Discorso di Sua Santità Benedetto XVI |
Discorso del Papa ai membri del Cammino neocatecumenale
a Roma, nel 40° anniversario degli inizi dello stesso Cammino nella
capitale, tenuto il 10 gennaio 2009 nella Basilica Vaticana.
Cari fratelli e sorelle!
Con grande gioia vi accolgo quest’oggi così numerosi, in occasione del 40°
anniversario dell’inizio del Cammino neocatecumenale a Roma, che conta
attualmente ben 500 comunità. A voi tutti il mio cordiale saluto. In special
modo saluto il cardinale vicario, Agostino Vallini, come anche il cardinale
Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici, che con
dedizione vi ha seguiti nell’iter di approvazione dei vostri statuti. Saluto
i responsabili del Cammino neocatecumenale: il signor Kiko Argüello, che
ringrazio cordialmente per le parole con cui si è fatto interprete dei
sentimenti di tutti voi, la signora Carmen Hernández e padre Mario Pezzi.
Saluto le comunità che partono in missione verso le periferie più bisognose
di Roma, quelle che vanno in «missio ad gentes» nei cinque continenti, le
200 nuove famiglie itineranti, e i 700 catechisti itineranti responsabili
del Cammino neocatecumenale nelle varie nazioni.
Questo nostro incontro si
svolge significativamente nella Basilica Vaticana costruita sul sepolcro
dell’Apostolo Pietro. Fu proprio lui, il Principe degli Apostoli che,
rispondendo alla domanda con cui Gesù interpellava i Dodici sulla sua
identità, confessò con slancio: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio
vivente» ( Mt 16,16). Voi oggi siete qui riuniti per rinnovare questa stessa
professione di fede. La vostra presenza, così folta e animata, sta a
testimoniare i prodigi operati dal Signore nei trascorsi quattro decenni;
essa indica anche l’impegno con cui intendete proseguire il cammino
iniziato, un cammino di fedele sequela di Cristo e di coraggiosa
testimonianza del suo Vangelo, non solo qui a Roma ma dovunque la
Provvidenza vi conduca; un cammino di docile adesione alle direttive dei
Pastori e di comunione con tutte le altre componenti del Popolo di Dio.
Voi questo intendete
fare, ben consapevoli che aiutare gli uomini di questo nostro tempo ad
incontrare Gesù Cristo, redentore dell’uomo, costituisce la missione della
Chiesa e di ogni battezzato. Il «Cammino neocatecumenale » si inserisce in
questa missione ecclesiale come una delle tante vie suscitate dallo
Spirito Santo con il Concilio Vaticano II per la nuova evangelizzazione.
Tutto ebbe inizio qui a Roma, quarant’anni or sono, quando nella parrocchia
dei Santi Martiri Canadesi si costituirono le prime comunità del Cammino
neocatecumenale. Come non benedire il Signore per i frutti spirituali che,
attraverso il metodo di evangelizzazione da voi attuato, si sono potuti
raccogliere in questi anni? Quante fresche energie apostoliche sono state
suscitate sia tra i sacerdoti che tra i laici! Quanti uomini e donne, e
quante famiglie, che si erano allontanate dalla comunità ecclesiale o
avevano abbandonato la pratica della vita cristiana, attraverso l’annuncio
del kerygma e l’itinerario di riscoperta del Battesimo, sono state aiutate a
ritrovare la gioia della fede e l’entusiasmo della testimonianza evangelica!
La recente approvazione
degli statuti del «Cammino» da parte del Pontificio Consiglio per i laici è
venuta a suggellare la stima e la benevolenza con cui la Santa Sede segue
l’opera che il Signore ha suscitato attraverso i vostri iniziatori. Il Papa,
vescovo di Roma, vi ringrazia per il generoso servizio che rendete
all’evangelizzazione di questa città e per la dedizione con cui vi prodigate
per recare l’annuncio cristiano in ogni suo ambiente.
La vostra già tanto
benemerita azione apostolica sarà ancor più efficace nella misura in cui
vi sforzerete di coltivare costantemente quell’anelito verso l’unità che
Gesù ha comunicato ai Dodici durante l’ultima cena. Prima della passione,
infatti, il nostro Redentore pregò intensamente perché i suoi discepoli
fossero una cosa sola in modo che il mondo fosse spinto a credere in lui (cfr
Gv 17,21). È questa unità, dono dello Spirito Santo e incessante ricerca
dei credenti, a fare di ogni comunità un’articolazione viva e ben inserita
nel Corpo mistico di Cristo. L’unità dei discepoli del Signore appartiene
all’essenza della Chiesa ed è condizione indispensabile perché la sua
azione evangelizzatrice risulti feconda e credibile.
