Grotte.info Quotidiano -
Luglio 2011 |
30/07/2011 |
Attività. Richiesta dei dati
catastali agli utenti, da parte della "Girgenti Acque
S.p.A." |
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C’è tempo fino al 30 novembre 2011 per presentare i
data catastali identificativi dell’immobile presso il quale è attivo il
contratto di fornitura idrica.
Nei giorni scorsi Girgenti Acque SpA ha inviato agli utenti una nota
informativa, attraversa la quale ha richiesto i dati catastali
identificativi dell’immobile presso il quale è attivo il contratto di
fornitura idrica, come previsto dalla legge del 30.12.2004, n.°311 comma
332, che impone a tutte le aziende che forniscono energia elettrica, servizi
idrici e gas la richiesta dei dati catastali.
Il termine per l’invio dei dati è fissato al 30 novembre prossimo.
E' possibile comunicare i dati catastali anche tramite:
- fax, al numero 0922.441877;
- mail, all’indirizzo
info@girgentiacque.com .
Ciò al fine di evitare interminabili code agli sportelli di Girgenti Acque
SpA o di creare disservizi dovuti all’intasamento del sistema di ricezione
aziendale, in considerazione del tempo che hanno a disposizione gli utenti
per inviare la documentazione richiesta.
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30/07/2011 |
Chiesa. Programma della
"Quindicina dell'Assunta", dal 31 luglio al 15 agosto |
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Manifesto |
UNITA’ PASTORALE
GROTTE
QUINDICINA DELL’ASSUNTA
31 LUGLIO - 15 AGOSTO 2011 Programma
Domenica 31 agosto
ore 10.30 Sfilata del gruppo dei tamburinari “ La Pasqua di Maria” per le
vie principali del paese
ore 11.00 Chiesa del Purgatorio Santa Messa
ore 18.45 Chiesa del Purgatorio Santo Rosario
ore 19.15 Chiesa del Purgatorio Santa Messa
ore 20.15 Processione accompagnata dal gruppo dei tamburinari “La Pasqua
di Maria” verso la fam. Binnici Antonio - Bordonaro Rosa via Giubileo del
2000 n° 12
Lunedì 01 agosto
ore 19.00 Fam.
Binnici Antonio - Bordonaro Rosa; Santo Rosario
ore 21.30 Momento di preghiera animato dal Cammino
Neocatecumenale
Martedì 02 agosto
ore 18.30 Fam. Binnici Antonio - Bordonaro Rosa; Santo Rosario
ore 19.00 Santa Messa e Processione
accompagnata dal gruppo dei tamburinari “La Pasqua di Maria”
verso la fam. Costanza Giacomo – Licata
Graziella via Gramsci n° 31
Mercoledì 03 agosto
ore 19.00 Fam. Costanza Giacomo – Licata Graziella; Santo Rosario
ore 21.30 Adorazione Eucaristica guidata
Giovedì 04 agosto
ore 18.30 Fam. Costanza
Giacomo – Licata Graziella; Santo Rosario
ore 19.00 Santa Messa e al termine Processione
accompagnata dal gruppo dei tamburinari “La Pasqua di Maria”
verso la Cappella del
Sacramento
Venerdì 05 agosto
ore 19.00 Cappella del Sacramento; S. Rosario
ore 21.30 Momento di
preghiera animato dal Cammino Neocatecumenale
Sabato 06 agosto
ore 18.30 Cappella del Sacramento; Santo Rosario
ore 19.00 Santa Messa e al termine Processione
accompagnata dal gruppo dei tamburinari “La Pasqua di Maria”
verso la Chiesa del
Purgatorio
ore 20.30 Adorazione Eucaristica “silenziosa”
ore 22.00 Adorazione Eucaristica animata con canti e lodi
Domenica 07 agosto
ore 11.00 Chiesa del Purgatorio Santa Messa
ore 18.45 Chiesa del Purgatorio Santo Rosario
ore 19.15 Chiesa del Purgatorio Santa Messa
ore 20.15 Processione accompagnata dal gruppo dei tamburinari “La Pasqua
di Maria” verso la fam. Lazzaro Francesco - Calcara Enza via
Buonarroti n° 22
Lunedì 08 agosto
ore 19.00 Fam. Lazzaro Francesco - Calcara Enza; Santo Rosario
ore 21.30 Preghiera di evangelizzazione animata dal gruppo RNS
"Gesù Salva"
Martedì 09 agosto
ore 18.30 Fam. Lazzaro Francesco - Calcara Enza; Santo Rosario
ore 19.00 S. Messa e Processione accompagnata dalla banda
musicale “Vincenzo Bellini” verso la fam. Carlisi Calogero - Bosciglio
Maddalena via Puglia n° 17
Mercoledì 10 agosto
ore 19.00 Fam. Carlisi Calogero - Bosciglio Maddalena; Santo Rosario
ore 21.30 Proiezione del film "Maria figlia del suo
Figlio"
Giovedì 11 agosto
ore 18.30 Fam. Carlisi Calogero - Bosciglio Maddalena; Santo Rosario
ore 19.00 Santa Messa e al termine Processione accompagnata dal
gruppo dei tamburinari “La Pasqua di Maria” verso la fam. Fantauzzo Angelo -
Rizzo Maria via Salvatore Cardinale
Venerdì 12 agosto
ore 19.00 Fam. Fantauzzo Angelo - Rizzo Maria; Santo Rosario
ore 21.30 Momento di
preghiera animato dal Movimento Missionario
Sabato 13 agosto
ore 18.30 Fam. Fantauzzo Angelo - Rizzo Maria; Santo Rosario
ore 19.00 Santa Messa e al termine Processione verso la fam. La
Mendola Stefana piazza mercato n° 12
Domenica 14 agosto
ore 21.00 Fam. La Mendola Stefana; Santo Rosario
ore 21.30 Veglia Mariana "dell'Assunta"
Lunedì 15 agosto
ore 19.15 Piazza Mercato “Solenne concelebrazione Eucaristica”; al termine
atto di affidamento tradizionale a Maria
ore 23.00 Fam. La Mendola Stefana; Santo Rosario
- Processione conclusiva accompagnata dal gruppo dei tamburinari “La Pasqua
di Maria” con fiaccolata verso la Chiesa del Carmelo
- Falò e Fuochi D’artificio
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L’Arciprete
Don Giovanni Castronovo |
Il Sindaco
Paolo Pilato |
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30/07/2011 |
Fiere. Record di presenze;
ridotto il costo del biglietto per la "Mediterranea Expo" |
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Locandina |
Record di
presenze per la 18^ edizione della Mediterranea Expo, in corso di
svolgimento ad Agrigento, all’interno del parco fieristico Emporium di San
Leone. La fiera è stata visitata da oltre 60.000 persone provenienti da ogni
parte della Sicilia e dal resto d’Italia, in vacanza ad Agrigento. Alla
Mediterranea Expo anche migliaia di stranieri: tedeschi, americani,
olandesi, francesi e canadesi. Gli espositori, soddisfatti dell’affluenza di
pubblico e degli affari conclusi, hanno già prenotato lo stand per la 19^
edizione che si svolgerà nell’estate del 2012. Soddisfatti gli organizzatori
che, al termine di una riunione operativa, hanno deciso che, per l’ultimo e
intenso week end di fiera, da venerdì 29 luglio a domenica sera 31 luglio,
il costo del biglietto di ingresso subirà una variazione. L’obiettivo è
quello di consentire e agevolare coloro che non hanno ancora visitato la
fiera.
Dal 29 luglio il prezzo di ingresso è di 3 euro e 50 centesimi e non
più di 5 euro. Ed ancora, nel week end conclusivo l’ingresso è gratuito per
i ragazzi di età inferiore ai 16 anni. La fiera è visitabile dalle ore 19.00
a mezzanotte.
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29/07/2011 |
Chiesa. Recita del santo
Rosario nella villetta "Padre Pio" |
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Villetta "Padre Pio" |
"Luogo Sacro" è la frase che si legge superando il
cancelletto attraverso il quale si accede alla villetta dedicata al Santo di
Pietrelcina: San Pio; da tutti universalmente - ed affettuosamente -
chiamato "Padre Pio".
L'avviso descrive, più che il luogo, lo spirito col quale occorre accostarsi
a quell'area piccola ma accogliente; spirito di raccoglimento, di preghiera,
di meditazione, di riposo, di ristoro fisico e spirituale.
Oltre al raccoglimento individuale, nel corso del periodo estivo la villetta
diviene saltuariamente sede di preghiere collettive, come quella che vi si
svolge, ogni venerdi alle ore 18.00: la recita del santo Rosario da parte
dei fedeli della parrocchia San Rocco, aperta alla partecipazione di tutti i
cristiani.
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29/07/2011 |
Musica. Genesi del "Quinteto
Nuevo" |
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Guarda il video |
Ideato da Fabrizio Chiarenza, il “Quinteto Nuevo” si
forma nel settembre 2009, con l’intento di proporre la musica del grande
compositore argentino Astor Piazzolla, scritta per il medesimo organico. Il
gruppo si è accostato a tale repertorio con profonda ammirazione,
intraprendendo un percorso di studio meticoloso, finalizzato alla personale
ricerca interpretativa nel rispetto delle intenzioni del compositore. Il
quintetto di tango contemporaneo (Nuevo Tango) ideato negli anni sessanta da
Piazzolla, è stato per il compositore fonte di ispirazione musicale per
circa trent’anni. Con i suoi strumenti violino, bandoneon, pianoforte,
chitarra e contrabbasso, l’ensemble si presenta come una perfetta sintesi
dell'orchestra di tango tradizionale, dove ciascuna delle componenti
timbriche dei grandi complessi da ballo della prima metà del secolo è
proposta tramite l'essenziale espressività dello strumento solista. Il genio
di Piazzolla, dotato di estremo equilibrio fra emotività melodico-armonica e
ricerca intellettuale tipica della musica colta, ha fatto del quintetto uno
strumento raffinato di espressione artistica, sulla scia della tradizione
della musica classica strumentale europea e del jazz. I musicisti del
Quintetto Nuevo (M° Fabrizio Chiarenza, Fisarmonica; M° Luigi Amico,
Violino; M° Carmelo Mantione, Pianoforte; M° Raimondo Mantione, Chitarra; M°
Giuseppe Castellano, Contrabbasso) si sono formati in Italia ed all’estero
svolgendo attività concertistica in diversi ambiti, come solisti, in
orchestre ed in svariate formazioni cameristiche, accumulando una serie di
esperienze che includono il jazz e la musica contemporanea. Questo nuovo
progetto artistico ha già riscontrato i favori del pubblico e della critica
nelle diverse manifestazioni alle quali ha preso parte; una strada che si
prevede lunga e piena di successi.
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28/07/2011 |
Premio Racalmare. Nominati
dal Sindaco i componenti della Giuria Popolare |
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Locandina
Sito ufficiale |
Il sindaco di Grotte, Paolo Pilato, con la propria
Determinazione Sindacale n° 34 del 20 luglio 2011, ha nominato componenti
della Giuria Popolare del Premio Letterario "Racalmare -
Leonardo Sciascia - Città di Grotte" ben 36 cittadini che ne avevano
fatto richiesta. Di questi, 26 sono residenti a Grotte: Sabrina Salvaggio,
Francesco Terrana, Dina Iannuzzo, Calogero Miceli, Alfonso Gomena, Innocenzo
Infantino, Annamaria Apa, Angela Puglisi, Alfonso Giambra, Alessandra
Marsala, Claudia Palermo, Gaetana Agnello, Isabella Villani, Mariolina
Spalanca, Marco Di Maggio, Mirko Russello, Alessia Tirone, Mariangela
Terrana, Erika Cutaia, Cristina Baldo, Rosaria Grano, Angela Grano, Giusy
Vizzini, Francesco Agnello, Enza Zaffuto e Liliana Costanza; 5 residenti a
Racalmuto: Riccardo Castelli, Assunta Villardita, Marianna Giancani, Giusi
Mulè e Lucrezia Salemi; inoltre Fara Iacopelli (Roma), Giovanna Morreale
(Bergamo), Francesco Raneri (Comitini), Serena Sanzo (Agrigento) ed Elena
Messina (Canicatti). Ai 36 giurati spetterà il compito di leggere i tre libri finalisti individuati dalla
Giuria Selezionatrice (che per questa XXIII edizione sono: “Non chiedere
perché” di Franco Di Mare, edizioni Rizzoli; “La strada dritta” di Francesco Pinto, edizioni
Mondadori; “La catastròfa” di Paolo Di Stefano, edizioni Sellerio) e di essere presenti
nei due giorni durante i quali si svolgerà la cerimonia di
premiazione, il 27 e 28 agosto 2011, per colloquiare con gli autori e votare in diretta, a scrutinio
segreto, il libro vincitore della XXIII edizione del Premio, del quale è
appena stato pubblicato il sito ufficiale. Carmelo Arnone
28 luglio 2011
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Giuria Popolare |
28/07/2011 |
Comune. Pomeriggio incontro con
l'Assessore Regionale D'Antrassi, per il rilancio dell'agricoltura |
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Elio D'Antrassi |
Oggi, giovedi 28 luglio, su esplicita richiesta del Sindaco Paolo Pilato,
sarà a Grotte l'Assessore Regionale alle Risorse Agricole e Alimentari, Elio
D'Antrassi, per un incontro con tutti gli operatori del comparto, in
particolare con gli agricoltori e gli imprenditori della vite e del vino,
settore attualmente tra i più colpiti dalla crisi economica. Il programma,
prevede un incontro-dibattito, alle ore 16.00, nell'aula consiliare "Antonio
Lauricella" del Comune di Grotte, durante il quale gli intervenuti potranno
rivolgere domande all'Assessore Regionale sui problemi concreti e si
relativi interventi che la Regione Siciliana è intenzionata a porre in atto.
Al termine dell'incontro l'Assessore visiterà le realtà imprenditoriali e le
aziende più direttamente interessate; tra queste, la Cantina Sociale "La
Torre". L'Assessore Regionale D'Antrassi - tecnico dalla lunga esperienza
nel campo del marketing applicato alla produzione e commercializzazione dei
prodotti agricoli - potrà effettuare una valutazione con la quale sarà
possibile fornire gli strumenti utili a rafforzare proprio gli strumenti
della comunicazione e della commercializzazione dei prodotti locali, anello
debole della catena distributiva per le aziende agricole del nostro
territorio.
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27/07/2011 |
Scienza. Il dott. La Paglia
relatore alla "Cybertherapy16", conferenza internazionale sulle
psicotecnologie |
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Dott. La Paglia
Conferenza
Conferenza
Sperimentazione |
Continuano le affermazioni internazionali per il dott. Filippo La Paglia.
Dal 19 al 22 giugno è stato uno dei relatori alla “Cybertherapy16”, evento
internazionale che ha riunito a presso l’Universitè du Quebec, a Gatineau
(Canada), i principali esperti mondiali di psicotecnologie provenienti da 25
nazioni diverse: Australia, Austria, Belgio,
Canada, Croazia, Repubblica Ceca, Francia, Grecia, Irlanda, Italia,
Giappone, Korea, Lituania, Malaysia, Messico, Paesi Bassi, Nuova Zelanda,
Portogallo, Romania, Russia, Spagna, Svizzera, Taiwan, Regno Unito e USA.
Come nelle precedenti edizioni, la conferenza si è focalizzata sull’uso
della realtà virtuale e delle tecnologie avanzate come supporto
alle tradizionali forme di terapia, psicoeducazione e riabilitazione e
quindi come strumento utile per la valutazione e prevenzione dei disturbi
fisici e mentali.
Durante la conferenza, il dott. La Paglia ha illustrato i risultati di due
suoi lavori scientifici: il primo riguardante le sperimentazioni con i robot
per il potenziamento delle abilità cognitive; il secondo concernente le
possibili cause del “digital divide”.
A seguito della conferenza, i lavori del dott. La Paglia hanno ottenuto tre
pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali; in particolare la
relazione su “Use of Robotics Kits for the
Enhancement of Metacognitive Skills of Mathematics: a Possible approach”
è stata pubblicata sulle riviste scientifiche internazionali: Studies in
Health Technology and Informatics, 2011, volume 167,
(edita da B.K Wiederhold et al, stampata da IOS Press 2011 in Amsterdam), e
Journal of CyberTherapy & RehabiliTaTion
,
Volume 4, Issue 2, Summer 2011 (San Diego and Brussels); sulla stessa
rivista è stato pubblicato il “poster” “Influence of Computer-anxiety on
the New Forms of Digital Divide”.
Inoltre
il suo lavoro relativo alle sperimentazioni con i robot è stato inserito
nella enciclopedia medico-scientifica “MEDLINE”; terza opera del nostro
concittadino ad aver ottenuto questo ulteriore
prestigioso riconoscimento internazionale.
Agli studi ed alle ricerche del dott. La Paglia si è mostrata interessata la
Difesa USA; la dott.ssa Stetz, Psicologa e Maggiore dell’U.S. Army (Dpt.
Tripler Army Medical School di Honolulu, Hawaii), visti i risultati
scientifici, ha manifestato l’intenzione di applicare nel suo centro il
protocollo di ricerca elaborato dallo studioso italiano, ritenendo che le
procedure di sperimentazione con i robot possano essere utili anche per la
stimolazione e il potenziamento della abilità cognitive, di pianificazione,
progettazione e “problem solving” dei militari. Per la cessione del
protocollo di ricerca alla Tripler Army Medical School risultano
essere in corso contatti tra i gli Enti Scientifici dei due Paesi.
