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Grotte.info Quotidiano - Agosto 2011

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Gennaio 2011

 

31/08/2011

Teatro. Al Teatro Regina Margherita "Rido e... tango", varietà di Salvatore Bellavia

 

"Rido e... Tango", varietà di Salvatore Bellavia.
Manifesto

Lunedi 5 settembre, alle ore 20.30, nell'atrio della scuola "A. Roncalli" andrà in scena "Rido e... tango" (Come un varietà del tempo che fu), spettacolo di Salvatore Bellavia; una produzione del laboratorio teatrale "Luchino Visconti" di Grotte.
Con la partecipazione di Alessandra Criminisi, Calogero Infantino, Alessandra Marsala, Salvatore Milano, Claudia Palermo, Giulia Serravillo, Dario Serravillo, Valeria Todaro, Valerio Vella, Isabella Villani, Assunta Villardita, Domenico Vizzini.
Partecipazione straordinaria di Ketty Cardillo e dell'Orchestra "I Malavoglia" diretta dal M° Salvatore Mercato.
Regia di Salvatore Bellavia.

"Rido e... tango" - Spettacolo di S. Bellavia
Atrio Scuola "A. Roncalli"
Grotte, 05/09/2011
Inizio spettacolo ore 20.30
 

 

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31/08/2011

Iniziative. Cultura e spettacolo nei tre "Incontri alla Torre"

 

Incontri alla Torre - 4, 8 e 11 settembre 2011
Manifesto

Incontri alla Torre - 4, 8 e 11 settembre 2011

Saranno tre gli "Incontri alla Torre", appuntamento estivo di spettacolo e cultura ideato e diretto da Aristotele Cuffaro, che si svolgeranno nel prossimo mese di settembre, alle ore 21.00, nel giardino della Torre del Palo, a Grotte.
Il primo dei tre appuntamenti, che avrà  luogo domenica 4 settembre, sarà uno spettacolo di cabaret con l'attore Paride Benassai.
Seguirà, giovedi 8 settembre, un altro spettacolo di cabaret con l'attore Massimo Spata.
Il ciclo di appuntamenti si concluderà, domenica 11 settembre, con un incontro culturale in onore di Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore, nel quale, attraverso l'analisi della sua attività letteraria, si affronteranno temi attuali di carattere sociale, economico e culturale.
Gli "Incontri alla Torre" sono organizzati dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Grotte, in collaborazione con la Dott.ssa Giovanna Zaffuto, Presidente del Lions Club Zolfare.

"Incontri alla Torre"
Domenica 4 settembre ore 21.00: spettacolo di cabaret con Paride Benassai.
Giovedi 8 settembre ore 21.00: spettacolo di cabaret con Massimo Spata.
Domenica 11 settembre ore 21.00: incontro culturale con Pietrangelo Buttafuoco.
Giardino della Torre del Palo - Grotte
 

 

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31/08/2011

Attività. Opportunità d'impiego per laureati, presso il Centro servizi socio-sanitari "Il Girasole"

 

Servizi alla persona, ai minori ed ai disabili offerti dal Centro servizi socio-sanitari "Il Girasole".
Manifesto

Il Centro Servizi Socio-Sanitari “IL GIRASOLE” seleziona, presso la propria sede di Grotte, personale da inserire in attività progettuali che sia in possesso dei seguenti requisiti:
- laurea con votazione non inferiore a 100/110;
- residenza a Grotte.
Seleziona inoltre n° 1 insegnante di inglese madrelingua.
Gli interessati possono presentare la propria candidatura presso l’ufficio di Via Cavour n° 49, nei giorni di mercoledi 7 e giovedi 8 settembre, dalle ore 09.00 alle ore 13.00.

Il Centro Servizi Socio-Sanitari, “Il Girasole" è una struttura operante nella provincia di Agrigento, con sede a Grotte, che propone iniziative sociali e sanitarie, e risponde ai bisogni della persona, dei minori e dei disabili.
Eroga i propri servizi, avvalendosi di operatori qualificati, previa stesura di progetti individualizzati, nelle seguenti aree:
1) Servizi alla persona:
- assistenza domiciliare;
- servizio di accompagnamento (trasporto);
- disbrigo commissioni varie;
- assistenza ospedaliera;
- servizio infermieristico;
- fisioterapia - neuropsicomotricità;
- logopedia;
- podologia (callista);
- consulenza psicologica;
- segretariato sociale;
2) Servizi ai minori e disabili:
- interventi educativi finalizzati al superamento di difficoltà (disattenzione, iperattività, basso livello di autostima, basso rendimento scolastico, difficoltà comunicative e relazionali);
- interventi di promozione al successo scolastico (lezioni di recupero per alunni di scuole di ogni ordine e grado);
- interventi di promozione di un armonico sviluppo psico-fisico (consulenza pedagogica, consulenza di logopedia, interventi abilitativi e riabilitativi, consulenza psicologica);
- servizio di accompagnamento (per la frequentazione di servizi pubblici o privati - con personale qualificato, baby-sitter).
Il Centro, per l’area dedicata alla persona, propone servizi che consentono agli utenti di poter rimanere nel proprio contesto familiare. Per l’area dedicata ai minori e disabili, si occupa di organizzare, gestire e realizzare (sia a domicilio che in sede) interventi educativi e di promozione, attraverso consulenze pedagogiche, logopediche e psicologiche.
 

 

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30/08/2011

Lettere. Bugie sulla guerra in Libia; di Fabio Pillitteri

 

Lettere alla nostra Redazione

Riceviamo e pubblichiamo.

"
In merito all'ultima mai mail e alla "risposta dalla redazione", ci tengo a chiarire alcuni punti, già esposti nei miei commenti sul canale facebook di Grotte.info.
Non affermo che i media internazionali si siano accordati segretamente per raccontare bugie, credo piuttosto che abbiano lasciato a casa il senso critico e si siano affidati dogmaticamente a fonti poco attendibili, e soprattutto piene di conflitti d'interesse. Chi? I ribelli. Spesso sono proprio il Cnt libico o i portavoce dei ribelli ad essere citati come fonti delle notizie, e ciò non mi sembra molto corretto, anche perché poi ciò che affermano altre fonti, altri giornalisti (come Meyssan, giornalista francese che è a Tripoli da giugno e del quale ho linkato un articolo nella precedente mail), altre agenzie, il governo libico o addirittura le organizzazioni umanitarie come Human Rights Watch o Amnesty international, non vengono prese nemmeno in considerazione. Non vengono citate, osservate, divulgate. Per poca professionalità o perché la trama è già stata scritta, e i ribelli coi vessilli monarchici del re Idris (anche questo mai fatto notare), e non si accettano versioni alternative o deroghe alla narrazione ufficiale.
Vorrei proporre alcuni link che parlano della sconfitta dell'informazione vera.
Qui c'è un servizio di "La storia siamo noi", strutturato in 4 parti, che parla proprio di disinformazione nelle narrazioni belliche, in particolare di quella libica. Spero che la professionalità del programma, di Giovanni Minoli e dell'autore del servizio, l'inviato di guerra Amedeo Ricucci, possa essere ben gradita:  http://www.youtube.com/watch?v=Pk3JinQZg88&feature=related.
Qui c'è intervista singola al già citato Amedeo Ricucci, inviato da anni negli scenari di guerra più duri: http://www.youtube.com/watch?v=ISDFhdu3d6k . Parla di come la notizia dei 10 mila morti e delle fosse comuni siano state date senza prove, affidandosi a quanto detto dai ribelli e in palese mancanza di riscontri pratici sul campo. Bombardamenti governativi su Tripoli avrebbero dovuto lasciare il segno, ma non ce n'era traccia. Emblematico, molto. E le fosse comuni sono altra cosa, quello era un cimitero con singole tombe.
Qui Amnesty International dice di non aver raccolto alcuna prova degli stupri da parte dei lealisti e del fatto che Gheddafi li abbia caricati di viagra. La fonte erano i ribelli e la storia del viagra una manomissione farsesca. Eppure Hillary Clinton e il procuratore dell'Aja, Ocampo, urlavano contro le violenze sessuali dei lealisti. Si erano basati sulle dichirazioni dei ribelli. http://www.lettera43.it/cronaca/19487/wall-street-journal-il-rais-lascera-tripoli.htm .
Qui Ian Martin, dell'Onu, parla di crimini commessi dai ribelli: stupri, esecuzioni sommarie, crimini contro gli immigrati accusati ingiustamente di essere mercenari. Ma non mi pare che la notizia abbia fatto il giro dei notiziari, forse è troppo scomoda. http://www.ultimaora.net/notizie-mondo/i-ribelli-libici-hanno-commesso-crimini-di-guerra.html .
A Gheddafi sono state messe in bocca parole mai dette o distorte nel loro significato. Ad esempio, aveva avvertito la Nato che se avesse continuato a bombardare certe zone avrebbe danneggiato la rete idrica rischiando di lasciare a secco varie città tra cui Bengasi. I media hanno affermato che Gheddafi ha minacciato di lasciare Bengasi senza acqua. Questo è totalmente falso, questa è disinformazione criminale. http://altocasertano.wordpress.com/2011/04/05/libia-tripoli-disastro-umanitario-se-raid-nato-colpiscono-rete-idrica/ .
La BBC, in una diretta di pochi giorni fa, ha spacciato, di fronte a milioni di telespettatori, una manifestazione indiana per una manifestazione di libici contro il governo di Gheddafi. Dai visi, dall'abbigliamento ma soprattutto dalle bandiere si capisce che quelli sono indiani, niente affatto libici. E sullo schermo spiccava, in rosso, la scritta: "Live to Tripoli". Semplice errore o mancata professionalità? E parliamo della BBC.
Infine, Peace Reporter si chiede chi sia Jibril, leader del Cnt libico. È un uomo che è stato vicino al regime ma è stato poi allontanato. Ha lavorato per permettere l'infiltrazione economica anglo-americana in Libia. Questo dovrebbe mettere in dubbio le sue reali motivazioni e lasciar intravedere un enorme conflitto d'interessi. Praticamente è il cavallo di  Troia che aprirà le porte alle aziende straniere per interessi che, temo, non saranno dei cittadini libici.
Ora, non voglio convincere nessuno e non voglio diventare il profeta della Verità, perché quella non ce l'ha nessuno, né io, né Obama, né Gheddafi, né il Cnt. Il mio scopo è quello di indurre il senso critico e far nascere delle domande di indagine e filtro delle notizie che ci arrivano a raffica. Spero che si inizi a prendere le notizie con le dovute precauzioni, ossia col dubbio e con la voglia di indagare meglio, perché troppo spesso le notizie servite su un piatto d'argento nascondono inesattezze se non totali bugie. Ed in base a queste bugie è stata scatenata una guerra che ha provocato migliaia di morti, perché di umanitario, e credo che questo possano sospettarlo anche i bambini, non c'è nulla, e nemmeno di democratico, visto la caratura morale dei ribelli e dei loro leader, placcati di smania di potere".

 

   

Fabio Pillitteri

 
 
Dalla Redazione.
Che ogni guerra sia una sconfitta per l'umanità, e che dietro ogni conflitto si nascondano (o tentino di nascondersi) interessi politici ma soprattutto economici, è un dato acclarato. Che tali interessi possano influenzare, in maniera più o meno stringente, gli organi di informazione, rientra nell'ambito del possibile (basta portare ad esempio l'evidente faziosità di taluni telegiornali e quotidiani italiani). Che la disinformazione riguardo quanto sta accadendo in Libia sia totale, anzi "criminale", è un parere che non ci sentiamo di condividere. Ad esempio non riteniamo sia vero che tutti gli organi di stampa si affidino pedissequamente a quanto riferito dai ribelli; ne è testimonianza la presenza a Tripoli (e la cattura seguita dal recente rilascio) di 4 giornalisti italiani, di 4 testate diverse: "La Stampa", il "Corriere della sera" e "Avvenire" (quest'ultimo quotidiano non certo fomentatore di conflitti), nonché la presenza, sempre a Tripoli presso l'hotel Corinthia, di altre decine di giornalisti provenienti da vari Paesi. Che di democratico nella guerra in Libia (che condanniamo - su questo siamo d'accordo - e che causa migliaia di vittime civili innocenti) non vi sia nulla, anche questo è un parere. Se il popolo tunisino e quello egiziano hanno trovato la forza di ribellarsi alle rispettive dittature, mentre quello siriano sta ancora pagando con un altissimo prezzo di sangue il proprio anelito alla libertà, perchè il popolo libico dopo decenni di tirannia non avrebbe dovuto reagire al regime del "colonnello"? Sarebbe stata auspicabile una volontaria partenza del dittatore, oppure una nuova incruenta "rivoluzione dei garofani" (come quella portoghese del 1974); purtroppo per l'attaccamento al potere taluni sono disposti a sacrificare la vita (ma esclusivamente quella degli altri). Ci auguriamo, come il nostro lettore e gli autori degli articoli da lui citati, che le armi tacciano al più presto e che un periodo di pace torni a regnare su quel lembo di continente africano.
 
   

Carmelo Arnone
 

 

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30/08/2011

Premio Racalmare. Franco Di Mare, con "Non chiedere perchè", vincitore della XXIII edizione

 

XXIII edizione del Premio Letterario "Racalmare - Leonardo Sciascia"
Manifesto

Franco Di Mare
Franco Di Mare

Franco Di Mare - Non chiedere perchè
Copertina

Il giornalista e scrittore Franco Di Mare ha vinto la XXIII edizione del Premio Letterario "Racalmare - Leonardo Sciascia", con il romanzo "Non chiedere perchè", edito da Rizzoli.
Si è svolta domenica 28 agosto, in Piazza Umberto I a Grotte, la cerimonia di proclamazione del vincitore del Premio, per il quale erano in finale anche i libri "La catastròfa" di Paolo Di Stefano e "La strada dritta" di Francesco Pinto.
Al folto pubblico presente in piazza ed ai graditi ospiti della manifestazione, il sindaco Paolo Pilato ed il presidente del Consiglio Comunale Angelo Collura hanno rivolto il loro saluto con gli interventi iniziali. La serata, condotta da Michela Giuffrida, è entrata nel vivo con la presentazione, da parte degli autori, delle rispettive opere, delle quali l'attore Filippo Luna ha interpretato alcune delle pagine più significative. A seguire il Sindaco ha consegnato ai tre finalisti le targhe e le pergamene con le motivazioni.
A Franco Di Mare, per “Non chiedere perché”: "Il romanzo restituisce la paura della guerra, gli orrori del conflitto etnico, l’ignavia dell’Europa ma anche i piccoli eroismi quotidiani, la forza dei rapporti personali, il coraggio dei singoli, la generosità dei volenterosi. E così la storia di Malina, la bimba che Marco decide di portare via da quei luoghi di pianto e lutti si carica di commozione e valore simbolico, quasi che salvando una bambina si possa conservare il barlume di speranza che, tra quelle pietre, quei corpi morti lungo le strade di  Sarajevo, vive negli occhi della piccola bosniaca. A muovere le fila di tutto il romanzo è una vicenda reale che Franco Di Mare racconta per rendere omaggio ad una città che ha resistito eroicamente ad un attacco tra i più sanguinari e spietati in Europa dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Nel romanzo, l’autore mette a nudo anche se stesso, le sue emozioni, le sue sensazioni non solo di giornalista ma soprattutto di uomo in una sorta di catarsi che, grazie al protagonista Marco De Luca, lo libera da ciò che di tragico e brutale ha visto con i suoi occhi. Un romanzo per non dimenticare, un romanzo sulla guerra, un romanzo sull’amore".
A Paolo Di Stefano per “La catastròfa”: "Paolo Di Stefano ha conosciuto i protagonisti di quell’amara vicenda, ha conosciuto i piccoli grandi uomini che con imponderabile eroismo, senza esitazione, si immersero nell’inferno della miniera nella disperata ricerca dei loro compagni. Si è calato quasi materialmente nei pozzi profondi delle rimembranze dei loro momenti felici, dei loro pensieri, dei sogni giovanili, delle loro istintive e gravi premonizioni, della loro imprevedibile foga di ricostruire brandelli della loro esistenza annientata, affinché tutto sia consegnato a futura memoria perché, parafrasando Sciascia, “la memoria deve avere un futuro”. Noi soggiungiamo che grazie anche ad opere come “La catastròfa”, che parlano con incisività alla coscienza, questo futuro potrà detenere i fondamenti di quella società che Sciascia avrebbe considerato veramente civile: la Giustizia, la Verità e quindi la Ragione".
A Francesco Pinto per “La strada dritta”: "L’Autostrada del Sole esiste come esistono le piramidi e tutti i monumenti che testimoniano l’esistenza di una civiltà di singoli, spesso sconosciuti, ma immortalati dall’opera che ha contribuito ad edificare. A chi rimane spetta il compito di riconoscere l’importanza dell’opera non solo per il  suo valore artistico o per l’utilità economica, ma soprattutto per il valore culturale, sociale, umano. Il romanzo dell’autosole fa sì che questa strada non sia solo una striscia d’asfalto e raccontarne la sua storia permetterà di non buttare via il ricordo di chi siamo stati e di chi possiamo ancora essere. Permetterà di tenere viva la memoria del nostro coraggio per essere sempre capaci di ritrovarlo. La prosa lineare, l’espressione chiara, il linguaggio misurato ed elegante, privo di eccessi o preziosismi, ma che suscita forti vibrazioni del cuore, in sintonia con l’argomento trattato, la cui indiscutibile concretezza porta tuttavia all’emozione, se non alla commozione, sono altri motivi di apprezzamento dell’opera di Pinto, che ci sembra abbia contribuito in modo “altro”, davvero non retorico, alla celebrazione del 150° dell’Unità d’Italia".
Dopo la lettura delle motivazioni è stato il momento della votazione, da parte delle giuria popolare, del libro vincitore.
Le 34 schede votate sono state scrutinate in diretta dinanzi ai finalisti dal Presidente Onorario Gaetano Savatteri, assistito dal segretario del Premio Piero Calì e dal sindaco Pilato.
Al termine delle operazioni di scrutinio sono stati comunicati i voti ottenuti, il cui risultato finale, che ha reso merito a tutti e tre gli autori, è stato di 8 voti per "La strada dritta", 12 per "La catastròfa" e 14 per "Non chiedere perchè".
I tre finalisti, ai quali spetta indicare - in qualità di consulenti - tre libri ciascuno per la prossima edizione del "Racalmare", hanno ottenuto un premio di 1.000 euro ciascuno. Al vincitore Franco Di Mare, oltre ad ulteriori 2.000 euro di premio in denaro, è stata consegnata la scultura "La civetta", dell'artista Giuseppe Agnello - autore del "Montalbano" di Porto Empedocle e dello "Sciascia" di Racalmuto -. Una copia della stessa scultura (omaggio a "Il Giorno della civetta" dello scrittore racalmutese) è esposta al Quirinale, precedentemente offerta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La foto di gruppo sul palco, con tutti i giurati, le Autorità e gli organizzatori, ha concluso la manifestazione.