So con quanto zelo stiano
operando le comunità del Cammino neocatecumenale in ben 103 parrocchie di
Roma. Mentre vi incoraggio a proseguire in questo impegno, vi esorto ad
intensificare la vostra adesione a tutte le direttive del cardinale vicario,
mio diretto collaboratore nel governo pastorale della diocesi.
L’inserimento organico del «Cammino» nella pastorale diocesana e la sua
unità con le altre realtà ecclesiali torneranno a beneficio dell’intero
popolo cristiano, e renderanno più proficuo lo sforzo della diocesi teso a
un rinnovato annuncio del Vangelo in questa nostra città.
In effetti, c’è bisogno
oggi di una vasta azione missionaria che coinvolga le diverse realtà
ecclesiali, le quali, pur conservando ciascuna l’originalità del proprio
carisma, operino concordemente cercando di realizzare quella «pastorale
integrata» che ha già permesso di conseguire significativi risultati. E
voi, ponendovi con piena disponibilità al servizio del vescovo, come
ricordano i vostri statuti, potrete essere di esempio per tante Chiese
locali, che guardano giustamente a quella di Roma come al modello a cui fare
riferimento.
C’è un altro frutto
spirituale maturato in questi quarant’anni, per il quale vorrei ringraziare
insieme con voi la Provvidenza divina: è il grande numero di sacerdoti e di
persone consacrate che il Signore ha suscitato nelle vostre comunità. Tanti
sacerdoti sono impegnati nelle parrocchie e in altri campi di apostolato
diocesano, tanti sono missionari itineranti in varie nazioni: essi rendono
un generoso servizio alla Chiesa di Roma, e la Chiesa di Roma offre un
prezioso servizio all’evangelizzazione nel mondo. È una vera «primavera di
speranza» per la comunità diocesana di Roma e per la Chiesa!
Ringrazio il rettore e i
suoi collaboratori del Seminario Redemptoris Mater di Roma per l’opera
educativa che essi svolgono. Il loro compito non è facile, ma molto
importante per il futuro della Chiesa. Li incoraggio pertanto a proseguire
in questa missione, adottando gli indirizzi formativi proposti tanto
dalla Santa Sede quanto dalla diocesi. L’obiettivo a cui occorre mirare
da parte di tutti i formatori è quello di preparare presbiteri ben
inseriti nel presbiterio diocesano e nella pastorale sia parrocchiale che
diocesana. Cari fratelli e sorelle, la pagina evangelica che è stata
proclamata, ci ha richiamato le esigenze e le condizioni della missione
apostolica. Le parole di Gesù, riferiteci dall’evangelista san Matteo,
risuonano come un invito a non scoraggiarci dinanzi alle difficoltà, a non
ricercare umani successi, a non temere incomprensioni e persino
persecuzioni. Incoraggiano piuttosto a porre la fiducia unicamente nella
potenza di Cristo, a prendere la «propria croce» e a seguire le orme del
nostro Redentore che, in questo tempo natalizio ormai al termine, ci è
apparso nell’umiltà e nella povertà di Betlemme.
La Vergine Santa, modello
di ogni discepolo di Cristo e «casa di benedizione» come avete cantato, vi
aiuti a realizzare con gioia e fedeltà il mandato che la Chiesa con fiducia
vi affida. Mentre vi ringrazio per il servizio che rendete nella Chiesa di
Roma, vi assicuro la mia preghiera e di cuore benedico voi qui presenti e
tutte le comunità del Cammino neocatecumenale sparse in ogni parte del
mondo. |
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Benedetto XVI |
Dichiarazione di Sua Santità Benedetto XVI |
«La Chiesa è una; se i Movimenti sono realmente doni
dello Spirito Santo, si inseriscono e servono la Chiesa e nel dialogo
paziente tra Pastori e Movimenti nasce una forma feconda dove questi
elementi diventano elementi edificanti per la Chiesa di oggi e di domani.