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26/07/2011 |
Volontariato. Festeggiato il
10° anniversario della Onlus "Padre Vinti - Grotte Solidale" |
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Vedi le foto |
Sono già trascorsi 10 anni da quando, nel lontano 2001,
veniva costituita l'Associazione per l'ambulanza "Padre Vinti -
Grotte Solidale", che da lì a poco sarebbe divenuta ONLUS (Organizzazione
Non Lucrativa di Utilità Sociale), rinunciando all'ormai superflua
specificazione "per l'ambulanza". Il decennale della fondazione è stato
ricordato, lo scorso sabato 23 luglio, con una cerimonia nella quale tutti i
soci, alla presenza delle Autorità cittadine, si sono ritrovati insieme per
condividere alcuni momenti di preghiera e convivialità. All'interno dei
locali dell'associazione, un tempo sede della scuola media cittadina, è
stata celebrata una Santa Messa, presieduta da don Gaspare Sutera, che
nell'omelia ha avuto modo di ricordare l'importanza del ruolo dei cristiani,
sull'esempio della Madonna, nell'aiutare e soccorrere gratuitamente quanti
si trovano nella malattia, nel bisogno, nella sofferenza fisica. Al temine
della liturgia l'ing. Davide Magrì, Presidente dell'Associazione, ha
ricordato brevemente le tappe salienti che hanno caratterizzato la vita del
sodalizio; dalla prima ambulanza ricevuta in dono dalla Croce Verde Pavese a
quella, all'avanguardia nelle attrezzature, acquisita di recente. Un sentito
ricordo, con un commosso ringraziamento, è stato rivolto allo scomparso
"Turiddu" Zicari, a cui è stato tributato un lungo e caloroso applauso; tra
i fondatori ed uno dei propugnatori della necessità della formazione
specialistica per i volontari. Il Presidente Magrì ha ricordato gli oltre
3000 interventi di soccorso effettuati nel corso degli anni; molti dei quali
assolutamente risolutivi nel garantire il positivo esito dell'intervento. Un
accenno è stato fatto anche alle nuove attività intraprese: dalla
distribuzione di viveri in collaborazione con la fondazione "Banco
Alimentare" alla distribuzione di capi di vestiario; dal supporto alle
attività di screening delle patologie tumorali in collaborazione con
l'Assessorato alla Salute del Comune di Grotte al trasporto delle persone
diversamente abili (per il quale è stato acquisito un apposito automezzo).
Nel concludere l'intervento, il Presidente ha ringraziato tutti i soci, in
particolare le numerose donne, per lo spirito di sacrificio e di abnegazione
dimostrato. Un intervento di saluto e ringraziamento è stato rivolto ai
presenti dal sindaco Paolo Pilato, che ha voluto accanto a sé alcuni tra i
maggiori sostenitori della Onlus: il Vice Presidente Giuseppe Di Prima, il
Direttore Sanitario dott.ssa Filippa La Rocca, il consigliere comunale
Vincenzo Cimino, il consigliere comunale Gaetano Di Salvo ed il dott.
Antonio Carlisi, Direttore dell'Unità Operativa di Medicina di Base. Proprio
il dott. Carlisi, già Sindaco di Grotte nel periodo della fondazione, ha
concluso la serie di interventi ricordando, attraverso inediti aneddoti,
alcuni momenti della vita della "Padre Vinti - Grotte Solidale", da lui
definita "una delle più importanti e significative iniziative grottesi degli
ultimi anni". Al termine della cerimonia gli intervenuti hanno partecipato
ad un momento di convivialità, predisposto nel piazzale interno, che si è
concluso con un benaugurale taglio della torta, in attesa del prossimo
decennale. Carmelo Arnone
26 luglio 2011
© Riproduzione riservata.
Pubblichiamo alcune immagini della manifestazione
(50 foto di © Salvo Lo Re "President").
Decennale della Onlus "Padre Vinti - Grotte solidale"
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26/07/2011 |
Servizi. A causa di un guasto
alla condotta, ridotta la fornitura idrica |
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A causa di un guasto alla condotta del Fanaco,
comunicato da Siciliacque e dal Consorzio Tre Sorgenti, è stata interrotta
la fornitura idrica al Consorzio Tre Sorgenti e, di conseguenza, l’apporto
idrico ai serbatoi dei comuni di Canicattì, Campobello di Licata,
Castrofilippo, Grotte, Naro, Racalmuto e Ravanusa ha subito una riduzione.
Pertanto, Girgenti Acque SpA, pur effettuando opportune manovre alla rete,
non può garantire la regolarità del servizio di distribuzione che, comunque,
sarà regolarizzato nei rispetto dei tempi tecnici, dopo la normalizzazione
della fornitura.
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25/07/2011 |
Premio Racalmare. Chiuse le iscrizioni per la Giuria Popolare |
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Locandina |
Il segretario del Premio Letterario "Racalmare -
Leonardo Sciascia - Città di Grotte", arch. Piero Calì (Responsabile
di P.O. n° 3 al Comune di Grotte), comunica che sono ufficialmente
chiuse le iscrizioni per la Giuria Popolare dello stesso Premio, pertanto
non potranno essere accettate ulteriori richieste di adesione.
Tutti i giurati, sia quelli della precedente edizione che hanno rinnovato
l'adesione che i nuovi iscritti, avranno l'onere di leggere i tre libri finalisti individuati dalla
Giuria Selezionatrice (appena saranno disponibili presso la biblioteca di
Grotte). Inoltre la Giuria Popolare dovrà essere presente alla cerimonia di
premiazione (il 27 e 28 agosto 2011) per votare in diretta, a scrutinio
segreto, il libro vincitore della XXIII edizione del Premio.
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25/07/2011 |
Racconti. "Un tuffo nel
passato" - Capitoli 25° e 26°; di Carmelo Luparello |
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Prof. Luparello |
UN TUFFO NEL PASSATO
di Carmelo Luparello
Cap. XXV
Spesso mia madre tornava in paese e mi portava con sé.
Camminavo a piedi, “cu la
manu affirrata”, cioè, con la mia mano nella mano di mia madre, ma quando
arrivavo a una certa altezza, guardando mia madre, le dicevo: “mmirazza”
cioè “prendimi in braccio”, e la buona donna, sebbene fosse anche lei
stanca, mi prendeva in braccio.
Quando si arrivava alla
fontana, mia madre mi rimetteva a terra, ma mi teneva sempre per mano.
Mi piaceva osservare i
muli che bevevano l’acqua “di la brivatura” cioè dell’abbeveratoio.
Quando l’acqua era
sporca, gli animali non volevano più bere, allora i padroni cercavano di
pulirla allontanando, con le mani, tutto ciò che poteva rendere l’acqua
sporca, così gli animali tornavano a bere.
Mentre gli animali
bevevano, i loro padroni li caricavano delle quartare, che erano dei
recipienti più spesso di zinco, talvolta di terracotta. Queste ultime erano,
naturalmente, le più delicate e bisognava maneggiarle con cautela perché, se
si rompevano, bisognava buttarle, mentre quelle di zinco si potevano sempre
aggiustare. Ecco il motivo per cui “li cancieddri” cioè i recipienti di
ferro dove si sistemavano le “quartare” avevano i bordi circondati
di stoffa. Talvolta, venivano sistemati “ni li cancieddri” anche piccole
pietre che, tenendo ferme le quartare, impedivano ad esse di sbattere.
I muli, oltre che del
maniscalco, avevano bisogno del sellaio per montare o riparare le selle. Io
ne ho conosciuto solo uno: lu zì ‘Ntoniu lu Vardiddraru”, cioè “zio
Antonio”, il sellaio, che abitava e lavorava di fronte casa mia. La moglie
si chiamava, se non ricordo male, la “za ‘Nzula”.
Allora in paese, tra gli
artigiani, c’erano anche diversi stagnini, ma io ne conoscevo solo uno che
mi piace ricordare: “Lu zì Jacu stagnataru”, cioè “zio” Giacomo lo stagnino,
che abitava vicino la fontana, appunto in via Fonte.
Era un uomo buono come il
pane che si faceva gli affari suoi e badava alla sua famiglia oltre che al
lavoro.
Non era come “lu zì
Vicinzinu”, cioè come “zio Vincenzino”, che una volta mi domandò: “Cosa hai
mangiato oggi?”.
Io gli raccontai, per
filo e per segno, quello che avevo mangiato, e lui, senza perdere tempo,
disse a mio padre: “Sapi, zì Ramù? So’ figliu mi cuntà tuttu chiddru chi
mangià aieri!”, cioè: “Sa, zio Raimondo? Suo figlio mi ha raccontato tutto
quello che ha mangiato ieri!” e incominciò a sciorinargli tutto quello che
io avevo detto, facendomi, con ciò rimproverare da mio padre, perché mio
padre mi diceva sempre: “Quello che si mangia a casa, non si racconta
fuori”.
Non ho mai saputo
spiegarmi perché “lu zì Vicinzinu” avesse potuto comportarsi così con me.
Vendetta? Ma per quale offesa? Cattiveria? Chi lo sa?
Oltre alle quartare e “li
langeddri”, che erano come le quartare, ma molto più piccole, “lu zì Jacu
stagnataru” riparava, con lo stagno, pentole e pile per lavare.
Nelle vicinanze della
fontana abitava pure, assieme alla sorella, “Lu zì Caliddru sacristanu” che
serviva messa o raccoglieva i soldi che i fedeli pagavano per stare seduti.
In proposito qualcuno
raccontava che chi non aveva le cinque lire per pagarsi la sedia era
costretto ad alzarsi. Purtroppo questo era vero, perché io vedevo tante
donne seguire la messa in piedi, oppure sedute sui gradini che portavano
all’altare maggiore.
Capitava anche che
qualcuno pagasse la sedia a un altro così come oggi, al bar, si offre un
caffè all’amico che è entrato dopo di noi.
Spesso mia madre, durante
l’estate, quando tornava in paese, regalava alla sorella del sacrestano, la
“zà Giuvannina”, cioè “la zia Giovannina” qualche grappolo d’uva.
La buona donna, che era
sempre a casa, ringraziava, dicendo: “Picchì sti fastidi si piglia ogni
vota?”.
Me la ricordo “la zà
Giuvannina”, specialmente negli ultimi tempi, vestita di nero, “cu lu jppuni”
che era una specie di veste stretta che copriva il busto, seduta davanti
alla porta con le mani sotto il grembiule.
Non era molto ciarliera,
ma se qualcuno “la scummattiva”, cioè le diceva qualcosa, lei rispondeva
sempre.
“A la funtana”
preparavano in un vecchio “dammuso”, dalle pareti rese nere dal fumo, la
ricotta.
In una grossa pentola
nera, almeno di fuori, appoggiata su due grosse pietre, e sostenuta da due
robusti ferri, bolliva l’acqua con il latte di pecora che, a poco a poco, si
trasformava in ricotta.
Poco distante, un fascio
di legna, composta tante volte da rami di ulivo, che erano i più adatti ad
alimentare il fuoco perché contenevano olio.
Quando la ricotta era
pronta, la figlia del pastore usciva dal dammuso e andava per le strade
vicine gridando:
“Calla, calla la ricotta,
lu scinnì lu callaruni, e va iti pi la ricotta”, cioè: “La ricotta è calda e
pronta, il pentolone non è più sul fuoco, andate a comprare la ricotta”.
Una dolce cantilena che,
ormai da tempo, non si sente più per le strade del paese perché la ricotta
ora viene prodotta dai pastori in posti lontani dalle abitazioni, se non
addirittura a carattere industriale. E forse per questo ha perso il sapore
genuino di una volta.
Alla fontana vedevo pure
“li muli mali” cioè i muli cattivi dei quali avevo una grande paura perché
sparavano calci a mai finire, così a caso, come gli veniva, senza badare,
naturalmente, a chi colpivano. E i padroni, per evitare ciò, ne coprivano la
testa in genere con la loro giacca, forse perché non possedevano altro.
Quando poi finivano di caricarli, toglievano la giacca dalla testa
dell’animale e se lo portavano via con una certa facilità, anche se erano ad
ogni momento “cuomu lu sbirri cu lu galiuotu” cioè come fa lo sbirro con il
galeotto.
Lo stesso metodo della
giacca sulla testa dell’animale i contadini lo usavano quando portavano i
loro muli mali dal maniscalco.
Di maniscalchi in paese
ce n’erano parecchi, perché, a parte i pochi cavalli, parecchi erano, in
paese, gli asini e i muli, ma il più familiare era, per me, “Lu zì Turiddru
Manchinu” perché aveva la bottega sulla strada che io facevo per andare in
campagna.
Spesso, davanti alla sua
bottega, vedevo gli animali legati con una corda a un pezzo di ferro di
forma rotonda murato al muro in attesa che venisse il loro turno, come il
sabato sera facevano i tanti clienti che affollavano le sale dei barbieri,
luoghi ideali per farsi una bella sparlata.
E “lu zì Turiddru”, ad
uno ad uno, li ferrava tutti i muli, mentre i loro padroni tenevano a
mezz’aria la zampa che doveva essere ferrata.
Dallo zio “Turiddru” io
mi recavo ogni estate per fare “sanare” cioè castrare i galletti che la
nostra chioccia aveva covato.
Per ogni galletto
“sanato” zio “Turiddru” prendeva cinque lire o, se non avevamo soldi, gli
dovevamo lasciare gli “ariddri”, cioè i testicoli del galletto che lui si
cucinava.
Dopo essere stati sanati,
i galletti diventavano capponi, s’ingrassavano e, per Natale, erano davvero
squisiti da mangiare. Il loro brodo era davvero eccezionale e, appena si
sollevava il coperchio dalla pentola, ne usciva un profumo assai delizioso,
un profumo di cui oggi non si ha più idea, fatto semplicemente di cose
naturali.
Il cappone più grasso
veniva lasciato per il mio padrino, il professore Brucculeri.
Glielo portavo ogni anno
io, e lui mi regalava sempre qualcosa.
In pescheria andavamo
molto raramente, anche perché il pesce costava molto. Allora la pescheria
era vicino casa mia, in uno spazio accanto alla scalinata di via Trinacria,
a destra di chi scende.
A sinistra della stessa
strada, dove essa si univa alla Via Fonte, c’era stato, molto tempo prima,
anche un palmento di olive che, se non ricordo male, doveva appartenere al
signor Tommaso Luparello, un lontano mio parente che, però, aveva sposato la
sorella di mio padre.
Era un palmento dove si
schiacciavano le olive con una grossa pietra fatta girare, me lo ricordo
bene, da un asino.
Tanto meno si potevano
frequentare assiduamente le macellerie, anche se, per richiamare
l’attenzione dei potenziali clienti, i macellai esponevano fuori, magari
sotto un nugolo di mosche, quarti di bue o teste di capre. Queste ultime,
che avevano un prezzo, tutto sommato, assai accessibile, erano ottime per
fare il brodo.
In campagna avevamo pure
un albero di gelso che produceva bellissime more nere che ai primi di luglio
incominciavano a maturare e che mia sorella puntualmente ogni mattina
raccoglieva riempiendone una “camella”, cioè un portapranzo.
Lei si arrampicava come
un gatto ed io di sotto aspettavo, impaziente che “la camella” fosse piena.
Le more, raccolte,
sarebbero servite, come diceva mia madre, per mangiare il pane a colazione.
Qualche volta dalla
strada che dal paese portava alla stazione ferroviaria “lu sciatuni” sentivo
“lu zì Giuggiu Liuzza”, cioè “lo zio Giovanni Liuzza” un bravo uomo che, a
gran voce, invitava a comprare la sua granita, che era veramente molto buona
e che lui trasportava con una grande carriola montata su tre ruote di
bicicletta che spingeva muovendo le gambe, come appunto si fa con una
bicicletta.
“Granita a limone”. Era
la voce “di lu zì Giuggiu” che arrivava fino “a la roba”.
“Lu zì Giuggiu” gestiva
anche un bar, quasi al centro del corso Garibaldi, dove oggi c’è il circolo
dell’Unione. Era anche bravo a fare le caramelle “Bombolone” che preparava
su un tavolo, la domenica mattina in mezzo alla piazza.
Appena finiva, gridava
per attirare soprattutto i bambini: “Caramelle, caramelle bombolone”.
E i bambini si
affollavano attorno al suo tavolo, gridando: “A mia, a mia”, cioè: “A me, a
me”, mentre nella mano tenevano la moneta richiesta per ogni caramella.
“Lu zì Giuggiu” badava
anche a una pompa di benzina che era ai bordi di Piazza Carmona, più o meno
a un metro di distanza da dove c’è oggi una fontanella.
Erano i tempi in cui
c’erano ancora, questo naturalmente quando frequentavo i primi anni di
scuola elementare, le auto il cui motore si accendeva di fuori, dalla parte
anteriore.
Uno di quelli che
possedevano le poche auto che c’erano in paese, era, se non ricordo male, un
tale Baldo che faceva il taxista e che, mi pare, abitasse in via Confine, ma
i cui balconi si affacciavano nel corso Garibaldi.
Me lo ricordo come un
uomo di statura normale, “arrussittatu di facci” cioè rosso nel viso, e con
i capelli neri e ricci.
Tra la fine di luglio e i
primi di agosto maturavano i fichi e i fichi d ‘India. Questi ultimi li
raccoglieva solo mia madre perché aveva paura che noi figli ci spinassimo.
Ecco come faceva lei,
perché noi non avevamo “lu cuoppu” cioè quell’aggeggio di latta in cima a un
bastone nel quale si fa entrare il fico d‘India che, in questo modo, si può
raccogliere facilmente anche se è in alto: tagliava un pezzo di pala, vi
toglieva le spine e con esso afferrava i fichi d'India.
Una volta, però, una
spina le si conficcò in un occhio e dovette correre in paese dove qualcuno,
non ricordo chi, riuscì a togliergliela. Quello che ricordo è che non andò
in un ospedale, d’altra parte c’erano tanti bravi artigiani e non solo, che
facevano tante piccole operazioni.
