, vicino al Municipio e quindi
anche vicino alla Scuola elementare e ubicato in posizione tale da fare
angolo con Via Roma.
Era da lui che io,
spesso, compravo una o due lire d’inchiostro.
Andavo da “don Iacu” con
un calamaio vuoto (molto belli erano quelli che, prima di essere usati come
calamai, erano stati dei contenitori di pillole) e chiedevo che me lo
riempisse d’inchiostro.
Il direttore, una o due
volte l’anno, veniva in classe per vedere quello che avevamo fatto.
Agli esami di quinta mi
fece una domanda che non ho potuto mai dimenticare: Come si trova il
perimetro di una sfera.
Lì per lì rimasi
perplesso. - Possibile che questo particolare mi sia sfuggito? Eppure ho
studiato tutti gli argomenti! Proprio questo dovevo dimenticare?!
Guardai la commissione
quasi per cercare aiuto. Mi venne in soccorso il professore Calogero
Castiglione che, senza farsi notare dal direttore (almeno questa fu la mia
impressione) sollevò gli occhi come per farmi capire che il perimetro della
sfera non esisteva.
Felice, guardando questa
volta il direttore, risposi: “Non esiste!”.
“Bravissimo!” si
complimentò con me il direttore e poi, rivolto alla commissione: “Questo
ragazzo è davvero sveglio!”.
Poi ci diedero la
pagella, e tutti noi ragazzini la controllavamo e la mettevamo a confronto
con quella degli altri, per vedere chi avesse preso voti più alti.
Tra i bidelli di allora
ricordo “la zà Rusineddra” cioè “zia Rosina” e “lu zì Pitrinu Ingoglia”,
cioè “zio Pietro Ingoglia”. Di loro, però, non ho molti ricordi se non
quello che, per Natale e Pasqua, dovevamo raccogliere dei soldi da regalare
a loro, perché si comprassero il cappone.
“Perché non è giusto che
tutte (sic!) le famiglie, in queste occasioni, mangino un cappone o un
galletto, e i poveri bidelli, che lavorano per noi, no” ci diceva la maestra
o il maestro per invogliarci a portare i soldi per quei poveri bidelli che
dedicavano tanta parte della loro vita ai bambini e che per Natale non si
potevano comprare il cappone. Roba da matti!
Come se tutti, in paese,
avessero, per Natale e Pasqua, un cappone o un galletto a bollire dentro la
pentola!
E noi portavamo i soldi
per i poveri bidelli.
Questo lo ricordo molto
bene, come ricordo che una volta, mi pare eravamo alla fine di un anno
scolastico, la “zà Rusineddra” mi portò a casa sua che era “narriè lu Cà”,
cioè dopo la chiesa del Carmelo, per chi veniva dal Centro, in via Duca
D’Aosta, a sinistra salendo, nel posto dove una volta c’era un grande
giardino, di cui è rimasto oggi solo qualche traccia, perché per la maggior
parte occupato da un grande pianoterra adibito, fino a qualche anno fa, a
sede di una banca, poi a negozio di cinesi.
Una casa assai linda
quella della “zia Rusineddra”, immersa nel verde, ma che aveva il difetto,
allora, (oggi pregio) di essere all’estrema periferia, là dove incominciava
la campagna.
Ancora oltre, sempre sul
lato sinistro, c’era come un cocuzzolo sul quale io ed altri ragazzini
salivamo a piedi, attraverso uno stretto viottolo, per poi scendere
velocissimi con il sedere appoggiato su una “pala” di ficodindia dalla
quale, prima, avevamo tolto le spine.
- Un paru di canzi a la
vota ci vuonnu pi tia, e cu mi la va ddari li sordi? - cioè: - Per te ogni
giorno sono necessari un paio di pantaloni, e chi mi darà i soldi? - diceva
mia madre.
E così, a furia di
sgridate, non andai più a scivolare da quel cocuzzolo.
Al posto di questo
cocuzzolo oggi c’è un grande palazzo.
Di allora ricordo anche
la prima sezione del P.C.I., fondata, tra gli altri, da mio fratello
Michele, morto a Palermo nel 1946, da Salvatore Costanza e, se non ricordo
male, anche da un medico, anche lui oggi defunto, Giacomo Lo Presti, che
esercitava, però, in un’altra provincia.
Tra i fondatori ci doveva
essere anche un altro medico, Antonio Bellomo, morto poco tempo fa a
Palermo.
La sezione, la prima che
io ricordo, era situata nel pianoterra, alla terza porta di quel grande
palazzo che costeggia il Calvario.
Attaccata a una parete
campeggiava una grande foto di Palmiro Togliatti.
A proposito di foto di
uomini politici, quando nel 1953 morì Giuseppe Stalin, furono affissi sui
muri del paese dei manifesti con la foto dell’uomo politico russo e con la
scritta: “I lavoratori italiani inchinano le loro bandiere davanti al grande
combattente del socialismo e della pace: Giuseppe Stalin”.
Dopo qualche anno, ai
tempi di “Totu Ardicasi” la sezione fu spostata verso il centro, sul lato
destro del Corso Garibaldi, per chi viene dal centro.
Ricordo che in questi
ultimi locali c’erano diverse stanze, in una delle quali, piuttosto grande,
ma al buio, era stata sistemata la televisione che “Ardicasi” aveva
comprato, dopo essere stato in Belgio, dove aveva raccolto dei soldi tra gli
emigrati grottesi.
Per vedere la
televisione, ogni “compagno” o simpatizzante pagava cinque o dieci lire, -
per la luce - mi dicevano.
Segretario della sezione
era “lu zì Iacu Aitanieddru di San Franciscu”, cioè “zio Giacomo Cimino
detto “Aitanieddru” (soprannome che dovrebbe significare Piccolo Gaetano)
che abitava nel quartiere San Francesco”.
La sezione della
Democrazia Cristiana era, invece, quasi di fronte la mia casa, in un
magazzino accanto alla via Trinacria.
Carmelo Luparello
Pubblicato dalla Testata
Giornalistica
Grotte.info Quotidiano
su www.grotte.info il 13 giugno 2011.
Per gentile concessione dell’Autore.
© Riproduzione riservata.
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12/06/2011 |
Iniziative. "Mini Varietà"
nella Notte Tricolore per il 150° dell'Unità d'Italia |
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Vedi le foto |
Nella serata di mercoledì 1 giugno e sino alle
prime ore del giorno successivo si è svolta a Grotte la così tanta attesa
"Notte Tricolore", in occasione dei festeggiamenti per il 150° anniversario
dell’Unità d’Italia. Tra le numerose rappresentazioni, un "Mini Varietà"
organizzato da Angelo Baldo e Angelo Palermo. All’interno di questo
contenitore, oltre ai cantanti, non sono mancati poeti e barzellettieri
proveniente da paesi diversi dell’interland agrigentino. Punto di forza
della serata è stata una sfilata composta da 5 uscite diverse, realizzata
grazie alla collaborazione di stiliste e negozi locali (e non solo) che
hanno reso disponibili abiti e accessori, e alla professionalità di Tiziana
Passalacqua che si è occupata di trucco e parrucco dei 25 ragazzi che hanno
sfilato. Gratuita l'opera del conduttore Angelo Palermo e dell'intero staff.
Pubblichiamo
a lato alcune immagini della manifestazione.
Foto
del Mini Varietà
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11/06/2011 |
Chiesa. Il gruppo Famiglie
della parrocchia San Rocco in pellegrinaggio a Siracusa |
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Ogni anno il gruppo Famiglie della Parrocchia San
Rocco, animato dal parroco don Gaspare Sutera e formato da 24 coppie, al
termine dell'anno pastorale durante il quale partecipa assiduamente agli
incontri che si sono svolgono ogni lunedi alle ore 20.00 nei locali della
parrocchia, organizza un pellegrinaggio presso un Santuario Mariano.
Quest'anno, nei giorni 1 e 2 giugno, il gruppo ha vissuto momenti di grande
spiritualità al "Santuario
della Madonna delle lacrime" di Siracusa.
Guidate da don Gaspare Sutera, le coppie hanno ringraziato il Signore per il
dono di essere "Chiesa" della quale ogni famiglia è immagine e
testimonianza, ed hanno chiesto alla Madonna di essere messe sotto la sua
protezione.
Nel corso dei due giorni, iniziando già dal viaggio in pullman, si sono
alternati momenti di spiritualità a momenti di divertimento, come
testimoniano le foto. |
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Maria e Dino Castronovo
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11/06/2011 |
Radio. "Paolo C. con
L'Alfonso"; programma di Paolo Carraggi e Alfonso Giambra su Radio Santo
Stefano |
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Con l'arrivo
della stagione estiva, oltre alle onde del mare anche quelle radiofoniche
tornano ad essere frequentate con assiduità da conduttori, autori ed
ascoltatori. Dallo Studio Rosso di RSS (Radio Santo Stefano) inizia la nuova
trasmissione radiofonica dal titolo che è tutto un programma: “Paolo C. con
L’Alfonso”.
La domenica dalle 18.00 alle 19.00 su Radio Santo Stefano (94.6) o in
diretta web sul sito
www.radiosantostefano.it;
musica, intrattenimento e dibattiti (seri e semiseri) su argomentazioni di
attualità.
Ovviamente in compagnia delle voci e della simpatia di Paolo Carraggi ed
Alfonso Giambra.
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Vedi il sito |
10/06/2011 |
Comune. Indetto un incontro
per la rinascita del calcio grottese |
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Mercoledi prossimo, 15 giugno, alle ore 19.00 nella
sala consiliare del Comune di Grotte, si terrà un incontro per discutere
sulla possibilità di dare nuova linfa al calcio grottese. Promosso
dall'Amministrazione del sindaco Paolo Pilato e voluto dall'Assessore allo
Sport Rosario Vizzini, l'incontro è aperto a tutti gli appassionati, i
tifosi ed i cittadini che hanno interesse a favorire la crescita del calcio
a Grotte. Saranno valutate le possibilità concrete e le modalità
organizzative che potranno consentire al paese di avere una propria squadra,
al fine di dare impulso allo sport più praticato e più amato dai giovani.
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10/06/2011 |
Pittura. "La forza della
speranza"; mostra di Antonio Pilato a Firenze |
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Fuga tra gli squali |
Il prof. Antonio Pilato espone a Firenze, presso la
galleria "Civico 69", con una sua Personale di pittura dal tema "La forza
della speranza".
Immagini
introspettive in cui si denuncia, con risvolto etico, il dramma di chi fugge
per disperazione dalla violenza psicologica e dallo sfruttamento economico
dell’uomo sull’uomo, ricorrendo anche a mezzi di fortuna pur di avere una
vita più degna di essere vissuta. La mostra di arte contemporanea, curata da
Daniela Falzone, aperta dal 4 giugno, rimarrà a disposizione del pubblico -
ingresso gratuito - sino al 10 giugno.
La forza della speranza
Personale di pittura di Antonio Pilato
dal 4 al 10 giugno 2011
Firenze, Galleria "Civico 69"
Via Ghibellina 69
Ingresso gratuito
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10/06/2011 |
Attualità. Considerazioni sui
referendum dei Consiglieri Comunali Costanza, Baldo, Di Salvo e Valenza |
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Il 12 e 13: 4 SI |
Riceviamo e pubblichiamo. "Alcune
considerazioni sui prossimi referendum che il gruppo Politico del quale
fanno parte ai Consiglieri Comunali Gaetano Di Salvo, Giacomo Costanza,
Salvatore Baldo, Michelangelo Valenza vuole fare.
L’acqua è un bene comune inalienabile.
Nessuno deve lucrare con il bene più prezioso che è di primaria importanza
per tutta l’umanità.
La legge è uguale per tutti.
In particolare si vuole fare un’analisi sul quesito referendario sul
Nucleare, visto che su altri temi è superfluo fare delle ulteriori
considerazioni in quanto è intento di tutti e siamo in perfetta sintonia, e
diciamo, e pensiamo tutti la stessa cosa.
Riflessioni: perché diciamo NO al NUCLEARE?
