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Grotte.info Quotidiano - Giugno 2011

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Giugno 2011

 

29/06/2011

Volontariato. "Un Tour per la vita", terza passeggiata cicloturistica organizzata dall'Adas

 

Un Tour per la vita
Manifesto

"Un Tour per la vita" è il titolo scelto dall'Adas di Agrigento per la terza passeggiata cicloturistica; iniziativa volta a sensibilizzare i cittadini verso il nobile gesto della donazione di sangue, soprattutto nel periodo estivo durante il quale maggiore è la necessità del prezioso fluido. Sabato 2 luglio, alle ore 16.30 in Piazza Cavour (ad Agrigento) è previsto il raduno dei partecipanti per l'iscrizione gratuita. Alle 17.30 avrà inizio la "passeggiata", non agonistica, il cui percorso sarà il seguente: Viale della Vittoria, Piazza Marconi, Piazza V. Emanuele, Via Imera, Via XXV Aprile, Chiesa Addolorata, Via Garibaldi, Via Pietro Nenni, Via Empedocle, Piazza Marconi, Via F. Crispi, Salita Coniglio, Viale della Vittoria. La carovana ciclistica, scortata dalle auto della Polizia Municipale di Agrigento, percorrerà per tre volte il tragitto che si concluderà alle 18.30 circa. A tutti i partecipanti, che dovranno indossare la maglietta fornita dall'Adas o una T-shirt, ed il casco regolamentare (obbligatorio) verrà regalata una borraccia. L'assistenza sanitaria, durante la manifestazione, sarà garantita da un'ambulanza della Croce Rossa Italiana.
 

 

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29/06/2011

Chiesa. Giovedi celebrazione della Santa Messa al "Sacramento"

 

Santa Messa al "Sacramento"

Giovedi 30 giugno, alle ore 20.00 nella chiesetta del "Sacramento", sarà celebrata una Santa Messa. E' stata ripresa nel 2008, ad opera dell'arciprete Padre Giovanni Castronovo, su richiesta di un gruppo di fedeli, la consuetudine di svolgere, almeno una volta l'anno, funzioni liturgiche nel luogo sacro caro ai grottesi. Edificata nelle vicinanze di un istituto di suore, poi trasferitesi in altra sede (prima di abbandonare definitivamente il paese) e del quale rimane soltanto l'edificio, da tempo destinato a civile abitazione, la cappelletta è sopravvissuta grazie alle cure dei vicini che vi si sono periodicamente riuniti in preghiera e ne hanno mantenuto il decoro, preservandola dalla distruzione. La Santa Messa di giovedi, celebrata in prossimità della solennità del Corpus Domini, viene a concludere un ciclo di incontri di preghiera quotidiani di due mesi, durante i quali i fedeli hanno recitato il santo Rosario.
 

 

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28/06/2011

Comune. Tariffe per il conferimento dei rifiuti; sino al 40% di risparmio con la raccolta differenziata

 

Centro comunale di raccolta differenziata dei rifiuti
Insegna

Centro comunale di raccolta differenziata dei rifiuti
Manifesto

Centro comunale di raccolta differenziata dei rifiuti
Volantino


COMUNE DI GROTTE
(Provincia di Agrigento)

Si comunica che nella seduta del Consiglio Comunale di Giovedì 23 giugno 2011 sono state approvate le tariffe per il conferimento presso il Centro Comunale di Raccolta dei rifiuti differenziati per singola tipologia così come riportato nella tabella che segue:
- carta: euro 0,10 al Kg;
- cartone: euro 0,12 al Kg;
- plastica: euro 0,20 al Kg;
- vetro: euro 0,07 al Kg;
- lattine e barattoli: euro 0,20 al Kg;
- pile: euro 0,00 al Kg;
- farmaci: euro 0,00 al Kg.

Il cittadino potrà abbattere la TARSU relativa alla propria abitazione sino al limite massimo del 40%.
Per esempio: se la tassa annua del signor Mario Rossi è di euro 400,00 attraverso il conferimento dei rifiuti in maniera differenziata presso il Centro Comunale di Raccolta potrà risparmiare sino ad euro 160,00 pagandone così euro 240,00.

Corre l’obbligo ringraziare il Presidente del Consiglio Comunale dott. Angelo Collura per la solerzia con cui ha portato all’ordine del giorno del Consiglio Comunale la proposta di approvazione delle tariffe, così come si ringrazia tutto il Consiglio Comunale per averle approvate all’unanimità.
 

 

  L'Assessore all'Ambiente
Rag. Piero Castronovo
Il Sindaco
Rag. Paolo Pilato
 
 

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28/06/2011

Fiere. "Empedocle incontra" alla Mediterranea Expo, 18^ edizione

 

Mediterranea Expo

“Empedocle Incontra”, festival della “attualità in vacanza”. E’ questa una delle principali novità della 18^ edizione della fiera campionaria Mediterranea Expo, in programma dal 22 luglio al 31 luglio, al parco fieristico “Emporium”, nel piazzale antistante il porticciolo turistico di San Leone, frazione balneare di Agrigento. “Empedocle Incontra”, in collaborazione con  l’associazione studi sociali e giuridici Empedocle, è un ambizioso progetto che prevede la realizzazione di quattro tavole rotonde, il 25 ed il 26 luglio, e il 28 e 29 luglio, con incontri a tema e con la partecipazione di grandi esponenti del mondo economico, della politica, della cultura e delle istituzioni. A moderare e a condurre i singoli convegni è stato scelto uno dei cronisti siciliani più qualificati del panorama nazionale, il giornalista del Tg5 Carmelo Sardo. “Empedocle Incontra” si pone l’obiettivo di costituire un palcoscenico privilegiato con lo scopo di non alzare barriere di genere e di consentire di fruire di un’offerta culturale di prima grandezza e di una vasta opportunità di approfondimento sui temi di maggiore attualità. Nel corso delle quattro serate, che si svolgeranno dalle 20.30 alle 22.00, all’interno di un’area espositiva finemente realizzata per l’evento, si discuterà di ambiente, legalità e politica, trasporti e infrastrutture, costituzione e fiscalità, sviluppo economico e sud Italia. I dettagli di “Empedocle Incontra” e il programma delle quattro serate con i singoli relatori saranno illustrati prossimamente.
 

 

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27/06/2011

Attualità. "Un peso e una misura"; di Carmelo Arnone

 

Carmelo Arnone, dalla redazione di Grotte.info Quotidiano

Non amo il giornalismo scandalistico, irriguardoso, insensibile. Meno che mai l'inutile "tintinnio di manette". Considero le persone più importanti dell'odiens. Ogni tanto mi giunge qualche soffiata: "Hai letto su quel giornale la notizia?"; "Hai sentito cos'è successo?"; "Come mai sul sito non c'è?"; "Perchè invece quell'altra notizia c'era?". Quelle che sembrano semplici domande, in realtà rivelano un chiaro intento forcaiolo. Ed insinuano un doppiopesismo inesistente. Su Grotte.info Quotidiano tutti hanno diritto alla stessa considerazione. In passato mi è già capitato di trattare l'argomento dell'informazione di garanzia (più noto come "avviso di garanzia"): uno strumento previsto dalla legge non come forma di condanna preventiva ma a difesa del cittadino. L'art. 369 del Codice di Procedura Penale prevede che il cittadino sottoposto ad indagini (per accertare un suo coinvolgimento o meno in fatti di rilevanza penale) venga informato dal Pubblico Ministero in modo tale da consentirgli il diritto di difesa garantito dalla Costituzione. Dell'attività investigativa in atto (che mira ad accertare anche il suo eventuale non coinvolgimento), il cittadino ha diritto di essere messo a conoscenza in maniera riservata, non apprendendo la notizia dai giornali dalle cui pagine sembra trasparire la colpevolezza di ogni indagato (non ancora imputato).
Mi si perdoni l'esemplificazione: uno studente chiamato a sostenere un esame, è già da considerare bocciato? Non credo. Ha le stesse probabilità di essere promosso col massimo dei voti.
Così un cittadino sul quale si svolgono indagini, è da considerare colpevole? Non credo. Ha le stesse probabilità di essere riconosciuto completamente estraneo alla vicenda, quindi di mantenere intatta la sua onorabilità e la stima sociale.
Che un nostro concittadino, chiunque sia, abbia ricevuto una informazione di garanzia, ha senso darne notizia (anche su Grotte.info Quotidiano) ed alimentare così, in un ambiente necessariamente ristretto, un clima di notevole sospetto?
L'inizio o lo svolgimento del processo, l'assoluzione o la condanna; questi fatti costituiscono notizia da riportare.
Diversa è la situazione dell'arresto di una persona e della successiva "traduzione" in carcere. In questo caso la notizia di quanto accaduto ad un membro della nostra comunità viene riportata, senza aggiungere inutili commenti colpevolisti o innocentisti, senza indulgere sul volto e senza "sbattere il mostro in prima pagina". Semplicemente perchè è un fatto di dominio pubblico e costituisce notizia per la quale i cittadini hanno diritto d'informazione. Accade nei regimi dittatoriali che non si debba nemmeno sapere dell'arresto. Per il rispetto della persona, viene riportata con maggiore visibilità la notizia della successiva scarcerazione o dell'assoluzione.
Su Grotte.info Quotidiano vale il criterio: lo stesso peso e la stessa misura, lo stesso rispetto per tutti.
Senza reticenze, omissioni, censure ma anche senza indici accusatori puntati.
In ultima analisi, a nessuno è preclusa la possibilità di comunicare notizie o esprimere pensieri; sia però chiaro che la nostra redazione non cerca vendicativi delatori nell'ombra ma collaboratori alla luce del sole. Astenersi perditempo.
 

 

   

Carmelo Arnone
 

 

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27/06/2011

Racconti. "Un tuffo nel passato" - Capitoli 17° e 18°; di Carmelo Luparello

 

Prof. Carmelo Luparello
Prof. Luparello


UN TUFFO NEL PASSATO
di Carmelo Luparello

Cap. XVII

          Una mattina (doveva essere la fine d’agosto o i primi di settembre), mentre, non sapendo come trascorrere il tempo, mi aggiravo per la mia campagna, a caccia di grilli, fui richiamato da forti grida provenienti da un vicino vigneto. Incuriosito, corsi subito a vedere cosa fosse successo.
          Il proprietario del vigneto, “don L.”, sbraitava contro una donna che riconobbi subito per  la signora Giovanna.
          “Tu m’arrubbasti la racina”, cioè “Tu mi hai rubato l’uva”, e, nel proferire queste parole, portava in aria le braccia, gesticolando furioso.
          E la signora: “Iu nenti ci arrubbavu, ci lu giuru, chissa è la racina ca mi detti ma nora”, cioè: “ Io non le ho rubato nulla, glielo giuro, questa è l’uva che mi ha dato mia nuora”.
          Ma don L., appena mi vide, alzò ancora di più il volume della voce e mi disse: “ Giuggia m’arrubbà la racina, ora iu la va denunziu e tu m’affari di tistimuoni”, cioè: “Giovanna mi ha rubato l’uva, ora io la vado a denunciare, e tu mi farai da testimone”.
          La denunciò per davvero, ed io per davvero fui chiamato a testimoniare nel processo che ne seguì.
          A quei tempi c’era la Pretura a Racalmuto ed era allogata in alcuni locali del Palazzo Comunale. Pretore era il dottore Giuseppe Romano. Fu così che andai per la prima volta in quel paese e, per la prima volta in vita mia, mi sentii importante perché avrei parlato in un’aula di tribunale, anche se avevo poco da dire.
          La signora Giovanna fu riconosciuta colpevole e condannata a cinque giorni con la condizionale e al pagamento delle spese processuali, queste ultime senza condizionale. L’avvocato non lo pagò perché era stata difesa col gratuito patrocinio.
          Ricordo che un suo parente, “Lu zì Vanniddru” cioè “zio Giovanni” aveva cercato di dissuadermi dal dire in tribunale la verità.
          Io gli avevo risposto che, in coscienza, non avevo visto la sua parente mentre raccoglieva l’uva, ma ero arrivato quando avevo sentito le urla di colui che diceva di essere stato derubato.
          Di ciò l’uomo era rimasto soddisfatto.
          C’erano pure, nella mia campagna, tre piante di fichi: una, molto grande, in mezzo al vigneto che, però, produceva frutti quasi sempre “sciluccati” cioè colpite dallo scirocco, il cui colore era di un verde molto sbiadito tendente al bianco e che non erano buoni da mangiare e due nella “chiusa”, che, invece, producevano frutti in abbondanza e molto buoni, anche se alcuni di essi, essendo di una particolare qualità, avevano bisogno della “ticchiara”, altrimenti cadevano a terra assai prima della maturazione.
          La ticchiara era un fico selvatico che veniva appeso, per mezzo di fili d’erba, ai rami della “ficara”. Da esso uscivano degli insetti che, andando a posarsi sui fichi diciamo normali, con la loro azione benefica, impedivano ad essi di cadere prima che maturassero.
          Se la campagna non era molto distante dal paese, la strada per andarci era, specialmente nel primo tratto, quello più vicino al paese, peggio di una trazzera, perché ricoperta, specialmente in inverno, di fanghi e, tante volte, bisognava fare i salti mortali per potere passare.
          Quel tratto di strada, inoltre, emanava un odore nauseabondo perché i muli, gli asini e i pochi cavalli che allora c’erano nel paese, non pisciavano se non in quel posto. Sembrava si fossero messi tutti d’accordo a fare la pipì e tutto il resto proprio in quel posto!
          Solo quando finiva la pianura e incominciava la discesa, non c’erano più fanghi ma, in compenso, ai margini della strada c’erano mucchi di concime, “fumieri”; oggi diremmo “stallatico”, che i contadini depositavano o per venderlo agli altri contadini o per portarlo, loro stessi, nella loro terra al momento opportuno.
          Qualcuno lo rubava “lu fumieri”, specialmente di notte, quando non poteva essere visto.
          C’era chi di notte andava a rubare anche l’uva del vicino.
          A proposito di rubare, una volta “zio ***” propose a mio fratello di andare a rubare l’uva in un vigneto non molto lontano.
          “Intorno alle due tutti dormono della grossa e nessuno se ne accorgerà” - disse a mio fratello per invogliarlo a fargli compagnia, - nemmeno tuo padre”.
          “Inoltre” - aggiunse - “nelle vicinanze non c’è nessun cane che possa abbaiare e dare l’allarme”.
          Mio fratello rispose di no, e “zio ***” fece tutto da solo.
          Io avevo avuto l’ordine tassativo di non parlare con nessuno del furto, perché mio fratello non voleva che “zio ***” se la prendesse con lui o con me.
          C’era pure un’altra strada che portava a Fontanapazza e che partiva da San Francesco, ma quella, in certi punti, era molto pericolosa perché troppo stretta e disselciata e, alla sua destra, per chi veniva dal paese, si apriva un burrone, nel quale sarebbe stato facile precipitare. Inoltre si arrivava a un punto troppo basso dove la fogna, che raccoglieva tutte le acque nere del paese, diveniva “a cielo aperto”, sfociando da una grande bocca e formando una cascata dalla puzza insopportabile. E la cascata formava poi un torrente che prima scendeva sotto un piccolo ponte in muratura dove passava solo un mulo alla volta, tanto era stretto, poi si addentrava, continuando la sua strada, in una vegetazione così verde e fitta che incuteva paura solo a guardarla. Qua e là, lungo i bordi di quel torrente, macchie tenerissime di pomodoro innaffiate da quelle acque così fresche e così ricche di concime.
          Ora quella strada è diventata molto comoda, larga ed asfaltata, e della fogna a cielo aperto non c’è più traccia, come non c’è traccia alcuna del ponte o delle mura che costeggiavano la strada tra il punto dove era la fogna e lo sbocco della strada a Fontanapazza.
          Anche l’orto che si estendeva tra questa strada e la prima, e dove si coltivavano verdure di ogni genere, oggi è sparito. Al loro posto oggi ci sono grandi palazzi, ed è assai difficile, anche per me che ci passavo quasi ogni giorno, ricordare con precisione il tracciato della vecchia strada.
          Da Fontanapazza partiva, poi, una strada che era “tutta vozza vozza”, cioè tutta bozze per le pietre che uscivano da quella che forse una volta era stata una massicciata. Ai lati, muri a secco, da dove spuntavano grossi ciuffi di erba, dovevano impedire sia alle piogge di portar via la terra e occupare la strada, sia alle capre o alle pecore di invadere il terreno. Qua e là, infatti, c’erano cespugli di spina santa, le cui foglie verdi mia madre raccoglieva per impastarle con la crusca quando preparava il becchime per le galline.
          La strada, allora anonima, portava alla stazione; oggi essa è asfaltata, e ai suoi lati sono sorte bellissime villette. Adesso ha anche un nome: Via Francesco Ingrao. Allora, negli ultimi giorni di settembre, io quella strada la facevo a cavallo del mulo che ci prestava “zio” Gerlando Tortorici per trasportare l’uva al palmento che era in un locale a due passi dal passaggio a livello. Un mulo buono che permetteva che io lo cavalcassi senza dir niente, né dare segni d’impazienza.

Cap. XVIII

          Il frumento veniva mietuto in genere da mio padre e da mia fratello ma, se era necessario, anche da altri contadini che si univano e lavoravano “ad opira riennita”, cioè da un gruppo che, mietendo in un campo, non prendeva soldi, perché lo stesso gruppo si sarebbe spostato, poi, in un altro campo appartenente ad un altro contadino del gruppo e lì avrebbe mietuto senza che nessuno prendesse soldi.
          Tanti giorni in un campo, tanti in un altro.
          Chi mieteva indossava, sul petto e sulla pancia, a mo’ di difesa, un grembiule di “lona” che era una stoffa piuttosto dura, adatta a difendere la parte anteriore del suo corpo se, sciaguratamente, il contadino si fosse sbagliato nel dare forza alla falce.
          E poi era bello lavorare e cantare tutti insieme cantilene agresti, a dorso nudo, con la testa  riparata dal sole per mezzo di una paglietta. E quando si era stanchi e accaldati, anche l’acqua “di lu ‘nziru” sembrava più buona.
          Per mantenere l’acqua più fresca, si scavava una buca e dentro vi si metteva “lu ‘nziru” che veniva ricoperto con della stoppia, in modo tale che i raggi del sole non lo potessero riscaldare, oppure veniva coperto da una giacca.
          Le spighe venivano raccolte in “iemmuli” cioè in piccoli mazzi e questi ultimi in “gregni”, cioè in covoni e legate da due “liami”, letteralmente “legami”, che erano come delle corde di erba, lunghe circa due metri, che, la sera precedente al loro utilizzo, erano state messe a mollo, perché, bagnate, si sarebbero piegate meglio, senza spezzarsi, quando il giorno dopo venivano attorcigliate attorno ai covoni.
          Sebbene chi mieteva fosse bravo, capitava spesso che lasciasse cadere per terra delle spighe, e per non lasciarle a terra inutilizzate, spesso io andavo a raccoglierle, cioè andavo a spigolarle, le mettevo in un sacco e le portavo a mia madre.
          Ogni anno, a maggio, quando il chicco di grano incominciava a prendere forma, ma non era ancora duro, raccoglievo delle spighe e le bruciacchiavo sia per farne cadere le ariste, sia per abbrustolirle, poi le fregavo nel palmo della mano fino a farne uscire i chicchi che erano molto gustosi: era quello che chiamavamo “lu brusciarieddru”.
          C’erano, poi, alcuni contadini che erano degli artisti perché sapevano lavorare le spighe così bene da trasformarle in vere e proprie opere d’arte, riuscendo a riprodurre anche bellissime piramidi che sistemavano, come ornamento, in un angolo della loro casa o accanto a una specchiera.
          Io, sebbene ci avessi spesso provato, non ci sono mai riuscito. Forse perché nessuno me lo aveva spiegato.
          “Li gregni” o, meglio, i covoni, venivano lasciati, per alcuni giorni, nel campo a seccare, in mezzo alle stoppie, perché ancora nessuno aveva preso l’abitudine di provocare incendi, e l’autocombustione non era ancora stata inventata.
          Di vigili del fuoco, allora, nemmeno l’ombra; addirittura non sapevo che esistessero.
          E’ vero, mio padre e tanti contadini, dopo aver mietuto il grano, facevano attorno alla “chiusa”, “u stagliafuocu” cioè toglievano con la zappa, per una larghezza di qualche metro dai confini della strada, le stoppie in modo che un fiammifero o una sigaretta, inavvertitamente gettati da qualche viandante, non provocassero danno nel campo vicino, ma quella era solo una forma di prudenza perché mai io ho sentito parlare di incendi nei campi, nemmeno quando per “la Beddra Matri Assunta”, cioè per la Madonna Assunta, si faceva la vampa, cioè si dava fuoco a un mucchio di stoppie, alimentato, per l’occasione, da un vecchio pneumatico perché  la fiamma durasse il più a lungo possibile.
          E’ anche vero che qualcuno di notte rubava qualche ”gregna”, ma si trattava sempre di “un poviru Cristu”, cioè di un povero Cristo, più povero del contadino derubato, che rubava appunto qualche “gregna”, ma era costretto a lasciare al proprietario la maggior parte dei covoni, altrimenti rischiava di farsi scoprire perché, in genere, la “gregna” rubata se la portava sulle spalle. E non ne poteva caricare più di una alla volta. Né ci poteva tornare la notte successiva perché il contadino, che era stato derubato, stava in guardia per sorprendere il ladro.
          Dopo qualche settimana dalla mietitura c’era “la pisatina” cioè la trebbiatura. Allora, però, non c’erano le trebbiatrici o forse ce n’era solo qualcuna e bisognava utilizzare gli  animali.
          Mio padre, appena aveva un po’ di tempo, preparava “l’aria”, cioè l’area, che era uno spazio, dove i muli potevano pigiare le spighe, liberando il grano dalla paglia.
          Sceglieva uno spazio libero, cioè lontano dagli alberi, in modo che il vento potesse soffiare meglio, non essendo trattenuto dalle piante, lo liberava dalle stoppie, lo rendeva pianeggiante, ci spargeva sopra prima un po’ d’acqua, poi la paglia e il giorno “di la pisatina”, all’alba vi trasportava “li  gregni”, con l’aiuto di un contadino che aveva anche il mulo, che avrebbe fatto girare “ni l’aria”, cioè nell’area per battere le spighe e farne uscire i chicchi di grano. Poi si “spagliava”, cioè per mezzo di un tridente e di una pala si mandava in aria paglia, pula e frumento che venivano separati dal vento: il frumento ricadeva da una parte, la paglia e la pula, che erano più leggere, da un’altra, formando da un lato “dell’aria” come delle piccole ma bellissime dune di paglia, che poi, sistemata “ni li rutuna”, cioè in grosse reti di corda, veniva trasportata a dorso del mulo a casa dove sarebbe stata  utilizzata come foraggio per le bestie o per cucinare o, anche, “pi famiari”, cioè per scaldare il forno.
          Talvolta il mulo sembrava che tornasse in paese da solo, perché il contadino che lo guidava non si vedeva, quasi nascosto tra “li du rutuna”.
          Il lavoro “di la pisatina” durava in genere due giorni e, tante volte, nella notte tra il primo e il secondo giorno, dormivo “ni l’aria” assieme a mio padre, per evitare che qualche malintenzionato, spinto dalla fame, ci venisse a rubare qualche tumulo di frumento.
          “Cu arroba ni fa una, cu è arrubatu ni fa cientu”, diceva mia madre, cioè “chi ruba, ruba una volta, non potendo rubare di più, almeno alla stessa persona, chi viene derubato ha cento idee su chi possa essere stato”. Il derubato infatti ha, di solito, più di un sospetto.
          Era quello, per me, un periodo di stress, sia per il caldo, sia perché dovevo anche, e soprattutto in fretta, cercare le spighe che erano rimaste nel terreno e portarle “ni l’aria” e, per l’occasione, passando tra i filari di stoppie, mi ferivo alle gambe perché allora, come tutti i bambini, portavo i calzoni corti. Non erano certo ferite profonde, ma erano sempre fastidiose, anche se il sangue si raggrumava subito.
          Nello stesso tempo, però, era bello stare, un giorno o due, in compagnia di un estraneo che mangiava con te e che nei ritagli di tempo ti raccontava cose che non avevi mai sentito o ti prestava la corda “lu capizzuni” mi pare si chiamasse, per fare l’amaca, “la naca” dove potevo dondolarmi.
          Se il frumento dell’anno precedente non bastava fino al nuovo raccolto, mia madre prendeva un “iemmulu”, cioè un mazzo di spighe che dovevano servire a formare una “gregna” e con una grossa mazza lo batteva o davanti alla porta, dove la terra era ormai dura come il ferro, o sul pavimento della nostra stanza, ne faceva uscire i chicchi, li insaccava e poi li affidava a Marcuzzu, cioè a Marco, che portava il sacco “a lu mulinieddru”, cioè al piccolo mulino, sito in via Crispi.
          A quei tempi di mulini, oltre “a lu mulinieddru” ce ne erano altri tre: il mulino di San Pietro in fondo al Viale della Vittoria della famiglia Salvaggio, uno tra via Duca d’Aosta e via Madonna delle Grazie e uno in via Washington. Mulini che ormai sono chiusi da parecchi anni.
          Solo quando fui più grande e Marcuzzu non fu più in grado di farlo, ero spesso io a portare il frumento al mulino, ma questo solo per qualche tempo, perché poi mia madre lo affidò al cognato di “lu zì ‘Ntoniu Fungiddra” che aveva un asino e che con esso trasportava sacchi al mulino.
          La farina veniva poi setacciata per toglierne la crusca, e mia madre la impastava, per fare il pane, sciogliendoci “lu cuscenti” che veniva preparato un giorno prima con un impasto di farina e “di livatina”. Esso aveva la funzione del nostro lievito ed era grosso quanto una pagnotta. Ogni volta, prima di tagliare l’impasto per farne pagnotte, mia madre ci toglieva un pugno di farina impastata per fare la “livatina”che doveva servire, poi, per fare altro “cuscenti” e quindi altro pane.
          Di forni ne avevamo due: uno in campagna e uno in paese che cocevano assai bene, e il pane, tolto dal forno, emanava un profumo così delizioso che ne regalavamo sempre uno al professore Vincenzo Brucculeri, che era mio padrino di cresima e che lo gradiva assai, anche se, per la sua innata delicatezza, lui non ce lo diceva mai.
          Ma siccome mio padrino non era un uomo che approfittava, spesso mi portava in un suo magazzino sito nel Viale della Vittoria, dove oggi c’è il fotografo Arnone, e lì mi riempiva un sacco del suo grano che io portavo a casa.
          Mio padre mi diceva sempre di non accettare subito il frumento e di farmi pregare un po’ o di dire a mio padrino, quando me lo voleva dare: “Picchì sti fastidi si piglia?” cioè “Perché si disturba tanto?”.
          Ma io non andavo tanto per il sottile e prendevo sempre tutto quello che il buon uomo mi dava, anche i soldi.
          Avvertivo che, da parte mia, far finta di rifiutare sarebbe stata una forma di ipocrisia, perché quel frumento ci faceva comodo.
          A proposito di pane, mi ricordo una volta quando mia madre, durante l’inverno, cosse il pane in campagna e, appena sfornato, ne riempì un sacco e mi disse di portarlo in paese.
          Mi caricai il sacco sopra una spalla e mi avviai “pi lu passettu” cioè per il viottolo in direzione della via maestra e quindi del paese.
          Ero arrivato quasi vicino alla strada, quando si accorse di me il cane di zio Onofrio Vitello. Un cane grosso e nero, decisamente poco aggraziato che, di corsa mi raggiunse e mi si parò davanti.
          Era una bestiaccia grossa e di colore nero, più nero della notte, e fermatosi davanti a me, a una distanza di un metro circa, col suo ringhiare minaccioso e col mostrarmi i denti, non mi fece più andare avanti. E restai fermo, come incollato a terra. Lo osservavo fisso ogni tanto guardavo, senza per altro girarmi, temendo un assalto di quella bestiaccia, per vedere se per caso non ci fosse qualcuno, magari in lontananza, che mi potesse aiutare. Ma non c’era nessuno. Intanto il pane caldo mi scottava la spalla.
          Quando non ne potei più, “piersu pi piersu” cioè “ormai consideratomi morto, divorato dal cane”, tentai un’ultima carta e, col coraggio della disperazione, buttai a terra il sacco col pane, raccolsi una pietra e la lanciai contro il cane.
          Colto di sorpresa, il cane desistette dalle minacce e preferì darsi a precipitosa fuga in direzione della casa del suo padrone, dove forse pensava di potersi difendere meglio dalle mie “ruccazzati” cioè dalle pietre che io gli scagliavo contro.
          Vedendo il cane scappare, ripresi coraggio e lo inseguii lanciandogli sempre contro dei sassi che man mano andavo raccogliendo da terra, fino a quando il cane, guaendo perché colpito da uno di essi, non attraversò il limite della sua proprietà. Solo allora mi fermai e tornai indietro, raccolsi da terra il sacco col pane, me lo ricaricai sulla spalla e mi avviai verso il paese.
          Spesso quando il pane “si era sollevato” cioè si era lievitato, pregavo mia madre di farmi “la fabbruscia”cioè la pizza.
          E mia madre, che cercava sempre di accontentarmi come poteva, prendeva un pezzo del pane, lo allargava sopra una tavola, “lu scanaturi”, ci metteva sopra un po’ di olio e qualche spicchio di aglio e lo metteva nel forno. Qualche volta ci metteva anche un po’di sarda, e dopo cinque minuti la pizza o “fabbruscia” era bella e cotta. Il suo profumo si spandeva non solo dentro “la roba”, ma anche fuori e, se tirava vento, andava anche un po’più lontano.
          Qualche volta “la fabbruscia” mia madre me la preparava un po’ diversamente, infatti a posto dell’olio, della sarda e dell’aglio, ci metteva lo zucchero. Anche quella una vera squisitezza!
          Se capitava che mia madre facesse il pane in campagna nel periodo primaverile, mi piaceva andare per il campo e raccogliere i papaveri selvatici che rossi si affacciavano, qua e là, tra le spighe ondeggianti del grano quasi a volere, anch’essi, ammirare l’azzurro del cielo prima che il caldo li seccasse.
          A volte raccoglievo uno stelo di “jina” ( un’erba usata come biada per i cavalli) ancora verde, lo tagliavo orizzontalmente lungo una giuntura, poi verticalmente per un centimetro circa, me lo mettevo in bocca, ci soffiavo ed ecco da esso usciva fuori una certa musichetta, forse un po’ stonata, ma per quei tempi poteva andare e anche molto bene
.