A proposito di fichi
d‘India, ne aveva di molto buoni, anche perché “li scuzzulava”, cioè a
maggio li buttava a terra perché qualche mese dopo crescessero quelli nuovi
che maturavano in autunno, “lu zì Peppi la Grazia” che abitava in campagna
all’uscita dal paese, lungo lo stradone che porta “a la Petra”, cioè alla
contrada Pietra.
Fu proprio da lui che una
volta, quando doveva tornare mio padre dall’Argentina, comprammo un grosso
paniere di fichi d’India “scuzzulati” così belli che sembravano “di
marturana”, cioè di pasta reale e che mio padre ci aveva pregati di
farglieli trovare.
Cap. XXVI
Uno dei più bravi artigiani era a quei tempi il barbiere “Masciu Giuvanninu
‘Ngrà” cioè “Maestro Giovannino Ingrao” che, oltre a tagliare i capelli e a
fare la barba, sapeva cavare denti, anche se naturalmente non ci faceva
prima l’iniezione.
Aveva il salone sotto
casa mia.
Secondo quanto mi disse
una volta una signora, “la zà Ntonia, moglie di “zio Gerlando Tortorici” per
togliere il dolore di denti, bastava fare sciacqui con le urine, anche con
quelle proprie.
“Masciu Giuvanninu ‘Ngrà”
era pure bravo a fare salassi e “bicchirati”, che servivano, se non ricordo
male, a curare le malattie dovute a raffreddore.
Un collega di Masciu
Giuvanninu ‘Ngrà, che qui voglio ricordare, è “lu zì Mommu Trumieddru”, cioè
“zio Girolamo Tulumello”, però quest’ultimo era molto più giovane del primo
ed io lo conobbi da grande. Anche lui, da bravo barbiere, se la cavava a
cavare denti.
C’erano tanti altri
barbieri, ma questi, almeno per quanto ne sappia, non si curavano di
medicina. Tra di essi ricordo “lu zì Tanu”, cioè “zio Gaetano” che lavorava
in un salone ampio e ben tenuto che si affacciava sul marciapiede, più o
meno vicino al “casino dei Valdesi”, cioè al circolo dei Valdesi. Mi ricordo
che ci andava gente di un certo livello. Lungo il corso Garibaldi c’era il
salone del signor Tirone.
Un’usanza molto diffusa
era, almeno allora, quella di dare, per Natale, la mancia al barbiere, e il
barbiere contraccambiava regalando al cliente un calendario tascabile, molto
profumato, dove facevano mostra di sé bellissime ragazze dalle altrettanto
bellissime gambe nude, sulle quali i clienti amavano dissertare con discorsi
dal contenuto facilmente intuibile.
Degli altri barbieri ne
ricordo uno, che aveva il salone in via Cavour nelle vicinanze di San Rocco.
Di lui, però, non ricordo più il nome.
Un altro “Lu zì Caliddru”,
cioè “zio Calogero” lavorava accanto all’abitazione di mia zia Maria
Gianforcaro. Era stato a lavorare molti anni all’estero, poi aveva deciso di
rientrare in Italia e si era aperto la bottega di barbiere in un dammuso, di
sua proprietà, all’uopo ristrutturato. In genere ci andavano le persone
anziane.
Liè aveva, invece, il
salone in piazza Marconi, quasi di fronte al portone della vecchia scuola
media.
Lungo il corso Garibaldi,
vicino al Municipio, lavorava un certo Fantauzzo detto “Cuniglieddru” che
aveva un salone piuttosto lussuoso dove andavano i giovani e, accanto alla
chiesa del Purgatorio, due fratelli di cui adesso non ricordo il nome, ma
forse uno doveva chiamarsi “Vanniddru”, cioè Giovanni. Ricordo solo che
erano alti. Ora in quel salone c’è una macelleria.
I due abitavano in via
Machiavelli. Ma con loro non avevo alcuna confidenza. Della loro abitazione
ricordo un particolare: sopra la porta c’era una terrazza.
Un giorno, mentre giocavo
con alcuni miei amici, il mio pallone andò a finire proprio su quella
terrazza.
Impaurito per quanto
accaduto e piangendo perché non avevo più il pallone, decisi di andare a
raccontare tutto ai padroni, pregandoli di andarmi a prendere il pallone.
- A quest’ora non è
possibile - mi rispose con tono burbero che non ammetteva repliche uno dei
due fratelli - non possiamo lasciare il lavoro per il tuo pallone.
Poi, come se non
bastasse, aggiunse: “Ma se il pallone ha rotto qualche vetro, me lo devi
pagare”.
Notai nelle sue parole
come un desiderio di spaventarmi ancora di più di quanto non lo fossi già, e
me ne andai mogio mogio, “cuomu un cani vastiunatu” cioè come un cane che è
stato bastonato.
Per fortuna incontrai mio
fratello Angelo, al quale raccontai ogni cosa.
- Non ti preoccupare - mi
disse- ora ci penso io.
E, andato a prendere una
scala a pioli, non ricordo più dove, l’appoggiò al muro della casa dei due
barbieri, vi salì, scavalcò il muretto della terrazza e mi riportò il
pallone.
A quei tempi non erano
soltanto i barbieri a curare gli ammalati, anche certe donne lo facevano.
Raccontava spesso mia
madre che, quando io avevo pochi mesi, stavo morendo a causa di una
polmonite. Il medico, chiamato al mio capezzale, non dava più nessuna
speranza, anzi aveva consigliato a mia madre di prepararmi la veste da
indossare nel momento in cui sarei morto, cosa che, secondo lui, sarebbe
presto avvenuta.
Un’amica di mia madre,
che era anche vicina di casa, abitava infatti in un cortile a destra subito
dopo “la putia” di mio padre, zia Carmela Montagna, sposata con Giovanni
Chiarenza, le disse: “Zà Grà, muortu pi muortu, pirchì nun ci appizzamu na
sanguetta?”, cioè: “Zia Grazia, il bambino ormai deve morire, perché non
proviamo a mettergli sul petto una sanguisuga?”.
Mia madre così fece, e,
poco dopo, incominciai a riprendermi.
Ma non erano solo questi
i rimedi per combattere le malattie e per guarire le ferite. Mi ricordo di
una volta quando un pomeriggio d’estate andavo dalla campagna in paese per
comprare un litro di vino, inciampai su una grossa pietra posta “ni lu
passettu” e che serviva come limite di proprietà, procurandomi una ferita,
oggi si direbbe lacero contusa, alla mano sinistra.
Impaurito, incominciai a
piangere. Mi sentì un mio parente che corse a prendermi e mi accompagnò “a
la roba” da mia madre.
- Non ti preoccupare - mi
disse mia madre - ora raccogliamo un po’ “d’erba di vientu” te la metto
sulla ferita, te la fascio e vedrai che presto la ferita guarirà.
Così infatti avvenne, e
l’indomani tolsi la benda e tutto finì, anche se mi è rimasto fino ad ora il
segno di quella ferita. Ma su questo “l’erba di vientu” non poteva avere,
naturalmente, efficacia alcuna.
Le ferite si guarivano
anche tenendole fasciate per qualche giorno dopo averci messo sopra un po’
di pelle che il serpente lascia per terra durante la muta, generalmente sul
finire della primavera o agli inizi dell’estate.
Altri metodi il tempo li
avrebbe forse per sempre cancellati dalla mia memoria, se qualcuno non me li
avesse ultimamente ricordati.
Ecco cosa mi ha detto il
signor Gaetano Agnello (inteso Battaglia) di Grotte:
Per combattere
l’insolazione che ai miei tempi veniva definita come “lu suli ‘ntesta”, cioè
il sole sulla testa, si prendevano 12 pezzetti di cotone e si disponevano in
cerchio.
In mezzo ad essi si
poneva una candela. In un piatto si versavano dell’acqua e due gocce di
olio.
Si accendeva quindi la
candela che serviva a sua volta ad accendere i pezzetti di cotone che si
mettevano sul piatto con sopra un bicchiere che poi, quando il cotone si
spegneva, si metteva sopra un altro cotone che veniva acceso. Perché questa
operazione avesse più efficacia, si doveva ripetere: “Sole che vieni dai
farisei, libera i carni miei”. Come si vede, un italiano assai approssimato.
Se invece qualcuno
soffriva di reumatismi, gli si preparava “la picata”. Si mettevano a bollire
foglie di “malbuni”, cioè di malva selvatica, poi si asciugavano e chiuse in
un sacchetto di stoffa si applicavano sopra la parte dolente.
Un’altra “picata” si
preparava col pane (o con la farina) impastato col bianco dell’uovo che si
spalmava su qualche piccola lesione di un osso. Aveva la funzione della
moderna ingessatura.
Contro le coliche dovute
“a li petri” cioè ai calcoli, bisognava andare a raccogliere l’erba
“spaccarella” o “spaccapetri”. Si faceva bollire in molta acqua e il brodo
si faceva bere a chi, appunto, soffriva di calcoli.
Il brodo di cardi
serviva, invece, per combattere “la gialla” cioè l’itterizia.
Per togliere il sole
dalla testa si poteva agire un po’ diversamente seguendo una ricetta datami,
però, da una signora di Racalmuto che l’aveva visto fare a sua madre.
Ecco la ricetta: Si
prendeva un piatto fondo, vi si versava dell’acqua, poi si prendeva una
moneta, e dopo averla avvolta in un pezzettino di stoffa imbevuta di olio,
si metteva sul piatto e si accendeva e vi si metteva sopra un bicchiere e si
aspettava che si spegnesse.
Anche le patate crude
avevano un potere analgesico, infatti tagliate a fette e sistemate sulla
fronte erano un potente antidoto contro il dolor di testa.
Se poi un’ape o una vespa
ti dava un morso, bastava strofinare una fetta di cipolla sulla ferita per
lenire il prurito.
Carmelo Luparello
Pubblicato dalla Testata
Giornalistica
Grotte.info Quotidiano
su www.grotte.info il 25 luglio 2011.
Per gentile concessione dell’Autore.
© Riproduzione riservata.
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24/07/2011 |
Chiesa. Campo Scuola 2011:
"L'Amore di Dio ci ha travolto"; di Valeria Todaro |
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"Quanti pani avete? Andate a vedere..." (Mc 6,38).
È il tema della 48^ Giornata Mondiale di preghiera per le Vocazioni e anche
quello del Campo Scuola 2011, organizzato da Monica Bellavia e Filippo La
Mendola, dedicato ai ragazzi dell’Unità Pastorale di Grotte, che si è
concluso domenica 17 luglio. Durante i 5 giorni di campo abbiamo analizzato
tutti gli ingredienti che, insieme, formano il Pane Eucaristico: acqua,
farina, sale, vento, fuoco e amore.
L’acqua nella sua umiltà, trasparenza e purezza guida la nostra vita dalla
nascita rendendoci figli di Dio. Ci siamo tuffati nel mondo sommerso
portando acqua dove non c’era e scoprendo che “L’acqua è libertà”.
Il secondo ingrediente è la farina, dono gratuito della terra che accoglie
in sé ogni singolo seme facendolo moltiplicare. Dio ci dice “Ciascuno di voi
è come la buona terra”: in noi ci sono tantissimi semi pronti a portare
frutto per nutrire tutti gli affamati di amore, di giustizia, di verità e di
pace. Abbiamo incontrato Madre Terra, che ci ha fatto ascoltare la voce di
Dio nel silenzio e, lasciandoci trasportare da un vento leggero abbiamo
sentito in noi una grandissima quiete.
Il terzo ingrediente che abbiamo analizzato è stato il sale, che ci ha
proprio stupito: non avevamo mai riflettuto sul valore del sale, un
ingrediente povero, invisibile ma essenziale. Il sale serve in silenzio e in
umiltà, esso è presente senza mettersi mai in mostra. Per compiere la sua
missione deve sciogliersi, scomparire, morire. Ma il suo ruolo è importante:
senza di lui gli alimenti sono insipidi e le vivande si guastano facilmente.
Per essere sale ognuno di noi deve morire, sciogliersi e scomparire:
amalgamarsi silenziosamente agli altri per dar gusto alla loro vita. Nel
pomeriggio attraverso la penitenziale, celebrata da Don Gaspare Sutera, ci
siamo riconciliati con Dio, e dopo aver tolto il tappo del peccato che
ostruiva la saliera che era in noi abbiamo insaporito il nostro campo
ballando mille passi diversi, giocando legandoci tutti insieme e ridendo
tanto di quella gioia che non può avere mai fine.
Il quarto ingrediente è stato doppio: vento e fuoco, l’uno indispensabile
all’altro, che insieme cuociono l’impasto di acqua, farina e sale
trasformandolo in pane. Il vento purifica l’aria, è il messaggero delle
parole e alimenta il fuoco, che a sua volta, riscalda, dà luce, fonde
insieme le cose. È sotto forma di vento gagliardo e lingue di fuoco che lo
Spirito Santo scende sugli apostoli e Maria e li rende annunciatori della
sua parola. In effetti, durante la veglia di preghiera, curata con armonia e
amore da Don Mario Chiara, è sceso anche su di noi mietendo tantissime
“vittime” del suo amore incondizionato. È entrato nei nostri cuori
sciogliendo la nostra anima e facendoci piangere e gioire insieme. L’amore
di Dio ci ha travolto completamente, tutto ad un tratto ci siamo sentiti
amati così tanto da non potere far altro che piangere davanti a quell’amore
sconfinato. È stato a dir poco emozionante vedere tutti quei ragazzi così
giovani, così spensierati, così vivaci abbandonarsi completamente a Dio.
Ma non finisce qui: il quinto e ultimo giorno abbiamo studiato
“l’ingrediente” che fa del pane il corpo di Cristo: “l’Amore”. Non un amore
in particolare, ma quello verso tutti: Dio, l’amico, i genitori, i compagni
di scuola, il fidanzato. Ogni amore è speciale, perché ciascuno, a suo modo,
rappresenta il “dono totale di se stessi”. Amare qualcuno significa volere
innanzi tutto il suo bene, ma anche aiutare l’amato a realizzare quel
disegno che Dio ha immaginato per lui. Questo amore ci è stato testimoniato
attraverso fatti concreti e straordinari, esempi di vita quotidiana… poi
abbiamo fatto una grande e lunga caccia al tesoro, che ci ha portati a un
forziere dove si nascondeva l’amore di Dio. Ancora una volta Lui ci ha detto
“Ti amo”, lo ha fatto chiamandoci uno per uno, facendoci capire quanto siamo
importanti per lui.
Dal nostro lavoro è uscito fuori un grande pane azzimo che, durante la
celebrazione Eucaristica, presieduta da don Calogero Castronovo, si è
trasformato in corpo di Cristo e di cui, alla fine, tutti ci siamo cibati.
Quell’unico pane è stato il frutto dell’unione di ogni singolo ingrediente
che, se da solo è speciale, assieme agli altri forma un prodotto unico e
ancora più speciale.
Grazie a Monica e Filippo, a Franca Ciccotto e Mimmo La Paglia che con la
loro cucina ci hanno deliziato preparando con amore e senza stancarsi mai
tutti i pasti della giornata, a Valentina, Claudia, Amanda e Gabriele che ci
hanno animato le giornate e a tutti coloro che hanno partecipato rendendo
grazie a Dio e facendoci gioire con la sua Parola. Siamo arrivati al campo
ricchi di energia e di aspettative, sapevamo già che sarebbe stata una bella
esperienza, ma non avremmo mai potuto immaginare tanto. Siamo tornati a casa
ancora più carichi di quanto non lo fossimo all’inizio, pronti a gridare
forte a tutti quanto sia grande e stupefacente l’amore di Dio.
Valeria Todaro
24 luglio 2011
Pubblichiamo
alcune immagini del Campo Scuola
(161 foto dei © Ragazzi del Campo Scuola).
Foto del Campo Scuola 2011
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23/07/2011 |
Attività. Benefici economici
per i dipendenti della "Girgenti Acque
S.p.A." |
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L'accordo sindacale dello scorso 19 luglio si è
concluso positivamente per i dipendenti della Girgenti Acque.
Importanti le novità future: per il 2011 elargizione di una tantum da
ripartire tra operai e impiegati full time (anche somministrati) in
proporzione ai giorni di presenza dalla data di inizio della prestazione
lavorativa; istituzione di un’apposita commissione con il compito di
individuare i parametri ai quali collegare i futuri premi di produzione; dal
2012 erogazione del buono pasto pari ad euro 5,29. Questi sono i punti
dell’accordo raggiunto tra Girgenti Acque S.p.A. congiuntamente alle
Organizzazioni Sindacali il 19 luglio, presso i locali della Società, dove a
fronte delle molteplici richieste avanzate da tempo, e dopo svariati
incontri, si è tenuta una riunione in cui erano presenti le Organizzazioni
Sindacali di categoria e il vertice e i rappresentanti della Società.
L’Amministratore Delegato Carmelo Salamone, coerentemente a quanto
dichiarato in occasione della stabilizzazione dei lavoratori, si ritiene
soddisfatto per aver raggiunto un ulteriore accordo con cui l’azienda si
avvia ad intraprendere nuovi "impegni sostenibili" a garanzia di quelli già
presi.
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22/07/2011 |
Iniziative. Ancora aperte le
iscrizioni per la 2^
edizione del GroEst |
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Foto 1^ edizione |
Sono ancora aperte, sino al 10 agosto, le iscrizioni
per la 2^ edizione del GroEst (Grotte Estiva), manifestazione
culturale-ricreativa rivolta ai ragazzi di età compresa tra 4 e 10 anni, che
si svolgerà dal 16 agosto al 3 settembre nei locali della ex scuola
elementare "Sciascia", in contrada Palo.
Il tema scelto dai giovani animatori, per questa edizione, è "Alla scuola di
Harry Potter", per divertirsi e crescere insieme sulle orme del celebre
maghetto cinematografico.