Sui temi che con molto zelo L’ing. Chiarenza ha sollevato siamo in completa
sintonia e condividiamo le sue preoccupazioni:
- Malattie
Nel raggio di 5 km dalla centrale il rischio per i bambini di contrarre la
leucemia è più elevato: 77 vs 48 casi medi (fonte: studio su commissione
dell'ufficio federale tedesco di radioprotezione);
- Salute
Non ci potrà essere nessuna comparazione per danni arrecati alla salute
umana;
- Niente indipendenza
20 centrali, ossia una per regione, coprirebbero il 30% del nostro
fabbisogno (dichiarazione di Rubbia, premio Nobel per la fisica);
- Etica
L'estrazione dell'uranio è causa di guerre in Africa;
- Costi
Una centrale di III generazione ha un costo di 3 miliardi di euro, senza
contare: costi uranio in continuo aumento, trasporto, eventuale
arricchimento, costi stoccaggio scorie;
- Danni ambientali
Utilizzo di miliardi di mc di H2O per raffreddare le centrali,
l'evaporazione di acqua comporta aumento dell'effetto serra; devastazioni
ambientali per estrarre uranio;
-Scorie
Impiegano fino a 1.000.000 di anni per perdere radioattività. Ad oggi non
esiste soluzione sicura per il loro mantenimento, oltre a capire dove
andranno a finire, e come conservarle (nel nostro territorio abbiamo diverse
miniere chiuse); l'uranio è un minerale altamente pericoloso, lo si è capito
in particolare dalla catastrofe vissuta dal Popolo Giapponese;
- Rischio accettabile?
E' diverso dal non rischio. Significa che è ritenuto accettabile un certo
numero di morti sul campione totale di persone a causa del nucleare (fonte:
Report, 29/3/2009). Non esiste assicurazione al mondo che abbia mai
assicurato una centrale, nè un Ente che ne certifichi la totale sicurezza.
In caso di terremoto o attacchi terroristici i danni sarebbero irreparabili;
- Segreto di Stato
Con il decreto dell'8 aprile 2008 allegato 17 sono coperti da segreto di
Stato “Gli impianti civili per produzione di energia”. Potremo conoscere la
progettazione? I sistemi di protezione? I costi? I criteri di scelta?
Le alternative ci sono. Il 2007 è stato l'anno del sorpasso: l'eolico ha
battuto il nucleare. Sono stati installati 20 mila megawatt di eolico contro
19 mila megawatt di energia prodotta dall'atomo, mentre nel fotovoltaico
sono installati nel 2010 un totale a 5.797 MW, secondo il Rapporto Wwea
nell’anno 2011: 245 GW di energia eolica nel mondo. L’Italia resta il
fanalino di coda.
L’alternativa al nucleare a tutt’oggi sono le “RINNOVABILI”
- Risparmio
Risparmiare si può riducendo gli sprechi (a tutti i livelli:
riscaldamento, elettrodomestici, lampadine etc...);
- Fonti inesauribili
Utilizzo di energie rinnovabili come: sole, vento, terra e acqua, idrogeno;
i loro unici costi sono la costruzione e manutenzione degli impianti;
- Impatto ambientale
Impronta ambientale prossima allo zero, solo nella costruzione; la
bioedilizia non usa sostanze nocive e migliora l'efficienza energetica;
- Occupazione e Lavoro
La costruzione di numerosi pannelli solari ed impianti eolici determina più
occupazione e maggiori possibilità per piccole e medie imprese locali a
discapito delle multinazionali che non investono il capitale sul territorio;
- Energia inesauribile
Si può vendere la propria energia prodotta in eccedenza ed acquistarla da
chi ne mette a disposizione; una rete, secondo il modello internet, di tanti
piccoli autoproduttori diminuisce fortemente la possibilità di black-out;
- Acqua pulita
Il nostro bene più prezioso, di cui si può ridurre lo spreco, non è
inquinato dai metalli delle centrali nucleari con cui entra in contatto per
raffreddare i reattori;
- Veicoli
Le automobili si potranno caricare con l'energia prodotta in casa propria,
ottimizzando l'uso delle fonti rinnovabili;
- Economia
Le energie alternative non potranno essere nelle mani di pochi con evidente
perdita di potere economico delle multinazionali e dei poteri forti,
viceversa vanno nelle mani di tutti, con beneficio e redistribuzione del
reddito per tutti.
Riflettiamo ed informiamoci.
C'è un referendum da vincere in base al quale stabiliremo parte del nostro
futuro, per cui invitiamo tutti a partecipare ed esprimere il proprio
diritto di voto, ricordando che il vero problema è il raggiungimento del
quorum".
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I Consiglieri Comunali
Giacomo Costanza
Salvatore Baldo
Gaetano Di Salvo
Michelangelo Valenza
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09/06/2011 |
Iniziative. Il Lions Club "Zolfare"
regala TV al plasma ai detenuti di Contrada Petrusa |
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In biblioteca
Presidenti Lions |
Nella biblioteca della Casa Circondariale di Contrada Petrusa
di Agrigento, il Lions Club "Zolfare",
rappresentato dal Presidente Angelo Collura e dal segretario Marco Morreale,
in collaborazione con gli altri Club Lions "Valle del Platani" e Agrigento "Chiaramonte",
con i rispettivi Presidenti Giovanni Pedalino e Giuseppe Vella, hanno donato
ai detenuti un Tv al plasma. Una finestra verso l’esterno, in un gesto di
vicinanza di quanti fuori dal carcere non dimenticano i fratelli che la
struttura penitenziaria mira a rieducare.
La consegna, direttamente ai detenuti, si è svolta alla presenza del
direttore Giuseppe Russo, del magistrato Walter Carlisi e di alcuni agenti
della polizia penitenziaria.
Visibilmente soddisfatto dell’iniziativa, il direttore della struttura
penitenziaria auspica che gesti simili non siano sporadici, invitando nel
contempo la società civile, i privati cittadini, l’associazionismo e il
volontario a interagire e collaborare maggiormente con la realtà
penitenziaria. Nella biblioteca, luogo dell’incontro, un emozionato Angelo
Collura ha illustrato ai presenti quella che potrebbe essere una delle
prossime iniziative: donare dei volumi per arricchire le collezioni librarie
per fornire ai detenuti maggiori strumenti d’accesso al sapere, che rende
liberi dalle catene della non conoscenza.
Il magistrato Walter Carlisi ha evidenziato che il grado di scolarizzazione
dei detenuti rappresenta tuttavia una criticità per il nobile proposito
manifestato dal Dott. Collura, pur rimanendo una buona idea. I Lions si
augurano che tutto non si esaurisca con la consegna di un semplice dono, ma
che possa esserci una costruttiva comunicazione e collaborazione con i
vertici dell’istituto penitenziario di Contrada Petrusa, affinché le
prossime iniziative possano soddisfare mirate richieste.
Nella stessa giornata, i Club Lions hanno voluto rimarcare lo spirito
Lionistico riassumibile nel motto del governatore Scamporrino: “Coerenti e
concreti nel servire insieme”, manifestando al contempo la loro vicinanza e
disponibilità verso chi ha più bisogno.
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09/06/2011 |
Attualità. "Centrali
nucleari: ua follia costruirle!"; di
Calogero Chiarenza |
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Riceviamo e pubblichiamo.
Centrali nucleari: una follia costruirle!
Effetti
della contaminazione radioattiva
Centrali Nucleari:
una follia costruirle!
Non mi stanco di ripetere
che la mia contrarietà alle centrali nucleari, almeno nella situazione
attuale, non è una posizione ideologica, ma l’atteggiamento di chi non
accetta di star seduto su una cassa di dinamite o su un contenitore
instabile pieno di nitroglicerina.
Non esiste al mondo
nessuno che possa garantire la sicurezza totale di una centrale nucleare,
neanche utilizzando le tecnologie più avanzate. Non è possibile oggi
neutralizzare efficacemente la radioattività e di stoccare in modo sicuro,
comunque con costi accettabili, le scorie radioattive senza produrre danni
agli uomini e all’ambiente.
I rischi della
radioattività sono talmente grandi e mostruosamente giganteschi che vale la
pena di correre il rischio della carenza energetica. L’uomo nella sua più
che millenaria storia è sopravvissuto in assenza delle fonti energetiche del
mondo moderno, a gravi pandemie (peste nera, spagnola) e a calamità naturali
di ogni genere.
Non ci possiamo
permettere di rischiare una distruzione del nostro ambiente naturale con
effetti che permangono per migliaia, per non dire milioni di anni.
Se dovesse capitare un
incidente ad una centrale nucleare costruita nella provincia di Agrigento
(ma il discorso vale per tutti i siti del mondo), che ne sarebbe della
nostra vita e quella degli animali, delle nostre bellezze archeologiche,
della nostra terra, del nostro mare, insomma del nostro ambiente naturale?
In Italia subiamo una
gerontocrazia (sistema politico in cui il potere è detenuto dagli anziani)
che se ne frega dei giovani e delle successive generazioni, a cui lascia in
eredità un mondo pieno di disoccupati, pensioni di fame e per di più
vorrebbe consegnare loro un ambiente ad alto rischio di contaminazione
radioattiva.
Ricordiamo che non è
possibile, almeno nello stato attuale, bonificare efficacemente un ambiente
contaminato dalla radioattività, né ha alcun senso dire: ma in Francia o in
altri Stati contermini all’Italia ci sono già le centrali nucleari e gli
effetti di eventuali incidenti potrebbero arrivare sino a noi.
Diciamo subito che un
conto è avere una centrale nucleare a 1000-3000 km di distanza, un conto è
averla a decine di chilometri. Sol perché uno fa lo spericolato e magari
sino ad oggi gli è andata bene, noi dobbiamo imitarlo?! Il Giappone, a cui
purtroppo non è andata bene, voleva garantirsi un’autonomia energetica,
desiderava diventare una grande potenza economica mondiale e i risultati del
più recente grave incidente nucleare sono sotto gli occhi di tutti.
Effetti della contaminazione radioattiva.
Gli effetti della
contaminazione radioattiva sulla salute umana sono da tempo oggetto di
indagini e studi da parte di vari organismi o scienziati di tutto il mondo.
Ma preliminarmente si ritiene in proposito fare una premessa.
Va subito detto che,
anche in assenza incidenti, è stata accertata una contaminazione radioattiva
attorno alle centrali nucleari entro un raggio di alcuni chilometri. In tale
raggio aumenta l’incidenza di tumori e di leucemie soprattutto nella fascia
di età infantile, fatto questo confermato da tutti gli studi condotti tra la
popolazione che vive nelle vicinanze in un raggio di circa 5 chilometri.
Allontanandoci sempre più, stante la compresenza di altri fattori, non
strettamente legati alla contaminazione nucleare, che possono produrre
tumori o leucemie, le cause delle malattie si sovrappongono ed è più
difficile stabilire con certezza la causa principale scatenante gli effetti
dannosi sulla salute umana.
In caso di incidenti i
rischi di contaminazione si possono estendere anche ai luoghi e alla
popolazione distanti sino a centinaia di chilometri dalla centrale nucleare,
ma anche qui le indagini devono fare i conti con la sovrapposizione di
effetti di altra natura non dipendenti dalla radioattività.
Per questa ragione
esistono studi contrastanti con risultati diversi a seconda da chi li
commissiona. Infatti allorquando sono organismi indipendenti a condurre gli
studi, gli effetti sulla salute umana risultano più gravi, per non dire
allarmanti, mentre risultano più attenuati negli studi condotti da organismi
legati a lobbyies economiche interessate alla costruzione delle
centrali nucleari.
Caso emblematico è
l’atteggiamento, in merito agli studi sulla contaminazione radioattiva,
della OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) chiamata a vigilare
sulla salute degli esseri umani di tutto il mondo.
Da più parti è stato definito scandaloso l’accordo
della OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) il cui obiettivo è
di promuovere: “il conseguimento da parte di tutti i popoli del più alto
livello possibile di salute”, con l’AIEA (Agenzia Internazionale
per l'Energia Atomica) che ha come scopo invece quella di “accelerare ed
ampliare il contributo dell’energia atomica per la pace, la salute e la
prosperità in tutto il mondo”, in pratica di trovare una linea concorde
su tutti gli studi scientifici. Di conseguenza uno studio della OMS
per essere pubblicato deve avere prima una sorta di autorizzazione da parte
della AIEA.
Ricordiamo che la OMS
è quella che ha lanciato vari allarmi, rivelatosi poi in tutto o in parte
dei falsi allarmi, sul rischio di pandemia della mucca pazza, della
febbre aviaria e in ultimo della febbre suina facendo spendere
inutilmente in vaccini ai contribuenti di molti Stati centinaia di milioni
di euro.
Ebbene, è proprio su tale
accordo che si fonda il motivo per la mancata pubblicazione da parte dalla
OMS di taluni studi sulla contaminazione radioattiva provocata
dall’incidente di Chernobyl del 1986, i quali sono stati impugnati dall’AIEA
e alcune informazioni “scomode” sono state soppresse.
