24/04/11 |
Memento mori |
Da questa, all'altra vita |
Si narra che nell'antica Roma, al rientro di un
generale vittorioso in battaglia, durante la parata trionfale tra le
acclamazioni della folla, un servo fosse incaricato di ripetergli,
camminandogli qualche passo dietro, la breve frase: "memento mori".
"Ricordati che devi morire". Lo scopo era quello di evitare al trionfante di
cadere nella superbia e nelle smanie di grandezza.
Ogni tanto ho la sensazione che, alle mie spalle, vi sia quel servo che
ripete anche a me "memento mori". Non è una minaccia, anzi, semmai uno
stimolo a fare di più e meglio, tenendo sempre presente che "... quando
avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: «Siamo servi
inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17,10)". E' duplice il valore dell'antico richiamo
"Ricordati che devi morire", espresso nel linguaggio della Genesi come "Polvere
tu sei e in polvere ritornerai!" (Gen 3,19b).
Da un lato viene a gettare una luce sfolgorante su ogni azione: ricordati
che... qualsiasi cosa tu faccia, dica, pensi... dovrai morire; dei tuoi
pensieri, parole, opere... ne sarà valsa la pena? La stessa luce illumina le
"non azioni"; anche l'inerzia del pietismo e della falsa mitezza è un
pericolo: delle innumerevoli omissioni dovrò rendere conto. Come ogni
cristiano sono chiamato sempre alla Carità, ricordando tuttavia di essere
anzitutto profeta. Magari un profeta che teme ritorsioni, ha paura e fugge,
come Giona (Gion 1,1ss), o che non sa parlare, come Geremia (Ger 1,6), però che al momento
opportuno deve trovare la forza di affermare anche di fronte al potente: "Tu
sei quell'uomo!", come Natan davanti al re Davide. E Davide, pentito, ritornò al
Signore (Cfr 2Sam 12,1-13). Questa luce porta a considerare "relativi" tutti gli atti che hanno
fini puramente terreni (si direbbe meglio "mondani", cioè attinenti
prettamente al mondo presente) e "necessari" quelli che mirano oltre (oltre
l'interesse, la ricchezza, la vanagloria, il potere...).
Dall'altro lato propone la meta finale di ciascun cristiano: come scrive San
Paolo “Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1,21). Non
una punizione, un regolamento di conti, la fine di tutto, ma il passaggio
"di vita in vita", da una vita mortale ad una immortale, nell'eterna beata
contemplazione di Dio.
Con parole semplici e chiare, la Chiesa "Mater et Magistra", ci invita
spesso ad esprimere nella preghiera questa realtà: "In Cristo tuo Figlio,
nostro salvatore, rifulge a noi la speranza della beata risurrezione e, se
ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa
dell’immortalità futura. Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta ma
trasformata, e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno viene
preparata un’abitazione eterna nel cielo" (Prefazio dei defunti I).
Siamo nel mistero della Pasqua del Signore.
Recita il ritornello di un vecchio inno pentecostale: "Il tempio di Dio
voglio essere anch'io, sentirmi ripieno di Te; morire davvero al mondo che
lontano mi porta da Te".
Non credo che oggi possa esserci augurio più bello per un cristiano: morire
al mondo e risorgere in Cristo.
Me lo auguro, anche per voi.
Carmelo
Arnone
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04/04/10 |
Sete dell'anima |
Il tuo volto io cerco |
Da secoli l'uomo è alla continua ricerca del bene, di un Bene superiore,
supremo. Una ricerca destinata a rimanere vana se circoscritta nell'ambito
del visibile, del razionale. "Come una cerva anela ai corsi d'acqua, così
l'anima mia anela a te, o Dio" pregava il salmista. Con insistenza invocava:
"Il tuo volto io cerco, fammi conoscere il tuo volto". Ed ancora "L'anima
mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?". Dov'è il tuo volto, Signore? La risposta di Gesù, in parabola, è tra le più semplici
e meravigliose: “Allora il Re dirà a coloro che saranno alla sua destra:
"Venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è
stato preparato sin dalla fondazione del mondo. Poiché ebbi fame e mi deste
da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere; fui forestiero e mi accoglieste,
fui ignudo e mi rivestiste, fui infermo e mi visitaste, fui in prigione e
veniste a trovarmi". Allora i giusti gli risponderanno, dicendo: "Signore,
quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e
ti abbiamo dato da bere? E quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo
ospitato? O ignudo e ti abbiamo rivestito? E quando ti abbiamo visto
infermo, o in prigione e siamo venuti a visitarti?". E il Re, rispondendo,
dirà loro: "in verità vi dico: tutte le volte che l'avete fatto ad uno di
questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Matteo 25, 34-40)”. Ecco il vero volto di Dio! Manifestato nel
"comandamento dell'amore": ama il Signore tuo Dio... ama il prossimo tuo. Nel "tempo forte" di quaresima, la Chiesa ci ha
invitato a vivere questa ricerca del volto di Dio attraverso tre segni: la
preghiera, il digiuno e l'elemosina; sono tre "vie" che ci conducono alla
fonte della vita. Nella preghiera vediamo Dio nel segno Eucaristico, nella
Parola, nei simboli della liturgia, nella comunità orante. Nel digiuno
vediamo Dio nel profondo del nostro cuore, svelando (rimuovendo i veli) la
nostra anima, mettendo a nudo la nostra realtà più intima. Nell'elemosina
vediamo Dio nel volto del fratello, in particolare del fratello più debole,
fragile, sofferente. Sempre il salmista proclama "Beato il popolo che
ti sa acclamare e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto", perchè "Giusto
è il Signore, ama le cose giuste; gli uomini retti vedranno il suo volto". Il mio augurio per questa Pasqua: "Dio abbia pietà di
noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto".
Carmelo Arnone
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01/01/10 |
Buone o cattive |
Il carattere delle notizie |
Ciascuno ha un proprio carattere. Di solito, però, solo di una persona
scontrosa si dice che ha carattere. In questo caso si omette
l’aggettivo. Chi ha carattere, ha un brutto carattere. E’
opprimente, invadente, aggressivo, prepotente, impulsivo, irrispettoso,
scorbutico e così via. Mi sia permesso… anche chi è mite, comprensivo, rispettoso, educato,
accondiscendente, riflessivo… ha carattere. Ha un ottimo carattere. Tra i
due, preferisco il secondo. Così è delle notizie. Per molti, la
notizia deve
essere una brutta notizia. Infatti sulla maggior parte degli organi
di comunicazione si trovano le (cattive) notizie che possiamo racchiudere in
tre categorie: soldi (potere economico e politico), sesso (gossip,
tradimenti, scandali) e sangue (omicidi, rapine, furti, sequestri ed altri
fatti di cronaca nera). Queste notizie fanno certamente più sensazione
rispetto a quelle buone, che sono la maggioranza. E’ la nota considerazione:
provoca più rumore un albero che cade rispetto ad una foresta che cresce. Quando Grotte.info è divenuto Quotidiano, qualcuno mi
ha chiesto dove fossero le notizie; con molta probabilità si aspettava una
prima pagina con scandali politici, foto di presunti tradimenti o malavitosi
in manette. La prima considerazione da fare è che Grotte non è Bogotà.