Carmelo Arnone
30 agosto 2011
© Riproduzione riservata.
 

Francesco Pinto
Francesco Pinto

Francesco Pinto - La strada dritta
Copertina

Paolo Di Stefano
Paolo Di Stefano

Paolo Di Stefano - La catastròfa
Copertina

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29/08/2011

Racconti. "Un tuffo nel passato" - Capitoli 35° e 36°; di Carmelo Luparello

 

Prof. Carmelo Luparello
Prof. Luparello


UN TUFFO NEL PASSATO
di Carmelo Luparello

Cap. XXXV

          Certo, a sentire parlare l’arciprete, c’era da rabbrividire. Sarebbe andato all’Inferno almeno il 70% dei grottesi che votavano Ardicasi: i miei parenti, gli amici, gli amici degli amici, i contadini, gli zolfatai che facevano sciopero perché, a fine mese, non ricevevano lo stipendio ed erano costretti a fare “debitu cu li putiara”, cioè ad indebitarsi coi negozianti.
          Erano i mezzadri che coltivavano la terra dei padroni, o i braccianti agricoli “quasi sempri muorti di fami”, cioè quasi sempre morti di fame. Era “la zà ‘Ntonia Buscemi”, cioè “la zia” Antonia Buscemi e tutti “li santaruccara”, cioè gli abitanti del quartiere San Rocco, che votavano, in blocco, per il Partito Comunista. Certamente non sarebbero andati all’Inferno i ricchi del paese, quelli che, per intenderci, si riunivano, ogni sera, nel Circolo a loro riservato (un cartoncino appeso dietro il vetro della porta d’entrata avvertiva “E’ severamente vietato l’ingresso ai non soci”) per giocare a scopa o anche d’azzardo specialmente nel periodo natalizio, quando tanti  di questi sedicenti nobili puntavano, sul tavolo di gioco, grosse somme di denaro, con le quali un povero diavolo ci avrebbe mangiato anche un anno. Questo di sera, perché di giorno, seduti su delle lussuose poltrone, leggevano e commentavano il giornale le cui pagine erano tenute ferme da un’asta di legno.
          Erano i padroni di grosse proprietà, di miniere e di palazzi, dove il puzzo del letame degli animali non sarebbe mai arrivato, anche se in certe giornate ci arrivavano le grida degli operai in sciopero. Tra questi nobili c’era pure un sarto che, fra l’altro, era molto bravo nel suo mestiere, ma del quale non riuscivo a capire su che cosa si basasse la sua nobiltà, anche se lui disdegnava l’umile gente.
          Erano doppiamente fortunati costoro: nella vita terrena perché godevano di privilegi (tra i quali magari la radio o più tardi la televisione) che gli altri comuni mortali non avevano, e in quella celeste perché sarebbero stati beati della visione di Dio.
          E l’arciprete, pur di salvare delle anime dall’Inferno e portarle in Paradiso, beffando anche Belzebù in persona, non esitava a ricorrere alle minacce anche di carattere economico.
          Un giorno si recò in casa di una famiglia, nota per le sue simpatie verso la Sinistra, e disse: “So che avete in corso una domanda di pensione, io non ve la farò arrivare mai”.
          Non so cosa fece, se agì da solo o in combutta col maresciallo dei carabinieri che, allora, assieme all’Arciprete e al Sindaco, era a capo del paese, o, magari non agì per niente, perché magari era soltanto un millantatore, fatto sta che a quella famiglia la pensione, che l’avrebbe risollevata dalle tristi condizioni in cui si trovava, non arrivò mai. Esempio sublime di carità cristiana!
          Un giorno all’arciprete venne la felice idea di creare un oratorio per togliere dalla strada tanti ragazzi, che la sera sarebbero così stati in sacrestia, dove avrebbero pregato e giocato soprattutto a carte e a biliardo. Infatti, in sacrestia, oltre a due armadi dove venivano custoditi gli arredi sacri, c’era un grande tavolo di colore scuro e uno o due biliardi, adesso non mi ricordo bene. In breve tempo l’arciprete riuscì a recuperare una ventina di giovani.
          In sacrestia si trascorreva il tempo in allegria, fino a quando a un ragazzo (Giuggiu Cammaratisi?) non venne un’idea che non sarebbe venuta a nessun altro. In sacrestia si accedeva passando attraverso una porta che, spesso, veniva chiusa con un chiavistello, fermato poi a chiave.
          Una sera dunque questo ragazzo, mentre l’arciprete rovistava in un cassetto e quindi dava le spalle alla porta e mentre tutti eravamo intenti a giocare, senza dire niente a nessuno, uscì, chiuse la porta col chiavistello, e scappò dalla chiesa. Meno male che non aveva la chiave, altrimenti non so come la cosa sarebbe finita.
          Al rumore provocato dalla porta che si chiudeva, tutti ci girammo da quella parte, poi corremmo ad aprire. Ma la porta, nonostante i nostri sforzi, non si apriva, essendo stata chiusa dal di fuori.
          Chiamammo l’arciprete che, capito finalmente quanto era successo, corse anche lui verso la porta pensando che fosse uno scherzo da parte nostra. Armeggiò un po’, poi non riuscendo ad aprire si voltò verso di noi che ridevamo a crepapelle, sperando di capire dal viso chi fosse il colpevole. Non trovò nessuno, per cui ritornò ad armeggiare con la porta, mentre, per la rabbia era diventato rosso in faccia.
          Qualcuno poi disse che all’arciprete era sfuggita una bestemmia. Quando ormai era stanco ebbe, anche lui, un’idea geniale. Prese la scopa che era in un angolo e col bastone incominciò a colpire il soffitto, sperando di attirare l’attenzione della sorella mentre noi continuavamo a ridere, tanto che a un certo punto l’arciprete, sentendosi preso in giro, lasciò la scopa e andò verso il primo ragazzo che gli veniva a tiro con l’intenzione di dargli due sberle e farlo “scannaliare”.
          Ma il ragazzo: “E chi ci curpu i, parri?” cioè : “ E che colpa ne ho io, padre?”. L’arciprete, per fortuna, mollò la presa. Nel frattempo la sorella che aveva sentito i colpi di bastone, allarmata non sapendo quello che era successo, era scesa e aveva aperto la porta, liberando così i prigionieri.
          Intanto, però, sull’arciprete e sulla sua famiglia giravano nel paese le voci più strane, sicuramente voci alimentate, secondo alcuni, che della parrocchia avevano fatto la loro seconda casa, da un certo anticlericalismo; voci che nessuno poté confermare né smentire, ma che ebbero subito, come succede spesso in questi casi, un’enorme diffusione in tutti gli strati della popolazione.
          Si mormorava dunque che una delle due sorelle, quella più giovane, che sapeva strimpellare l’organo, se la intendesse con un giovane al quale, in certe ore del pomeriggio, quando in chiesa non c’era nessuno e l’arciprete, vinto dalla canicola, dormiva o faceva finta di dormire, insegnava a suonare.
          E fu così, sempre secondo le voci incontrollate e incontrollabili, ma certamente provenienti da qualche comunista “arraggiatu” cioè sfegatato (ce ne erano tanti!) o da qualche protestante scomunicato, ( allora ce n’erano più di uno) che la pia donna, suonando suonando, si trovò in stato interessante.
          Si disse pure che, per evitare lo scandalo, il fratello arciprete l’avrebbe fatta abortire. Quanto ci sia di vero in tutta questa storia io non lo so, quindi non posso garantire della sua veridicità.
          Quello di cui, invece, sono certo è che la donna mancò dal paese per diverso tempo, assenza che fu, però, interpretata da alcuni come un vero ricovero in ospedale, appunto per abortire.
          Certamente magari la donna si sarebbe allontanata dal paese per un periodo di riposo, anche a stare in chiesa a pregare a volte ci si può stancare, e chi serve il Signore ogni tanto ha pure bisogno di prendersi le ferie, ma, si sa, in un piccolo paese, ogni nostra azione viene sempre interpretata come ci  fa comodo.
          Io mi devo limitare a riportare la notizia. Ma, nello stesso tempo, non mi posso, come diceva mia madre, macchiarmi l’anima, dando per certa una notizia che certa non è: possono le cose essere andate come le ho raccontate, possono essere andate anche diversamente.
          Come diceva sempre mia madre: “Si la vidi iddra e la so cuscenza”, cioè: “Lo sa lei e la sua coscienza”.
          Secondo un’altra versione, forse molto fantasiosa, a me nota per avermela raccontata gente che ha conosciuto, come me, di persona l’arciprete, avendo lavorato nella chiesa per sistemare il campanile che, a detta dello stesso arciprete, era cadente, il santo uomo avrebbe anche approfittato di una bambina e per questo motivo sarebbe stato, una sera, pestato a sangue.
          Una spedizione, poi, organizzata da alcuni giovani, sarebbe servita ad aggiungere vendetta a vendetta, perché i giovani, non sentendosela di violentare il prete, avrebbero in seguito violentato la sorella.
          Comunque siano andate le cose, violenza o no, sulla bambina, un fatto è certo: il campanile non raggiunse mai più l’antica altezza, né la chiesa la sua lunghezza. Perché? La risposta, a distanza ormai di decenni, ce la può dare soltanto il Padre Eterno che subì l’oltraggio del rimpicciolimento di una sua chiesa.

Cap. XXXVI

          Purtroppo non era solo la sorella dell’arciprete ad essere, a torto o a ragione, sparlata. C’era “la zà Rura”  cioè “ la zia Gregoria” la quale, stando a quanto riuscivo a capire dalle mezze parole pronunciate dagli adulti, non disdegnava l’amicizia di un venditore ambulante di olio, proveniente da un paese vicino, al quale voleva continuare a pagare l’olio con prestazioni sessuali.
          C’era pure un’altra signora, di cui non ricordo più il nome, che, proprio a causa di un “tradimento coniugale” una volta se la vide proprio brutta.
          Una sera, infatti, intorno alle venti, quando la piazza era affollata di gente in attesa del comizio del candidato del Blocco del Popolo e i negozi erano ancora aperti, si sentirono delle urla: “Aiuto, aiuto, mi vuole ammazzare!”. Era lei, la signora inseguita dal marito che, con una pistola in mano, gridava: “Fermati buttana, aspettami che ti devo ammazzare!” e all’indirizzo dell’uomo che, secondo lui, lo aveva cornificato e che correva in mutandine dietro alla donna, non avendo avuto il tempo di rivestirsi quando lui era rientrato un po’ prima del previsto: “ E tu antru curnutu, si ha curaggiu fermati!”, cioè : “E anche tu, cornuto, se hai coraggio, fermati”.
          Ma né la moglie né l’uomo avevano intenzione di fermarsi, anzi ci fu un fuggi fuggi generale, come avviene in tempo di guerra se suona l’allarme.
          E in poco tempo nella piazza non ci fu più nessuno, tanto che per quella sera il comizio fu rinviato. Perché, non si sa mai, se quel disgraziato avesse sparato per davvero, qualcuno di loro avrebbe potuto essere colpito. E poi bisognava anche testimoniare.
          “In certi lazzi miegliu nun ci si truvari”, cioè, “Quando succedono certe cose, meglio non essere presenti”. D’altra parte la signora non andò, però, lontano e fu subito raggiunta dal marito. Tremava di paura.
          Ma il marito: “Beddra mia - le disse -, amuninni intra ca tu si sempri ma muglieri”, cioè “Bella mia, andiamocene a casa perché tu sei sempre mia moglie”.
          Tanto rumore per nulla. Ma forse fu meglio così!
          Ma c’era anche qualche ragazza che, a quanto mi dicevano, si “dava da fare”. La chiamerò col nome di battaglia di Rina. Era la figlia di… beh pure su questo dobbiamo tacere perché altrimenti sarebbe individuabile subito, anche se oggi, ammesso che sia ancora viva, ha una certa età, e in paese, ormai è da decenni che non si fa più vedere e con i maschietti, almeno penso, non ci va più. Questi ultimi, d’altra parte, non saprebbero cosa farsene. Sarebbe un po’ vecchia!
          Non era di Grotte, ma vi era arrivata qualche anno prima, quando il padre vi era stato trasferito. Se ne andava spesso con ragazzi più grandi di lei, e chi diceva di averla vista sotto il ponte della ferrovia di contrada “La rina”, mentre si concedeva liberamente a dei ragazzi che, per averla, facevano la fila, come si fa oggi in una stazione ferroviaria quando si deve comprare il biglietto o in una chiesa quando si deve prendere la comunione, chi affermava in altri posti. Quello che è certo che non godeva di un’ottima fama.
          A proposito sempre dell’arciprete, si racconta un aneddoto che bisogna prendere sempre col beneficio dell’inventario.
          Mentre c’erano i muratori in chiesa, l’arciprete vantava la bontà della verdura che uno di loro coltivava nel suo orto, lasciando intendere che ne avrebbe voluto un po’. E l’interessato, sorridendo: “Patri ciprè, iu ci puortu la virdura e  vossia m’arriala un gaddruzzu”, cioè: “Padre arciprete, io le porto la verdura, e lei mi regala un galletto”.
          - E no - esclamò l’arciprete - lu addruzzu mi lu mangiu i cu la verdura!”, cioè: “Il galletto me lo mangio io, assieme alla verdura”.
          A fare ravvedere la gente e ad aiutarla a prenotarsi un posto in paradiso ci pensava pure “lu zì  monacu”, cioè “lo zio monaco” come veniva chiamato un monaco che, essendo di Grotte, vi si faceva vedere spesso, specialmente nel periodo elettorale.
          Personalmente non posso dirlo, però, a quanto si vociferava, in ogni campagna elettorale, distribuiva carte di pasta da cinque chili con l’obbligo morale di votare Democrazia Cristiana. Se avessero preso la pasta e avessero votato Comunista, sarebbero stati dei Giuda, dei traditori di Gesù, e, come tali, sarebbero stati puniti all’inferno, in mezzo alle fiamme che non finiscono mai perché alimentate dalla vendetta divina. Nessuno - concludeva sempre - può ingannare il Signore.
          Una volta gli si presentò un tale per cui la carta di pasta sarebbe stata un sollievo per alcuni giorni, ma lui non gliela volle dare perché quel tale era un noto sostenitore dei comunisti.
          E i comunisti - si sa - non solo mangiavano a quei tempi i bambini, ma mettevano in comune le donne, contravvenendo, con ciò, ad uno dei più grandi comandamenti: “Non desiderare la donna degli altri”.
          Totò Ardicasi, uno degli esponenti maggiori della Sinistra (prima di lui ci fu, anche se per pochi mesi, un altro sindaco comunista, don Pitruzzu Murganti, cioè don Pietro Morgante, un uomo che incarnava, perfettamente, l’ideale dell’onestà e che doveva essere parente di Ardicasi), aveva detto in un comizio: “La pasta che vi offrono prendetevela pure perché è vostra, comprata con i soldi che vi hanno rubato, poi, all’interno dell’urna, non ci votate”.
          E prima della mezzanotte del venerdì, quando terminavano i comizi, diceva: “E ora andiamo tutti a chiudere la campagna con un comizio prima “a Santu Roccu, poi a lu Firriatu”.
          E la folla, come galvanizzata, andava dietro di lui, innalzando e facendo sventolare decine e decine di bandiere rosse, lasciando quasi vuota la piazza, da dove, inutilmente, l’avversario politico si sforzava di arringarla, gridando con un certo disprezzo: “Ecco le pecore che vanno dietro al pastore”. Ma nella piazzetta, adiacente il Banco di Sicilia, rimaneva solo poca gente, a parte quelli che avrebbero preferito farsi tagliare tutti gli attributi mascolini pur di potere ascoltare il comizio della Democrazia Cristiana.
          A proposito di “don Pitruzzu Murganti” ricordo un fatto. Mia madre allevava delle galline che di giorno teneva in gabbia, di notte chiudeva in casa, in uno spazio sotto il forno.
          Il posto occupato di giorno dalle galline veniva pulito ogni sera.
          Un mio vicino un giorno decise che sentiva puzza e invitò mia madre ad a togliere le galline.
          Mia madre, poiché non aveva altri spazi dove allevare le galline né tanti soldi per comprare la carne, come invece poteva fare il vicino, rispose di no.
          - Io allora vado dal sindaco - replicò il vicino. E andò davvero dal sindaco.
          Il sindaco, appunto “don Pitruzzu Murganti”, venne, chiamò mia madre, annusò la gabbia, ma non sentì nessuna forma di puzza, perciò disse: “Io non sento niente, le galline possono restare dove sono”.
          E mia madre continuò ad allevare galline. Anche dei tacchini allevava mia madre, la cui carne, per Natale, mescolata a quella di maiale, ci avrebbe fornito una salsiccia assai gustosa. Ma i tacchini maschi, al contrario delle femmine, erano pericolosi, infatti, se lasciati liberi un po’, assalivano la figlia del vicino di casa, ogni qual volta la vedevano vestita di rosso e la costringevano a una precipitosa fuga verso casa.
          Ad aiutare i comunisti non mancavano i poeti, tra cui ricordo il signor Emanuele Pillitteri il quale, tra l’altro, scriveva: “Tutti vutamu pi Totu Ardicasi, omu d’anuri, d’ingegnu, di basi… ca si ad Ardicasi lu votu damu, c’è spranza ca n’aggiustanu li strati”.
          E non si sbagliava.
          Se è vero che durante la “sindacatura” di Salvatore Bellomo, Grotte ebbe l’acqua con una fontanella in ogni strada, il che evitò finalmente che ci fosse il solito affollamento alla “Fontana” (l’uomo politico avrebbe detto al responsabile dei lavori dell’acquedotto: “Se non lasciate l’acqua anche a Grotte, io non vi autorizzo ad attraversarne il territorio”) fu sotto Ardicasi che cominciarono i grandi lavori. Vale per tutti il rifacimento e l’allargamento della fogna nel Corso Garibaldi.
          E’ vero che, per parecchio tempo, il fetore che proveniva dalla fogna che per qualche tempo doveva, per forza di cose, rimanere a cielo aperto, infestava l’aria. E’ vero che, per spostarsi da un marciapiedi a quello opposto, bisognava fare mille acrobazie, passando sopra una tavola che scavalcava la fogna, ma è anche vero che, alla fine dei lavori, Grotte ebbe una fogna, degna di un paese civile. Era questo il periodo in cui solo il Corso Garibaldi veniva ripulito dagli spazzini che buttavano la spazzatura su di un carretto trascinato da un mulo e condotto dal suo proprietario, un certo Arnone, detto “Patanu”. Delle altre strade sono alcune e molto di rado venivano pulite.
          Una delle accuse che si faceva a Totu Ardicasi era che, durante i lavori, qualcuno scivolando andava a finire in mezzo alla melma, tanto che al malcapitato sfuggiva un’imprecazione: “A la facci di Totu Ardicasi”.
          E Totu Ardicasi si sentì il diritto-dovere di replicare. Lo fece durante un comizio: “Anch’io uno di questi giorni sono scivolato. Allora, dimenticando che ero io il sindaco, esclamai, pieno di rabbia: “A la facci di Totu Ardicasi!”.
          E così quella caduta che, secondo gli avversari, avrebbe dovuto mettere in ko il sindaco, fece sorridere tutti, aumentando la popolarità del primo cittadino.
          E i comunisti avrebbero amministrato il Comune per chissà quanti altri anni ancora se i socialisti, loro alleati, a un certo punto non avessero sciolto l’alleanza con i vecchi compagni e non fossero passati al centrodestra.
          Totò Ardicasi fu il primo sindaco che proibì, con una propria ordinanza, che i fili di ferro, che servivano per stendere la biancheria, continuassero ad essere attaccati a due balconi appartenenti a palazzi o a case poste l’una di fronte all’altra. Rovinavano la visuale.
          Con la stessa ordinanza i cittadini furono obbligati ad allungare le grondaie fino all’altezza della strada per evitare che, quando pioveva, l’acqua in certi punti si trasformasse, per i passanti, in una doccia.
          Tutto questo, se da una parte tendeva a migliorare la vita dei cittadini, dall’altra creava in essi un certo fastidio perché, così, essi sarebbero stati costretti ad affrontare delle spese che non tutti erano in grado di sostenere.
          Era allora segretario del Partito Socialista il signor Melchiorre Terrana, che abitava in via Giacinto, uomo, almeno per quanto l’ho conosciuto io, onesto e molto equilibrato.
          Qualcuno disse, però, che l’alleanza tra i due partiti di sinistra fosse finita “picchì un si putivano spartiri lu putiri”, cioè “perché non si potevano dividere il potere”.
          Di sindaci nel paese ce ne sono stati tanti; non è mancato neppure, in certi periodi, il Commissario, come quel Giuseppe Palermo, che allora doveva abitare in una traversa di via Crispi, e che era un seguace della chiesa valdese dalla quale in seguito si allontanò. Anche una donna ricoprì l’incarico di sindaco, Stella Castiglione, morta prematuramente.
          Alcuni dei sindaci erano anche laureati, ma nessuno ha mai goduto di un forte carisma come quello di cui aveva goduto, almeno nei primi tempi, Totu Ardicasi del Blocco del popolo per il quale si era mosso da Favara Filippo Lentini, esponente del Partito socialista italiano.
          Ricordo che una sera, durante un suo comizio, in mano agli avversari politici che se ne stavano ad ascoltare a una certa distanza e che si erano sentiti punti sul vivo dalle sue parole, comparve all’improvviso una pistola. L’intervento dei carabinieri che fecero largo uso di bombe lacrimogene servì ad evitare il peggio.
          Per quella sera il comizio finì lì, ma, otto giorni dopo, l’uomo politico favarese tornò a Grotte ma questa volta accompagnato da un folto gruppo di amici. Salvatore Caltagirone parla addirittura di due camion zeppi di gente, davanti ai quali gli avversari politici preferirono dileguarsi e non farsi vedere in giro o per paura o per prudenza.
          Erano, quelli, tempi in cui i notabili del paese non volevano nessun cambiamento nella società e si scandalizzavano se qualcuno della classe operaia avesse raggiunto un posto di rilievo che, secondo una vecchia tradizione, spettava soltanto ad uno di loro. E per loro era sempre valida l’equazione: ricchezza uguale cultura. Il povero doveva restare sempre tale, sempre ignorante perché loro potessero continuare “a gaddriari”, cioè a fare i galletti, ossia a comandare.
          Per questo motivo un medico, quando seppe che il figlio di un modesto operaio si era laureato, scandalizzato esclamò: “Si lu figliu di un operaiu ora si lauria, unni ama ‘rrivari!?”, cioè:
Se il figlio di un operaio ora si laurea, dove dobbiamo arrivare!?”. Perché, secondo lui, stavano arrivando tempi brutti laureandosi un figlio di un operaio. Fino ad allora, infatti, la laurea era stata appannaggio solo dei ricchi.