Per iscrizioni ed informazioni è possibile contattare Valerio Vella o Daniel
Carlisi, oppure rivolgersi, ogni pomeriggio, presso il negozio "Live Animals",
al n° 142 di Corso Garibaldi.
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22/07/2011 |
Fiere. Jimmy Fontana canta
alla "Mediterranea Expo" |
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Locandina |
Mercoledì 27
luglio, alle ore 21.00, sul palcoscenico allestito all’interno della Fiera
Campionaria Mediterranea Expo si esibirà Jimmy Fontana, il cantante de “Il
mondo”, “La nostra favola”, “Guantanamera”, “Pensiamoci ogni sera”, “La mia
serenata”.
Il concerto di Jimmy Fontana sostituisce quello di Bobby Solo, che per
improvvisi motivi personali improcrastinabili ha dovuto rinunciare
all’esibizione in fiera. Lo spettacolo dell'artista si inserisce nella serie
di eventi e manifestazioni collaterali organizzate dalla “Meridiana Eventi”
nell’ambito della 18^ edizione della Mediterranea Expo.
La fiera sarà inaugurata venerdì prossimo, 22 luglio, alle ore 20.30 e potrà
essere visitata fino al 31 luglio, dalle 19.00 a mezzanotte. Al taglio del
nastro saranno presenti il sindaco di Agrigento Marco Zambuto, il presidente
della provincia regionale Eugenio D’Orsi, il “patron” Silvio Alessi ed il
direttore artistico Gabriella Omodei.
L’appuntamento espositivo della Sicilia è in programma al Parco Fieristico
“Emporium” di San Leone, nello spiazzale antistante il porticciolo
turistico. L’edizione 2011 è articolata in vari settori per offrire una
vetrina merceologica e commerciale diversa, attuale ed attraente, e per
coinvolgere visitatori di diverse fasce e provenienze.
Le principali aree tematiche della Mediterranea Expo sono: l’Edilizia con
decine di imprese edili, bio-aziende, impiantistica, risparmio energetico e
immobiliari; la Casa con le più importanti aziende di arredamento,
complementi, sistemi di riposo, telefonia, informatica, sicurezza,
assicurazione e credito; il Verde con numerosi stand di piante e vivai,
attrezzature per giardinaggio e arredo per esterni; il Tempo Libero con lo
sport, benessere, prodotti per la persona, fitness, bici, moto e auto; le
Vacanze con le più accreditate agenzie di viaggio, esperti del turismo, le
aziende delle terme, camper e campeggio.
In fiera, inoltre, i visitatori potranno trovare una qualificata zona per lo
shopping dedicata all’artigianato, ed uno spazio stuzzicante con i prodotti
dell’enogastronomia. Le aziende presenti alla Mediterranea Expo saranno 250,
mentre oltre 300 saranno gli stand espositivi all’interno del parco
fieristico.
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22/07/2011 |
Trasporti. Tutti al mare col "Minuetto"; di
Gianni Costanza |
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Riceviamo e pubblichiamo.
"L'operatore culturale Gianni Costanza porta a conoscenza di tutta la
cittadinanza di Grotte e degli affettuosissimi e stimatissimi nostri
connazionali emigrati all'estero per necessità, degli amici e turisti che
rientrano nobilitando e rivitalizzando il nostro piccolo paese, che il
Sindaco di Porto Empedocle, prof. Lillo Firetto, in collaborazione con il
dott. Fabio Lo Sciuto di Trenitalia e dell'associazione “Ferrovie Kaos” di
Pietro Fattori, giornalista di Teleacras, hanno concordato che, per la prima
volta (solo il giorno di domenica), un “Minuetto” delle Ferrovie dello Stato
partirà da Canicatti per raggiungere Porto Empedocle. Per Lido Azzurro sarà
utilizzato un minibus. Da sottolineare che il “Minuetto” attraverserà la
splendida Valle dei Templi dove, di fronte al tempio di Vulcano, è prevista
una brevissima sosta per consentire ai viaggiatori di fotografare ed
ammirare la natura incontaminata di quei luoghi incantevoli ricchi di
archeologia. Per viaggiare è necessario munirsi di un regolare biglietto
ferroviario a fascia chilometrica, in vendita nelle biglietterie o
rivendite autorizzate. Per raggiungere Lido Azzurro, di fronte alla stazione
ferroviaria di Porto Empedocle è pronto un Minibus. Per viaggiare su questo
Minibus occorre comunicare (via cellulare al n° 320.6028592 o via telefono
al 0922.633300) il numero dei viaggiatori. Questi gli orari in cui poter
telefonare: dal lunedì al venerdì dalle ore 09.00 alle 13.00 e dalle ore
17.00 alle 20.00. Si spera che tale iniziativa possa consolidarsi ed
incoraggiare i dirigenti di Trenitalia ed i componenti dell'Associazione
“Ferrovie KAOS” a continuare per consentire così ai turisti, ai giovani
studenti locali ed a quelli provenienti da altre nazioni di incontrarsi su
un Minuetto, al momento di attraversare la Valle dei Templi,
avendo la possibilità non solo di conoscere ed ammirare i
monumenti archeologici della città di Agrigento che molti di noi non
conoscono, ma anche di fare nuove amicizie, socializzare ed intrecciare le
diverse culture. L'utilizzo del Minuetto delle ferrovie dello Stato è utile
anche per consentire ai giovani e ai meno giovani di mettere da
parte la moto o l'auto per evitare quei terribili incidenti
stradali causati dal consumo di alcool, o dallo spirito di gioventù o
dalla stanchezza fisica.
Ecco gli orari del “Minuetto”: Canicatti ore 09.30; Racalmuto ore 09.47;
Grotte ore 09.51; Aragona Caldare ore 10.06; Agrigento Bassa ore 10.18;
Tempio di Vulcano ore 10.28; Porto Empedocle ore 10.34".
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Gianni Costanza
(Operatore Culturale)
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21/07/2011 |
Attualità. "Grotte: l'estate
che verrà"; di Carmelo Arnone |
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L'estate grottese c'è. Almeno quella meteorologica. Il
cartellone delle iniziative estive con lo stesso nome, invece, segue lo
stesso destino di quello degli anni precedenti. Tutta colpa del bilancio; meglio:
della mancata approvazione per tempo del bilancio, senza il
quale il Comune è costretto all'ordinaria amministrazione utilizzando
soltanto le somme "per dodicesimi" (ossia per ciascun mese soltanto un
dodicesimo delle somme disponibili).
Eppure a Grotte le iniziative non mancano. Sono numerose; soltanto per
citare quelle ormai entrate nella "tradizione" degli ultimi anni: la serata
di gran galà equestre (in programmazione per il 30 luglio); il gran galà
della Lirica "Lirica sotto le stelle" (rinviato a data da destinarsi); il
Premio Letterario "Racalmare - Leonardo Sciascia" (fissato per il 27 e 28
agosto); il Premio di poesia dialettale "Nino Martoglio" (il prossimo
settembre); la fiera "Agriart" (sempre a settembre); gli "Incontri alla
Torre" (tra agosto e settembre). Per non parlare delle manifestazioni
religiose: la "Quindicina dell'Assunta" (dal 1° al 15 agosto); la festa di
San Rocco (sempre ad agosto); la festa della Madonna delle Grazie (la terza
domenica di settembre); il convegno regionale di Mariologia (a settembre, in
attesa di conferma per la 4^ edizione).
Intanto a movimentare tutte le calde serate estive grottesi, da giugno a
settembre, ci pensano in autonomia gli esercizi commerciali: concerti di
gruppi emergenti con musica dal vivo, stage di danza gratuiti, serate con
karaoke, lezioni di balli di gruppo e caraibici, "University party", serate
giochi, "quiz time" ed altre iniziative presso il Green Lounge Bar o presso
il Bar Marconi. Anche il "cartellone" arriverà: sino al 21 settembre c'è
tempo, magari per conoscere l'elenco delle manifestazioni già svolte, da
tenere come promemoria per la prossima Estate Grottese (anche quella,
probabilmente, senza bilancio approvato). Carmelo Arnone
21 luglio 2011
© Riproduzione riservata.
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19/07/2011 |
Ippica. IX Serata di Gran
Galà Equestre, il 30 luglio a Grotte |
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Manifesto |
L'Associazione Culturale Equestre "Città di Grotte", in
collaborazione con il Comune di Grotte e con il Comitato Regionale CSEN
Sicilia, organizza la IX edizione della Serata di Gran Galà Equeste.
Sabato 30 luglio, alle ore 19.30 presso lo stadio comunale di Grotte, per la
gioia degli allevatori e dei numerosi appassionati, si esibiranno cavalli di
tutte le razze provenienti da tutta la Regione.
Durante la manifestazione si esibirà anche il Gruppo dei "Tamburinari di
Herbessus".
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19/07/2011 |
Premio Racalmare. Ancora
aperte le iscrizioni per la Giuria Popolare |
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Locandina |
Sono ancora aperte, presso la biblioteca comunale di
Grotte, le iscrizioni per la Giuria Popolare del Premio Letterario
"Racalmare - Leonardo Sciascia - Città di Grotte", da integrare alla Giuria
Popolare dell'edizione precedente (che dovrà comunque dare conferma della
propria adesione).
I giurati avranno l'onere di leggere i tre libri finalisti individuati dalla
Giuria Selezionatrice (appena saranno disponibili presso la biblioteca di
Grotte). inoltre la Giuria Popolare dovrà essere presente alla cerimonia di
premiazione (il 27 e 28 agosto 2011) per votare in diretta, a scrutinio
segreto, il libro vincitore della XXIII edizione del Premio.
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18/07/2011 |
Editoria. I libri finalisti
del Premio Letterario "Racalmare - Leonardo Sciascia" 2011 |
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Locandina |
Si svolgerà nelle serate del 27 e 28 agosto, in Piazza
Umberto I a Grotte, la cerimonia conclusiva della XXIII edizione del Premio
Letterario "Racalmare - Leonardo Sciascia" - Città di Grotte. A darne
notizia sono stati il Presidente del premio, Gaetano Savatteri, ed il
sindaco Paolo Pilato, durante la conferenza stampa di presentazione della
manifestazione, lo scorso venerdi 15 luglio presso il Palazzo dei Filippini
ad Agrigento. Sono stati comunicati i tre libri finalisti del premio, scelti
dalla Commissione selezionatrice della quale fanno parte, oltre al
Presidente Savatteri ed al sindaco Pilato, Piero Calì (Segretario), Angelo
Collura, Salvatore Rizzo, Gaspare Agnello, Nino Agnello, Domenico Butera,
Linda Criminisi, Diega Cutaia, Giancarlo Macaluso, Daniela Spalanca e
Giovanna Zaffuto.
La terna dei finalisti è formata dai libri: “Non chiedere perché” di Franco
Di Mare, edizioni Rizzoli; “La strada dritta” di Francesco Pinto, edizioni
Mondadori; “La catastròfa” di Paolo Di Stefano, edizioni Sellerio.
Le due serate della manifestazione saranno dedicate ad un incontro tra gli
autori ed il pubblico (sabato 27) ed alla proclamazione del vincitore
(domenica 28 agosto). A decretare il vincitore sarà la giuria popolare dei
lettori (l'iscrizione è ancora aperta presso la biblioteca comunale di
Grotte, dove potranno essere richiesti in lettura i libri in concorso), con
voto a scrutinio segreto durante la serata conclusiva del premio.
Conosciamo, in breve, gli autori finalisti.
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Presentazione |
Franco Di Mare |
Franco Di Mare
Noto giornalista e conduttore televisivo, dal 1991 è al TG2 Rai, poi è
inviato nei Balcani, in Africa ed in America Centrale. Nel 2002 passa al TG1
come inviato in Afghanistan ed Iraq. Dal 2003 conduce, su Rai1, varie
edizioni del programma "Uno Mattina".
Come scrittore ha pubblicato "Il cecchino e la bambina. Emozioni e ricordi
di un inviato di guerra" (2009 - Rizzoli) e "Non chiedere perchè" (2011 -
Rizzoli).
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Copertina |
Francesco Pinto |
Francesco Pinto
Regista e dirigente televisivo Rai, nella quale entra per concorso nel 1978.
Dal 1998 al 2000 è stato direttore di Rai3; in tale veste ha favorito la
rinascita della "Tv dei Ragazzi" con programmi come la "Melevisione" e "GT
Ragazzi".
Dal 2000 è direttore del Centro di produzione Rai di Napoli.
Come scrittore ha pubblicato "La strada dritta" (2011 - Mondadori).
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Copertina |
Paolo Di Stefano |
Paolo Di Stefano
Scrittore, poeta e giornalista di origini siciliane (nativo di Avola, in
provincia di Siracusa), ha iniziato la carriera giornalistica come
responsabile del "Corriere del Ticino" di Lugano (Svizzera). Ha lavorato
presso la casa editrice Einaudi e "La Repubblica". E' inviato del Corriere
della Sera.
Come scrittore è autore di numerosi testi, tra cui "Tutti contenti"
(vincitore dei premi "Superflaiano" e "Vittorini") e "La catastròfa" (2011 -
Sellerio).
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Copertina |
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La XXII edizione del Premio "Racalmare - Leonardo
Sciascia" 2010, presieduta dal giornalista e scrittore Gaetano Savatteri, è
stata vinta da Benedetta Tobagi con il libro “Come mi batte forte il tuo
cuore” (edizioni Einaudi).
Della terna dei finalisti facevano parte le scrittrici Simonetta Agnello
Hornby (“Vento scomposto” - edizioni Feltrinelli) e Bice Biagi (“In viaggio
con mio padre” - edizioni Rizzoli).
Carmelo Arnone
18 luglio 2011
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18/07/2011 |
Racconti. "Un tuffo nel
passato" - Capitoli 23° e 24°; di Carmelo Luparello |
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Prof. Luparello |
UN TUFFO NEL PASSATO
di Carmelo Luparello
Cap. XXIII
Una sera, dopo la cena, eravamo seduti sulla “ittena” mio padre, mia madre
ed io, quando, pur nel buio pesto perché la luna non c’era, vedemmo le
sagome di due persone che si avvicinavano.
- Cu è ddruocu?” - cioè:
- Chi è costì? - domandò mio padre.
- Nantri siemu! - cioè: -
Siamo noi! -, rispose con una voce rauca “la zà ***”, cioè “la zia ***”, una
vicina di campagna.
Riconoscemmo la voce e,
tranquillizzati, la pregammo di avvicinare.
- Ancugnamu! -, cioè: -
Avvicinate -, le gridò mio padre.
La “zà ***” era in
compagnia della figlia più piccola, che forse allora poteva avere sì e no
quindici anni.
Del loro arrivo ne fummo
tutti contenti: avremmo passato qualche oretta insieme.
Io, poi, che amavo molto
la compagnia di persone estranee perché avevano sempre qualcosa di nuovo e
di interessante da raccontare, ero il più felice di tutti; d’altra parte la
figlia della “zia ***” era l’unica che si intratteneva con me quando ci
incontravamo, senza porsi tanti problemi. Ingenuità? Interesse? Fiducia? Non
lo so.
Comunque le due donne si
sedettero anche loro sulla “ittena” e si incominciò a chiacchierare del più
e del meno.
Ad un tratto vedemmo
nell’orto, che quell’anno avevamo seminato nella parte più bassa “della
chiusa”, muoversi, ad intervalli più o meno regolari, una luce.
- Ma cos’è quella luce
che si muove in mezzo all’orto?- esclamò meravigliato mio padre.
Guardammo meglio: la luce
si muoveva, come se provenisse da una lampadina tascabile portata a spasso
da qualcuno nel buio della notte.
- “Ma, no, zì Ramù, non
c’è nessuna luci ni l’uortu!”, cioè: “Ma no, zio Raimondo, non c’è nessuna
luce nell’orto - disse “zia ***”, cercando di distoglierci da quel pensiero.
- Che avessimo le
traveggole? - pensavo io - ma tutti? E’ mai possibile?
Eppure la luce la vedevo
chiaramente muoversi da un punto all’altro dell’orto.
Mia madre ebbe un
barlume: - Forse ci stanno rubando il pomodoro! - esclamò.
Quando alla Centrale
della polizia arriva una telefonata che informa che c’è una rapina in via
Tal dei Tali, le volanti si muovono sgommando e, a sirene spiegate per
raggiungere al più presto il posto segnalato, così io scattai come una molla
e corsi in direzione dell’orto, seguito da mio padre, ma non avendo le
sirene, gridavo: “lassalu, lassalu”, cioè “lascia, lascia il pomidoro!”.
Improvvisamente la luce
si spense e, sotto la pallida luce della luna, vidi la sagoma di qualcuno
che si allontanava.
Tornammo “a la roba”,
informammo mia madre che i suoi sospetti erano fondati.
“Zia ***” si limitò a
dire: “Mah!”, e noi avemmo il sospetto che fosse stato il figlio a rubarci
il pomodoro, anche se a distanza di circa cinquant’anni non ricordo più
quali indizi ci avessero portati a tale conclusione.
Intanto la strada “vozza
vozza” che portava da una parte al paese, dall’altra alla stazione, venne
trasformata in rotabile, allungata fino a passare attraverso “li terri di lu
Chianu” appartenenti per buona parte alla famiglia del dottore Raimondo Lo
Presti, e Grotte ebbe, così, la sua circonvallazione.
Per essa incominciarono a
passare i camion che portavano il sale a Porto Empedocle.
Una volta ne vedemmo uno
fermarsi ai bordi della strada, proprio vicino al terreno “di la zà ***” che
in quel momento si trovava in paese, scenderne il conducente, e avviarsi
verso la sua vigna.
Lì c’era la figlia.
Mio padre ed io eravamo
in allarme, pronti ad intervenire nel caso ce ne fosse stato bisogno. Tutto
sommato, quella era sempre una ragazzina, figlia di una vicina di campagna,
e sua madre non c’era, perché in paese.