Grazie al buon Dio viviamo in una cittadina che, non sarà un’isola felice,
ma ha molto meno aspetti negativi di tante altre realtà locali anche vicine
territorialmente. La seconda considerazione è che questo Quotidiano riporta
informazioni su avvenimenti in corso o conclusi che si svolgono a Grotte. Se fatti di cronaca nera non sono riportati è soltanto
perché non accadono (e personalmente ne sono ben lieto). Lo so, c’è anche
chi ama lo scandalo fine a sé stesso, solo per “fare notizia”; non è il caso
di questa Redazione. Ci sforziamo ogni giorno affinché il vostro Quotidiano
sia imparziale, plurale, corretto. Personalmente condivido pienamente il messaggio che Don
Franco, il nostro Arcivescovo di Agrigento, ha dato durante lo scambio di
auguri natalizi con i giornalisti della provincia. Ha auspicato che il
giornalismo sia “un modo non solo di riportare le notizie così come sono,
ma anche di insegnare ai propri lettori qualcosa di nuovo”. “Fate
attenzione alle parole, per non giocare con le vite degli altri”, ha
continuato poi, ricordando che il mondo “è fatto anche di tanta buona
gente positiva, che ha voglia di fare qualcosa per la città; la gente ha
bisogno di sperare oggi e se non diamo la speranza e diamo solo immagini
negative, tradiamo il nostro mestiere”. Il migliore augurio che posso fare per il nuovo anno è di poter continuare a
scrivere buone notizie: (benedire) dire bene del mio e nostro paese. Buon 2010 a tutti.
Carmelo Arnone
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20/04/09 |
E' Quotidiano |
Abbiamo dato una "Testata" a Grotte |
Che questo sito fosse divenuto da tempo appuntamento quotidiano per molti
lettori, non è un mistero. Nato come atto d’amore verso questo nostro paese,
man mano si è costantemente arricchito di contenuti che ne hanno fatto
un’autentica fonte di informazioni ed un punto di riferimento su Grotte ed i
suoi abitanti. Quando venne pubblicato, nel novembre 2005, un amico mi
disse: “Quanto durerà? Un anno, forse due… poi ti stancherai”. Da solo,
forse, mi sarei già stancato; ma il segreto è che accanto ci sei tu! Tu che
leggi, comunichi le novità, invii le foto, formuli i tuoi auguri, mandi i
tuoi commenti, esprimi il tuo cordoglio, approvi o contesti, ti arrabbi o ti
compiaci… con molta semplicità. Una grafica semplice, una ricerca dei
contenuti facilitata, un aggiornamento costante hanno contribuito a farti
sentire “a casa tua”. Qui sai dove cercare, cosa trovare; puoi andare “ad
occhi chiusi”. Ne è testimonianza la frase di un nostro concittadino
emigrato in Belgio: “…tutte le sere ci faccio una capatina, come se
scendessi in piazza a Grotte”. E questo vostro appuntamento quotidiano non poteva che
trovare legittimazione ben oltre il semplice sito, attraverso una nuova
veste ufficiale, come Testata Giornalistica. Il nome? Semplicemente ciò che
è: “Grotte.info Quotidiano”. Quale sarà la funzione di questo giornale telematico?
Quella che ha già svolto come sito: continuerà ad essere luogo d’incontro,
di confronto e dialogo. Aperto alla partecipazione di tutti, nel rispetto di
ciascuno, nella moderazione, nella tolleranza e nella ragione. Il vostro non
sarà un giornale “esclusivo”, perché, proprio come Grotte, non escluderà
nessuno. Continuerà a rappresentare ciò che Grotte è, e ciò che Grotte fa:
vita, cultura, tradizioni, attività… Sarà sempre dalla parte di Grotte, mai contro. Talvolta
anche esponendone le difficoltà, i difetti, per contribuire a renderla
sempre migliore. E soprattutto sarà indipendente, a garanzia del nostro
paese (e dei lettori). Di certo in futuro potrà cambiare, trasformarsi, ma
continuerà ad essere un riferimento costante per la nostra comunità
cittadina. Quindi rivolgo un addio, senza rimpianti, al “sito di Grotte” ed
un caloroso benvenuto al nuovo “Quotidiano di Grotte”. In conclusione voglio esprimere un ringraziamento di
cuore ad Egidio Terrana; poche ma sentite parole, per l’affetto e la grande
disponibilità.
Carmelo Arnone
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12/04/09 |
Risorgerò con te |
Verrà il giorno glorioso e splendido |
Abbi
fede. Tu che vivi nel dolore, nella sofferenza, nell’angoscia. Quanta tristezza, quante miserie può sopportare un cuore? Non comprendi il
misterioso piano di Dio e ti chiedi: “perché?”. Le tue fatiche sembrano
vane, giorno dopo giorno aspetti una risposta che sembra non arrivare mai.
L’uomo nel quale ponevi la tua fiducia ti ha deluso. Eppure non sei solo. Inchiodato alla tua croce non sei solo, al tuo fianco c’è Lui. “Mi hai visto
nel pianto e hai pianto con me… . Nei guai fino al collo, tu… nei guai come
me”. Puoi maledire, imprecare, ribellarti e gridare tutto il rancore che covi
dentro, per continuare nella disperazione. Oppure puoi volgere lo sguardo “a Colui che hanno trafitto” e dire “Gesù,
ricordati di me”. Uno è il Buon Pastore, che dà la vita per le pecore, fascia quella ferita e
cura quella malata: il Signore è il mio pastore; non manco di nulla… abiterò
ancora nella casa del Signore per lunghi giorni”. Abbi fede. C’è, in fondo alla tua anima, una fioca luce: la speranza. Verrà anche per noi, dopo il lungo e doloroso venerdi santo, il giorno
glorioso e splendido. Risorgerò con te, Gesù!
Carmelo Arnone
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Augurio di una pace "spicciola" |
E' uno degli
auspici più formulati alla fine di ogni anno: la "pace nel mondo". Tanti lo
augurano, pochi lo sperano davvero. Pensano ad una pace utopica, ad una
sorta di concordia universale, ideale ed indefinita, evanescente, tanto
astratta quanto irrealizzabile. Insomma, da augurare ma senza convinzione,
per convenzione. Eppure non si tratta di un "pio desiderio"; è una reale
necessità, connaturata all'essere umano. Ed è possibile! Chiamiamola pure "pace quotidiana",
"pace spicciola": è il primo, indispensabile tassello della pace
"universale", che inizia proprio da te. Il primo passo da fare è conseguire la pace con sé
stessi: la pace interiore. Niente di trascendentale: soltanto cercare di
perdonarsi, mettersi "l'animo in pace", donarsi un po' d'indulgenza.