Carmelo Luparello

Pubblicato dalla Testata Giornalistica
Grotte.info Quotidiano

su www.grotte.info il 29 agosto 2011.
Per gentile concessione dell’Autore.
© Riproduzione riservata.
  

 

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27/08/2011

Premio Racalmare. Viaggi e speranze nei libri finalisti; stasera incontro con gli autori

 

XXIII edizione del Premio Letterario "Racalmare - Leonardo Sciascia"
Manifesto

Paolo Di Stefano - La catastròfa
Copertina

Paolo Di Stefano
Paolo Di Stefano

Se c'è un tema comune dominante nei tre libri finalisti della XXIII edizione del Premio Letterario "Racalmare - Leonardo Sciascia" è senza dubbio quello del viaggio. Non un viaggio di sola andata ma anche di ritorno.
Lo si ritrova in "La catastròfa", di Paolo Di Stefano. Centinaia di italiani, spinti dalla miseria, partono per il Belgio che darà loro pane e, in molti casi, morte. Torneranno a casa, in Italia, parecchi di quegli emigrati, insieme alle loro famiglie (talvolta torneranno solo le famiglie). Qualcuno deciderà di restare ma con il pensiero rivolto sempre alla terra natìa. Continueranno sempre ad essere, orgogliosamente, italiani. "La catastròfa" è anche un viaggio nella memoria, quella dei sopravvissuti o dei loro familiari e quella ormai dimenticata nelle "carte" ufficiali.
Nel libro "La strada dritta", di Francesco Pinto, il doloroso viaggio di andata lo fa Marco; parte dalla sua Napoli per raggiungere Milano, promettendo, già alla partenza, di tornare. Vi ritornerà dopo un viaggio molto più lungo ed ancor più doloroso. Ma anche quello di Giovanni è un viaggio, nella memoria, nei ricordi, nel rimorso; anche lui ritornerà, felice, sui suoi passi, avendo ritrovato la serenità perduta. Per non parlare dell'epico viaggio in America, via nave, dei cinque protagonisti del racconto.
E' la tratta Roma-Sarajevo-Roma a caratterizzare il viaggio di Marco De Luca, protagonista di "Non chiedere perchè", di Franco Di Mare. Una tappa dalla pace alla guerra, vissuta sulla propria pelle, ma anche un viaggio interiore, alla ricerca di un equilibrio smarrito nelle vicende della vita. Nelle pagine finali, quelle del rientro in patria, si intravede l'inizio di un nuovo "viaggio"; non più da solo. E viene voglia di rileggere il primo capitolo, alla riscoperta del secondo viaggio... .
Altro tema comune nei tre testi è quello della speranza: di raggiungere un futuro migliore, di costruire un'Italia finalmente unita, di strappare una vita dall'inferno della guerra.
L'Amore, elemento indispensabile all'umanità, amalgama le trame dei libri e si rivela proprio dove serve (e dove c'è).
A voler essere particolarmente attenti, al termine della lettura dei libri rimane una lieve sensazione di tristezza, come un vago senso di "incompiuto": per quello che potevano essere le tante vite andate perdute nella tragedia della miniera (e che invece non sono state); per una strada che si interrompe a Napoli (di arrivare a Reggio Calabria proprio non se ne parla... una ferita rimasta ancora aperta); per una madre (finalmente trovata) che non saprà mai della figlia.
I tre libri hanno in comune una base di solidi elementi di realtà, descritta e riportata con passione, fantasia, poesia.
Di questo, e di molto altro, si parlerà stasera, alle 20.30 in Piazza Umberto I a Grotte, durante la prima delle due serate del Premio Letterario "Racalmare - Leonardo Sciascia", dedicata all'incontro con gli autori, insieme alla Giuria Selezionatrice, alla Giuria Popolare ed al giornalista e scrittore Gaetano Savatteri, Presidente onorario del Premio.

Carmelo Arnone
27 agosto 2011
© Riproduzione riservata.
 

Francesco Pinto - La strada dritta
Copertina

Francesco Pinto
Francesco Pinto

Franco Di Mare - Non chiedere perchè
Copertina

Franco Di Mare
Franco Di Mare

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27/08/2011

Comune. Bando di concorso per l'assegnazione di una autorizzazione per l'attività di taxi

 

Bando di concorso per l'assegnazione di una autorizzazione per l'attività di taxi.
Manifesto


COMUNE DI GROTTE
(Provincia di Agrigento)

AREA VIGILANZA

BANDO DI CONCORSO PUBBLICO PER TITOLI
PER L'ASSEGNAZIONE DI N° 1 (UNA) AUTORIZZAZIONE PER IL SERVIZIO
DI NOLEGGIO DA RIMESSA CON CONDUCENTE MEDIANTE AUTOVETTURA

Il Responsabile di P.O. N° 1

- Visto il vigente Regolamento Comunale per la disciplina del servizio di noleggio con conducente svolto mediante autovettura, approvato con delibera del Consiglio Comunale in data 31 maggio 2000, n. 17 e successiva modifica n. 24 del 22/06/2006;
- Visti in particolare gli artt. 9 e 12 del suddetto Regolamento che prevede le condizioni per la indizione del concorso de quo;
- Visto l'art. 107 del D.Lgs.18/08/2000, n° 267;
- Vista la L.R. 6 aprile 1996 , n° 29 che disciplina in Sicilia l'applicazione con modifiche della Legge 15 gennaio 1992, n° 21;
- Vista la L.R. 9 agosto 2002, n° 13;

RENDE NOTO

che è indetto un pubblico concorso per titoli per l'assegnazione di n° 1 (una) autorizzazione per l'esercizio dell'attività di noleggio da rimessa con conducente mediante autovettura.

MODALITA' DI PARTECIPAZIONE

Per partecipare al concorso, gli interessati, cittadini italiani o equiparati, in possesso dei requisiti indicati nelle disposizioni che seguono, debbono produrre apposita domanda, redatta in carta legale, sottoscritta e indirizzata al Comune di Grotte - Area Vigilanza, Piazza Umberto I, s.n.c., 92020 Grotte (AG), su apposito schema che è disponibile presso la citata "Area Vigilanza". La domanda dovrà pervenire, pena l'esclusione,  entro e non oltre le ore 12.00 del 26/09/2011.
 

 

  Il Responsabile di P.O. N° 1
Isp. Capo Antonio Salvaggio
Il Sindaco
Rag. Paolo Pilato
 
 

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26/08/2011

Musica. Gran Galà Lirico "Lirica sotto le stelle" XI Edizione

 

Gran Galà Lirico "Lirica sotto le Stelle" XI Edizione.
Manifesto

Sabato 3 settembre 2011, alle ore 21.00 nell'atrio del plesso scolastico "A. Roncalli", si svolgerà la XI edizione del Gran Galà della Lirica "Lirica sotto le Stelle", promosso dall'Associazione Musicale "G. Rossini" e realizzato con il contributo del Comune di Grotte. Durante la manifestazione verranno consegnati i premi "Lirica sotto le Stelle - Alla Carriera" ed "Alla Giovane Promessa", iniziativa giunta alla V edizione.
Saranno protagonisti della serata:
- Salvatore Salvaggio, Basso Baritono (ideatore e direttore artistico);
- Makie Nomoto, Soprano;
- Valentina Jacono, Soprano, vincitrice della V edizione del Premio "alla Giovane Promessa";
- Carmelo Corrado Caruso, Baritono, vincitore della V edizione del Premio "Lirica sotto le Stelle - Alla Carriera".
L'accompagnamento musicale al pianoforte sarà curato dal M° Salvatore Galante.
Il Gran Galà Lirico sarà presentato da Egidio Terrana.
 

M° Salvatore Salvaggio
M° Salvaggio

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26/08/2011

Libri. "Non chiedere perchè" di Franco Di Mare, finalista del Premio "Racalmare - Leonardo Sciascia"

 

Sarajevo
Sarajevo

Franco Di Mare - Non chiedere perchè
Copertina

Franco Di Mare
Franco Di Mare

XXIII edizione del Premio Letterario "Racalmare - Leonardo Sciascia"
Programma

La guerra, vista sullo schermo di un televisore, non fa mai troppa paura. Eppure è brutta, la guerra. Ogni guerra. Viverla dall'interno è tutt'altro. Si scopre l'assurda normalità dell'orrore quotidiano. Ci si vede come inermi, soggetti all'ineluttabilità di un destino cinico. Si può morire per la pallottola di un cecchino o per la scheggia di una granata. La guerra non guarda in faccia a nessuno: uomini e donne, vecchi e bambini. Gli amici, anche gli innamorati, di un tempo, oggi sono i nemici ai quali sparare al petto. Tra le tante vittime, le più indifese sono gli orfani. Eppure è proprio all'interno dell'orfanotrofio di Sarajevo che Marco De Luca, inviato di guerra di una televisione italiana, riscopre la sua ragione di vita. Il braccio di una bambina di dieci mesi attorno al suo collo, uno sguardo ed un sorriso lo legheranno per sempre.
E' il 1992 ed è in pieno svolgimento il conflitto nella ex Jugoslavia. Questa è l'ambientazione di "Non chiedere perchè", di Franco di Mare, pubblicato dalla Rizzoli; uno dei libri finalisti della XXIII edizione del Premio Letterario "Racalmare - Leonardo Sciascia", che abbiamo letto per voi.
Il giornalista, imbarcatosi in quella che considera poco più che una evasione dalla routine quotidiana, una evasione dalla sua vita reale, si ritrova nell'aeroporto di una Sarajevo in rovina. Le tracce della guerra sono ovunque: sui muri dell'aeroporto, lungo le strade della città, nell'animo della gente.
Fa il suo lavoro, Marco, riprende pezzi di vita, scrive servizi, intervista. Fa tutto quanto parte del suo lavoro; ma quella bambina no. Non è solo lavoro, è molto di più. Sente di non poterla abbandonare al proprio destino; deve tirarla fuori da quell'inferno dove si muore per un po' d'acqua, per un pugno di ciliegie. La madre, una ragazza sconosciuta, l'ha abbandonata in ospedale appena nata. Attorno al giornalista ruota un assortito gruppo di personaggi: l'anziano coltissimo e stimato docente universitario; l'esperto cameraman; l'autista dall'imbattibile "fiuto" per evitare pallottole; il "producer" (organizzatore tuttofare) con innumerevoli "agganci" sul posto; la "lady di ferro" responsabile locale dell'Eurovisione; la gentile e "potente" presidentessa di un'associazione benefica. Un romanzo nel quale, come scrive l'autore, tutti gli episodi descritti sono autentici, così come sono autentici i nomi delle vittime. Anche Marco combatterà la sua guerra, contro la burocrazia, contro il tempo, contro ogni speranza.
Non chiedere perchè. Un libro da leggere.

Carmelo Arnone
26 agosto 2011
© Riproduzione riservata.
 

 

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25/08/2011

Comune. Bonus di 1.000 euro per la nascita di un figlio

 

Bonus di 1.000 euro per la nascita di un figlio.
Manifesto


COMUNE DI GROTTE
(Provincia di Agrigento)

AREA SOCIO-ASSISTENZIALE

“BONUS DI EURO 1.000,00 PER LA NASCITA DI UN FIGLIO - ANNO 2011”
(EX ART. 6, COMMA 5, L.R. N. 10/2003)

SI INFORMA LA CITTADINANZA

che in applicazione dell’art.6, comma 5 della Legge Regionale 31 luglio 2003, n.10, l’Assessorato Regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e delle Autonomie Locali, compatibilmente con le risorse finanziarie prevede l’assegnazione di un Bonus di euro 1.000,00 in favore dei bambini nati, o adottati, nell’arco di tutto l’anno in corso (01/01/2011 - 31/12/2011).

Possono presentare istanza per la concessione del Bonus, un genitore o, in caso di impedimento legale di quest’ultimo uno dei genitori esercenti la potestà parentali, in possesso dei seguenti requisiti:
- Cittadinanza Italiana o comunitaria ovvero, in caso di soggetto extracomunitario, titolarità di permesso di soggiorno;
- Residenza nel Territorio della Regione Siciliana al momento del parto o dell’adozione; i soggetti in possesso di permesso di soggiorno devono essere residenti nel territorio della Regione Siciliana da almeno 12 mesi al momento del parto;
- Nascita del bambino nel territorio della Regione Siciliana;
- Indicatore I.S.E.E. del nucleo familiare del richiedente non superiore ad € 5.000,00. Alla determinazione dello stesso indicatore concorrono tutti i componenti del nucleo familiare ai sensi delle disposizioni vigenti in materia.

L’istanza dovrà essere presentata entro e non oltre il termine perentorio del 10 settembre 2011, per i nati nel primo quadrimestre 2011 (01/01/2011 - 30/04/2011), su specifico modello da ritirare presso l’Ufficio Servizi Sociali del Comune e corredata dai seguenti documenti:
1) Fotocopia del documento di riconoscimento del richiedente in corso di validità, ai sensi dell’art. 38 del D.P.R. 445/2000;
2) Attestato indicatore I.S.E.E. rilasciato dagli uffici abilitati, riferito all’anno 2010;
3) In caso di soggetto extracomunitario, copia del permesso di soggiorno in corso di validità;
4) Copia dell’eventuale provvedimento di adozione.

La definizione delle graduatorie dei beneficiari sarà redatta a cura dell’Amministrazione Regionale.

N.B.: L’avviso pubblico relativo alle istanze da presentare per i nati nel secondo e terzo quadrimestre (01/05/2011 - 31/08/2011) - (01/09/2011 - 31/12/2011) verrà pubblicato successivamente compatibilmente con le disposizioni regionali.
 