Carmelo Luparello

Pubblicato dalla Testata Giornalistica
Grotte.info Quotidiano

su www.grotte.info il 27 giugno 2011.
Per gentile concessione dell’Autore.
© Riproduzione riservata.
  

 

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26/06/2011

Editoria. Presentazione del libro "Elegia delle donne morte", di Beatrice Monroy

 

Presentazione del libro "Elegia delle donne morte", di Beatrice Monroy.
Locandina

Sabato 2 luglio, alle ore 19.00 presso la Villa San Marco, in Contrada San Marco ad Agrigento, si svolgerà la presentazione del libro "Elegia delle donne morte" di Beatrice Monroy.
Introduce Vincenzo Campo. Intervengono Adriana Iacono e Beniamino Biondi. Letture a cura di Lia Rocco.
Sarà presente l'autrice.
Letture di testi di Mimmo Ferraro, Adriana Iacono, Francesca Cosentino, Mariolina Spalanca, Alberto Todaro, Milena Criminisi, Renato Schembri, Lia Lo Bue, Gina Cassaro, Alberto Bellavia, Maria Elena Lo Presti, Aurora Augello e Gianni Gatto.
Dal laboratorio di scrittura MONécrit condotto da Beatrice Monroy.
Reading a cura di Giovanni Moscato e musiche del duo KontaKté (Sandro Sciarratta e Filippo Portera).
 

 

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26/06/2011

Lettere. Celebrazione del 150° Anniversario dell'Unità d'Italia: ringraziamenti da "Città Futura"

 

Pino Mancuso
Pino Mancuso

Riceviamo e pubblichiamo.

"Celebrazioni 150° Anniversario dell'Unita' d'Italia - "Città Futura"

A Salvo Lo Re "President", dai cittadini grottesi: "BRAVO"; grazie dell'omaggio.
A Carmelo Arnone, grazie per la riconosciuta disponibilità.
Un grazie anche a Carmelo Luparello, per il suo "Un tuffo nel passato".
Atti semplici carichi di spontanea generosità che rievocano frammenti di memoria che sembrano ormai smarriti nell'inesorabile scorrere della vita il cui fluire nel tempo senza tempo ci fanno ritrovare e riconoscere il presente.
Con Stima".

 

   

Pino Mancuso
Presidente Ass. Politico-Culturale "Città Futura"
 

 

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24/06/2011

Racalmuto. "Mi sono dimesso da sindaco"; annuncio di Salvatore Petrotto

 

Racalmuto - "Mi sono dimesso da sindaco", annuncio di Salvatore Petrotto.
Salvatore Petrotto

Ha scelto, come sempre, un modo diretto ed immediato per comunicare ai cittadini la sua scelta. Attraverso una dichiarazione sul suo profilo sul celebre social network facebook, Salvatore Petrotto ha informato tutti che nella mattinata di ieri, giovedi 23 giugno, ha consegnato ufficialmente nelle mani del segretario comunale le proprie dimissioni, di cui riportiamo il testo.

"Il sottoscritto, Salvatore Petrotto, in atto sindaco di Racalmuto, fa presente che, a seguito di un’attenta riflessione, ha potuto  constatare che alle violenze, intimidazioni ed attentati, subiti negli anni Novanta, si aggiungono adesso le ombre che sono calate sulla mia vita, prima che di pubblico amministratore, di uomo.
Per tali ragioni, onde evitare di compromettere le Istituzioni che rappresento, sino ad oggi, mi dimetto da sindaco, certo di far luce e di chiarire qualsivoglia aspetto della vita politico-amministrativa nelle sedi opportune.
Pertanto rassegno le dimissioni da sindaco di Racalmuto".

 

   

Salvatore  Petrotto

 
  Nel suo comunicato, Petrotto continua con una dichiarazione rivolta ai suoi sostenitori.

"Ringrazio quanti, tra assessori, consiglieri comunali, cittadini, in questi anni, mi hanno sostenuto sino in fondo.
Questa scelta, e cioè le dimissioni, io l’avevo fatta sin da subito.
Ma per il doveroso rispetto istituzionale nei confronti degli assessori e consiglieri comunali, ho ritenuto opportuno, renderli partecipi di questa mia irrevocabile decisione, lo ripeto maturata immediatamente dopo la notifica dell’avviso di garanzia".
 
   

Salvatore Petrotto
(Ex sindaco di Racalmuto)
 

 
  Adesso, nell'attesa che l'Assessorato Regionale agli Enti Locali nomini un Commissario, le sorti del Comune sono affidate al vice-sindaco Giovanni mattina.
 
 

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24/06/2011

Celebrazioni. Notte Tricolore, Convegno e Gemellaggio per il 150° dell'Unità d'Italia

 

Grotte nel 150° dell'Unità d'Italia
Guarda il video

Gemellaggio e Convegno sul 150° dell'Unità d'Italia
Vedi le foto


Vedi le foto

Numerose le iniziative realizzate a Grotte per celebrare la ricorrenza del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.
Tra il 1° ed il 2 Giugno (Festa della Repubblica) le vie e piazze principali del paese ed il Palazzo Municipale sono stati teatro degli eventi che, collettivamente, sono stati denominati "Notte Tricolore", la cui direzione artistica è stata curata da Salvatore Bellavia.
Anzitutto l'accoglienza nella sala consiliare "Antonio Lauricella" di una folta delegazione della città di Militello Rosmarino, con la quale è in atto un gemellaggio tra "Neri di Sicilia" (da una parte il "Nero d'Avola di alta collina" e dall'altra il "Suino nero dei Nebrodi").
A seguire un Convegno sul tema "Tra mito, memoria e tradizione" (Incontro-dibattito sulla fase post-unitaria dell'Italia), moderato da Egidio Terrana, con interventi del sindaco Paolo Pilato e del presidente del Consiglio Comunale Angelo Collura, nel quale hanno relazionato Pino Mancuso, Valentina Camminneci, Adalgisa Monreale e Mimmo Butera.
Al termine del convegno sono iniziate le attività di artisti ed associazioni culturali del territorio che, dal Corso Garibaldi al Viale della Vittoria, hanno dato vita ad una serie ininterrotta di spettacoli, esibizioni, danze, canti, realizzazioni multimediali, installazioni visive, mostre statiche.
Per l'occasione è stato realizzato, da Salvo Lo Re "President", un montaggio video-fotografico come omaggio a Grotte ed a tutti i grottesi, nel quale, dopo un conciso "racconto visivo" della storia d'Italia dall'Unità ai giorni nostri, viene mostrata una lunga carrellata di immagini, in gran parte inedite, di Grotte e dei suoi abitanti; foto riprese durante le manifestazioni religiose e culturali degli ultimi anni. Molti, con sorpresa e soddisfazione, potranno esclamare: "c'ero anch'io!".

Carmelo Arnone
24 giugno 2011
© Riproduzione riservata.
 

 

  Video Grotte ed il 150° Visita l'argomento Foto Gemellaggio e Convegno Visita l'argomento Foto Notte Tricolore Visita l'argomento
 
 

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24/06/2011

Comune. La peronospora danneggia i vigneti; il Sindaco di Grotte chiede lo stato di calamità naturale

 

La peronospora danneggia i vigneti; chiesto lo stato di calamità naturale.

Ingenti i danni ai propri vigneti, secondo quanto dichiarato da diverse aziende vitivinicole grottesi, che sarebbero stati causati dallo sviluppo della peronospora. La crescita e diffusione del temuto parassita sarebbero state favorite dalle condizioni meteorologiche verificatesi nelle recenti settimane.
I danni economici, a quanto rilevato da tecnici specialisti dopo un sopralluogo presso le aziende, risultano di elevata gravità; infatti sembra accertata la perdita dell'intero raccolto della prossima vendemmia autunnale, nonché il notevole pregiudizio agli stessi impianti anche per le annate agrarie a venire.
Considerato che il settore enologico - unitamente a tutto il comparto vitivinicolo - rappresenta un ramo importante dell'economia grottese, per il numero e la specializzazione degli operatori addetti, per la qualità ed il prestigio (riconosciuto anche a livello internazionale) dei prodotti, per la crescita economica derivante, il sindaco di Grotte Paolo Pilato - da sempre attento allo sviluppo del comparto eno-agroalimentare, da lui definito "volano" dell'economia locale - ha inviato all'Ufficio Danni dell'Ispettorato Provinciale dell'Agricoltura una lettera con la quale presenta formale richiesta per il riconoscimento dello stato di calamità naturale.
Tale riconoscimento consentirebbe agli operatori del settore di poter beneficiare delle agevolazioni previste dalle norme in materia al fine di permettere, sia la realizzazione di interventi di limitazione del danno e di ripristino delle colture colpite dal fenomeno, sia interventi di riduzione delle ricadute negative dovute alla mancata produzione.

Carmelo Arnone
24 giugno 2011
© Riproduzione riservata.
 

 

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23/06/2011

Volontariato. Cambia l'orario per le donazioni di sangue di domenica 26 giugno all'Adas di Grotte

 

ADAS (Associazione Donatori Autonoma Sangue)

Riceviamo e pubblichiamo.

"Caro Carmelo,
informiamo tutti i cittadini che la donazione del 26 giugno sarà effettuata eccezionalmente a partire dalle ore 09.00, e non dalle ore 08.00, fino alle ore 13.00, sempre nei locali della sede in Corso Garibaldi n° 147.

Cogliamo l'occasione per ricordare a tutti i donatori, e a tutti quelli che vorranno diventarlo, di essere particolarmente sensibili e generosi nel donare il proprio sangue proprio in questo periodo estivo, dove urgenze per incidenti stradali e minore affluenza di donatori per pressione bassa causata dal caldo, rendono ancora più prezioso il proprio gesto".

 

   

Il direttivo ADAS di Grotte
 

 

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23/06/2011

Fiere. Miss e Mister "Mediterranea Expo", 18^ edizione

 

Mediterranea Expo

Il fascino, la bellezza, la simpatia, la moda e l’eleganza saranno anche quest’anno alcuni degli appuntamenti da non perdere alla fiera Campionaria "Mediterranea Expo". Infatti gli organizzatori, anche in questa 18^ edizione, hanno inserito nel nutrito programma delle iniziative collaterali, che sarà presentato prossimamente nel corso di una conferenza stampa, i concorsi “Miss e Mister Mediterranea Expo”. Avvenenti ragazze e ragazzi, in viaggio da tutta la Sicilia, sfileranno sul palco allestito all’interno della fiera indossando diversi capi d’abbigliamento messi a disposizione da alcune importanti aziende e negozi del settore moda di Agrigento e della provincia. I concorrenti vestiranno abiti casual, eleganti, da cerimonia e in costume da bagno, con le ultime novità della moda mare. Una giuria di esperti, infine, eleggerà la ragazza più bella ed il ragazzo più affascinante della manifestazione. I vincitori porteranno a casa numerosi e prestigiosi premi.
Un’altra iniziativa collaterale è il concorso artistico “Giovani talenti in Fiera”, che premierà il talento che più si distingue dagli altri, sia per bravura che per particolarità d’esibizione. Le iscrizioni ai concorsi sono ancora aperte e per farlo bisogna avere compiuto 15 anni e non aver superato il 26° anno di età. I numeri telefonici di riferimento per le iscrizioni e per maggiori informazioni sono i seguenti: 0922.553300 e 347.0155630. Tra gli obiettivi dei concorsi di bellezza c’è quello di dare l’opportunità ai giovani di Agrigento e della provincia di mettersi in mostra e di “presentare” ai visitatori della fiera il proprio talento. La "Mediterranea Expo" aprirà i battenti, tra poco meno di un mese, il 22 luglio e sarà visitabile fino al prossimo 31 luglio, dalle ore 19.00 a mezzanotte. In vetrina al parco fieristico “Emporium” a San Leone, nel piazzale antistante il porticciolo turistico, i settori del commercio, agricoltura, arredamento, edilizia, gastronomia, nautica e tempo libero.
La Fiera Mediterranea Expo, come sempre, premia i visitatori con regali di altissimo livello.
 

 

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23/06/2011

Lettere. Segnalazione di Diego Licata su disservizi all'ufficio postale di Grotte e risposta di Poste Italiane

 

Poste Italiane

Riceviamo e pubblichiamo.

"Gentilissimo Signor Arnone,
vorrei metterla a conoscenza di una non tanto unica esperienza (perchè sono certo che sarà successo a qualche forestiero) capitatami alla posta del nostro paese, che è incominciata tre anni fa.
Mi permetta di chiarire: sono pensionato e ho la fortuna di potermi godere il nostro bel paese tre mesi d'estate solamente, essendo residente fuori la Sicilia, e quindi in questi tre mesi qualche volta, avendo bisogno, devo recarmi all'ufficio postale, e qui incominciano i malintesi. Infatti entrandovi tre anni addietro mi rallegrai vedendo la macchinetta elimina code e immediatamente presi il numero e aspettai il mio turno, visto che di tanto in tanto qualche numero veniva acceso sul tabellone; ma quale non fu il mio disappunto quando, acceso il mio numero di turno, mi sento dire dall'impiegato che contava solo la coda e non i numeri.
L'anno seguente, entrando nell'ufficio postale, guardando la macchinetta si leggeva che questa era guasta, fuori uso.
Quest'anno appena entrato, notai che funzionava, anzi ognuno dei clienti aveva il suo bel numero di turno in mano e visto che gli operatori di tanto in tanto accendevano due o tre numeri di seguito, mi informai con l'impiegato postale allo sportello per sapere che cosa succedeva e mi fu risposto che i numeri non contavano, ma che bisognava, arrivando, chiedere chi era l'ultimo e seguire la coda perché la gente è abituata così.
Ora io vorrei dire: se dovunque i clienti si abituano a prendere i numeri dalla macchinetta elimina code e a presentarsi agli sportelli quando viene illuminato il loro numero, è possibile che solo la gente di Grotte non sia capace di fare altrettanto?
Perché gli operatori, a distanza di dieci - quindici minuti, accendono sul tabellone tre o quattro numeri di seguito?
Non si potrebbe mettere una nota sulla macchinetta elimina code avvisando di prendere un numero (come del resto la gente fa e gli impiegati attenersi al numero chiamato sul tabellone?
Altrimenti a quale scopo tenere una macchinetta elimina code peraltro ben funzionante?
Non riesco a credere che la clientela postale del nostro paesetto non sia capace di comprendere che il proprio turno è quando il suo numero corrisponde a quello illuminato sul tabellone.
La ringrazio e sarei felice di leggere qualche suo commento al riguardo.
Cordiali saluti".

 

   

Diego Licata

 
 
Dalla Redazione.
Gentile Signor Licata,
più che un commento personale, abbiamo preferito rivolgere la segnalazione direttamente alla Direzione di Poste Italiane, che ci ha risposto con la lettera che pubblichiamo di seguito.
Carmelo Arnone
 
 
"Gentilissimo Direttore,
rispondo alla segnalazione pervenutaLe in redazione, in merito alla gestione del totem preposto all’erogazione del ticket per la prenotazione dei servizi agli sportelli. Al riguardo mi preme informarLa che abbiamo verificato che in alcune occasioni il totem, sia per problemi tecnici, sia gestionali non è stato utilizzato correttamente. La Direzione della Filiale di Agrigento è stata sensibilizzata ad interventi volti alla risoluzione delle cause.
Ci scusiamo con la clientela e ricordiamo la possibilità a tutti i pensionati che accreditano il rateo pensionistico sul conto BancoPosta che Poste Italiane offre gratuitamente un’assicurazione a copertura dell’eventualità di furto del contante prelevato negli uffici postali o negli sportelli automatici. L’assicurazione protegge il pensionato fino a 700 Euro all’anno e copre anche il furto di contante prelevato da eventuali cointestatari del conto o da persone delegate ad operare sul conto.
Cordialmente"
 
   

Maria Grazia Lala
Responsabile Comunicazione Territoriale Sicilia
di Poste Italiane
 

 

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22/06/2011

Scuola. Lezione di Legalità da Filippo Vitello, Tano Grasso e Walter Carlisi, al "Roncalli" di Grotte

 

Lezione di Legalità da Filippo Vitello, Tano Grasso e Walter Carlisi, al "Roncalli" di Grotte.
Video 1^ parte

Lezione di Legalità da Filippo Vitello, Tano Grasso e Walter Carlisi, al "Roncalli" di Grotte.
Video 2^ parte

Lezione di Legalità da Filippo Vitello, Tano Grasso e Walter Carlisi, al "Roncalli" di Grotte.
Video 3^ parte

Si può senza dubbio definire un incontro d'eccezione, quello che si è svolto lo scorso 27 maggio a Grotte tra gli alunni della scuola media e tre uomini in primissima linea nella lotta contro la criminalità: il dott. Salvatore Filippo Vitello, Procuratore della Repubblica a Lamezia Terme; il dott. Tano Grasso, presidente dell'Associazione Nazionale Antiracket; il dott. Walter Carlisi, Magistrato di Sorveglianza presso il Tribunale di Agrigento.
Il convegno, sul tema "A scuola di Legalità", rientra nell'ambito del progetto scolastico multidisciplinare di "Educazione alla Legalità", realizzato dai docenti dell'Istituto Comprensivo "Angelo Roncalli" di Grotte e coordinato dal Dirigente Scolastico Stefana Morreale. Numerose le Autorità civili e militari venute a porgere il loro saluto agli illustri ospiti. L'incontro, coordinato con la consueta professionalità da Egidio Terrana, è iniziato con il canto dell'Inno di Mameli e con la lettura della poesia di Nazin Hikmet "Nasceranno da noi uomini migliori". Particolarmente attenti e partecipi tutti gli studenti che, rivolgendo domande agli ospiti, hanno dato loro modo di esprimere, anche con esempi tratti dalla propria attività e dalla loro esperienza, il senso della Legalità vissuta non a parole ma attraverso un impegno quotidiano, concreto e determinato.
"Grazie a tutti voi per la calorosa accoglienza, che per la verità non immaginavo"; queste le prime commosse parole del dott. Vitello, che nel rispondere agli alunni ha ripercorso con gioia gli anni della sua giovinezza a Grotte, ma non ha mancato di esortare i giovani lasciando loro un messaggio determinante: "Questa è la cifra che fa la differenza tra legalità e illegalità: la capacità di indignarsi e di avere un moto interiore che ti porta a ribellarti; questa è la forza che fa la vera antimafia".
Nel suo intervento, il dott. Tano Grasso ha descritto la genesi dell'Associazione Antiracket, a partire da quando, nel lontano 1990 i mafiosi si presentarono nel suo negozio di calzature per chiedere il pizzo - come già facevano con gli altri imprenditori di Capo d'Orlando - e dal primo incontro di un gruppetto di commercianti, vittime dell'estorsione, nella parrocchia di Padre Tonino Licata. Di come poche persone normali, unite soprattutto attraverso il dialogo, abbiano trovato la forza di denunciare, fare arrestare e condannare quei mafiosi, e di come oggi in quel paese nessuno sia più costretto a subire atti intimidatori quali bombe, spari contro le saracinesche, incendi delle auto. "La mafia la sconfiggono i cittadini normali, le persone comuni, quelli che in ogni momento devono assumersi una personale responsabilità e mettersi in gioco"; questo il concetto e l'incoraggiamento più volte ribadito dal dott. Grasso.
Al dott. Walter Carlisi sono state rivolte domande di carattere "tecnico", rispondendo alle quali il magistrato - già apprezzato ospite del "Roncalli" l'anno scolastico precedente - ha mostrato di saper coniugare la profonda competenza professionale ad una indiscussa capacità divulgativa. Significativo il brano musicale eseguito da alcuni studenti guidati dalla professoressa Erika Greco: "Libera Terra" dei Modena City Ramblers.
Le motivazioni che spingono verso la carriera in Magistratura, l'indipendenza dei giudici, il movimento delle "Agende Rosse"; questi gli argomenti trattati dal dott. Vitello nel suo successivo intervento, al termine del quale ha preso la parola, per un saluto ed un ringraziamento, il sindaco Paolo Pilato. La consegna di riconoscimenti agli ospiti (tra cui una copia del prezioso volume "Valzer di un giorno", mostra fotografica di Franco Carlisi, attualmente in esposizione alla 54^ Biennale di Venezia) ed il saluto finale del Dirigente Scolastico hanno concluso la manifestazione.
Una esperienza indimenticabile per gli alunni, i docenti e le persone venute ad assistere all'incontro.

Carmelo Arnone
22 giugno 2011
© Riproduzione riservata.

Pubblichiamo le riprese dell'incontro (video di © Associazione Culturale "Punto Info").

Prima parte Visita l'argomento               Seconda parte Visita l'argomento               Terza parte Visita l'argomento
 

 

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22/06/2011

Servizi. Il nuovo orario estivo dell'ufficio delle Poste Italiane di Grotte

 

Poste. In vigore il nuovo orario estivo

L'Ufficio postale di Grotte, durante i mesi estivi, limitatamente ai seguenti periodi:
- dal 16 al 29 luglio 2011;
- dal 16 al 31 agosto 2011;
effettuerà la chiusura pomeridiana, osservando il seguente orario ridotto:
- dalle 08.00 alle 13.30 (dal lunedi al venerdi),
- dalle 08.00 alle 12.30 (sabato).

Durante il rimanente periodo sarà adottato l'orario regolare:
- dalle 08.00 alle 18.30 (dal lunedi al venerdi),
- dalle 08.00 alle 12.30 (sabato).

 

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21/06/2011

Lettere. "Cosa cambia dopo la vittoria dei referendum sull'acqua?"; di Enzo Allegro

 

Lettere alla nostra Redazione

Riceviamo e pubblichiamo.

"Gentile Carmelo,
ho un dubbio riguardo ai risultati dei recenti referendum.
Cosa cambia dopo la vittoria dei referendum riguardanti l'acqua?
Mi chiedo che fine faranno gli ato idrici e le società private che hanno preso l'appalto per la fornitura e la gestione dell'acqua.
Grazie e cordiali saluti".
Enzo Allegro

Dalla Redazione.
Intanto con la vittoria a stragrande maggioranza dei referendum si è chiarita in maniera più che evidente la volontà degli italiani di non consentire la gestione privata dell'acqua, sia per quanto concerne la distribuzione, che le reti idriche; inoltre, cosa altrettanto importante, si è stabilito il principio che sulla gestione dell'acqua pubblica (bene primario essenziale) non ci può essere un "guadagno di capitale", cioè le relative tariffe devono prevedere solo i costi effettivi relativi alle strutture ed al personale, non una "remunerazione del capitale impiegato". Insomma, gli italiani hanno detto chiaramente che sull'acqua pubblica nessuno deve lucrare gravando sui cittadini. Chi vuole guadagnare può investire privatamente nell'acqua cosiddetta "minerale", cioè imbottigliandola e vendendola anche a peso d'oro. In Italia c'è chi s'è inventato l'imbottigliamento e la distribuzione dell'acqua potabile del rubinetto; se qualcuno la compra, non pare sia vietato venderla. Ma è cosa ben diversa dalla gestione di un servizio pubblico essenziale, relativa ad un bene primario.
Il destino degli ATO (Ambito Territoriale Ottimale) idrici e delle società che si occupano della gestione del servizio idrico integrato (per la provincia di Agrigento è la Girgenti Acque S.p.A.) è in fase di ridefinizione; è chiaro che alla luce delle modifiche apportate alla normativa vigente dall'esito dei referendum, il Legislatore non potrà che adeguarsi, così come dovranno fare, gradualmente, tutti i soggetti interessati. Personalmente sono convinto che verrà trovata una soluzione che consentirà il mantenimento dell'attuale livello occupazionale (sarebbe antieconomico rinunciare alle professionalità specifiche in questo campo, così come sarebbe difficile reperire o formare altro personale altamente qualificato) pur adeguando le strutture ed i piani economici in atto alle nuove disposizioni. Questo sarebbe compito della politica, e mi auguro che stavolta sappia fare il suo dovere.

Carmelo Arnone

21 giugno 2011
 

 

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21/06/2011

Servizi. La nuova bolletta di Girgenti Acque

 

Girgenti Acque S.p.A.

Girgenti Acque, società che gestisce il servizio idrico integrato per la provincia di Agrigento, ha predisposto una nuova bolletta che si prospetta più chiara e leggibile, con le informazioni organizzate in modo comprensibile.
Nella prima pagina sono riportati i riquadri relativi alla fornitura, al periodo di riferimento ed all’importo da pagare. Inoltre, per le bollette delle utenze a consumo, cioè dotate di contatore, compaiono, per un’agevole lettura, i dati del contatore e delle ultime letture, nonché il tipo lettura (effettiva, calcolata o stimata).
Nella seconda pagina vengono evidenziati i dettagli di tutti i costi e delle voci indicate in bolletta oltre che le modalità di pagamento e l’informativa sulle eventuali bollette non pagate. Nell’area “Informazioni agli utenti” della stessa pagina vengono meglio specificate le modalità ed i criteri applicati per l’emissione di quella specifica bolletta.
Il nuovo numero di conto corrente postale, intestato a Girgenti Acque S.p.A, è il seguente: 7193850.
E' possibile pagare le bollette:
- utilizzando il bollettino allegato, presso tutti gli uffici di Poste Italiane S.p.A.;
- on line sul sito ufficiale delle Poste Italiane;
- a mezzo bonifico utilizzando l’IBAN indicato nel bollettino.
Girgenti Acque precisa agli utenti che l’importo delle fatture deve essere pagato per intero in un’unica soluzione, e che gli uffici della società sono a disposizione per informazioni e notizie relative alle bollette.
 

 

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20/06/2011

Chiesa. Avvisi ed appuntamenti della settimana

 

Chiese di Grotte

Pubblichiamo gli avvisi diffusi al termine delle Sante Messe domenicali.

Martedi 21 giugno
- alle ore 16.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, riunione dei giovani cresimati del 1° anno delle parrocchie Matrice e Madonna del Carmelo (al termine, verrà consegnata personalmente ai cresimati la pergamena);
- alle ore 18.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, riunione dei giovani cresimati del 2° anno delle parrocchie Matrice e Madonna del Carmelo (verrà consegnata personalmente ai cresimati la pergamena).

Domenica 26
giugno - Solennità del Corpus Domini
- Le sante Messe vespertine saranno celebrate in tutte le parrocchie alle ore 18.00;
- al termine si svolgerà la solenne processione per il seguente percorso: Chiesa Madonna del Carmelo, Corso Garibaldi, Piazza Marconi, Via Meli, Largo Pagano, Viale Matteotti, Portobello, Viale della Vittoria, Chiesa Madonna del Carmelo;
- si esortano i fedeli ad addobbare a festa i balconi delle vie interessate dalla processione;
- tutti i ragazzi che hanno ricevuto la Prima Comunione e tutti i chierichetti parteciperanno alle sante Messe delle ore 18.00 nelle rispettive parrocchie, per essere presenti alla processione;
- tutti i Ministri Straordinari sono invitati ad essere presenti alla processione.

Martedi 28 giugno
- alle ore 17.00, a San Francesco, riunione di tutti i catechisti (compresi i nuovi): è indispensabile la presenza di tutti.

Avviso
- dal 1° giugno è aperto il "Contro Comunale per la Raccolta Differenziata"; effettuare la raccolta differenziata è sia un bene per l'ambiente, sia un risparmio economico. I volantini esplicativi sono a disposizione dei fedeli.
 