L'odio contro noi stessi non ci permette di accogliere l'altro. Se non
abbiamo raggiunto qualche obiettivo... pazienza! Dopotutto siamo mortali; ci
sarà una prossima volta. Il secondo passo è ottenere la pace familiare: con il prossimo più vicino a noi, nella cerchia dei parenti. E' più
semplice di quanto si creda: a volte basta un sorriso e uno scambio di
auguri, magari accompagnati da un piccolo dono. Il terzo passo è raggiungere la pace sociale: nel
nostro stesso condominio, quartiere, paese. Fatevi raccontare la gioia di
chi è finalmente riuscito a riappacificarsi dopo venti anni di rancori! Pur
abitando nello stesso palazzo. Sotto le feste, vi assicuro, è successo anche
questo. Se tutti ci impegniamo, la conseguenza diretta è che
anche i popoli e le nazioni otterranno la tanta sospirata pace. Non intesa
come mera cessazione di ostilità, quanto concorde ricerca del bene comune. Intendiamoci, non ho detto sia facile; solo che è
possibile! Dipende da quanto in concreto ci impegniamo noi, singolarmente, a
conseguire questo bene prezioso. Possiamo sempre continuare ad augurarlo
agli altri senza far nulla, lamentandoci per i comportamenti altrui,
criticando, polemizzando, fomentando astio e rancore: il solito augurio della
"pace nel mondo". Oppure possiamo fare un piccolo sforzo, nel
nostro quotidiano, per contribuire a realizzarla effettivamente. Lasciando
perdere quella parola troppo forte, quel gesto sgarbato, quel comportamento
ineducato, non replicando, comprendendo,
giustificando... , iniziando un circolo virtuoso che parte dalla pace
"spicciola" per tendere a quella più grande. Ricordo le parole di un vecchio saggio.
Quand'ero giovane e libero e la mia fantasia
non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo. Diventato più anziano,
scoprii che il mondo non sarebbe cambiato. Limitai un po' lo sguardo e decisi di cambiare soltanto
il mio Paese. Ma anche questo sembrava immutabile. Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo
tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le
persone più vicine a me, ma ahimé non vollero saperne. E ora mentre giaccio sul letto di morte, all'improvviso
ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, con l'esempio avrei poi
cambiato la mia famiglia. Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento,
sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei anche
potuto cambiare il mondo. Credo che noi siamo ancora in tempo, non solo per
divenire "creatori" di pace - "Se possibile, per quanto questo dipende da
voi, vivete in pace con tutti" (Rm. 12,18) - ma anche per accoglierne una
superiore: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace" (Gv. 14,27). A tutti voi, l'augurio di diventare fonte di pace.
Carmelo Arnone
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Il "Martoglio" e "L'ultimo samurai" |
Sul Premio di poesia dialettale "Nino Martoglio" |
Sono pochi gli
elementi che costituiscono l’identità di un popolo: la storia comune, la
tradizione e la lingua. Di questi, la lingua è l’elemento maggiormente
caratterizzante, attraverso la quale i padri tramandano ai figli il proprio
passato, le consuetudini, le memorie. Un sistema attuato da tutti gli oppressori nei
confronti dei popoli occupati è proprio quello di ostacolare, impedire se
non addirittura vietare l’uso della lingua madre, imponendo di fatto o per
legge l’idioma dell’invasore. Anche a volerla tradurre, la storia assumerà
un valore differente, la tradizione perderà gli elementi che la
caratterizzano. Verrà banalizzata, destinata a divenire lettera morta. La “cuccìa” non è soltanto frumento bollito. Il termine
“sucalora”, intraducibile come generico “tubo di gomma”, indica proprio un
particolare strumento, suggerendone contemporaneamente la modalità di
utilizzo. Un “pitazzu” non sarà mai un semplice elenco, un foglio scritto. Tra una frase e la sua traduzione in altra lingua vi è
differenza come tra un piatto fumante di spaghetti al pomodoro e la sua
fotografia. Il solo colore rosso non avrà mai il sapore del pomodoro, non se
ne sentirà il profumo, mai diletterà il palato. Dio, al suo popolo, ricorda: “Shemà Israel, Adonai
Elohenu, Adonai Ehod”; Ascolta Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore
è uno solo. E continua raccomandandosi: “Questi precetti che oggi ti dò, ti
stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai
seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando
ti alzerai” (Deut. 6:4-9). Ed infatti ancora oggi gli ebrei pronunciano,
mattina e sera, “Shemà Israel…”. Non la sua traduzione, non altre parole,
non altri suoni: esattamente quelli. Ai nostri figli, ancora in culla, parliamo in italiano.
Imponiamo, forse a fin di bene, una lingua che non è la nostra lingua madre.
Speriamo che, crescendo, imparino da soli quello che definiamo, in termini
riduttivi, il “dialetto” siciliano. E questo, quasi a vendicarsi dei nostri maltrattamenti,
sembra abbandonare gli abiti del volgo per riproporsi, in sontuose vesti
accademiche, attraverso dotti trattati di luminari di chiara fama. Il
siciliano che quasi non parliamo più neanche tra noi, lo riascoltiamo nei
teatri, diviene protagonista indiscusso di manifestazioni culturali. Tra
queste, una delle più importanti nel panorama regionale è senza dubbio il
“Premio di poesia dialettale Nino Martoglio”. A testimoniarne la rilevanza sono i componenti della
giuria: tra i maggiori esperti di lingua Siciliana; docenti universitari,
scrittori, autori teatrali. I tanti testi partecipanti al Premio dimostrano
in maniera inequivocabile la vitalità di una lingua che, lungi dal
dissolversi, pur evolvendosi si erge a difesa della comune memoria storica e
delle tradizioni della nostra terra. Indicativi e prestigiosi i “Premi Speciali” assegnati:
per la cinematografia al regista Pasquale Scimeca, che nella trasposizione
sul grande schermo di “Rosso Malpelo” ha affrontato, con determinazione, il
tema dello sfruttamento dei minori nelle miniere, ieri in Sicilia, oggi nel
sud del mondo; per la musica al chitarrista Francesco Buzzurro che,
attraverso le corde della sua chitarra incanta il mondo portando ovunque la
musicalità, il ritmo, il calore tipici delle melodie siciliane, dalle più
antiche alle contemporanee. Tanti potranno storcere il naso di fronte ad iniziative
come queste, disertandole e giudicandole frettolosamente “minori”. Ricordo la scena finale del film “L’ultimo Samurai”, e
le parole pronunciate dall’imperatore: “E ora noi abbiamo cannoni e abiti
occidentali, ma non possiamo dimenticare chi siamo, né da dove veniamo”. E mi sovvengono le note di una canzone… “Sutta la to
finestra, ci siminasti sciuri, e dopu cincu misi, garofani sbucciaru…”.
Carmelo Arnone
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In tutto il
2007 c’è una data che non dimenticherò: 18 dicembre. Rispetto allo scorso
fine anno qualcosa è cambiato nel mondo, anche (e soprattutto) grazie
all’Italia, tornata ad essere, per una volta, culla della civiltà. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato,
a maggioranza, una moratoria universale della pena di morte, proposta dal
nostro Paese. Non è solo una vittoria diplomatica (la moratoria non è
vincolante; Cina, Siria, Iran, Arabia Saudita, USA ed altre nazioni potranno
continuare ad ammazzare legalmente) ma anche un forte segnale di civiltà ed
umanità. Per l’abolizione definitiva delle esecuzioni capitali
in tutto il mondo dovremo ancora aspettare. Abbiamo pazienza. Grazie a Dio. Per quanto riguarda questo sito, i giudizi sono
fortemente contrastanti. Tanti credono che la linea di moderazione seguita, sia
stata esemplare. Alcuni ritengono che sia stato troppo “tenero” con le
cose che non vanno; altri (pochi) che sia stato “gravemente offensivo,
lesivo della loro immagine”, da tutelare anche attraverso il ricorso alle
vie legali. Nonostante ogni singola parola pubblicata sia stata
valutata, soppesata, vagliata, nel corso dell’anno ho ricevuto ben tre
“preavvisi orali” di querela per diffamazione e addirittura una “ipotesi”
di oscuramento del sito. Tutto risolto, ancora grazie a Dio, con pazienza e
dialogo. D’altra parte, se le pagine di Grotte.info diffondano idee
sovversive, calunnie o diffamazioni chiunque può sincerarsene. Cito un antico racconto.