Quindi di chi dobbiamo fidarci? Ritengo a questo punto utile citare alcune
indagini condotte nel merito.
Un’indagine riguardante
gli effetti delle centrali nucleari sulla salute è stata realizzata nel 2008
dall'Ente governativo tedesco per il controllo radioattivo (Bundesamtes
für Strahlenschutz). Esaminando tutti i 16 impianti nucleari presenti
sul territorio tedesco in relazione all'incidenza dei tumori tra i bambini è
emersa una correlazione diretta tra il rischio di essere colpiti da leucemia
in bambini con meno di cinque anni soprattutto entro il raggio 5 km
e anche in misura minore anche fuori da questo raggio.
Questo studio però veniva
in parte contestato della commissione tedesca per la protezione radiologica
(SSK) la quale confermava l’aumento di rischio di leucemia per bambini
inferiori ai 5 anni, con una distanza inferiore ai 5 km dagli impianti
nucleari tedeschi ma non riteneva plausibile, né dimostrato l'aumento di un
fattore di rischio oltre 5 km.
Nel 2010 gli scienziati
tedeschi Ralf Kusmierz, Kristina Voigt e Hagen Scherb, dello
HelmholtzZentrum di Monaco di Baviera (Centro Tedesco di Ricerca per la
Salute Ambientale), analizzando i dati ufficiali riguardanti i nuovi nati
(in Belgio, Svizzera e Germania), le coordinate geografiche dei centri
abitati, quelle degli impianti nucleari ed i loro periodi di operatività,
sono arrivati a conclusioni che riassumono così: "… in Europa ...
c'è un aumento di tumori infantili nelle vicinanze delle centrali nucleari
".
Quindi tutte le indagini
sono concordi nel dire che entro un raggio di 5 km anche in assenza
incidenti c’è un aumento dei tumori infantili.
A tal
proposito riporto uno stralcio tratto da Wikipedia che così recita: “Tutti
gli impianti nucleari, anche quando funzionano «normalmente», rigettano una
certa quantità di radioattività nell'acqua e nell'aria. I poteri pubblici
ritengono questi rigetti innocui, eppure le norme ufficiali si basano sul
principio che «ogni dose di radiazioni comporta un rischio cancerogeno e
genetico» . I limiti stabiliti non corrispondono dunque ad un'assenza di
pericolo, ma ad un numero di vittime considerato accettabile rispetto agli
interessi economici…".
Conclusioni
I nostri governanti ci dicono sempre che le loro scelte sono fatte in nome
del cosiddetto “interesse nazionale”. E’ vero. Ma per impedire un’eventuale
futura carenza energetica la scelta di costruire centrali nucleari
rappresenta un rischio davvero mostruoso, una vera follia!
Esiste un
rimedio, un’alternativa sicura? Attualmente no. Può darsi che in un
prossimo futuro si trovi una soluzione, ma per saperlo intanto si cominci a
finanziare più la ricerca e le energie pulite rinnovabili e meno la
politica.
Il Referendum del 12 e 13 giugno 2011 è una grande occasione per dire la
nostra in merito!
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Ing. Calogero Chiarenza |
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Dalla Redazione.
Per chi volesse approfondire:
"Nucleare", servizio di "Presa diretta"
"L'inganno", servizio di "Report"
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09/06/2011 |
Attualità. "Impedimenti":
La legge è uguale per tutti; di Angelo Costanza |
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Angelo Costanza |
Riceviamo e pubblichiamo.
“IMPEDIMENTI”
La Legge E’ UGUALE PER TUTTI
(ANCHE PER I DIVERSAMENTE ALTI)
Perché bisogna votare
SI al referendum
per l’abolizione del legittimo impedimento?
Perché la legge è uguale per tutti!
Quando smette di esserlo è segno che non c’è più democrazia.
Perché se chi governa un paese è accusato di un crimine ha il diritto e il
dovere di difendersi.
Ma nel processo non dal processo.
Perché se al governo c’è un disonesto i cittadini devono saperlo subito.
Non dopo che ha lasciato il governo, quando il danno è già stato fatto.
Perché chi sta al governo deve fare leggi che servono al Paese e ai
cittadini. Non a se stesso.
Perché assumere cariche pubbliche è una responsabilità che impone
comportamenti trasparenti.
Non un privilegio che regala l’impunità ai potenti.
Perché è una legge iniqua e ingiusta. Ma noi possiamo cancellarla.
Perché è il solo modo democratico per dimostrare di voler essere governati
da uomini onesti!!!
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Angelo Costanza
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08/06/2011 |
Chiesa. "Lo Spirito Santo
ci guiderà per mano"; di Valeria Todaro |
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Piazza Magnani
Sacerdoti |
Lunedi 6 giugno l'Unità Pastorale di Grotte si è
raccolta in Piazza Marconi, per vivere il sacramento della Confermazione
conferito a 130 giovani cresimandi.
Pubblichiamo l'intervento iniziale di Valeria Todaro. Immagini di "Foto
Video Arnone" di Rino Arnone. *****
"Beato il popolo che ti sa acclamare, che cammina, o Signore, alla luce del
tuo volto" (Sal 89,16).
Signore, come tuo popolo, vogliamo insieme celebrare la tua potenza e la tua
gloria.
Ti ringraziamo per la guida paterna con la quale il Pastore diocesano che ci
hai donato, Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Francesco Montenegro, si
prende cura di noi.
Ti ringraziamo per averci donato, in Monsignor Alfonso Tortorici, un segno
della tua presenza e del tuo amore.
Ti ringraziamo perchè ti mostri sempre vicino a noi attraverso i nostri cari
sacerdoti, i nostri catechisti, i nostri genitori.
Oggi siamo qui, tutti schierati e pronti a diventare Soldati di Cristo:
siamo giovani, saldi nella fede e abbastanza forti per affrontare e
trarre il meglio da tutto quello che la vita ci porrà davanti. Siamo sicuri
di farcela perchè qui, nel nostro cuore, tra pochissimo avremo Lui, che
resterà con noi in eterno e ci darà forza e coraggio. Lo Spirito Santo ci
guiderà per mano, a noi non resterà altro che abbandonarci completamente a
Lui. E se qualche volta avremo paura o non ci sentiremo in grado di
annunciare al mondo che Gesù è la Via, la Verità e la Vita, beh, allora ci
saranno loro, i nostri padrini e le nostre madrine, accanto a noi come sono
oggi, che sapranno spronarci, farci forza e aiutarci ad intraprendere con
noi quel volo così pericoloso ma gratificante che è la vita con Dio, come
delle aquile che guidano i propri piccoli insegnandogli passo dopo passo
come volare. E' un volo che faremo insieme, e se prima di imparare qualche
volta dovremo perdere l'equilibrio, cadere e ripartire, siamo ben pronti e
disponibili a farci qualche piccola ferita per Lui, che ne ha fatte così
tante per noi.
Giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza, siamo diventati quelli che
siamo oggi: dei giovani uomini e delle giovani donne. E non crediate che il
cammino sia stato semplice: tutt'altro. Da quando abbiamo intrapreso il
percorso che ci ha condotti fino alla Cresima, siamo cambiati completamente.
Sono stati forse i cinque anni più delicati della nostra vita: ci siamo
visti ad un tratto crescere in un corpo che non ci apparteneva più, le
nostre voci, i nostri pensieri sono cambiati. Ciò che un tempo era
fondamentale per noi, non lo è più stato. Ci siamo sentiti piccoli piccoli
in un mondo che ci sovrastava... ma Dio ci ha donato dei genitori, dei
catechisti e dei parroci che ci hanno saputo comprendere a fondo e sono
stati in grado di guidarci verso quel Dio che cambiava insieme a noi, che ci
comprendeva e che, anche se non eravamo più gli stessi, ci amava nella
stessa maniera di sempre. Lo abbiamo sentito sempre con noi, nei momenti
belli, ma soprattutto in quelli più bui, quando tutto sembrava essere contro
di noi. Leggendo il Vangelo ci siamo resi conto che Gesù non era poi così
diverso da noi, ci siamo immedesimati in molte situazioni della sua vita e
abbiamo provato una gioia enorme nello scoprire di somigliargli, almeno in
parte. Certo, abbiamo fatto i nostri errori, siamo finiti in situazioni in
cui non avremmo mai voluto trovarci... ma ogni volta abbiamo avuto il nostro
"Buon Pastore" che ci ha ricondotti dalle novantanove pecorelle. Ed è stata
proprio una bella sensazione. La nostra catechesi è stata sempre incentrata
sull'Amore. Abbiamo sperimentato quanto sia bello dare amore a chiunque,
incondizionatamente. Abbiamo provato una grande gioia nel dare ciò che agli
altri mancava: un sorriso, un consiglio, un po' di compagnia, una parola di
conforto, una risata. Insomma: siamo cresciuti, ma soprattutto siamo
cresciuti con Dio. Siamo diventati quelli che che siamo oggi, con i nostri
pregi e difetti. Anche oggi vogliamo pregarti Gesù: resta sempre con noi,
non abbandonarci mai, aiutaci ad amarti e dacci sempre la forza di
annunciare a tutti il tuo nome.
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Valeria Todaro
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07/06/2011 |
Lettere. "Gesti molto
importanti per un artista"; di Salvatore Salvaggio |
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M° Salvaggio |
Riceviamo e pubblichiamo.
"Caro Carmelo,
consentimi di ringraziare l'amico Gaspare Agnello, per le belle parole di
elogio che mi ha dedicato nella sua lettera e che tu gentilmente hai
pubblicato.
Questi gesti sono molto importanti per un'artista, perchè gli danno stimolo
e linfa per continuare e fare sempre meglio, spero di continuare a portare
sempre alto il nome di Grotte, fiero di essere un grottese e stimato dalla
mia gente.
Grazie di cuore". |
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Salvatore Salvaggio |
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Dalla Redazione.
Gaspare Agnello, instancabile divulgatore culturale, ha espresso, anche se a
titolo privato, quello che è il "sentire comune" riguardo i successi e le
attività del M° Salvatore Salvaggio. Sono numerosi i concittadini che, al
sentire la sua voce potente vibrare note, provano sincere sensazioni ed
emozioni che le parole non riescono ad esprimere.
Al M° Salvatore Salvaggio, ed alla preziosa artista che ha scelto quale
compagna sul palcoscenico e nella vita, Makie Nomoto, ancora i complimenti e
gli auguri di maggiori successi.
Carmelo Arnone
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06/06/2011 |
Racconti. "Un tuffo nel
passato" - Capitoli 11° e 12°; di Carmelo Luparello |
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Prof. Luparello |
UN TUFFO NEL PASSATO
di Carmelo Luparello
Cap. XI
Quand’ero bambino, ogni mattina, dopo le sette, passavano i caprai che
mungevano il latte davanti alla porta del cliente. Se per caso capitava che
ritardassero, mia madre li rimproverava perché non voleva che io arrivassi
tardi a scuola. Allora non era come oggi e alla scuola ci si teneva tanto.
Non ricordo più quanto
costasse un litro di latte; ricordo, questo sì, che a un certo punto i
caprai decisero di aumentarne il prezzo, provocando, così, le proteste dei
cittadini che, però, non sortirono effetto alcuno, anche se della questione
ne fu investito il sindaco.
Il sindaco di allora,
Totò Carlisi, disse: “Anche i caprai hanno il diritto di campare!”, ma il
malumore incominciò serpeggiare tra i cittadini, molti dei quali non ce la
facevano a sostenere quello che poteva apparire, per alcuni, solo un
piccolo, necessario rincaro per tirare avanti.
In genere i caprai non
andavano d’accordo con i contadini che li accusavano di fare spesso
pascolare le capre nei loro campi magari coltivati a grano o di tagliare “li
pali di ficudini” per darle da mangiare agli animali perché, si sa, le capre
di queste piante ne sono assai ghiotte.
Tante volte, per evitare
questo scempio, i contadini, prima di trasferirsi in paese, “allattavano”,
cioè ricoprivano le “pale” di un bianco derivato dal latte di calce.
Sentendo, infatti,
l’odorato della calce, le capre non avrebbero mangiato “li pali”, e il
contadino sarebbe stato più tranquillo.
Spesso incontravo,
infatti, mentre tornava in paese, qualche pastore “cu li viertuli”, cioè con
la bisaccia, piena di “pali”.