 

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20/06/2011

Comune. "Con la differenziata aiutiamo l'ambiente e la tasca"; in piena attività l'isola ecologica

 

Centro comunale di raccolta differenziata dei rifiuti
Insegna

Centro comunale di raccolta differenziata dei rifiuti
Manifesto

Centro comunale di raccolta differenziata dei rifiuti
Volantino

Centro comunale di raccolta differenziata dei rifiuti
Volantino

Centro comunale di raccolta differenziata dei rifiuti

Dal 1° giugno 2011, giorno della sua apertura, è entrato in funzione a Grotte il "Centro Comunale di raccolta differenziata dei rifiuti", meglio noto come "isola ecologica". In uno spazio apposito, ben definito e recintato, all'interno del piazzale dei magazzini comunali di Via Ingrao (alla circonvallazione) è stato realizzato, su proposta del Sindaco Paolo Pilato e con l'impegno diretto e costante dell'Assessore all'Ecologia Piero Castronovo, il punto di raccolta comunale dei rifiuti domestici differenziati per tipologie.
Già dai primi giorni si è registrato un notevole afflusso di cittadini, sensibili non solo alle tematiche della tutela dell'ambiente, ma anche al risparmio in termini economici che questo tipo di raccolta consente di ottenere.
Infatti per ogni chilogrammo di rifiuto differenziato conferito, che viene pesato dal personale responsabile del Centro di Raccolta, ne viene annotata la consegna su un apposito registro e viene rilasciata al cittadino una ricevuta contenente le indicazioni relative al materiale conferito ed al controvalore in euro che verrà detratto dalla successiva bolletta della tassa sui rifiuti solidi urbani.
Sono 6 le tipologie di rifiuti che è possibile conferire all'isola ecologica:
1) carta e cartone (giornali e riviste, libri e quaderni, fotocopie e fogli vari, scatole di pasta, scatole per alimenti, cartoni piegati, imballaggi di cartone), ma non nylon, cellophane, copertine plastificate, carta oleata, unta o sporca di colla, carta chimica o autocopiante, carta carbone, fazzoletti di carta sporchi, pergamena;
2) plastica (bottiglie di acqua e bibite, flaconi di detersivi, detergenti e shampoo, flaconi di cosmetici liquidi, contenitori per liquidi in genere, vasetti di yogurt, confezioni di uova, cassette di frutta, pellicole per alimenti, polistirolo, blister, tutti gli imballaggi indicanti le sigle PE – PP – PS – PET – PVC), ma non tutto ciò che non è imballaggio, tutti gli arredi (sedie, tavoli etc.), plastica dura (giocattoli etc.), elettrodomestici, piatti e posate in plastica;
3) vetro (bottiglie e bicchieri, barattoli senza tappo metallico, vasetti  senza tappo metallico), ma non vetri di finestre e specchi, pirofile e vetri da forno, oggetti in ceramica e porcellana, lampadine e neon, occhiali;
4) lattine e barattoli (lattine contenenti cibo per animali, scatolette e lattine in banda stagnata, lattine per bevande e per alimenti con il simbolo “AL” - tonno, carne, pesce conservato, legumi e cereali -, contenitori in metallo - pelati etc. -, chiusure metalliche per vasetti di vetro, vaschette in alluminio, tappi a corona applicati sulle bottiglie, scatole in acciaio), ma non barattoli con resti di colore e vernice, contenitori etichettati “T” e/o “F”;
5) pile (batterie alcaline, pile a stilo - per torce e radio -, pile a bottone - per calcolatori o orologi -), ma non batterie esauste per autoveicoli, accumulatori per auto;
6) farmaci scaduti (armaci scaduti o medicinali non utilizzati), ma non siringhe o rifiuti ospedalieri.
I cittadini che vorranno ottenere un risparmio sulla bolletta, contribuendo alla salvaguardia dell'ambiente, dovranno dividere, a casa propria, i rifiuti secondo le varie tipologie, poi recarsi presso l'isola ecologica per consegnare, al personale incaricato, i rifiuti già selezionati e ritirare lo scontrino indicante il peso ed il rimborso spettante.
Quanto maggiore sarà la quantità di rifiuti conferiti, tanto maggiore sarà la riduzione della bolletta “TARSU”.
Il Centro di Raccolta è aperto dal lunedi al sabato, dalle 07.30 alle 13.30; con l'eccezione del mercoledi che rimane aperto dalle 12.00 alle 18.00 (per consentire, almeno una volta la settimana, il conferimento anche negli orari pomeridiani). Al fine di sensibilizzare i cittadini, l'Assessore Piero Castronovo ha provveduto a far affiggere dei manifesti informativi dettagliati ed a far distribuire, anche presso i pubblici esercizi, dei volantini con tutte le indicazioni utili ad effettuare correttamente la raccolta differenziata. Entro breve tempo è anche previsto il ritiro dalle vie del paese dei cassonetti per la raccolta differenziata; rimarranno a disposizione solo quelli verdi per il deposito di spazzatura indifferenziata, così le strade del centro abitato potranno essere più libere e più pulite.

Carmelo Arnone
20 giugno 2011
© Riproduzione riservata.
 

Centro comunale di raccolta differenziata dei rifiuti
Centro raccolta

Centro comunale di raccolta differenziata dei rifiuti
Centro raccolta

Centro comunale di raccolta differenziata dei rifiuti
Centro raccolta

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20/06/2011

Racconti. "Un tuffo nel passato" - Capitoli 15° e 16°; di Carmelo Luparello

 

Prof. Carmelo Luparello
Prof. Luparello


UN TUFFO NEL PASSATO
di Carmelo Luparello

Cap. XV

          Sul lato destro, proprio all’inizio di via Duca d’Aosta, tra il Viale della Vittoria e Via Madonna delle Grazie, dove ora c’è un parco-giochi, c’era una costruzione a due piani, circondata da una piccola aiuola.
          Palazzo e aiuola erano difesi da un recinto di ferro, in mezzo al quale si apriva un cancello.
          A un metro dal cancello c’era un piccolo pezzo di artiglieria, a forma di cannone, di cui non ho saputo mai il nome e, nell’aiuola, due bombe.
          Proprio dalla parte che dava sul Viale della Vittoria, attaccate ai muri, c’erano tre lapidi con il nome dei Caduti nelle due grandi guerre: 1915-18 e 1940-45.
          Era, quello, il collegio del Boccone del povero in cui c’erano delle suore, appunto dette “bocconiste”, che si prendevano cura delle ragazze orfane, per le quali, ogni venerdì, giravano di casa in casa per raccogliere qualcosa: qualche moneta, una fetta di pane, un po’ di frutta.
          E le orfanelle, vestite di bianco, accompagnavano i funerali, precedendoli e cantando, con una voce lamentosa e stanca, litanie.
          Ogni tanto, quando il loro sguardo incrociava quello dei ragazzi che, in quel momento, si trovavano a passare, la tristezza, che pareva dipinta nei loro volti, sembrava aumentare a dismisura.
          “Perché gli altri potevano andare a spasso, liberi di uscire quando volevano, e loro invece dovevano stare in collegio per uscirne quando volevano gli altri?”.
          Una domanda alla quale forse la risposta dell’arciprete: “ Bisogna fare la volontà del Signore” non dava, certamente, una soddisfazione.
          E il divieto appariva più incomprensibile perché dettato da persone, in fondo, estranee, anche se esse erano delle donne che avevano promesso a Dio di vivere al servizio di queste povere creature che, altrimenti, si sarebbero trovate sul lastrico.
          Tante di queste ragazze avevano forse bisogno di un affetto diverso da quello che le suore potevano loro offrire, l’affetto di una madre o di un ragazzo.
          Lo si notava dalle loro voci lamentose e imploranti che ferivano il cuore. Lo si vedeva nei loro sguardi impauriti.
          A proposito di funerali, quando ce n’era uno, la chiesa in cui la funzione si celebrava, veniva listata a lutto da “don Ninu Spitali” cioè da don Antonino Spitali, e non solo all’esterno, ma anche all’interno.
          Mi ricordo che nella chiesa Madre, quasi nascosta a sinistra del portone, vicino al fonte battesimale, c’era una scala a pioli, molto alta, sulla quale salivano gli operai che dovevano sistemare i drappi neri sul cornicione che girava tutto intorno alla chiesa, in modo che essi scendessero quasi a toccare il pavimento.
          L’odore dell’incenso, la musica dell’organo, per l’occasione assai triste, e la voce del prete, lamentosa ad arte, incutevano una  paura tale da fare accapponare la pelle
.

Cap. XVI

          Non abitavamo in paese tutto l’anno, perché, ad ogni inizio d’estate, quando si chiudevano le scuole, ci trasferivamo in campagna, a Fontanapazza, dove, dopo la mietitura, potevamo riempire i materassi di stoppie.
          Per l’occasione, mia madre mi comprava, da don Ninu Spitali, che aveva il negozio di fronte alla chiesa Madre, “una paglietta” che era, come dice la stessa parola, un cappello di paglia, molto utile a ripararmi dal sole per le sue larghe tese, e un paio di scarpe di gomma molto leggere che mi permettevano di correre per i campi anche se, a lungo andare, vi si aprivano dei buchi attraverso i quali entrava “lu stierru”, cioè il terriccio, che mi creava un certo fastidio.
          Per cucinare portavamo una vecchia pentola piuttosto affumicata, e un tegame di “crita”, cioè di argilla, per fare la salsa o cuocere le verdure per la cena.
          Le forchette e i cucchiai erano, naturalmente, gli stessi che avevamo in paese e che, ogni anno, a giugno, portavamo con noi.
          Di piatti ne avevamo pochi e qualcuno era magari un po’ rovinato ai bordi: era, come si diceva allora, “spizzicatu”. Ma, a quei tempi, neppure i piatti spaccati si buttavano, ma venivano conservati, in attesa che passasse il conciabrocche, “lu cunzaturaru” che li avrebbe riparati. Ne avevamo qualcuno anche noi, e quello, naturalmente, ci serviva per la campagna.
          L’acqua per lavare, per cucinare e, molto spesso, anche per bere, l’andavamo a prendere in un pozzo che era dentro una galleria lunga una decina di metri,  a poca distanza dalla nostra campagna.
          In genere nella galleria ci entravano mia madre e mia sorella (mio padre era, per la maggior parte della giornata, impegnato in paese, nella sua bottega di calzolaio) che trasportavano “a la roba” ( la casa di campagna) qualche “quartana” d’acqua. Io, invece, che ero il più piccolo, rimanevo fuori e portavo “lu nziru” che era una brocca molto più piccola e comunque adatta alla mia età.
          All’entrata della galleria e lungo il bordo che portava al pozzo, che era nella parte più interna della galleria, saltellavano tantissime rane.
          Alcuni anni dopo, l’acqua divenne inutilizzabile perché l’area, davanti all’entrata al pozzo venne adibita a pubblica discarica, nonostante le proteste al sindaco e, a poco a poco, di quest’acqua si perse la memoria. In tempi più recenti, al di sopra del pozzo, è sorta una villa dedicata al bambino americano Nicholas Green.
          Tempi di miseria quelli, ma che è sempre piacevole ricordare, forse perché, essendo lontani, esercitano sempre un certo fascino, il fascino di tutte quelle cose che abbiamo perduto per sempre.
          La nostra “roba” era divisa in quattro vani: due a pianterreno e due a primo piano. Noi possedevamo una camera col forno e un “polterra” (la terrazza) dal quale si dominava tutta la campagna intorno, e si vedeva buona parte del paese e i comignoli fumanti a mezzogiorno.
          Addirittura dalla campagna si sentiva l’orologio segnare le ore, e le campane della chiesa Madre suonar messa, Mezzogiorno e l’Ave Maria.
          Una mia zia, che abitava in provincia di Palermo, aveva l’altra camera, mentre un mio zio, fratello di mia madre, aveva avuto, nella divisione, il palmento. L’ultimo vano apparteneva a un altro mio zio che abitava in America, e veniva dato in affitto assieme a una quota di terreno, coltivata, come le altre quote, metà a vigneto, metà a frumento.
          In tutte le quote non mancavano gli alberi da frutto e i mandorli, perché mio nonno, Angelo Gianforcaro, tornato con un bel gruzzoletto dall’America, aveva pensato a tutto.
          Nella nostra quota c’erano pure i fichidindia che mio fratello aveva, ogni anno, cura di sistemare, tagliando quelle che, secondo lui, erano superflue e che non avrebbero dato mai frutti.
          Di tutte le pale, quelle superflue e quelle utili, faceva, spesso, incetta il figlio “di  Giuggia”, cioè di una certa signora Giovanna che di esse riempiva ogni volta  “li viertuli”, cioè la bisaccia, per dar da mangiare alle sue capre che ne aveva tante, circa un centinaio. E mia madre si prendeva dispiaceri, tanto che una volta lo disse alle guardie campestri che lo richiamarono aspramente.
          E un giorno una guardia, stanca delle frequenti lamentele di mia madre, gli disse: “Se lo fai un’altra volta, io ti arresto, anche se siamo parenti”.
          Però il danneggiamento continuò anche se in misura minore, e l’uomo non venne mai arrestato, almeno per il danneggiamento delle pale, non so se per mancanza di querela da parte di mia madre o per qualche altro motivo. Fu, invece, denunciata la madre, che rischiò di andare a finire veramente in galera. Ecco come si svolsero i fatti.

Carmelo Luparello

Pubblicato dalla Testata Giornalistica
Grotte.info Quotidiano

su www.grotte.info il 20 giugno 2011.
Per gentile concessione dell’Autore.
© Riproduzione riservata.
  

 

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19/06/2011

Fotografia. Franco Carlisi alla 54^ Esposizione Internazionale d'Arte "La Biennale di Venezia"

 

Franco Carlisi alla 54^ Esposizione Internazionale d'Arte "La Biennale di Venezia".
Invito

E' stata inaugurata il 18 giugno, presso la Galleria Civica d’Arte Contemporanea “Montevergini” di Siracusa, una sezione del Padiglione Italia per la 54^ Biennale di Venezia che vede Franco Carlisi tra i protagonisti.
In occasione delle Celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, la Direzione ha voluto estendere il Padiglione Italia della 54^ Biennale di Venezia a ogni Capoluogo di Regione o Città di grande prestigio del Paese, al fine di documentare lo stato dell’arte in tutta Italia. In particolare verrà presa in considerazione la produzione artistica contemporanea tra il 2001 e il 2011, articolata in sette sezioni: Pittura, Scultura, Ceramica, Fotografia, Grafica, Designer e Videoarte.
Attraverso un’attenta selezione del comitato di studio ha scelto, tra gli altri, nome del fotografo grottese.

Ad operare la selezione, il
noto storico della fotografia Italo Zannier, curatore e responsabile della sezione fotografica del Padiglione Italia per l'attuale edizione della Biennale di Venezia. Lo studioso seguirà sia la sede veneziana che le varie esposizioni che saranno disseminate nelle diverse regioni italiane per celebrare il centocinquantenario dell'Unità di Italia.
 

Franco Carlisi
Franco Carlisi

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19/06/2011

Politica. L'Associazione Politico-Culturale "Città Futura" ringrazia i cittadini

 

L'Associazione Politico-Culturale "Città Futura" ringrazia i cittadini.
Manifesto

Con un manifesto, l'associazione politico-culturale "Città Futura" ha manifestato il proprio ringraziamento ai cittadini per il risultato dei referendum contro la privatizzazione del servizio idrico, invitando contemporaneamente l'Amministrazione a riprendere la gestione diretta della rete idrica.
Questo il testo: "Grazie Grotte. Cittadini, dopo il percorso iniziato insieme nel dicembre 2009con la raccolta delle firme, Grotte in maniera compatta ha votato contro la privatizzazione dell'acqua. Signor Sindaco, dopo il voto plebiscitario, resatano ancora tantissime inadempienze da parte dell'ente gestore: non possiamo e non vogliamo più subire ulteriori disagi. Riappropriamoci perciò delle nostre reti idriche".
 

 

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19/06/2011

Comune. Disinfestazione del centro abitato

 

Disinfestazione del centro abitato.
Manifesto

COMUNE DI GROTTE
Provincia di Agrigento

Si avvisa la cittadinanza che nelle notti di

lunedi 21 e martedi 22

si effettuerà nel centro abitato
e lungo la periferia dello stesso un intervento di

disinfezione e disinfestazione

con prodotti insetticida a largo spettro,
pertanto si invitano cittadini
a non mantenere in ambienti esterni
qualsiasi sostanza alimentare.

Dalla Residenza Municipale lì, 17 giugno 2011
 

 

  L'Assessore all'Ecologia
Rag. Piero Castronovo
 
Il Sindaco
Rag. Paolo Pilato
 

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19/06/2011

Psicologia. Il dott. La Paglia in Canada, relatore alla 16^ Conferenza Internazionale sulla Cybertherapy

 

16^ Conferenza Internazionale sulla Cybertherapy
Vedi il sito

Il dott. La Paglia in Canada, relatore alla 16^ Conferenza Internazionale sulla Cybertherapy.
Locandina

Il dott. La Paglia in Canada, relatore alla 16^ Conferenza Internazionale sulla Cybertherapy.
Manifesto

Il dott. La Paglia in Canada, relatore alla 16^ Conferenza Internazionale sulla Cybertherapy.
Intestazione "Poster"
 

Prosegue la partecipazione a numerose conferenze internazionali alle quali è chiamato il Dott. La Paglia Filippo.
Lo studioso grottese è stato invitato, in qualità di relatore ufficiale, dall'Universitè du Quebec, in Canada, a presenziare alla 16^ Conferenza Internazionale sulla Cybertherapy e CyberPsychology che si terrà a Gatineau (Ottawa) dal 19 al 22 Giugno 2011.
Durante la conferenza il Dott La Paglia, che opera all’interno del Dipartimento di Biomedicina Sperimentale e Neuroscienze Cliniche di Palermo, sezione di Psichiatria di cui è responsabile è il Prof. Daniele La Barbera, illustrerà i risultati di due attività di ricerca scientifica.
La conferenza riunirà i principali esperti mondiali nel campo della terapia clinica e riabilitativa, delle scienze cognitive, delle scienze sociali e delle scienze informatiche, interessati a promuovere l’uso della realtà virtuale e delle tecnologie avanzate con supporto alle tradizionali forme di terapia, psicoeducazione e riabilitazione.
I diversi relatori, oltre ai sistemi di realtà virtuale esploreranno gli usi della telemedicina, della videoconferenza, di internet, della robotica, dei computer indossabili, dei dispositivi non invasivi di monitoraggio fisiologico nella diagnosi, valutazione e prevenzione dei disturbi mentale e fisici. Inoltre verrà esaminato l'impatto delle nuove tecnologie sul comportamento e sulla società come, per citarne alcuni, cyberfashion, cyberstalking, internet addiction, cybercriminologia.
Il 21 giugno, in sessione plenaria, il dott. La Paglia esporrà i recenti risultati ottenuti nel campo della robotica educativa. In particolare, illustrerà le sperimentazioni effettuate con i robot, mirate al potenziamento delle abilità cognitive di ragionamento e di pianificazione basate sul problem-solving, abilità che sono alla base dell’apprendimento dei concetti matematici.
Pur non trascurando le ricadute sul piano dell’apprendimento, da questi studi emerge che i laboratori di robotica stimolano e migliorano, fra le altre abilità metacognitive, anche i processi sovraordinati di controllo.
I risultati ottenuti, che verranno illustrati nei dettagli alla comunità scientifica, suggeriscono l’ipotesi di utilizzare il training con i robot non solo come strumento educativo ma anche come strumento riabilitativo per i soggetti con disturbi cognitivi e con disabilità nell’apprendimento.
Oltre alla relazione, il dott. La Paglia presenterà un Poster (letteralmente "manifesto"), che verrà appeso in sala e sul quale illustrerà i dati di un'altra ricerca dal titolo “Influence of Computer-anxiety on the new forms of Digital Divide”. 
Con questo strumento il Dott. La Paglia esporrà le proprie ipotesi e teorizzazioni, supportate da un indagine, circa l’influenza della computer-anxiety come  possibile causa del New Digital Divide.
Il programma della conferenza è disponibile sul sito: www.e-therapy.info alla voce "Scientific Program".
 

 

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19/06/2011

Fiere. 18^ edizione di "Mediterranea Expo"

 

Mediterranea Expo

Torna anche quest’anno, presso il Parco Fieristico Emporium di San Leone ad Agrigento, la Mediterranea Expo. La fiera campionaria, giunta alla 18^ edizione, si svolgerà dal 22 al 31 luglio prossimo, nel piazzale antistante lo splendido porticciolo turistico della frazione balneare di Agrigento. La nuova edizione si presenta ancora più ricca, interessante, affascinante, con tantissime novità che saranno rese note nei prossimi giorni. Sono 250 le aziende regionali e nazionali che da tempo hanno prenotato uno spazio all’interno dell’evento espositivo della Sicilia Occidentale, visitato ogni anno da migliaia di persone provenienti da ogni provincia della Sicilia e da centinaia di turisti in vacanza nell’isola. Sono un centinaio i diversi settori merceologici e commerciali che saranno in vetrina alla 18^ Mediterranea Expo. Il numero totale degli stand è di 300 che verranno allestiti nella vasta area delle Fiera Campionaria. E’ in fase di ultimazione, invece, il cartellone delle iniziative collaterali e di intrattenimento. Anche quest’anno in fiera i visitatori ed il pubblico potranno assistere a numerosi concerti con artisti di fama internazionale, ai concorsi di bellezza Miss e Mister Mediterranea Expo e “Giovani Talenti”, con in palio favolosi premi, ai quali ci si può ancora iscrivere telefonando al numero 347.0155630, dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 19, dal lunedì al venerdì.
 

 

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18/06/2011

Associazioni. Aperte le iscrizioni alla "Scuola di Harry Potter" per il GroEst 2011

 

Associazione "L'Isola ke nn c'è"
L'isola ke nn c'è

Sono aperte le iscrizioni per Hogwarts, la scuola di Harry Potter, tema scelto dall'Associazione "L'isola ke nn c'è", con la direzione artistica di Daniel Carlisi, per l'edizione 2011 del "GroEst" (Grotte Estiva).
Domenica 19 giugno gli animatori saranno disponibili a ricevere le iscrizioni dei partecipanti presso due postazioni: la prima al Viale della Vittoria, all'ingresso della villetta "Collodi"; la seconda in Corso Garibaldi.
Il progetto è aperto a bambini e ragazzi e si svolgerà durante il periodo estivo nella ex scuola elementare "Leonardo Sciascia" di Contrada Palo, dove è stata allestita la scenografia e le postazioni dei giovani partecipanti che concorreranno suddividi nelle 4 squadre: tasso rosso, serpe verde, corvo nero e grifondoro.
Per informazioni è possibile rivolgersi a Daniel Carlisi, Valerio Vella e Giuseppe Morreale.
 

Associazioni - Preparativi per il nuovo Groest, all'insegna della scuola di "Hogwarts".
Hogwarts

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18/06/2011

Spettacolo. Al Teatro Regina Margherita "Rido e... tango", varietà di Salvatore Bellavia

 

Al Teatro Regina Margherita "Rido e tango", varietà di Salvatore Bellavia.
Manifesto

Domenica 19 giugno, alle ore 20.30, al Teatro Regina Margherita di Racalmuto andrà in scena "Rido e... tango" (Come un varietà di altri Tempi), spettacolo di Salvatore Bellavia; una produzione del laboratorio teatrale "Luchino Visconti" di Grotte.
Con la partecipazione di Calogero Infantino, Antonio Lo Presti, Laura Manganello, Alessandra Marsala, Salvatore Milano, Claudia Palermo, Dario Serravillo, Valeria Todaro, Valerio Vella, Isabella Villani, Assunta Villardita, Domenico Vizzini.
Partecipazione straordinaria di Ketty Cardillo e dell'Orchestra "Happy Music" diretta dal M° Salvatore Mercato.
Regia di Salvatore Bellavia.

"Rido e... tango" - Spettacolo di S. Bellavia
Teatro "Regina Margherita"
Racalmuto, 19/06/2011
Inizio spettacolo ore 20.30
 

 

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18/06/2011

Attività. Parte "La Mongolfiera", ludoteca estiva per bambini e ragazzi

 

"La Mongolfiera", ludoteca estiva per bambini e ragazzi.
Manifesto

Torneranno a riecheggiare di voci, a riprendere vita durante i più caldi mesi estivi, i locali dell'ex istituto delle suore "Ancelle Riparatrici" di Via del Gesù a Grotte. La stessa struttura che in passato è stata sede di indimenticati Grest, dal 1° luglio al 5 agosto 2011 ospiterà "La Mongolfiera", una ludoteca estiva aperta a bambini e ragazzi da 6 a 11 anni, ma anche centro di aggregazione per garantire ai genitori, lavoratori e non, l'intrattenimento dei propri figli in un ambiente allegro e sereno.
Uno spazio in cui i bambini potranno socializzare, valorizzare le regole del “vivere insieme” e potenziare le risorse personali, relazionali ed affettive, attraverso attività ludico-ricreative e la realizzazione di laboratori riguardanti l’arte, il riciclaggio, il mangiare sano, la multiculturalità e il teatro.
L'iniziativa è promossa dall'Associazione di Solidarietà Familiare "Kalika" e dal Centro Servizi Socio-Sanitari "Il Girasole".
Le attività de "La Mongolfiera" si svolgeranno dal 1° luglio al 5 agosto, dal lunedi al venerdi nelle ore comprese tra le 08.30 e le 13.30. Per adesioni, entro il 28 giugno, ed informazioni è possibile rivolgersi (dal lunedì al venerdì dalle ore 09.00 alle ore 13.00) presso l’ufficio di Grotte de "Il Girasole", in via Cavour n° 49 (di fronte la fontana dell'acquanova), oppure telefonare al numero 366.3297144.
 

 

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17/06/2011

Università. Workshop architettura "Una casa a Naro"

 

Università ad Agrigento

Da lunedi 13 giugno è in atto presso il polo universitario della Provincia di Agrigento un workshop del corso di laurea in architettura dedicato alla progettazione ed al recupero di alcune porzioni del paese di Naro. Gli studenti del quarto e primo anno, guidati dal prof. Antonino Margagliotta e dagli architetti Elettra Curto e Vittorio Catania, in qualità di tutor, saranno impegnati per una settimana intera nella progettazione di nuove abitazioni volte al "miglioramento" del centro storico del paese. La progettazione è aperta al pubblico e prevede anche la costruzione dei modelli plastici di progetto.
Ricco ed articolato il programma del corso di progettazione, dal quale il workshop trae ispirazione.

Contenuti e finalità
Il Corso introduce gli allievi alla progettazione architettonica affrontando le questioni fondamentali sui contenuti teorici e sugli strumenti di impostazione e controllo della progetto di Architettura, inteso come strumento di conoscenza della realtà fisica e culturale, e come disciplina delegata a modificarla.
Il Corso è orientato a fornire agli allievi i contenuti fondativi della progettazione architettonica con una impostazione didattica che concepisce la progettazione stessa come sintesi tra gli aspetti formali, funzionali e tecnico-costruttivi.
Il Corso intende favorire negli studenti un’adeguata coscienza critica riguardante:
- la comprensione delle problematicità dell’abitare e dello spazio fisico della contemporaneità;
- la lettura e l’interpretazione dell’esistente, il senso e la struttura dei luoghi;
- la capacità di giudizio e di riconoscimento della bellezza;
- la valutazione degli strumenti idonei alla modificazione della realtà.
Attraverso la concreta esperienza del progetto, gli allievi saranno condotti a provare le connessioni e le implicazioni formali con cui differenti istanze si determinano nella costruzione dello spazio; a sperimentare la fisicità e la manualità della materia da formare; a praticare il disegno inteso come strumento di ricerca e comunicazione.
L’esercizio progettuale (un’applicazione con un programma di limitata complessità) è finalizzato alla conoscenza dei caratteri funzionali e distributivi, delle regole e dei principi della composizione, dell’uso e dei significati dello spazio e del linguaggio architettonico. L’esperienza di progetto è volta anche al saper comprendere ed interpretare l’ambiente fisico, nei suoi aspetti storici, morfologici e tipologici, culturali e linguistici.

Principali argomenti
Valore e senso dell’Architettura. Etica ed estetica dell’Architettura. Lo spazio architettonico. Architettura come modificazione. Architettura tra forma, tecnica e funzione. Tipologia architettonica. Tipologia e morfologia. Dimensione tecnica del progetto. Architettura come linguaggio. Regole e progetto. Valore e uso della geometria. Architettura e tettonica. Topologia e idea di luogo. Il progetto del nuovo nell'esistente. Il progetto nella città contemporanea.
 