Per fortuna quel giorno
non successe niente, ma l’indomani, alla stessa ora, quando “la zà ***” era
in paese, il camion di sale si fermava al solito posto, ne scendeva il
conducente e si avviava verso la vigna, dove, ad attenderlo, c’era sempre
quella ragazzina.
La cosa continuò parecchi
giorni poi, all’improvviso, il camion di sale non si fermò più, anzi,
arrivato al punto in cui era solito farlo, accelerava.
Ne deducemmo che
l’autista se la doveva intendere con la figlia della “za ***”, ma che poi,
arrivato al dunque, cioè al punto in cui avrebbe dovuto spiegarsi coi
genitori della ragazza, aveva preferito tagliare la corda.
Si pensò pure che la
madre fosse stata d’accordo e che lasciasse sola la figlia proprio per darle
una maggiore comodità. Insomma le faceva da ruffiana.
Cap. XXIV
Certe volte, per fare riposare il terreno, ne davamo in affitto a qualcuno
un pezzo perché ci facesse l’orto. E l’affittuario ne approfittava per farsi
anche “la campagnata”. Per questo motivo si costruiva anche il pagliaio dove
si ritirava nelle ore più calde del giorno e dormiva la notte.
Uno di questi affittuari
era “lu zì Peppi Antò”, cioè zio Giuseppe Antonio, che aveva, se non ricordo
male, due figlie. Ma, andando io crescendo, mi dovevo tenere a debita
distanza anche da loro. Perché, essendo un maschietto, non si sapeva mai.
Poco importava se ero ancora piccolo.
Quando era libera, mia
sorella mi faceva giocare, insegnandomi a costruire casette con le pietre
che in mezzo alla terra abbondavano, oppure mi costruiva, utilizzando pale
di fichidindia, bellissimi carri, coi quali immaginavo di trasportare merci
in ogni parte del mondo.
Spesso andavo con Nicola,
il figlio dei signori Vella, alla saja, che era un ruscelletto non più largo
di mezzo metro che divideva la sua terra dalla proprietà “di li Macinati” e
lì ci divertivamo a raccogliere erba fresca e menta selvatica.
Ci piaceva osservare
anche le rane che, nel corso d’acqua e nella terra vicina, che era melmosa,
erano abbondanti.
Tante volte, con mio
grande spavento, vedevo dalla mia campagna, specialmente di pomeriggio,
quando ce ne stavamo seduti all’ombra sopra la ittena o su qualche sedia, un
mulo scappato dirigersi verso il paese.
Allora correvo in casa e
cercavo di nascondermi nei luoghi più impensati, temendo che il mulo ci
ripensasse e tornasse indietro e arrivasse fino da noi, salendo magari le
scale e distribuendo calci a destra e a manca. Per questo gridavo a mia
madre di andarsi a nascondere, ma lei mi diceva sempre di non avere paura.
Un pomeriggio venne “a la
roba” “zia Filomena”, moglie di “zio Isidoro”, per invitarci ad assistere al
comizio che il marito avrebbe tenuto la sera dopo cena.
Ci scongiurò di non
mancare e di essere puntuali, altrimenti, ci disse, il marito se la sarebbe
presa con lei.
Le promettemmo di andarci
e, appena il sole incominciò a scendere dietro i monti di Comitini, per
andare ad illuminare l’America, cenammo un po’ prima del solito; quindi,
alla debole luce della luna, ci avviammo, per i campi, verso “la roba” di
“zio Isidoro”, distante dalla mia un centinaio di metri.
Ogni tanto finivo in
mezzo alla spine di cui mi accorgevo troppo tardi, quando esse mi avevano
già punto. Allora ci fermavamo e mia madre cercava di togliermi quelle spine
che mi erano rimaste conficcate nelle gambe, oppure mi aiutava a liberare le
scarpe dal terriccio che vi era penetrato e che mi dava fastidio.
Arrivati, trovammo altri
vicini. Evidentemente “zio Isidoro” aveva chiesto alla moglie di invitare
più gente possibile.
Davanti alla porta del
dammuso c’era già pronta una sedia che teneva in piedi Dio solo sa come.
Zio Isidoro, appena ci
vide tutti presenti, vi salì e: “Cari amici - esordì con una voce che
puzzava di vino - vi ho riuniti qui tutti per dirvi che non è vero che il
pane manca. Io sono stato a Palermo e lì il pane si trovava in ogni parte,
anche in mezzo alla strada!”.
La moglie, cui la visione
del pane buttato per le strade di Palermo aveva fatto aumentare la fame, gli
gridò: “ Disgraziato, perché non ne hai portato un sacco anche a me?”.
- Sì, a te dovevo portare
un sacco di minchie per mettertele a tracolla!”.
Una sonora risata accolse
queste parole, e ci fu un applauso generale, scrosciante, che durò parecchi
minuti, mentre “zio Isidoro”, con una mano, come aveva visto fare in qualche
comizio, faceva cenno a tutti di stare zitti.
Alla fine, molto
soddisfatto del successo ottenuto, scese dalla sedia, asciugandosi la fronte
con una pezza che teneva in tasca a mo’ di fazzoletto, perché anche così
aveva visto fare in paese a certi oratori nel periodo delle elezioni, e si
sedette a terra, continuando a parlare della guerra appena finita, di
Togliatti, di De Gasperi, che non si capiva se erano persone perbene o
cattive, poi, piano piano, ritornammo tutti “a la roba” a dormire.
Fin da bambino ho avuto
quasi una venerazione per l’Arma dei Carabinieri, che sentivo come difensori
dei più deboli, schierati accanto agli onesti, in difesa della giustizia e
della legalità.
A questa “forma mentis”
probabilmente avevano contribuito alcune persone che ogni anno, durante
l’estate, non facevano altro che arrecarci molestie talvolta così pesanti
da indurci a rivolgerci a loro perché li richiamassero, non volendo
presentare denuncia.
Spesso li vedevo questi
carabinieri svolgere il loro servizio, a piedi, lungo la linea ferroviaria.
Allora lasciavo tutto e correvo da loro per invitarli a venire nella mia
campagna.
E tante volte essi mi
accontentavano, venivano e si mettevano a sedere per terra “sutta lu pedi di
nuci”, cioè sotto l’albero di noce che avevamo quasi davanti alla porta “di
la roba”.
Io li guardavo come se
fossero stati degli esseri diversi, venuti chissà da dove, e spesso li
pregavo di farmi giocare con il loro moschetto.
Essi, allora, toglievano
il caricatore dall’arma e mi permettevano di imbracciare il moschetto. In
quei momenti ero felice, perché pensavo di essere uno di loro.
Carmelo Luparello
Pubblicato dalla Testata
Giornalistica
Grotte.info Quotidiano
su www.grotte.info il 18 luglio 2011.
Per gentile concessione dell’Autore.
© Riproduzione riservata.
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16/07/2011 |
Fiere. Presentazione della "Mediterranea Expo",
al parco fieristico "Emporium" di San Leone |
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Locandina |
Sarà presentata alla città e alla stampa, il prossimo
martedì 19 luglio, alle ore 19.00, all’interno del parco fieristico
“Emporium” di San Leone ad Agrigento, la 18^ edizione della fiera
campionaria Mediterranea Expo, organizzata dalla Meridiana Eventi. La
manifestazione fieristica si svolgerà dal 22 luglio al 31 luglio prossimo,
nel piazzale antistante lo splendido porticciolo turistico della frazione
balneare di Agrigento. Alla conferenza stampa saranno presenti i componenti
lo staff della Mediterranea Expo, il patron Silvio Alessi, il direttore
artistico Gabriella Omodei, i concorrenti dei concorsi di bellezza Miss e
Mister Mediterranea Expo, del concorso artistico “Giovani Talenti”, il
sindaco di Agrigento Marco Zambuto e gli assessori della sua giunta, il
presidente della provincia regionale, Eugenio D’Orsi e alcuni componenti del
governo provinciale.
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16/07/2011 |
Comune. Istituita l'isola
pedonale sperimentale; chiuso al traffico tratto del Corso Garibaldi |
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COMUNE DI GROTTE
(Provincia di Agrigento)
IL SINDACO
ORDINANZA N° 24
del 15/07/2011
SENTITE le numerose richieste dei
cittadini circa la chiusura serale del Corso Garibaldi, tratto compreso
dalla Via Roma alla Piazza Marconi esclusa, in occasione dell’Estate a
Grotte 2011;
CONSIDERATA l’esigenza di istituire l’isola pedonale sperimentale per
il 16 e 17 luglio dalle ore 20.00 alle ore 24.00 nel Centro Storico di
Corso Garibaldi, dal civico 199 al civico 135, tratto compreso tra la Via
Roma e la Piazza Marconi esclusa, vietando la circolazione di tutti i
veicoli, salvo quelli in servizio di
emergenza, i velocipedi e i veicoli al servizio di persone con limitate o
impedite capacità motorie;
VISTA la competenza del Sindaco per l’istituzione di isole pedonali con
propria ordinanza, sperimentale, temporanea e limitatamente ad alcune ore
della giornata ed ai periodi annuali di maggiore afflusso turistico;
RITENUTO opportuno dare applicazione alla suddetta norma istituendo un’Isola
pedonale sperimentale dal 16 al 17 luglio limitatamente dalle ore 20.00
alle ore 24.00 nel Corso Garibaldi indicato e come Direttrice del centro
storico, tratto compreso tra la Via Roma esclusa la Piazza Marconi;
Sentito il parere del Responsabile di P.O. n. 1 del Corpo di Polizia
Municipale;
VISTO l’art. 7 del D.L. 30.04.1992, n° 285 “Nuovo Codice della Strada”;
VISTO il D.P.R. 16.12.1992, n° 495 “Regolamento d’esecuzione e di attuazione
del Nuovo Codice della Strada”
ORDINA
in Corso Garibaldi dal civico 199 al civico
135, definito come direttrice del centro storico è istituita l’isola
pedonale sperimentale per il 16
e 17 luglio dalle ore 20.00 alle ore 24.00, nel tratto tra la Via Roma e la
Piazza Marconi esclusa, vietando la circolazione di tutti i veicoli
non autorizzati.
L’U.T.C. è incaricato della dislocazione della segnaletica stradale e
delle transenne su indicazione del Corpo di Polizia Municipale.
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Il Responsabile di P.O. n° 1
Isp. Capo Antonio Salvaggio |
Il Sindaco
Rag. Paolo Pilato
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13/07/2011 |
Musica. Rinviata la XI
edizione di "Lirica sotto le Stelle" |
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M° Salvaggio |
Riceviamo e pubblichiamo.
"Si comunica alla cittadinanza che la XI edizione di "Lirica sotto le
Stelle", prevista per il 6 agosto 2011, sarà rinviata a data da destinarsi,
a causa del ritardo nell'approvazione di bilancio al Comune di Grotte.
Scusandoci per il disguido, speriamo di comunicare presto la data
definitiva". |
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Il Presidente dell'Associazione Musicale G. Rossini di
Grotte
M° Salvatore Salvaggio
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12/07/2011 |
Chiesa. La comunità
ecclesiale di Grotte alla processione del Corpus Domini |
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Vedi le foto |
Popolo di Dio in cammino; questa è la Chiesa.
Nell'annuale solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, meglio nota
ai fedeli come festa del "Corpus Domini", anche a Grotte viene celebrata la
processione eucaristica - che secondo il Diritto Canonico è l'unica ad
essere "di precetto" - con grande partecipazione di fedeli ed Autorità.
Racchiusa in un prezioso antico ostensorio, protetta da un ombrello
liturgico e da un baldacchino, la particola consacrata viene esposta
all'adorazione dei fedeli lungo le vie del paese, sorretta a turno dai
sacerdoti. Dinanzi al "Pane di vita" sono solo tre i possibili atteggiamenti
dell'uomo: in adorazione ("ad oram": portare alla bocca); genuflesso (in
ginocchio o prostrato); in cammino (in processione). L'Arciprete don
Giovanni Castronovo, padre Giuliano Mokasse e don Gaspare Sutera, rivestiti
degli abiti sacri, preceduti da due colonne di bambini e ragazzi in bianche
vesti - ministranti e giovani che hanno ricevuto di recente la Prima
Comunione - portano il "Santissimo Sacramento", tra i canti e le preghiere
dell'intera unità pastorale che segue in composto raccoglimento. Ad animare
il lungo corteo anche le note del Complesso Bandistico "G. Verdi" diretto
dal M° Salvatore Puglisi. Lungo le vie percorse dai fedeli si rinnova la
tradizione dei balconi addobbati con coperte candide e del lancio di petali
di rose all'indirizzo del baldacchino. Di particolare significato la sosta
all'ingresso del paese, nei presi del Portobello, durante la quale
l'ostensorio viene posto su un altare realizzato alla base del simulacro
della Madonna.
La solenne processione, dopo aver percorso nel tratto finale il Viale della
Vittoria, si conclude con una breve esortazione pastorale da parte
dell'arciprete e con la benedizione eucaristica. Carmelo Arnone
12 luglio 2011
© Riproduzione riservata. Pubblichiamo
alcune immagini della processione
(68 foto di © Salvo Lo Re "President").
Processione del Corpus Domini
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12/07/2011 |
Attività. La "Girgenti Acque
S.p.A." stabilizza 48 lavoratori |
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Altri 48 lavoratori sono stati stabilizzati. Lo ha
comunicato ufficialmente la società agrigentina che gestisce il servizio
idrico integrato, e ciò nonostante siano ancora molte le Amministrazioni che
non hanno ottemperato alla consegna delle reti e degli impianti. Difficoltà
nella gestione del servizio sono dovute anche, lamenta la società, alla
mancata applicazione della tariffa unica provinciale per cui non è possibile
definire, e quindi concludere, la fase di avviamento prevista a base della
gara di affidamento del Servizio Idrico Integrato. Sono trascorsi 3 anni
dall’inizio della gestione e pertanto la Girgenti Acque ritiene siano maturi
i tempi per consolidare il Servizio nei Comuni serviti e per superare le
ragioni tecniche, organizzative e normative legate all’avviamento della
Società (periodo durante il quale l’Azienda ha dovuto avvalersi di contratti
a tempo determinato).
Il traguardo della stabilizzazione dei 48 lavoratori qualificati è stato
raggiunto grazie all’impegno del vertice della Società in sinergia con le
organizzazione sindacali territoriali, che nel corso dei molteplici incontri
hanno sempre reiterato tale richiesta, nonché grazie all’opera profusa dagli
stessi lavoratori, oggi patrimonio dell’Azienda.
Gli amministratori della società affermano che, nell’ottica di un maggior
sviluppo e miglioramento del Servizio reso alla clientela, che coincide con
lo sviluppo sociale ed economico del territorio agrigentino, l’Azienda è
pronta ad intraprendere nuovi ‘impegni sostenibili’ a garanzia di quelli già
presi.
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11/07/2011 |
Racconti. "Un tuffo nel
passato" - Capitoli 21° e 22°; di Carmelo Luparello |
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Prof. Luparello |
UN TUFFO NEL PASSATO
di Carmelo Luparello
Cap. XXI
Spesso, durante l’estate, io andavo alla stazione per riempire “lu nziru”
perché l’acqua della stazione era buona e non era amara come quella del
paese (anche se a quella “ci avivamu fattu lu balatu”, cioè ad essa ci
eravamo abituati), né comportava per me rischi come quello che avrei
incontrato addentrandomi da solo nella galleria dove, invece, continuavano
ad andare mia madre e mia sorella.
Mia madre mi diceva
sempre: “Si sienti arrivari lu trenu, aggrappati forti a lu filu” cioè: “Se
senti arrivare il treno, aggrappati forte al filo”.
Essa si riferiva al filo
di acciaio che era sistemato, con dei pali di ferro, lungo “la linea”, a
circa un metro e mezzo dal suolo, e che serviva per azionare il semaforo che
si trovava all’uscita della galleria.
Il capostazione di
allora, don Paolo Terrana, era un galantuomo, e non mi “diceva mai niente”
quando mi vedeva attingere l’acqua dal serbatoio ferroviario, anzi me ne
faceva prendere tutta quella che volevo.
Tanto buono e rispettoso
che quando una sera, intorno a mezzanotte, arrivò con l’ultimo treno mia
sorella, ordinò al figlio Michele di accompagnarla fino a casa perché non
era giusto che una donna, a quell’ora, andasse da sola in paese.
Gentiluomini di un tempo
di cui oggi ne sono rimasti, nella migliore delle ipotesi, solamente pochi,
perché ognuno dice: “Ma che me frega! Io mi faccio gli affari miei e degli
altri non m’interessa”.
Alla stazione c’era pure
il manovale Tatano, il cui compito principale era quello di abbassare e
sollevare le sbarre del passaggio a livello e “fare lo scambio dei binari”
quando c’era l’incrocio dei treni.
In genere, qualche giorno
dopo il nostro arrivo in campagna, “si ni scinniva” cioè si trasferiva pure
la famiglia Vella, che aveva tre figli: due femmine e un maschio, col quale
giocavo spesso.
Abitavano nel pianterreno
che era di mio zio trasferito, ormai da anni, in America. In quell’unico
vano dormivano tutti assieme al mulo, ma, ad onor del vero, l’ambiente era
tenuto, per quanto possibile, molto pulito per mezzo di una ramazza fatta
con rami di una certa pianta di cui non so più il nome, forse la ginestra.
Giocavo spesso anche con
Giuseppe Todaro, figlio di “zio Calogero”, parente e forse anche cugino di
la “Za Caluzza Todaru”, che era, se non ricordo male, un contadino che
teneva a mezzadria il terreno di qualche mio parente e probabilmente, per
qualche anno, anche il mio. Un uomo buono, io me lo ricordo così.