E’ la storia di quattro persone, chiamate Ognuno,
Qualcuno, Ciascuno e Nessuno. C'era un lavoro importante da fare e Ognuno era sicuro
che Qualcuno lo avrebbe fatto. Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno lo fece. Qualcuno si arrabbiò perché era il lavoro di Ognuno. Ognuno pensò che Ciascuno potesse farlo, ma Nessuno
capì che Ognuno non l'avrebbe fatto. Finì che Ognuno incolpò Qualcuno perché Nessuno fece
ciò che Ciascuno avrebbe potuto fare. Io, insieme agli amici della Redazione, considerato che
Ognuno, Qualcuno, Ciascuno e Nessuno non hanno fatto, questo lavoro abbiamo
iniziato e continueremo a farlo noi. Per queste e per tante altre cose “rendiamo grazie a
Dio”. Ringrazio tutti quelli che hanno, in qualunque modo,
sostenuto il sito; in particolare mi sia consentito fare tre nomi: Ignazio
Infantino, Giovanni Castronovo e Fabio Agnello. Auguro a tutti un nuovo anno di pace e prosperità.
Carmelo Arnone
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La diligenza del buon padre di famiglia |
Sono profondamente legato a Grotte, lo considero
come “casa mia”.
Qualche giorno fa, rientrando in paese, ho notato la parte più esterna di
Via Di Vittorio, per la precisione il rettilineo che conduce al cimitero,
rimessa a nuovo, con uno strato di asfalto. “Stanno arrivando i morti”*, ho pensato, “in effetti
quella via era piena di buche, era proprio il caso di sistemarla”. Nei
giorni seguenti la mia attenzione è stata attirata da altre vie,
parzialmente asfaltate. Da ammirare la buona volontà dei nostri
amministratori: magari non ci saranno molti soldi a disposizione, però con
quel poco che ci sarà, stanno cercando di migliorare la viabilità del
nostro paese. E fin qui tutto bene. Certo, l’idea di asfaltare la parte iniziale di Via
Acquanova proprio durante il periodo di uscita dei ragazzi dalla scuola
media non è stata azzeccata, ma si sa: chi bella vuole apparire, un poco
deve soffrire. Pazienza, solo questione di un giorno e poi ne avremo
beneficio per gli anni a venire. Non so se i lavori continueranno ancora, però qualcosa
non mi convince. Non sono un ingegnere; più che guardare in
basso, mi occupo di sollevare lo sguardo e “leggere i segni dei tempi”. Le
mie impressioni potrebbero essere totalmente errate. Anzitutto le vie riasfaltate, a scacchiera, danno una
brutta impressione di approssimazione, precarietà, come se un ipertesto
evidenziasse “stiamo solo tappando qualche buca”. Addirittura alcune vie asfaltate “un lato si e uno no”.
Ma la cosa che mi lascia maggiormente perplesso è la modalità del
rifacimento del manto stradale: un robusto strato di asfalto posato
direttamente sul precedente. Sia ben chiaro: avendo l’accortezza di lasciare
liberi i tombini ed i chiusini dell’acquedotto! In tal modo è vero che si
ricoprono le vecchie buche, ma in corrispondenza degli spazi lasciati
appositamente liberi se ne creano altre, nuove di zecca. Anche i limitatori di velocità, quei dossi artificiali
gialli e neri, risultano meno accentuati. Un ottimo esempio è quello di Via
Padre Annibale Maria Di Francia; ringrazieranno gli ammortizzatori delle
nostre auto. “A casa mia” una cosa del genere non l’avrei mai fatta.
Ripeto: non sono un ingegnere, ma ritengo che in certi casi sia più che
sufficiente “la diligenza del buon padre di famiglia”. I lavori andavano fatti, certamente, però dovevano
prevedere l’asportazione dello strato preesistente di asfalto, seguito dalla
posa del nuovo strato, avendo cura di mantenere allo stesso livello il manto
stradale. Inoltre, iniziato un tratto viario, lo si sarebbe
dovuto
asfaltare per tutta la larghezza, per evitare l’effetto “gradino” nel bel
mezzo della strada. Non mi interessa andare a verificare il capitolato
d’appalto dell’opera, però ritengo che questi siano soldi spesi male. Anzi,
in spirito di piena collaborazione, invito i nostri amministratori a
verificare di persona lo stato delle cose, ed a pretendere dalla ditta un
lavoro fatto “a regola d’arte”, pena il mancato pagamento del dovuto. A meno
che non ci vogliamo accontentare… ma è un altro discorso. Però la frase “abbiamo rifatto le strade” suona molto
meglio di “abbiamo rifatto le buche”. Pace e bene. Carmelo Arnone
*Tipica espressione siciliana per indicare
l’approssimarsi della commemorazione dei fedeli defunti. |
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Tante volpi, ancora nessun leone |
Grotte non è certamente un’isola felice, un’oasi idilliaca di pace e
tranquillità. Lo dimostrano i recenti fatti di cronaca. Proprio in merito
alle impressioni che ho riscontrato tra la gente, mi sono fatto un’idea dei
tanti “esseri” che popolano i nostri quartieri. Voglio iniziare con gli sciacalli, famelici carnivori
che mostrano apparente rispetto verso “quelli che contano”, sottomessi,
succubi, proni, salvo poi scagliarsi senza pietà, alla prima occasione,
proprio contro coloro che dapprima ossequiavano. Pronti a puntare il dito,
salvo ritirare immediatamente la mano. Quelli che… “qui lo dico e qui lo
nego”. Poi vi sono le anatre, specie starnazzante che, a spron
battuto, si gloriano di diffondere ai quattro venti notizie presunte, mezze
notizie, “si dice che..”, “pare che…”, senza curarsi della veridicità di
quanto affermano. Con una cara amica, tempo fa, commentavo la fulminea
carriera di un giornalista di una TV locale, divenuto corrispondente di una
TV nazionale. “Quando non si ha rispetto delle persone è facile fare
carriera” mi disse. Di tanto in tanto fanno capolino i pavoni, quelli che
“so tutto io, so fare tutto io, io sono il migliore, le mie auto, le mie
case, i miei figli…”. Veri narcisi, credono di vivere di perenne gloria,
sentendosi giganti in un mondo di nani. Dei conigli… sorvoliamo; dei maiali, pure. Tanti i polli; vivono nel proprio spazio ristretto,
fanno i pochi commenti con i pochi amici, non si interessano di nulla, non
prendono posizione su nulla, capaci solo di lamentarsi dell’inerzia delle
istituzioni ma disdegnando un diretto coinvolgimento nell’amministrazione
della “cosa comune”. Verso tipico: “A mia, cu mi lu fa fari?”. Qualche colomba. Crede fermamente nella bontà
dell’animo umano, nel cuore che batte dietro ogni apparente maschera di
ferro. Nella possibilità di cambiamento, conversione. Trattasi probabilmente
di qualche illuso che crede ancora che l’iscrizione nel registro degli
indagati e l’avviso di garanzia non sia già una condanna, ma un atto a
difesa del presunto colpevole, affinché nessuno possa interferire nella
propria vita privata, svolgendo indagini ed acquisendo fatti e circostanze,
senza che il misero abbia possibilità di difesa (ricordate “Il processo” di
Kafka). Inorridisce al pensiero che qualcuno, fossero anche le forze dell’ordine, si
presenti nel cuore della notte e ti porti via, intontito, lontano dal tuo
mondo e dai tuoi affetti, senza nessuna condanna. Da innocente. Aborre il