 

  L’Assessore alla Solidarietà Sociale
Geom. Salvatore Rizzo
Il Sindaco
Rag. Paolo Pilato
 
 

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25/08/2011

Comune. Firmata convenzione con l'ANAS

 

Firmata convenzione con l'ANAS.
Firmatari

Martedi 23 agosto 2011, presso la sede Regionale della Direzione ANAS, è stata firmata la convenzione attuativa per le opere di compensazione ambientale in ambito comunale, alla presenza del Direttore Regionale Sicilia dell’ANAS S.p.A. Ing. Ugo Dibennardo, del Sindaco di Canicattì Vincenzo Corbo, del Sindaco di Favara Rosario Manganella e del Sindaco di Grotte Paolo Pilato, nonché del dirigente dell’ANAS Ing. Murrone, del Responsabile dei Lavori Pubblici del Comune di Grotte Geom. Vincenzo Carlisi e del Responsabile della Viabilità Isp. Capo Antonio Salvaggio.
I tre Comuni hanno a disposizione, dopo la firma della convenzione,  euro 4.800.000,00 che investiranno secondo i programmi già avviati; il Comune di Grotte - fa rilevare il Sindaco Paolo Pilato - ha già un progetto esecutivo per la realizzazione di un’arteria importante di collegamento in Contrada Lumia, tanto atteso da otre trent’anni da  tutta la Cittadinanza di Grotte.

Notizie correlate:
07/02/11 - Finanziata la manutenzione straordinaria della strada Racalmare - San Benedetto.
29/04/11 - Pronta la convenzione attuativa tra Anas e Comune per il finanziamento della "Lumia - Falcia".
 

 

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24/08/2011

Sport. Concluso il corso di nuoto; premi ed attestati ai ragazzi

 

Concluso il corso di nuoto; premi ed attestati ai ragazzi
Vedi le foto

Con le gare finali, nelle quali sono stati coinvolti tutti i ragazzi partecipanti, si è concluso domenica 21 agosto il corso di nuoto organizzato, presso la piscina "Puglisi" in contrada Falce, dal Mivian kart Club e della Palestra Athlos. Soddisfatti dei risultati raggiunti, gli insegnanti Angelo Lauria e Mary Brucculeri. Il Sindaco Paolo Pilato, presente alla cerimonia di premiazione insieme all'assessore Rosario Vizzini ed all'Ispettore Capo Antonio Salvaggio, ha portato il saluto di tutta l'Amministrazione comunale ed ha consegnato personalmente le coppe ai primi tre classificati della gara di stile libero.

 

 


Pubblichiamo alcune immagini (58 foto di © Giuseppe Figliola).

Conclusione del corso di nuoto Visita l'argomento
 

 

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23/08/2011

Lettere. "Disinformazione di massa", di Fabio Pillitteri

 

Lettere alla nostra Redazione

Riceviamo e pubblichiamo.

"
In seguito alle ultime notizie sulla situazione in Libia, vorrei sensibilizzare l'opinione pubblica grottese su ciò che sta accadendo veramente a Tripoli, invitando al leggere il link che segue: http://www.voltairenet.org/Carneficina-della-NATO-a-Tripoli .
Da mesi assistiamo ad uno spettacolo vergognoso, una vetrina globale di disinformazione di massa. Si è scatenata una guerra basando le motivazioni sulla protezione dei civili, ma si è bombardato strutture come case, ministeri, sedi di reti televisive, ospedali, centrali elettriche, reti idriche, ripetitori telefonici, e come se non bastasse sono morte centinaia di civili sotto le bombe dell'Alleanza atlantica. È di poche ore fa la notizia della presa di Tripoli. Le notizie a riguardo sono da prendere con le pinze, visto che troppo spesso le dichiarazioni dei ribelli si sono rivelate infondate (10 mila morti, fosse comuni, raid di Gheddafi sui civili, fantomatiche conquiste dei ribelli di alcune città). Tuttavia un fatto sembra essere confermato: i tripolini non hanno accolto con gioia i golpisti e si registrano 1300 morti e 5000 feriti causati dalle bombe NATO. Invito tutti a coltivare il senso critico e a riconoscere come pericoloso il terzo potere, quello dei media, capace di far credere, orwellianamente, che 2 più 2 faccia 5. Questo atto di aggressione e di disinformazione imperante è veramente deprecabile".

 

   

Fabio Pillitteri

 
 
Dalla Redazione.
Gli organi di stampa internazionali, che hanno in Libia i loro inviati, ed anche le testate giornalistiche italiane (siano esse di Destra o di Sinistra, laiche o confessionali) danno sostanzialmente una medesima versione dei fatti, pur divergendo sull'analisi politica. Sarebbe davvero singolare che tutti, ma proprio tutti, i mass media mondiali si siano accordati sul fornire identiche false informazioni. Peraltro l'unica fonte citata, nella lettera che abbiamo pubblicato (nel rispetto della pluralità di opinioni), non pare rivestire carattere di autorevolezza. Si tratta di un sito sul quale pubblica articoli, in via esclusiva, un unico autore, del quale Wikipedia riporta: "Thierry Meyssan (Talence, 18 maggio 1957) è un giornalista e attivista politico francese. Ha fondato Réseau Voltaire (rete Voltaire), un'associazione che promuove la libertà di espressione e di pensiero, di cui è attualmente presidente. Parecchi membri della Réseau Voltaire hanno abbandonato il comitato, denunciando la tendenza del Meyssan verso la disinformazione e la propaganda. Nel novembre del 2005, Thierry Meyssan pubblicò un articolo nel quale sosteneva che Nicolas Sarkozy sarebbe un agente della CIA".
 
   

Carmelo Arnone
 

 

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23/08/2011

Libri. "La strada dritta" di Francesco Pinto, finalista del Premio "Racalmare - Leonardo Sciascia"

 

"La strada dritta"
Autostrada del Sole

Francesco Pinto - La strada dritta
Copertina

Francesco Pinto
Francesco Pinto

XXIII edizione del Premio Letterario "Racalmare - Leonardo Sciascia"
Programma

Dopo la 2^ Guerra Mondiale gli italiani si sono ritrovati in un Paese distrutto dai combattimenti e dai bombardamenti. Città, industrie, fabbriche, porti, aeroporti, strade statali da ricostruire, da far rinascere dalle macerie. E soprattutto con una nazione da unire, da nord a sud. Questo il sogno di un pugno di uomini: inventare una "strada dritta" da Milano a Napoli, un'impresa mai tentata prima. La prima autostrada italiana, "Autostrada del Sole" verrà chiamata, non solo per collegare due città distanti ma per unificare un Paese. Rivoluzionando le tecniche costruttive preesistenti, sperimentandone di nuove, per impiantare la "spina dorsale" dell'Italia. Mai, in nessuna parte del mondo, neanche in America, all'avanguardia nel campo della costruzione di autostrade, era stata tentata un'opera simile. Ponti, viadotti, gallerie da realizzare inseguendo quel sogno, al di là delle difficoltà economiche, politiche, burocratiche. Di questo, ma non solo, tratta “La strada dritta”, sottotitolo "Il romanzo dell'Autostrada del Sole", che Francesco Pinto ha pubblicato per le edizioni Mondadori. Abbiamo letto per voi questo libro, uno dei finalisti della XXIII edizione del Premio Letterario "Racalmare - Leonardo Sciascia".
Se fosse un film, negli ipotetici titoli di coda si troverebbe la frase "Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti non è puramente casuale". E difatti questo romanzo sembra proprio un film (chissà che non lo diventi). Cinque uomini, riuniti dal destino, si ritrovano sul ponte di una nave diretta in America, per carpire segreti e tecniche costruttive, rivendicando l'orgoglio di far costruire l'Italia agli italiani. Progetti, rotoli, fogli, tracciati, ma anche fango e sudore, acqua e neve nelle "inquadrature" di questa "pellicola". Due uomini uniti dalla stessa promessa: insieme abbiamo iniziato ed insieme finiremo. Gaetano, che telefona a Napoli, alla sua Maria, alla quale ha promesso di tornare. Le notti insonni, gli incubi di Giovanni; il suo passato che implacabilmente torna. Un giovane soldato immerso nella gelida tormenta della steppa russa che aspetta il suo tenente. L'ostinato amore di Bruna, che si rinnova. E mentre si attraversano gli Appennini e si sfidano i fiumi, realizzando chilometri su chilometri, si sviluppa un'altra "strada" dell'etere: la televisione. La storia ufficiale conferma che l'Autostrada del Sole è stata realmente realizzata, con oltre un anno in anticipo rispetto ai termini previsti, cosa rara in Italia. Non narra il finale delle tante storie che si intrecciano con la Storia, sviluppandosi in un crescendo di suspence e colpi di scena.
Anche questo, in fondo, sembra un trailer, di un film... da non perdere.

Carmelo Arnone
23 agosto 2011
© Riproduzione riservata.
 

 

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22/08/2011

Iniziative. Concorso di bellezza ed eleganza per eleggere "Miss Marconi" a Grotte

 

Concorso di bellezza ed eleganza per eleggere "Miss Marconi"
Locandina

Dopo il meritato successo dello scorso anno, ottenuto dal concorso per l'elezione di "Miss Belvedere", anche nel 2011 si replica, a grande richiesta. Stavolta lo spettacolo andrà in scena nella storica piazza centrale di Grotte: Piazza Marconi.
Mercoledi 24 agosto, alle 21.00, numerose ragazze si contenderanno la fascia di "Miss Marconi", alla quale faranno corona altre 3 "Miss" che otterranno fasce collaterali. Oltre che dall'eleganza e dalla bellezza delle ragazze, lo spettacolo sarà assicurato da ospiti e da interventi musicali. Sfilate, canzoni e commenti dal vivo da parte della giuria qualificati, coordinati da Angelo Palermo. La manifestazione è organizzata da "The Angels" (Palermo e Baldo) con la collaborazione dell'Associazione "President Events".
 

 

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22/08/2011

Racconti. "Un tuffo nel passato" - Capitoli 33° e 34°; di Carmelo Luparello

 

Prof. Carmelo Luparello
Prof. Luparello


UN TUFFO NEL PASSATO
di Carmelo Luparello

Cap. XXXIII

          Un giorno arrivò in paese, come cappellano, un giovane prete proveniente da ***.
          A poco a poco riuscì, con la sua politica, con il suo “savoir faire”, a scalzare il vecchio arciprete che, alla fine, fu relegato nella chiesa del Purgatorio, quando il cappellano fu nominato arciprete.
          Con questa promozione in tasca, padre*** mandò a chiamare, dal suo paese, il fratello e le sorelle che alloggiarono, insieme a lui, nella canonica. Come chi emigrava in America o in Belgio che, dopo un periodo di assestamento, mandava a chiamare presso di sé i propri familiari perché potessero, anche loro, godere della ricchezza appena conquistata.
          A furia di stare vicino al fratello arciprete, la sorella minore, che certamente doveva essere abbastanza sveglia, aveva imparato, in breve tempo, anche la teologia e si sentiva in grado di scrutare nei misteri dell’universo, e di dare, quindi, spiegazioni sulla vita e la morte degli uomini, meglio di un Sant’Agostino o degli altri padri della Chiesa.
          Ricordo che una volta mia sorella le domandò che cosa avesse potuto fare di male un ragazzino per meritare di morire all’età di dieci anni.
          E la sorella dell’arciprete: “Sicuramente non ha fatto niente di male, ma noi non sappiamo cosa avrebbe potuto fare, se fosse diventato adulto, così il Signore che sa tutto e che gli voleva sicuramente un gran bene, per evitargli grossi guai anche nell’Aldilà, ha preferito chiamarlo a sé ancora bambino e farne un angelo”.
          Superfluo dire che il nuovo arciprete incominciò subito ad intendersela, e molto bene, con i notabili del paese che speravano di ricevere da lui aiuti elettorali. Interessi convergenti li spingevano dunque ad andare d’amore e d’accordo.
          Era il periodo in cui chi votava Comunista aveva un posto prenotato all’Inferno, ove i diavoli ne avrebbero fatto scempio.
          E certo in paese erano molti quelli che vi sarebbero andati ad abitare, visto che allora il Partito Comunista Italiano, impersonato da Totò Ardicasi, aveva molti proseliti. Infatti, Totò Ardicasi, sebbene fabbro, riusciva con la magia delle sue parole, ad arringare la folla che lo seguiva sempre e ovunque, e a sbaragliare gli avversari, fossero stati professori o uomini di sacrestia.
          Era Ardicasi un uomo che amava lo scherzo, e tanti scherzi faceva e tanti ne riceveva. Di lui si narrano vari aneddoti. Uno riguardante anche la sua vita privata mi è stato raccontato dal signor Girgenti.
          Una volta Ardicasi incominciò ad accusare forti dolori ai reni. La moglie gli consigliò, allora, di andare dal medico. E Ardicasi, dopo tanti tentennamenti, si convinse e ci andò.
          Al ritorno a casa, la moglie gli domandò, ansiosa: “Cosa ti ha detto il medico?”.
          “Mi ha detto - rispose Ardicasi - che dalla tazzina di caffè debbo stare lontano il più possibile”.
          “Te lo dicevo io! - esclamò la moglie, mostrandosi irritata perché il marito non aveva mai voluto ascoltarla - adesso che te l’ha detto anche il medico, spero mi ascolterai! Perché quello che dice il medico è sacrosanto e bisogna ascoltarlo sempre!”.
          Dopo qualche minuto, la donna continuò: “Ti ha detto qualche altra cosa il medico?”.
          “Sì, mi ha detto che non devo mangiare carne di vitello né di maiale!”.
          “Te lo dicevo io! Speriamo che questa volta tu l’ascolti per davvero il medico! Ché, quando il medico parla, bisogna ubbidirgli sempre!”.
          Poco dopo la signora, che era sempre ansiosa e preoccupata per la salute del marito e voleva sapere ogni cosa che lo riguardava, tornò alla carica e gli domandò ancora: “Ti ha detto ancora qualche altra cosa il medico?”.
          “Sì, mi ha detto che da quella cosa devo stare il più lontano possibile”.
          “E tu chi ci duni cuntu a lu miedicu?!”, cioè: “E tu dai retta al medico?”.

Cap. XXXIV

          Una volta ad Ardicasi regalarono quattro uova fresche di giornata, uova deposte da galline allevate all’aperto in campagna.
          L’uomo politico le portò a casa e disse alla moglie: “Mi hanno regalato queste uova; se ti è possibile, preparale dure per stasera”.
          “Tranquillo, più tardi te le preparo e stasera le troverai pronte”.
          La moglie uscì e Ardicasi allora prese dal vestito quattro fili tesi, di quelli che si trovavano nella stoffa nuova e riuscì a conficcarli uno in ogni uovo attraverso un piccolo buco fatto, forse, con una siringa, buco che poi ricoprì con del gesso.
          Quando la moglie a sera rientrò, gli preparò le uova che mise sopra la tavola. Ardicasi ne prese uno e lo aprì. Ci trovò dentro, naturalmente, quel filo che lui stesso ci aveva messo qualche ora prima.
          - Guarda cosa c’è dentro - gridò alla moglie mostrando sorpresa e stupore.
          - Cosa c’è? Forse un pulcino?
          - Ma quale pulcino e pulcino! C’è un pelo!
          - Un pelo! E quando mai in un uovo c’è stato un pelo? Da quando mondo è mondo nessuno ha visto un pelo nell’ uovo!
          - E questo cosa è allora? - domandò Ardicasi alla moglie.
          - La poveretta era stupita e non sapeva cosa dire.
          Prendi un altro uovo.
          La donna gliene porse un altro, dicendo: “In questo sicuramente non ci sarà nessun pelo. In quello chissà come fu!”.
          Ardicasi prese il cucchiaino e lo batté sull’uovo per praticare anche in esso un foro che, appositamente, allargò.
          Anche qui c’è un pelo - gridò - e per mostrare che diceva il vero estrasse il filo.
          La moglie era mortificata: “Ma le ho cotte io in mezzo all’acqua! Da dove sono spuntati non lo so” e scoppiò a piangere non potendo giustificare in nessun modo quei due peli nelle due uova.
          Non ti preoccupare - cercò di consolarla Ardicasi - queste due uova ormai le buttiamo. Ce ne sono altre due. Mangio quelle.
          Aspetta che vedo io - gli disse la moglie - vedo se sono buone e poi te le do - e le aprì.
          Ma quale non fu il suo stupore quando anche le altre due uova mostrarono di avere, anch’essi, un pelo ciascuno.
          Da oggi in poi le uova a casa le porto io che me le faccio dare da contadini fidati - disse la moglie - beddra matri prima non mi era mai accaduto un fatto del genere, quanto è vero Iddio.
          Non so come la storia finì, perché l’epilogo non me l’hanno raccontato, ma la storia delle uova di Ardicasi restò famosa se, a distanza di circa mezzo secolo, qualcuno l’ha potuta raccontare a me.
          Ardicasi, secondo quello che si racconta, amava fare anche degli scherzi più pesanti alla moglie e agli amici. Una volta si mise anche d’accordo con un suo amico fidato che doveva essere, anche lui, un buontempone e gli disse: “Io stasera, quando chiudo il bar, metto i soldi dentro la borsa. Tu ti nascondi in un portone della strada che devo fare per arrivare a casa e, appena mi vedi arrivare, mi gridi, puntandomi questa pistola che sembra vera: “O la borsa o la vita”. Io farò finta di avere paura e ti consegnerò i soldi”.
          Così fecero. La sera, intorno alle 23.00, quando nel bar non c’era più nessuno, Ardicasi prese i soldi dal cassetto, li mise dentro la borsa, abbassò la saracinesca e, assieme alla moglie, si avviò verso casa, attraverso una strada che, manco a farla apposta, era al buio perché la corrente, a causa del cattivo tempo, era andata via.
          “Mani in alto!” si udì, all’improvviso - o la borsa o la vita.
          Ma che ci fai con la mia borsa? E’ quasi vuota!
          No, no, dagliela - gli gridò la moglie che, per la paura, tremava come una foglia.
          Ha ragione tua moglie - gli disse l’uomo con la pistola in mano - consegna la borsa entro un minuto o fra poco andrete a fare compagnia al Padre Eterno o a Belzebù.
          E Ardicasi consegnò la borsa che l’indomani gli fu restituita senza, peraltro, essere stata, naturalmente, aperta. Ma la moglie da quella sera ebbe una tale paura che non voleva attraversare più una strada che non fosse bene illuminata.
          Nella casa di don Ciccio Geremia una volta il signor Michelangelo Girgenti aveva la trattoria che fungeva anche da pizzeria. Un giorno al signor Girgenti arrivò una telefonata.
          Pronto, pronto, sono Totò Ardicasi, ti volevo dire se per stasera alle otto mi puoi fare trovare dieci pizze, che me le vengo a prendere.
          Certo, vieni alle otto, le troverai belle e pronte.
          E il signor Girgenti incominciò a preparare le pizze ma, alle otto, nessuno si presentò. Il signor Girgenti aspettò ancora, ma alle dieci decise di andare a vedere.
          Arrivò al bar dove c’era ancora Ardicasi e gli disse: “Ti sei scordato di venire a prendere le pizze?”.
          “Quali pizze?” gli chiese Ardicasi.
          Quelle che stamattina mi hai ordinato.
          Io non ti ho ordinato nessuna pizza! O te le ha ordinato qualcun altro, oppure sei impazzito, ma io, ti ripeto, non ho ordinato nessuna pizza.
          Il signor Girgenti, a questo punto, capì che quella era una vendetta per lo scherzo che lui stesso gli aveva fatto qualche tempo prima e, sorridendo, andò via. “Chi la fa, l’aspetti” dice un vecchio adagio.
          Totò Ardicasi era anche molto amante di caccia e spesso nel periodo in cui la caccia era aperta si vedeva per le campagne con la doppietta in mano, il furetto in una piccola gabbia di vimini, seguito da due o tre cani.
          Abile cacciatore era anche don Achille Vella, col quale però non avevo nessuna confidenza. Sapevo solo che abitava a Casale Vecchio, alla periferia del paese.