Vicini di campagna erano
anche “ li Addruzzi ” cioè “I galletti” che però avevano solo figli di sesso
femminile (l’unico figlio maschio era emigrato) e molto più grandi di me,
quindi con loro non potevo giocare e poi si erano allontanati dalla mia
famiglia perché qualcuno aveva raccontato loro che noi avevamo fatto “una
fattura”, cioè il malocchio ad uno della loro famiglia per farlo morire. Non
ho mai capito a che pro noi l’avremmo fatto.
C’erano anche “li
Macinati ”, che avevano anche dei figli maschi, anche se più grandi di me;
ma pure loro si tenevano a distanza per altre dicerie che adesso non ricordo
più, ma che dovevano avere qualcosa in comune con le fatture, di cui allora
si parlava anche troppo per il loro potere malefico che, si diceva, avevano.
O forse il loro allontanamento era dovuto al fatto che qualcuno, geloso
forse della nostra amicizia, avrebbe raccontato loro che noi “n’avivamu misu
mmucca la figlia”, cioè avremmo sparlato la figlia.
Infine c’erano “li
Pirpisiddri” (un termine di cui non ho mai saputo il significato, anche se
qualcuno mi ha detto che potrebbe essere il nome di un piccolo uccello che
si pasce di mosche: la batticoda o cutrettola) che, però, oltre ai figli
maschi, avevano una figlia più piccola di me e con la quale, naturalmente,
io non potevo giocare, e quelle pochissime volte che io avevo tentato di
farlo, ne ero stato allontanato bruscamente dalla madre.
“Li masculi nunnanna a
ghiucari cu li fimmini” mi diceva, cioè: “I maschietti non devono giocare
con le femminucce”. Evidentemente, per la brava donna, era sempre valido
quel vecchio proverbio siciliano che così recita: “Pensa a mali, ca ti ni
veni beni”, cioè: “Pensa al male, ti troverai bene”. Poi aggiungeva:
“Vatinni ni to mà!”, cioè: “Vattene da tua madre”.
Ed io, come un cane
bastonato, tornavo da mia madre.
Volevo bene a quella
bambina e non pensavo di poterle fare del male, ci avrei giocato, questo sì,
l’avrei magari difesa se qualcuno, estraneo, avesse tentato di avvicinarsi a
lei, ma niente di più.
I giorni in campagna
passavano monotoni, scanditi dalla maturazione dei frutti.
L’orologio era un lusso
che noi non potevamo permetterci, per cui, per conoscere l’ora, ci si
regolava o con l’orologio del paese, i cui rintocchi arrivavano fino alla
nostra campagna, o con il passaggio dei treni.
Mi ricordo che mia madre
mi domandava, quando, per un motivo o l’altro non lo aveva visto passare:
“Passà lu trenu di l’una e mezza?” cioè : “E’ passato il treno dell’una e
mezzo?”.
Se la mia risposta era
affermativa, diceva sempre: “Puozzu fari vuddriri la pignata”, cioè: “Posso
fare bollire la pentola”, e ravvivava il fuoco, mettendo altra stoppia nel
focolare e soffiandoci sopra.
A un certo punto, poiché
la fame si faceva sentire, domandavo a mia madre: “Assà ci voli pi mangiari?”
cioe: “Ci vuole molto tempo ancora per mangiare?”.
E mia madre: “Già
accumincià a friscìari, appena vuddri ci calu la pasta!”, cioè: “Già l’acqua
incomincia a riscaldarsi, appena bolle butto giù la pasta!”.
In campagna mi sentivo
come una piccola scimmia, infatti mi arrampicavo sui rami degli alberi con
una facilità estrema, di cui adesso non sono più capace.
Preferivo allora, per i
miei giochi, una pianta di mandorlo, che era in mezzo al vigneto e che, per
la sua altezza, mio cognato aveva battezzato “la miennula longa”, cioè il
mandorlo alto.
Spesso mio fratello
preparava anche l’orto. Scavava col piccone nella chiusa una certa quantità
di terreno fino a raggiungere almeno mezzo metro di profondità, vi faceva
circa duecento buche che riempiva di concime trasportato dall’asino di
“Ciccazzu lu tuortu”, cioè di “Francesco lo storpio” che storpio lo era
davvero, ma era molto buono, le ricopriva di terra, poi nel periodo di San
Giuseppe vi calava il seme del pomodoro che non mancava di innaffiare.
Era bello, circa tre
settimane dopo, andare nell’orto per vedere se le nuove piantine fossero
spuntate e poi controllarle, una per una, per evitare che i vermi se le
mangiassero. Se ne pescavo qualcuno, erano per lui “cavoli amari”, perché io
lo conciavo per le feste, sistemandolo tra due pietre e stritolandolo senza
pietà.
Pensavo che il verme
agiva così per la sua innata cattiveria e per questo motivo dovevo punirlo
ammazzandolo, non potevo infatti permettere che le fatiche di mio fratello e
mie, e la speranza di mia madre di fare l’estratto, il sugo o l’insalata,
andassero sprecate per colpa di un verme.
Qualche volta mi piaceva
aiutare mio fratello a scavare la terra, a fare, insomma, quello che da noi
si chiama “lu manganiatu”. Sputavo pure nelle mani (come avevo visto fare ai
veri contadini) quindi me le strofinavo con cura perché nessuna parte delle
mani restasse asciutta, in modo da tenere fermo il manico del piccone.
Un giorno, mentre
scavavo, trovai un serpentello che, forse perché si era visto disturbato,
incominciò a dimenarsi maledettamente.
Preso dal panico,
incominciai ad urlare. Fuggire non potevo perché le gambe mi tremavano e mi
facevano: Giacomo, Giacomo.
Mi sentì “ lu zì
Giurlannu Turturici”, cioè “zio Gerlando Tortorici” che, a cavallo del suo
mulo, stava venendo in campagna.
Il buon uomo, temendo che
io stessi per morire, diede con le gambe un’accelerata all’animale e,
nell’arco di qualche minuto, smontò dal mulo e fu accanto a me.
- Che succede? - mi gridò.
- Là, là! - e non potei aggiungere altro.
- Là, cosa?
- Nel fosso c’è un serpente! - riuscii finalmente a dire.
“Lu zì Giurlannu” che
finalmente aveva capito, mi tolse dalle mani il piccone e con esso colpì
molte volte “la terribile bestiaccia” fino a quando essa non morì tagliata
in mille pezzi.
- Ora non ti potrà più fare del male, perciò te ne puoi tornare
tranquillamente “a la roba”.
- Sì - dissi ancora spaventato, e tornai alla “roba”, dove mia madre non
aveva capito niente di quanto era successo.
Verso la fine di luglio
maturava un pomodoro che era una meraviglia vedere. E poi c’erano le piante
di girasole che formavano come una siepe attorno all’orto e i cui semi,
quando si stavano per maturare, coprivamo con dei sacchi di patate per
impedire agli uccelli di mangiarseli.
Una volta un ragazzo, di
cui ricordo ancora il nome, D., mi rubò un girasole, riuscendo a strappare
il capolino dal fusto.
Me ne accorsi e, mosso
dall’ira, lo inseguii facendolo correre e correndo io stesso con tutto il
fiato che avevo.
Non ricordo più come la
cosa andò a finire, ma il ragazzo, da allora in poi, non si avvicinò più al
mio orto.
Il pomodoro appena maturo
veniva utilizzato per l’insalata che condivamo con olio di oliva e da una
cipolla fatta a fettine e, solo molto raramente anche da “un acculazzatu”,
cioè un cocomero non sviluppato.
Mangiavamo il pomodoro
mattina e sera seduti sulla “ittena”, che era una panchina di pietra
addossata a un muro “di la roba”, mentre il pomodoro maturo veniva raccolto
e conservato per uno o due giorni, in mezzo alla paglia per essere cotto
dopo il riposo.
Qualche giorno dopo mia
sorella lo coceva e lo passava al setaccio e, a furia di braccia, ne faceva
uscire tutto il succo contenuto in esso che poi versava sulle tele che si
appoggiavano su “li trispa” che erano degli arnesi di ferro o di legno che
servivano normalmente a sostenere le tavole da letto, perché si asciugasse
al sole e si trasformasse in estratto da conservare per l’inverno in una “saimera”,
cioè in un recipiente smaltato. Ogni tanto si rimescolava il tutto con un
cucchiaio di legno.
Ancora oggi, a distanza
di quasi sessant’anni, mi pare di vedere mia sorella, con le maniche corte e
un fazzoletto in testa per ripararsi dal sole, accanto alle tele, mentre col
cucchiaio “arrimina”, cioè muove il succo di pomidoro per evitare che “si
appicichi”, si attacchi cioè alle tele.
Chi non aveva “trispa”
disponibili, appoggiava le tele su fasci di stoppie o sulle sedie. Trispa
sedie e tele si vedevano anche in certe strade del paese, perché non tutti
avevano la comodità di una campagna dove fare l’estratto, e il pomidoro
tanti lo compravano dal contadino che lo trasportava “ni li carteddri”
(grosse ceste di vimini e canne) sistemate a dorso di un mulo o di un
asino.
Uno spettacolo davvero
bello, che oggi nessuno può immaginare se non è stato presente, e il ricordo
di esso mi riempie ancora il cuore di commozione.
Il piacere era ancora più
grande se anche qualche vicina faceva l’estratto con noi perché, in questo
modo, potevo ascoltare discorsi che, diversamente, non avrei potuto o, anche
per la mia giovane età, dovuto sentire.
E mia madre si sfogava
con la vicina, parlando “delle fatture” che un suo parente aveva fatto a
un’altra sua parente, e, per l’occasione amava ripetere: “Una volta l’ho
raccontato anche all’arciprete Valenti, il quale mi disse: Figlia mia, non
ci credere, ma statti lontana dalle persone che dicono che sanno fare queste
cose”.
Un bravo uomo questo,
anche se qualcuno diceva che sotto il mantello ci teneva una pistola.
Di padre Vinti, che pure
abitava vicino a casa mia, non posso dire personalmente nulla perché quando
è morto io ero molto piccolo. Posso solo raccontare un episodio narratomi
dal signor Michelangelo Girgenti che lo ha conosciuto.
Il signor Girgenti era un
ragazzino, un bambino possiamo dire, avendo più o meno otto anni, quando un
giorno in chiesa litigò con una bambina sua coetanea. La ragazzina, forse
perché mal tollerava di essere richiamata, acchiappò dei mazzi di fiori che
erano in chiesa e li lanciò contro il piccolo Michelangelo.
Come fu e come non fu,
intervenne padre Vinti che diede uno schiaffo al ragazzino, ma così forte da
lasciargli per alcune ore il segno sulla guancia e un ricordo indelebile
negli anni.
Una volta sentii mia
madre che diceva quasi bisbigliando: “Ma nun ci sdignava lu stomacu?” cioè:
“Non gli veniva da vomitare?”.
Inutile chiedere di
saperne di più: la bocca di mia madre e dell’amica sarebbero state cucite.
Ed io capivo che era meglio far finta di niente, anche se qualche cosa la
intuivo.
Guai a parlare poi di
“fuitini” davanti a un bambino perché “li picciliddri si scannalianu” cioè
i bambini si scandalizzano. E non era giusto.
Cap. XXII
Certe volte in campagna, specialmente quando ero solo, mi annoiavo a morte e
allora cercavo qualche mezzo per divertirmi. Si sa: il bisogno aguzza la
mente. Costruii un pupazzo prendendo degli abiti vecchi che erano usati come
spaventapasseri da sistemare nell’orto, ci misi sopra anche un berretto, e
con una corda, qualche minuto prima che passasse il treno che portava da
Caltanissetta ad Agrigento, lo legai a un albero, quello più vicino ai
binari in modo da essere visto bene dai passeggeri affacciati.
Nella posizione in cui
l’avevo sistemato, il pupazzo, anche al passeggero più attento, appariva
come un uomo impiccato. A questo punto mi nascosi per vedere gli effetti che
quanto da me fatto avrebbe prodotto.
Un fischio acuto mi
avvertì, poco dopo, che il treno aveva lasciato la stazione di Grotte e
stava, quindi, per giungere nelle vicinanze del mio vigneto. Mi misi con la
pancia a terra per non essere visto e spalancai bene gli occhi per godermi
meglio lo spettacolo. Per mia fortuna erano molti i passeggeri che in quel
momento erano affacciati e che quindi potevano vedere l’uomo impiccato.
Appena il treno sparì
dietro la curva per entrare nella galleria che porta a Comitini Zolfare,
uscii dal nascondiglio e cercai di disfare il pupazzo.
-
Non si sa mai - pensai, potrebbe vederlo mio padre o mia madre e
sicuramente mi avrebbero tempestato di mille domande, ed io non avrei potuto
dare una spiegazione convincente.
Ma lo spettacolo, come
avevo del resto previsto, non era ancora finito. Fingendo di giocare in
mezzo al vigneto, andando a caccia di grilli, controllavo i binari. Poco
dopo vidi un carabiniere andare lungo di essi guardando attentamente in
direzione del mio terreno. Quando fu vicino riconobbi nel carabiniere
l’appuntato Vincenzo Turco.
Evidentemente era
successo che, arrivato il treno alla prima stazione, quella appunto di
Comitini Zolfare, i passeggeri avevano dato l’allarme che all’uscita dalla
stazione di Grotte, c’era un uomo impiccato. E il capostazione aveva
informato i carabinieri di quel paese e questi quelli di Grotte.
Missione compiuta quel
giorno ed io avevo provato l’emozione di aver creato un po’ di panico nei
passeggeri di un treno.
Tornai “alla roba”, ma
non raccontai niente ai miei genitori né quel giorno né dopo. Coi loro
rimproveri mi avrebbero rovinato il ricordo di quel pomeriggio.
Carmelo Luparello
Pubblicato dalla Testata
Giornalistica
Grotte.info Quotidiano
su www.grotte.info l'11 luglio 2011.
Per gentile concessione dell’Autore.
© Riproduzione riservata.
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11/07/2011 |
Associazioni. La dott.ssa
Giovanna Zaffuto nuovo Presidente del Lions Club
"Zolfare" |
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Dott.ssa Zaffuto |
"Passaggio della campana" al Lions Club Zolfare. Sabato
9 luglio, alla presenza di tutti i soci e delle autorità lionistiche, si è
insediato il nuovo Presidente, la dott.ssa Giovanna Zaffuto, Ispettrice del
Ministero dell'Istruzione.
L'International Association of Lions Club, per le molteplici iniziative
messe in campo e per i risultati conseguiti, è stata definita dall'ONU come
"organizzazione di volontariato più affidabile al mondo".
La dott.ssa Zaffuto, dopo i ringraziamenti al Presidente
uscente, ha presentato il Consiglio direttivo composto da Marco Morreale,
Elvira Leonardi, Salvatore Calleia, Bennardo Graceffa e Manuele Farruggia.
Il Presidente, tracciando il percorso che tenderà sempre al raggiungimento
di obiettivi di elevato livello, ha affermato che "questa associazione deve
essere più che mai presente nel territorio per dare un concreto apporto alle
varie problematiche, per prendere attivo interesse al bene civico,
culturale, sociale e morale della comunità".
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09/07/2011 |
Volontariato. Problemi alla
linea telefonica sino a lunedi per la Onlus "Padre Vinti - Grotte Solidale" |
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L’Associazione "Padre Vinti - Grotte Solidale" Onlus
informa che a causa di problemi sulla linea telefonica e linea fax Telecom,
che si sono presentati nella mattinata di oggi, non potrà garantire il
normale servizio di informazione e consulenza sulle proprie attività sino al
ripristino dell'efficienza. I tecnici Telecom hanno confermato che la
funzionalità della linea verrà assicurata entro il prossimo lunedi 11
luglio. Le attività dell'associazione continuano regolarmente, con la
presenza dei volontari nei consueti orari. Per necessità è possibile
rivolgersi direttamente nella sede sociale, in Via Pirandello n° 3 (ex
scuola media).
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09/07/2011 |
Comune. Ordinanza per la
prevenzione degli incendi estivi |
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COMUNE DI GROTTE
(Provincia di Agrigento)
IL SINDACO
Viste le Leggi n. 225
del 24/02/1992 e n. 353 del 21/11/2000;
Viste le LL. RR. n. 16 del 06/04/1996 e n. 14 del 31/08/1998;
Visto il Decreto Legislativo n. 112 del 31/03/1998;
Visto l’art. 38 della Legge n. 142 del 08/06/1990, recepita dalla Legge
Regionale n. 48 del 11/12/1991 e successive modifiche ed integrazioni;
Visto il Decreto Legislativo n.267 del 18/08/2000;
Visti gli art. 449 e 650 del Codice Penale;
Vista la delibera di C.C. n. 23 del 26/04/2007 con la quale è stato
approvato il nuovo regolamento comunale per l’impiego dei fuochi controllati
nelle attività agricole ex art. 40 L.R. 16/96;
Considerato che il territorio comunale può essere soggetto a gravi danni
causati da incendi con suscettività ad espandersi su aree cespugliate o
arborate, comprese eventuali strutture ed infrastrutture antropizzate poste
all’interno delle predette aree, oppure su terreni coltivati, incolti e/o
abbandonati e pascoli limitrofi a dette aree, specie nel periodo estivo;
Ritenuto necessario, per evitare ed attenuare la recrudescenza del fenomeno,
predisporre per tempo, approssimandosi la stagione estiva, misure atte a
prevenire, per quanto possibile, il sorgere ed il diffondersi degli incendi
con conseguenze per la pubblica incolumità;
Richiamate tutte le leggi ed i regolamenti vigenti nella Regione Siciliana,
ed in particolare quelle in materia di Pubblica Sicurezza e di Polizia
Forestale;
ORDINA
Durante il
periodo compreso tra il 15 giugno ed il 15 settembre di ogni anno
1) Di non accendere fuochi, far brillare mine, usare apparecchi a fiamma o
elettrice in aree boscate;
2) Di non usare motori, fornelli ed inceneritori che producono faville o
brace nelle aree boscate, cespugliose o in ogni caso in presenza sul terreno
di materiale infiammabile;
3) Di non fumare o compiere ogni altra operazione che possa creare pericolo
immediato di incendio nei boschi e nelle aree interessate dalla presenza di
cespugli, erba secca, macchia, stoppie, ecc.;
4) Di non bruciare stoppie, materiale erbaceo e sterpaglie;
5) Di non usare fuochi d’artificio, in occasione di feste e solennità, in
aree diverse da quelle appositamente individuate dall’Ufficio Tecnico
Comunale di concerto con quello di Polizia Urbana.