 

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17/06/2011

Astronomia. L'eclissi di luna, vista da Grotte

 

L'eclissi di luna, vista da Grotte.
Eclissi di Luna

E' un fenomeno naturale ricorrente ma non comune, quello che si è verificato durante la notte dello scorso 15 giugno, e che ha attirato gli sguardi di astrofili, appassionati e semplici curiosi. Qualcuno munito di cannocchiale, altri di biconolo, altri ancora ad occhio nudo hanno potuto ammirare il fenomeno astronomico della eclissi di luna. Il nostro satellite naturale si è colorato gradualmente di rosso sino a divenire invisibile.
L'occasione non poteva sfuggire al nostro fotografo, Salvo Lo Re "President", che fornito di treppiede, fotocamera con telecomando e teleobiettivo ha immortalato l'evento.
 

 

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17/06/2011

Musica. In arrivo il nuovo gruppo di Majorettes "V. Bellini"

 

Banda "V. Bellini" - Grotte
Foto di Gruppo

Il Complesso Bandistico "Vincenzo Bellini" si arricchisce di nuove presenze ed estende le proprie potenzialità. Nasce infatti, da una proficua esperienza precedente, una sezione collaterale alla compagine musicale. Ben tredici ragazze, sostenute ed incoraggiate dai genitori, hanno aderito al progetto ed hanno formato il nuovo gruppo di Majorettes "V. Bellini".
Guidate da Rossella Dell'Aiera e Silvia Todaro, le giovani majorettes sono attivamente impegnate nelle prove - che costituiscono una indispensabile fase propedeutica - che consentiranno loro, nel più breve tempo possibile, di dare inizio alle esibizioni marciando al ritmo delle musiche eseguite dal vivo dall'omonimo complesso bandistico.
Pienamente soddisfatto il Presidente Calogero Todaro che dichiara: "Altre tredici ragazze vengono ad ampliare il già consistente numero di giovani che formano il Complesso, che riesce a perseguire ancora una volta uno degli obiettivi che il direttivo si era posto, cioè l'avvicinamento alla musica ed alla socializzazione del maggior numero di ragazzi, sottraendoli a potenziali pericoli".
 

 

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17/06/2011

Comune. Ufficio provvisorio di Girgenti Acque a Grotte, per risolvere i problemi dei cittadini

 

Ufficio provvisorio di Girgenti Acque a Grotte, per risolvere i problemi dei cittadini.
Lettera

Il prossimo lunedi 20 giugno, alle ore 15.00, sarà presente a Grotte un dipendente di Girgenti Acque, nei locali comunali, al fine di agevolare i cittadini nella soluzione di tutti i problemi relativi ai contratti di allaccio del servizio idrico, ma anche per le segnalazioni sui guasti ed i reclami per i disservizi.
Il sindaco di Grotte, Paolo Pilato, che si è fatto interprete delle numerose richieste pervenute, ha sollecitato la società che gestisce il servizio idrico integrato al fine di poter ottenere l'istituzione, nel territorio comunale, di uno sportello periferico.
L'Amministratore Delegato di Girgenti Acque, Carmelo Salamone, pur affermando che la convenzione in atto con i Comuni della provincia di Agrigento non prevede l'istituzione di sportelli distaccati, tuttavia ha confermato la disponibilità ad inviare un proprio dipendente a Grotte, il prossimo lunedi ed i due lunedi successivi, al fine di iniziare un rapporto di collaborazione più diretto con i cittadini. Nella sua lettera, Salamone suggerisce all'Amministrazione l'istituzione di uno sportello con personale del Comune per "ricevere in autonomia le richieste di allaccio, le segnalazioni e i reclami che gli utenti volessero presentare direttamente presso gli uffici comunali utilizzando l'apposita modulistica fornita da Girgenti Acque".
Sarà compito del personale della società agrigentina provvedere periodicamente al ritiro della documentazione per la successiva istruzione delle pratiche. Da lunedi 20 giugno avrà inizio la collaborazione, con le modalità stabilite, tra Girgenti Acque ed il Comune, che prevederà, anche oltre i tre lunedi già concordati, una idonea formazione del personale comunale.

Carmelo Arnone
16 giugno 2011
© Riproduzione riservata.
 

 

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16/06/2011

Scuola. Il "Roncalli" di Grotte vince il concorso "Mangia la cosa giusta" di Conad Sicilia

 

Il "Roncalli" di Grotte vince il concorso regionale "Mangia la cosa giusta" di Conad Sicilia.
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Il "Roncalli" di Grotte vince il concorso regionale "Mangia la cosa giusta" di Conad Sicilia.
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Gli alunni dell'Istituto Comprensivo "Angelo Roncalli" di Grotte hanno vinto il primo premio al concorso regionale "Mangia la cosa giusta", iniziativa che costituisce parte di un percorso di educazione alimentare organizzato da Conad Sicilia nelle scuole primarie. I ragazzi di Grotte hanno partecipato con un audiovisivo dal titolo "Chi mangia sano va lontano", aggiudicandosi il ricco premio di 800 euro in buoni spesa.
Al 2° ed al 3° posto si sono classificate le classi V dell'I.C. "S. Marta" e IV del plesso "S. Elena" di Modica, che hanno vinto rispettivamente un buono spesa da 600 e 400 euro. Alla IV C del Circolo Didattico "R. Poidomani" di Modica è stata assegnata anche una menzione speciale per l’impegno e la creatività dimostrata.
Adalgisa Poidomani, responsabile del progetto, spiega che “Si tratta di un percorso che Conad Sicilia ha cominciato nel 2008 coinvolgendo ad oggi oltre 40 scuole con 6.000 contatti tra bambini, insegnanti e genitori”.
Il Direttore Generale di Conad Sicilia, Giorgio Ragusa, ha sottolineato così le motivazioni dell’azienda: “In questi ultimi anni la promozione e il sostegno della cultura, soprattutto quale leva per l'educazione e la formazione delle nuove generazioni, sono diventati un tratto distintivo della nostra azienda e il concorso Mangia la cosa giusta ne è un esempio. E’ il profondo radicamento nel territorio dei nostri 124 soci a spingerci in questa direzione, ma è soprattutto la natura stessa della nostra impresa, cooperativa, a dettarci una crescita sostenibile insieme alla comunità in cui operiamo”.
Oltre 500 persone tra bambini, insegnanti e genitori hanno partecipato alla cerimonia finale di premiazione che si è svolta il 22 maggio a Rosolini (SR), all’interno della manifestazione "Libri in fest", di cui l’evento era ospite. L'intera cerimonia è stata animata dagli interventi musicali dei bambini del coro Santa Marta di Modica e della banda musicale della città.
Il risultato raggiunto dalla scuola di Grotte premia l'impegno profuso durante l'intero anno scolastico dagli alunni e dai loro insegnanti, coordinati con professionalità dal Dirigente Scolastico dott.ssa Stefana Morreale.
Grande soddisfazione è stata espressa da Ignazio Infantino, direttore del supermercato "Infantino & C." affiliato Conad, che si è fatto promotore e sponsor della partecipazione della scuola "Roncalli" all'iniziativa.

Carmelo Arnone
16 giugno 2011
© Riproduzione riservata.

Foto della manifestazione Visita l'argomento
 

 

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14/06/2011

Musica. Assegnati i premi "Lirica sotto le stelle" XI Edizione

 

M° Salvatore Salvaggio
M° Salvaggio

Si svolgerà sabato 6 agosto, alle ore 21.00 nell'atrio del plesso scolastico "Roncalli" di Grotte, la XI Edizione della manifestazione musicale "Lirica sotto le stesse", promossa dall'Associazione Musicale "G. Rossini" e realizzata con il contributo del Comune di Grotte. All'interno della manifestazione verranno consegnati i premi "Alla carriera" ed "Alla giovane promessa".
La Commissione artistica, composta da: M° Salvatore Salvaggio (cantante lirico); M° Raina Nikolova (cantante lirica); M° Gianni Kriscak (direttore d'orchestra); M° Makie Nomoto (cantante lirica); affiancata dai membri esterni in rappresentanza dell'Amministrazione Comunale Rag. Paolo Pilato (Sindaco di Grotte) e Dott. Angelo Collura (Presidente del Consiglio Comunale di Grotte), dopo attenta valutazione ha deciso di conferire la V Edizione del Premio "Alla Carriera - Lirica sotto le stelle" al M° Giovanni D'Aquila, di origini grottesi, uno dei più importanti compositori italiani, reduce dal successo al Teatro Massimo di Palermo conseguito con l'opera lirica "Alice nel paese delle meraviglie".
La stessa Commissione ha deciso di assegnare il premio "Alla Giovane Promessa - Lirica sotto le stelle" al baritono Giovanni Di Mare (di Augusta), che avrà modo di far apprezzare le sue qualità musicali esibendosi insieme ai due "patron" della manifestazione, Salvatore Salvaggio e Makie Nomoto, durante la XI Edizione del Gran Galà "Lirica sotto le Stelle".
 

 

M° Giovanni D'Aquila
M° G. D'Aquila

Chi è il M° Giovanni D'Aquila.
Nasce a Grotte (AG) l'1 dicembre 1966. A undici anni inizia a suonare il pianoforte, diplomandosi presso il conservatorio "V. Bellini" di Palermo; continua a perfezionarsi  intraprendendo una intensa ed apprezzata attività concertistica esibendosi come solista con successi e consensi. Inizia ad interessarsi alla composizione a diciassette anni, e dopo il diploma in Pianoforte si iscrive al Conservatorio di Palermo, ove frequenta anche i corsi di Musica Jazz e Direzione d' Orchestra; nel 1998 ottiene il diploma di Composizione. Ha svolto e svolge attività didattica unanimemente riconosciuta a livello nazionale ed internazionale (Premio "A. Trombone", A.M.A. Calabria, Stresa); ha insegnato Armonia, Contrappunto, Fuga e Composizione presso il Conservatorio "A. Corelli" di Messina e attualmente insegna Teoria, Solfeggio e Dettato Musicale presso il Conservatorio "V. Bellini" di Palermo. Dal 1993 svolge prevalentemente attività di compositore ed arrangiatore, scrivendo musica per pianoforte, da camera, sinfonica e per il teatro. Sue musiche sono frequentemente eseguite in importanti stagioni concertistiche e festival in Italia (Teatro Massimo di Palermo, Teatro Regio di Torino, Fondazione Arena di Verona, Istituzione sinfonica abruzzese, I Solisti aquilani, Settimana di musica Sacra di Monreale, Festival Taormina Arte) ed all' estero (U.S.A - Boston, Washington, New York -, Irlanda, Olanda, Svizzera, Polonia, Portogallo, Giappone, Finlandia), ed inserite in numerose produzioni discografiche. Nel Dicembre 2003 la M.I.T. Symphony Orchestra diretta da Dante Anzolini esegue in prima mondiale a Boston "Through the mines of Moria", commissionato dal Dipartimento di Musica del Massachusetts Institute of Technology. Il 25 Marzo 2004 a Torino esordisce lo spettacolo teatrale "Giulietta", riadattamento di Vitaliano Trevisan dell' omonimo racconto di Federico Fellini per la regia di Valter Malosti, con Michela Cescon; scene di Paolo Baroni, costumi di Patrizia Tirino. Nel Dicembre 2004, a Torino viene rappresentato in prima assoluta il balletto "Il signor Re diesis e la signorina Mi bemolle", dall' omonimo racconto di Jules Verne, lavoro commissionato dal Teatro Regio di Torino per la stagione 2004-2005. Nel Maggio 2005 i Solisti Aquilani diretti da Vittorio Parisi (Carlo Torlontano - Corno delle Alpi) eseguono "The Great Horn of Helm" a L'Aquila, in occasione dell' inaugurazione del sentiero Papa Wojtyla. Nel Novembre 2005 l'orchestra ed il coro dell' Accademia Musicale Siciliana diretti da Janos Acs (Elisabetta Giammanco, soprano e Gianfranco Giordano, basso) eseguono "In manus tuas", su testi di Pietro Follone, concerto conclusivo della XLVIII Settimana di Musica Sacra di Monreale. Il 9 Agosto 2006, a Taormina, nell' ambito delle manifestazioni per il Taormina Arte Festival, viene rappresentato "L'uomo dal passamontagna", opera da camera basata sull'omonimo racconto di Leonardo Sciascia, libretto di Fabrizio Catalano, con la regia di V. Tripodo. M. C. Pavone (sopr.), A. Villari (ten.), M. Muscolino (bar.); Ensemble "Symphonia Laus" diretto da M. Amoroso. Il 2 Dicembre 2006 l' Orchestra dell' Accademia Musicale di Palermo diretta da F. Ciulla esegue in prima esecuzione assoluta "Aer enim volat" su testi di Hildegaard von Bingen, commissione della XLIX Settimana di Musica Sacra di Monreale, per due soprani e orchestra d' archi (Natasha Katai-Ciappa e Rita Bua). Nel Febbraio 2007, l'Orchestra, il coro e il corpo di Ballo della Fondazione Teatro Massimo di Palermo, diretti da Daniele Belardinelli eseguono in prima esecuzione assoluta "Il piccolo Mozart", opera lirica su testi di Francesco Micheli, per la regia di F. Micheli. Giovanni Di Cicco (coreografo), Miguel Martinez (direttore del coro) - Commissione della Fondazione Teatro Massimo di Palermo. Nel Giugno 2007 l' orchestra del Teatro Politeama Bellini di Catania diretta da L. Catalanotto esegue in prima esecuzione assoluta "Rohan", per Corno delle Alpi e orchestra d' archi (Carlo Torlontano Corno delle Alpi). Nel Maggio 2008 l' Orchestra, il coro e il corpo di Ballo della Fondazione Teatro Massimo di Palermo, diretti da Bruno Cinquegrani eseguono in prima esecuzione assoluta  "W Gianni Schicchi", spettacolo di teatro musicale basato sull' omonima opera di G. Puccini con testi di Francesco Micheli e musiche di Giovanni D'aquila, per la regia di F. Micheli. Giovanni Di Cicco (coreografo), Miguel Martinez (direttore del coro)  - Commissione della Fondazione Teatro Massimo di Palermo. Nel Giugno 2008 l'Orchestra Sinfonica Siciliana diretta da Alberto Veronesi esegue in prima esecuzione assoluta "Shadows from the past", per orchestra sinfonica - Commissione della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana per la stagione 2008. Recentemente il Teatro Massimo di Palermo gli ha commissionato e messo in scena l'opera "Alice nel paese delle meraviglie" riscuotendo un grande successo.
 
 

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14/06/2011

Attualità. "Referendum, strumento di democrazia"; di Carmelo Arnone

 

Carmelo Arnone, dalla redazione di Grotte.info Quotidiano

I risultati sono sotto gli occhi di tutti. I 4 referendum abrogativi, per i quali si è votato domenica 12 e lunedi 13, hanno raggiunto e superato il quorum (la metà più uno degli aventi diritto al voto). Ancora più strabiliante è il risultato ottenuto: in tutti e 4 i quesiti, circa il 95% dei votanti si è espresso per il "Si". Dunque è ben chiara la volontà popolare: no alla gestione pubblica dell'acqua; no ai guadagni dei privati sulla gestione dell'acqua; no al nucleare in Italia; no al legittimo impedimento per il Presidente del Consiglio dei Ministri e per i Ministri.
Così si sono espressi i cittadini, in piena libertà, nel segreto delle urne. Un sondaggio avrebbe probabilmente portato a risultati differenti; perchè mai esporsi a contraddire in pubblico la volontà del Premier?
Nella nostra Repubblica, i parlamentari eletti (sarebbe più corretto dire "nominati" dai segretari di partito) dovrebbero svolgere la loro attività "senza vincolo di mandato", cioè in autonomia rispetto alla volontà degli elettori. Se questa condizione è ampiamente verificata, non è altrettanto verificata la loro libertà decisionale nei confronti del leader del partito al quale aderiscono. A colui che può decidere del loro futuro, delle loro carriere politiche, delle loro sorti nelle successive tornate elettorali, è lecito pensare che a costui i nostri onorevoli si sentano legati da un "debito" di riconoscenza. Pertanto potrebbe verificarsi il caso in cui il loro voto, soprattutto riguardo questioni che interessano direttamente il leader, non possa definirsi del tutto libero da influenze esterne. D'altra parte chi siede in parlamento - e soprattutto nei banchi del Governo - si sente e si proclama legittimato ad operare dalla "volontà popolare". Eppure non sembra che le cose debbano andare proprio così. Se un amico chiede in prestito l'automobile, non per questo è implicitamente autorizzato a farne l'uso che crede, soprattutto quando si tratta di un uso personalistico al di fuori del consentito (a maggior ragione se contro le regole). Di fronte alle contestazioni di chi non ritiene che il suo comportamento sia conforme alle regole, non può ribattere che "è legittimato dalla volontà del proprietario" del mezzo; soprattutto non può farlo nei confronti dei Tutori dell'Ordine.
E' spesso arbitrario e strumentale l'utilizzo della presunta "volontà popolare" quale giustificazione di scelte che impegnano direttamente i cittadini e ne influenzano pesantemente l'esistenza e le attività.
In questi casi, l'unico modo per sentire il parere del popolo è quello di farlo esprimere. Attraverso lo strumento del referendum i singoli cittadini hanno la possibilità di decidere; per questo si parla di "democrazia diretta". Strumento temuto da chi, in nome della stessa "democrazia", vorrebbe decidere al posto - ed anche contro - la volontà e gli interessi di coloro che dovrebbe servire. Se la visione del "potere" è quella nobile del "servizio" alla collettività, chiedere in che modo la collettività vuole essere servita è parte integrante dello stesso "servizio". Si spiegano le ragioni del "Si" e le ragioni del "No"; poi si lascia decidere.
Mi spiace che ancora esista nel nostro ordinamento la previsione di un "quorum" da raggiungere per la validità dei referendum. In tal modo, attraverso l'astensionismo, si altera la volontà popolare. Diciamolo chiaramente: non tutti i cittadini dimostrano sensibilità ed interesse alla "cosa pubblica". Sistematicamente un notevole numero di essi non si reca alle urne, per disaffezione, disinteresse, apatia. Purtroppo in questo caso, trattandosi di referendum abrogativi di norme in vigore, anche chi tace "acconsente" (mentre in realtà semplicemente si disinteressa). Sarebbe segno di maggiore democrazia che a prevalere fosse la volontà dei cittadini che effettivamente si recano alle urne, esercitando quel diritto-dovere previsto dai Padri Costituenti e per il quale molti dei nostri padri e nonni hanno combattuto anche sino all'estremo sacrificio. A tutti il diritto di esprimersi, purché lo esercitino; chi tace... taccia pure ma non influenzi il risultato. Non saremmo il primo Paese ad abolire il quorum; ne gioverebbero: i cittadini firmatari delle proposte referendarie, il cui impegno nella raccolta delle firme non verrebbe vanificato dall'astensionismo; i cittadini votanti, della cui volontà si dovrebbe tener conto; l'intera Nazione, che potrebbe scegliere unitariamente e liberamente il proprio destino.

 

   

Carmelo Arnone
 

 

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13/06/2011

Scuola. Gli alunni del "Roncalli" vincitori del concorso di Amnesty International "Adotta un diritto"

 

Gli alunni del "Roncalli" vincitori del concorso di Amnesty International "Adotta un diritto"
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Sono appena trascorsi 50 anni dalla fondazione di Amnesty International; era il 28 maggio del 1961 quando un celebre giornale inglese pubblicò una lettera dell’avvocato Peter Benenson, che invitava i lettori a protestare pacificamente, scrivendo lettere ai rispettivi governi, contro il fatto che in molti Paesi le persone fossero imprigionate per le loro convinzioni politiche e religiose.
Tra le recenti iniziative realizzate dall'associazione internazionale, mirate alla sensibilizzazione verso il rispetto dei diritti umani in tutto il mondo, anche un concorso rivolto ad alunni di scuola primarie e secondarie.
I giovani "Amnesty Kids", che hanno partecipato alla terza edizione del concorso “Adotta un diritto”, dedicata al 50° anniversario della nascita di Amnesty International, sono stati impegnati nella realizzazione di poster, disegni, testi e video, frutto del lavoro che nei mesi di scuola hanno realizzato insieme ai loro insegnanti. Tra i vincitori del concorso, nella sezione "Video" ha primeggiato la classe II B della scuola secondaria di primo grado dell'Istituto comprensivo "Angelo Roncalli" di Grotte, coordinata dalla professoressa Matilde Troisi. Titolo dell'opera presentata: Kermin.
Nella motivazione del conferimento del premio si legge: "La classe II B ha realizzato un cortometraggio originale in cui si raccontano le esperienze di una famiglia di migranti proveniente dal Marocco. Saranno il coraggio del giovane Kermin e la sua fiducia nella legalità e nella giustizia a permettergli di affrontare le difficoltà iniziali con i compagni di scuola e ad aiutare il padre a emanciparsi dai traffici illegali in cui è intrappolato. Frutto della fantasia degli alunni delle alunne, il cortometraggio mostra non solo un’attenta osservazione del mondo attuale, ma anche una positiva fiducia nella possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita, attraverso il rispetto delle regole e degli altri".
La classe vincitrice è stata contattata da Amnesty International per la consegna dell’attestato e del premio in libri per la biblioteca scolastica.
 

 

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13/06/2011

Racconti. "Un tuffo nel passato" - Capitoli 13° e 14°; di Carmelo Luparello

 

Prof. Carmelo Luparello
Prof. Luparello


UN TUFFO NEL PASSATO
di Carmelo Luparello

Cap. XIII

          La scuola elementare aveva anche la mensa, dove andavano i bambini le cui famiglie erano inscritte nell’elenco dei poveri, situata in una grande aula, oggi adibita a ufficio del Municipio, a cui si accede o dall’interno dello stesso Municipio o dal Viale della Vittoria, dietro la chiesa del Carmelo.
         Un piatto di pasta e fagioli, una fetta di formaggio, un panino e un cubetto di marmellata costituivano il pranzo di cui eravamo tutti molto ghiotti, anche se quelli che non erano poveri ci andavano quando gli aventi diritto erano assenti.
          In quei momenti tutti avrebbero voluto far parte dei poveri che, almeno per quell’occasione, erano invidiati non solo dai bambini appartenenti a famiglie benestanti, ma anche da quelli veramente ricchi, alcuni dei quali si vantavano anche di cambiarsi i calzini due volte al giorno. Come dice un vecchio proverbio, “La muglieri di lu vicinu è sempri cchiù bona”, cioè “la moglie del vicino è sempre più “bona” della propria” con la variante “L’erba di lu vicinu è sempri cchiù frisca”, cioè “ L’erba del vicino è sempre più fresca”.
          E in effetti è vero. Io avevo un amico, Franco B. appartenente a una famiglia agiata, e molto distinta, presso la quale, ogni tanto, ero invitato a cena. Una cena così squisita, fatta di carne di coniglio selvatico, che era una vera prelibatezza.
          Eppure Franco, quando qualche sera veniva a casa mia, non sapeva resistere davanti a un piatto di minestra molto semplice, preparato da mia madre: “tagliarina” fatta in casa con verdure raccolte nei campi, e condita con un cucchiaio di olio di oliva o a un piatto di “maccu”, una vivanda fatta di fave sgusciate, cotte in acqua e ridotte come una pasta.
          Roba da leccarsi i baffi! E mia madre era sorpresa perché non riusciva a capire come a un ragazzo abituato a mangiare “cose buone” potesse piacere un piatto di minestra fatto in casa, ma nello stesso tempo ne era orgogliosa.
          A scuola, al momento di scegliere chi doveva andare alla mensa se chi ne aveva diritto era assente, il maestro intimava il silenzio assoluto e, dopo averci guardati fissamente qualche minuto, decideva. E così qualche volta fui scelto anch’io.
          Di fronte alla fontana dove oggi si ergono maestosi, affacciandosi su strade strette, innumerevoli palazzi non tutti riscaldati dal sole, e si apre, spaziosa, la piazza dove ogni giovedì si svolge il mercato settimanale, c’era “l’uortu Signuri”, cioè “l’orto del Signore”, dove, per l’abbondanza d’acqua, si coltivava ogni tipo di verdura e dove si accedeva da via Machiavelli, attraverso una strada piuttosto stretta.
          Ricordo anche che, proprio all’angolo tra via Machiavelli e Piazza Fonte, c’era un albero assai grosso e alto, sul quale un giorno mio fratello si arrampicò per raccogliere un fungo. Mio padre, però, glielo fece buttare, temendo che fosse velenoso.
          Tra la fontana e il Corso c’era, e c’è ancora, la scala “di lu piru” cioè “del pero” che tutti in paese conoscono, sebbene oggi essa non sia più trafficata come una volta, anche se ora, al contrario di una volta, essa è illuminata.
          Quand’ero bambino, questa scala, durante la notte, sebbene fosse al buio, era ugualmente molto frequentata, specialmente dalle donne del popolo che, con la “quartara” colma d’acqua sistemata sulla “spara”, cioè sul cercine, la salivano quasi in processione come le formiche. C’era, infatti, chi saliva, di ritorno dalla fontana, e chi, in senso inverso, scendeva verso di essa.
          Allora non c’erano molti divertimenti, a parte una sala da ballo tenuta, per qualche tempo, in via Corano proprio sotto casa mia, se non ricordo male, da  “lu zì Lillu Badogliu” cioè “da zio Calogero detto Badoglio” e frequentata da soli uomini che, abbracciati stretti come oggi fa una coppia che chiamiamo “normale”, ballavano il tango o la mazurca.
          Le donne che ci fossero andate sarebbero state, infatti, definite puttane e non si sarebbero più sposate. Perché, secondo la mentalità di allora, si credeva che esse sarebbero andate là con lo scopo ben preciso di pomiciare, cioè di farsi toccare; non solo, ma se anche fossero riuscite ad accalappiare qualche scemo che non aveva niente da perdere sposando “una bagascia”, nemmeno le figlie avrebbero potuto in seguito sposare qualcuno appartenente a una famiglia perbene perché si diceva: “Talia la troia prima di accattari la purceddra”, cioè: “Guarda la troia prima di comprare la porcella” che in altre parole significa: “Guarda come si è comportata la mamma prima si sposarne la figlia”.
          E il consiglio era seguito.
          Per questo motivo alcuni giovani cercavano di divertirsi come meglio potevano e un giorno, cioè una notte, decisero di farlo, proprio a spese di quelle donne che, dopo avere atteso anche un paio d’ore che arrivasse il loro turno, rientravano a casa dalla fontana “cu tri palmi di scuru cu li caputi ‘ntesta”, cioè “col buio pesto e con le “quartare” (vaso di terra, alto, non molto panciuto, e con manichi; in altri termini, brocca) sulla testa”, su cui prima avevano sistemato il cercine.
          Essi, spesso, si munivano di una cordicella, la sistemavano tra i muri che fiancheggiavano la scala, e all’altezza, più o meno, delle “quartare”.
          E le donne, con la scala al buio, non si accorgevano di nulla fino a quando, all’improvviso, spinte indietro dalla corda, le “quartare” non cadevano a terra. E allora si sentivano le donne imprecare, senza alcun ritegno: “Ebbeni sta minchia!”, tanta era la rabbia che dovevano scaricare, per essere state, inutilmente, tanto tempo alla fontana e averci rimesso poi anche la “quartara”.
          Per l’occasione non era il solo organo maschile ad uscire dalla bocca delle donne che, quando scoprivano il vero motivo per cui le “quartare” cadevano, chiamavano in causa anche le mamme di quei giovani che avevano teso la corda proditoria, definendo i loro organi “luordi e fitusi”, cioè sporchi e puzzolenti, mentre i loro erano, naturalmente, pulitissimi e profumati, perché, si sa, le cose brutte appartengono sempre agli altri, mai a noi.
          Chissà poi perché, ma, alla fine, erano sempre le mamme a subirne le conseguenze. Ma quelli, si capisce, erano momenti di emergenza, e nell’emergenza tutto è permesso, anche l’uso e l’abuso delle parole più sconce che suscitavano naturalmente il riso, sguaiato e tristo, nei giovani che avevano preparato la trappola e che si erano nascosti in un punto altamente strategico, magari in alto, vicino al Corso, da dove potersi godere lo spettacolo senza essere visti.
          Certo quella era un’occasione straordinaria, ma in genere le ragazze ci tenevano e molto ad ostentare morigeratezza di costumi e, spesso, quando camminavano, accompagnate magari da qualcuno della famiglia, tenevano gli occhi in basso spiando, però, nello stesso tempo, lo sguardo dei giovani per vedere se qualcuno le guardasse. Ma guai a farlo notare! Gli uomini l’avrebbero additata come una puttana e i suoi familiari sarebbero stati dei “cornuti pacifici”.
          Per custodire meglio l’onestà delle ragazze, chi era deputato alla loro custodia prendeva anche dei provvedimenti che riguardavano i balconi.
          Poiché essi avevano il difetto di stare fuori e quindi di dare sulla strada, e poiché sulla strada ci sono sempre degli uomini che passano e che hanno il brutto vizio di sollevare lo sguardo, attorno alla ringhiera dei balconi veniva sistemata una tela (paracosce) in modo tale che i passanti, con tutta la loro buona o cattiva volontà, non potessero vedere le cosce delle ragazze o delle signore che in quel momento erano sul balcone o per sciorinare la biancheria o solo per parlare con la dirimpettaia. Poche parole, s’intende, se no, si poteva sempre malignare.
          Farsi vedere le gambe, infatti, non solo era un’indecenza e un peccato mortale in quanto stuzzicava le insane voglie degli uomini, come dicevano i preti, ma veniva considerato una manifestazione di “buttanesimo” bello e buono.
          E gli uomini che passavano per la strada dai balconi senza paracosce e vi vedevano una ragazza o una signora se da una parte rallentavano il passo per godersi lo spettacolo più a lungo possibile, dall’altra pensavano che quella ragazza o quella signora erano soltanto delle puttane.
          Quando, però, si profilava all’orizzonte il pericolo di un intervento di un padre, di un fratello o di un marito, quegli stessi uomini che poco prima avevano rallentato il passo, ora scappavano veloci come conigli e non si facevano più vedere. E magari andavano a fare un giro più lungo ogni volta che avevano la necessità di raggiungere la piazza, per non farsi vedere dai familiari interessati, quasi che questi ultimi fossero in agguato ad aspettarli.
          Mi si raccontava che, prima che un paracosce venisse sistemato definitivamente, il genitore, il fratello o il marito scendeva sulla strada e guardava verso il balcone dove stava una sua donna, per sincerarsi che di lei, qualunque movimento facesse, non si vedesse nessuna parte di coscia, né di mutandine.
          - Girati di qua, no! no! di là! Fai finta di stendere la biancheria - le diceva qualcuno della famiglia per vedere se della sorella o moglie o madre si vedesse dalla strada qualcosa che potesse eccitare gli istinti perversi di chi si trovava a passare.
          Mi si raccontava anche che una volta un tale, che si era permesso di guardare con troppa insistenza una ragazza, fosse stato minacciato di morte dal padre di lei se non l’avesse sposata.
          Perché, è vero, non era andato a letto con la figlia, e questo il povero padre ci teneva a sottolinearlo, ma l’aveva ugualmente disonorata perché, quando passava per la sua strada, l’aveva guardata con un’attenzione che, quanto meno, appariva sospetta, tanto che i vicini, che lo avevano notato, erano corsi, trafelati, a riferirglielo. Non si poteva guardare impunemente una ragazza, specialmente se chi l’aveva guardata era una persona benestante.
          E il giovane, temendo per la propria incolumità, aveva preferito sposare la ragazza.
          E alla fine dell’ultima messa domenicale, quella per intenderci che finiva alle 12.30, che era sempre molto affollata, la piazzetta del Banco di Sicilia era gremita di giovani che assistevano all’uscita dei fedeli, adocchiando, naturalmente, le ragazze e trascurando le anziane. E i genitori o i fratelli che sapevano tutto questo e che accompagnavano le figlie o le sorelle guardavano per vedere se gli sguardi di qualcuno si posasse su una loro familiare. In fondo era questo che volevano, ma non dovevano farlo capire
.