Carmelo Luparello

Pubblicato dalla Testata Giornalistica
Grotte.info Quotidiano

su www.grotte.info il 22 agosto 2011.
Per gentile concessione dell’Autore.
© Riproduzione riservata.
  

 

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22/08/2011

Volontariato. Iniziato il GroEst 2011

 

Iniziato il GroEst 2011
Vedi le foto

Dopo i lunghi e laboriosi preparativi è partita, lunedi 16 agosto, l'edizione 2011 del GroEst (Grotte Estiva), iniziativa organizzata dall'Associazione "L'isola ke nn c'è" che raccoglie ampio consenso da pare dei bambini e dei genitori. Ai numerosi momenti di gioco si alternano i momenti più propriamente formativi. Questa edizione prende spunto dalle vicende di Harry Potter e della sua scuola, infatti il primo giorno di "lezione" i giovani alunni sono stati indirizzati nelle relative "case" (Serpeverde, Grifondoro, Corvo Nero e Tasso Rosso) dal berretto parlante. Sui muri della sede, nella ex scuola elementare di contrada Palo, oltre a disegni relativi alle attività da svolgere, anche numerosi manifesti in ricordo di Tiziana Stuto, esempio di gioia ed allegria anche per i più piccini.

 

 


Pubblichiamo alcune immagini (67 foto di © Salvo Lo Re "President").

Inizio del GroEst 2011 Visita l'argomento
 

 

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20/08/2011

Lettere. "Lei ha lasciato un segno indelebile"; di Rossana e Piero

 

Lei ha lasciato un segno indelebile
Tiziana Stuto

Riceviamo e pubblichiamo.

"Era il 15 luglio 2011 quando abbiamo conosciuto Tiziana; erano circa le 12.00 quando è arrivata all’ospedale Umberto I di Roma, reparto di neurochirurgia A, stanza con i letti n° 8 - 9 - 10 - 11 portandosi dietro “na gran caciara” e una mamma educata e troppo giovane, fratello, amici, papà, zii e... il mondo intero.

In poche ore era già la padrona della stanza, l’amica di tutti: ammalate, parenti, infermieri, dottori; la sua simpatia aveva contagiato tutti, ma nessuno, tranne i medici e i paramedici, conosceva la realtà di Tiziana.

Nell’attesa che precedeva l’apertura del reparto ai visitatori abbiamo cominciato a parlare con Emilia, mamma di Tiziana, e piano piano abbiamo conosciuto il dramma che da due anni vivevano lei e la sua famiglia, abbiamo imparato a conoscere la sua forza, il suo coraggio, la sua determinazione e improvvisamente ci siamo trovati coinvolti ed abbiamo cominciato a fare il tifo per lei, a pregare per lei, a lottare per lei e a credere che ce l’avrebbe fatta. Più la conoscevamo e più ci rendevamo conto che era più forte della sua malattia, così come era grande l’amore che aveva per la vita.

Il 25 luglio (il giorno che mia madre è stata operata) è stata trasferita presso il reparto di Ematologia e il nostro saluto è stato fugace, ma non ci è sfuggita la tristezza dei suoi occhi che contrastava con la luminosità e allegria che eravamo abituati a vedere e che ci faceva pensare a Tiziana come ad una superwoman.

Non appena superata la tensione per l’intervento di mia madre ci siamo messi in contatto telefonico con Emilia per conoscere le condizioni di Tiziana, che nel frattempo veniva sottoposta a forti dosi di chemioterapia. Emilia provata e stanca non ha mai allentato la sorveglianza su Tiziana che da parte sua, nonostante la devastazione causata dai farmaci, non ha mai ceduto alla malattia.

Abbiamo rivisto Tiziana qualche giorno prima che tornasse in Sicilia e il giorno della partenza, ne siamo rimasti sconvolti, ma nonostante tutto eravamo convinti che ce l’avrebbe fatta, credevamo fortemente nel miracolo, soprattutto perché era circondata dall’amore, dalla solidarietà e la macchina umana che la sosteneva, era talmente motivata, mai scoraggiata, neanche di fronte alle crisi più brutte.

Poi è arrivata la notizia, quella brutta notizia che non ti aspetti più perché ormai sei convinto che è fuori pericolo; per un po’ abbiamo visto solo buio poi abbiamo capito che anche in questo è stata speciale, diversa. Lei ha lasciato un segno indelebile in tutta la nostra  famiglia, ci ha dato un grande insegnamento: lottare e donare per amore del prossimo.

Grazie Tiziana.

Un pensiero speciale  lo vogliamo dedicare a Salvatore che ammiriamo per il suo coraggio, la  forza, la pacatezza e la sua educazione; a Roberto uomo mite e discreto che ci ha colpito per il suo sguardo di padre amorevole e pronto a tutto; a Martina che abbracciamo con grande affetto sperando di rivederla presto; ad Alex che è stato per tutto questo tempo il nostro portavoce e ci è stato vicino, ma il pensiero più grande va ad Emilia che come una leonessa ha protetto il suo cucciolo fino alla fine. A tutti vogliamo dire che vi vogliamo bene e vi siamo veramente vicini.

Un grande abbraccio da Rossana  e Piero".
 

 

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19/08/2011

Lettere. "Un amore che è per sempre"; di Silvia Carli

 

Lettere

Riceviamo e pubblichiamo.

"Credo fortemente nell’amore e non riesco a trovare una ragione capace di convincermi che questo possa finire con la morte della persona amata.
Niente e nessuno potranno mai separarci dall’amore, neppure la morte. Sarò ingenua, ma credo che esista davvero un amore che è “per sempre”. Questo “per sempre” non si ferma davanti alla morte, va oltre. Perchè “per sempre” vuol dire appunto senza limite di tempo e di spazio.
Ai familiari di Tiziana, a tutti quelli che l’hanno amata, voglio proprio dire questo: chi ama, sente la persona amata vicino a sé anche se lontana, la percepisce come una presenza vera anche se defunta.
Qui non siamo nel campo della fantasia, ma nello spazio del mistero della nostra vita, che ci consente di andare oltre ogni ragionamento che voglia imbrigliare tutto nelle maglie troppo strette della ragione e della logica.
D’ora in avanti, quella di Tiziana sarà una vita diversa, fatta di pienezza d’amore, dove la contemplazione della bellezza di Dio sarà suprema, simile a quei momenti di profonda intensità che noi viviamo e non vorremmo mai che terminassero.
La vita eterna è vivere nell’amore, Tiziana continua a vivere e dato che credo che i defunti possono avere una particolare attenzione nei nostri confronti, ehi Tiziana, prega per tutti noi".

 

   

Silvia Carli
 

 

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19/08/2011

Attualità. Tiziana nel cuore per sempre; il paese alla sua "festa"

 

Tiziana nel cuore per sempre
Guarda il video

E' stata davvero una grande festa, proprio come voleva lei. Così Tiziana Stuto ha salutato tutto il suo paese prima di intraprendere il suo ultimo viaggio. Tra i tanti commenti che gli amici le hanno dedicato, ne pubblichiamo alcuni, insieme alla lettera della sua maestra di danza e ad un video della sua amica Michela.

"Non avevo dubbi… sei stata una grande donna fino alla fine... con le campane a festa, con i petali, le colombe, i palloncini,la banda, i tamburinari... con la tua solita allegria hai voluto lasciare questo mondo per entrare nell'eternità... brava Tiziana! Ti voglio bene... nessuno potrà mai dimenticarti!".
          Ermelinda

"Che Messa meravigliosa Tì, credo proprio come la volevi e com' eri tu: le campane a festa, la banda con inni festosi, i canti della messa gioiosi con timpano e cembalo, i "tammurinara", i ragazzi che ti hanno accompagnata con i bongos, i palloncini, i fiori e le colombe... ed anche alla fine hai lasciato il tuo segno e sono sicura che lo farai per molto ancora... Grande!".
          Tiziana

"
Avevo organizzato, ma non una cosa del genere... una festa tutta per te!! Tutto quello che hai voluto, l'abbiamo fatto, spero non ci siamo dimenticati niente...!! So che in questo momento sei accanto a me e che non mi abbandonerai, ma non lasciare mai la mia mano, ed io non lascerò mai la tua, perchè come ho ripetuto sempre, noi due siamo un corpo e un'anima!! Nessuno mai ci dividerà, anche se il tuo corpo è andato via, la tua anima è sempre con me, mi proteggerai ovunque io andrò!!".
          Lidia

"Come sempre le persone buone ci lasciano. Non avevo mai visto un funerale del genere. Nemmeno nelle feste di paese c'era così tanta folla; te lo meritavi carissimo angioletto... Ti ricorderemo sempre come la ragazza più solare e piena di vita quale purtroppo eri... peccato che gli angeli più belli e buoni vengono chiamati, molto spesso, prematuramente... ci mancherai ma ti avremo sempre nel cuoree...".
          Viviana

"Angioletto, è stata una festa piena di gioia ed emozioni. Mi raccomando, pensa a noi come noi penseremo a te... Ti vogliamo tutti bene e soprattutto rimarrai sempre nei nostri cuori. Non ti saluto con un addio ma ti saluto con un Arrivederci. Ciao bellissima".
          Simona

"
Testardona mia... ne abbiamo fatte di festicciole insieme, ma mai come quella di oggi: é stata unica... come lo sei tu. Colgo l'occasione per ringraziarti e augurarti buon viaggio. E... aspettami; non scappi più...".
          Aleksandar

"Ti ho conosciuta allegra e ci hai salutato nella tua ultima scena con lo stesso messaggio solare che ti ha sempre contraddistinta. Sei stata grande, rimarrai sempre nel mio cuore".
          Salvatore


          "Forse non molti sapranno che insieme abbiamo condiviso tanti momenti, perché abbiamo in comune qualcosa nel cuore… ed è stato poco tempo fa - con un video messaggio - che hai voluto rendermi partecipe di un tuo pensiero: una mano sul cuore e senti ogni battito della musica… senti tanta energia in corpo, ti senti volare verso un mondo fatto di aria, respiri, movimenti che danno voce ad emozioni che ho condiviso con te, che hai saputo capire e farmi sentire ancora più forti le mie emozioni!
          I sogni spesso non si possono esaudire, ma la Fede li porta a farli diventare una realtà stupenda. Queste le tue parole, scritte qualche giorno prima dello spettacolo di fine anno e… la mia promessa quella sera di danzare per te... e anche se molto stanca, presente insieme a noi… non una parola... ma solo un forte abbraccio… a noi non sono mai servite le parole!!
          Danza… una semplice parola per molti, ma per me, dicesti, il mio sogno, la mia passione, anzi no!… la realtà da condividere con coloro ai quali ho trasmesso ciò che sentivo…
          …la “malattia” ti ha sottratto l’uso delle gambe, ma mi dicesti che avremmo comunque continuato a ballare insieme per sempre perché il nostro cuore avrebbe vissuto per la danza...
          …usavi sempre la parola “per sempre” perché tu non credevi alla fine. “Il male” ha provato a toglierti tutto ma è stato sconfitto perché non è riuscito a portarti via la forza, il sorriso e la gioia di vivere…
          Adesso… potrai realizzare il tuo sogno!!
          Ciao Titty… Ti voglio bene…".
          Antonella

Video dedicato da Michela a Tiziana.

"Tiziana nel cuore per sempre" Visita l'argomento
 

 

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18/08/2011

Attualità. L'ultimo abbraccio di Tiziana; oggi le esequie

 

L'ultimo abbraccio di Tiziana
Tiziana

"Io non mollo" era stato l'impegno di Tiziana; mantenuto sino in fondo. Non ha mollato, non si è arresa al male, non si è lasciata sopraffare dal dolore, non ha lasciato spazio alla disperazione. Ha mantenuto la sua parola: ha conservato intatta la sua fede.
"Gesù le disse: «Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?" (Gv 11,40). E lei ha continuato a credere ed a sperare, di quella speranza che non delude. Ieri si è concluso il tempo del suo cammino in mezzo a noi; ha intrapreso un altro viaggio, passando di vita in vita, lasciando un immenso vuoto in quanti la conoscevano e la amavano. Ogni parola di saluto dei suoi amici è intrisa di cielo, di pace, di speranza in un rivedersi futuro.
Oggi pomeriggio, alle ore 17.00 nella chiesa Madonna del Carmelo, saranno celebrate le esequie. Tiziana non voleva fuggire da quella "gloria di Dio" che sentiva come una promessa  presto raggiunta. Questo giorno lo aveva già immaginato, come una festa, una grande festa, con palloncini bianchi, fiori sparsi per terra, colombe, tamburinari, banda musicale. La più bella festa per l'incontro più importante della sua vita, quello con il Signore risorto.
Sarà troppo piccola la chiesa parrocchiale per contenere tutti gli amici, grandi e piccoli, che vorranno essere presenti per partecipare alla festa di Tiziana; nessuno vorrà mancare per portare il suo affetto e dare l'ultima carezza.
Ci saranno lacrime, di tristezza per la separazione, ma anche di gioia ben sapendo che finalmente "Titty" ha raggiunto quella  felicità da tanto attesa: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso» (Lc 23,43).

Carmelo Arnone
18 agosto 2011
 

 

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17/08/2011

Pittura. Opere di Antonio Pilato sul catalogo "Avanguardie Artistiche 2011"

 

Antonio Pilato sul catalogo "Avanguardie Artistiche 2011"
Antonio Pilato


La forza della speranza degli immigrati
"... degli immigrati"


La forza della speranza tra gli squali
"... tra gli squali"

Essere presenti su un catalogo d’arte è indubbiamente sinonimo di prestigio oltre che di conclamazione della propria attività artistica; a maggior ragione se si tratta del catalogo "Avanguardie Artistiche 2011", la cui edizione è riservata esclusivamente ad artisti e prestigiose gallerie d’arte italiane. Antonio Pilato, originario di Grotte, laureato in Lettere e Filosofia, formatosi artisticamente tra Palermo, Zurigo e Brera, con studio a Milano, questa esperienza la sta vivendo con passione ed entusiasmo. Come quello che mette nelle sue tele e nei suoi disegni.
Di lui ha scritto S. Autovino, Direttore della Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Monreale (PA): "L'artista di origine siciliana, che vive ed opera a Milano, nelle sue opere rappresenta l'umanità con le sue gioie, ma soprattutto coi suoi travagli del nostro tempo: le fughe dei clandestini, il terrorismo sono sono i temi dominanti, colti con la capacità grafica della mano che domina il segno, che sa di simbolo e di magia. L’artista però non dimentica che la pittura è anche forme e colori. Nelle sue opere riesce a creare un mondo di sfumature, di stati d’animo, che negli effetti di luce e di ombre genera una profonda atmosfera".
Ed il filosofo Fulvio Papi, così si esprime: "
Antonio Pilato si avventura molto felicemente in una pittura che vuole essere una rappresentazione (vor-stollen, mettere davanti) di eventi del mondo secondo una vocazione narrativa che solo un percepire morale può instaurare nella sua energia espressiva. L'immagine si trasfigura nella comprensione emotiva, così che guardare questi lavori espone al giusto rischio che appaiano sentimenti e propositi tacitati spesso dallo scorrere dell'essere. Il tema di Pilato é l'insieme delle tracce, tracce devastanti del prendere un mare infido per una speranza, devota nel cuore, fragilissima nel mondo. A fonte di queste rappresentazioni del migrare torna alla memoria, in un contesto differente, il sintagna celebre di Primo Levi "se questo é un uomo". Dovrei parlare del colore di Pilato: una tavolozza che ha preso una tale confidenza con le sue risorse da costruire scene che catturano lo sguardo: sfondi paralizzanti, cieli crudeli, mari senza luce, ricchezze senza amore".
Le opere dell'artista saranno in mostra a Siracusa, presso la Galleria Roma, a partire dal 10 settembre ed a Monreale (PA), presso la Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, dal 29 ottobre.
A lato le pitture "La forza della speranza degli immigrati" (acrilico) e "La forza della speranza tra gli squali" (acrilico).
 

 

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17/08/2011

Tennis. Francesco D'Ina vince il "Master Grotte" della Polisportiva "Athena"

 

"Master Grotte" della Polisportiva "Athena"
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E' stata una finale sofferta, quella del 1° Torneo Sociale "Master Grotte" di tennis organizzato dalla Polisportiva "Athena", il 29° organizzato dall'associazione nel corso dei suoi lunghi 20 anni di vita. A contendersi la coppa del 1° classificato due "teste di serie" del torneo: Santino Lombardo e Francesco D'Ina. Ed è stato proprio D'Ina ad aggiudicarsi l'ambito premio. In un clima festoso ed amichevole da "terzo tempo", costantemente caratterizzato da sorrisi ed abbracci, subito dopo la finale si è svolta la cerimonia di consegna delle coppe e dei riconoscimenti, tra cui quelle ai primi tre classificati del "Singolare Maschile" e del "Singolare Junior". Due significative targhe sono state consegnate a Roberto La Mendola e Silvano Cipolla "con affetto... per la disponibilità e la collaborazione fattiva dimostrata sul campo da diversi anni".
Il Presidente Enzo Agnello, dichiarandosi ampiamente soddisfatto della riuscita della manifestazione e ringraziando quanti hanno collaborato alla sua riuscita, ha confermato l'impegno futuro della Polisportiva, sia per le attività di formazione a tutto campo che per il prossimo torneo 2012.

 

 


Pubblichiamo alcune immagini della premiazione (38 foto di © Salvo Lo Re "President").