Di caprai, a Grotte,
allora ce n’erano tanti, ma certamente non tutti andavano a tagliare pale di
ficodindia. Non si può fare di ogni erba un fascio. Di tanti di loro non
ricordo più il nome. Ricordo i fratelli Todaro, un altro il cui cognome oggi
mi sfugge, ma di cui il signor Michelangelo Girgenti mi ha ricordato il
soprannome: “Basaluoccu”, un uomo che ricordo tarchiato e con la coppola in
testa e il signor Lo Cicero che abitava con la famiglia in via Confine, la
cui figlia, Giovanna, era molto amica di mia sorella.
Quando poi si costruirono
i primi forni “elettrici” vicino ai quali, però, io ci vedevo grossi ceppi,
alcuni dei quali già ridotti a “steddri”, e che quindi erano dei forni che
dovevano funzionare anche a legna, ci furono delle persone impiegate a
trasportare il pane dalle abitazioni, dove esso veniva impastato, fino al
forno, dove veniva cotto.
Lo trasportavano sopra
una tavola piuttosto lunga che si caricavano sulla spalla, e lo ricoprivano
con una coperta. Non riuscivo mai a capire come le varie pagnotte non
cadessero a terra.
A mezzogiorno o, tutt’al
più, nel primo pomeriggio, il pane, ormai cotto e con la crosta colore oro,
veniva riconsegnato ai legittimi proprietari che pagavano, per questo
servizio, un prezzo che variava secondo il numero delle pagnotte.
Quando la persona addetta
a questo lavoro, che in genere era la stessa che aveva trasportato al forno
il pane crudo, posava a terra la grossa cesta per consegnare le varie
pagnotte, alla base delle quali c’era, impressa, una lettera che serviva a
riconoscere a chi apparteneva quel pane, si sprigionava tutt’intorno un
profumo oggi ormai inimmaginabile, che ti faceva venire l’acquolina in
bocca, un profumo secondo solamente a quello che si sprigionava dal pane
sfornato in casa.
E se il pane, come spesso
capitava, era ancora caldo, qualcuno ne prendeva una forma, la tagliava in
due parti, lo condiva con olio e pepe e consumava un pasto molto buono
perché naturale, senza additivi o coloranti.
Di forni “elettrici” io
ne conoscevo due: uno era in via Giacinto, immediatamente dopo “la
scalinata” a una cinquantina di metri dal corso, e l’altro in via Nievo.
Quest’ultimo era chiamato “lu furnu di Matrona” perché forse apparteneva o
era appartenuto a questa famiglia.
Uno di questa famiglia,
don Michelino, uomo molto onesto tanto che nel fare il sindaco non solo non
ci aveva guadagnato, ma addirittura ci aveva rimesso, era anche un patito
delle corse automobilistiche e più di una volta, secondo quello che avevo
sentito dire, vi aveva anche partecipato, pur se non aveva mai vinto.
Ma una volta sicuramente,
almeno stando a quello che mi raccontava mio fratello, avrebbe vinto, se la
sua auto non si fosse fermata per un guasto al motore.
Secondo quanto raccontato
da Salvatore Caltagirone, don Michelino, anche se nobile e ricco, era
sensibile ai bisogni della povera gente, forse perché valdese e, in un
momento di diffusa povertà a causa soprattutto della guerra, non esitò a
vendere delle terre per aiutare la povera gente, quando fu messo a capo del
paese, come sindaco, dagli Anglo-americani. Era quello il periodo in cui le
idee religiose o politiche, avevano ancora qualche valore.
Episodio che sicuramente
merita un approfondimento da parte di storici locali e forse, perché no?,
anche una strada.
Tra coloro che
trasportavano il pane ne ricordo, in particolare, uno, detto “Fumaluoru”,
cioè “Canna fumaria” forse perché era piuttosto alto e magro, ma, per quanto
ne ricordi io, incapace di fare del male a chicchessia. Il suo vero nome era
Giuseppe Cutaia.
Poi, a poco a poco, le
mamme incominciarono a non fare più il pane in casa, ma preferirono
comprarlo.
E’ vero, c’era chi
cercava di resistere a questa nuova moda e diceva: “Pani a vilanza nun ni
inchi panza”, cioè “Il pane pesato sulla bilancia non riempie la pancia”,
poi anche lui, a poco a poco, si lasciò convincere e imparò a comprare ogni
giorno il pane. Anche perché cuocere il pane in casa costava enorme fatica e
tempo.
C’erano anche “li
panittera” cioè delle donne che avevano un forno a casa e, per fare qualche
soldo, vi infornavano il pane di altre famiglie.
In proposito ricordo che
c’erano, a fare questo lavoro, “li Ciurliddri” parola della quale non
conosco il significato, e la signora Tirone.
Tra tutta questa gente
modesta e buona, ricordo ancora “Lu zì ‘Ngilinu Scularu”, bracciante
agricolo, che abitava nelle parti di San Francesco e che lavorava “di capu
d’annu”, cioè dal primo gennaio al trentuno dicembre, le terre di un certo
signor Carlisi Melchiorre, che abitava in una bella casa alcune centinaia di
metri prima della stazione, e “lu zì Cicciu casinieri” cioè “zio Francesco
che badava al circolo” quello socialista, dove, molto tempo prima, avevano
lavorato, sempre come “casinieri” un certo Parrinello abitante in una
traversa di Via Calatafimi e il signor Vella, abitante “a la funtana”.
Prendevano poco di stipendio, ma, in compenso, ricevevano degli assegni che,
per quei tempi, si potevano considerare anche ricchi.
Da bambino conoscevo
anche “don Sisiddru Zaffuto”, un infermiere che lavorava presso un
ambulatorio medico ubicato nel corso Garibaldi, dove c’era una condotta
medica, quasi di fronte casa mia. Lo vedevo si può dire ogni giorno, perchè
mia madre, prendendomi in braccio, mi sollevava e mi appoggiava spesso sul
muretto che cingeva “l’asciacu”, cioè la terrazza che serviva di entrata,
oltre che nella mia casa, anche in altre due abitazioni. Appena mi vedeva,
don Sisiddru, che ricordo come un uomo basso e mingherlino, salutava mia
madre e si soffermava qualche minuto con me, facendomi dei complimenti. E
mia madre di questo era felice. Poi don Sisiddru andò via dall’ambulatorio,
sostituito da un certo Infantino che era un infermiere diplomato. Di don
Sisiddru, purtroppo, non si sentì più parlare, ed io non ho altri ricordi.
Cap. XII
Allora la parte in cui io abitavo era il punto nevralgico del paese; oggi è
divenuta centro storico e, come tale, abbandonata o quasi, o comunque priva
di vita perché la gente, specialmente quella giovane, preferisce, di sera,
spostarsi per il Viale della Vittoria ove, tra l’altro, si affacciano i
negozi più importanti, oltre alle scuole, all’Ufficio postale, a una
rinomata pasticceria gestita dalla famiglia del compianto Gioacchino
Brunaccini, e alla Caserma dei Carabinieri.
Erano quelli i tempi in
cui la corrispondenza veniva distribuita due volte al giorno. Essa arrivava
col treno e la portava in paese, dalla stazione all’Ufficio postale o, come
allora si diceva, alla Posta, chiusa in un sacco, su cui era scritto a
caratteri cubitali “Poste Italiane”, “lu zì Ngilinu Carruzzieri”, cioè “lo
zio Angelo carrozziere”.
Di quel periodo ricordo
soprattutto due portalettere o “pustieri”: “Lu zì Vartuliddru Collura” cioè
“lo zio” Bartolomeo Collura, e “Lu Zì Nicuzzu La Miennula” cioè “lo zio”
Nicola La Mendola, uno dei frequentatori abituali della chiesa valdese,
abitante alla periferia del paese, dalla parte della stazione.
Il primo, poveretto, un
giorno d’inverno che la scala che portava a casa mia era diventata
sdrucciolevole per il ghiaccio, nel portarci la posta, cadde e si fece
maledettamente male, tanto che per parecchi giorni non si fece più vedere.
La caserma era, allora,
situata nei piani alti di un vecchio palazzo, oltre il Calvario, nel palazzo
precedente la farmacia Spoto, per chi proveniva dal Centro e vi si accedeva
attraverso una scala molto lunga e tetra perché quasi al buio e dai gradini,
anche allora, un po’ rovinati.
Si diceva, infatti, che
“lu zì ‘Ntoniu”, cioè “lo zio Antonio”, si recasse spessissimo in Caserma e
“a furia d’acchianari e scinniri pi ghiri a fari l’impamità e evitari
accussì ca li carrabbunera si la pigliavanu cu iddru e ci davanu vastunati
pi farlu parlari, ogni vota ca ni lu paisi succidiva qualchi minchiata, li
aviva ruvinati” cioè: “a forza di salire e scendere per andare a fare l’infamità
evitando così che i carabinieri se la prendessero con lui e gli dessero
botte ogni volta che in paese succedeva qualcosa, li avesse rovinati”.
Veramente lui in Caserma
ci andava di notte e travestito da donna, ma i suoi piedi erano pur sempre
quelli di un uomo, larghi e pesanti.
L’Ufficio Postale era di
fronte al Calvario, accanto alla Banca Popolare (in seguito sarà spostato di
qualche metro in direzione del centro), mentre la scuola elementare era
sistemata nei piani bassi del Municipio; e addirittura alcune classi (se non
ricordo male, tre) erano “a la Vangelica”, cioè erano, in locali che
appartenevano, almeno allora, alla Chiesa Evangelica Valdese. Vi si accedeva
attraverso una scala piuttosto ripida, formata, sempre se la memoria non
m’inganna, da tre rampe, e situata tra le aule che si affacciavano in Piazza
Umberto I e la Chiesa Evangelica.
L’ultima delle aule che
si affacciavano sulla piazza, quella, per intenderci, più vicina alla Chiesa
Evangelica, sarà, in seguito, adibita a centralino telefonico. Vi lavorava
un certo Vella. Infatti, a quei tempi, il telefono non era diretto, ma chi
aveva bisogno di chiamare, anche da casa, un numero qualsiasi, formato
allora solo da tre cifre, doveva chiamare prima il centralino e all’addetto
avrebbe dovuto spiegare con quale numero desiderava essere messo in
comunicazione.
Prima della Banca
Popolare, sempre per chi veniva dal centro, c’era anche, quasi in un
bugigattolo, l’unico gioco del lotto, gestito dalla “zà Rusineddra” cioè
dalla zia Rosina, dove, ogni tanto, anche mia madre tentava, ma sempre
inutilmente, la fortuna.
I numeri che uscivano
venivano appesi sull’alto della porta, dove ognuno li poteva controllare.
Molto tempo prima che
nascessi io, nel Corso Garibaldi, “porta cu porta cu la putia di Mazzara”
cioè “ proprio accanto al negozio di Mazzara”, si affacciava anche una
farmacia, che io, però, ho visto sempre chiusa.
Che essa fosse stata una
farmacia lo si poteva dedurre, senza ombra di dubbio, non solo dai racconti
che i più grandi facevano, ma anche dal fatto che, fino a pochi anni fa,
nell’alto della grande porta di legno, campeggiava, a caratteri cubitali, la
scritta “Farmacia”.
Secondo quello che
sentivo dire, questa farmacia era appartenuta alla famiglia Marrella da
tempo trasferitasi ad Agrigento della quale in paese nessuno forse si
ricorda più.
Un’altra farmacia
esisteva nel paese: era quella del dottore Criminisi, della quale, però,
ricordo assai poco: solo che era nel corso Garibaldi, vicino casa mia.
Nel corso Garibaldi, a
destra, prima della via Confine, andando dal Centro verso il Calvario, un
giorno fu aperto un nuovo negozio di generi alimentari piuttosto grande,
almeno per quei tempi che, però, non ebbe fortuna e fu chiuso qualche anno
dopo.
Era gestito dalla “zà
‘Ngilina” cioè “dalla zia Angelina” e dal marito.
Per un certo periodo fu
aperto pure un negozio di Alimentari nei locali dove c’è oggi il Bar 2000.
Un locale rifatto a nuovo con le vetrine tirate sempre a lucido, dove andava
certa gente che, per dimostrare che proveniva dal nord e quindi era
istruita, (essere del nord equivaleva, almeno allora, ad essere istruiti) di
mortadella o di formaggio ne chiedeva un etto piuttosto che cento grammi,
come facevano, invece, tutti gli altri compaesani che, poveri ignoranti
com’erano, di etti non ne avevano mai sentito parlare.
Un altro negozio di
alimentari fu aperto (sempre nel corso Garibaldi) una porta prima della
scalinata che portava alla mia casa, ad opera “di lu zì Caliddru” cioè “di
zio Calogero” (il cognome non lo ricordo più, ma forse doveva essere
Catanese) un uomo, questo sì che me lo ricordo, piuttosto alto e magro, con
un berretto in testa sotto il quale crescevano, sebbene radi, i capelli
bianchi.