Cap. XIV

          La mia prima maestra, che però ebbi soltanto per due anni, perché poi andò in pensione, fu la signorina Vincenzina Burgio, che abitava quasi di fronte al Calvario, accanto alla famosa scala “di lu piru”.
          La chiamavano tutti “signorina”, la maestra, non soltanto perché lo era nei fatti (lei era una monaca di casa, e mi ricordo che aveva un cordone che le pendeva da un fianco, forse il sinistro) ma anche perché tutte le insegnanti, di scuola o di catechismo, sposate o nubili, erano chiamate, per antica tradizione, in questo modo.
          Andai a scuola più piccolo degli altri perché non avevo compiuto sei anni entro dicembre.
          La maestra aveva detto a mio padre, che mi aveva accompagnato il primo giorno di scuola,: “Me lo prendo non iscritto, poi, se va bene, lo scriverò”.
          A scuola andai bene, tanto che, con l’anno nuovo, fui iscritto e divenni alunno a tutti gli effetti.
          Imparai facilmente a leggere e a scrivere, insomma me la cavavo, tanto che, come premio, qualche volta la signorina si faceva accompagnare a casa anche da me. E a casa, prima di congedarmi, mi regalava una caramella o un confetto.
          Entravamo da una porta a due battenti che la maestra apriva “cu lu chiavinu” cioè con una chiave più piccola della normale che era, invece, grossa e pesante, ed eravamo in una piccola stanza che serviva anche da ingresso. Attraverso un’altra porta si entrava in una seconda stanza dove, mi ricordo, c’era un tavolo. Un balcone dava su Piazza Fonte e attraverso il quale entrava la luce.
          Da una seconda porta esterna, questa, mi pare, a un solo battente, e da una porta interna che si apriva nella parete a sinistra nella stanza d’ingresso, si poteva raggiungere il piano di sopra dove, forse, ci dovevano essere i letti, ma in questa parte della casa la maestra, ovviamente, non ci portò mai.
          La signorina Burgio era una brava insegnante ma rigorosa e, tante volte, quando sbagliavamo o eravamo distratti, ci faceva sentire sulle nostre mani il suono della sua bacchetta “ca ni scugliva” cioè ci penetrava quasi dentro le carni.
          Essa ci controllava anche le mani per vedere se fossero ben pulite e come tenessimo le unghie e, se qualcosa non andava, non esitava a ricorrere ai metodi forti, ma sempre persuasivi.
          Finii la prima e la seconda elementare con un giudizio lusinghiero, ma in terza non ebbi più la signorina Burgio, perché, al suo posto, venne il professore Tagliarino (era questo forse il suo cognome; il nome o non l’ho mai saputo o, più probabilmente, me lo sono dimenticato).
          Era un maestro elementare, ma tutti lo chiamavamo “Professù”, cioè “Professore” un uomo che non era molto rigoroso, difficilmente usava le mani o la bacchetta, anche se ci faceva rigare dritto e di un suo richiamo non ci saremmo dimenticati tanto facilmente.
          Da come parlava, capii subito che era fascista. Ci raccontava di Mussolini, di guerre, di amor patrio, quell’amore che lui diceva, tra un lamento e un sospiro: “Oggi non esiste più”.
          Abitava all’inizio di via Roma, nella parte alta della strada, di fronte alla scuola e qualche volta anche lui ci portava a casa sua, dove la moglie, pure lei maestra, la maestra Viola, aveva sempre qualcosa da offrirci.
          Mi ricordo che sul suo tavolo c’erano come delle piccole torri fatte di quaderni con la copertina nera, dove noi ragazzi copiavamo i compiti in bella copia e che poi il nostro maestro avrebbe mostrato al direttore come prova del lavoro svolto in classe.
          Una volta venne a supplirci la moglie, che, per l’occasione, ci spiegò il genere dei nomi dei frutti, dicendoci che erano tutti di genere femminile. Per farcelo entrare bene in testa, ci raccontò un fatterello che sarebbe successo a casa sua.
          Il figlio, mentre erano a tavola, le disse :“ Mamma, mi dai un arancio?”.
          E lei: “ Sì, ora vado in campagna, estirpo una pianta di arancio, me la carico sulle spalle e te la porto!”.
          - Perché, ragazzi, con arancio s’intende l’albero; se, invece, vogliamo dire il frutto dell’arancio, dobbiamo dire: “Arancia”.
          Ricordo pure il nome del direttore della scuola elementare, Onofrio Morgante, un uomo che con i bambini ci sapeva fare; “sapeva come prenderli”, direbbe oggi qualcuno. Un uomo buono che non era per niente superbo dell’incarico che gli avevano dato, tanto che era molto amico di mio padre che pure era un calzolaio.
          Tra i compagni ce n’erano alcuni bravi, sicuramente molto più bravi di me. Occupavano, naturalmente, i primi posti. Io ero al centro, mentre gli asini stavano seduti negli ultimi banchi.
          Tra i più bravi, o forse il più bravo in assoluto, c’era Rosario Brucculeri, un bambino fine e molto educato, oggi, purtroppo, deceduto e da parecchi anni. Apparteneva ad una delle famiglie più note e più agiate del paese, soprannominata “Li Garrietti”. Il padre, ogni volta che mi vedeva, non mancava mai di salutarmi e di regalarmi un sorriso, anche se lui era un adulto ed io un bambino, ma era un uomo di cui ci si poteva fidare.
          Avevo, come compagni, anche due cugini, tutti e due Aquilina di cognome: uno abitava in un cortile, tra via Giovanni Meli e via Machiavelli, l’altro, mi pare, in via Crispi.
          C’era poi, sempre in via Crispi, ma in un angusto vicoletto, un certo Romano, emigrato poi in America con tutta la sua famiglia, mentre in via Confine abitava Elìa Castronovo, anche lui emigrato, ma forse in Canada. Come compagno avevo anche un certo Sebastiano Terrana e anche un certo Bertolino. Quest’ultimo mi pare che abitasse alla fine della via Confine, che, secondo noi, era fortunato perché, essendo iscritto nell’elenco dei poveri, aveva il diritto di andare a mangiare, ogni giorno, alla mensa.
          Di allora ricordo anche due ragazzi che non erano, però, miei compagni di scuola con i quali, mio malgrado, non andavo per niente d’accordo. Uno apparteneva a una famiglia molto ricca, e per questo nessuno lo doveva contraddire o, peggio ancora, richiamarlo e fargli notare che aveva sbagliato, altrimenti avrebbe scatenato un finimondo e avrebbe messo in campo tutta la potenza della sua famiglia alla quale nessuno doveva mancare di rispetto.
          Un giorno, infatti, eravamo tutti e due in chiesa, in piedi, a seguir messa, quasi vicini  alla porta, e lui faceva un casino del diavolo. Poiché venivo disturbato, gli dissi di fare un po’ di silenzio. Niente di trascendentale! Non lo avessi mai fatto!
          Il ragazzino, permaloso per natura e orgoglioso della sua condizione sociale, che, secondo lui, lo metteva al di sopra di tutti gli altri ragazzi e al riparo di qualsiasi “offesa”, andò ad accusarmi a suo padre che, qualche giorno dopo, “mi ngaglià” cioè mi sorprese, e mi rimproverò di malo modo per quello che avevo osato dire a suo figlio. Non mi sarei dovuto permettere più! Era questo il consiglio minaccioso dell’uomo.
          L’altro apparteneva a una famiglia piccolo-borghese e si atteggiava a superbambino, a un bullo “ante litteram”. Anche lui non amava essere contraddetto, altrimenti pugni e schiaffi a tutti.
          Non posso ricordare i loro nomi perché tutti e due ora sono diventati persone “assai importanti”, e il presente scritto si occupa, invece, soltanto di persone, tutto sommato, modeste, che sarebbero per sempre dimenticate, se non ci fosse qualcuno a ricordarle. E, d’altra parte, sarei incriminato per calunnia, non potendo dimostrare, a distanza di circa cinquant’anni, la veridicità dei fatti.
          La storia, infatti, trascura sempre tutti coloro che nella società non sono considerati  importanti, e a questi ultimi voglio rendere appunto, col presente scritto, un po’ di giustizia. Tanto dei ricchi c’è sempre qualcuno che se ne occupa.
          Di un altro bambino, vicino di casa, appartenente a una famiglia borghese, ricordo che si vantava, quasi a fare dispetti agli altri, che la mamma gli cambiava le calzine due volte al giorno, in un periodo proprio in cui tanti altri bambini con un paio di calze ci facevano più di un giorno.
          Di fronte casa mia abitava Pietro, “Pitrinu” il cui cognome mi sfugge, mentre ricordo il nome della mamma, Teresa Mazzara, rimasta vedova molto giovane perché il marito le era morto in guerra. Pietro ed io eravamo amici anche perché avevamo più o meno la stessa età, ma lui morì ragazzo non so per quale malattia.
          A una famiglia certamente molto modesta apparteneva, invece, un certo Michele Butera, “santaruccaru” cioè abitante a San Rocco, oggi emigrato, col quale un giorno litigai di brutto, ma, un istante dopo, alla fine della scazzottata, decidemmo che saremmo stati più amici di prima.
          Ma quello non era ricco e non poteva permettersi il lusso di odiare qualcuno.
          Ero anche molto amico, e di questa amicizia ero molto orgoglioso, di Giuseppe Brunaccini, detto Pino, figlio “di lu zì Turiddru Crapuzza”, un bravissimo ragazzo, appartenente a una buona famiglia di sani principi, il quale non aveva alcuna aria di superiorità e non dava mai fastidio a nessuno. Un ragazzo in gamba, come tutta la sua famiglia.
          Non eravamo insieme spesso, perché non frequentavamo la stessa classe né avevamo la stessa età, essendo io un po’ più grande, ricordo però che non abbiamo mai litigato, era troppo intelligente per litigare con chicchessia. E’ morto giovane, ma mi ha lasciato di sé un bellissimo ricordo, che è poi quello che, nella vita, conta davvero. Il ricordo di un’amicizia sincera e di una bontà infinita, che ha saputo trasmettere alle figlie.
          Dopo questa breve parentesi ritorno ai miei compagni di scuola.
          In una scalinata, via Empedocle, alla quale si accedeva da via Confine, abitava un  altro mio compagno che non ho più rivisto: Vincenzo detto “Zubbaglià”. Il cognome non lo ricordo più.
          C’era pure un certo Salvatore Mangione, un bambino che ricordo molto buono e di una grande umiltà, doti che ha mantenuto ancora oggi, se è vero, come è vero, che quando mi incontra, mi saluta, chiamandomi “Zio”.
          E se gli faccio osservare che mi deve dare “del tu” perché eravamo compagni di scuola, lui mi risponde sempre: “Nonsignura, vossia è profissuri e iu sugnu spazzinu!”, cioè: “No, signore, vossignoria è professore ed io sono spazzino”.
          Tra “gli asini” ce n’era uno più grande di noi, un certo Giovanni B. che, quando il maestro non lo vedeva, passava il tempo a sbottonarsi i pantaloni e a trastullarsi coi suoi organi genitali che, per chi gli era vicino, non era uno spettacolo edificante, a parte il puzzo che il ragazzino di per se stesso emanava, perché, a quanto si diceva, la sua famiglia, “era sciarriata” cioè aveva litigato, con l’acqua o non aveva i soldi per comprarla dall’acquaiolo o il tempo per andarla a prendere alla fontana.
          L’acquaiolo era un uomo che attingeva l’acqua alla fontana, la trasportava su un mulo o su un asino e poi la rivendeva alle famiglie che gliela richiedevano. Ogni acquaiolo aveva “lo so parrucciana”, cioè i suoi clienti.
          A quei tempi non esistevano le penne a biro, (la prima biro la vidi quando un venditore ambulante si fermò un pomeriggio con la sua macchina in piazza e incominciò a venderle, dopo avere spiegato agli astanti la loro utilità) e le stilografiche erano pochissimi ad averle. Tra i pochissimi c’erano, naturalmente, gli insegnanti.
          Mi ricordo che un signore chiese quanto potesse durare una penna a biro, e il venditore ambulante rispose: “Tutto dipende dall’uso che ne fa!”.
          L’inchiostro si comprava in qualche negozio e in esso s’intingeva la penna, formata da una laminetta metallica e da una asticciola di legno. L’asticciola da una parte finiva a punta, dall’altra terminava con un cannello a cui si innestava, appunto, la laminetta metallica, chiamata pennino che appena “si sgangarava” cioè si spuntava, bisognava cambiarla.
          Spesso, dopo avere scritto, bisognava girare pagina, e allora chi non aveva la carta assorbente si doveva fermare, altrimenti sporcava tutto; ci voleva, infatti, un po’ di tempo perché l’inchiostro si asciugasse. Un giorno il professore Tagliarino, stanco di sentirsi dire che a tanti mancava la carta assorbente, girò per la classe e ne distribuì un po’a tutti.
          Il più noto rivenditore di materiale scolastico era “don Iacu” cioè don Giacomo, un uomo, mi ricordo, alto e robusto, dai capelli neri, tirati all’indietro, e dai modi affabili. Aveva il negozio nel Corso Garibaldi, vicino al Municipio e quindi anche vicino alla Scuola elementare e ubicato in posizione tale da fare angolo con Via Roma.
          Era da lui che io, spesso, compravo una o due lire d’inchiostro.
          Andavo da “don Iacu” con un calamaio vuoto (molto belli erano quelli che, prima di essere usati come calamai, erano stati dei contenitori di pillole) e chiedevo che me lo riempisse d’inchiostro.
          Il direttore, una o due volte l’anno, veniva in classe per vedere quello che avevamo fatto.
          Agli esami di quinta mi fece una domanda che non ho potuto mai dimenticare: Come si trova il perimetro di una sfera.
          Lì per lì rimasi perplesso. - Possibile che questo particolare mi sia sfuggito? Eppure ho studiato tutti gli argomenti! Proprio questo dovevo dimenticare?!
          Guardai la commissione quasi per cercare aiuto. Mi venne in soccorso il professore Calogero Castiglione che, senza farsi notare dal direttore (almeno questa fu la mia impressione) sollevò gli occhi come per farmi capire che il perimetro della sfera non esisteva.
          Felice, guardando questa volta il direttore, risposi: “Non esiste!”.
          “Bravissimo!” si complimentò con me il direttore e poi, rivolto alla commissione: “Questo ragazzo è davvero sveglio!”.
          Poi ci diedero la pagella, e tutti noi ragazzini la controllavamo e la mettevamo a confronto con quella degli altri, per vedere chi avesse preso voti più alti.
          Tra i bidelli di allora ricordo “la zà Rusineddra” cioè “zia Rosina” e “lu zì Pitrinu Ingoglia”, cioè “zio Pietro Ingoglia”. Di loro, però, non ho molti ricordi se non quello che, per Natale e Pasqua, dovevamo raccogliere dei soldi da regalare a loro, perché si comprassero il cappone.
          “Perché non è giusto che tutte (sic!) le famiglie, in queste occasioni, mangino un cappone o un galletto, e i poveri bidelli, che lavorano per noi, no” ci diceva la maestra o il maestro per invogliarci a portare i soldi per quei poveri bidelli che dedicavano tanta parte della loro vita ai bambini e che per Natale non si potevano comprare il cappone. Roba da matti!
          Come se tutti, in paese, avessero, per Natale e Pasqua, un cappone o un galletto a bollire dentro la pentola!
          E noi portavamo i soldi per i poveri bidelli.
          Questo lo ricordo molto bene, come ricordo che una volta, mi pare eravamo alla fine di un anno scolastico, la “zà Rusineddra” mi portò a casa sua che era “narriè lu Cà”, cioè dopo la chiesa del Carmelo, per chi veniva dal Centro, in via Duca D’Aosta, a sinistra salendo, nel posto dove una volta c’era un grande giardino, di cui è rimasto oggi solo qualche traccia, perché per la maggior parte occupato da un grande pianoterra adibito, fino a qualche anno fa, a sede di una banca, poi a negozio di cinesi.
          Una casa assai linda quella della “zia Rusineddra”, immersa nel verde, ma che aveva il difetto, allora, (oggi pregio) di essere all’estrema periferia, là dove incominciava la campagna.
          Ancora oltre, sempre sul lato sinistro, c’era come un cocuzzolo sul quale io ed altri ragazzini salivamo a piedi, attraverso uno stretto viottolo, per poi scendere velocissimi con il sedere appoggiato su una “pala” di ficodindia dalla quale, prima, avevamo tolto le spine.
          - Un paru di canzi a la vota ci vuonnu pi tia, e cu mi la va ddari li sordi? - cioè: - Per te ogni giorno sono necessari un paio di pantaloni, e chi mi darà i soldi? - diceva mia madre.
          E così, a furia di sgridate, non andai più a scivolare da quel cocuzzolo.
          Al posto di questo cocuzzolo oggi c’è un grande palazzo.
          Di allora ricordo anche la prima sezione del P.C.I., fondata, tra gli altri, da mio fratello Michele, morto a Palermo nel 1946, da Salvatore Costanza e, se non ricordo male, anche da un medico, anche lui oggi defunto, Giacomo Lo Presti, che esercitava, però, in un’altra provincia.
          Tra i fondatori ci doveva essere anche un altro medico, Antonio Bellomo, morto poco tempo fa a Palermo.
          La sezione, la prima che io ricordo, era situata nel pianoterra, alla terza porta di quel grande palazzo che costeggia il Calvario.
          Attaccata a una parete campeggiava una grande foto di Palmiro Togliatti.
          A proposito di foto di uomini politici, quando nel 1953 morì Giuseppe Stalin, furono affissi sui muri del paese dei manifesti con la foto dell’uomo politico russo e con la scritta: “I lavoratori italiani inchinano le loro bandiere davanti al grande combattente del socialismo e della pace: Giuseppe Stalin”.
          Dopo qualche anno, ai tempi di “Totu Ardicasi” la sezione fu spostata verso il centro, sul lato destro del Corso Garibaldi, per chi viene dal centro.
          Ricordo che in questi ultimi locali c’erano diverse stanze, in una delle quali, piuttosto grande, ma al buio, era stata sistemata la televisione che “Ardicasi” aveva comprato, dopo essere stato in Belgio, dove aveva raccolto dei soldi tra gli emigrati grottesi.
          Per vedere la televisione, ogni “compagno” o simpatizzante pagava cinque o dieci lire, - per la luce - mi dicevano.
          Segretario della sezione era “lu zì Iacu Aitanieddru di San Franciscu”, cioè “zio Giacomo Cimino detto “Aitanieddru” (soprannome che dovrebbe significare Piccolo Gaetano) che abitava  nel quartiere  San Francesco”.
          La sezione della Democrazia Cristiana era, invece, quasi di fronte la mia casa, in un magazzino accanto alla via Trinacria
.

Carmelo Luparello

Pubblicato dalla Testata Giornalistica
Grotte.info Quotidiano

su www.grotte.info il 13 giugno 2011.
Per gentile concessione dell’Autore.
© Riproduzione riservata.
  

 

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12/06/2011

Iniziative. "Mini Varietà" nella Notte Tricolore per il 150° dell'Unità d'Italia

 

"Mini Varietà" nella Notte Tricolore per il 150° dell'Unità d'Italia.
Vedi le foto

Nella serata di mercoledì 1 giugno e sino alle prime ore del giorno successivo si è svolta a Grotte la così tanta attesa "Notte Tricolore", in occasione dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Tra le numerose rappresentazioni, un "Mini Varietà" organizzato da Angelo Baldo e Angelo Palermo. All’interno di questo contenitore, oltre ai cantanti, non sono mancati poeti e barzellettieri proveniente da paesi diversi dell’interland agrigentino. Punto di forza della serata è stata una sfilata composta da 5 uscite diverse, realizzata grazie alla collaborazione di stiliste e negozi locali (e non solo) che hanno reso disponibili abiti e accessori, e alla professionalità di Tiziana Passalacqua che si è occupata di trucco e parrucco dei 25 ragazzi che hanno sfilato. Gratuita l'opera del conduttore Angelo Palermo e dell'intero staff. Pubblichiamo a lato alcune immagini della manifestazione.

Foto del Mini Varietà Visita l'argomento
 

 

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11/06/2011

Chiesa. Il gruppo Famiglie della parrocchia San Rocco in pellegrinaggio a Siracusa

 

Il gruppo Famiglie della parrocchia San Rocco in pellegrinaggio a Siracusa.

Ogni anno il gruppo Famiglie della Parrocchia San Rocco, animato dal parroco don Gaspare Sutera e formato da 24 coppie, al termine dell'anno pastorale durante il quale partecipa assiduamente agli incontri che si sono svolgono ogni lunedi alle ore 20.00 nei locali della parrocchia, organizza un pellegrinaggio presso un Santuario Mariano.
Quest'anno, nei giorni 1 e 2 giugno, il gruppo ha vissuto momenti di grande spiritualità al "Santuario della Madonna delle lacrime" di Siracusa.
Guidate da don Gaspare Sutera, le coppie hanno ringraziato il Signore per il dono di essere "Chiesa" della quale ogni famiglia è immagine e testimonianza, ed hanno chiesto alla Madonna di essere messe sotto la sua protezione.
Nel corso dei due giorni, iniziando già dal viaggio in pullman, si sono alternati momenti di spiritualità a momenti di divertimento, come testimoniano le foto.

Il gruppo Famiglie della parrocchia San Rocco in pellegrinaggio a Siracusa.

   

Maria e Dino Castronovo
 

 
Il gruppo Famiglie della parrocchia San Rocco in pellegrinaggio a Siracusa. Il gruppo Famiglie della parrocchia San Rocco in pellegrinaggio a Siracusa. Il gruppo Famiglie della parrocchia San Rocco in pellegrinaggio a Siracusa. Il gruppo Famiglie della parrocchia San Rocco in pellegrinaggio a Siracusa. Il gruppo Famiglie della parrocchia San Rocco in pellegrinaggio a Siracusa.
 

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11/06/2011

Radio. "Paolo C. con L'Alfonso"; programma di Paolo Carraggi e Alfonso Giambra su Radio Santo Stefano

 

Radio - "Paolo C. con L'Alfonso"; programma di Paolo Carraggi e Alfonso Giambra su Radio Santo Strefano.

Con l'arrivo della stagione estiva, oltre alle onde del mare anche quelle radiofoniche tornano ad essere frequentate con assiduità da conduttori, autori ed ascoltatori. Dallo Studio Rosso di RSS (Radio Santo Stefano) inizia la nuova trasmissione radiofonica dal titolo che è tutto un programma: “Paolo C. con L’Alfonso”.
La domenica dalle 18.00 alle 19.00 su Radio Santo Stefano (94.6) o in diretta web sul sito
www.radiosantostefano.it; musica, intrattenimento e dibattiti (seri e semiseri) su argomentazioni di attualità.
Ovviamente in compagnia delle voci e della simpatia di Paolo Carraggi ed Alfonso Giambra.
 

Radio Santo Stefano
Vedi il sito

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10/06/2011

Comune. Indetto un incontro per la rinascita del calcio grottese

 

Comune - Indetto un incontro per la rinascita del calcio grottese

Mercoledi prossimo, 15 giugno, alle ore 19.00 nella sala consiliare del Comune di Grotte, si terrà un incontro per discutere sulla possibilità di dare nuova linfa al calcio grottese. Promosso dall'Amministrazione del sindaco Paolo Pilato e voluto dall'Assessore allo Sport Rosario Vizzini, l'incontro è aperto a tutti gli appassionati, i tifosi ed i cittadini che hanno interesse a favorire la crescita del calcio a Grotte. Saranno valutate le possibilità concrete e le modalità organizzative che potranno consentire al paese di avere una propria squadra, al fine di dare impulso allo sport più praticato e più amato dai giovani.
 

 

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10/06/2011

Pittura. "La forza della speranza"; mostra di Antonio Pilato a Firenze

 

"La forza della speranza"; mostra di Antonio Pilato a Firenze.
Fuga tra gli squali

Il prof. Antonio Pilato espone a Firenze, presso la galleria "Civico 69", con una sua Personale di pittura dal tema "La forza della speranza". Immagini introspettive in cui si denuncia, con risvolto etico, il dramma di chi fugge per disperazione dalla violenza psicologica e dallo sfruttamento economico dell’uomo sull’uomo, ricorrendo anche a mezzi di fortuna pur di avere una vita più degna di essere vissuta. La mostra di arte contemporanea, curata da Daniela Falzone, aperta dal 4 giugno, rimarrà a disposizione del pubblico - ingresso gratuito - sino al 10 giugno.

La forza della speranza
Personale di pittura di Antonio Pilato
dal 4 al 10 giugno 2011
Firenze, Galleria "Civico 69"
Via Ghibellina 69
Ingresso gratuito
 

 

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10/06/2011

Attualità. Considerazioni sui referendum dei Consiglieri Comunali Costanza, Baldo, Di Salvo e Valenza

 

Considerazioni sui referendum dei Consiglieri Comunali Costanza, Baldo, Di Salvo e Valenza
Il 12 e 13: 4 SI

Riceviamo e pubblichiamo.

"Alcune considerazioni sui prossimi referendum che il gruppo Politico del quale fanno parte ai Consiglieri Comunali Gaetano Di Salvo, Giacomo Costanza, Salvatore Baldo, Michelangelo Valenza vuole fare.

L’acqua è un bene comune inalienabile.

Nessuno deve lucrare con il bene più prezioso che è di primaria importanza per tutta l’umanità.

La legge è uguale per tutti.

In particolare si vuole fare un’analisi sul quesito referendario sul Nucleare, visto che su altri temi è superfluo fare delle ulteriori considerazioni in quanto è intento di tutti e siamo in perfetta sintonia, e diciamo, e pensiamo tutti la stessa cosa.

Riflessioni: perché diciamo NO al NUCLEARE?