comune pensiero “colpevole sino a prova contraria”. Disdegna il tintinnio
delle manette esibito su tutte le TV. Non crede che “se l’hanno arrestato,
allora è colpevole”, ma ritiene che vi siano in atto esigenze di custodia
cautelare (finire in cella prima della condanna dovrebbe essere un’eccezione
nel nostro ordinamento giudiziario, sta divenendo una prassi consolidata),
per evitare pericoli di fuga, reiterazione del reato ed occultamento di
prove. Cerca di comprendere “la pagliuzza nell’occhio del prossimo” preoccupandosi
più della trave nel proprio. Non invoca la “divina punizione” del malvagio,
ma, biblicamente, che si converta e viva. Dai più ritenuti tordi o allocchi, trattasi di pochi esemplari di specie
protetta, sopravvissuta per mera bontà divina, alla quale riconoscono di
dovere tutto. Negli ultimi giorni ho intravisto qualche grillo
parlante. “Nel sito mancano molte cose… dovresti dargli un taglio
particolare… denunciare le cose che a Grotte non vanno… la delinquenza, la
disoccupazione, la povertà, la crisi morale… la chiesa dovrebbe impegnarsi
pubblicamente… la politica dovrebbe dare le risposte ai cittadini…”. La mia
replica: “il sito vuole essere un servizio per la collettività, se vuoi
collaborare, scrivere, denunciare pubblicamente non ti negherò la
possibilità di esprimerti e sarò con te, in prima fila, nelle battaglie che
vorrai condurre”. Risposta: “…no, niente… continua a scrivere di poesie e
spettacoli, al limite cerca di coinvolgere i giovani…”. Il vecchio detto
“armiamoci e partite” è sempre attuale. Questo sito è nato per iniziativa personale, senza
sostegno da parte di istituzioni, privati, associazioni o partiti. Non ha
fini di lucro. Non cura interessi di parte. Non vuole essere
autoreferenziale (scrivo di me il meno possibile). Cerca di non essere
fazioso. Rivendica quotidianamente la propria indipendenza (anche da me che,
pur essendone responsabile, pubblico articoli di autori di cui, talvolta,
non condivido le idee ma dei quali riconosco il diritto di espressione).
Questo sito lascia esprimere ma non urla, critica ma non offende. Non
censura ma si apre a tutte le iniziative. Vuole dare un’immagine del paese
di Grotte, così come è nella realtà. Richiede un quotidiano dispendio di
energie, non solo economiche, a cui altri non sono disposti a far fronte.
Certo ha tanti limiti, ma le accuse di volontaria omissione di informazioni…
nessuno può affermare di aver firmato un articolo per il sito che non sia
stato pubblicato. Anche le “cose brutte”, pubblicate col tatto ed il
riguardo che si avrebbe nel parlare dei propri cari. Questo è rispetto,
prima ancora che carità cristiana. Vogliamo scrivere di politica, povertà, mafia,
disoccupazione e quant’altro? Bene, sono d’accordo, facciamolo insieme. Io
nel sito ci metto la firma, e la faccia. Chi ha la stessa capacità si faccia
avanti. Nella vecchia fattoria si sono viste tante volpi,
ancora nessun leone. Che sia la volta buona. A proposito della fauna umana, a te, caro lettore, la
facoltà di riconoscermi in una delle specie menzionate. Tanta pace e tanto bene, a tutti. Carmelo Arnone
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Dalla schiavitù alla libertà |
E’ il cuore dell’annuncio cristiano. E’ questa la “lieta notizia”, la stessa
che San Paolo ha ricevuto ed ha fedelmente ritrasmesso. Ed è talmente importante che arriva persino a
proclamare: “Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra
predicazione ed è vana anche la nostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi
testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che Egli ha
risuscitato Cristo” ( 1Cor 15,14-15). Di generazione in generazione l’annuncio della
Risurrezione di Gesù è rafforzato dalla testimonianza dei martiri e dei
santi. “Cristo è risorto!”, speranza di tutti gli uomini,
certezza di ogni fedele. Anche oggi viviamo nella riscoperta quotidiana di
piccole resurrezioni: alla vita, alla speranza, all’innocenza, alla pace.
Forse come non mai, oggi si parla di pace, non riconoscendo che la vera pace
viene da Dio, è frutto dell’incontro con Dio. Mai potranno, gli uomini senza
Dio, costruire la pace, che solo Lui ha conquistato sulla croce,
distruggendo in se stesso l’inimicizia. Pace e Pasqua sono strettamente
legate: fare la Pasqua è fare la pace, è riconciliarsi con Dio e tra noi. Dalla Risurrezione di Gesù attingiamo coraggio, secondo
la parola del Signore “confortatevi, io ho vinto il mondo”, perché la
Risurrezione è la più grande vittoria contro la forza del male. La
Risurrezione ci ricorda che abbiamo per mezzo della Sua grazia la
possibilità e il dovere di risuscitare anche noi da ogni caduta nel peccato,
nella delusione, nel pessimismo e di guardare verso Lui e la Sua Chiesa per
ricevere grazia divina e aiuto in ogni difficoltà della vita. Nelle nostre icone, Gesù Risorto è rappresentato nel
momento in cui, abbattute le porte, irrompe negli inferi e, con “mano
potente e braccio disteso”, trascina fuori con sé, verso la luce e la vita,
Adamo ed Eva e, dietro di loro, la schiera dei giusti che attendevano la sua
venuta. Adamo rappresenta, nell’icona, ogni uomo ed Eva ogni donna. La loro
mano tesa è un invito a tendere anche la nostra, a cercare la mano di Gesù
che ci vuole portare con sé fuori dalla oscurità in cui forse ci dibattiamo. Fare la Pasqua, dicevano i Padri della Chiesa,
significa passare “dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita,
dalla tristezza alla gioia”. Voglio rivolgervi l’augurio di fare Pasqua nella vostra vita, con le parole
che San Serafino di Sarov rivolgeva ai suoi fratelli: “Gioia mia, Cristo è
risorto!”. Carmelo Arnone
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Alla sera della vita, saremo giudicati sull'Amore |
Il 2006 si è appena concluso; male, molto male. Una nota di rammarico vela i
miei pensieri in questo inizio del nuovo anno. L'umanità intera ha perso
un'altra occasione per migliorare, progredire, evolversi. Prima che nella tecnologia, l'uomo è chiamato ad
evolversi nel cuore; abbattere i muri d'odio che costruisce intorno a sè;
superare le proprie barriere mentali; lasciare libertà d'espressione alla
sua "umanità". Giustizia, non vendetta; questo è uno dei principi
basilari che regola i rapporti tra gli uomini. Un essere umano è stato
ammazzato, lasciato penzolare da una forca. Era un assassino, un
torturatore, un dittatore, uno dei peggiori tiranni dell'ultimo secolo:
siamo d'accordo. Ma era un uomo. Dapprima sostenuto nell'assurda guerra contro l'Iran,
poi combattuto dopo l'insensata invasione del Kuwait, infine cacciato a
seguito dei fatti dell'11 settembre (sui quali un'inchiesta indipendente ha
sollevato dubbi riguardo la versione ufficiale data dall'attuale
amministrazione americana;
vedi il documentario "Confronting the evidence" trasmesso dalla trasmissione
"Report" il 24/09/06
). Armi chimiche di distruzione di massa: mai avute.