Ma anche questo negozio,
cui badava tante volte anche la moglie, non ebbe molta fortuna e ben presto
chiuse i battenti. Lo stesso destino ebbe un negozio di generi alimentari
aperto lungo la scalinata che dal corso Garibaldi portava ai gabinetti
pubblici.
Un altro negozio di
generi alimentari era in via Buonarroti gestito “da don Silivesciu”, cioè da
don Silvestro, ma capitava raramente che io ci andassi perché molto lontano
da casa mia.
In fondo a questa via, a
due passi da Largo Pagano, c’era un altro negozio, sempre di alimentari, cui
badava “la zà Mimma Badogliu”. Era una donna alta e robusta e molto buona.
Abitava col marito nel piano sopra il negozio al quale accedeva da una scala
interna. Sopra il negozio c’era una terrazza con un pergolato.
Mi ricordo a proposito un
particolare: la buona donna cambiava anche monete antiche, non più in
circolazione, che cedeva in cambio di monete buone.
Dal Largo Pagano,
attraverso Via Arno, si raggiungeva un altro negozio di generi alimentari
cui badava “La zà Tota”, cioè “la “zia Antonia”.
Dove da bambino andavo
spesso a comprare l’olio, era “ni la zà Giuggia” cioè da “zia Giovanna” che
aveva il negozio in via Cavour.
Un amico di mio padre, un
certo Morgante, aveva, anche lui, un negozio di generi alimentari nel
quartiere San Rocco, in una traversa a sinistra prima della salita che
portava all’omonima chiesa.
Altri negozi erano in
altre vie, in altri quartieri, ma assolutamente non c’erano supermercati
che, allora, non erano stati ancora inventati.
Carmelo Luparello
Pubblicato dalla Testata
Giornalistica
Grotte.info Quotidiano
su www.grotte.info il 6 giugno 2011.
Per gentile concessione dell’Autore.
© Riproduzione riservata.
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06/06/2011 |
Eventi. Militello nella "Notte
Tricolore" a Grotte; di Nino Vicario |
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Gemellaggio |
Due sindaci: Calogero Lo Re e Paolo Pilato a confronto
per promuovere due “Neri di Sicilia” d’eccellenza.
Sono tornati ad incontrarsi due dei “Neri di Sicilia” tra i più eccellenti
del momento: il “Suino nero dei Nebrodi” e il “Nero d’Avola d’alta collina”,
il primo prodotto e trasformato a Militello Rosmarino, mentre il secondo
prodotto e imbottigliato a Grotte popolosa cittadina in provincia di
Agrigento. Infatti, mercoledì 1 giugno una delegazione guidata dal sindaco
Calogero Lo Re e dal presidente del Consiglio Calogero Blogna cui si sono
uniti, oltre i rappresentanti delle associazioni presenti sul territorio
militellese, alcuni cittadini, è partita alla volta di Grotte (paese a forte
vocazione commerciale) per ricambiare la visita già ricevuta il 27 febbraio
scorso, giorno in cui, i sindaci dei due centri – Calogero Lo Re e Paolo
Pilato – hanno firmato il protocollo di gemellaggio (già sancito a suo tempo
ufficialmente da una deliberazione dei rispettivi Consigli comunali) nato
dall’abbinamento tra questi due “Neri di Sicilia” dalla spontanea e
dirompente affinità, riconosciuta e valorizzata da “Slow Food” Valdemone:
il “Suino nero” (specie animale selezionata ed allevata allo stato
semibrado), il “Nero d’Avola” (vitigno selezionato dal quale si distilla uno
dei più rinomati vini siciliani).
A fare gli onori di casa a palazzo di città alla delegazione militellese è
stato il sindaco Paolo Pilato unitamente all’intero Consiglio comunale
grottese. La visita, coincisa con l’apertura della “Notte Tricolore”,
manifestazione che il comune di Grotte aveva organizzato per i 150 anni
dell’Unità d’Italia, “è stata un’occasione propizia - ha detto Paolo Pilato
rivolgendosi a Calogero Lo Re - per cementare vieppiù l’amicizia, lo
scambio culturale ed economico tra le due realtà da noi amministrate”.
Quindi è seguito nell’atrio della sede comunale, un interessante
incontro-dibattito sul Risorgimento italiano nel corso del quale la
delegazione militellese ha omaggiato la manifestazione tricolore con il
“Bersagliere romano” canto eseguito dal duo Parrino-Vicario, che rievoca la
semplicissima storia di un ragazzo romano che, pervaso da fervore
patriottico, nel 1860 si arruola volontario tra le file dei bersaglieri
corpo speciale dell’Esercito piemontese fondato dal generale Alessandro La
Marmora il 18 giugno 1836.
Al termine, i due sindaci aprono il corteo ufficiale lungo il Viale della
Vittoria pavesato di tricolore, raggiungendo Piazza Marconi. Qui, dopo
l’esecuzione dell’Inno Nazionale, i discorsi ufficiali e lo scambio dei
doni, la serata è proseguita con le visite ai “siti tricolore” (tutti
animati) dislocati lungo le vie del centro storico. Un sontuoso buffet
(rigorosamente di eccellenze prodotte da carni di suino nero e innaffiate
dal Nero d’Avola) ha chiuso il felice incontro. |
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Nino Vicario
(Corrispondente da Militello della “Gazzetta del Sud”)
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Nella foto, da sinistra: Antonio Salvaggio, Angelo Collura, Paolo Pilato,
Calogero Lo Re e Calogero Blogna.
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05/06/2011 |
Lettere. "Salvatore
Salvaggio, cantante di statura internazionale"; di Gaspare Agnello |
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M° Salvaggio |
Riceviamo e pubblichiamo.
"Caro
Carmelo,
leggo del grande successo avuto a San Pietroburgo dal nostro basso Salvatore
Salvaggio che, oltre a interpretare la sua parte, ha dovuto sostituire un
collega che ha avuto un malore. In tutti e due i ruoli Salvaggio è stato
apprezzato e osannato.
E' da tenere presente che la manifestazione Russa ha avuto valenza e
risonanza nazionale e che in quel paese si ha una grande considerazione
della musica lirica. Quindi quel successo consacra Salvatore Salvaggio,
cantante di statura internazionale.
Io voglio modestamente dire che, pur non essendo un melomane, ho capito
subito che Salvaggio aveva una grande voce, una grande educazione musicale e
soprattutto una grande capacità artistica che lo porta ad essere attore
"buffo".
Quindi il nostro accoppia la capacità vocale a quelli di interprete
dell'opera buffa. E per questo non ho mai dubitato del suo successo perchè è
legge di natura che l'olio, miscelato con l'acqua, viene a galla e non si
confonde con essa.
Salvatore è cantante di squisita sensibilità e attore genuino per cui ecco
il suo grande successo che lo porta a calcare le scene più prestigiose del
mondo lirico. La sua prossima tournèe in Giappone sarà un'ulteriore tappa
del suo successo che certamente non si fermerà.
Auguri al grande Salvatore Salvaggio e noi grottesi siamo orgogliosi di
avere tra i nostri figli un artista così importante.
Ai tanti giovani che si sono affermati fuori dal nostro paese eccellendo in
vari rami delle attività umane, dobbiamo aggiungere il Basso Salvatore
Salvaggio". |
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Gaspare
Agnello
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05/06/2011 |
Attualità. "Referendum sul
nucleare: per Celentano una questione di vita o di morte"; di
Calogero Chiarenza |
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Riceviamo e pubblichiamo.
"Va ricordato che per il 12
e 13 giugno di quest’anno sono stati indetti 4 referendum abrogativi, uno
dei quali riguarda le norme che prevedono la realizzazione nel territorio
nazionale di impianti di produzione di energia nucleare.
Agli elettori che si recheranno alle urne verranno consegnate 4 schede, tra
cui quella di colore grigio contenente il quesito relativo alle centrali
nucleari. Gli elettori potranno mettere una croce sul SI se non vogliono le
centrali nucleari oppure una croce sul NO se sono a favore delle centrali
nucleari.
Ritengo che al di là di una qualunque posizione ideologica, il 12 e il 13
giugno rappresentano momenti molto importanti nei quali i cittadini
italiani, attraverso il loro comportamento (astensione, votare NO, votare
SI), in pratica decideranno sulla sorte del loro futuro e delle generazioni
che verranno.
Che la tornata referendaria prossima possa rappresentare una “questione
di vita o di morte”, frase questa pronunciata da Celentano in
un’intervista nella trasmissione RAI “Annozero”, seppur, per alcuni, dai
connotati di esagerato allarmismo, a mio avviso non è una trovata
propagandistica. Nella frase di Celentano si annida una sacrosanta verità.
Diciamo il perché.
Le centrali nucleari rappresentano, rispetto ai benefici che producono, un
rischio troppo grande, soprattutto per le popolazioni residenti nelle
vicinanze che in varia misura potrebbero essere colpite dalla contaminazione
radioattiva. E se dovessero verificarsi incidenti gravi, tale contaminazione
potrebbe interessare zone distanti anche 100 Km.
Oltre ai rischi sulla salute connessi alla contaminazione radioattiva,
certamente esistenti nelle vicinanze delle centrali nucleari in una
situazione di un normale funzionamento degli impianti, sono da temere gli
eventuali incidenti a vari livelli (leggi
qui )
che possono compromettere la vita e rendere invivibile per migliaia di anni
zone con un raggio di svariate decine di chilometri. Inoltre rimane ancora
oggi insoluto il modo di come rendere innocuo lo stoccaggio delle scorie
radioattive prodotte a fine ciclo dalle centrali nucleari.
Ricordiamo che in base all’art. 5 e al relativo allegato del Decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri 8 aprile 2008 (Governo Prodi) gli
impianti civili per produzione di energia e lo stoccaggio delle scorie
radioattive sono suscettibili di essere oggetto di segreto di Stato.
Questo significa che i cittadini, a causa del segreto di stato, non potranno
avere alcuna informazione sulla centrale nucleare in ordine:
- alla scelta del
sito di costruzione;
- ai controlli durante la
costruzione e durante l’esercizio;
- al
verificarsi di eventuale incidenti;
- allo stoccaggio delle
scorie radioattive prodotte.
Poiché la radioattività non ha odore o segni visibili e le conseguenze della
contaminazione radioattiva esplicano gli effetti dannosi per la salute a
medio e lungo termine, soltanto dopo vari anni le popolazioni potranno
constatare che nel loro territorio sono state seminate malattie e morte a
loro insaputa.
E’ indubbio che la maggioranza degli italiani non vuole le centrali
nucleari, specialmente vicino casa propria. Pertanto, l’unico modo in questo
momento per non far passare assolutamente il cinico concetto, secondo cui la
produzione dell’energia nucleare è come fare la guerra nel senso che occorre
sacrificare delle vite umane in nome dello sviluppo, è recarsi alle urne per
rispondere al quesito referendario sul nucleare il 12 e 13 giugno 2011.
Credo sia utile dare un’idea delle dimensioni di una zona che potrebbe
essere raggiunta da una contaminazione radioattiva per un incidente ad una
centrale nucleare.
Se dovesse sorgere una centrale nucleare nei pressi di Palma di Montechiaro
(cosa molto probabile, ma lo si saprà soltanto come passaparola al momento
dell’allestimento del cantiere) e malauguratamente dovesse accadere un
incidente grave, verrebbe irrimediabilmente distrutta o compromessa per
migliaia di anni la vita dell’area geografica comprendente i territori di
Licata, Campobello di Licata, Ravanusa, Canicatti, Naro, Camastra,
Racalmuto, Grotte, Aragona, Favara, Agrigento, Porto Empocle e Comitini.
Se l’incidente dovesse poi essere molto grave, la contaminazione arriverebbe
sino alle province di Caltanissetta, Enna, Palermo, Trapani, Catania,
Ragusa.
Per non parlare poi della contaminazione dell’acqua e della fauna del tratto
di mare che fronteggia la zona costiera che va da Porto Empedocle sino a
Licata.
Sarebbe una vera catastrofe e peggiore di un terremoto. Infatti le zone ove
si verificano terremoti sono sempre raggiungibili dai soccorsi e senza
pericoli di contaminazione per i soccorritori e, nonostante i feriti e i
lutti, dopo alcuni anni le stesse zone colpite dal terremoto risorgerebbero
a nuova vita senza pericoli permanenti per la salute. Ma una zona colpita da
un grave incidente nucleare rimarrà contaminata e non vi potrà essere più
vita salutare per centinaia, per non dire migliaia di anni per gli uomini,
gli animali e le piante.