Sui temi che con molto zelo L’ing. Chiarenza ha sollevato siamo in completa sintonia e condividiamo le sue preoccupazioni:

- Malattie
Nel raggio di 5 km dalla centrale il rischio per i bambini di contrarre la leucemia è più elevato: 77 vs 48 casi medi (fonte: studio su commissione dell'ufficio federale tedesco di radioprotezione);

- Salute
Non ci potrà essere nessuna comparazione per danni arrecati alla salute umana;

- Niente indipendenza
20 centrali, ossia una per regione, coprirebbero il 30% del nostro fabbisogno (dichiarazione di Rubbia, premio Nobel per la fisica);

- Etica
L'estrazione dell'uranio è causa di guerre in Africa;

- Costi
Una centrale di III generazione ha un costo di 3 miliardi di euro, senza contare: costi uranio in continuo aumento, trasporto, eventuale arricchimento, costi stoccaggio scorie;

- Danni ambientali
Utilizzo di miliardi di mc di H2O per raffreddare le centrali, l'evaporazione di acqua comporta aumento dell'effetto serra; devastazioni ambientali per estrarre uranio;

-Scorie
Impiegano fino a 1.000.000 di anni per perdere radioattività. Ad oggi non esiste soluzione sicura per il loro mantenimento, oltre a capire dove andranno a finire, e come conservarle (nel nostro territorio abbiamo diverse miniere chiuse); l'uranio è un minerale altamente pericoloso, lo si è capito in particolare dalla catastrofe vissuta dal Popolo Giapponese;

- Rischio accettabile?
E' diverso dal non rischio. Significa che è ritenuto accettabile un certo numero di morti sul campione totale di persone a causa del nucleare (fonte: Report, 29/3/2009). Non esiste assicurazione al mondo che abbia mai assicurato una centrale, nè un Ente che ne certifichi la totale sicurezza. In caso di terremoto o attacchi terroristici i danni sarebbero irreparabili;

- Segreto di Stato
Con il decreto dell'8 aprile 2008 allegato 17 sono coperti da segreto di Stato “Gli impianti civili per produzione di energia”. Potremo conoscere la progettazione? I sistemi di protezione? I costi? I criteri di scelta?

Le alternative ci sono. Il 2007 è stato l'anno del sorpasso: l'eolico ha battuto il nucleare. Sono stati installati 20 mila megawatt di eolico contro 19 mila megawatt di energia prodotta dall'atomo, mentre nel fotovoltaico sono installati nel 2010 un totale a 5.797 MW, secondo il Rapporto Wwea nell’anno 2011: 245 GW di energia eolica nel mondo. L’Italia resta il fanalino di coda.

L’alternativa al nucleare a tutt’oggi sono le “RINNOVABILI”

- Risparmio
Risparmiare si può riducendo gli sprechi (a tutti i livelli: riscaldamento, elettrodomestici, lampadine etc...);

- Fonti inesauribili
Utilizzo di energie rinnovabili come: sole, vento, terra e acqua, idrogeno; i loro unici costi sono la costruzione e manutenzione degli impianti;

- Impatto ambientale
Impronta ambientale prossima allo zero, solo nella costruzione; la bioedilizia non usa sostanze nocive e migliora l'efficienza energetica;

- Occupazione e Lavoro
La costruzione di numerosi pannelli solari ed impianti eolici determina più occupazione e maggiori possibilità per piccole e medie imprese locali a discapito delle multinazionali che non investono il capitale sul territorio;

- Energia inesauribile
Si può vendere la propria energia prodotta in eccedenza ed acquistarla da chi ne mette a disposizione; una rete, secondo il modello internet, di tanti piccoli autoproduttori diminuisce fortemente la possibilità di black-out;

- Acqua pulita
Il nostro bene più prezioso, di cui si può ridurre lo spreco, non è inquinato dai metalli delle centrali nucleari con cui entra in contatto per raffreddare i reattori;

- Veicoli
Le automobili si potranno caricare con l'energia prodotta in casa propria, ottimizzando l'uso delle fonti rinnovabili;

- Economia
Le energie alternative non potranno essere nelle mani di pochi con evidente perdita di potere economico delle multinazionali e dei poteri forti, viceversa vanno nelle mani di tutti, con beneficio e redistribuzione del reddito per tutti.

Riflettiamo ed informiamoci.

C'è un referendum da vincere in base al quale stabiliremo parte del nostro futuro, per cui invitiamo tutti a partecipare ed esprimere il proprio diritto di voto, ricordando che il vero problema è il raggiungimento del quorum".
 

 

   

I Consiglieri Comunali
Giacomo Costanza
Salvatore Baldo
Gaetano Di Salvo
Michelangelo Valenza
 

 

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09/06/2011

Iniziative. Il Lions Club "Zolfare" regala TV al plasma ai detenuti di Contrada Petrusa

 

Il Lions Club "Zolfare" regala TV al plasma ai detenuti di Contrada Petrusa.
In biblioteca

Il Lions Club "Zolfare" regala TV al plasma ai detenuti di Contrada Petrusa.
Presidenti Lions

Nella biblioteca della Casa Circondariale di Contrada Petrusa di Agrigento, il Lions Club "Zolfare", rappresentato dal Presidente Angelo Collura e dal segretario Marco Morreale, in collaborazione con gli altri Club Lions "Valle del Platani" e Agrigento "Chiaramonte", con i rispettivi Presidenti Giovanni Pedalino e Giuseppe Vella, hanno donato ai detenuti un Tv al plasma. Una finestra verso l’esterno, in un gesto di vicinanza di quanti fuori dal carcere non dimenticano i fratelli che la struttura penitenziaria mira a rieducare.
La consegna, direttamente ai detenuti, si è svolta alla presenza del direttore Giuseppe Russo, del magistrato Walter Carlisi e di alcuni agenti della polizia penitenziaria.
Visibilmente soddisfatto dell’iniziativa, il direttore della struttura penitenziaria auspica che gesti simili non siano sporadici, invitando nel contempo la società civile, i privati cittadini, l’associazionismo e il volontario a interagire e collaborare maggiormente con la realtà penitenziaria. Nella biblioteca, luogo dell’incontro, un emozionato Angelo Collura ha illustrato ai presenti quella che potrebbe essere una delle prossime iniziative: donare dei volumi per arricchire le collezioni librarie per fornire ai detenuti maggiori strumenti d’accesso al sapere, che rende liberi dalle catene della non conoscenza.
Il magistrato Walter Carlisi ha evidenziato che il grado di scolarizzazione dei detenuti rappresenta tuttavia una criticità per il nobile proposito manifestato dal Dott. Collura, pur rimanendo una buona idea. I Lions si augurano che tutto non si esaurisca con la consegna di un semplice dono, ma che possa esserci una costruttiva comunicazione e collaborazione con i vertici dell’istituto penitenziario di Contrada Petrusa, affinché le prossime iniziative possano soddisfare mirate richieste.
Nella stessa giornata, i Club Lions hanno voluto rimarcare lo spirito Lionistico riassumibile nel motto del governatore Scamporrino: “Coerenti e concreti nel servire insieme”, manifestando al contempo la loro vicinanza e disponibilità verso chi ha più bisogno.
 

 

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09/06/2011

Attualità. "Centrali nucleari: ua follia costruirle!"; di Calogero Chiarenza

 

Centrali nucleari: una follia costruirli!

Riceviamo e pubblichiamo.

          Centrali nucleari: una follia costruirle!
         
Effetti della contaminazione radioattiva

Centrali Nucleari: una follia costruirle!
          Non mi stanco di ripetere che la mia contrarietà alle centrali nucleari, almeno nella situazione attuale, non è una posizione ideologica, ma l’atteggiamento di chi non accetta di star seduto su una cassa di dinamite o su un contenitore instabile pieno di nitroglicerina.
          Non esiste al mondo nessuno che possa garantire la sicurezza totale di una centrale nucleare, neanche utilizzando le tecnologie più avanzate. Non è possibile oggi neutralizzare efficacemente la radioattività e di stoccare in modo sicuro, comunque con costi accettabili, le scorie radioattive senza produrre danni agli uomini e all’ambiente.
          I rischi della radioattività sono talmente grandi e mostruosamente giganteschi che vale la pena di correre il rischio della carenza energetica. L’uomo nella sua più che millenaria storia è sopravvissuto in assenza delle fonti energetiche del mondo moderno, a gravi pandemie (peste nera, spagnola) e a calamità naturali di ogni genere.
          Non ci possiamo permettere di rischiare una distruzione del nostro ambiente naturale con effetti che permangono per migliaia, per non dire milioni di anni.
          Se dovesse capitare un incidente ad una centrale nucleare costruita nella provincia di Agrigento (ma il discorso vale per tutti i siti del mondo), che ne sarebbe della nostra vita e quella degli animali, delle nostre bellezze archeologiche, della nostra terra, del nostro mare, insomma del nostro ambiente naturale?
          In Italia subiamo una gerontocrazia (sistema politico in cui il potere è detenuto dagli anziani) che se ne frega dei giovani e delle successive generazioni, a cui lascia in eredità un mondo pieno di disoccupati, pensioni di fame e per di più vorrebbe consegnare loro un ambiente ad alto rischio di contaminazione radioattiva.
          Ricordiamo che non è possibile, almeno nello stato attuale, bonificare efficacemente un ambiente contaminato dalla radioattività, né ha alcun senso dire: ma in Francia o in altri Stati contermini all’Italia ci sono già le centrali nucleari e gli effetti di eventuali incidenti potrebbero arrivare sino a noi.
          Diciamo subito che un conto è avere una centrale nucleare a 1000-3000 km di distanza, un conto è averla a decine di chilometri. Sol perché uno fa lo spericolato e magari sino ad oggi gli è andata bene, noi dobbiamo imitarlo?! Il Giappone, a cui purtroppo non è andata bene, voleva garantirsi un’autonomia energetica, desiderava diventare una grande potenza economica mondiale e i risultati del più recente grave incidente nucleare sono sotto gli occhi di tutti.


Effetti della contaminazione radioattiva.

          Gli effetti della contaminazione radioattiva sulla salute umana sono da tempo oggetto di indagini e studi da parte di vari organismi o scienziati di tutto il mondo. Ma preliminarmente si ritiene in proposito fare una premessa.
          Va subito detto che, anche in assenza incidenti, è stata accertata una contaminazione radioattiva attorno alle centrali nucleari entro un raggio di alcuni chilometri. In tale raggio aumenta l’incidenza di tumori e di leucemie soprattutto nella fascia di età infantile, fatto questo confermato da tutti gli studi condotti tra la popolazione che vive nelle vicinanze in un raggio di circa 5 chilometri. Allontanandoci sempre più, stante la compresenza di altri fattori, non strettamente legati alla contaminazione nucleare, che possono produrre tumori o leucemie, le cause delle malattie si sovrappongono ed è più difficile stabilire con certezza la causa principale scatenante gli effetti dannosi sulla salute umana.
          In caso di incidenti i rischi di contaminazione si possono estendere anche ai luoghi e alla popolazione distanti sino a centinaia di chilometri dalla centrale nucleare, ma anche qui le indagini devono fare i conti con la sovrapposizione di effetti di altra natura non dipendenti dalla radioattività.
          Per questa ragione esistono studi contrastanti con risultati diversi a seconda da chi li commissiona. Infatti allorquando sono organismi indipendenti a condurre gli studi, gli effetti sulla salute umana risultano più gravi, per non dire allarmanti, mentre risultano più attenuati negli studi condotti da organismi legati a lobbyies economiche interessate alla costruzione delle centrali nucleari.
          Caso emblematico è l’atteggiamento, in merito agli studi sulla contaminazione radioattiva, della OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) chiamata a vigilare sulla salute degli esseri umani di tutto il mondo.
Da più parti è stato definito scandaloso l’accordo della OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) il cui obiettivo è di promuovere: “il conseguimento da parte di tutti i popoli del più alto livello possibile di salute”, con l’AIEA (Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica) che ha come scopo invece quella di “accelerare ed ampliare il contributo dell’energia atomica per la pace, la salute e la prosperità in tutto il mondo”, in pratica di trovare una linea concorde su tutti gli studi scientifici. Di conseguenza uno studio della OMS per essere pubblicato deve avere prima una sorta di autorizzazione da parte della AIEA.
          Ricordiamo che la OMS è quella che ha lanciato vari allarmi, rivelatosi poi in tutto o in parte dei falsi allarmi, sul rischio di pandemia della mucca pazza, della febbre aviaria e in ultimo della febbre suina facendo spendere inutilmente in vaccini ai contribuenti di molti Stati centinaia di milioni di euro.
          Ebbene, è proprio su tale accordo che si fonda il motivo per la mancata pubblicazione da parte dalla OMS di taluni studi sulla contaminazione radioattiva provocata dall’incidente di Chernobyl del 1986, i quali sono stati impugnati dall’AIEA e alcune informazioni “scomode” sono state soppresse.

          Quindi di chi dobbiamo fidarci?  Ritengo a questo punto utile citare alcune indagini condotte nel merito.
          Un’indagine riguardante gli effetti delle centrali nucleari sulla salute è stata realizzata nel 2008 dall'Ente governativo tedesco per il controllo radioattivo (Bundesamtes für Strahlenschutz).  Esaminando tutti i 16 impianti nucleari presenti sul territorio tedesco in relazione all'incidenza dei tumori tra i bambini è emersa una correlazione diretta tra il rischio di essere colpiti da leucemia
in bambini con meno di cinque anni soprattutto entro il raggio 5 km e anche in misura minore anche fuori da questo raggio.
          Questo studio però veniva in parte contestato della commissione tedesca per la protezione radiologica (SSK) la quale confermava l’aumento di rischio di leucemia per bambini inferiori ai 5 anni, con una distanza inferiore ai 5 km dagli impianti nucleari tedeschi ma non riteneva plausibile, né dimostrato l'aumento di un fattore di rischio oltre 5 km.
          Nel 2010 gli scienziati tedeschi Ralf Kusmierz, Kristina Voigt e Hagen Scherb, dello HelmholtzZentrum di Monaco di Baviera (Centro Tedesco di Ricerca per la Salute Ambientale), analizzando i dati ufficiali riguardanti i nuovi nati (in Belgio, Svizzera e Germania), le coordinate geografiche dei centri abitati, quelle degli impianti nucleari ed i loro periodi di operatività, sono arrivati a conclusioni che riassumono così: "… in Europa ... c'è un aumento di tumori infantili nelle vicinanze delle centrali nucleari ".
          Quindi tutte le indagini sono concordi nel dire che entro un raggio di 5 km anche in assenza incidenti c’è un aumento dei tumori infantili.
         
A tal proposito riporto uno stralcio tratto da Wikipedia che così recita:  “Tutti gli impianti nucleari, anche quando funzionano «normalmente», rigettano una certa quantità di radioattività nell'acqua e nell'aria. I poteri pubblici ritengono questi rigetti innocui, eppure le norme ufficiali si basano sul principio che «ogni dose di radiazioni comporta un rischio cancerogeno e genetico» . I limiti stabiliti non corrispondono dunque ad un'assenza di pericolo, ma ad un numero di vittime considerato accettabile rispetto agli interessi economici".

Conclusioni

          I nostri governanti ci dicono sempre che le loro scelte sono fatte in nome del cosiddetto “interesse nazionale”.  E’ vero. Ma per impedire un’eventuale futura carenza energetica la scelta di costruire centrali nucleari rappresenta un rischio davvero mostruoso, una vera follia!
          Esiste un rimedio, un’alternativa sicura? Attualmente no.  Può darsi che in un prossimo futuro si trovi una soluzione, ma per saperlo intanto si cominci a finanziare più la ricerca e le energie pulite rinnovabili e meno la politica.


Il Referendum del 12 e 13 giugno 2011 è una grande occasione per dire la nostra in merito!
 

 

 

 

Ing. Calogero Chiarenza

 
 
Dalla Redazione.
Per chi volesse approfondire:

"Nucleare", servizio di "Presa diretta" Visita l'argomento

"L'inganno", servizio di "Report" Visita l'argomento
 
 

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09/06/2011

Attualità. "Impedimenti": La legge è uguale per tutti; di Angelo Costanza

 

Angelo Costanza
Angelo Costanza

Riceviamo e pubblichiamo.

“IMPEDIMENTI”

La Legge E’ UGUALE PER TUTTI
(ANCHE PER I DIVERSAMENTE ALTI)

Perché bisogna votare SI al referendum per l’abolizione del legittimo impedimento?

Perché la legge è uguale per tutti!

Quando smette di esserlo è segno che non c’è più democrazia.

Perché se chi governa un paese è accusato di un crimine ha il diritto e il dovere di difendersi.
Ma nel processo non dal processo.

Perché se al governo c’è un disonesto i cittadini devono saperlo subito.
Non dopo che ha lasciato il governo, quando il danno è già stato fatto.

Perché chi sta al governo deve fare leggi che servono al Paese e ai cittadini. Non a se stesso.


Perché assumere cariche pubbliche è una responsabilità che impone comportamenti trasparenti.
Non un privilegio che regala l’impunità ai potenti.

Perché è una legge iniqua e ingiusta. Ma noi possiamo cancellarla.

Perché è il solo modo democratico per  dimostrare di voler essere governati da uomini onesti!!!
 

 

   

Angelo Costanza
 

 

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08/06/2011

Chiesa. "Lo Spirito Santo ci guiderà per mano"; di Valeria Todaro

 

"Lo Spirito Santo ci guiderà per mano"
Piazza Magnani

"Lo Spirito Santo ci guiderà per mano"
Sacerdoti

Lunedi 6 giugno l'Unità Pastorale di Grotte si è raccolta in Piazza Marconi, per vivere il sacramento della Confermazione conferito a 130 giovani cresimandi.
Pubblichiamo l'intervento iniziale di Valeria Todaro. Immagini di "Foto Video Arnone" di Rino Arnone.

*****

"Beato il popolo che ti sa acclamare, che cammina, o Signore, alla luce del tuo volto" (Sal 89,16).
Signore, come tuo popolo, vogliamo insieme celebrare la tua potenza e la tua gloria.
Ti ringraziamo per la guida paterna con la quale il Pastore diocesano che ci hai donato, Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Francesco Montenegro, si prende cura di noi.
Ti ringraziamo per averci donato, in Monsignor Alfonso Tortorici, un segno della tua presenza e del tuo amore.
Ti ringraziamo perchè ti mostri sempre vicino a noi attraverso i nostri cari sacerdoti, i nostri catechisti, i nostri genitori.

Oggi siamo qui, tutti schierati e pronti a diventare Soldati di Cristo: siamo giovani, saldi nella fede e abbastanza forti per affrontare e trarre il meglio da tutto quello che la vita ci porrà davanti. Siamo sicuri di farcela perchè qui, nel nostro cuore, tra pochissimo avremo Lui, che resterà con noi in eterno e ci darà forza e coraggio. Lo Spirito Santo ci guiderà per mano, a noi non resterà altro che abbandonarci completamente a Lui. E se qualche volta avremo paura o non ci sentiremo in grado di annunciare al mondo che Gesù è la Via, la Verità e la Vita, beh, allora ci saranno loro, i nostri padrini e le nostre madrine, accanto a noi come sono oggi, che sapranno spronarci, farci forza e aiutarci ad intraprendere con noi quel volo così pericoloso ma gratificante che è la vita con Dio, come delle aquile che guidano i propri piccoli insegnandogli passo dopo passo come volare. E' un volo che faremo insieme, e se prima di imparare qualche volta dovremo perdere l'equilibrio, cadere e ripartire, siamo ben pronti e disponibili a farci qualche piccola ferita per Lui, che ne ha fatte così tante per noi.

Giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza, siamo diventati quelli che siamo oggi: dei giovani uomini e delle giovani donne. E non crediate che il cammino sia stato semplice: tutt'altro. Da quando abbiamo intrapreso il percorso che ci ha condotti fino alla Cresima, siamo cambiati completamente. Sono stati forse i cinque anni più delicati della nostra vita: ci siamo visti ad un tratto crescere in un corpo che non ci apparteneva più, le nostre voci, i nostri pensieri sono cambiati. Ciò che un tempo era fondamentale per noi, non lo è più stato. Ci siamo sentiti piccoli piccoli in un mondo che ci sovrastava... ma Dio ci ha donato dei genitori, dei catechisti e dei parroci che ci hanno saputo comprendere a fondo e sono stati in grado di guidarci verso quel Dio che cambiava insieme a noi, che ci comprendeva e che, anche se non eravamo più gli stessi, ci amava nella stessa maniera di sempre. Lo abbiamo sentito sempre con noi, nei momenti belli, ma soprattutto in quelli più bui, quando tutto sembrava essere contro di noi. Leggendo il Vangelo ci siamo resi conto che Gesù non era poi così diverso da noi, ci siamo immedesimati in molte situazioni della sua vita e abbiamo provato una gioia enorme nello scoprire di somigliargli, almeno in parte. Certo, abbiamo fatto i nostri errori, siamo finiti in situazioni in cui non avremmo mai voluto trovarci... ma ogni volta abbiamo avuto il nostro "Buon Pastore" che ci ha ricondotti dalle novantanove pecorelle. Ed è stata proprio una bella sensazione. La nostra catechesi è stata sempre incentrata sull'Amore. Abbiamo sperimentato quanto sia bello dare amore a chiunque, incondizionatamente. Abbiamo provato una grande gioia nel dare ciò che agli altri mancava: un sorriso, un consiglio, un po' di compagnia, una parola di conforto, una risata. Insomma: siamo cresciuti, ma soprattutto siamo cresciuti con Dio. Siamo diventati quelli che che siamo oggi, con i nostri pregi e difetti. Anche oggi vogliamo pregarti Gesù: resta sempre con noi, non abbandonarci mai, aiutaci ad amarti e dacci sempre la forza di annunciare a tutti il tuo nome.
 

 

   

Valeria Todaro
 

 

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07/06/2011

Lettere. "Gesti molto importanti per un artista"; di Salvatore Salvaggio

 

M° Salvatore Salvaggio
M° Salvaggio

Riceviamo e pubblichiamo.

"Caro Carmelo,
consentimi di ringraziare l'amico Gaspare Agnello, per le belle parole di elogio che mi ha dedicato nella sua lettera e che tu gentilmente hai pubblicato.
Questi gesti sono molto importanti per un'artista, perchè gli danno stimolo e linfa per continuare e fare sempre meglio, spero di continuare a portare sempre alto il nome di Grotte, fiero di essere un grottese e stimato dalla mia gente.
Grazie di cuore".

 

   

Salvatore Salvaggio

 
 
Dalla Redazione.
Gaspare Agnello, instancabile divulgatore culturale, ha espresso, anche se a titolo privato, quello che è il "sentire comune" riguardo i successi e le attività del M° Salvatore Salvaggio. Sono numerosi i concittadini che, al sentire la sua voce potente vibrare note, provano sincere sensazioni ed emozioni che le parole non riescono ad esprimere.
Al M° Salvatore Salvaggio, ed alla preziosa artista che ha scelto quale compagna sul palcoscenico e nella vita, Makie Nomoto, ancora i complimenti e gli auguri di maggiori successi.
Carmelo Arnone
 
 

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06/06/2011

Racconti. "Un tuffo nel passato" - Capitoli 11° e 12°; di Carmelo Luparello

 

Prof. Carmelo Luparello
Prof. Luparello


UN TUFFO NEL PASSATO
di Carmelo Luparello

Cap. XI

          Quand’ero bambino, ogni mattina, dopo le sette, passavano i caprai che mungevano il latte davanti alla porta del cliente. Se per caso capitava che ritardassero, mia madre li rimproverava perché non voleva che io arrivassi tardi a scuola. Allora non era come oggi e alla scuola ci si teneva tanto.
          Non ricordo più quanto costasse un litro di latte; ricordo, questo sì, che a un certo punto i caprai decisero di aumentarne il prezzo, provocando, così, le proteste dei cittadini che, però, non sortirono effetto alcuno, anche se della questione ne fu investito il sindaco.
          Il sindaco di allora, Totò Carlisi, disse: “Anche i caprai hanno il diritto di campare!”, ma il malumore incominciò serpeggiare tra i cittadini, molti dei quali non ce la facevano a sostenere quello che poteva apparire, per alcuni, solo un piccolo, necessario rincaro per tirare avanti.
          In genere i caprai non andavano d’accordo con i contadini che li accusavano di fare spesso pascolare le capre nei loro campi magari coltivati a grano o di tagliare “li pali di ficudini” per darle da mangiare agli animali perché, si sa, le capre di queste piante ne sono assai ghiotte.
          Tante volte, per evitare questo scempio, i contadini, prima di trasferirsi in paese, “allattavano”, cioè ricoprivano le “pale” di un bianco derivato dal latte di calce.
          Sentendo, infatti, l’odorato della calce, le capre non avrebbero mangiato “li pali”, e il contadino sarebbe stato più tranquillo.
          Spesso incontravo, infatti, mentre tornava in paese, qualche pastore “cu li viertuli”, cioè con la bisaccia, piena di “pali”.
          Di caprai, a Grotte, allora ce n’erano tanti, ma certamente non tutti andavano a tagliare pale di ficodindia. Non si può fare di ogni erba un fascio. Di tanti di loro non ricordo più il nome. Ricordo i fratelli Todaro, un altro il cui cognome oggi mi sfugge, ma di cui il signor Michelangelo Girgenti mi ha ricordato il soprannome: “Basaluoccu”, un uomo che ricordo tarchiato e con la coppola in testa e il signor Lo Cicero che abitava con la famiglia in via Confine, la cui figlia, Giovanna, era molto amica di mia sorella.
          Quando poi si costruirono i primi forni “elettrici” vicino ai quali, però, io ci vedevo grossi ceppi, alcuni dei quali già ridotti a “steddri”, e che quindi erano dei forni che dovevano funzionare anche a legna, ci furono delle persone impiegate a trasportare il pane dalle abitazioni, dove esso veniva impastato, fino al forno, dove veniva cotto.
          Lo trasportavano sopra una tavola piuttosto lunga che si caricavano sulla spalla, e lo ricoprivano con una coperta. Non riuscivo mai a capire come le varie pagnotte non cadessero a terra.
          A mezzogiorno o, tutt’al più, nel primo pomeriggio, il pane, ormai cotto e con la crosta colore oro, veniva riconsegnato ai legittimi proprietari che pagavano, per questo servizio, un prezzo che variava secondo il numero delle pagnotte.
          Quando la persona addetta a questo lavoro, che in genere era la stessa che aveva trasportato al forno il pane crudo, posava a terra la grossa cesta per consegnare le varie pagnotte, alla base delle quali c’era, impressa, una lettera che serviva a riconoscere a chi apparteneva quel pane, si sprigionava tutt’intorno un profumo oggi ormai inimmaginabile, che ti faceva venire l’acquolina in bocca, un profumo secondo solamente a quello che si sprigionava dal pane sfornato in casa.
          E se il pane, come spesso capitava, era ancora caldo, qualcuno ne prendeva una forma, la tagliava in due parti, lo condiva con olio e pepe e consumava un pasto molto buono perché naturale, senza additivi o coloranti.
          Di forni “elettrici” io ne conoscevo due: uno era in via Giacinto, immediatamente dopo “la scalinata” a una cinquantina di metri dal corso, e l’altro in via Nievo. Quest’ultimo era chiamato “lu furnu di Matrona” perché forse apparteneva o era appartenuto a questa famiglia.
          Uno di questa famiglia, don Michelino, uomo molto onesto tanto che nel fare il sindaco non solo non ci aveva guadagnato, ma addirittura ci aveva rimesso, era anche un patito delle corse automobilistiche e più di una volta, secondo quello che avevo sentito dire, vi aveva anche partecipato, pur se non aveva mai vinto.
          Ma una volta sicuramente, almeno stando a quello che mi raccontava mio fratello, avrebbe vinto, se la sua auto non si fosse fermata per un guasto al motore.
          Secondo quanto raccontato da Salvatore Caltagirone, don Michelino, anche se nobile e ricco, era sensibile ai bisogni della povera gente, forse perché valdese e, in un momento di diffusa povertà a causa soprattutto della guerra, non esitò a vendere delle terre per aiutare la povera gente, quando fu messo a capo del paese, come sindaco, dagli Anglo-americani. Era quello il periodo in cui le idee religiose o politiche, avevano ancora qualche valore.
          Episodio che sicuramente merita un approfondimento da parte di storici locali e forse, perché no?, anche una strada.
          Tra coloro che trasportavano il pane ne ricordo, in particolare, uno, detto “Fumaluoru”, cioè “Canna fumaria” forse perché era piuttosto alto e magro, ma, per quanto ne ricordi io, incapace di fare del male a chicchessia. Il suo vero nome era Giuseppe Cutaia.
          Poi, a poco a poco, le mamme incominciarono a non fare più il pane in casa, ma preferirono comprarlo.
          E’ vero, c’era chi cercava di resistere a questa nuova moda e diceva: “Pani a vilanza nun ni inchi panza”, cioè “Il pane pesato sulla bilancia non riempie la pancia”, poi anche lui, a poco a poco, si lasciò convincere e imparò a comprare ogni giorno il pane. Anche perché cuocere il pane in casa costava enorme fatica e tempo.
          C’erano anche “li panittera” cioè delle donne che avevano un forno a casa e, per fare qualche soldo, vi infornavano il pane di altre famiglie.
          In proposito ricordo che c’erano, a fare questo lavoro, “li Ciurliddri” parola della quale  non conosco il significato, e la signora Tirone.
          Tra tutta questa gente modesta e buona, ricordo ancora “Lu zì ‘Ngilinu Scularu”, bracciante agricolo, che abitava nelle parti di San Francesco e che lavorava  “di capu d’annu”, cioè dal primo gennaio al trentuno dicembre, le terre di un certo signor Carlisi Melchiorre, che abitava in una bella casa alcune centinaia di metri prima della stazione, e “lu zì Cicciu casinieri” cioè “zio Francesco che badava al circolo” quello socialista, dove, molto tempo prima, avevano lavorato, sempre come “casinieri” un certo Parrinello abitante in una traversa di Via Calatafimi e il signor Vella, abitante “a la funtana”. Prendevano poco di stipendio, ma, in compenso, ricevevano degli assegni che, per quei tempi, si potevano considerare anche ricchi.
          Da bambino conoscevo anche “don Sisiddru Zaffuto”, un infermiere che lavorava presso un ambulatorio medico ubicato nel corso Garibaldi, dove c’era una condotta medica, quasi di fronte casa mia. Lo vedevo si può dire ogni giorno, perchè mia madre, prendendomi in braccio, mi sollevava e mi appoggiava spesso sul muretto che cingeva “l’asciacu”, cioè la terrazza che serviva di entrata, oltre che nella mia casa, anche in altre due abitazioni. Appena mi vedeva, don Sisiddru, che ricordo come un uomo basso e mingherlino, salutava mia madre e si soffermava qualche minuto con me, facendomi dei complimenti. E mia madre di questo era felice. Poi don Sisiddru andò via dall’ambulatorio, sostituito da un certo Infantino che era un infermiere diplomato. Di don Sisiddru, purtroppo,  non si sentì più parlare, ed io non ho altri ricordi.