6) Ai proprietari ed ai conduttori dei terreni, compresi tra le aree boscate,
cespugliate, arborate, nonché quelli coltivati, incolti e/o abbandonati e
pascoli limitrofi a dette aree, nonché prospicienti le strade comunali,
provinciali, regionali ecc., di procedere, sotto la propria diretta
responsabilità penale e civile per l’intera estensione dell’area
interessata, alla pulizia di stoppie, frasche, cespugli, arbusti, residui di
coltivazione ed altre lavorazioni di pascoli nudi nonché incolti, ed al
mantenimento dei terreni in condizioni tali da impedire il proliferare di
erbacce, sterpaglie ed altre forme di vegetazione spontanea al fine di
garantire la sicurezza antincendio.
7) Nei terreni di cui all’articolo precedente, ove l’estensione degli stessi
sia superiore a mq 3.000 (tremila) è ammessa, in sostituzione della pulizia
dell’intera estensione dell’area, l’apertura di viali parafuoco distanti
almeno metri 6 (sei) dal confine con le proprietà limitrofe al terreno, ed
estendibile a metri 10 (dieci) in presenza di alberi di alto fusto nelle
vicinanze, fermo restando la responsabilità in capo al proprietario e/o
conduttore di attivare tutti gli accorgimenti atti a scongiurare l’innesco
di incendi radenti.
Qualora gli organi di polizia individuino il/i soggetto/i inadempiente/i, a
carico di questo/i ultimo/i sarà emesso specifico provvedimento con il quale
- entro 5 (cinque) giorni dalla notifica dello stesso - sarà imposta la
pulitura dell’area e/o l’apertura di viali tagliafuoco.
In caso di inadempienza all’ottemperanza di quanto sopra si procederà con
l’esecuzione d’ufficio ed a spese del/i trasgressore/i, nonché con
l’applicazione degli artt. 450 e 650 del Codice Penale.
Fermo restando quanto espressamente previsto dalla materia penale in
materia, le violazioni alle disposizioni suddette saranno punite con la
sanzione amministrativa pecuniaria di somma variabile da €. 51,65 (£.
100.000) a €. 258,23 (£. 500.000) per ogni ettaro o sua frazione incendiato,
così come prescritto dall’art. 40, comma 3, della L.R. 16/96 ivi comprese le
aggravanti in caso di danno ai soprassuoli.
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Il Responsabile Ufficio Protezione Civile
Isp. Capo Antonio Salvaggio |
Il Sindaco
Rag. Paolo Pilato
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07/07/2011 |
Caltagirone. Il M° Chiarenza
ed il soprano Massimino animano manifestazione culturale |
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M° Chiarenza |
Sarà animata dal duo formato dal M° Fabrizio Chiarenza,
al pianoforte, e dal soprano Giusy Massimino, la manifestazione culturale
promossa dagli Assessorati alla Cultura ed al Turismo del Comune di
Caltagirone e dal MACC (Museo d'Arte Contemporanea di Caltagirone), che si
svolgerà il 9 luglio, alle ore 19.00 presso l'Ospedale delle Donne (Via
Luigi Sturzo n° 167, Caltagirone).
La mostra di pittura e la presentazione del libro "Avalos-Ivano" di
Antonella Panarello saranno animate dal duo di artisti. La manifestazione si
concluderà con un concerto su brani d'operetta per pianoforte e voce, di
Chiarenza e Massimino.
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Giusy Massimino |
07/07/2011 |
Agrigento. Momenti di fede per
onorare San Calogero; di don Angelo Chillura |
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San Calogero |
Riceviamo e pubblichiamo.
"Continuano i momenti di fede e gli incontri per onorare il nostro San
Calogero.
Giovedì alle ore 10.00 i rappresentanti della Confraternita e
dell’Associazione Portatori andranno ad incontrare gli anziani delle case di
riposo di Agrigento. Porteremo il pane benedetto ed il rullo dei tamburi
renderà più gioioso l’incontro. Questo gesto vuole sottolineare l’importanza
di essere vicini a coloro che hanno speso la loro vita a servizio delle
famiglie e della società.
Altro momento di festa e di gioia sarà alle ore 17.30 la benedizione dei
bambini e delle famiglie, futuro e fulcro della nostra società.
Venerdì 8 luglio alle ore 19.00, dopo la Santa Messa e l’ottavario
predicato, il Gruppo Musicale “Gioia Infinita” renderà lode a Dio e San
Calogero con un concerto di canti religiosi che vuole anche essere un
momento di riflessione e di gioia".
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Il Pro Rettore
Don Angelo Chillura
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06/07/2011 |
Incarichi. Luigi Sanfilippo
nuovo Consigliere del CUS presso l'Ateneo di Palermo |
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Luigi Sanfilippo |
Già segretario della Gioventù Tradizional Popolare, il
dott. Luigi Sanfilippo ha assunto l'incarico di Consigliere di
Amministrazione al CUS (Centro Universitario Sportivo) dell’Università di
Palermo, a seguito del risultato elettorale della scorsa tornata. “Sarà un
impegno duro, dice Luigi Sanfilippo, che spero di portare avanti con spirito
di servizio, come nella migliore tradizione del nostro movimento. Un
ringraziamento lo rivolgo a tutti i militanti della Gioventù Tradizional
Popolare senza i quali non avrei potuto raggiungere questo importante
traguardo”.
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06/07/2011 |
Riconoscimenti. Luca Morreale
vincitore del Concorso Internazionale "Un talento per la scarpa" |
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Premiazione |
A breve concluderà gli studi accademici in
"Progettazione della Moda" presso l'Università degli Studi di Firenze ed è
già una "promessa" del Made in Italy. Il grottese Giuseppe Luca Leonardo
Morreale ha sbaragliato ogni altro titolato concorrente conquistando la 11^
edizione del Concorso internazionale per giovani stilisti "Un Talento per la
scarpa", di San Mauro Pascoli, promosso da Sammauroindustria. Per il
suo lavoro, col quale ha rivelato il suo estro creativo, Morreale è stato
premiato con uno corso di 4 mesi presso la scuola riconosciuta come centro
di eccellenza nella formazione calzaturiera CERCAL (Centro Ricerca e Scuola
Internazionale Calzaturiera) ed uno stage di 6 mesi presso l’azienda
"Vicini" di San Mauro Pascoli.
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06/07/2011 |
Chiesa. Auguri per i primi 80
anni di Padre Lillo |
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Mons. Castronovo |
Lo sguardo rivela ancora lo stupore per le meraviglie
che ogni giorno compie il Signore; nella sua voce, la dolcezza di un padre
amorevole; nel cuore tanta gratitudine per questi anni. Sono 80 quelli che
oggi compie Mons. Calogero Castronovo, Arcidiacono del Capitolo della
Cattedrale di Agrigento. Nato il 6 luglio 1931 a Palma di Montechiaro, in
tenera età entra nel seminario di Agrigento e viene ordinato sacerdote il 31
maggio 1958. Dopo una breve esperienza pastorale a Raffadali, assume
l'incarico di vice rettore del seminario vescovile. Successivamente, nel
1983 viene nominato Economo della Curia di Agrigento; incarico che ricoprirà
ininterrottamente sino a qualche anno fa.
All'attività in Curia ha sempre conciliato quella pastorale come cappellano,
dapprima presso le Ancelle Riparatrici di Grotte, poi presso l'istituto di
suore della frazione agrigentina di San Michele. La sua costante presenza a
Grotte, accanto al fratello arciprete Padre Giovanni, si è rivelata non
soltanto nella celebrazione della santa Messa festiva delle ore otto, nella
chiesa Madonna del Carmelo, ma anche nei momenti liturgici forti della
comunità ecclesiale cittadina.
A "Padre Lillo" - come viene affettuosamente chiamato Mons. Castronovo - gli
auguri da parte dei fedeli delle tre parrocchie, dai sacerdoti e dalla
nostra redazione.
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05/07/2011 |
Racalmuto. Programma della
festa della Madonna del Monte, dal 7 al 10 luglio |
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Programma |
Come di consueto, la seconda domenica di luglio la
città di Racalmuto festeggia la sua "Regina": Maria Santissima del Monte. La
festa della "Madonna del Monte" - com'è universalmente nota - ha origini
storiche molto antiche ed è la ricorrenza religiosa più sentita dai fedeli.
Le celebrazioni si svolgeranno da giovedi 7 a domenica 10 luglio. Il ricco
programma, intrecciato sulla trama delle quotidiane solenni liturgie guidate
dal Redentorista don Vincenzo Romito, lascia grande spazio alle tradizionali
manifestazioni: dal corteo storico alla recita rievocativa; dai concerti
delle bande musicali alla discesa dei ceri (cilii). Queste e tante altre
iniziative culturali di grande spessore (vedi programma a lato) richiamano
annualmente innumerevoli visitatori da altri paesi della Sicilia; e sono
tanti gli emigrati che rientrano a Racalmuto, proprio in coincidenza con la
festa, anche per trascorrervi un periodo di vacanza.
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04/07/2011 |
Sport. Il primo passo verso
la rinascita della Polisportiva "Athena", con tornei e corsi; di Antonio
Villardita |
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Iscrizioni al torneo
Corsi per ragazzi |
Il 12 giugno 2011 si è riunita l'assemblea dei soci per
ristabilire dal punto di vista organizzativo la Polisportiva "Athena" affinchè
venga raggiunto l'obbiettivo di far rinascere questa società nata nel 1990,
che negli anni passati è stata protagonista di diverse attività culturali e
sportive della comunità grottese. Come ben sapete, poichè diverse volte
ripetuto, fino ad oggi quest'associazione è sopravvissuta grazie all'impegno
ed al sacrificio di poche persone che, spinte da una forte passione per lo
sport, hanno tenuto in vita una realtà che oggi sembra essere in grado di
fare quel salto di qualità che merita.
Logicamente, affinchè ciò avvenga, servono buone gambe ed è proprio per
questo motivo che tra i membri del consiglio direttivo eletto dall'assemblea
ci siano soprattutto quelle persone da sempre impegnate per la Polisportiva.
Fra i tanti dobbiamo assolutamente ricordare Vincenzo Agnello, riconfermato
Presidente.
Gli obiettivi del Consiglio Direttivo sono abbastanza chiari, organizzare in
maniera continuativa negli anni una serie di eventi a carattere sportivo e
culturale che non siano rivolti ai soli soci ma bensì all'intera
comunità. Dal punto di vista culturale affrontiamo un ostacolo a noi quasi
totalmente sconosciuto ma siamo sicuri che con una buona organizzazione nel
giro di qualche mese saremo in grado di dare spazio a quest'aspetto che
inizialmente era considerato fondamentale e primario. Al momento abbiamo
deciso di appoggiarci per ripartire su quanto abbiamo e siamo in grado di
mettere in pratica, e sembra essere una decisione abbastanza saggia. Per
questo motivo abbiamo organizzato un torneo sociale di tennis, che avrà
inizio il 9 luglio 2011, e i corsi estivi di tennis per bambini e adulti. Il
tennis non è però l'unica attività sportiva di cui si interessa la
Polisportiva "Athena" e pertanto chiederemo al più presto un incontro con i
rappresentanti provinciali delle attività sportive che l'associazione ha
l'obiettivo di tornare a praticare (tennis da tavolo, scacchi e bocce).
Tra le novità c'è anche il fatto che avremo al più presto una sede che sarà
un punto d'incontro per i soci e nello stesso tempo un tavolo di lavoro da
cui far nascere iniziative e progetti futuri.
Ricordiamo che tutti i cittadini maggiorenni possono diventare soci della
Polisportiva Athena, basta versare una piccola quota per entrare a far parte
di questa grande famiglia nata soprattutto dalla voglia di divertirsi in
maniera sana e costruttiva.
Vi aspettiamo". |
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Antonio Villardita
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04/07/2011 |
Racconti. "Un tuffo nel
passato" - Capitoli 19° e 20°; di Carmelo Luparello |
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Prof. Luparello |
UN TUFFO NEL PASSATO
di Carmelo Luparello
Cap. XIX
Un po’ più sotto del magazzino di mio padrino, nel Viale della Vittoria,
c’era “lu cinema all’apiertu”, “il cinema all’aperto”, l’arena cioè che,
però, funzionava naturalmente solo d’estate.
Ricordo che appena si
entrava c’era la biglietteria, poi si andava avanti e, attraverso una porta,
si arrivava in uno spiazzale dove c’erano dei tavoli e delle sedie. Chi vi
si sedeva era obbligato a consumare il gelato. Più avanti ancora c’era la
platea vera e propria.
Io al cinema all’aperto
ci andai solo poche volte, quando ci andavano mia sorella e mio cognato.
Quando arrivai alla
scuola media, all’arena ci andai molte volte, ma solo per fare educazione
fisica, perché lì c’era un largo spazio che era stato dato in prestito alla
scuola affinché se ne servisse come palestra.
Dei film visti, che non
sono stati, ovviamente, molti, ricordo “Pinocchio” e “Tre vengono per
uccidere”.
Chi fossero i registi di
questi film o quali attori vi avessero preso parte non lo ricordo, né forse
lo sapevo allora, perché la cosa non mi interessava; ricordo solo che i film
mi piacquero tanto per quei momenti di suspense che riuscivano a creare
nello spettatore. E tante volte, quando uno veniva ammazzato, gli davo dello
scemo perché poteva agire diversamente, poteva per esempio scappare o
nascondersi, insomma, se fosse stato più attento, avrebbe potuto evitare
quella brutta fine. Mi rimaneva, come si suol dire, una grande rabbia, un “currivu”.
Ricordo che alcuni
ragazzini si mettevano spesso dietro le porte di emergenza che davano sulla
via Giovanni Meli ad ascoltare le parole degli attori che, bene o male,
arrivavano fino a loro.
Ogni tanto facevano il
cinema in piazza e allora tutti correvano a vedere, perché non si pagava il
biglietto.
Arrivava un furgone,
mandato, mi ricordo, dal Consiglio dei Ministri, sistemavano l’attrezzatura
e, alle prime ombre della sera, proiettavano il film su un grande telone.
Naturalmente non si
trattava di un film come lo intendiamo noi, ma di semplice propaganda, dove
facevano vedere nuove macchine agricole: trattori o trebbiatrici o altra
roba del genere che avrebbero reso molto più facile la fatica dell’uomo.
E attorno a queste nuove
macchine contadini e ragazze sorridenti, come se, invece di andare a
lavorare, andassero a divertirsi. E, infine le case rurali, con tanto di
pozzo nelle vicinanze e galline ruspanti. Cose mai viste!
E noi tutti, grandi e
piccini, questi ultimi posizionati nelle prime file, magari seduti per
terra, guardavamo estasiati quelle macchine, ma soprattutto quelle ragazze
sorridenti e formose e quelle case di campagna che erano più belle dei
palazzi che eravamo abituati a vedere in paese. Più belle anche del palazzo
di don Pepé, che pure era bello, almeno di fuori, perché dentro a me era
vietato entrare, e che non avevano, naturalmente, niente da vedere con la
“roba” in campagna, spesso formata da un solo vano dove dormiva, in
promiscuità, il contadino con la sua famiglia (in mezzo a una terra molto
spesso arida), o con la sua abitazione in paese.
- Cazzo! - sentivo
parlare di dietro - Con queste comodità è bello fare il contadino. Ma queste
macchine chi di noi ha i soldi per comprarle?
- Qualcuno forse che ha
lavorato in Belgio, potrebbe comprarsele, io sicuramente no - rispondeva un
altro.
- Eh, non lo sapete che
al nord c’è un altro Dio? - diceva uno di dietro che fino a quel momento
aveva taciuto - un Dio speciale che sa fare cose speciali!
E forse aveva ragione!
Ricordo l’abitazione di
paese di un contadino, nostro conoscente, dal quale mi recavo spesso.
Essa era ubicata nella
parte più interna di un cortile ed era formata da un solo vano, naturalmente
a pianoterra.
Entrando, si trovava la
stalla col mulo; a destra c’era la cucina e, andando più avanti, un letto.
In una parte più interna
della stalla c’era “la paglialora” cioè un angolino dove si conservava la
paglia per il mulo. Forse lì c’era anche il gabinetto che, in genere, era
soltanto un buco scavato nel pavimento.
Ma anche quel buco era da
considerare segno di una certa agiatezza, perché tanti non l’avevano nemmeno
e facevano i loro bisogni nei vasi da notte, che sistemavano sotto il letto
e il cui contenuto buttavano, appena possibile, attraverso una finestra, in
mezzo alla strada.
Capitava, spesso, che
quel contenuto, invece di raggiungere la strada, raggiungesse un ignaro
passante che si trovava, come si direbbe oggi, nel posto sbagliato nel
momento sbagliato.
E allora succedeva l’ira
di Dio: bestemmie, che investivano la divinità, improperi che colpivano il
sospettato, che si guardava bene dall’affacciarsi e rispondere o dal
chiedere scusa, imposte che si aprivano perché qualcuno voleva sapere cosa
fosse successo a quell’ora, di mattina presto, quando nelle case si dorme
ancora e nell’aria c’è il chiaroscuro.