Questo dialogo è a tutti i livelli. Cominciando dal parroco, dal Vescovo e
dal Successore di Pietro è in corso la ricerca delle opportune strutture: in
molti casi la ricerca ha già dato i suoi frutti. In altri si sta ancora
studiando. Ad esempio, ci si domanda se dopo cinque anni di esperimento,
si debbano confermare in modo definitivo gli Statuti per il Cammino
Neocatecumenale o se ancora ci voglia un tempo di esperimento o se si
debbano forse un po' ritoccare alcuni elementi di questa struttura. In
ogni caso, io ho conosciuto i Neocatecumenali dall'inizio. È stato un
Cammino lungo, con molte complicazioni che esistono anche oggi, ma
abbiamo trovato una forma ecclesiale che ha già molto migliorato il rapporto
tra il Pastore e il Cammino. E andiamo avanti così!»
Roma, 28 marzo 2007 |
Lettera di Sua Santità Benedetto XVI |
”Sono a
comunicarVi le decisioni del Santo Padre...”
Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum
Prot. 2520/03/L
Dalla Città del Vaticano, 1 dicembre 2005
Egregi Signor Kiko Argüello, Sig.na Carmen Hernandez e Rev.do Padre Mario
Pezzi,
a seguito dei dialoghi intercorsi con questa Congregazione per il Culto
Divino e la Disciplina dei Sacramenti circa la celebrazione della Santissima
Eucaristia nelle comunità del Cammino Neocatecumenale, in linea con gli
orientamenti emersi nell’incontro con Voi dell’11 novembre c.a., sono a
comunicarVi le decisioni del Santo Padre.
Nella celebrazione della Santa Messa, il Cammino Neocatecumenale accetterà e
seguirà i libri liturgici approvati dalla Chiesa, senza omettere né
aggiungere nulla. Inoltre, circa alcuni elementi si sottolineano le
indicazioni e precisazioni che seguono:
1. La Domenica è il “Dies Domini”, come ha voluto illustrare il Servo di
Dio, il Papa Giovanni Paolo II, nella Lettera Apostolica sul Giorno del
Signore. Perciò il Cammino Neocatecumenale deve entrare in dialogo con il
Vescovo diocesano affinché traspaia anche nel contesto delle celebrazioni
liturgiche la testimonianza dell’inserimento nella parrocchia delle comunità
del Cammino Neocatecumenale. Almeno una domenica al mese le comunità del
Cammino Neocatecumenale devono perciò partecipare alla Santa Messa della
comunità parrocchiale.
2. Circa le eventuali monizioni previe alle letture, devono essere brevi.
Occorre inoltre attenersi a quanto disposto dall’”Institutio Generalis
Missalis Romani” (nn. 105 e 128) e ai Praenotanda dell’”Ordo Lectionum
Missae” (nn. 15, 19, 38, 42).
3. L’omelia, per la sua importanza e natura, è riservata al sacerdote o al
diacono (cfr. C.I.C., can. 767 § 1). Quanto ad interventi occasionali di
testimonianza da parte dei fedeli laici, valgono gli spazi e i modi indicati
nell’Istruzione Interdicasteriale “Ecclesiae de Mysterio”, approvata “in
forma specifica” dal Papa Giovanni Paolo II e pubblicata il 15 agosto 1997.
In tale documento, all’art. 3, §§ 2 e 3, si legge:
§ 2 - “È lecita la proposta di una breve didascalia per favorire la maggior
comprensione della liturgia che viene celebrata e anche, eccezionalmente,
qualche eventuale testimonianza sempre adeguata alle norme liturgiche e
offerta in occasione di liturgie eucaristiche celebrate in particolari
giornate (giornata del seminario o del malato, ecc.) se ritenuta
oggettivamente conveniente, come illustrativa dell’omelia regolarmente
pronunciata dal sacerdote celebrante. Queste didascalie e testimonianze non
devono assumere caratteristiche tali da poter essere confuse con l’omelia”.
§3 - “La possibilità del ‘dialogo’ nell’omelia (cfr. Directorium de Missis
***** Pueris, n. 48) può essere, talvolta,
prudentemente usata dal ministro celebrante come mezzo espositivo, con il
quale non si delega ad altri il dovere della predicazione”.
Si tenga inoltre attentamente conto di quanto esposto nell’Istruzione
“Redemptionis Sacramentum”, al n. 74.
4. Sullo scambio della pace, si concede che il Cammino Neocatecumenale possa
usufruire dell’indulto già concesso, fino ad ulteriore disposizione.