Cap. XII

          Allora la parte in cui io abitavo era il punto nevralgico del paese; oggi è divenuta centro storico e, come tale, abbandonata o quasi, o comunque priva di vita perché la gente, specialmente quella giovane, preferisce, di sera, spostarsi per il Viale della Vittoria ove, tra l’altro, si affacciano i negozi più importanti, oltre alle scuole, all’Ufficio postale, a una rinomata pasticceria gestita dalla famiglia del compianto Gioacchino Brunaccini, e alla Caserma dei Carabinieri.
          Erano quelli i tempi in cui la corrispondenza veniva distribuita due volte al giorno. Essa arrivava col treno e la portava in paese, dalla stazione all’Ufficio postale o, come allora si diceva, alla Posta, chiusa in un sacco, su cui era scritto a caratteri cubitali  “Poste Italiane”, “lu zì Ngilinu Carruzzieri”, cioè “lo zio Angelo carrozziere”.
          Di quel periodo ricordo soprattutto due portalettere o “pustieri”: “Lu zì Vartuliddru Collura” cioè “lo zio” Bartolomeo Collura, e “Lu Zì Nicuzzu La Miennula” cioè “lo zio” Nicola La Mendola, uno dei frequentatori abituali della chiesa valdese, abitante alla periferia del paese, dalla parte della stazione.
          Il primo, poveretto, un giorno d’inverno che la scala che portava a casa mia era diventata sdrucciolevole per il ghiaccio, nel portarci la posta, cadde e si fece maledettamente male, tanto che per parecchi giorni non si fece più vedere.
          La caserma era, allora, situata nei piani alti di un vecchio palazzo, oltre il Calvario, nel palazzo precedente la farmacia Spoto, per chi proveniva dal Centro e vi si accedeva attraverso una scala molto lunga e tetra perché quasi al buio e dai gradini, anche allora, un po’ rovinati.
          Si diceva, infatti, che “lu zì ‘Ntoniu”, cioè “lo zio Antonio”, si recasse spessissimo in Caserma e “a furia d’acchianari e scinniri pi ghiri a fari l’impamità e evitari accussì ca li carrabbunera si la pigliavanu cu iddru e ci davanu vastunati pi farlu parlari, ogni vota ca  ni lu paisi succidiva qualchi minchiata, li aviva ruvinati” cioè: “a forza di salire e scendere per andare a fare l’infamità evitando così che i carabinieri se la prendessero con lui e gli dessero botte ogni volta che in paese succedeva qualcosa, li avesse rovinati”.
          Veramente lui in Caserma ci andava di notte e travestito da donna, ma i suoi piedi erano pur sempre quelli di un uomo, larghi e pesanti.
          L’Ufficio Postale era di fronte al Calvario, accanto alla Banca Popolare (in seguito sarà spostato di qualche metro in direzione del centro), mentre la scuola elementare era sistemata nei piani bassi del Municipio; e addirittura alcune classi (se non ricordo male, tre) erano “a la Vangelica”, cioè erano, in locali che appartenevano, almeno allora, alla Chiesa Evangelica Valdese. Vi si accedeva attraverso una scala piuttosto ripida, formata, sempre se la memoria non m’inganna, da tre rampe, e situata tra le aule che si affacciavano in Piazza Umberto I e la Chiesa Evangelica.
          L’ultima delle aule che si affacciavano sulla piazza, quella, per intenderci, più vicina alla Chiesa Evangelica, sarà, in seguito, adibita a centralino telefonico. Vi lavorava un certo Vella. Infatti, a quei tempi, il telefono non era diretto, ma chi aveva bisogno di chiamare, anche da casa, un numero qualsiasi, formato allora solo da tre cifre, doveva chiamare prima il centralino e all’addetto avrebbe dovuto spiegare con quale numero desiderava essere messo in comunicazione.
          Prima della Banca Popolare, sempre per chi veniva dal centro, c’era anche, quasi in un bugigattolo, l’unico gioco del lotto, gestito dalla “zà Rusineddra” cioè dalla zia Rosina, dove, ogni tanto, anche mia madre tentava, ma sempre inutilmente, la fortuna.
          I numeri che uscivano venivano appesi sull’alto della porta, dove ognuno li poteva controllare.
          Molto tempo prima che nascessi io, nel Corso Garibaldi, “porta cu porta cu la putia di Mazzara” cioè “ proprio accanto al negozio di Mazzara”, si affacciava anche una farmacia, che io, però, ho visto sempre chiusa.
          Che essa fosse stata una farmacia lo si poteva dedurre, senza ombra di dubbio, non solo dai racconti che i più grandi facevano, ma anche dal fatto che, fino a pochi anni fa, nell’alto della grande porta di legno, campeggiava, a caratteri cubitali, la scritta “Farmacia”.
          Secondo quello che sentivo dire, questa farmacia era appartenuta alla famiglia Marrella da tempo trasferitasi ad Agrigento della quale in paese nessuno forse si ricorda più.
          Un’altra farmacia esisteva nel paese: era quella del dottore Criminisi, della quale, però, ricordo assai poco: solo che era nel corso Garibaldi, vicino casa mia.
          Nel corso Garibaldi, a destra, prima della via Confine, andando dal Centro verso il Calvario, un giorno fu aperto un nuovo negozio di generi alimentari piuttosto grande, almeno per quei tempi che, però, non ebbe fortuna e fu chiuso qualche anno dopo.
          Era gestito dalla “zà ‘Ngilina” cioè “dalla zia Angelina” e dal marito.
          Per un certo periodo fu aperto pure un negozio di Alimentari nei locali dove c’è oggi il Bar 2000. Un locale rifatto a nuovo con le vetrine tirate sempre a lucido, dove andava certa gente che, per dimostrare che proveniva dal nord e quindi era istruita, (essere del nord equivaleva, almeno allora, ad essere istruiti) di mortadella o di formaggio ne chiedeva un etto piuttosto che cento grammi, come facevano, invece, tutti gli altri compaesani che, poveri ignoranti com’erano, di etti non ne avevano mai sentito parlare.
          Un altro negozio di alimentari fu aperto (sempre nel corso Garibaldi) una porta prima della scalinata che portava alla mia casa, ad opera “di lu zì Caliddru” cioè “di zio Calogero” (il cognome non lo ricordo più, ma forse doveva essere Catanese) un uomo, questo sì che me lo ricordo, piuttosto alto e magro, con un berretto in testa sotto il quale crescevano, sebbene radi, i capelli bianchi.
          Ma anche questo negozio, cui badava tante volte anche la moglie, non ebbe molta fortuna e ben presto chiuse i battenti. Lo stesso destino ebbe un negozio di generi alimentari aperto lungo la scalinata che dal corso Garibaldi portava ai gabinetti pubblici.
          Un altro negozio di generi alimentari era in via Buonarroti gestito “da don Silivesciu”, cioè da don Silvestro, ma capitava raramente che io ci andassi perché molto lontano da casa mia.
          In fondo a questa via, a due passi da Largo Pagano, c’era un altro negozio, sempre di alimentari, cui badava “la zà Mimma Badogliu”. Era una donna alta e robusta e molto buona. Abitava col marito nel piano sopra il negozio al quale accedeva da una scala interna. Sopra il negozio c’era una terrazza con un pergolato.
          Mi ricordo a proposito un particolare: la buona donna cambiava anche monete antiche, non più in circolazione, che cedeva in cambio di monete buone.
          Dal Largo Pagano, attraverso Via Arno, si raggiungeva un altro negozio di generi alimentari cui badava “La zà Tota”, cioè “la “zia Antonia”.
          Dove da bambino andavo spesso a comprare l’olio, era “ni la zà Giuggia” cioè da “zia Giovanna” che aveva il negozio in via Cavour.
          Un amico di mio padre, un certo Morgante, aveva, anche lui, un negozio di generi alimentari nel quartiere San Rocco, in una traversa a sinistra prima della salita che portava all’omonima chiesa.
          Altri negozi erano in altre vie, in altri quartieri, ma assolutamente non c’erano supermercati che, allora, non erano stati ancora inventati.

Carmelo Luparello

Pubblicato dalla Testata Giornalistica
Grotte.info Quotidiano

su www.grotte.info il 6 giugno 2011.
Per gentile concessione dell’Autore.
© Riproduzione riservata.
  

 

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06/06/2011

Eventi. Militello nella "Notte Tricolore" a Grotte; di Nino Vicario

 

Militello nella "Notte Tricolore" a Grotte.
Gemellaggio

Due sindaci: Calogero Lo Re e Paolo Pilato a confronto per promuovere due “Neri di Sicilia” d’eccellenza.

Sono tornati ad incontrarsi due dei “Neri di Sicilia” tra i più eccellenti del momento: il “Suino nero dei Nebrodi” e il “Nero d’Avola d’alta collina”, il primo prodotto e trasformato a Militello Rosmarino, mentre il secondo prodotto e imbottigliato a Grotte popolosa cittadina in provincia di Agrigento. Infatti, mercoledì 1 giugno una delegazione guidata dal sindaco Calogero Lo Re e dal presidente del Consiglio Calogero Blogna cui si sono uniti, oltre i rappresentanti delle associazioni presenti sul territorio militellese, alcuni cittadini, è partita alla volta di Grotte (paese a forte vocazione commerciale) per ricambiare la visita già ricevuta il 27 febbraio scorso, giorno in cui, i sindaci dei due centri – Calogero Lo Re e Paolo Pilato – hanno firmato il protocollo di gemellaggio (già sancito a suo tempo ufficialmente da una deliberazione dei rispettivi Consigli comunali) nato dall’abbinamento tra questi due “Neri di Sicilia” dalla spontanea e dirompente affinità, riconosciuta e valorizzata da “Slow  Food” Valdemone: il “Suino nero” (specie animale selezionata ed allevata allo stato semibrado), il “Nero d’Avola” (vitigno selezionato dal quale si distilla uno dei più rinomati vini siciliani).
A fare gli onori di casa a palazzo di città alla delegazione militellese è stato il sindaco Paolo Pilato unitamente all’intero Consiglio comunale grottese. La visita, coincisa con l’apertura della “Notte Tricolore”, manifestazione che il comune di Grotte aveva  organizzato per i 150 anni dell’Unità d’Italia, “è stata un’occasione propizia - ha detto Paolo Pilato rivolgendosi a Calogero Lo Re -  per cementare vieppiù l’amicizia, lo scambio culturale ed economico tra le due realtà da noi amministrate”. Quindi è seguito nell’atrio della sede comunale, un interessante incontro-dibattito sul Risorgimento italiano nel corso del quale la delegazione militellese ha omaggiato la manifestazione tricolore con il “Bersagliere romano” canto eseguito dal duo Parrino-Vicario, che rievoca la semplicissima storia di un ragazzo romano che, pervaso da fervore patriottico, nel 1860 si arruola volontario tra le file dei bersaglieri corpo speciale dell’Esercito piemontese fondato dal generale Alessandro La Marmora il 18 giugno 1836.
Al termine, i due sindaci aprono il corteo ufficiale lungo il Viale della Vittoria pavesato di tricolore, raggiungendo Piazza Marconi. Qui, dopo l’esecuzione dell’Inno Nazionale, i discorsi ufficiali e lo scambio dei doni, la serata è proseguita con le visite ai “siti tricolore” (tutti animati) dislocati lungo le vie del centro storico. Un sontuoso buffet (rigorosamente di eccellenze prodotte da carni di suino nero e innaffiate dal Nero d’Avola) ha chiuso il felice incontro.

 

   

Nino Vicario
(Corrispondente da Militello della “Gazzetta del Sud”)
 

 
  Nella foto, da sinistra: Antonio Salvaggio, Angelo Collura, Paolo Pilato, Calogero Lo Re e Calogero Blogna.
 
 

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05/06/2011

Lettere. "Salvatore Salvaggio, cantante di statura internazionale"; di Gaspare Agnello

 

M° Salvatore Salvaggio
M° Salvaggio

Riceviamo e pubblichiamo.

"Caro Carmelo,
leggo del grande successo avuto a San Pietroburgo dal nostro basso Salvatore Salvaggio che, oltre a interpretare la sua parte, ha dovuto sostituire un collega che ha avuto un malore. In tutti e due i ruoli Salvaggio è stato apprezzato e osannato.
E' da tenere presente che la manifestazione Russa ha avuto valenza e risonanza nazionale e che in quel paese si ha una grande considerazione della musica lirica. Quindi quel successo consacra Salvatore Salvaggio, cantante di statura internazionale.
Io voglio modestamente dire che, pur non essendo un melomane, ho capito subito che Salvaggio aveva una grande voce, una grande educazione musicale e soprattutto una grande capacità artistica che lo porta ad essere attore "buffo".
Quindi il nostro accoppia la capacità vocale a quelli di interprete dell'opera buffa. E per questo non ho mai dubitato del suo successo perchè è legge di natura che l'olio, miscelato con l'acqua, viene a galla e non si confonde con essa.
Salvatore è cantante di squisita sensibilità e attore genuino per cui ecco il suo grande successo che lo porta a calcare le scene più prestigiose del mondo lirico. La sua prossima tournèe in Giappone sarà un'ulteriore tappa del suo successo che certamente non si fermerà.
Auguri al grande Salvatore Salvaggio e noi grottesi siamo orgogliosi di avere tra i nostri figli un artista così importante.
Ai tanti giovani che si sono affermati fuori dal nostro paese eccellendo in vari rami delle attività umane, dobbiamo aggiungere il Basso Salvatore Salvaggio
".

 

   

Gaspare Agnello
 

 

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05/06/2011

Attualità. "Referendum sul nucleare: per Celentano una questione di vita o di morte"; di Calogero Chiarenza

 

Referendum sul nucleare: per Celentano una questione di vita o di morte

Riceviamo e pubblichiamo.

"Va ricordato che per il 12 e 13 giugno di quest’anno sono stati indetti 4 referendum abrogativi, uno dei quali riguarda le norme che prevedono la realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare.

Agli elettori che si recheranno alle urne verranno consegnate 4 schede, tra cui quella di colore grigio contenente il quesito relativo alle centrali nucleari. Gli elettori potranno mettere una croce sul SI se non vogliono le centrali nucleari oppure una croce sul NO se sono a favore delle centrali nucleari.

Ritengo che al di là di una qualunque posizione ideologica, il 12 e il 13 giugno rappresentano momenti molto importanti nei quali i cittadini italiani, attraverso il loro comportamento (astensione, votare NO, votare SI), in pratica decideranno sulla sorte del loro futuro e delle generazioni che verranno.

Che la tornata referendaria prossima possa rappresentare una “questione di vita o di morte”, frase questa pronunciata da Celentano in un’intervista nella trasmissione RAI “Annozero”, seppur, per alcuni, dai connotati di esagerato allarmismo, a mio avviso non è una trovata propagandistica. Nella frase di Celentano si annida una sacrosanta verità. Diciamo il perché.

Le centrali nucleari rappresentano, rispetto ai benefici che producono, un rischio troppo grande, soprattutto per le popolazioni residenti nelle vicinanze che in varia misura potrebbero essere colpite dalla contaminazione radioattiva. E se dovessero verificarsi incidenti gravi, tale contaminazione potrebbe interessare zone distanti anche 100 Km.

Oltre ai rischi sulla salute connessi alla contaminazione radioattiva, certamente esistenti nelle vicinanze delle centrali nucleari in una situazione di un normale funzionamento degli impianti, sono da temere gli eventuali incidenti a vari livelli (
leggi qui Visita l'argomento) che possono compromettere la vita e rendere invivibile per migliaia di anni zone con un raggio di svariate decine di chilometri. Inoltre rimane ancora oggi insoluto il modo di come rendere innocuo lo stoccaggio delle scorie radioattive prodotte a fine ciclo dalle centrali nucleari.

Ricordiamo che in base all’art. 5 e al relativo allegato del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 aprile 2008 (Governo Prodi) gli impianti civili per produzione di energia e lo stoccaggio delle scorie radioattive sono suscettibili di essere oggetto di segreto di Stato.
Questo significa che i cittadini, a causa del segreto di stato, non potranno avere alcuna informazione sulla centrale nucleare in ordine:

-
alla scelta del sito di costruzione;
-
ai controlli durante la costruzione e durante l’esercizio;
-
al verificarsi di eventuale incidenti;
-
allo stoccaggio delle scorie radioattive prodotte.

Poiché la radioattività non ha odore o segni visibili e le conseguenze della contaminazione radioattiva esplicano gli effetti dannosi per la salute a medio e lungo termine, soltanto dopo vari anni le popolazioni potranno constatare che nel loro territorio sono state seminate malattie e morte a loro insaputa.

E’ indubbio che la maggioranza degli italiani non vuole le centrali nucleari, specialmente vicino casa propria. Pertanto, l’unico modo in questo momento per non far passare assolutamente il cinico concetto, secondo cui la produzione dell’energia nucleare è come fare la guerra nel senso che occorre sacrificare delle vite umane in nome dello sviluppo, è recarsi alle urne per rispondere al quesito referendario sul nucleare il 12 e 13 giugno 2011.

Credo sia utile dare un’idea delle dimensioni di una zona che potrebbe essere raggiunta da una contaminazione radioattiva per un incidente ad una centrale nucleare.

Se dovesse sorgere una centrale nucleare nei pressi di Palma di Montechiaro (cosa molto probabile, ma lo si saprà soltanto come passaparola al momento dell’allestimento del cantiere) e malauguratamente dovesse accadere un incidente grave, verrebbe irrimediabilmente distrutta o compromessa per migliaia di anni la vita dell’area geografica comprendente i territori di  Licata, Campobello di Licata, Ravanusa, Canicatti, Naro, Camastra, Racalmuto, Grotte, Aragona, Favara, Agrigento, Porto Empocle e Comitini.

Se l’incidente dovesse poi essere molto grave, la contaminazione arriverebbe sino alle province di Caltanissetta, Enna, Palermo, Trapani, Catania, Ragusa.

Per non parlare poi della contaminazione dell’acqua e della fauna del tratto di mare che fronteggia la zona costiera che va da Porto Empedocle sino a Licata.

Sarebbe una vera catastrofe e peggiore di un terremoto. Infatti le zone ove si verificano terremoti sono sempre raggiungibili dai soccorsi e senza pericoli di contaminazione per i soccorritori e, nonostante i feriti e i lutti, dopo alcuni anni le stesse zone colpite dal terremoto risorgerebbero a nuova vita senza pericoli permanenti per la salute. Ma una zona colpita da un grave incidente nucleare rimarrà contaminata e non vi potrà essere più vita salutare per centinaia, per non dire migliaia di anni per gli uomini, gli animali e le piante.

Quale turista poi verrà a visitare le nostre coste e la Valle dei Templi?


Quindi anch’io sono d’accordo nel pensare come
Celentano e cioè che il referendum del 12 e 13 giugno è una questione di vita o di morte".

 

 

 

Ing. Calogero Chiarenza

 
 
Dalla Redazione.
Per chi volesse approfondire:

"Nucleare", servizio di "Presa diretta" Visita l'argomento

"L'inganno", servizio di "Report" Visita l'argomento
 
 

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04/06/2011

Società. "2 SI per l'acqua bene comune"; manifestazione domani a Grotte

 

"2 SI per l'acqua bene comune"; manifestazione domani a Grotte.
Manifesto

Domenica 5 giugno, alle ore 19.00 in Piazza Marconi, si terrà una manifestazione avente come tema “2 SI PER L’ACQUA BENE COMUNE”, finalizzata alla sensibilizzazione ai referendum del 12 e 13 giugno prossimi, che hanno come esclusivo obiettivo fermare la privatizzazione dell’acqua.
L’acqua è un bene essenziale che appartiene a tutti: nessuno deve appropriarsene, né trarne profitti.
La manifestazione sarà introdotta e coordinata da Pino Mancuso, Presidente dell’Associazione Politico-Culturale “Città Futura”- Grotte.
Interverranno:
- Il Sindaco Paolo Pilato, e l’Assessore Tonino Caltagirone in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale;
- Filippo Giambra;
- Totò Carlisi.

Si invita la cittadinanza a partecipare.
 

 

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04/06/2011

Scuola. Concluso lo scrutinio dei voti sulla settimana corta

 

Istituto Comprensivo "Angelo Roncalli" - Grotte (AG)

Si è conclusa la consultazione sulla "settimana corta" indetta dall'Istituto Comprensivo "Angelo Roncalli" di Grotte. I genitori degli alunni delle classi terze, quarte e quinte della scuola elementare, e delle classi prime e seconde della scuola media, chiamati a pronunciarsi sulla proposta di attuare, a partire dal prossimo anno scolastico 2011/2012, l'orario scolastico dal lunedi al venerdi, dalle ore 08.00 alle ore 13.40, con il sabato libero, o di continuare a mantenere l'orario attuale, si sono espressi in maggioranza contro la proposta della "settimana corta".
I risultati definitivi dello spoglio sono:
- per le classi terze e quarte della scuola elementare: votanti 114; favorevoli 40 ; contrari 74;
- per le classi quinte della scuola elementare e le prime e seconde della scuola media: votanti 92; favorevoli 21; contrari 71.
Risultati totali: votanti 206; favorevoli 61; contrari 145.

Dalla Redazione.
In merito all'argomento, ormai definito, si prega di non inviare ulteriori commenti, che non potranno trovare pubblicazione.
Carmelo Arnone

 

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04/06/2011

Lettere. Derio Garufo, il nostro calciatore in "C1"; di Gianni Costanza

 

"Derio Garufo, grottese doc, calciatore professionista"; di Gianni Costanza.

Riceviamo e pubblichiamo.

"Da ex calciatore e da ex dirigente, desidero incoraggiare la nostra giovane speranza calcistica locale, Derio Garufo, che con il suo Taranto - Serie "C-1", domenica 5 giugno alle ore 16.30, allo Stadio Flaminio di Roma, è impegnato a disputare i play-off, contro la 3^ squadra di Roma, per designare la squadra che deve andare in Serie "B".
Ricordo che alcuni anni addietro, il nostro Grotte giocava nel campionato di III Cat., un piccolo calciatore in erba, dal nome Derio Garufo, per il suo impegno, per le sue doti tecniche, ma gracile nel fisico perchè piccolo, mi ha molto impressionato. Alcuni anni addietro, in occasione di una mia partecipazione ad un programma sportivo a "Tutto Campo" di TVA, condotto dall'amico Gerlando Micalizio, ho voluto parlare con entusiasmo di un calciatore allora in erba, Derio Garufo, calciatore del Grotte campionato di III Cat. sottolineando che presto avremmo sentito parlare di questa giovane speranza del calcio grottese. Bene, dopo qualche anno, a seguito di enormi sacrifici uniti a quelli di suo padre Franco, primo tifoso e management per eccellenza, come avevo preventivato, viene fuori il calciatore Derio Garufo, che in breve tempo, eliminati alcuni difetti, perfezionatosi nella tecnica calcistica individuale, rafforzatosi atleticamente, e arricchendo la visione del gioco di squadra, è stato tesserato dalla blasonata squadra dell'Akragas campionato di Eccellenza che ho seguito come tifoso, bypassando cosi, ben tre campionati la II Cat, I Cat. e Promozione.
L'anno successivo viene acquistato dal Trapani dove ha vinto il campionato di Serie "D"; successivamente acquistato dalla Nissa (Caltanissetta) in serie "D" ha dato il meglio di se stesso realizzando goals decisivi per l'alta classifica.
Nella Nissa (Caltanissetta), è stato l'atleta più seguito, più attenzionato il più coccolato, fino ad essere acquistato dal Taranto Serie "C-1" Campionato professionistico di grande prestigio.
Il giuoco del calcio, è uno sport collettivo non individuale, da sempre svolge un ruolo importante per i suoi benefici fisici e morali indispensabili per la formazione individuale. Lo sport, da sempre, ha assunto quella importante funzione di aggregare i giovani fragili nelle devianze pericolose. In questi ultimi anni, questi pochi calciatori locali contesi da società dilettantistiche siciliane e professionistiche del centro-Italia, come il Taranto, riescono a portare in alto il nome del nostro piccolo paese di Grotte.
Oggi, dalle nostri parti, parlare di atleti locali professionisti è arduo e difficile.
Quindi, parlare del nostro Derio Garufo, grottese doc, calciatore professionista deve inorgoglire non solo il sottoscritto in quanto ex calciatore, ma tutti i grottesi che a Taranto, bellissima città della Puglia, ci sentiamo, degnamente, rappresentati  non solo da un bravissimo giovane calciatore ma soprattutto da un ragazzo di sani principi, educato, gentile e, soprattutto, umile che fa onore alla città di Grotte.
Sono sicuro che se nella nostra provincia di Agrigento, ci fosse qualche squadra che disputasse un campionato di Serie "C-1", Derio Garufo sarebbe il calciatore più felice in quanto tutte le domeniche, potrebbe inebriarci dei suoi dribling e delle sue prelibatezze calcistiche.
Quindi, caro Derio, a nome mio personale e di tutti i tifosi grottesi, mi è gradito formulare i migliori auguri per conquistare la sospirata promozione in Serie "B" che spalancherebbe le porte ad una folgorante carriera calcistica.
Non mollare, nello spogliatoio ed in campo, incita, incoraggia, sprona i tuoi compagni di squadra dicendo loro che questa è una rara ed unica occasione che non bisogna fare sfuggire.
Tutta Grotte, domenica tiferà per il Taranto la tua, la nostra squadra.
Il tuo amico di sempre".

 

   

Gianni Costanza 
 

 

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04/06/2011

Lettere. "Sono favorevole alla settimana corta"; di Mimmo Butera

 

Riceviamo e pubblichiamo.

"Vorrei anche io contribuire al dibattito che si è aperto sulla proposta di attuare la settimana corta nella scuola ed esprimere sinteticamente le ragioni che mi inducono ad essere favorevole verso questa proposta.

Qualcuno si è chiesto: “cosa faranno i nostri figli il sabato senza scuola, si annoieranno davanti alla televisione?”. A tale interrogativo si può agevolmente rispondere che il sabato libero può consentire alle famiglie la realizzazione di un momento di serena condivisione, in cui pacatamente possono essere affrontate questioni che una frenetica settimana lavorativa non consente di focalizzare e valorizzare.

Forse i nostri figli, godendo di una giornata libera possono applicarsi senza frenesia ed ansia alle incombenze scolastiche, e possono inoltre in modo razionale organizzarsi per promuovere una vita sociale più proficua ed interessante, in cui l’elemento ricreativo della amicizia e delle sue diverse implicazioni trova sicuramente un contesto concreto di realizzazione.

Certamente questo auspicio potrebbe trovare un riscontro se gli insegnanti si contenessero nell’oberare eccessivamente gli alunni di compiti.
I nostri figli non sono automi! Devono avere i loro tempi, i loro momenti di aggregazione sociale e magari religiosa che influiscono in modo valido e determinante sulla loro maturazione.