“Curpa di quarchi vecchia
buttana, ca pi ghittari la merda fora, m’acchiappà e m’allurdà tuttu, ma si
l’angagliu ci la fazzu mangiari tutta, quant’è veru Diu!” - assicurava il
malcapitato.
Cioè: “Colpa di qualche
vecchia puttana, la quale per avere buttato la merda fuori, mi ha colpito e
mi ha sporcato tutto, ma se la prendo gliela faccio mangiare tutta, quant’è
vero Dio!”.
- Ti consiglio di andare
subito a casa, a cambiarti, ma prima passa dalla fontana, se no tua moglie
non ti farà entrare - gli gridava qualcuno dalla finestra socchiusa e nel
mentre si turava il naso come se la puzza lo raggiungesse fin là.
Cap. XX
D’estate quando il professore Brucculeri veniva a trovarci in campagna, in
genere sul tardo pomeriggio, si voleva sedere sempre sulla “ittena”, dove,
passate le quattro, c’era un po’ di ombra.
La ittena era una
panchina di pietra appoggiata a un muro della casa. Ma mia madre mi diceva
sempre: “Va pigliacci na seggia a to pipinu”, cioè: Vai a prendere una sedia
a tuo padrino; ed io andavo di sopra e prendevo la sedia migliore, quella,
per intenderci, con le quattro gambe ben ferme, la spalliera stabile e il
piano orizzontale senza buchi.
Spesso, però, mio padrino
amava sdraiarsi, assieme a mio padre, sulle stoppie, che formavano come un
giaciglio sotto “lu pircuocu”, cioè sotto l’albicocco, perché lì
riposava meglio, e tutti e due stavano a chiacchierare per ore fino a quando
non cominciava a fare buio, infatti tutti e due si stimavano e si volevano
bene.
D’altra parte il
professore Brucculeri era un uomo molto buono, che non parlava mai a vanvera
e non diceva mai una parola che fosse fuori luogo o che suonasse volgare.
Mi ricordo che una volta,
mi sfuggì, in sua presenza, la parola “minchia”. Il povero uomo ci rimase
male e mi rimproverò. Ma fu un rimprovero di qualche minuto, perché lui non
se la sentiva d’infierire su un bambino.
“Un omu finu”, cioè “un
uomo fine” lo definiva mia madre, e tale veramente era.
Solo una volta lo vidi
arrabbiato, e fu quando alcuni ragazzi gli spezzarono dei rami dei salici
che egli aveva “vicinu lu addruni” (un torrente che si era formato ricevendo
le acque provenienti dalla galleria di Fontanapazza e dalla fogna a cielo
aperto di cui ho già parlato) che lambiva il terreno che possedeva, anche
lui, a Fontanapazza, dove oggi c’è un grande magazzino di mobili. Di fronte,
il terreno con una bella casa ce l’aveva, invece, il fratello Pericle.
Ricordo che, quando ero
più piccolo, mio padrino abitava in Corso Garibaldi, di fronte la badia che
oggi non esiste più, e che una sera, non ricordo più per quale occasione,
mi invitò a una festa a casa sua.
Sebbene fossi, per
carattere, riluttante ad andare nelle feste, di qualsiasi tipo fossero, i
miei vollero che ci andassi, perché, se non ci andavo, “lu profissuri
Brucculieri si putiva offenniri”; così mi disse mia madre.
E ci andai per non fare
offendere mio padrino, ma, in mezzo a tanta gente adulta ed istruita, che
sapeva parlare e parlava in italiano e che si muoveva con disinvoltura,
senza goffaggine, io mi sentivo un estraneo, in imbarazzo, insomma, come un
pesce fuor d’acqua, e, dopo una mezz’oretta in cui mi era sembrato che tutti
guardassero me, e come stavo seduto e come ero vestito, non ne potei più e
dissi a mio padrino che volevo andare via.
Mio padrino capì che mi
trovavo a disagio e, dopo avermi riempito un vassoio di cannoli, mi fece
andare.
Eppure da mio padrino ci
andavo spesso.
Una volta, vedendo in un
angolo di quello che forse doveva essere il soggiorno, il busto di un
giovane, mi pare, in gesso, colorato in oro, chiesi alla moglie di mio
padrino se quello fosse il busto del figlio Ciccino.
Sorridendo, la buona
donna mi rispose di no.
Fui cresimato quando
avevo dieci o undici anni e, per l’occasione, non potei esimermi dall’andare
a pranzare dal professore Brucculeri che da qualche tempo aveva cambiato
casa e ora abitava in via Crispi, vicino all’incrocio con via Machiavelli,
più o meno di fronte all’abitazione della famiglia Vassallo.
Ed era lì che in
occasioni di particolari ricorrenze, Natale e Pasqua, io gli portavo una
bottiglia di vino, che lui gradiva, anche se era molto sobrio nel bere.
Allora si doveva pagare
il dazio quando il vino veniva trasportato da un posto all’altro anche dello
stesso paese, per cui io portavo il vino a mio padrino solo in una certa
ora, di solito quando le guardie del dazio erano a casa o per il pranzo o
per la cena, anche perché l’ufficio del dazio era quasi a metà strada tra la
mia abitazione e quella di mio padrino e sicuramente, in orari normali, le
guardie mi avrebbero visto e fermato.
- Se ti pescano - mi
raccomandava sempre mio fratello - butta a terra la bottiglia.
Questo periodo, per
fortuna, non durò a lungo, perché poi il dazio non ci fu più.
C’era stato, però, un
tempo, molti anni prima, in cui la mia famiglia aveva stretto amicizia con
un direttore del dazio, che abitava, secondo quello che ho potuto appurare,
in corso Garibaldi, quasi di fronte casa mia. Si chiamava Ippollito Pisticci
ed era laziale.
Dicono che avesse una
bella moglie e tre figli: una femmina, Rossana, e due maschi, di cui il
maggiore studiava a Roma.
Venivano spesso a casa
mia ed erano considerati di famiglia.
Un giorno, però, furono
trasferiti e andarono via.
Una volta tornarono, ma
mia madre era a lutto per la morte di mio fratello Michele e non se la
sentiva di far loro quella festa che invece tante volte aveva fatto loro. Da
quella volta non vennero più e noi non ne abbiamo saputo più nulla.
Qualche tempo dopo la
cresima, mio padrino e la moglie si trasferirono ad Agrigento. Ma anche lì,
quando mi incontrava, il professore Brucculeri manifestava per me un grande
affetto, mi portava al bar oppure a pranzare a casa sua, quando era solo,
perché anche in cucina lui ci sapeva fare molto bene.
Un uomo buono il
professore Brucculeri, tanto che non era un politico, né io seppi mai per
quale partito votasse; un uomo la cui scomparsa ha lasciato, senza alcuna
ombra di retorica, un vuoto incolmabile, e non solo nella famiglia. E devo
dire una cosa: quando non c’era la moglie, io con lui mi ci trovavo meglio e
mangiavo senza arrossire o tenere gli occhi in basso, forse perché la moglie
io l’avevo avuta come insegnante e degli insegnanti si aveva, almeno allora,
un certo timore, oltre a una certa riverenza.
Carmelo Luparello
Pubblicato dalla Testata
Giornalistica
Grotte.info Quotidiano
su www.grotte.info il 4 luglio 2011.
Per gentile concessione dell’Autore.
© Riproduzione riservata.
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03/07/2011 |
Volontariato. Campo estivo
della Onlus "Padre Vinti - Grotte Solidale", 3^ edizione |
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“Il volontariato non va in vacanza… terza edizione” è
il tema del campo estivo per ragazzi, di età compresa tra i 7 ed i 12 anni,
organizzato dall’Associazione "Padre Vinti - Grotte Solidale" Onlus.
Durante il campo, che si svolgerà dal 25 al 30 luglio, i giovani avranno la
possibilità di trascorrere una settimana di gioia ed allegria con giochi,
animazioni, sport, musica e tante altre attività.
Le iscrizioni sono aperte da oggi sino al 16 luglio, presso i locali
dell’Associazione siti in via Pirandello n° 3 (ex scuola media).
E' prevista una quota di adesione a copertura dei costi dell'assicurazione e
del materiale da utilizzare nelle attività.
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02/07/2011 |
Poesia. Premio "Nino Martoglio"
2011 - IX Edizione: la Giuria al lavoro |
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Locandina |
Con la fine del mese di giugno si é concluso, come da
regolamento, il termine ultimo per la partecipazione al Premio di Poesia
Dialettale "Nino Martoglio" - IX edizione. La giuria, presieduta dal prof.
Salvatore Di Marco e composta dai prof. Tommaso Romano, Domenico Criminisi,
Salvatore Trovato, Alfio Patti, Salvatore Mugno e dal dott. Antonio Liotta,
selezionerà la terna di raccolte finaliste. Ad una delle tre sarà assegnato
il contratto con l’editrice Medinova, che pubblicherà e distribuirà in tutte
le librerie ed edicole della Sicilia la raccolta vincente.
Il membro speciale di Giuria dott.ssa Eliana Lo Castro Napoli comunicherà
nei prossimi giorni il nominativo dell’artista la quale sarà assegnato il
premio per meriti artistico-cinematografici. La giuria, inoltre, comunicherà
il nome del destinatario del Premio Speciale Francesco Pillitteri. La
cerimonia di premiazione è prevista per il mese di agosto.
Lo scorso giovedi 24 marzo, al Palazzo Jung
di Palermo, si
è svolta la cerimonia di presentazione della IX
edizione del premio; nell'occasione la dott.ssa Eliana Lo Castro Napoli,
membro speciale della Giuria, ha presentato la sezione Cinema, esponendone,
nel suo intervento che pubblichiamo a seguire, la particolare vocazione
"multimediale".
"Buona sera e grazie per essere intervenuti. Vi parlerò anch’io del Premio
Martoglio, ma da un diverso punto di vista. Vi spiegherò infatti il perché
di una sezione Cinema nell’ambito di un concorso di poesia dialettale, uno
strano accostamento, si direbbe, fra due mondi e due ambiti culturali
apparentemente lontani. La ragione ce la fornisce proprio lui, Nino
Martoglio, personalità poliedrica, che si espresse non soltanto attraverso
la poesia e il teatro dialettale, ma anche attraverso il cinema. Fu anche
autore, infatti, di almeno tre film di successo, e di un quarto, Sperduti
nel buio, rimasto addirittura nella storia della settima arte. Martoglio
fu anche, in qualche modo, un imprenditore del cinema, creatore a Catania di
una sua casa di produzione la Morgana Film che però non ebbe fortuna
e fu subito trasferita a Roma dove ebbe maggior successo, consentendogli di
girare i suoi film. Insomma Martoglio si rese subito conto delle grandi
potenzialità del nuovo mezzo espressivo e si buttò a capofitto nella nuova
impresa. Per comprendere l’importanza del Martoglio cineasta, vale la pena
dedicare qualche minuto al suo capolavoro, Sperduti nel buio, film
che tutti gli appassionati cinefili hanno sentito nominare almeno una volta
nella loro vita e che è citato in ogni manuale di cinema che si rispetti.
Nessuno degli attuali studiosi di cinema però lo ha mai visto, perché il
film, che risale al 1914 e che veniva custodito a Cinecittà, unica copia,
per mostrarlo a scopo didattico agli allievi del Centro Sperimentale di
cinematografia, scomparve definitivamente alla fine della II Guerra
Mondiale, dopo l’8 settembre del ‘43, allorché un ufficiale dell’esercito
tedesco in ritirata lo prelevò da Cinecittà, con l’intento di preservarlo da
una possibile distruzione e da allora non se ne seppe più niente. Il grande
interesse del film di Martoglio sta nella sua “modernità”, nell’aver
anticipato, cioè, nello stile e nei contenuti, la grande stagione del
neorealismo italiano che era ancora lontana (il film è muto ed è del 1914,
mentre la stagione dei Rossellini, dei De Sica, dei Visconti per intenderci,
iniziò nell’immediato dopoguerra). Di Sperduti nel buio sappiamo
poco. Sappiamo comunque che si ispirò all’omonimo dramma di Roberto Bracco,
drammaturgo napoletano abbastanza noto ed apprezzato in quegli anni, più
volte candidato al Nobel per la letteratura, oggi del tutto dimenticato.
Sappiamo anche che i protagonisti erano due grandi attori del momento:
Virginia Balistreri e Giovanni Grasso. Trattava di una fanciulla indifesa,
figlia naturale non riconosciuta di un nobile, che costretta ad una vita di
stenti viene protetta e difesa da un mendicante cieco, suonatore di violino.
Alla fine sposa un bravo ed onesto marinaio. Una cosa è certa. La novità e
l’interesse del film furono compresi ed apprezzati in tutto il mondo. Vi si
ispirarono grandi cineasti del cinema russo come Eisenstein e Pudovskin e
perfino Charlie Chaplin che ne prese spunto per il suo Luci della città,
nel quale, però, la situazione è ribaltata: è infatti la protagonista, la
bella fioraia, a vagare nel buio della cecità, accompagnata e protetta da
Charlot, il vagabondo con scarponi e bombetta. Da queste premesse nacque
qualche anno fa a mio marito, Gregorio Napoli, recentemente scomparso, ed al
dinamico direttore artistico della manifestazione, l’infaticabile Aristotele
Cuffaro, l’idea di creare una sezione dedicata al cinema, che assegna di
anno in anno un riconoscimento ad una personalità siciliana, sia essa attore
o regista, musicista o direttore della fotografia, che si sia
particolarmente distinta in ambito cinematografico. Negli anni scorsi sono
saliti sul palco di Grotte personaggi del calibro di Pasquale Scimeca, di
Ciprì e Maresco, di Roberta Torre, di Ficarra e Picone. Le personalità
emergenti o già affermate non mancano ed abbiamo già in mente delle buone
idee. Poiché comunque, il regolamento impone che la personalità prescelta
venga personalmente a ritirare il riconoscimento, a volte è difficile far
venire grossi personaggi, perché condizionati dai tanti impegni
professionali. Per il momento, quindi, preferiamo mantenere il riserbo.
Quanto a me, io continuerò il mio lavoro per il Premio Martoglio, perché mio
marito ci credeva e perché il Premio di Cinema, oltretutto, è intitolato a
lui. Grazie per la vostra attenzione". |
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Eliana Lo Castro Napoli
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02/07/2011 |
Fiere. La "Mediterranea Expo"
verso l'apertura |
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Ancora tre settimane e poi aprirà i battenti la
Mediterranea Expo, giunta quest’anno alla 18^ edizione. L’appuntamento
espositivo della Sicilia è in programma ad Agrigento, al Parco Fieristico
“Emporium” di San Leone, dal 22 al 31 luglio prossimi. L’edizione 2011 è
articolata in diversi settori per offrire una vetrina merceologica e
commerciale varia, attuale ed attraente, e per coinvolgere visitatori di
diverse fasce e provenienze. Le principali aree tematiche della Mediterranea
Expo sono:
- l’Edilizia con decine di imprese edili, bio-aziende, impiantistica,
risparmio energetico e immobiliari;
- la Casa con le più importanti aziende di arredamento, complementi, sistemi
di riposo, telefonia, informatica, sicurezza, assicurazione e credito;
- il Verde con numerosi stand di piante e vivai, attrezzature per
giardinaggio e arredo per esterni;
- il Tempo Libero con lo sport, benessere, prodotti per la persona, fitness,
bici, moto e auto;
- le Vacanze con le più accreditate agenzie di viaggio, esperti del turismo,
le aziende delle terme, camper e campeggio.
In fiera, inoltre, i visitatori potranno trovare una qualificata zona per lo
shopping dedicata all’artigianato, ed uno spazio stuzzicante con i prodotti
dell’enogastronomia. Le aziende presenti alla Mediterranea Expo saranno 250,
mentre oltre 300 saranno gli stand espositivi all’interno del parco
fieristico. Si tratta di una struttura che permette un’adeguata mobilità di
flusso di pubblico, una grande facilità di orientamento e di individuazione
delle diverse aree tematiche e tempi ridotti per gli spostamenti da una zona
all’altra del layout. Il “patron” Silvio Alessi afferma: “L’affluenza record
dei visitatori nel 2010, con oltre 81 mila persone stimate provenienti da
tutta la Sicilia, conferma che questa manifestazione è tra le più grandi ed
importanti della Sicilia. La nuova edizione che ci apprestiamo ad inaugurare
si presenta ancora più interessante, affascinante, con tantissime novità e
innovazioni presentate da aziende di qualità che hanno creduto in questa
vetrina confermando la propria adesione. L’edizione 2011 sarà arricchita,
per la prima volta, da momenti culturali di altissimo livello, infatti
saranno proposti in fiera delle importanti iniziative di grande spessore
capaci di attrarre l’interesse dei numerosi visitatori.
Inoltre, Mediterranea Expo, il momento espositivo più atteso dell’estate in
Sicilia, propone al suo interno, anche un calendario di eventi che
arricchiscono ulteriormente la manifestazione, confermandola come punto di
riferimento per i tanti villeggianti e turisti presenti in questo periodo
dell’anno. Nelle dieci serate si alterneranno importanti momenti
d’intrattenimento: personaggi di spicco del panorama nazionale che come
negli ultimi anni aumentano sensibilmente la presenza di pubblico in fiera,
garantendo agli espositori un ventaglio di pubblico ancora più vasto e
assortito. Ma ci saranno anche i concorsi storici quali: Miss & Mister
Mediterranea Expo, giunto alla 7^ edizione, concorso che si conferma una
vetrina importante per tutti i giovani che vogliono muovere i primi passi
nel mondo della moda; il concorso Giovani Talenti, giunto alla 5^ edizione,
aperto a tanti giovani che avranno la possibilità di dimostrare al grande
pubblico il proprio talento: canto, ballo, recitazione e momenti artistici.
Ed infine il nuovo concorso Expo Dance che vedrà gareggiare sul palco coppie
specializzate nel ballo latino americano e non solo”.
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