Legami con Al Qaeda: nessuno. Rapporti con Osama Bin Laden: pessimi. Errori,
delitti, crimini ne aveva commessi tanti. Togliere la vita è segno di inciviltà, esercitare il
potere di concedere la vita è dimostrazione evidente della "superiorità"
morale di un popolo, di una nazione, di uno Stato di diritto. E' giusto ristabilire la verità dei fatti; è giusto
mettere il colpevole di fronte alle proprie responsabilità; è giusto
negargli la possibilità di delinquere ancora. Poter guardare negli occhi, senza alcun risentimento,
colui che ci ha fatto del male, lasciarlo vivere nel ricordo e nel rimorso
delle atrocità commesse, concedergli la possibilità di cambiare: questo è
"fare giustizia". "Giustiziarlo" (termine estremamente ipocrita) è solo
un atto di barbarie. L'omicidio di Stato non è diverso da qualsiasi altro
omicidio. In fin dei conti è risaputo che violenza genera violenza; odio
genera odio. Cosa resterà di noi, dopo il nostro breve apparire su
questa terra? "Alla sera della vita, saremo giudicati sull'Amore" (Giovanni
della Croce). L'augurio di un 2007 di pace e serenità per tutti.Carmelo Arnone
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Piccolo soffio di vento... grottese |
E-mail di Alessia, grottese a Grotte |
Grotte, 14/09/06 Ed eccomi qui... dopo un giro sul nostro sito... nostro, di noi grottesi...
eccomi qui a scrivere questa e-mail... Belle lettere: gente che parla di Grotte come il paesino perfetto... gente
che è partita e ritorna a Grotte per venirsi a rilassare, gente che ama
Grotte perchè qui ha passato la sua infanzia.... Così dopo aver letto un po', ho deciso di scrivere ciò che io penso... Qualche giorno fa ho provato il dolore di dovermi separare da una delle mie
migliori amiche... è partita per motivi di studio (e per cosa sennò)... Non credevo si potesse star così male... ma forse è perchè le voglio troppo
bene e il telefono in questi casi non aiuta molto... è partita da poco, e so
anche che ritornerà per le vacenza natalizie... ma non è lo stesso... no,
non lo è... ad ogni modo la sua partenza mi ha fatto riflettere molto... Non voglio andare via da Grotte... non voglio lasciare le mie amicizie... i
miei affetti, le mie strade... non voglio cambiar pagina e scrivere da
un'alta città... no, non voglio... ma purtroppo so che dovrò farlo... Ho progetti ambiziosi... e per realizzarli so che dovrò andar lontano....
amo Grotte in modo smisurato, ma non posso rinunciare ai miei sogni... So che l'anno prossimo non appena sarò salita su quel treno che mi porterà
via... tutto quello che ora mi circonda mi mancherà, e pure tanto... ma non
posso farci nulla, e come me non possono farci niente tutti i giovani
cresciuti in un piccolo paesino come il nostro... ma se si hanno progetti,
se si ha soprattutto voglia di realizzarsi... per noi non c'è scelta...
dobbiamo aprire le nostre ali e volar lontano... e non servirebbe nemmeno
pensare: "prima o poi ritornerò"... non ha senso... anni di studio e
sacrificio per poi tornare e far un lavoro che comunque richiede uno
spostamento quotidiano... o un lavoro che non ti soddisfa... e poi...
penso... che futuro darei ai miei figli?... dovrei preparargli un diario
dove già so che a metà della loro vita dovranno scrivere: "oggi vado
via...". No... non voglio questo; io sogno qualcosa di più per me e per chi ci sarà
dopo... sono ingiusta e incoerente dicendo che amo alla follia il mio paese
e che non sarei voluta nascere in un posto migliore... ma che non c'è scelta
prima o poi dovrò lasciare questa bambagia che mi ha cullato sino ad
adesso... sono arrabbiata; si, lo sono da morire... perchè sto vedendo
Grotte morirmi attorno, ma me ne resto immobile e incapace di far
qualcosa... e so di non esser l'unica... ma sono arrabbiata soprattutto
perchè è Grotte che non fa nulla per motivare noi giovani a restare... e
potremo scrivere milioni di lamentele ma nulla cambierà... dobbiamo muoverci
dobbiamo far qualcosa... anzi voi "grandi" dovete dare una motivazione a noi
giovani a restare... non lo so, spronateci ma... FATE QUALCOSA!... perchè
mi sa che noi da soli... non ce la facciamo... E detto questo... bacio uno per uno i miei concittadini che hanno scelto di
passare in questo angolo sperduto di mondo, ma che per noi è tutto, la loro
esistenza... e abbraccio anche chi sta per trascorrere i suoi ultimi giorni
di residenza fissa a Grotte... buona fortuna ragazzi... Saluto calorosamente coloro che sono già partiti e quelli che oggi scelgono
di ritornare... spero di passare al meglio questo mio ultimo anno "a
casa"... spero di poter sempre portare alto il nome del nostro paese... e di
una cosa sono certa... che comunque vada la mia storia... il suo incipit
sarà sempre: "SONO GROTTESE!". Grotte scorre nelle mie vene, queste strade, questa gente, questi visi
conosciuti... questo calore... tutto questo fa parte di me... e niente e
nessuno me lo porterà mai via... LO GIURO...Alessia Licata
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La lettera di Donatella, grottese a Roma |
Roma, 03/04/2006
Miei carissimi compaesani, parlando con i miei sono venuta a conoscenza della "nostra"
(consentitemi di scriverlo) grande novità, finalmente possiamo comunicare
via etere!!! Sono trascorsi sei lunghissimi anni.. una
bimbetta in erba si preparava a compiere un passo importante! Una bimbetta
carica di entusiasmo e nelle tasche.. soltanto un pugnetto di anni. Avevo
18 anni allora, sono partita per cercare me stessa.. per ritrovare
la donna che avevo sognato.. per conoscere finalmente la donna che sarei
diventata! Avrei viaggiato per anni.. percorso milioni di chilometri..
attraversato galassie, ma tanto.. avrei viaggiato per nulla e le mie
domande.. avrebbero continuato ad echeggiare nell'aria senza una risposta!