5. Sul modo di ricevere la Santa Comunione, si dà al Cammino Neocatecumenale
un tempo di transizione (non più di due anni) per passare dal modo invalso
nelle sue comunità di ricevere la Santa Comunione (seduti, uso di una mensa
addobbata posta al centro della chiesa invece dell’altare dedicato in
presbiterio) al modo normale per tutta la Chiesa di ricevere la Santa
Comunione. Ciò significa che il Cammino Neocatecumenale deve camminare verso
il modo previsto nei libri liturgici per la distribuzione del Corpo e del
Sangue di Cristo.
6. Il Cammino Neocatecumenale deve utilizzare anche le altre Preghiere
eucaristiche contenute nel messale, e non solo la Preghiera eucaristica II.
In breve, il Cammino Neocatecumenale, nella celebrazione della Santa Messa,
segua i libri liturgici approvati, avendo tuttavia presente quanto esposto
sopra ai numeri 1, 2, 3, 4, 5 e 6.
Riconoscente al Signore per i frutti di bene elargiti alla Chiesa mediante
le molteplici attività del Cammino Neocatecumenale, colgo l’occasione per
porgere distinti saluti.
+ Francis Card. Arinze
Prefetto
E queste sono le parole di Benedetto XVI relative al rito della
messa, nel discorso da lui rivolto ai neocatecumenali il 12 gennaio 2006:
“Di recente la congregazione per il culto divino e la disciplina dei
sacramenti vi ha impartito a mio nome alcune norme concernenti la
celebrazione eucaristica, dopo il periodo di esperienza che aveva concesso
il servo di Dio Giovanni Paolo II. Sono certo che queste norme, che
riprendono quanto è previsto nei libri liturgici approvati dalla Chiesa,
saranno da voi attentamente osservate”. |
Lettera di Sua Santità Giovanni Paolo II
a Mons. Cordes |
Al Venerato Fratello
Monsignor PAUL JOSEF CORDES
Vice Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici
Incaricato "ad personam" per l'Apostolato delle Comunità Neocatecumenali
Ogniqualvolta lo Spirito Santo fa germinare nella Chiesa impulsi di una
maggiore fedeltà al Vangelo, fioriscono nuovi carismi che manifestano tali
realtà e nuove istituzioni che le mettono in pratica. E' stato così dopo il
Concilio di Trento e dopo il Concilio Vaticano II.
Tra le realtà generate dallo Spirito ai nostri giorni
figurano le Comunità Neocatecumenali, iniziate dal Signor K. Argúello e
dalla Signora C. Hernandez (Madrid, Spagna), la cui efficacia per il
rinnovamento della vita cristiana veniva salutata dal mio predecessore Paolo
VI come frutto del Concilio: "Quanta gioia e quanta speranza ci date con la
vostra presenza e con la vostra attività... Vivere e promuovere questo
risveglio è quanto voi chiamate una forma di "dopo il Battesimo" che potrà
rinnovare nelle odierne comunità cristiane quegli effetti di maturità e di
approfondimento che nella Chiesa primitiva erano realizzati dal periodo di
preparazione al Battesimo" (Paolo VI alle Comunità Neocatecumenali, Udienza
Generale, 8 maggio 1974, in Notitiae 96-96, 1974, 230).
Anch'io, nei tanti incontri avuti come Vescovo di Roma,
nelle parrocchie romane, con le Comunità Neocatecumenali e con i loro
Pastori e nei miei viaggi apostolici in molte nazioni, ho potuto constatare
copiosi frutti di conversione personale e fecondo impulso missionario.
Tali Comunità rendono visibile, nelle parrocchie, il
segno della Chiesa missionaria e "si sforzano di aprire la strada
all'evangelizzazione di coloro che hanno quasi abbandonato la vita
cristiana, offrendo loro un itinerario di tipo catecumenale, che percorre
tutte quelle fasi che nella Chiesa primitiva i catecumeni percorrevano prima
di ricevere il sacramento del Battesimo; li riavvicina alla Chiesa ed a
Cristo" (cfr. Catecumenato postbattesimale in Notitiae 96-96, 1974, 229).
Sono l'annuncio del Vangelo, la testimonianza in piccole comunità e la
celebrazione eucaristica in gruppi (cfr. Notificazione sulle celebrazioni
nei gruppi del "Cammino Neocatecumenale" in L'Osservatore Romano, 24
dicembre 1988) che permettono ai membri di porsi al servizio del
rinnovamento della Chiesa.
