Scusandomi per la lunga
pausa, propongo su Cogitando un breve articolo del sottoscritto,
inserito in un libro che verrà presentato prossimamente al carcere Petrusa.
ANCHE I GATTI DIETRO LE SBARRE…
Dopo anni di
attività al Petrusa, ho acquisito una comoda confidenza con l’imponente
struttura dalla mille sbarre ma, come si suol dire, non si finisce mai
di scoprire cose nuove. Ebbene, non sono solo gli esseri umani a “finire
in carcere” sotto l’egida della giustizia ma anche l’animale più innocuo
al mondo: il gatto, grande amico dell’uomo. In uno dei soliti giorni in
cui mi recavo al Petrusa, assistevo ad una scena così insolita e
inaspettata che mi produceva una lunga risata: salendo verso i piani, mi
passava tra i piedi un gatto che, “fuggitivo”, si avviava verso la scala
appena percorsa. In un primo momento, ebbi l’istinto di trattenerlo
quasi fosse un detenuto che stava per evadere ma un secondo dopo,
ridendo, pensai: “se lo catturassi, dovrei consegnarlo alla
giustizia?”. Non riuscivo a spiegarmi come in un carcere, i cui
confini sono protetti, possa essere entrato un gatto; curiosamente lo
chiedevo ad un agente che, con fare molto rassicurante, mi raccontava
che vicino alla mensa si possono spesso “avvistare” dei gatti che
attendono il cibo come fossero fuori da una macelleria. Vengo poi a
sapere che anche i detenuti avevano avuto contatti ravvicinati col
felino sino a diventare loro confidenti. Molto tenere le storie
raccontatemi dai detenuti sul felino dall’alta classe a cui lanciavano
alimenti dalle finestre e con cui “si confidavano”. In quel posto,
odiato da tutti, gli stessi gatti avevano trovato sostentamento morale
ed alimentare. Per un attimo mi sentii rubata la mia attività di
volontario. La morale che si evince è che si può imparare anche dagli
animali che si confermano i veri amici dell’uomo poiché, senza
pregiudizio, sono pronti ad accogliere una carezza e soprattutto a
perdonare. |