Quale turista poi verrà a visitare le nostre coste e la Valle dei Templi?
Quindi anch’io sono d’accordo nel pensare come
Celentano e cioè che il referendum del 12 e 13 giugno è una questione di
vita o di morte". |
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Ing. Calogero Chiarenza |
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Dalla Redazione.
Per chi volesse approfondire:
"Nucleare", servizio di "Presa diretta"
"L'inganno", servizio di "Report"
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04/06/2011 |
Società. "2 SI per l'acqua
bene comune"; manifestazione domani a Grotte |
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Manifesto |
Domenica 5 giugno, alle ore 19.00 in Piazza Marconi, si terrà una
manifestazione avente come tema “2 SI PER L’ACQUA BENE COMUNE”, finalizzata
alla sensibilizzazione ai referendum del 12 e 13 giugno prossimi, che hanno
come esclusivo obiettivo fermare la privatizzazione dell’acqua.
L’acqua è un bene essenziale che appartiene a tutti: nessuno deve
appropriarsene, né trarne profitti.
La manifestazione sarà introdotta e coordinata da Pino Mancuso, Presidente
dell’Associazione Politico-Culturale “Città Futura”- Grotte.
Interverranno:
- Il Sindaco Paolo Pilato, e l’Assessore Tonino Caltagirone in
rappresentanza dell’Amministrazione Comunale;
- Filippo Giambra;
- Totò Carlisi.
Si invita la cittadinanza a partecipare.
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04/06/2011 |
Scuola. Concluso lo scrutinio
dei voti sulla settimana corta |
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Si è conclusa la consultazione sulla
"settimana corta" indetta dall'Istituto Comprensivo "Angelo Roncalli" di
Grotte. I genitori degli
alunni delle classi terze, quarte e quinte della scuola elementare, e delle classi prime e seconde della scuola media,
chiamati a pronunciarsi sulla proposta di attuare, a partire dal prossimo
anno scolastico 2011/2012, l'orario scolastico dal lunedi al venerdi, dalle ore 08.00 alle ore 13.40,
con il sabato libero, o di continuare a mantenere l'orario attuale, si sono
espressi in maggioranza contro la proposta della "settimana corta".
I risultati definitivi dello spoglio sono:
- per le classi terze e quarte della scuola elementare: votanti 114; favorevoli
40 ; contrari 74;
- per le classi quinte della scuola elementare e le prime e seconde della scuola media:
votanti 92; favorevoli 21; contrari 71.
Risultati totali: votanti 206; favorevoli 61; contrari 145.
Dalla Redazione.
In merito all'argomento, ormai definito, si prega di non inviare ulteriori
commenti, che non potranno trovare pubblicazione.
Carmelo Arnone |
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04/06/2011 |
Lettere. Derio Garufo, il
nostro calciatore in "C1"; di Gianni Costanza |
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Riceviamo e pubblichiamo.
"Da ex calciatore e da ex dirigente, desidero incoraggiare la nostra
giovane speranza calcistica locale, Derio Garufo, che con il suo Taranto -
Serie "C-1", domenica 5 giugno alle ore 16.30, allo Stadio Flaminio di Roma,
è impegnato a disputare i play-off, contro la 3^ squadra di Roma,
per designare la squadra che deve andare in Serie "B".
Ricordo che alcuni anni addietro, il nostro Grotte giocava nel campionato di
III Cat., un piccolo calciatore in erba, dal nome Derio Garufo, per il suo
impegno, per le sue doti tecniche, ma gracile nel fisico perchè piccolo, mi
ha molto impressionato. Alcuni anni addietro, in occasione di una mia
partecipazione ad un programma sportivo a "Tutto Campo" di TVA, condotto
dall'amico Gerlando Micalizio, ho voluto parlare con entusiasmo di
un calciatore allora in erba, Derio Garufo, calciatore del Grotte campionato
di III Cat. sottolineando che presto avremmo sentito parlare di questa
giovane speranza del calcio grottese. Bene, dopo qualche anno, a seguito di
enormi sacrifici uniti a quelli di suo padre Franco, primo tifoso e
management per eccellenza, come avevo preventivato, viene fuori il
calciatore Derio Garufo, che in breve tempo, eliminati alcuni difetti,
perfezionatosi nella tecnica calcistica individuale,
rafforzatosi atleticamente, e arricchendo la visione del gioco di squadra, è
stato tesserato dalla blasonata squadra dell'Akragas campionato di
Eccellenza che ho seguito come tifoso, bypassando cosi, ben tre campionati
la II Cat, I Cat. e Promozione.
L'anno successivo viene acquistato dal Trapani dove ha vinto il campionato
di Serie "D"; successivamente acquistato dalla Nissa (Caltanissetta) in
serie "D" ha dato il meglio di se stesso realizzando goals decisivi per
l'alta classifica.
Nella Nissa (Caltanissetta), è stato l'atleta più seguito, più attenzionato
il più coccolato, fino ad essere acquistato dal Taranto Serie "C-1"
Campionato professionistico di grande prestigio.
Il giuoco del calcio, è uno sport collettivo non individuale, da sempre
svolge un ruolo importante per i suoi benefici fisici
e morali indispensabili per la formazione individuale. Lo sport, da
sempre, ha assunto quella importante funzione di aggregare i giovani fragili
nelle devianze pericolose. In questi ultimi anni, questi pochi calciatori
locali contesi da società dilettantistiche siciliane e professionistiche del
centro-Italia, come il Taranto, riescono a portare in alto il nome
del nostro piccolo paese di Grotte.
Oggi, dalle nostri parti, parlare di atleti locali professionisti è arduo e
difficile.
Quindi, parlare del nostro Derio Garufo, grottese doc, calciatore
professionista deve inorgoglire non solo il sottoscritto in quanto ex
calciatore, ma tutti i grottesi che a Taranto, bellissima città della
Puglia, ci sentiamo, degnamente, rappresentati non solo da un bravissimo
giovane calciatore ma soprattutto da un ragazzo di sani principi, educato,
gentile e, soprattutto, umile che fa onore alla città di Grotte.
Sono sicuro che se nella nostra provincia di Agrigento, ci fosse qualche
squadra che disputasse un campionato di Serie "C-1", Derio Garufo sarebbe il
calciatore più felice in quanto tutte le domeniche, potrebbe inebriarci dei
suoi dribling e delle sue prelibatezze calcistiche.
Quindi, caro Derio, a nome mio personale e di tutti i tifosi grottesi, mi è
gradito formulare i migliori auguri per conquistare la sospirata promozione
in Serie "B" che spalancherebbe le porte ad una folgorante carriera
calcistica.
Non mollare, nello spogliatoio ed in campo, incita, incoraggia, sprona i
tuoi compagni di squadra dicendo loro che questa è una rara ed unica
occasione che non bisogna fare sfuggire.
Tutta Grotte, domenica tiferà per il Taranto la tua, la nostra squadra.
Il tuo amico di sempre". |
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Gianni Costanza
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04/06/2011 |
Lettere. "Sono favorevole
alla settimana corta"; di Mimmo Butera |
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Riceviamo e pubblichiamo.
"Vorrei anche io contribuire al dibattito che si è
aperto sulla proposta di attuare la settimana corta nella scuola ed
esprimere sinteticamente le ragioni che mi inducono ad essere favorevole
verso questa proposta.
Qualcuno si è chiesto: “cosa faranno i nostri figli il sabato senza scuola,
si annoieranno davanti alla televisione?”. A tale interrogativo si può
agevolmente rispondere che il sabato libero può consentire alle famiglie la
realizzazione di un momento di serena condivisione, in cui pacatamente
possono essere affrontate questioni che una frenetica settimana lavorativa
non consente di focalizzare e valorizzare.
Forse i nostri figli, godendo di una giornata libera possono applicarsi
senza frenesia ed ansia alle incombenze scolastiche, e possono inoltre in
modo razionale organizzarsi per promuovere una vita sociale più proficua ed
interessante, in cui l’elemento ricreativo della amicizia e delle sue
diverse implicazioni trova sicuramente un contesto concreto di
realizzazione.
Certamente questo auspicio potrebbe trovare un riscontro se gli insegnanti
si contenessero nell’oberare eccessivamente gli alunni di compiti.
I nostri figli non sono automi! Devono avere i loro tempi, i loro momenti di
aggregazione sociale e magari religiosa che influiscono in modo valido e
determinante sulla loro maturazione.
Siamo abituati a pianificare in modo rigido e pressante impegni ed attività
dei nostri ragazzi, senza porci l’essenziale interrogativo se la complessità
delle iniziative in cui sono coinvolti possa corrispondere adeguatamente
alle loro aspettative ed esigenze spirituali ed umane.
Non commettiamo tutti l’errore di considerare la scuola un comodo
parcheggio!
La cosiddetta settimana corta scaturisce dall’esigenza preminente di fare
fronte ai drastici tagli del personale docente in modo che nei giorni in cui
si verifichi l’assenza degli insegnanti titolari, le classi non vengano
smembrate ma possano essere proficuamente affidate al docente presente.
Il modello organizzativo di cui stiamo parlando, quindi, oltre a fare fronte
a questo problema, concretizzerebbe, soprattutto, le aspirazioni legittime
di una realtà scolastica complementare a dinamiche ed istanze sociali e
culturali autentiche, fondate e contemporanee". |
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Mimmo Butera
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04/06/2011 |
Lettere. "Per una scuola di
qualità e non di quantità"; di Rosetta Palermo |
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Riceviamo e pubblichiamo.
"Gentile redazione,
ieri sera, collegandomi a questo sito, ho letto la proposta avanzata dai
docenti del Consiglio d’Istituto di ridurre da sei a cinque i giorni della
settimana scolastica di tutte le classi della scuola "A. Roncalli" di
Grotte. Siccome sono mamma di una bambina di otto anni che frequenta la
scuola primaria del comune di Cittadella (PD), non ho potuto fare a meno di
paragonare gli orari proposti, con quelli di mia figlia.
Consapevole della differenza tra i servizi e le strutture delle scuole del
Nord con quelle del Sud, mi sono limitata a fare un confronto delle ore
scolastiche giornaliere e sinceramente mi sembra eccessivo che ai piccoli
studenti di Grotte si chieda di stare in classe per circa sei ore
consecutive, con solo da una piccola merenda mattutina.
Mi sembra una vera forzatura!
E’ vero che qui c’è il tempo pieno (si entra alle 08.00 e si esce alle
16.30) ma è un tempo riempito anche di pause (tre per l’esattezza, una di 15
minuti alle 10.00, la pausa mensa dalle 12.00 alle 13.15 ed un'altra pausa
breve alle 15.00); durante le quali i bambini, oltre che mangiare, possono
raccogliere le energie sufficienti per i momenti successivi.
Avendo trascorso tutte queste ore a scuola quando si arriva a casa non ci
sono, di solito, compiti da fare se non qualche lettura o qualche disegno da
completare, si può così trascorrere il pomeriggio commentando il lavoro
svolto a scuola o anche qualche episodio della vita relazionale con i
compagni e gli insegnanti.
Solo nel week-end ci sono i compiti per casa, pertanto i bambini trovano il
tempo per il catechismo, la piscina, la pallavolo etc. e per uscire, la
domenica con i genitori.
Mi scuso se mi sono dilungata, volevo solo puntualizzare che il tempo scuola
è molto importante e deve essere programmato a misura dei bambini, ai quali
va data la possibilità di vivere la scuola non solo come un luogo di
continuo impegno e affaticamento mentale ma un luogo dove ci siano spazi e
tempi liberi per confrontarsi con i compagni e poter costruire man mano la
propria identità… .
E’ auspicabile, secondo il mio modesto parere, che tutti i bambini abbiano
il tempo di assimilare bene gli argomenti proposti dall’insegnante per una
scuola di qualità e non di quantità". |
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Rosetta
Palermo
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04/06/2011 |
Lettere. "Per la prima volta
mi trovo a dover dissentire"; di Lucia Cappuccio |
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Riceviamo e pubblichiamo.
"Egregio dott. Carmelo Arnone
seguo sempre con interesse i Suoi editoriali e per la prima volta mi trovo a
dover dissentire e soprattutto a prendere una posizione che ad alcuni
potrebbe sembrare favorevole all'attuale Dirigente Scolastico dell'Istituto
Comprensivo Roncalli anche se così non vuol essere.