Tanto valeva fermarsi a Roma! Non potevo sbagliarmi, in fondo.. tutte le
strade portano all'Urbs! In quei momenti, durante la partenza, nella mia
testa scorrevano le immagine della mia infanzia, della mia adolescenza..
anni stupendi.. anni che ancora oggi escono indelebili dai cassetti della
mia memoria! Scoppiai in lacrime quel giorno, sapevo cosa lasciavo.. i
miei amici, una casa, LA MIA FAMIGLIA!! Continuavo a ripetermi:
"Perché la strada più difficile? Perché mai abbandonare la mia
adorata isoletta?" Poi ho capito che cercavo un sogno, l'ho
inseguito, l'ho tenuto stretto! è stata dura, ma ce l'ho fatta: sono un
dottore in Medicina e Chirurgia (da due settimane circa)! Una scelta
giusta? Sbagliata? Chi può dirlo? Ai posteri l'ardua sentenza.
(SCHERZO!!!) Molti probabilmente non mi ricordano più, quando
torno in Paese mi capita di sentire: "Ma sei di Grotte?" Vi
confesso che queste parole.. gravano sulle mie esili spalle come fossero
macigni! Quando ti assenti per molto tempo, pensi (o forse speri!) che al
tuo ritorno tutto rimanga immutato.. come l'hai lasciato.. in un limbo
metafisico.. come se il tempo avesse deciso di rimanere a guardare! Poi ti
scontri con la realtà.. tutto è cambiato.. gli alberi.. le strade..
perfino le persone (non è una critica, soltanto una constatazione)! Oramai ho imparato a convivere coi ritmi caotici
della città. Tutti corrono.. tutto si muove, ma poi.. che cosa mai
avranno da correre!!? Non lo so, so soltanto che adesso.. vado di corsa
anch'io (sarà forse per il mio innato spirito di solidarietà?)! Ricordo ancora il mio primo giorno. Ho chiamato un taxi, l'autista ha
esordito dicendo: "Aho, Roma è bella de giorno, ma de notte.. te fa
sognà". Questo pazzo ubriacone!.. ma in fondo.. C'aveva ragione lui! Vedevo la città e mi perdevo in essa, ce l'avevo
in pugno! Mi sentivo la padrona del mondo, avrei potuto vincere chiunque!
Fronteggiavo la solitudine.. mi battevo come un leone! I miei cari, la mia
terra, la mia gente mi mancavano come l'acqua mancherebbe al suo mulino!
Ma nella mia mente continuava a farsi spazio un'idea, un ossessione: non
potevo deludere coloro che mi avevano sostenuto, non potevo darla vinta a
quelli che invece.. in me.. non avevano mai creduto! Da quel giorno.. il prezzo della benzina è
raddoppiato, due grattacieli sono crollati, il Palermo è tornato in serie
A.. insomma. ne è passato di tempo! La bimbetta si è fatta donna (ancora
in erba.. ma sempre donna!), sono maturata personalmente e
professionalmente e oltre questo.. ho continuato a tenere vivi i miei
ricordi! IO NON DIMENTICO.. le mie origini, i miei compagni, la mia
SICILIA! Sapete, il buon nome dei SICILIANI trova i suoi
massimi estimatori proprio nella capitale. Ci distinguiamo per la cucina,
per il calore, per la lealtà. insomma.. ci distinguiamo! Se devo essere
sincera, comunque, non ho nulla da obiettare.. non sono malaccio neanche
loro (Sti romanacci! Anche se quelli veraci alla fine.. si contano davvero
sulle dita di un monco!). La mia avventura è stata costellata di persone
meravigliose! Con loro mi sono sentita a casa, coccolata come se fossi
rimasta ancora tra le braccia del papà, come se la campana di vetro che
mi proteggeva non si fosse mai schiusa! Fra poco a Grotte si svolgerà una delle feste a
me più care. Una di quelle tradizioni che, a mio avviso, non dovrebbe mai
andare perduta! Sono convinta che secondo l'opinione di molti starei
farneticando, ma vi assicuro che la distanza da casa rende l'evento unico
al mondo! Qualche giorno fa, tornando all'ovile, ho potuto assaporare il
gusto dei preparativi: le prove della banda (non sono di parte), della
recita e quant'altro. Vi confesso che.. potrei perdere la finale
dell'Italia ai mondiali.. ma questa.. non la perderei per nulla al mondo!! Scusate se vi ho annoiato, ma oggi avevo un po'
di nostalgia e un pc a disposizione. Roma sei forte, ma il mio cuore.. rimane sempre a Grotte! Con simpatia,Donatella Castronovo
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La lettera di un amico, innamorato di Grotte |
Quanto io tenga al mio paese credo ormai sia risaputo,
basta leggere gli articoli precedenti. Ho ricevuto una lettera dal
carissimo amico Filippo Lo Presti, da Roma, che esprime i miei stessi
sentimenti. Sono felice di avere conferma che molti altri giovani, come me
e Filippo, sono orgogliosi di Grotte. Non voglio togliere nulla
all'immediatezza della lettera, che vi propongo integralmente.
Caro Carmelo ancora una volta il tuo sito “Grottese”, con la g
maiuscola, ci ha permesso, a noi che per varie ragioni siamo
momentaneamente lontani, di sentire vicino l’odore di casa. A quanto pare in questo periodo fa freddino; ho visto la foto di Grotte
sotto la neve, è bellissima!
Ho letto la tua rubrica, mi rivedo in molte delle cose che scrivi
soprattutto in quelle che descrivono l’amore viscerale per il nostro bel
paesino. Non c’è dubbio che ognuno di noi è un po’ quello che il
paese in cui è nato e cresciuto lo ha portato ad essere. Personalmente mi
dissocio da quanti (e sono molti) una volta fuori Grotte debuttano con un
bel “A Grotte non c’è PROPRIO NIENTE!”.
Da quasi due anni, grazie a questa mia, (ormai breve per fortuna)
esperienza romana ho avuto modo di entrare in contatto con ragazzi della
mia età provenienti dalle più diverse parti d’Italia (la maggior parte
comunque del sud). Quasi tutti non immaginano minimamente di ritornare nella loro regione,
“A Roma si sta benissimo!” dicono.
Sarà così ma, fermo restando che la capitale è
sempre la capitale, io non sono proprio dello stesso avviso. Volendo dare
il giusto peso alle cose, quando sono stressato preferisco ardermene in
campagna mia, dove ho passato una serena infanzia piuttosto che farmi
sommergere da posti che nonostante lo sforzo non potrò mai considerare
miei. Ti assicuro che non è paura di stare lontano da casa, per varie
ragioni lo sono stato spesso e per lunghi periodi. So che quasi
sicuramente non sarò libero di decidere dove, diciamo così, metterò su
casa, ma di certo se potessi scegliere non mi allontanerei dalla Sicilia e
possibilmente non mi allontanerei neanche da Grotte. Capisco chi
giustamente eccepisce che in Sicilia e soprattutto nell’agrigentino non
ci sia di che sperare, e tuttavia io controbatterei che a questa
situazione la nostra sfiducia pregiudiziale non è di certo di grande
aiuto. Del resto se noi per primi appena fuori ci riproponiamo come
fuggiaschi di tornare giusto per le feste, tanto perché c’è la
famiglia, poi non possiamo lamentarci se tutto invecchia e non succede
nulla di nuovo sotto il cielo.