Torneo Athena "Master Grotte" 2011 Visita l'argomento
 

 

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17/08/2011

Lettere. "Forza e coraggio alla nostra amica Tiziana"; di Silvia Carli

 

Lettere

Riceviamo e pubblichiamo.

"Ciao Tiziana,
la sola cosa che so dire è che Dio non è l’autore del male. La sofferenza, Dio la subisce, la riceve come schiaffi al suo volto.
Come diceva Lèon Bloy, "il volto di Dio gronda di sangue nell’ombra". Dio è la vittima ferita del male, non il suo autore. Soffre con noi, lungo la storia, incessantemente, per aprirci vie di risurrezione che sono nascoste nell’intimità del suo mistero.
Noi sappiamo che gli innocenti che soffrono, piccoli o grandi che siano, sono i santi della vita quotidiana.
Nei Fratelli Karamazov, dov’è contenuto un lacerante urlo contro la sofferenza dei bambini, Dostoevskij fa dire a Dimitri, condannato ai lavori in miniera per un crimine che non ha commesso, "se si caccia Dio dalla terra, noi lo ritroveremo sottoterra".
Io sono convinta, che in ogni caverna che il dolore scava nella nostra anima, Dio ama farsi casa. E' stato scritto che non si conosce a fondo nessun uomo se non si conosce il suo dolore. A mio avviso, questa verità può essere completata con un’altra: non si conosce a fondo la ricchezza della vita, se si ignora il significato costruttivo della sofferenza.
In tempi non sospetti, il mio amico Giovanni Paolo II ha detto che Cristo ha insegnato a fare del bene con la sofferenza e a fare del bene a chi soffre. Per questo, la solidarietà con che soffre è certamente uno dei pilastri costitutivi della nostra civiltà.
La condivisione del dolore attraverso la solidarietà, darà forza e coraggio alla nostra amica Tiziana.
Ciao Tiziana, ti abbraccio forte... con il cuore".

 

   

Silvia Carli
 

 

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16/08/2011

Volontariato. Concluso il 3° Campo Estivo della Onlus "Padre Vinti - Grotte Solidale"

 

Concluso il 3° Campo Estivo della Onlus "Padre Vinti - Grotte Solidale"
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Come per i due anni precedenti, anche la 3^ edizione del campo estivo organizzato dall'associazione "Padre Vinti - Grotte Solidale" Onlus ha avuto un grande successo, almeno a giudicare dall'entusiasmo con cui i ragazzi hanno vissuto le esperienze che gli sono state proposte. Numerose le attività: giochi d'acqua, cucina (calzoni e biscotti), decoupage. Una delle giornate è stata dedicata alle simulazioni di primo soccorso, insegnando ai ragazzi le nozioni basilari: come chiamare i soccorsi, cosa specificare al telefono, come favorire l'intervento dei soccorritori. Una mattinata è stata dedicata alla piscina, dove la comitiva si è scatenata con giochi, gare di nuoto e balli di gruppo in acqua. Nell'ultimo giorno c'è stata la premiazione dei vincitori delle gare e la consegna degli attestati a tutti i partecipanti, gustando i gelati offerti dall'azienda Mancuso e le pizzette della ditta Baldo. Ospite speciale di questa edizione Martina Tulumello, (oltre Sonia Castronovo, ospite fissa in ogni edizione).
Notevole l'impegno degli animatori: Libertino Vaccarello, Luana Marsala, Antonella Mulè, Alessandra Magrì, Melania e Miriana Scarito, Chiara Tunno, Naomi Busuito, Mariagrazia, Concetta, Rosetta, Giusy, Angela... e gli altri volontari che hanno consentito lo svolgimento del campo estivo, ovviamente insieme al Presidente Davide Magrì che con generosità ogni anno dedica all'iniziativa una settimana delle sue ferie; ma si diverte anche lui!

 

 


Pubblichiamo alcune immagini del campo estivo (68 foto di © Salvo Lo Re "President").

3° Campo Estivo Visita l'argomento
 

 

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16/08/2011

Racconti. "Un tuffo nel passato" - Capitoli 31° e 32°; di Carmelo Luparello

 

Prof. Carmelo Luparello
Prof. Luparello


UN TUFFO NEL PASSATO
di Carmelo Luparello

Cap. XXXI

          A quei tempi c’erano, nel paese, dei tipi molto particolari, in fondo tutti brava gente, alle spalle dei quali tanti si divertivano. Tra di essi c’era una signora o signorina bassina, almeno così io me la ricordo, rotondetta con delle protuberanze sulla testa, tra i capelli bianchi.
          Abitava in via Washington, a sinistra, quasi all’inizio della salita.
          Si chiamava Venera o Venere; il cognome, confesso che non l’ho mai saputo, ma tutti in paese la chiamavano “Vevè”. Con questo nome era nota a tutti: grandi e piccini.
          Non ricordo di averla mai vista in giro, forse stava sempre a casa, come un animale timoroso sta nella sua tana.
          Chiunque passasse davanti alla sua porta, le gridava forte per farsi sentire da lei: “Accì Vevè!”, come se starnutisse, e lei, veloce come una molla, si affacciava nel piccolo balcone “lu finisciuni a piettu” e incominciava ad imprecare e a minacciare colui che aveva osato disturbarla.
          Certe volte lanciava sassi che, per fortuna, fallivano sempre il bersaglio.
          Spesso, invece, gridava: “Fermati, figliu di buttana, ca ti a rumpiri lu culu!”, cioè: “Fermati, figlio di puttana che ti devo rompere il culo”.
          Pio desiderio, perché nessun ragazzo si fermava ad aspettare lei per avere rotto il culo.
          Oppure: “A lu marasciallu lu dissi ca ta va arristari” cioè: “L’ho detto al maresciallo e lui ti arresterà”.
          Ma quello era pronto a scappare e a riderci sopra.
          Un altro bel tipo era “Lu zì Turiddru”. Me lo ricordo come un uomo allampanato che cavalcava un’asina sulla quale teneva sempre un paio di “cancieddri cu li langeddri” (che erano dei contenitori di ferro dove si sistemavano appunto li langeddri, ossia le brocche che erano però più piccole delle quartare).
          Altro non so di lui o della sua famiglia se non il fatto che, quando i ragazzi lo vedevano, gli gridavano: “ Zì Turì, ccennè fuddra a la funtana?”, cioè: “Zio Salvatore, ce n’è affollamento alla fontana?”.
          E lui di rimando: “Sì, ni ddra buttana di tò mà c’è fuddra, ma si ti ngagliu…”, cioè: “Sì, da quella puttana di tua madre c’è affollamento, ma se ti prendo…” e, così dicendo, smontava dall’asino e, lasciata la cavezza, correva dietro al ragazzo che gli aveva fatto la domanda provocatoria, o gli lanciava il bastone, sperando di colpirlo, mentre l’asino se ne andava per i fatti suoi. E a lui toccava, poi, correre dietro all’asino, quando si convinceva che era ormai inutile correre dietro al ragazzo.
          Tra gli altri personaggi di cui si sta perdendo il ricordo c’era “Pippinu Cipiciapi”, (al secolo Giuseppe Salvaggio) che abitava, con la moglie Anna, in una casa umida e fredda, che si affacciava in una strada stretta e senza sole, non lontano dal corso Garibaldi, tra la via Corano e la via Archimede.
          Lavorava non solo come facchino, cioè come scaricatore e trasportatore di sacchi, ma, secondo quello che sentivo dire, anche come garzone presso un nobile del paese che gli dava qualche lira e un po’ di cibo.
          Sempre per sentito dire, Cipiciapi portava il cavallo del nobile ad abbeverarlo alla fontana. L’animale era docile e si faceva accompagnare facilmente ma, quando qualcuno gli faceva con le dita della mano il segno delle corna, esso incominciava a scalpitare, a mostrare segni d’insofferenza o dava uno strattone alla corda tentando di scappare per colpire quel disgraziato che aveva osato mettere in dubbio le sue grandi capacità amatorie.
          E allora ci voleva tutta la forza di Cipiciapi che ce l’aveva proprio grande per frenare l’animale, e Cipiciapi, quasi a volere calmare il cavallo solidarizzando con lui, gridava a chi lo aveva offeso: “Curnutu ci si tu e tutta la tò stirpi”, cioè: “ Il cornuto sei tu e tutta la tua stirpe” e metteva in bocca al cavallo una zolletta di zucchero.
          E il cavallo si calmava e, buono buono, proseguiva la sua strada verso casa, senza creare altri problemi a Cipiciapi.
          Durante le feste religiose, Natale o Pasqua, si organizzava la festa della padella, e Cipiciapi era uno di quelli che si dava da fare di più per vincere la gara.
          Qualcuno regalava al Comitato promotore della festa una padella vecchia, di quelle che non servivano più perché tutt’intorno avevano qualche dito di nero, provocato dal fumo della legna su cui per tanti anni era stata sistemata, senza essere ben ripulita dopo l’uso, e magari presentava pure qualche piccolo buco.
          La padella veniva issata con uno spago a una certa altezza, dopo che al centro di essa, nella parte esterna, era stata incollata una moneta.
          Chi, con le mani dietro, legate da una cordicella riusciva, saltando, a prendere, aiutandosi con la bocca, la moneta, se ne impadroniva.
          Tanti ci tentavano ma, generalmente, era Cipiciapi che l’acchiappava, dopo tanta fatica, però, e dopo tanti bernoccoli spuntati su una faccia diventata completamente nera per la fuliggine
.

Cap. XXXII

          Tra i facchini ricordo “Spiriti russi” che un bicchiere di vino non lo disprezzava mai.
          Tra i personaggi che ricordo con una certa nostalgia, perché anche lui è simbolo di un tempo che non tornerà mai più, c’è pure “Ngilinieddru”, ovvero il piccolo Angelo, così chiamato con affetto da tutti per il suo carattere semplice come quello di un bambino, un uomo che ricordo sempre solo e malvestito, con le scarpe, quando le aveva, sempre rovinate. Ma era buono, buono come il pane e non avrebbe fatto mai male a nessuno. Doveva abitare nelle parti di San Francesco. Aveva una risata tutta particolare, inconfondibile, pure in mezzo a migliaia di altre risate e una macchina fotografica con la quale scattava, o fingeva di scattare, delle foto specialmente in occasione di qualche festa paesana.
          Eppure una volta fu capace di fare ritornare la pasta negli scaffali dei negozi quando il prezioso alimento venne a mancare all’improvviso ai negozianti che ne avevano fatto incetta sperando, forse, con questo di fare aumentare il prezzo. Insomma, una speculazione bella e buona.
          I carabinieri, allertati dalla popolazione e temendo sommosse, controllarono tutti i negozi ma della pasta nemmeno l’ombra.
          “Ngilinieddru”, però, aveva visto che uno, il quale aveva un negozio di generi alimentari, una mattina presto aveva trasportato un’enorme quantità di pasta in un garage di sua proprietà, u po’ lontano dal negozio e si presentò al maresciallo.
          - Maresciallo - gli disse col suo solito sorriso inconfondibile - se vuole trovare la pasta, deve andare in via *** nel dammuso di*** - e gli fece il nome.
          Il maresciallo, che era un uomo intelligente, nell’incertezza volle provare e, in compagnia di due carabinieri, si recò nel posto indicato.
          Grande fu la sorpresa del sottufficiale quando il padrone, costretto e “malu paratu” cioè non sapendo più cosa fare, aprì il garage.
          A terra c’era tanta pasta che poteva mangiare, per qualche mese almeno, un intero quartiere, se non tutto il paese.
          Da quella volta non ci fu più penuria di pasta, perché anche gli altri negozianti preferirono vendere la pasta che avevano, anche loro, nascosto in attesa di aumentarne il prezzo.
          Di questo episodio in paese nessuno parla più, non solo perché son passati ormai più di quarant’anni, ma anche perché allora erano stati in pochi a conoscerlo. Io, che l’ho saputo da mio padre, l’ho voluto ricordare per dare onore a un povero uomo a cui la vita aveva riservato soltanto delusioni e disprezzo.
          Il personaggio che ricordo meglio è, però, “Carminu Frucchiuni”, ma lui non era un facchino, anche se non ho mai saputo che mestiere facesse. Forse il contadino. Lo vedevo spesso in piazza, specialmente nel periodo elettorale mentre, col pugno chiuso e il fazzoletto rosso nel taschino della giacca, inneggiava al Comunismo.
          I cosiddetti benpensanti del paese lo detestavano, i preti lo dipingevano come l’incarnazione del Maligno e sconsigliavano i ragazzi dal frequentarlo, ma lui, imperterrito, con un candore che si può solo immaginare nelle anime innocenti, cantava Bandiera Rossa o dei versi, penso, di sua invenzione: “Li monaci e parrini su tutti nichiati, pinsannu ca Di Gaspari si ni scinnì cu li pignati”, cioè “I monaci e i preti sono tutti dispiaciuti, al pensiero che De Gasperi è stato costretto a dimettersi e ad andar via, portandosi dietro anche le sue pentole” (perché ormai convinto che non sarebbe più tornato al potere).
          Faceva tenerezza “Carminu Frucchiuni” perché non si lasciò mai corrompere e, finchè visse, fu comunista, un comunista idealista a costo di patire la fame.
          Comunista doveva essere pure “Lillo d’Ati o Lillu Ati”, cioè “Calogero figlio di Agata”. Lo vedevo sempre in piazza e, quando gli parlavo, mi esprimeva sempre un grande desiderio: poter lavorare con scienziati tedeschi. Lui avrebbe espresso l’idea di quello che era necessario inventare, e loro lo avrebbero realizzato perché, si sa, gli scienziati tedeschi sono molto intelligenti, ma hanno bisogno di qualcuno che gli suggerisca quello che devono fare.
          La prima cosa che avrebbe chiesto loro di inventare era poter conoscere il pensiero degli altri. Sicuramente, se un giorno avesse potuto parlare con questi scienziati, essi avrebbero lavorato alla realizzazione di quest’idea. In questo modo lui avrebbe saputo subito chi lo prendeva in giro e chi, invece, era sincero.
          C’era pure Baravà, però di lui non so dire molto, se non che negli ultimi tempi si era ridotto male e, per sopravvivere, era costretto a tendere la mano.
          La stessa cosa faceva ‘Ntuninu.
          Tanti altri conoscevo di cui si va perdendo la memoria, tanto che nemmeno mia sorella che è più grande di me, ha saputo, di molti, darmi delle informazioni sicure.
          Uno dei più popolari di questi personaggi era sicuramente Totò Marino perché era sempre in piazza ed era conosciuto da tutti, tanto che, quando rimase solo perché  sua madre, “la za Vittoria” era andata via in Val D’Aosta, mi pare, assieme agli altri familiari, fu adottato da tutti “li chiazzalora”, cioè da tutti quelli che passavano la maggior parte della loro giornata in piazza, i quali cercavano di non fargli mancare, per quanto possibile, l’affetto e anche qualche soldo, che lui, immancabilmente, correva a trasformare in vino.
          Tra tutti questi amici ci fu anche il signor Michelangelo Girgenti, che, diciamo, lo adottò, come scherzando diceva sua nipote, Susanna Rizza, perché ogni giorno Totò Marino andava a pranzare a casa sua.
          Purtroppo era sempre sporco tanto che qualche volta erano gli amici stessi che provvedevano a pulirlo.
          Non era, però, cattivo e non mi ricordo che avesse mai fatto del male a nessuno.
          Una sera lo vidi camminare per la piazza piangendo e tenendosi con una mano una guancia. La zia Teresa che era una sua lontana parente e che aveva in piazza un negozio di alimentari, gli domandò: “Perché piangi?” Rispose: “Mi diettiru na masciddrata!”, cioè: “Mi hanno dato uno schiaffo”, e proseguì la sua strada sempre piangendo.
          Non seppi mai chi quello schiaffo glielo avesse dato e perché. Ricordo, però, che ne soffrii tanto come se quello schiaffo lo avessero dato a me.
          Non avendo un tetto dove dormire, il Comune gli offrì una casa “a la funtana”, quella che era servita negli anni precedenti  “a lu guardianu di l’acqua Totu Vinti”. E così “Totu Marino” ebbe, anche lui, un tetto sotto cui ripararsi.
          Molto noto era in paese Pepé, l’amico di tutti, di grandi e piccini, dei ricchi e dei poveri. Anch’io l’ho conosciuto e devo dire che anche lui era una bravissima persona, pur nella sua ingenuità.
          Incapace di fare del male a chicchessia, era da tutti benvoluto.
          Aveva, però, l’abitudine di raccontare a tutti ogni cosa che faceva o che vedeva.
         Proprio perché uomo probo, lavorava come domestico presso un’anziana maestra e ogni giorno era in piazza per comprare tutto quello che alla signorina serviva.
          Appena incontrava qualcuno, non esitava ad attaccare bottone: “Sapiti? A la maestra ci accattavu lu pisci”, cioè: “Alla maestra ho comprato il pesce”, oppure: “Assira la maestra si fici lu bagnu”, cioè : “Ieri sera la maestra si è fatta il bagno” e poi usando una metamorfosi, per non apparire volgare (era della massima delicatezza), aggiungeva: “e iu ci vitti lu scuru!”, cioè: “ed io le ho visto il buio”.
          Una volta, stando a quello che lui raccontava, la maestra preparò il fegato e il polmone.
          “A mia, però, mi vuliva dari sulu lu pulmuni, ma iu ci dissi: Iu midè vuogliu lu ficatu. Allura la maestra mi detti anchi lu ficatu”. Cioè: “A me, però, voleva dare solo il polmone, ma io le dissi: Anch’io voglio il fegato. Allora la maestra mi diede anche il fegato”.
          Pepé aveva sempre la stessa faccia, come se il tempo, per lui, non passasse, per cui non ho saputo mai che età avesse.
          Un giorno mi dissero che era morto e, sinceramente, ne fui dispiaciuto.
          Ancora oggi sono tanti, in paese, coloro che ricordano Savio perché è deceduto pochi anni fa. Anche lui, come Marino, era stato abbandonato dai suoi familiari quando si erano trasferiti in America, perché malaticcio o ritenuto tale dalla commissione medica che lo aveva visitato prima di dargli l’autorizzazione ad espatriare.
          Lavorava come domestico tuttofare nella casa di un maresciallo in pensione che gli voleva bene e lo trattava come un figlio, e lui contraccambiava la fiducia e rivolgendosi alla signora, moglie del sottufficiale, la chiamava: “Mamma” e diceva spesso quando parlava di lei con le altre persone: “Iddra m’arricupirà”, cioè “Lei mi ha recuperato”. Mi faceva pena, povero “Saviuzzu” per essere stato abbandonato dalla sua madre naturale.
          Per il maresciallo, Savio ogni mattina andava a fare la spesa, zappava il suo giardino e badava pure alla Chiesa Evangelica Valdese, di cui teneva anche le chiavi e che a quei tempi, se non era molto affollata, contava tanti fedeli, sebbene il parroco della vicina parrocchia, conoscendo l’orario del culto valdese, si mettesse davanti alla porta della sua chiesa per controllarli e spaventarli.
          Un altro personaggio caratteristico del paese era, sicuramente, “lu zì Vicienzu”, cioè lo “zio” Vincenzo (almeno mi pare che si chiamasse così) “Cuntapassi” che abitava all’estrema periferia del paese, in una delle zone “cchiù poviri” cioè più malfamate del paese.
          Il soprannome gli derivava dal fatto che, mentre camminava, a un certo punto si fermava e contava i passi che, fino a quel momento, aveva fatto.
          Tra i personaggi che sicuramente oggi nessuno ricorda c’era anche “lu zì Turiddru Morgante”, un vecchietto che abitava in una casa dietro la pescheria.
          Lo vedevo spesso mentre, appoggiandosi al bastone, si recava in chiesa. Era quasi sempre circondato di bambini che gli chiedevano spiegazioni sui Dieci Comandamenti, per poi fermare la loro attenzione su uno in particolare: quello che dice: Non fornicare.
          - Zi Turì - gli dicevano, dopo averlo circondato - che cosa significa: Non fornicare?
          E “lu zì Turiddru”, senza minimamente pensare al male, anzi persuaso che faceva il bene spiegando ai ragazzi “li cosi di Diu” cioè il Catechismo, rispondeva.
          E qui risate a mai finire da parte dei ragazzini, alcuni dei quali gli dicevano: “Zì Turì, sapi, nun l’amu caputu bieddru pulitu, ni lu spiega arriè?”, cioè :” Zio Salvatore, sa, non lo abbiamo capito molto bene, ce lo vuole spiegare di nuovo?”.
          E “lu zì Turiddru”, lontano dall’immaginare l’inganno in cui cadeva, ricominciava a spiegare, persino due o tre volte e magari arrivava in chiesa tardi che il sacrestano, “lu zi Caliddru” stava per chiudere o aveva già chiuso la chiesa.
          Salendo dalla fontana verso la piazza, mi capitava spesso d’incontrare “Totu l’uorbu”, mentre tornava a casa. Camminava da solo e non ho mai saputo come facesse a non sbagliare mai la strada, a non inciampare in un sasso, a non finire in una pozzanghera. Forse perché faceva sempre la stessa strada.
          Mi raccontava mio fratello che qualche volta lo aveva visto anche correre.
          “Totu l’uorbu” era anche un bravissimo suonatore di chitarra, e gli amici (ne aveva tantissimi), tutte le volte che dovevano fare una serenata, o organizzare una festa, se lo portavano con sé.
          Cieco era pure “don Lillo Fantauzzu” che era diventato tale, secondo quello che mi era stato raccontato da chi lo aveva conosciuto ragazzo, per un calcio di mulo, ma era un uomo assai intelligente, tanto che sapeva, al solo tatto, riconoscere i soldi. Era un rivenditore di gas in bombole e aveva il suo negozio nel Corso Garibaldi, a due passi da casa mia e anche da casa sua. Tante volte ci andava da solo al negozio e aveva tanti amici con i quali s’intratteneva a chiacchierare. Tra gli amici c’eravamo io e mio padre.
          Ma forse il personaggio più conosciuto da grandi e piccini era, nei tempi più antichi, “lu zì Ngilinu Spitali” detto “lu zì Ngilinu carruzzieri”, così chiamato perché aveva una carrozza con la quale trasportava i viaggiatori da e per la stazione.
          Mi ricordo che nella parte esterna e posteriore della carrozza “lu zì Ngilinu” sistemava le valigie dei viaggiatori, legandole con una corda. Era sempre pronto di notte e di giorno, d’estate e d’inverno, col caldo e col freddo.
          Qualche volta, al suo posto, ci vedevo uno che doveva essere o suo fratello o suo cognato, comunque di sicuro un parente.
          Quando dietro non aveva bagagli, alcuni ragazzi, che sembravano essere in agguato, vi saltavano e si lasciavano trasportare, abbandonando, sempre con un salto, il loro posto, molto prima che la carrozza arrivasse alla stazione. Quando “lu zì Ngilinu” capiva che c’era, dietro, un clandestino, faceva schioccare la sua frusta, la “zotta”, e allora i ragazzi saltavano via senza arrivare nel punto dove, di solito, abbandonavano la carrozza.
          Tanti, me compreso, per farlo arrabbiare, gli gridavamo: “Zì Ngilì, zotta narriè!”cioè: “ Zio Angelo, colpisci con la frusta dietro, perché ci sono dei ragazzi!”, e “lu zì Ngilinu” faceva schioccare indietro la sua frusta, anche se indietro non c’era nessuno.
          “Lu zì Ngilinu” era anche un uomo assai versatile. Un giorno, infatti, si sparse la voce che stava trasformando una vecchia Topolino in carrozza. Ed era vero!
          Alcuni mesi dopo si vide la nuova carrozza girare per il Corso Garibaldi al posto di quella vecchia. Anche il cavallo sembrava felice e più tronfio e, nel trainarla, alzava le zampe con uno stile da fare invidia ai migliori purosangue del mondo
.