Siamo abituati a pianificare in modo rigido e pressante impegni ed attività dei nostri ragazzi, senza porci l’essenziale interrogativo se la complessità delle iniziative in cui sono coinvolti possa corrispondere adeguatamente alle loro aspettative ed esigenze spirituali ed umane.
Non commettiamo tutti l’errore di considerare la scuola un comodo parcheggio!

La cosiddetta settimana corta scaturisce dall’esigenza preminente di fare fronte ai drastici tagli del personale docente in modo che nei giorni in cui si verifichi l’assenza degli insegnanti titolari, le classi non vengano smembrate ma possano essere proficuamente affidate al docente presente.

Il modello organizzativo di cui stiamo parlando, quindi, oltre a fare fronte a questo problema, concretizzerebbe, soprattutto, le aspirazioni legittime di una realtà scolastica complementare a dinamiche ed istanze sociali e culturali autentiche, fondate e contemporanee"
.

 

   

Mimmo Butera
 

 

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04/06/2011

Lettere. "Per una scuola di qualità e non di quantità"; di Rosetta Palermo

 

Lettere alla nostra Redazione

Riceviamo e pubblichiamo.

"Gentile redazione,
ieri sera, collegandomi a questo sito, ho letto la proposta avanzata dai docenti del Consiglio d’Istituto di ridurre da sei a cinque i giorni della settimana scolastica di tutte le classi della scuola "A. Roncalli" di Grotte. Siccome sono mamma di una bambina di otto anni che frequenta la scuola primaria del comune di Cittadella (PD), non ho potuto fare a meno di paragonare gli orari proposti, con quelli di mia figlia.
Consapevole della differenza tra i servizi e le strutture delle scuole del Nord con quelle del Sud, mi sono limitata a fare un confronto delle ore scolastiche giornaliere e sinceramente mi sembra eccessivo che ai piccoli studenti di Grotte si chieda di stare in classe per circa sei ore consecutive, con solo da una piccola merenda mattutina.
Mi sembra una vera forzatura!
E’ vero che qui c’è il tempo pieno (si entra alle 08.00 e si esce alle 16.30) ma è un tempo riempito anche di pause (tre per l’esattezza, una di 15 minuti alle 10.00, la pausa mensa dalle 12.00 alle 13.15 ed un'altra pausa breve alle 15.00); durante le quali i bambini, oltre che mangiare, possono raccogliere le energie sufficienti per i momenti successivi.
Avendo trascorso tutte queste ore a scuola quando si arriva a casa non ci sono, di solito, compiti da fare se non qualche lettura o qualche disegno da completare, si può così trascorrere il pomeriggio commentando il lavoro svolto a scuola o  anche qualche episodio della vita relazionale con i compagni e gli insegnanti.
Solo nel week-end ci sono i compiti per casa, pertanto i bambini trovano il tempo per il catechismo, la piscina, la pallavolo etc. e per uscire, la domenica con i genitori.
Mi scuso se mi sono dilungata, volevo solo puntualizzare che il tempo scuola è molto importante e deve essere programmato a misura dei bambini, ai quali va data la possibilità di vivere la scuola non solo come un luogo di continuo impegno e affaticamento mentale ma un luogo dove ci siano spazi e tempi liberi per confrontarsi con i compagni e poter costruire man mano la propria identità… .
E’ auspicabile, secondo il mio modesto parere, che tutti i bambini abbiano il tempo di assimilare bene gli argomenti proposti dall’insegnante per una scuola di qualità e non di quantità
".

 

   

Rosetta Palermo
 

 

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04/06/2011

Lettere. "Per la prima volta mi trovo a dover dissentire"; di Lucia Cappuccio

 

Lettere alla nostra Redazione

Riceviamo e pubblichiamo.

"Egregio dott. Carmelo Arnone
seguo sempre con interesse i Suoi editoriali e per la prima volta mi trovo a dover dissentire e soprattutto a prendere una posizione che ad alcuni potrebbe sembrare favorevole all'attuale Dirigente Scolastico dell'Istituto Comprensivo Roncalli anche se così non vuol essere.
Due anni fa infatti, con l'entrata in vigore della nuova normativa, restai molto sorpresa quando, pur essendo ben chiaro, forse solo agli addetti ai lavori, l'attuale dirigente scelse le famose trenta ore decretando di fatto la salvezza di un'aula, ma la perdita di personale sia docente che A.T.A.! Così diociotto mamme, che avevamo chiesto le 40 ore, ringraziammo l'amministrazione comunale che si era mostrata disponibile a trovare i fondi per la mensa scolastica ed iniziammo la nostra avventura nel mondo della scuola primaria e l'istituto perse il primo posto docente senza accorgersene, essendovi i pensionamenti!!
Quest'anno le ore sono scese a 27 con 2 di rientro pomeridiano il venerdì!
Sarebbe facile polemizzare chiedendo ai genitori consiglieri dov'erano allora e ricordare che, forse in quell'occasione la cosa non toccava nessuno di loro, poiché il rientro era solo per le prime e le seconde elementari e non erano coinvolti forse i loro figli!
Ancora oggi chiamate alle urne solo i genitori dei bambini dalla quarta classe a salire senza chiedere il nostro parere pur sapendo perfettamente che da questa decisione dipenderà anche il nostro orario!!!
Ma non è la polemica che cerco!
Se oggi mi sono permessa di scriverle è solo perchè una frase proprio non la posso ammettere: “negazione agli alunni, nel giorno del sabato, della possibilità di fruire dei momenti di socializzazione e di crescita umana e culturale, costituiti dall'incontro con i compagni ed i docenti (si troverebbero a casa da soli, davanti alla tv, al pc o al videogioco; in definitiva una perdita senza adeguata compensazione della giornata di apprendimento e formazione)”.
E la famiglia egregio dottore dove è finita?
I genitori oggi, mi vuol lei affermare che non essendovi scuola il sabato e non avendo i ragazzi compiti da fare non sanno “adeguatamente compensare la giornata di apprendimento e formazione”?
In questo la debbo contraddire: mia figlia attende febbrilmente il fine settimana e non per mettersi davanti la televisione od il pc!!
Essendo noi, genitori che lavoriamo, ed avendo ora nostra figlia anche il sabato libero, abbiamo trovato il tempo per fare delle attività insieme senza lasciare indietro i compiti, il catechismo, la SS Messa, il pasto domenicale... .
Così siamo andati nel bosco ed abbiamo cercato i vari tipi di foglie che la maestra aveva spiegato, siamo stati al Presepe Vivente o a vedere gli archi di Pasqua; siamo stati in spiaggia in inverno ed abbiamo osservato i cavalloni marini, ma abbiamo fatto una cosa che spesso nella frenesia delle giornate non si ha il tempo di fare: abbiamo preso i piedi ed abbiamo “scoperto” Grotte.
Non nego che vi siano state le giornate piovose in cui siamo stati dietro i vetri ad inventare storie fantastiche, immaginando che le nuvole fossero ora fate ora streghe, ora dolce zucchero filato, abbiamo chiamato altri bambini e giocato a Monopoli o ad Uno o guardato insieme qualche vecchio cartone della Disney... .
Ma siamo anche stati in libreria e siamo diventate lettrici appassionate di Geronimo Stilton, ci siamo ricoperte di farina impastando il pane come si faceva una volta... .
Di questo anno scolastico, che oramai volge al tramonto, la cosa che ricordo, forse, con più piacere non sono le letture di italiano, né le moltiplicazioni, né tantomeno la poesia in siciliano di religione, ma i sabati passati con il “mio piccolo cuoricino” che ogni giorno vedo sempre meno bimba e che so saranno sempre più rari... .
Mio caro Dott. Carmelo Arnone la prima formazione viene a casa e se il sabato le mie figlie si trovassero a casa da sole davanti alla tv prima di dare la colpa alle istituzioni o ai cospicui tagli alle risorse economiche farei un esame sul mio comportamento di genitore e verificherei perchè mia figlia preferisce la tv o un videgioco piuttosto che un'attività con noi genitori o con i suoi coetanei!!!".

 

   

Lucia Anna Maria Cappuccio
 

 

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03/06/2011

Chiesa. "La Famiglia, luogo e fonte di santità"; incontro diocesano delle famiglie

 

"La Famiglia, luogo e fonte di santità"; incontro diocesano delle famiglie.
Locandina

Dopo un anno pastorale ricco di incontri itineranti, momenti di formazione e confronto fraterno, l'Ufficio Diocesano di Pastorale Familiare dell'Arcidiocesi di Agrigento comunica il nuovo appuntamento per le famiglie e le giovani coppie: sabato 4 giugno 2011, a partire dalle ore 17.00, a Porto Empedocle, nella parrocchia della SS. Trinità (c.da Ciuccafa).
Sarà l’occasione nella quale le famiglie si incontreranno come Chiesa e condivideranno con don Paolo Gentili, direttore nazionale dell’Ufficio per la Pastorale della Famiglia della CEI, il tema della “Famiglia luogo e fonte di santità”.
Saranno presenti famiglie che hanno vissuto l’esperienza della santità ed hanno accettato di condividerla attraverso la testimonianza. L’incontro si concluderà con la celebrazione eucaristica, subito dopo la quale i giovani del locale oratorio presenteranno un musical. L'invito a partecipare è rivolto indistintamente a tutte le famiglie dell'Arcidiocesi.
 

 

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03/06/2011

Iniziative. "Sicilia 1943 - L'attacco al ventre molle dell'Europa"; giornata di studi a Racalmuto

 

"Sicilia 1943 - L'attacco al ventre molle dell'Europa"; giornata di studi a Racalmuto.
Locandina

Il 5 giugno chiude le manifestazioni, legate alla “Festa del turismo” di Racalmuto, la giornata di studi “Sicilia 1943 - L’attacco al ventre molle dell’Europa”.
L’evento, ospitato dalla Fondazione Leonardo Sciascia, organizzato per ricordare il prossimo 70° anniversario dello sbarco in Sicilia nel 2013, annovera, tra i suoi relatori:
- il dott. Ezio Costanzo storico, giornalista, autore di libri sullo sbarco in Sicilia e sulle commistioni tra gli alleati e la mafia;
- il dottor Fabrizio Francaviglia, storico e scrittore, autore di uno dei testi più interessanti sulla storia militare dello sbarco;
- il dottor Mimmo Macaluso, Ispettore Generale onorario dell’Assessorato Regionale Beni Culturali, subacqueo archeologo della Lega Navale italiana, collaboratore di National Geographic;
- la dottoressa Carmela Zangara, storica e scrittrice autrice di libri sulla storia di Licata durante il periodo dello sbarco;
- il dottor Giancarlo Picchioni, ed il dottor Francesco Città, membri dell'archeoclub di Gela, autori di pubblicazioni storiche di notevole interesse;
- Alberto Moscuzza presidente dell'associazione Lamba Doria di Siracusa, autore di testi sulle fortificazioni e sugli avvenimenti della piazzaforte Augusta/Siracusa;
- Giovanni Iacono, ufficiale dell'esercito italiano, storico ed autore di un pregevole libro che racconta le fasi salienti della difesa italiana durante lo sbarco di Gela.
Durante i lavori, verranno presentati ufficialmente gli itinerari storici “le vie degli alleati” legati allo sbarco in Sicilia.
 

 

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02/06/2011

Chiesa. 34^ Convocazione Nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo; da oggi a domenica

 

34^ Convocazione Nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo
Vedi il sito

Da 2 al 5 giugno, presso la fiera di Rimini, si celebra la 34^ Convocazione Nazionale di Gruppi e delle Comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo. Sarà un grande evento di popolo, un raduno carismatico, un evento ecclesiale che si ripete puntualmente e che rappresenta, per molti uomini e per molte donne del nostro tempo, l'occasione per sperimentare una fede gioiosa, l'occasione per incontrare una chiesa viva, l'occasione per riscoprire Gesù e provare ad amarlo ed a conoscerlo di più.
"La mia carne per la vita del mondo" (Gv 6,51b) è il tema della convocazione. Un tema attuale, un tema drammatico perchè inserito nelle pieghe di una storia, quella che viviamo ogni giorno, nella quale il mistero della sofferenza, della morte, dell'abbandono, del rifiutato, del perseguitato, del povero, del sofferente, ci sembrano inspiegabili, ci sembrano talora ingiustificabili; addirittura insignificanti. Gesù dà la vita perchè noi abbiamo a vivere una vita piena, buona, felice, che nasce e rinasce ogni giorno nella forza dello Spirito Santo. Alla convocazione saranno presenti Testimoni d'eccezione, Cardinali, Vescovi, Relatori di fama internazionale, e poi tanta gente comune, tanta gente semplice che ha riscoperto il potere, la gioia, la bellezza della preghiera comunitaria, della lode, della danza. Si vivranno momenti speciali, celebrazioni speciali, appuntamenti comunitari che permetteranno di cogliere meglio il destino del nostro mondo attraverso la Parola di Dio e la luce di Gesù.

Anche da casa è possibile seguire la convocazione, nei seguenti modi:

- sulle frequenze di Radio Maria (venerdi 3, dalle 09.30 alle 12.30; sabato 4, dalle 09.30 alle 12.00; domenica e, dalle 08.50 alla fine della Messa);

- sul canale satellitare "Viva l'Italia Channel", canale Sky 830 , (in forma integrale);

- via internet, in diretta sul sito del canale "Viva l'Italia Channel" Visita l'argomento

- via internet, in streaming sul sito Rns-Italia.it Visita l'argomento
 

 

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02/06/2011

Iniziative. Convegno del "Lions Club Zolfare" sul 150° dell'Unità d'Italia, al teatro "Regina Margherita"

 

Convegno del "Lions Club Zolfare" sul 150° dell'Unità d'Italia, al teatro "Regina Margherita".
Invito

Il "Lions Club Zolfare" presenta, oggi 2 giugno 2011 alle ore 19.00 presso il teatro "Regina Margherita" di Racalmuto, un convegno e concerto sul tema "Il 2 Giugno nel 150° anniversario dell'Unità d'Italia".
Questo è il programma della manifestazione:
ore 19.00
- saluti: Salvatore Petrotto (Sindaco di Racalmuto)
- introduzione: Angelo Collura (Presidente del Lions Club Zolfare)
- intervento: Patrizia Pilato (Preside I.T.C. "M. Fodera'")
- relazione conclusiva: Gianfranco Amenta (Docente Universitario Palermo)
- seguirà il concerto lirico "G. Verdi nell'Unità d'Italia" a cura dell'associazione culturale "Almak"
   coordinato dal soprano Fiammetta Bellanca
- conclusione della serata con buffet nella sala adiacente il teatro.
 

Convegno del "Lions Club Zolfare" sul 150° dell'Unità d'Italia, al teatro "Regina Margherita".
Programma

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02/06/2011

Lettere. "Il mio ringraziamento al dott. Vitello"; dell'assessore Piero Castronovo

 

Assessore Comunale Piero Castronovo
Piero Castronovo

Riceviamo e pubblichiamo.

"A seguito delle “riflessioni” pubblicate su questo sito dal concittadino dott. Salvatore Filippo Vitello Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, sento il dovere, e questa volta lo faccio pubblicamente, di rivolgergli il mio di ringraziamento per essere, lui, grottese ed orgoglioso grottese.
Costituisce caratteristica fondamentale dei Grandi Uomini il non rinnegare le proprie origini ed il dott. Filippo Vitello non perde occasione per esternare a chiunque che nel suo cuore il paese di origine ed i suoi compaesani occupano uno spazio privilegiato, così come tutti i suoi ricordi. Di questo, anche io, ne sono onorato ed onorato di averlo conosciuto di persona dopo averne sentito parlare bene per anni.

E’ vero e lo confermo, che la testata giornalistica locale “Grotte.info Quotidiano” riveste una utilità sociale di altissimo rilievo culturale e civile. E’ uno strumento di Democrazia di Legalità e di Confronto, per questo ringrazio Carmelo Arnone per il sacrificio che i continui aggiornamenti del sito gli costano. Ci ha dato la possibilità di conoscere meglio e da vicino un uomo, dalle indubbie capacità, dalla grande intelligenza, dal grande affetto che certamente sul piano della Legalità darà a Grotte un contributo non indifferente assieme a noi amministratori che abbiamo il dovere, per primi, di difendere i nostri concittadini da ogni sorta di aggressione malavitosa.

Grotte è un paese di gente onesta, di gente laboriosa, dell’associazionismo florido, dei commercianti intraprendenti che certamente merita di essere difesa e per utilizzare un concetto espresso dal dott. Tano Grasso durante la manifestazione sulla legalità di venerdì scorso presso le scuole di Grotte, deve essere spronata a fare squadra per difendersi da eventuali tentativi maldestri verso una cultura di progresso e di legalità.

Ringrazio ancora il dott. Filippo Vitello per le belle parole espresse sulla mia persona. Cerco di fare nel migliore dei modi e con umiltà quello che ho appreso dall’esperienza degli “ultrasessantenni” che animavano lo spirito della “nobile arte del fare politica” di un tempo della gloriosa Democrazia Cristiana. Allora ricordo che la politica era servizio, servizio accanto ai bisognosi ed ai più deboli attività di quelli che ci definiamo ancora cattolici impegnati in politica. Ho cominciato a fare politica ad appena sei anni, stavo attaccato a mio padre perché non mi lasciasse a casa quando si svolgevano le riunioni di partito o meglio ancora i comizi e le campagne elettorali. Ricordo con piacere le bellissime persone che con coraggio affrontavano le varie sfide politico-istituzionali di allora e che si facevano utile filtro tra i cittadini e le istituzioni municipali: il signor Mimmo Morreale, il signor Andrea Agnello (Lu Zi Niria), il signor Antonio Maida, il signor Matteo Collura, il prof. Antonio Lauricella, Michele Di Mino, Lillo Collura, Antonio Salvaggio allora giovanissimo etc. ma devo tanto della mia formazione politica a tre persone che con l’occasione è doveroso pubblicamente  ringraziare.
Mi riferisco a mio padre, un padre che merita tutto il mio cuore e che oltre ad avermi inculcato il sentimento dell’altruismo e dell’umiltà mi ha regalato l’opportunità di servire i miei concittadini.
Alla buon’anima del dott. Angelo Vassallo, ginecologo, consigliere comunale a Grotte dal 1946 al 1986 del quale ricordo le tante raccomandazioni sulla necessità della correttezza in politica, strada difficile ma lungimirante.
Al mio caro padrino Totò Carlisi per i tanti buoni consigli ed insegnamenti nei quattro anni di sua Sindacatura e per avermi tracciato la via maestra verso la buona politica.

Concludo ritornando a ringraziare il Procuratore Vitello a cui rivolgo l’invito di starci costantemente vicino, ed un ringraziamento alla sua Signora per averci onorato della presenza lo scorso venerdì".

 

   

Piero Castronovo
Assessore Municipale
 

 

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02/06/2011

Lettere. Disappunto sul referendum scolastico sulla "settimana corta"; di Rosalba Criminisi

 

Istituto Comprensivo "A. Roncalli" di Grotte: plesso "A. Roncalli"
Istituto "Roncalli"

Riceviamo e pubblichiamo.

"Gentile  Redazione,
a nome di molti genitori dei bambini che a settembre entreranno al primo anno della scuola primaria e di quelli che passeranno al secondo e al terzo, esprimo il mio disappunto sulla nostra esclusione al referendum scolastico sulla “settimana corta”.
Ritengo che, alla luce dell'esperienza già vissuta in quest'anno scolastico, sia giusto esprimere nuovamente il nostro voto, riconfermando il nostro consenso o esprimendoci in senso contrario.  
Cordiali saluti".

 

   

Rosalba Criminisi
 

 

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02/06/2011

Scuola. Le ragioni della proposta della "Settimana Corta"; comunicato ufficiale

 

Istituto Comprensivo "Angelo Roncalli" - Grotte (AG)

Riceviamo e pubblichiamo, così come pervenuto tramite canale istituzionale, il comunicato ufficiale dell'Istituto Comprensivo "Angelo Roncalli" di Grotte sulle ragioni della proposta della "Settimana Corta".
Il comunicato reca in calce, come firmatari, i nominativi degli insegnanti componenti del Consiglio d'Istituto.

Leggi il comunicato ufficiale Visita l'argomento

Ricordiamo inoltre che, in merito alla "settimana corta", i genitori sono chiamati ad esprimere il proprio parere nella consultazione che si svolgerà sabato 4 giugno, dalle ore 08.00 alle ore 13.00, all'interno del plesso "Roncalli" al Viale della Vittoria.
Potranno votare i genitori degli alunni delle classi terze, quarte e quinte della scuola elementare, e  delle classi prime e seconde della scuola media.
E' probabile che il quesito che troveranno sulla scheda sia il seguente:

Si dichiara di

     ACCOGLIERE la proposta deliberata dal Collegio dei docenti
inerente alla settimana corta, per l'anno scolastico 2011/2012;
Orario scolastico dal lunedi al venerdi: dalle ore 08.00 alle ore 13.40.

     NON ACCOGLIERE la proposta deliberata dal Collegio dei docenti
inerente alla settimana corta, per l'anno scolastico 2011/2012;
e di voler mantenere l'attuale orario scolastico.

La consultazione avverrà a scrutinio segreto e potrà votare un solo genitore per alunno; non sarà necessario raggiungere un quorum, quindi sarà valida qualunque sia il numero dei votanti. L'opzione che raggiungerà la maggioranza dei consensi sarà vincolante per la decisione che verrà successivamente deliberata dal Consiglio d'Istituto.
 

 

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02/06/2011

Lettere. "Indignazione e rassegnazione: due parole da ricordare"; di Silvia Carli

 

Lettere

Riceviamo e pubblichiamo.

"Caro Carmelo,
ho avuto il piacere di assistere all’incontro tra il dottor Vitello e gli studenti, e per me (e non solo per me) è stata un’esperienza totale ed emozionante.
Il dottor Vitello ha incantato e trascinato, e in una frazione di secondo ha creato un grande contatto umano che ha arricchito e fatto stare bene tutti, ed è riuscito a farlo con la fluidità di un’onda e l’energia di un uragano, animato da un fiume sotterraneo di entusiasmo.

Con gentilezza e delicatezza ha stabilito relazione, confidenza e comunione... a dir poco... STUPEFACENTE. Ci sono due parole che il dottor Vitello ha detto ai ragazzi e che vale la pena di ricordare: INDIGNAZIONE E RASSEGNAZIONE.

Ha invitato i ragazzi a recuperare il senso dell’indignazione, a riscoprirne il suo valore. L’indignazione è un’emozione forte, è una risposta appassionata, e anche piena di intelligenza, determinata dall’urto con la realtà. E' un sentimento vibrante, che non riesce a stare chiuso dentro di noi ma chiede con forza di uscire fuori per entrare nella realtà e ribellarsi per qualcosa che si ritiene riprovevole, ingiusto e indegno. Ma è anche un momento di libertà, di un pensiero critico e indipendente, che esprime quel che pensa, ma soprattutto quel che vede. Si può considerare un fortissimo impulso verso l’agire e il non subire. L’importante è non ridurla a pura retorica o nulla può fare contro l’indifferenza e la rassegnazione.

Ed eccoci arrivati alla seconda parola chiave del dottor Vitello: la RASSEGNAZIONE.
La rassegnazione è una trappola della nostra vita e consiste nel rinunciare alla soddisfazione di un desiderio che continua però a vivere nella nostra anima. E' come condannarsi a vivere in un lutto che si vuole conservare sempre indeterminato e sempre a metà elaborato. Io la considero il grande rifugio di coloro che hanno deciso di invecchiare prima del tempo. La rassegnazione non esprime sapienza perchè non appaga. Ma non esprime neanche sventura perchè non dà dolore. Diciamo che è un percorso intermedio, un rifugio per coloro che credono di doversi accontentare di un'esistenza senza rischi perchè non sono intenzionati a sfidare i propri limiti. Anzi, direi che è una doppia trappola: è troppo confortevole per volerne uscire, è troppo rigida per volerci restare.

E allora bisogna assolutamente ricordarsi della felicità che precede ogni contrasto e della saggezza che consegue a ogni fallimento. E' così che si attraversa ogni esistenza.

Grazie di cuore a lei, dottor Vitello e un grazie anche a te, caro Carmelo
".

 

   

Silvia Carli
 

 

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01/06/2011

Comune. Per le celebrazioni del 150° dell'Unità d'Italia, chiuso il traffico dal "Portobello" al Calvario

 

Comune di Grotte

COMUNE DI GROTTE
Provincia di Agrigento

CORPO DI POLIZIA MUNICIPALE

Ordinanza n. 14 del 23/05/2011

IL SINDACO

Visto il programma delle manifestazioni per il "150° anniversario dell'Unità d'Italia", che avrà luogo in Grotte nei giorni 1 e 2 giugno 2011, denominato "Notte Tricolore", con una serie di spettacoli che interessano le vie principali del centro urbano;

Considerato che per il normale svolgimento delle manifestazioni si rende necessario inibire alcune vie al traffico veicolare, nonchè alla sosta;

Visto l'art. 7 del D.L. 30.04.1999, n° 285 "Nuovo Codice della Strada";

Visto il D.P.R. 16.12.1992, n° 495 "Regolamento d'esecuzione e di attuazione del Nuovo Codice della Strada";

Visto il D. Lgs 18 agosto 2000, n° 267;

ORDINA

Mercoledi 1° giugno 2011 dalle ore 18.00 alle ore 24.00,
Giovedi 2 giugno 2011 dalle ore 00.00 a fine manifestazioni,


è istituito il divieto di transito e di sosta per tutti i veicoli con rimozione forzata in:

- Viale della Vittoria dal civico n° 1 al civico n° 185 (dalla Chiesa del Carmelo al bar Portobello);
- Corso Garibaldi dal civico n° 1 al civico n° 42 (dalla Chiesa del Carmelo alla banca Monte dei Paschi);
- Piazza Umberto I;
- Piazza Marconi

così come da segnaletica all'uopo installata.

L'U.T.C. è incaricato della dislocazione della segnaletica stradale e delle transene su indicazione del Corpo di Polizia Municipale.

Dalla Residenza Municipale lì, 23 maggio 2011
 

 

  Il Responsabile di P.O. n° 1
Isp. Capo Antonio Salvaggio
 
Il  Sindaco
Rag. Paolo Pilato
 

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01/06/2011

Lettere. "Sono contraria alla proposta della settimana corta"; di Mirella Salvaggio

 

Istituto Comprensivo "A. Roncalli" di Grotte: plesso "A. Roncalli"
Istituto "Roncalli"

Riceviamo e pubblichiamo.

"Carissimo Carmelo,
vorrei esporre alcune ragioni per cui io sono contraria alla proposta della settimana corta nella Scuola Primaria e Secondaria di Grotte.
La contrazione delle attività didattiche da 6 a 5 giorni, comporta un appesantimento dell’orario scolastico giornaliero e quindi un maggior carico di lavoro, per i bambini, sia in classe che a casa, dal lunedì al venerdì. Avendo tutti gli insegnanti necessariamente il sabato come giorno libero, si riduce la possibilità dell’alternanza delle materie d’insegnamento, perciò ogni giorno più materie in classe, tutti i relativi compiti a casa, tutti i libri e i quaderni dentro quegli zaini-bauli che stanno sulle spalle dei nostri figli!
Il recupero psico-fisico viene relegato al sabato che però, dovendo essere contemporaneamente un momento di potenziamento delle competenze, di fatto non è un giorno di riposo da passare serenamente con i familiari, ma il giorno da dedicare ai compiti per casa (meno tempo scuola, più carico di lavoro per le famiglie!).
A mio parere, il riposo è più fruttuoso se ben distribuito durante tutti i giorni della settimana, in maniera da lasciare ai bambini lo spazio per dedicarsi con meno stress oltre che allo studio, anche ad attività ricreative che costituiscono importanti occasioni di crescita e di socializzazione.
Ritengo inoltre che la “produttività” di un intero giorno scolastico (il sabato appunto), non possa essere adeguatamente recuperata con cinque seste ore o con i rientri pomeridiani, i quali, se da un punto di vista numerico permettono il raggiungimento del monte ore complessivo d’insegnamento, non ne eguagliano la qualità.
I lavori di qualità hanno bisogno di tempo!
Agli studenti della scuola pubblica italiana il Ministero sta tagliando soldi, insegnanti, collaboratori, ore e materie scolastiche, ma davanti a problemi economici bisogna cercare soluzioni di natura economica. Noi, nel nostro piccolo, possiamo evitare di privarli del giusto tempo per fare nelle migliori condizioni ciò che rimane, un tempo più adeguato all’età, alle esigenze e alle capacità di tutti.
Grazie come sempre per la possibilità che viene offerta a tutti di esprimere liberamente il proprio punto di vista".
 

 

   

Mirella Salvaggio
 

 
  Dalla Redazione.
In merito al referendum sulla "settimana corta" indetto dall'Istituto Comprensivo "Angelo Roncalli", Grotte.info Quotidiano, quale strumento d'informazione e di dialogo civile e democratico, riceve e pubblica i commenti ed i pareri, favorevoli o contrari, che giungono alla nostra redazione.
          Carmelo Arnone
 
         

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