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Anche i pesci senz'acqua muoiono

"Anche i pesci senz'acqua muoiono", di Angelo Costanza di ANGELO COSTANZA e-mail: angelocostanza@yahoo.it

"Anche i pesci senz'acqua muoiono", di Angelo Costanza


Onore a Peppino Impastato
 

30 anni dopo


A te Caro amico


Non credo alla morte di un mondo che cadde sulla tua vita
spezzandone il sogno.
Il silenzio per sempre tace, il sussurro non torna,
il tuo volto non increspa il ricordo
di una libera strada colorata di gente.
Eppure ci sei, col tuo sorriso,
davanti a una morte che non t’appartiene.
Dilaniarti, triste modo per restare con noi,
come fiore assetato di rugiada
.      

                                                                  Ninello Passalacqua


Il 9 maggio 2008 è stato il giorno della memoria di Peppino Impastato ucciso dalla mafia la notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978. Sono trascorsi trent’anni da quando Cosa nostra su ordine di Tano Badalamenti fece saltare in aria il militante di Democrazia proletaria, animatore e fondatore di Radio Aut, sui binari della ferrovia che collega Cinisi a Palermo.
Da Torino a Reggio Calabria, passando per Trapani e Siracusa, varie associazioni hanno reso onore alla memoria di Peppino.
Lo hanno fatto ciascuno a suo modo, attraverso cineforum, dibattiti pubblici, incontri nelle università, spettacoli teatrali, riportando oggi in vita quello che le mafie pensavano di avere ucciso: la voglia di cambiare e di essere veramente liberi.

La fine di Peppino, morto 5 giorni prima della sua elezione a consigliere comunale di Cinisi nelle liste Democrazia proletaria, impresse una decisa sterzata al corso della vita di chi gli sopravvisse.
Di sua madre,Felicia Bartolotta e di suo fratello Giovanni, come di sua cognata Felicetta. Diventarono i custodi della sua memoria. Ci sono voluti 23 anni perché Peppino Impastato diventasse con bollo di giustizia un morto di mafia. E quell’omicidio un delitto contro la parola.
L’assassino di un giornalista postumo. Perché Peppino fu iscritto all’albo professionale, quando finalmente Badalamenti, nel 1997, fu incriminato.
Parlava Peppino. Parlava tanto in una Cinisi muta, sorda e cieca. Peppino mostrava cosa stavano facendo del suo paese, con l’aeroporto in ampliamento, l’America dei cugini d’oltreoceano sempre più vicina, la droga a fiumi e la speculazione dei signori del cemento alle porte.
Faceva nomi e cognomi. Di mafiosi e di politici. Che andavano a braccetto e si facevano fotografare insieme. Tano Badalamenti , l’11 aprile 2002, fu condannato all’ergastolo per quel delitto ma il 30 aprile 2004, a 80 anni, morì nel centro medico penitenziario Deves Fmc, ad Ayer (Massachusetts): scontava 45 anni per un colossale traffico di droga sulla rotta aerea Usa-Sicilia.
Il 5 maggio 2001, Vito Palazzolo, braccio destro di Badalamenti, anche lui amico degli Impastato, aveva rimediato 30 anni. Felicia Bartolotta,(mamma di Peppino), lo incrociò nel primo giorno del primo processo. Lo guardò dritto negli occhi e lo costrinse ad abbassare lo sguardo. Gli sibilò con rabbia: “Vergognati“.

Peppino Impastato è nato a Cinisi (PA), il 5 gennaio 1948, da una famiglia mafiosa (il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista, lo zio e altri parenti erano mafiosi e il cognato del padre era il capomafia Cesare Manzella, ucciso con una giulietta imbottita di tritolo nel 1963). Ancora ragazzo, rompe con il padre, che lo caccia via di casa, e avvia un’attività politico-culturale antimafiosa.

Nel 1965 fonda il giornalino “L’idea socialista”. Dal 1968 in poi partecipa, con ruolo dirigente, alle attività dei gruppi di Nuova Sinistra. Conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo, in territorio di Cinisi.
Nel 1976 fonda “Radio Aut”, radio privata autofinanziata, con cui denuncia quotidianamente i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, e in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti. Il programma più seguito era “Onda Pazza”, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici.

Nel 2000, nei cinema esce il film “I CENTO PASSI”.
Il film racconta la vita di Peppino Impastato, e la sua storia, finalmente viene conosciuta dal  grande pubblico.
Regia: Marco Tullio Giordana
Soggetto e sceneggiatura: Claudio Fava, M.T. Giordana e Monica Zappelli.
Il ruolo di Peppino viene interpretato dall’ottimo Luigi Lo Cascio.


“ C’è una scena del film che spiega tutto. Peppino litiga con suo padre(
Luigi Maria Burruano), suo fratello Giovanni(Paolo Briguglia) lo rincorre per calmarlo e lui lo porta, passo dopo passo, fino alla casa di Tano Badalamenti (Toni Sperandeo). La distanza è appunto di soli cento passi.
Eppure, Peppino gli dice nel film, quei pochi metri separano due mondi opposti: quello delle persone oneste, dei lavoratori, e l’altro degli assassini e dei prevaricatori. Ecco, questa può essere la metafora della storia di Peppino: si può vivere nello stesso microcosmo, addirittura sotto lo stesso tetto, come avveniva tra lui e suo padre, ed essere distanti anni luce. Nello stesso tempo, lo spazio di cento passi ti fa capire quanto sia labile il confine della scelta tra il bene e il male.”
 

Poesie di Peppino Impastato
Peppino Impastato

Appartiene al tuo sorriso
l’ansia dell’uomo che muore,
al suo sguardo confuso
chiede un po’ d’attenzione,
alle sue labbra di rosso corallo
un ingenuo abbandono,
vuol sentire sul petto
il suo respiro affannoso:

è un uomo che muore.

 
  Tomba di Peppino Impastato

Fiore di campo nasce
dal grembo della terra nera,
fiore di campo cresce
odoroso di fresca rugiada,
fiore di campo muore
sciogliendo sulla terra
gli umori segreti.

 
 

Lunga è la notte
e senza tempo.
Il cielo gonfio di pioggia
non consente agli occhi
di vedere le stelle
Non sarà il gelido vento
a riportare la luce,
né il canto del gallo,
né il pianto di un bimbo.
Troppo lunga è la notte,
senza tempo,
infinita.

Manifesto in memoria di Peppino Impastato  


Tra la casa di Peppino Impastato e quella di Gaetano Badalamenti ci sono cento passi. Li ho consumati per la prima volta in un pomeriggio di gennaio, con uno scirocco gelido che lavava i marciapiedi e gonfiava i vestiti.
Mi ricordo un cielo opprimente e la strada bianca che tagliava il paese in tutta la sua lunghezza, dal mare fino alle prime pietre del monte Pecoraro.
Cento passi, cento secondi: provai a contarli e pensai a Peppino.
A quante volte era passato davanti alle persiane di Don Tano quando ancora non sapeva come sarebbe finita.
Pensai a Peppino, con i pugni in tasca, tra quelle case, perduto con i suoi fantasmi. Infine pensai che facile morire in fondo alla Sicilia.

(
Claudio Fava, “Cinque delitti imperfetti”, Mondatori 1994, p.9).


Onorare la memoria di uomini come Peppino Impastato è,soprattutto, sapere che essere liberi cittadini onesti non è solo una puerile utopia, ma una scelta di vita!


ANGELO cOSTANZA


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