Vari Fratelli nell'Episcopato hanno riconosciuto i
frutti di questo Cammino. Voglio limitarmi a ricordare l'allora Vescovo dì.
Madrid, Mons. Casimiro Morcillo, nella cui diocesi e sotto il cui governo
sono nate, nell'anno 1964, le Comunità Neocatecumenali che egli accolse con
tanto amore.
Dopo oltre vent'anni di vita delle Comunità, diffuse
nei cinque continenti,
- tenendo conto della nuova vitalità che anima le
parrocchie, dell'impulso missionario e dei frutti di conversione che
sbocciano dall'impegno degli itineranti e, ultimamente, dall'opera delle
famiglie che evangelizzano in zone scristianizzate d'Europa e del mondo
intero;
- in considerazione delle vocazioni, sorte da codesto
Cammino, alla vita religiosa e al presbiterato, e della nascita di Collegi
diocesani di formazione al presbiterato per la nuova evangelizzazione, quale
il Redemptoris Mater di Roma;
- avendo preso visione della documentazione da Lei
presentata:
accogliendo la richiesta rivoltami, riconosco il Cammino Neocatecumenale come un itinerario di formazione cattolica, valida per la
società e per i tempi odierni.
Auspico, pertanto, che i Fratelli nell'Episcopato
valorizzino e aiutino - insieme con i loro presbiteri - quest'opera per la
nuova evangelizzazione, perché essa si realizzi secondo le linee proposte
dagli iniziatori, nello spirito di servizio all'Ordinario del luogo e di
comunione con lui e nel contesto dell' unità della Chiesa particolare con la
Chiesa universale.
In pegno di tale voto, imparto a Lei e a tutti gli
appartenenti alle Comunità Neocatecumenali la mia Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, il 30 Agosto dell' 1990, XII di
Pontificato
GIOVANNI PAOLO II
(AAS 82 [1990] 1513-1515).
La lettera “Ogniqualvolta”, è stata pubblicata in Acta Apostolicae Sedis
(periodico della Santa Sede), numero 82, anno 1990, pagine 1513-1515.
Sua Santità Giovanni Paolo II scrive a Mons. Cordes a proposito delle
«Comunità Neocatecumenali, iniziate dal Signor K. Argúello e dalla Signora
C. Hernandez (Madrid, Spagna)» e parla di «copiosi frutti di conversione
personale e fecondo impulso missionario» venuti da queste comunità, citando
fra l'altro anche un elogio di Paolo VI del 1974.
Il Cammino ha sempre diffuso ampiamente una frase di Papa Giovanni Paolo II,
presente verso la fine della lettera, in cui dice: «riconosco il Cammino
Neocatecumenale come un itinerario di formazione cattolica, valida per la
società e per i tempi odierni».
Esaminando con attenzione il contesto, se ne constata l’effettivo
significato.
Sua Santità ha in realtà detto: «avendo preso visione della
documentazione da Lei presentata, accogliendo la richiesta rivoltami riconosco il Cammino Neocatecumenale come un itinerario di formazione
cattolica, valida per la società e per i tempi odierni. Auspico, pertanto,
che i Fratelli nell'Episcopato valorizzino e aiutino - insieme con i loro
presbiteri - quest'opera per la nuova evangelizzazione, perché essa si
realizzi secondo le linee proposte dagli iniziatori, nello spirito di
servizio all'Ordinario del luogo e di comunione con lui e nel contesto
dell'unità della Chiesa particolare con la Chiesa universale».
Il testo è stato pubblicato in Acta Apostolicae Sedis con una nota
redazionale che precisava che:
«l'intento del Santo Padre, nel riconoscere il Cammino neocatecumenale come
valido itinerario di formazione cattolica, non è quello di dare indicazioni
vincolanti agli ordinari del luogo, ma soltanto di incoraggiarli a
considerare con attenzione le comunità neocatecumenali, lasciando tuttavia
al giudizio degli stessi ordinari di agire secondo le esigenze pastorali
delle singole diocesi».
Osserviamo che il Papa ha incaricato Mons. Cordes di seguire il Cammino e
documentarlo, dunque almeno fino al 1990 il Papa non aveva molti elementi
sul Cammino, pur constatandone genericamente “copiosi frutti”.