Se non lo hai letto ti consiglio un bel libro di
Roberto Alajmo, si intitola “Palermo è una cipolla”. L’autore descrivendo uno dei luoghi comuni su noi siciliani scrive che
gli abitanti di Palermo, ma può estendersi a tutti i siciliani, si
dividono in due categorie: quelli che partono dall’isola e quelli che ci
rimangono. “Chi parte considererebbe chi resta un provinciale destinato
al peggior fallimento esistenziale, e chi resta parla di chi è partito
come di un disertore che ha abbandonato la prima linea per rifugiarsi
nelle retrovie”. Personalmente non appartengo né alla prima né alla
seconda di queste categorie solo credo che chi parte potrebbe mettere in
conto anche di tornare e spendersi per la propria bella isola e chi resta
fare in modo di migliorare le cose così da limitare il flusso di quelli
che vogliono partire. Non è idealismo, diciamo che è voglia di crederci!
Lo stesso autore continua scrivendo che chi parte si
alza la mattina, magari a Milano, vede grigio dalla finestra fa colazione
con una pasterella surgelata e teme di aver sbagliato tutto. Chi resta si
alza vede il sole dalla finestra, fa colazione con un bell'iris alla
ricotta e capisce di aver fatto bene a restare. Alla sera i due tornano a
casa, chi è partito è bello soddisfatto per una buona giornata di lavoro,
chi è rimasto medita di partire.
Magari le ragioni per restare non si esauriscono nel
sole e nell’iris alla ricotta, ma d‘altra parte, tocca anche a noi
evitare che una delle principali ragioni per partire sia la costrizione
causata dall’assenza di prospettive per un gratificante futuro.
Un abbraccio e buona serata. Io torno presto.
Filippo
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Da un anno all'altro, sperando che qualcosa cambi. |
"... così mi distraggo un pò", cantava Lucio Dalla, e
continuava dicendo: "Da quando sei partito c'è una grossa novità: l'anno
vecchio è finito ormai, ma qualcosa ancora qui non va". Questo direi ad
un amico lontano. Si sa che il fine anno è tempo di bilanci, di tirare
le somme, di guardarsi indietro pensando al domani. Non voglio scrivere
un elenco di fatti e persone, sarebbe lungo e noioso (soprattutto da
leggere); solo qualche breve considerazione sugli avvenimenti degli
ultimissimi giorni. I grottesi hanno un cuore grande, sanno donare,
condividere. Lo hanno dimostrato durante le recenti iniziative benefiche
che hanno avuto luogo nel nostro paese. Due raccolte di prodotti
alimentari, a breve distanza l'una dall'altra, hanno dato grandi
risultati (più di 700 Kg di prodotti solo nell'ultima raccolta); una
serata nel segno della solidarietà verso "gli ultimi" organizzata per il
giorno di Santo Stefano; una vendita di prodotti artigianali organizzata
in collaborazione con la scuola allo scopo di raccogliere fondi per l'Unicef, una triangolare di calcio il cui incasso sarà devoluto in
beneficenza, e di sicuro dimentico altro. Magari non lo sa, o preferisce
non sentirselo dire, però il grottese ha un cuore grande. Con queste
iniziative l'anno potrebbe terminare positivamente, eppure... Gli
assessori comunali hanno rassegnato le dimissioni ed il paese conclude
l'anno senza un'Amministrazione. Hanno voluto, di certo, dare un segnale
positivo di non attaccamento "alla poltrona" e consentire nuovi
equilibri tra le forze che appoggiano il Sindaco. Non interessano i
perchè (ci sono sempre dei buoni motivi) e non esprimo giudizi, ma
questi sono i fatti. E' evidente che ai cittadini non piacciono i
frequenti cambi di Assessori, e neanche le continue frizioni tra i
partiti che sostengono il Sindaco. L'opposizione in Consiglio Comunale
compie bene il proprio compito di critica e pungolo (com'è suo dovere);
la maggioranza farà bene il suo, dando presto una guida alla città. Non
una speranza, piuttosto un augurio: che possiamo avere per tutto il 2006
una buona Amministrazione. Rileggevo in questi giorni la relazione che
il Dott. Giacomo Agnello fece nel 1988 (17 anni fa) al 40° anniversario
della DC a Grotte
;
oggi si potrebbe rifare identica. I problemi sono sempre quelli: la
disoccupazione, la fuga dei giovani verso il nord, il ponte sullo
stretto, la speranza del lavoro nella "zona industriale". Sembra non sia
cambiato nulla. Forse, per dirla con Lucio, "l'anno che sta arrivando,
tra un anno passerà" lasciando tutto immutato. Io voglio essere
ottimista: i grottesi sanno fare il bene, e sanno farlo bene. Un buon 2006 a tutti.Carmelo Arnone
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E' il mio paese |
Dall'infanzia alla maturità, il luogo dei ricordi...
verso il futuro. |
Ciascuno ama i luoghi della propria infanzia. Per il
semplice motivo che lì è cresciuto. I giochi per strada, le prime
amicizie, le piccole liti ed i grandi divertimenti sono
indissolubilmente legati ad un territorio. Vi sono angoli di case,
incroci di vie, spiazzali, scalinate che richiamano alla mente episodi
dal sapore di pane e zucchero. Un lampione ha segnato il primissimo
periodo dei miei giochi. Una lampadina sotto un semplice piatto smaltato
bianco. Segnava l'incrocio tra Piazza Fratelli Bandiera e Via Washington
(per noi bambini, allora, era "Uoscinton"). Indicava la traversa da
prendere per ritrovare la via di casa, per non smarrirsi nello spazio.
Ci si smarriva nel tempo, giocando sino alle ombre della notte. Quel
lampione acceso indicava l'ora del rientro tra le mura domestiche. A
casa, l'odore delle candele accese accompagnava l'abbandono al sonno, ai
sogni. La chiesetta vicino casa, nei pomeriggi invernali, ospitava i
giochi di noi bambini; non era un vero oratorio, ma scaldava l'anima.
Crescendo ho imparato a conoscere tante altre viuzze e vicoli,
attraverso cui mi recavo a scuola, lontana, a piedi, spesso correndo
(sbrigati che è tardi!). L'andata era leggera, in discesa; il ritorno
molto lento, in salita. Poi ho percorso la strada verso la stazione
ferroviaria, e da lì molte altre strade, vie, piazze... ma sono sempre
tornato. Il tempo è trascorso inesorabile. Il pane e zucchero ha ceduto
il passo al big mac. La periferia ha vie ampie e moderne abitazioni, ma
il paese, nel mio cuore, è rimasto lo stesso. Io amo questo paese. Non
solo il luogo geografico e della memoria, ma anche l'umanità che lo
abita. Amo ogni singola persona che vive qui. Giovani e anziani,
benestanti e non, gente di lettere e di zappa. Ciascuno merita un mio
sorriso, ed a ciascuno sono grato perchè rende vivo Grotte e condivide
con me la sua esistenza. Come dire... percorriamo il sentiero della vita
sullo stesso treno. E ringrazio Dio per avermi fatto vivere proprio qui.
Sono innumerevoli i modi per dimostrare i propri sentimenti. Questo sito
è segno del mio amore per questo paese ed i suoi abitanti. Un modo per
farlo conoscere al mondo e per essere utile alla comunità. Vi ho
inserito la storia (che, in minima parte, ho vissuto), le tradizioni, le
istituzioni, le attività ed altro. Nella speranza che questo mio lavoro,
in cui passato e presente si ritrovano, possa contribuire a
proiettare Grotte verso il futuro. Questo, è il mio paese.
Carmelo Arnone |
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