Due anni fa infatti, con l'entrata in vigore della nuova normativa, restai
molto sorpresa quando, pur essendo ben chiaro, forse solo agli addetti ai
lavori, l'attuale dirigente scelse le famose trenta ore decretando di fatto
la salvezza di un'aula, ma la perdita di personale sia docente che A.T.A.!
Così diociotto mamme, che avevamo chiesto le 40 ore, ringraziammo
l'amministrazione comunale che si era mostrata disponibile a trovare i fondi
per la mensa scolastica ed iniziammo la nostra avventura nel mondo della
scuola primaria e l'istituto perse il primo posto docente senza
accorgersene, essendovi i pensionamenti!!
Quest'anno le ore sono scese a 27 con 2 di rientro pomeridiano il venerdì!
Sarebbe facile polemizzare chiedendo ai genitori consiglieri dov'erano
allora e ricordare che, forse in quell'occasione la cosa non toccava nessuno
di loro, poiché il rientro era solo per le prime e le seconde elementari e
non erano coinvolti forse i loro figli!
Ancora oggi chiamate alle urne solo i genitori dei bambini dalla quarta
classe a salire senza chiedere il nostro parere pur sapendo perfettamente
che da questa decisione dipenderà anche il nostro orario!!!
Ma non è la polemica che cerco!
Se oggi mi sono permessa di scriverle è solo perchè una frase proprio non la
posso ammettere: “negazione agli alunni, nel giorno del sabato, della
possibilità di fruire dei momenti di socializzazione e di crescita umana e
culturale, costituiti dall'incontro con i compagni ed i docenti (si
troverebbero a casa da soli, davanti alla tv, al pc o al videogioco; in
definitiva una perdita senza adeguata compensazione della giornata di
apprendimento e formazione)”.
E la famiglia egregio dottore dove è finita?
I genitori oggi, mi vuol lei affermare che non essendovi scuola il sabato e
non avendo i ragazzi compiti da fare non sanno “adeguatamente compensare la
giornata di apprendimento e formazione”?
In questo la debbo contraddire: mia figlia attende febbrilmente il fine
settimana e non per mettersi davanti la televisione od il pc!!
Essendo noi, genitori che lavoriamo, ed avendo ora nostra figlia anche il
sabato libero, abbiamo trovato il tempo per fare delle attività insieme
senza lasciare indietro i compiti, il catechismo, la SS Messa, il pasto
domenicale... .
Così siamo andati nel bosco ed abbiamo cercato i vari tipi di foglie che la
maestra aveva spiegato, siamo stati al Presepe Vivente o a vedere gli archi
di Pasqua; siamo stati in spiaggia in inverno ed abbiamo osservato i
cavalloni marini, ma abbiamo fatto una cosa che spesso nella frenesia delle
giornate non si ha il tempo di fare: abbiamo preso i piedi ed abbiamo
“scoperto” Grotte.
Non nego che vi siano state le giornate piovose in cui siamo stati dietro i
vetri ad inventare storie fantastiche, immaginando che le nuvole fossero ora
fate ora streghe, ora dolce zucchero filato, abbiamo chiamato altri bambini
e giocato a Monopoli o ad Uno o guardato insieme qualche vecchio cartone
della Disney... .
Ma siamo anche stati in libreria e siamo diventate lettrici appassionate di
Geronimo Stilton, ci siamo ricoperte di farina impastando il pane come si
faceva una volta... .
Di questo anno scolastico, che oramai volge al tramonto, la cosa che
ricordo, forse, con più piacere non sono le letture di italiano, né le
moltiplicazioni, né tantomeno la poesia in siciliano di religione, ma i
sabati passati con il “mio piccolo cuoricino” che ogni giorno vedo sempre
meno bimba e che so saranno sempre più rari... .
Mio caro Dott. Carmelo Arnone la prima formazione viene a casa e se il
sabato le mie figlie si trovassero a casa da sole davanti alla tv prima di
dare la colpa alle istituzioni o ai cospicui tagli alle risorse economiche
farei un esame sul mio comportamento di genitore e verificherei perchè mia
figlia preferisce la tv o un videgioco piuttosto che un'attività con noi
genitori o con i suoi coetanei!!!". |
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Lucia Anna
Maria Cappuccio
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03/06/2011 |
Chiesa. "La Famiglia, luogo e
fonte di santità"; incontro diocesano delle famiglie |
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Locandina |
Dopo un anno pastorale ricco di incontri itineranti,
momenti di formazione e confronto fraterno, l'Ufficio Diocesano di Pastorale
Familiare dell'Arcidiocesi di Agrigento comunica il nuovo appuntamento per
le famiglie e le giovani coppie: sabato 4 giugno 2011, a partire dalle ore
17.00, a Porto Empedocle, nella parrocchia della SS. Trinità (c.da Ciuccafa).
Sarà l’occasione nella quale le famiglie si incontreranno come Chiesa e
condivideranno con don Paolo Gentili, direttore nazionale dell’Ufficio per
la Pastorale della Famiglia della CEI, il tema della “Famiglia luogo e fonte
di santità”.
Saranno presenti famiglie che hanno vissuto l’esperienza della santità ed
hanno accettato di condividerla attraverso la testimonianza. L’incontro si
concluderà con la celebrazione eucaristica, subito dopo la quale i giovani
del locale oratorio presenteranno un musical. L'invito a partecipare è
rivolto indistintamente a tutte le famiglie dell'Arcidiocesi.
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03/06/2011 |
Iniziative. "Sicilia 1943 -
L'attacco al ventre molle dell'Europa"; giornata di studi a Racalmuto |
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Locandina |
Il 5 giugno chiude le manifestazioni, legate alla
“Festa del turismo” di Racalmuto, la giornata di studi “Sicilia 1943 -
L’attacco al ventre molle dell’Europa”.
L’evento, ospitato dalla Fondazione Leonardo Sciascia, organizzato per
ricordare il prossimo 70° anniversario dello sbarco in Sicilia nel 2013,
annovera, tra i suoi relatori:
- il dott. Ezio Costanzo storico, giornalista, autore di libri sullo sbarco
in Sicilia e sulle commistioni tra gli alleati e la mafia;
- il dottor Fabrizio Francaviglia, storico e scrittore, autore di uno dei
testi più interessanti sulla storia militare dello sbarco;
- il dottor Mimmo Macaluso, Ispettore Generale onorario dell’Assessorato
Regionale Beni Culturali, subacqueo archeologo della Lega Navale italiana,
collaboratore di National Geographic;
- la dottoressa Carmela Zangara, storica e scrittrice autrice di libri sulla
storia di Licata durante il periodo dello sbarco;
- il dottor Giancarlo Picchioni, ed il dottor Francesco Città, membri dell'archeoclub
di Gela, autori di pubblicazioni storiche di notevole interesse;
- Alberto Moscuzza presidente dell'associazione Lamba Doria di Siracusa,
autore di testi sulle fortificazioni e sugli avvenimenti della piazzaforte
Augusta/Siracusa;
- Giovanni Iacono, ufficiale dell'esercito italiano, storico ed autore di un
pregevole libro che racconta le fasi salienti della difesa italiana durante
lo sbarco di Gela.
Durante i lavori, verranno presentati ufficialmente gli itinerari storici
“le vie degli alleati” legati allo sbarco in Sicilia.
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02/06/2011 |
Chiesa. 34^ Convocazione
Nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo; da oggi a domenica |
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Vedi il sito |
Da 2 al 5 giugno, presso la fiera di Rimini, si celebra
la 34^ Convocazione Nazionale di Gruppi e delle Comunità del Rinnovamento
nello Spirito Santo. Sarà un grande evento di popolo, un raduno carismatico,
un evento ecclesiale che si ripete puntualmente e che rappresenta, per molti
uomini e per molte donne del nostro tempo, l'occasione per sperimentare una
fede gioiosa, l'occasione per incontrare una chiesa viva, l'occasione per
riscoprire Gesù e provare ad amarlo ed a conoscerlo di più.
"La mia carne per la vita del mondo" (Gv 6,51b) è il tema della
convocazione. Un tema attuale, un tema drammatico perchè inserito nelle
pieghe di una storia, quella che viviamo ogni giorno, nella quale il mistero
della sofferenza, della morte, dell'abbandono, del rifiutato, del
perseguitato, del povero, del sofferente, ci sembrano inspiegabili, ci
sembrano talora ingiustificabili; addirittura insignificanti. Gesù dà la
vita perchè noi abbiamo a vivere una vita piena, buona, felice, che nasce e
rinasce ogni giorno nella forza dello Spirito Santo. Alla convocazione
saranno presenti Testimoni d'eccezione, Cardinali, Vescovi, Relatori di fama
internazionale, e poi tanta gente comune, tanta gente semplice che ha
riscoperto il potere, la gioia, la bellezza della preghiera comunitaria,
della lode, della danza. Si vivranno momenti speciali, celebrazioni
speciali, appuntamenti comunitari che permetteranno di cogliere meglio il
destino del nostro mondo attraverso la Parola di Dio e la luce di Gesù.
Anche da casa è possibile seguire la convocazione, nei seguenti modi:
- sulle frequenze di Radio Maria (venerdi 3, dalle 09.30 alle 12.30; sabato
4, dalle 09.30 alle 12.00; domenica e, dalle 08.50 alla fine della Messa);
- sul canale satellitare "Viva l'Italia Channel", canale Sky 830 , (in forma
integrale);
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via internet, in diretta sul sito del canale "Viva l'Italia Channel"
-
via internet, in streaming sul sito Rns-Italia.it
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02/06/2011 |
Iniziative. Convegno del "Lions
Club Zolfare" sul 150° dell'Unità d'Italia, al teatro "Regina
Margherita" |
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Invito |
Il "Lions Club Zolfare" presenta, oggi 2 giugno 2011
alle ore 19.00 presso il teatro "Regina Margherita" di Racalmuto, un
convegno e concerto sul tema "Il 2 Giugno nel 150° anniversario dell'Unità
d'Italia".
Questo è il programma della manifestazione:
ore 19.00
- saluti: Salvatore Petrotto (Sindaco di Racalmuto)
- introduzione: Angelo Collura (Presidente del Lions Club Zolfare)
- intervento: Patrizia Pilato (Preside I.T.C. "M. Fodera'")
- relazione conclusiva: Gianfranco Amenta (Docente Universitario Palermo)
- seguirà il concerto lirico "G. Verdi nell'Unità d'Italia" a cura
dell'associazione culturale "Almak"
coordinato dal soprano Fiammetta Bellanca
- conclusione della serata con buffet nella sala adiacente il teatro.
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Programma |
02/06/2011 |
Lettere. "Il mio
ringraziamento al dott. Vitello"; dell'assessore Piero Castronovo |
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Piero Castronovo |
Riceviamo e pubblichiamo.
"A seguito delle “riflessioni” pubblicate su questo sito dal concittadino
dott. Salvatore Filippo Vitello Procuratore della Repubblica di Lamezia
Terme, sento il dovere, e questa volta lo faccio pubblicamente, di
rivolgergli il mio di ringraziamento per essere, lui, grottese ed orgoglioso
grottese.
Costituisce caratteristica fondamentale dei Grandi Uomini il non rinnegare
le proprie origini ed il dott. Filippo Vitello non perde occasione per
esternare a chiunque che nel suo cuore il paese di origine ed i suoi
compaesani occupano uno spazio privilegiato, così come tutti i suoi
ricordi. Di questo, anche io, ne sono onorato ed onorato di averlo
conosciuto di persona dopo averne sentito parlare bene per anni.
E’ vero e lo confermo, che la testata giornalistica locale “Grotte.info
Quotidiano” riveste una utilità sociale di altissimo rilievo culturale e
civile. E’ uno strumento di Democrazia di Legalità e di Confronto, per
questo ringrazio Carmelo Arnone per il sacrificio che i continui
aggiornamenti del sito gli costano. Ci ha dato la possibilità di conoscere
meglio e da vicino un uomo, dalle indubbie capacità, dalla grande
intelligenza, dal grande affetto che certamente sul piano della Legalità
darà a Grotte un contributo non indifferente assieme a noi amministratori
che abbiamo il dovere, per primi, di difendere i nostri concittadini da ogni
sorta di aggressione malavitosa.
Grotte è un paese di gente onesta, di gente laboriosa, dell’associazionismo
florido, dei commercianti intraprendenti che certamente merita di essere
difesa e per utilizzare un concetto espresso dal dott. Tano Grasso durante
la manifestazione sulla legalità di venerdì scorso presso le scuole di
Grotte, deve essere spronata a fare squadra per difendersi da eventuali
tentativi maldestri verso una cultura di progresso e di legalità.