Ma già all'inizio del 1983 il Papa aveva richiamato i neocatecumenali quanto
all'isolazionismo e alle norme liturgiche.
Mons. Cordes raccoglie documentazione presso i neocatecumenali, ma esprime
anche un giudizio: richiede al Papa di riconoscere il Cammino come
“itinerario” e come “valido per la società e per i tempi odierni” (questa è
proprio la terminologia del Cammino, con la sua insistenza pluridecennale
sull'itinerario per i “tempi odierni”).
Non sappiamo quale sia la “documentazione” presentata: sappiamo che doveva
essere convincente per Mons. Cordes e pertanto convincente per lo stesso
Papa (che gli aveva dato incarico di procurarla), e che infatti gli risponde
“accogliendo la richiesta” così come era stata presentata, dunque quel
“riconosco il Cammino come un itinerario di formazione valida...” era
fondato unicamente sulla documentazione citata.
Giovanni Paolo II si augura inoltre che i vescovi “valorizzino e aiutino” a
condizione che il Cammino sia lì per servire i vescovi, in comunione coi
vescovi, ed in unità coi vescovi.
La lettera è stata scritta a Mons. Cordes, il vescovo che il Papa scelse
all'epoca per quello specifico scopo. Dunque non è stata scritta al Cammino,
non è stata inviata ai vertici del Cammino, e perciò non è un
riconoscimento al Cammino.
Il Papa parla a Monsignor Cordes del Signor K. Argüello e della Signora C.
Hernández. Non ha inviato a loro la lettera. Esprime un giudizio che, pur
diventando pubblico, resta una questione tra lui e Mons. Cordes, fondata
soltanto sulla documentazione prodotta da quest'ultimo.
Il “riconosco” vantato dal Cammino è, in tutte evidenza, un accettare le
richieste di Mons. Cordes, su esplicito invito di quest'ultimo.
Nel 1997, il Papa ancora chiedeva al Signor Kiko e alla Signora Carmen di
proporre una regolazione statutaria per il Cammino.
Nel giugno 2002, dopo ripetute bocciature, verrà approvato ad experimentum
lo Statuto, che però è incompleto perché rinvia ad un “Direttorio
catechetico” tuttora non pubblicato poiché ritenuto non approvabile. |
Indicazioni di Sua Santità Giovanni Paolo II |
(Osservatore Romano 11 febbraio 83, pp. 1-2; nn. 1, 2,
4, 5)
“Il vostro itinerario di fede e il vostro apostolato siano
sempre inseriti nella parrocchia e nella Diocesi”. …Seguire i metodi,
le indicazioni, gli itinerari, i testi offerti dagli
Episcopati, come pure esercitare il ministero della catechesi nella
comunione e nella disciplina ecclesiale...
“La vostra disponibilità si deve
manifestare nella continua meditazione e nel religioso ascolto della Sacra
Tradizione e della Sacra Scrittura (Dei Verbum, n. 10). Ne consegue
l'esigenza di un costante e serio lavoro di approfondimento personale e
comunitario della Parola di Dio e dell'insegnamento del Magistero della
Chiesa, anche mediante la partecipazione a seri corsi biblici e
teologici... Da Cristo Parola a Cristo Eucaristia, perché il sacrificio
eucaristico è la fonte, il centro ed il culmine di tutta la vita
cristiana.
“Celebrate
l'Eucaristia e, soprattutto, la Pasqua, con vera pietà, con grande dignità,
con amore per i riti liturgici della Chiesa, con esatta osservanza delle
norme stabilite dalla competente autorità, con volontà di comunione con
tutti i fratelli…
“Il ministero della riconciliazione... è
affidato a voi, Sacerdoti. Siatene ministri sempre degni, pronti, zelanti,
disponibili, pazienti, sereni, attenendovi con fedele diligenza alle norme
stabilite in materia dall'Autorità ecclesiastica… in piena adesione al
ministero e alla disciplina della Chiesa, con la confessione individuale,
come ripetutamente raccomanda il nuovo Codice di Diritto Canonico...
Non chiudetevi in voi stessi, isolandovi dalla vita della Comunità
parrocchiale o diocesana... Il diritto della Chiesa è un mezzo, un
ausilio e anche un presidio per mantenersi in comunione col Signore.
Pertanto le norme giuridiche, come anche quelle liturgiche, vanno
osservate senza negligenze e senza omissioni”. |
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