Carmelo Luparello

Pubblicato dalla Testata Giornalistica
Grotte.info Quotidiano

su www.grotte.info il 16 agosto 2011.
Per gentile concessione dell’Autore.
© Riproduzione riservata.
  

 

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16/08/2011

Attualità. Tiziana: "Io non mollo!"; speranze di miglioramento per la giovane grottese

 


Tiziana e Salvatore

"Volevo solo dire grazie a tutta la comunità di Grotte e non solo, ai paesi limitrofi e tutti gli amici di Roma per il grande sostegno, e non mi riferisco solo a quello economico ma sopratutto a quello spirituale".
E' il fratello Salvatore, con un messaggio lanciato su facebook, a rivolgere a tutti il ringraziamento a nome di Tiziana Stuto, la giovane grottese gravemente ammalata. Nelle sue parole la richiesta di preghiere: "Infatti volevo chiedere a tutti voi di continuare ad aver fede e pregare per Titty, invocare e chiedere a Dio la guarigione. Sono sicuro che qualcosa di straordinario accadrà". Per smentire voci contraddittorie ed incontrollate che si sono diffuse sugli avvenimenti degli ultimi giorni e sullo stato di salute di Tiziana, Salvatore chiarisce: "Siamo arrivati da Roma d'urgenza, perchè le speranze di un futuro per Titty erano effimere, ma ad oggi qualcosa di bello sta accadendo: Titty giorno dopo giorno mostra chiari e notevoli segni di miglioramento. Anche lei si è rincuorata e ieri ha detto: "Ormai mi sono convita e sono sicura che starò meglio e guarirò, io non mollo". Quindi chiedo a tutti di continuare, continuare e continuare a sostenerla spiritualmente e tutto cambierà. Mia sorella si riprenderà e starà sempre meglio".
Tutta la comunità, soprattutto gli amici, è unita nella costante opera d'incoraggiamento e sostegno, stringendo in un caloroso abbraccio la giovane. Intanto prosegue la gara di solidarietà economica.
La Giunta Municipale, che già lo scorso 14 luglio aveva deliberato la concessione di un contributo in denaro, sollecita alle necessità della famiglia Stuto, nella seduta dell'8 agosto ha rinnovato la concessione di un nuovo contributo; a questo si è aggiunto il "gettone di presenza" relativo all'ultima seduta del Consiglio comunale, che tutti i consiglieri hanno voluto devolvere. Una somma pari allo stesso gettone è stata devoluta anche da ciascun assessore. La raccolta continua attraverso le cassettine ubicate negli esercizi commerciali o con versamenti sul conto corrente IBAN IT40 D030 6903 3951 0000 0007 650 aperto presso la banca Intesa San Paolo Roma, indicando come causale "Tiziana".

Carmelo Arnone
16 agosto 2011
 

 

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15/08/2011

Chiesa. Programma dei festeggiamenti in onore di San Rocco

 

Programma dei festeggiamenti in onore di San Rocco
Locandina

Si svolgeranno da martedi 16 a domenica 21 agosto i festeggiamenti in onore di San Rocco, al quale è intitolata una delle tre parrocchie di Grotte.
Pubblichiamo il programma delle attività.

Martedi 16 agosto - Memoria liturgica di San Rocco - Giornata dell'ammalato (visite agli infermi)
- ore 07.30 Alborata
- ore 08.00 Scampanio
- ore 09.15 Lodi, Santa Messa e supplica a San Rocco
- ore 18.15 Santo Rosario
- ore 18.30 Preghiere a San Rocco
- ore 19.00 Santa Messa e unzione degli infermi
(Durate tutte le Sante Messe verrà benedetto il pane di San Rocco)

Venerdi 19 agosto
- ore 17.00 Penitenziale
- ore 18.15 Santo Rosario
- ore 18.30 Preghiere a San Rocco
- ore 19.00 Santa Messa ed esercizi spirituali

Sabato 20 agosto
- ore 18.15 Santo Rosario
- ore 18.30 Preghiere a San Rocco
- ore 19.00 Santa Messa prefestiva e vespri
- ore 21.00 Via Rocheliana davanti al sagrato della chiesa

Domenica 21agosto - Solenni festeggiamenti in onore di San Rocco
- ore 09.00 Scampanio
- ore 10.15 Santa Messa
- ore 18.00 Il simulacro verrà accompagnato, dalla chiesa, al campetto "San Rocco"
- ore 19.00 Santa Messa (al campetto)
                  Benedizione degli animali
                  Processione lungo le vie del centro storico (accompagnata dalla banda "G. Verdi")
                  Rientro in chiesa
- ore 21.00 Serata danzante presso il campetto "San Rocco"
                   Giochi pirotecnici.
 

 

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15/08/2011

Attività. Aperta a Siculiana una "Casa per ferie" delle Figlie della Misericordia e della Croce

 

Aperta a Siculiana una "Casa per ferie" delle Suore Figlie della Misericordia e della Croce
Vedi le foto

Madre Generale Suor Gabriella Ruggieri
Madre Generale

L’Istituto delle Figlie della Misericordia e della Croce, fondato da Madre Maria Rosa Zangàra il 13 agosto 1892 a Partitico (PA), è uno di quegli ordini religiosi femminili che lavora nell'ombra, in umiltà, svolgendo con coerenza nel mondo il ministero della carità secondo il proprio specifico "carisma", l'eredità spirituale lasciata dalla Fondatrice alle Sue Figlie, che è quello di rappresentare la Bontà di Dio nel mondo mediante le opere di misericordia e seguire Cristo povero, umile e crocifisso.
Desiderio della Madre Fondatrice era sempre di portare ai poveri, nel corpo e nello spirito, i frutti della Buona Novella e i frutti della Salvezza. Infatti ogni attività svolta dalle suore è inerente alle opere di Misericordia. Dall'Istituto ricevono assistenza e beneficenza i bambini, gli adolescenti, le ragazze a rischio, gli anziani, i disabili, gli ammalati anche terminali e quanti vivono in condizione di disagio, di povertà e di emarginazione, in relazione al mutare della domanda sociale e delle nuove povertà espresse dalla società civile. Inoltre l'Istituto svolge un servizio di accoglienza rivolto sia a soggetti in età evolutiva che in età adulta, che versano in circostanze critiche per le cause più disparate; tende a provvedere con tempestività a situazioni di emergenza caratterizzate da un bisogno immediato e temporaneo di mantenimento e protezione.
Oltre che in Italia, dove sono presenti con 19 case (molte delle quali in Sicilia, compresa la Casa Generalizia che ha sede a Palermo), le Figlie della Misericordia e della Croce svolgono la loro missione in Etiopia, in Messico ed in Romania.
Gli ospedali, gli istituti educativi, assistenziali, le scuole materne, elementari, le Case di soggiorno per anziani e suore, le opere di promozione sociale e religiosa nelle Missioni; questi sono i campi di lavoro delle seguaci di Madre Maria Rosa Zangàra.
Alla guida della congregazione, con spirito di servizio e profondo discernimento spirituale, vi è la reverendissima Madre Generale Suor Gabriella Ruggieri, che esercita il suo ufficio "con l'energia ricevuta da Dio", non mancando mai di rincuorare le consorelle ricordando loro che "Proprio in un contesto di guerra, di intemperie di ogni genere, di un mondo senza futuro, ecco, il Risorto ci consegna nuova luce e nuova speranza: ‘Sono Io non temere’, e porgendo loro "l’augurio di bene e di speranza  nella luce di Cristo Risorto".
Proprio per volontà della Madre Generale,
a Giallonardo, nota località marittima di Realmente (AG), è stato ristrutturato un edificio al fine di renderlo idoneo ad offrire un gradevole soggiorno, estivo ed invernale, a singoli, famiglie, gruppi, sacerdoti, religiosi, religiose. Dopo molto impegno e tanti sacrifici, finalmente la Casa per Ferie “Maria Rosa Zangàra” è divenuta una realtà: venti posti letto con camere dotate di tutti i confort, a pochi passi dal mare. Per informazioni è possibile contattare Suor Maria Cristina al n° 0922.815121 (telefono e fax), oppure inviare una email all'indirizzo siculianafmc@gmail.com.
La casa è aperta tutto l’anno, per dare "conforti fraterni, compassionevoli. Prestare sollievo nelle afflizioni, non solo del corpo, ma più dell’anima"; sempre secondo la missione di Madre Zangàra.

Carmelo Arnone
15 agosto 2011

 

 


Pubblichiamo alcune immagini dell'attività delle suore nel mondo e della nuova casa per ferie (40 foto di © Figlie della Misericordia e della Croce).

Casa per ferie "Maria Rosa Zangàra" Visita l'argomento
 

 

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13/08/2011

Musica. Il M° Salvaggio scelto dal regista Michele Guardì per la nuova edizione de "I promessi sposi"

 

Il M° Salvaggio scelto dal regista Michele Guardì per la nuova edizione de "I promessi sposi"
Salvaggio e Guardì

La "Notte della Moda" edizione 2011, una delle iniziative estive di Porto Empedocle, svoltasi domenica 7 agosto, ha riservato una gradita sorpresa al M° Salvatore Salvaggio. La manifestazione, tesa a proporre e valorizzare la moda italiana, presentata da Egidio Terrana e dalla showgirl Joe Squillo, ha previsto interventi musicali tra cui quello del cantante Paolo Vallesi (interprete del famoso brano "La forza della vita") e del basso-baritono Salvatore Salvaggio, che ha proposto, dal "Barbiere di Siviglia" di Gioacchino Rossini, l'aria "La calunnia". Durante la serata si è svolta la cerimonia di consegna, da parte del sindaco Calogero Firetto, dei premi "Futura Prospicere", promossi dal Comune di Porto Empedocle e dalla Fondazione "Andrea Camilleri". Giuseppe Agnello, Felice Cavallaro e Michele Guardì sono le tre personalità del mondo dello spettacolo e della cultura ai quali è stata consegnata la statuetta rappresentativa del Premio.
Appena salito sul palco, il celebre regista ed autore televisivo agrigentino Michele Guardì, riferendosi al brano eseguito dal M° Salvaggio, ha affermato in diretta: "E' lui il Don Abbondio della nuova edizione dei miei Promessi Sposi", invitandolo contemporaneamente a raggiungerlo sulla scena. Nonostante ormai l'abitudine a calcare i palchi dei più prestigiosi teatri internazionali, il M° Salvaggio non è riuscito a nascondere l'emozione per un così inaspettato riconoscimento. "Mentre ascoltavo l'esibizione di Salvatore - ha continuato Guardì - non ho avuto dubbi: ho subito intravisto in lui il mio Don Abbondio".
 

 

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12/08/2011

Libri. "La catastròfa" di Paolo Di Stefano, finalista del Premio "Racalmare - Leonardo Sciascia"

 

La catastròfa
Marcinelle

Paolo Di Stefano - La catastròfa
Copertina

Paolo Di Stefano
Paolo Di Stefano

E' passato senza clamori, senza cerimonie, senza un ricordo, il 55° anniversario di una delle più grandi tragedie minerarie di tutti i tempi. Non ne hanno parlato in televisione, qualche rara parola sui giornali. Eppure l'8 agosto 2011, lo scadere dei 55 anni esatti dall'incendio nella miniera di Marcinelle, in Belgio, si prestava almeno ad una commemorazione.
Era una splendida giornata di sole, quell'8 agosto del 1956, ma già alle prime ore del mattino dense nubi di fumo si elevavano alte nel cielo, foriere del dramma che si stava consumando ai danni di centinaia di minatori. Alla fine si conteranno 262 morti, la maggior parte di nazionalità italiana (a quel tempo gli emigranti eravamo noi).
Di quei fatti parla “La catastròfa”, sottotitolo "Marcinelle 8 agosto 1956", che il giornalista Paolo Di Stefano ha pubblicato recentemente per le edizioni Sellerio. Il libro è uno dei finalisti della XXIII edizione del Premio Letterario "Racalmare - Leonardo Sciascia"; lo abbiamo letto per voi.
Non è un romanzo, non è un racconto, non è opera di fantasia. L'autore, rispetto ai fatti accaduti, non aggiunge nulla, fa parlare i protagonisti e riporta i documenti ufficiali. Leggiamo (ma è come ascoltarle) le testimonianze di quanti si sono trovati coinvolti nella tragedia: i pochi sopravvissuti, i figli, le mogli, le madri, i fratelli. Si esprimono liberamente, ciascuno con un proprio caratteristico linguaggio, quello degli emigrati in terra straniera. Non è italiano e nemmeno il dialetto della propria regione di provenienza; è una commistione, comprensibilissima, fatta di parole dialettali ormai desuete, francesismi e quell'italiano della memoria passata che riaffiora ancora vivido. Leggiamo (con un certo distacco) i verbali ufficiali degli interrogatori degli ingegneri responsabili, a vari livelli, della sicurezza della miniera; di certo non "la verità, tutta la verità e nient'altro che la verità". Le omissioni sono evidenti, ed anche i tentativi di addossare ad altri le proprie responsabilità, così come sono innegabili le bugie (ingegneri minerari che negano di sapere che l'olio brucia!). L'autore ci prende per mano e ci conduce, passo passo, in casa degli involontari protagonisti che, dopo una comprensibile diffidenza iniziale, raccontano e, così facendo, ancora una volta si liberano di quel peso che il tempo non ha reso meno insopportabile. Non sono univoche, le testimonianze; chi accusa, chi perdona. In tutto ciò, un solo grande assente: il Governo Italiano. Ministri accusati di aver ceduto vite umane in cambio di carbone; minatori che hanno preso coscienza di essere "carne da macello". Al posto del "vitto e alloggio assicurato", una baracca da prigionieri di guerra ed un rancio (ma almeno si mangiava, mentre al paese c'era la fame nera). E prigionieri lo erano davvero: il contratto sottoscritto li impegnava a 5 anni di lavori sottoterra, pena la prigione. "Ci rubano il lavoro e le donne, i macaronì", dicevano a voce alta i belgi nei loro locali pubblici nei quali era "vietato l'ingresso agli italiani e ai cani".
Dopo la "catastròfa" tutto è cambiato, è emersa l'umanità del popolo belga che, a differenza del Governo italiano, ha accolto e sostenuto i superstiti. A distanza di tanti anni, una sola è la certezza: la verità non è emersa e giustizia non è stata fatta.
Il libro, che può anche avere la chiave di lettura di un "giallo senza soluzione", propone dubbi e lascia emergere inquietanti domande sulle responsabilità. Perchè l'operaio che causò (involontariamente?) l'incendio fu fatto emigrare in Canada dopo pochi giorni dalla tragedia, senza che fosse portato in tribunale? Chi gli paga, ancora oggi, un congruo assegno supplementare oltre la pensione? Perchè, nell'immediatezza dei fatti, gli fu offerta in regalo "la più bella casa di Marcinelle"? Non ci sono, e forse non ci saranno mai, risposte. Rimane immutabile il dolore di mogli e figli per le tante vite rubate, per gli affetti violentemente sottratti, per le speranza distrutte, per tutto ciò che poteva essere e che, purtroppo, non è stato.