Ringrazio ancora il dott. Filippo Vitello per le belle parole espresse sulla
mia persona. Cerco di fare nel migliore dei modi e con umiltà quello che ho
appreso dall’esperienza degli “ultrasessantenni” che animavano lo spirito
della “nobile arte del fare politica” di un tempo della gloriosa Democrazia
Cristiana. Allora ricordo che la politica era servizio, servizio accanto ai
bisognosi ed ai più deboli attività di quelli che ci definiamo ancora
cattolici impegnati in politica. Ho cominciato a fare politica ad appena sei
anni, stavo attaccato a mio padre perché non mi lasciasse a casa quando si
svolgevano le riunioni di partito o meglio ancora i comizi e le campagne
elettorali. Ricordo con piacere le bellissime persone che con coraggio
affrontavano le varie sfide politico-istituzionali di allora e che si
facevano utile filtro tra i cittadini e le istituzioni municipali: il signor
Mimmo Morreale, il signor Andrea Agnello (Lu Zi Niria), il signor Antonio
Maida, il signor Matteo Collura, il prof. Antonio Lauricella, Michele Di
Mino, Lillo Collura, Antonio Salvaggio allora giovanissimo etc. ma devo
tanto della mia formazione politica a tre persone che con l’occasione è
doveroso pubblicamente ringraziare.
Mi riferisco a mio padre, un padre che merita tutto il mio cuore e che oltre
ad avermi inculcato il sentimento dell’altruismo e dell’umiltà mi ha
regalato l’opportunità di servire i miei concittadini.
Alla buon’anima del dott. Angelo Vassallo, ginecologo, consigliere comunale
a Grotte dal 1946 al 1986 del quale ricordo le tante raccomandazioni sulla
necessità della correttezza in politica, strada difficile ma lungimirante.
Al mio caro padrino Totò Carlisi per i tanti buoni consigli ed insegnamenti
nei quattro anni di sua Sindacatura e per avermi tracciato la via maestra
verso la buona politica.
Concludo ritornando a ringraziare il Procuratore Vitello a cui rivolgo
l’invito di starci costantemente vicino, ed un ringraziamento alla sua
Signora per averci onorato della presenza lo scorso venerdì". |
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Piero Castronovo
Assessore Municipale
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02/06/2011 |
Lettere. Disappunto sul
referendum scolastico sulla "settimana corta"; di Rosalba
Criminisi |
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Istituto "Roncalli" |
Riceviamo e pubblichiamo.
"Gentile
Redazione,
a nome di molti genitori dei bambini che a settembre entreranno al primo
anno della scuola primaria e di quelli che passeranno al secondo e al terzo,
esprimo il mio disappunto sulla nostra esclusione al referendum scolastico
sulla “settimana corta”.
Ritengo che, alla luce dell'esperienza già vissuta in quest'anno scolastico,
sia giusto esprimere nuovamente il nostro voto, riconfermando il nostro
consenso o esprimendoci in senso contrario.
Cordiali saluti". |
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Rosalba
Criminisi
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02/06/2011 |
Scuola. Le ragioni della
proposta della "Settimana Corta"; comunicato ufficiale |
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Riceviamo e pubblichiamo, così come pervenuto tramite canale istituzionale,
il comunicato ufficiale dell'Istituto Comprensivo "Angelo Roncalli" di
Grotte sulle ragioni della proposta della "Settimana Corta".
Il comunicato reca in calce, come firmatari, i nominativi degli
insegnanti componenti del Consiglio d'Istituto.
Leggi il comunicato ufficiale
Ricordiamo inoltre che, in merito alla "settimana corta", i genitori sono chiamati ad esprimere
il proprio parere nella consultazione che si svolgerà sabato 4 giugno, dalle ore 08.00 alle ore 13.00, all'interno del
plesso "Roncalli" al Viale della Vittoria.
Potranno votare i genitori degli
alunni delle classi terze, quarte e quinte della scuola elementare, e
delle classi prime e seconde della scuola media.
E' probabile che il quesito che troveranno sulla scheda sia il seguente:
Si dichiara di
ACCOGLIERE la
proposta deliberata dal Collegio dei docenti
inerente alla settimana corta, per l'anno scolastico 2011/2012;
Orario scolastico dal lunedi al venerdi: dalle ore 08.00 alle ore 13.40.
NON ACCOGLIERE
la proposta deliberata dal Collegio dei docenti
inerente alla settimana corta, per l'anno scolastico 2011/2012;
e di voler mantenere l'attuale orario scolastico.
La consultazione avverrà a scrutinio segreto e potrà
votare un solo genitore per alunno; non sarà necessario raggiungere
un quorum, quindi sarà valida qualunque sia il numero dei votanti. L'opzione
che raggiungerà la maggioranza dei consensi sarà vincolante per la decisione
che verrà successivamente deliberata dal Consiglio d'Istituto.
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02/06/2011 |
Lettere. "Indignazione e
rassegnazione: due parole da ricordare"; di
Silvia Carli |
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Riceviamo e pubblichiamo.
"Caro Carmelo,
ho avuto il piacere di assistere all’incontro tra il dottor Vitello e gli
studenti, e per me (e non solo per me) è stata un’esperienza totale ed
emozionante.
Il dottor Vitello ha incantato e trascinato, e in una frazione di secondo ha
creato un grande contatto umano che ha arricchito e fatto stare bene tutti,
ed è riuscito a farlo con la fluidità di un’onda e l’energia di un uragano,
animato da un fiume sotterraneo di entusiasmo.
Con gentilezza e delicatezza ha stabilito relazione, confidenza e
comunione... a dir poco... STUPEFACENTE. Ci sono due parole che il dottor
Vitello ha detto ai ragazzi e che vale la pena di ricordare: INDIGNAZIONE E
RASSEGNAZIONE.
Ha invitato i ragazzi a recuperare il senso dell’indignazione, a riscoprirne
il suo valore. L’indignazione è un’emozione forte, è una risposta
appassionata, e anche piena di intelligenza, determinata dall’urto con la
realtà. E' un sentimento vibrante, che non riesce a stare chiuso dentro di
noi ma chiede con forza di uscire fuori per entrare nella realtà e
ribellarsi per qualcosa che si ritiene riprovevole, ingiusto e indegno. Ma è
anche un momento di libertà, di un pensiero critico e indipendente, che
esprime quel che pensa, ma soprattutto quel che vede. Si può considerare un
fortissimo impulso verso l’agire e il non subire. L’importante è non ridurla
a pura retorica o nulla può fare contro l’indifferenza e la rassegnazione.
Ed eccoci arrivati alla seconda parola chiave del dottor Vitello: la
RASSEGNAZIONE.
La rassegnazione è una trappola della nostra vita e consiste nel rinunciare
alla soddisfazione di un desiderio che continua però a vivere nella nostra
anima. E' come condannarsi a vivere in un lutto che si vuole conservare
sempre indeterminato e sempre a metà elaborato. Io la considero il grande
rifugio di coloro che hanno deciso di invecchiare prima del tempo. La
rassegnazione non esprime sapienza perchè non appaga. Ma non esprime neanche
sventura perchè non dà dolore. Diciamo che è un percorso intermedio, un
rifugio per coloro che credono di doversi accontentare di un'esistenza senza
rischi perchè non sono intenzionati a sfidare i propri limiti. Anzi, direi
che è una doppia trappola: è troppo confortevole per volerne uscire, è
troppo rigida per volerci restare.
E allora bisogna assolutamente ricordarsi della felicità che precede ogni
contrasto e della saggezza che consegue a ogni fallimento. E' così che si
attraversa ogni esistenza.
Grazie di cuore a lei, dottor Vitello e un grazie anche a te, caro Carmelo". |
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Silvia Carli
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01/06/2011 |
Comune. Per le celebrazioni
del 150° dell'Unità d'Italia, chiuso il traffico dal "Portobello" al
Calvario |
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COMUNE DI GROTTE
Provincia di Agrigento
CORPO DI POLIZIA MUNICIPALE Ordinanza n. 14
del 23/05/2011 IL SINDACO
Visto il programma delle manifestazioni per il "150° anniversario dell'Unità
d'Italia", che avrà luogo in Grotte nei giorni 1 e 2 giugno 2011, denominato
"Notte Tricolore", con una serie di spettacoli che interessano le vie
principali del centro urbano;
Considerato che per il normale svolgimento delle manifestazioni si rende
necessario inibire alcune vie al traffico veicolare, nonchè alla sosta;
Visto l'art. 7 del D.L. 30.04.1999, n° 285 "Nuovo Codice della Strada";
Visto il D.P.R. 16.12.1992, n° 495 "Regolamento d'esecuzione e di attuazione
del Nuovo Codice della Strada";
Visto il D. Lgs 18 agosto 2000, n° 267;
ORDINA Mercoledi 1° giugno 2011 dalle
ore 18.00 alle ore 24.00,
Giovedi 2 giugno 2011 dalle ore 00.00 a fine manifestazioni,
è istituito il divieto di transito e di sosta per tutti i veicoli con
rimozione forzata in:
- Viale della Vittoria dal civico n° 1 al civico n° 185 (dalla Chiesa del
Carmelo al bar Portobello);
- Corso Garibaldi dal civico n° 1 al civico n° 42 (dalla Chiesa del Carmelo
alla banca Monte dei Paschi);
- Piazza Umberto I;
- Piazza Marconi
così come da segnaletica all'uopo installata.
L'U.T.C. è incaricato della dislocazione della segnaletica stradale e delle
transene su indicazione del Corpo di Polizia Municipale.
Dalla Residenza Municipale lì, 23 maggio 2011
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Il Responsabile di P.O. n° 1
Isp. Capo Antonio Salvaggio
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Il Sindaco
Rag. Paolo Pilato |
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01/06/2011 |
Lettere. "Sono contraria
alla proposta della settimana corta"; di Mirella Salvaggio |
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Istituto "Roncalli" |
Riceviamo e pubblichiamo.
"Carissimo Carmelo,
vorrei esporre alcune ragioni per cui io sono contraria alla proposta della
settimana corta nella Scuola Primaria e Secondaria di Grotte.
La contrazione delle attività didattiche da 6 a 5 giorni, comporta un
appesantimento dell’orario scolastico giornaliero e quindi un maggior carico
di lavoro, per i bambini, sia in classe che a casa, dal lunedì al venerdì.
Avendo tutti gli insegnanti necessariamente il sabato come giorno libero, si
riduce la possibilità dell’alternanza delle materie d’insegnamento, perciò
ogni giorno più materie in classe, tutti i relativi compiti a casa, tutti i
libri e i quaderni dentro quegli zaini-bauli che stanno sulle spalle dei
nostri figli!
Il recupero psico-fisico viene relegato al sabato che però, dovendo
essere contemporaneamente un momento di potenziamento delle competenze,
di fatto non è un giorno di riposo da passare serenamente con i familiari,
ma il giorno da dedicare ai compiti per casa (meno tempo scuola, più carico
di lavoro per le famiglie!).
A mio parere, il riposo è più fruttuoso se ben distribuito durante tutti i
giorni della settimana, in maniera da lasciare ai bambini lo spazio per
dedicarsi con meno stress oltre che allo studio, anche ad attività
ricreative che costituiscono importanti occasioni di crescita e di
socializzazione.
Ritengo inoltre che la “produttività” di un intero giorno scolastico (il
sabato appunto), non possa essere adeguatamente recuperata con cinque
seste ore o con i rientri pomeridiani, i quali, se da un punto di vista
numerico permettono il raggiungimento del monte ore complessivo
d’insegnamento, non ne eguagliano la qualità.
I lavori di qualità hanno bisogno di tempo!
Agli studenti della scuola pubblica italiana il Ministero sta tagliando
soldi, insegnanti, collaboratori, ore e materie scolastiche, ma davanti a
problemi economici bisogna cercare soluzioni di natura economica. Noi, nel
nostro piccolo, possiamo evitare di privarli del giusto tempo per
fare nelle migliori condizioni ciò che rimane, un tempo più adeguato
all’età, alle esigenze e alle capacità di tutti.
Grazie come sempre per la possibilità che viene offerta a tutti di esprimere
liberamente il proprio punto di vista".
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Mirella
Salvaggio
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Dalla Redazione.
In merito al referendum sulla "settimana corta" indetto dall'Istituto
Comprensivo "Angelo Roncalli", Grotte.info Quotidiano, quale strumento
d'informazione e di dialogo civile e democratico, riceve e pubblica i
commenti ed i pareri, favorevoli o contrari, che giungono alla nostra
redazione.
Carmelo Arnone |
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