Carmelo Arnone
12 agosto 2011
© Riproduzione riservata.
 

 

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10/08/2011

Attualità. Catena di solidarietà in soccorso di Tiziana, giovane grottese gravemente ammalata

 

Catena di solidarietà in soccorso di Tiziana
Tiziana Stuto

Si è accesa immediatamente una gara di solidarietà in sostegno di Tiziana Stuto, 25 anni il prossimo ottobre.
Da tempo colpita da quello che viene definito il "male del secolo", lunedi sera, a Roma, le sue condizioni sono repentinamente peggiorate ed è entrata in coma. Per sottoporla ad una operazione che potrebbe salvarle la vita occorrono almeno 4.000 euro. Con il passaparola tantissimi giovani di Grotte, amici di Tiziana e di suo fratello Salvatore, si sono attivati per effettuare e sollecitare donazioni, anche solo di 5 euro. Punti di raccolta sono stati attivati nei maggiori esercizi commerciali del paese.
Per facilitare le donazioni è stato aperto un conto corrente nel quale far confluire il denaro, e del quale riportiamo gli estremi:
Intesa San Paolo Roma, filiale 00455, IBAN IT40 D030 6903 3951 0000 0007 650.
Come causale scrivere "Tiziana" ed indicare il proprio nome e cognome.
La gara di generosità per la giovane ha già coinvolto molti, ma la cifra sinora raccolta, il cui bonifico è stato effettuato ieri mattina, è lontana da quella minima occorrente. Sul suo profilo facebook ha scritto di sè: "Sono capace di spaccare il mondo... sono forte, sono debole, sono Tiziana, e così continuerò ad essere...". A decine i messaggi lasciati dai suoi amici, il cui senso si può racchiudere nella frase: "Tiziana mi raccomando, non mollare neanche un solo istante e torna presto tra noi...". Non mancheranno le persone di cuore capaci di offrire secondo le proprie possibilità, per consentire alla nostra Tiziana di "continuare ad essere...".

Carmelo Arnone
10 agosto 2011
 

 

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08/08/2011

Comune. Nominativi dei 60 ragazzi che andranno a "Scivolandia"

 

Giornata a "Scivolandia" per ragazzi
Manifesto

Allo scadere dei termini per la presentazione delle istanze, si è riunita la commissione comunale per formare la graduatoria dei ragazzi aventi diritto a partecipare, gratuitamente, alla giornata di divertimento e socializzazione al parco acquatico "Scivolandia" di Cammarata, organizzata dal Comune di Grotte per il prossimo mercoledi 10 agosto.
Pubblichiamo, in ordine di ammissione, i nominativi dei 60 ragazzi che parteciperanno:
Terrana Sara
Rizzo Lorena
Rizzo Gaetano
Bruno Gallo Domenico
Arnone Valentina
Arnone Davide
Giglia Marianna
Bellanca Gaetano
Bellavia Stefany
Bellavia Giovanni
Terrana Salvatore
Rubulotta Francesca
Russello Elisa
Russello Davide
Russo Giuseppe Pio
Castella Lucia
Vizzini Jonatan
Mandrici Luca
Falco Domenico
Falco Claudia
Rizzo Maria rita
Mulè Calogero
Morreale Liliana
La Mendola Davide
Cipolla Daniele
Cipolla Pietro
Cipolla Valeria
Cipolla Gloria
Castiglione Francesca
Vizzini Simona
Mandrice Davide
Mandrice Alessio
Infantino Swami
Bellanca Giuseppina
Bellanca Gaetano
Binnici Tania Elizabet
Zaffuto Sharon
Aquilina Antonio
Castiglione Alfonso
Castiglione Giuseppe
Mancuso Alex
Mancuso Simona
Mancuso Girolamo
Mancuso Marika
Polizzotto Clarissa
Bellavia Antonio
Bellavia Caterina
Bellavia Gabriele
Bellanca Antonio
Bellanca Vincenzo
Bordonaro Loredana
Bordonaro Viviana Irene
Provvidenza Maria Rita
Passalacqua Danilo
Criminisi Calogero
Carlisi Attilio
Todaro Antonio
Todaro Salvatore
Zaffuto Cristian
Zaffuto Adelaide Maria.
Il pullman partirà mercoledi 10 agosto alle ore 08.00 da Piazza Magnani (piazza mercato) ed il rientro è previsto alle ore 19.00.
Per ulteriori informazioni sulla graduatoria, gli interessati potranno rivolgersi, domani martedi 9 agosto, presso gli uffici comunali.
Per quanti non rientrano nelle categorie previste dal bando (adulti e nuclei familiari), l'assessore municipale Piero Castronovo ha stabilito con la Direzione del parco acquatico "Scivolandia" una convenzione speciale, valida soltanto per i cittadini grottesi che mercoledi 10 agosto vorranno condividere la giornata di divertimento e socializzazione nella struttura di Cammarata. L'accordo prevede che i cittadini di Grotte che si presenteranno insieme al pullman organizzato dal Comune, raggiungendo "Scivolandia" con mezzi propri, o che vi giungeranno successivamente nella stessa giornata, potranno fruire di un biglietto d'ingresso al costo di euro 13,00 a persona (biglietto unico per adulti e bambini, particolarmente scontato dato il periodo di alta stagione).
Nel prezzo del biglietto è compreso:
- ingresso per l'intera giornata del 10 agosto;
- una sedia sdraio;
- un pranzo (da intendersi come 1 primo piatto più contorno e acqua, oppure 1 secondo piatto più contorno e acqua).
A quanti si presenteranno insieme alla comitiva grottese, il prezzo del biglietto in convenzione verrà applicato direttamente; chi si presenterà successivamente (non è necessario dare avviso della propria partecipazione) dovrà richiedere il biglietto a prezzo "speciale" mostrando un documento di riconoscimento dal quale risulti la residenza nel Comune di Grotte. La convenzione ha validità solo per il giorno di mercoledi 10 agosto.
 

 

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08/08/2011

Lettere. "Indimenticabile domenica in pineta"; di Salvatore Polizzotto

 

Indimenticabile giornata in pineta

Riceviamo e pubblichiamo.

"
Gente di Sicilia,
ieri sono andato in gita (chiamiamola così…) in due aree attrezzate della nostra famosa zona Forestale Siciliana.
Sapete come è andata a finire? Mi viene da piangere solo a pensare a quello che vi devo raccontare.
Prima tappa: parto con tutta la mia famiglia per andare nell'area attrezzata di Grotte (AG).
Arrivo al cancello… chiuso.
Per la miseria! Siamo in agosto, domenica 7 agosto 2011; se è chiuso oggi, quando sarà aperto?
Bisogna essere ottimisti ed avere fiducia. Ripartiamo con una nuova destinazione: area attrezzata di Aragona (AG), sperando che ci vada meglio.
Per trovare questo gioiellino sperduto al centro della Sicilia ci vogliono i cani da caccia. Penso di trovare qualche indicazione ad Aragona, ma di cartelli che indicano la Pineta non ne ho visto neanche uno. Ma tant'è, i siciliani sono gente ospitale, e quindi le indicazioni le possono dare gli abitanti di Aragona; non c'e' bisogno di nessuna indicazione stradale così la gente intrattiene rapporti con i visitatori. Quindi rifacendomi ad un antico proverbio siciliano “cu avi a linqua avi a parrari”, chiedo indicazioni per la pineta che prontamente la popolazione di Aragona mi indica con estrema cortesia.
Così capisco perchè non ci sono indicazioni stradali.
Dopo un viaggio allucinante e pieno di pericoli, e dopo attraversando zone impervie ed abbandonate, arriviamo alla famosa pineta di Aragona inaugurata poco tempo fa.
Cavolo, ma oggi e domenica! Cancello grande chiuso, ma il cancello piccolo è aperto.
Meno male, anche perchè ero già stanco ed un poco incavolato per il viaggio che avevo fatto.
Entriamo finalmente nella pineta e… (dai!!!) tavolini e sedili intorno fatti bene, in cemento armato rivestiti di pietra, focolai sufficienti, legna vicino per ardere, fontanelle funzionanti, gabinetti funzionanti ma ci manca una cosa importante: la gente.
Non c'era nessuno.
E ti credo, strada per arrivarci che fa veramente pena, cartelloni che non esistono e posto poco pubblicizzato, ma tant'è: le cose belle in Sicilia non ce le sappiamo godere.
In compenso c'erano le api ma tante api, che come hanno visto noi, hanno pensato di accoglierci con grande festa.
Ma come mai c'erano tante api? Perchè qualcuno, intelligentemente, ha messo delle arnie proprio vicino all'area attrezzata, cosi le api possono mangiare le cose che portano i visitatori.
Bella idea! In America hanno gli orsi ed in Sicilia abbiamo le api.
Grazie di esistere Sicilia bella!
".

 

   

Salvatore Polizzotto
 

 

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08/08/2011

Racconti. "Un tuffo nel passato" - Capitoli 29° e 30°; di Carmelo Luparello

 

Prof. Carmelo Luparello
Prof. Luparello


UN TUFFO NEL PASSATO
di Carmelo Luparello

Cap. XXIX

          A quei tempi, per passare dalla scuola elementare alla media, bisognava superare gli esami di ammissione.
          I miei genitori, che ci tenevano tanto a farmi studiare, decisero di farmi preparare dal professore Vincenzo P.
          Era, questi, un bravo insegnante, ma rigoroso oltre ogni limite. I ragazzi, che quell’anno ci preparavamo da lui, eravamo una decina circa e ci sedevamo attorno a un tavolo rotondo, coperto da un copritavolo verde o rosso, non ricordo bene.
          Quando ci spiegava la lezione, se ne stava seduto ma, quando ci interrogava, si alzava e si posizionava dietro di noi, pronto a schiaffeggiarci al minimo errore. E gli schiaffi erano così forti da lasciarci sul viso il segno per parecchio tempo.
          E noi eravamo così terrorizzati che, sapendolo dietro di noi, eravamo portati a sbagliare, e lui era sempre pronto a schiaffeggiarci. Era, insomma, un circolo vizioso: più sbagliavamo, più ci schiaffeggiava, più ci schiaffeggiava, più noi, per la paura, sbagliavamo.
          Solo le ragazze non venivano prese a schiaffi, ma non tutte erano brave. Non lo era certo Angela alla quale un giorno il professore chiese il pronome personale di prima persona.
          - Maschile o femminile? - domandò la mia compagna, quasi a voler guadagnare tempo.
          - Femminile!- disse il professore.
          - Ia - rispose la mia compagna, suscitando il riso di tutti.
          Per fortuna il tempo passò e venne il giorno degli esami di ammissione, che erano distinti in scritto e orale. Bisognava superare lo scritto per potere sostenere l’orale. Ma non tutti ci presentammo agli esami.
          Mi ricordo che, molto tempo prima che ci fosse la prova scritta, non venne più una certa Ingrao abitante in via Anita, un pezzo di ragazza dal viso “sangu e nivi”, cioè con le guance rosse e bianche che le davano un tocco di bellezza particolare.
          Il nostro insegnante ne fu molto dispiaciuto e non solo perché così gli veniva meno, mensilmente, una certa somma di denaro che ciascuno di noi gli pagava. Ricordo che disse al fratello: “Questa ragazza non appena l’avessero vista, l’avrebbero promossa, senza nemmeno farla parlare! E’ un vero peccato che abbia smesso di venire!”.
          Sicuro che le cose sarebbero andate come il maestro aveva detto, (le parole degli insegnanti allora venivano prese alla lettera e considerate sante), provai un senso d’invidia: perché promuovere lei senza farle nemmeno una domanda, mentre a me avrebbero chiesto chissà che cosa?
          Mah, misteri della vita!
          Dopo aver fatto lo scritto, aspettavo con ansia la pubblicazione dei risultati, ma la mattina in cui dovevano “appizzari lu quadru” cioè pubblicare il tabellone coi risultati, mentre stavo andando a scuola, incontrai un mio compagno, di cui purtroppo non ricordo più il nome, il quale, per invidia o per qualche altro motivo che non sono riuscito mai ad appurare, mi disse che non ero stato ammesso all’orale.
          Sicuro che le cose stessero così, (ho sempre avuto fiducia nella gente) non me la sentii di andare a controllare di persona, quindi il giorno dell’orale, “dispizziatu” cioè disperato, me ne andai, mortificato, in campagna, dove mi aggiravo senza sapere cosa fare.
          Ad un tratto sentii qualcuno che, dalla strada che dal paese portava in campagna, mi chiamava: era mia madre che, col tutto il fiato che aveva in gola, mi gridava di andare subito a scuola per sostenere l’orale perché era stato ammesso.
          Mi disse che glielo aveva riferito un ragazzo che le aveva chiesto perché non fossi andato a scuola.
          All’orale fui promosso e così incominciai a frequentare la scuola media.
          Durante l’estate, come ho già detto, andavamo in campagna e lì, bene o male, il tempo passava, ma quando ero in paese non sempre potevo giocare. D’altronde non avevo grandi possibilità di uscire, perché dovevo studiare. Quando uscivo, lo facevo solo per poco tempo.
          - Nunn’addimurari - cioè: “Non ritardare”, mi diceva sempre mia madre o, se era presente, mio padre - taffari li compiti e ta studiari la lezioni - cioè: “Ti devi fare i compiti e devi studiare la lezione”.
          I bambini appartenenti alle famiglie più ricche avevano i giocattoli coi quali giocare, i più grandi avevano anche la bicicletta con la quale scorrazzavano per il corso o raggiungevano la stazione.
          Allora, me lo ricordo bene, c’erano anche due signori che affittavano biciclette: uno vicino casa mia, e di questi non ricordo il nome, l’altro, Peppi Spitali, l’amico di tutti, nella parte del corso vicino al Municipio.
          A me la bicicletta la prestava spesso “Giuggiu Licata,”, cioè Giovanni Licata, figlio dell’ingegnere Domenico, che, a quei tempi, abitava in Via Collegio.
          Pur appartenendo a una famiglia tra le più note del paese, Giovanni non era per niente superbo, anzi andavamo sempre d’accordo e insieme ci divertivamo tanto, perché era un tipo educato e molto scherzoso.
          Suoi sono i versi seguenti che lui scrisse per prendere in giro un ragazzo dell’altro corso: “Era Monopallo, / di due che ne avea / una la perse / quand’era in trincea”
.

Cap. XXX

          I ragazzi appartenenti alle famiglie meno ricche, se erano ingegnosi, si costruivano la carrella, con quattro piccole ruote che riuscivano a trovare non so dove, e con quelle si divertivano.
          Io, che non appartenevo a una famiglia ricca né ero ingegnoso, mi dovevo accontentare di molto meno ed ero felice se riuscivo a trovare un cerchio di ferro, fosse stato di bicicletta o di qualsiasi altra cosa. Cercavo poi un filo di ferro che da una parte attorcigliavo in modo tale che ci entrasse lo spessore del cerchio, dall’altra lo tenevo come fosse un’impugnatura, e così spingevo il cerchio cercando di non farlo cadere. In genere ci riuscivo e mi facevo bellissime e lunghissime corse.
          Un altro gioco era quello delle mazze. Si prendevano due bastoncini: uno più lungo e uno corto. Quest’ultimo si appuntiva da tutte e due le estremità.
          Un ragazzo, con la mazza più lunga che teneva con la destra, spingeva la più corta che teneva con la sinistra, il più lontano possibile, in modo da farla cadere a terra, senza che il compagno la prendesse a volo.
          Il compagno, a sua volta, doveva cercare di prendere in mano la mazza che era stata lanciata, oppure dentro il suo berretto. Se ci riusciva, prendeva lui le mazze e, col metodo di prima, lanciava lui la mazza più piccola. Se invece non ci riusciva, raccoglieva la mazza piccola da terra e la lanciava, il più vicino possibile, verso una pietra che era stata stabilita come punto di lancio. Se la mazza si fermava sopra la pietra o a una distanza minore della mazza grande, chi l’aveva lanciata vinceva, altrimenti, perdendo, avrebbe portato l’altro sopra la spalle.
          Si giocava pure a pallone, ma io non mi ci trovavo, nemmeno nel ruolo di portiere, per cui, dopo i primi timidi tentativi, ci rinunciai.
          Ero bravo, invece, a giocare con i cerchietti che non facevo mai cadere a terra, ma i cerchietti non erano miei; erano del mio amico Paolo, perciò ci giocavo solo quando capitava. Giocavo anche con i tamburelli, che erano sempre di Paolo, ma le palle mi cadevano spesso.
          Chi della mia età non ha mai giocato a “battimuru?” Si giocava usando monetine, oppure bottoni. Un ragazzo lo batteva a un muro e lo lasciava cadere per terra, l’altro doveva far cadere, sempre prima sbattendolo a muro, la sua moneta o il suo bottone che dovevano cadere a una distanza massima di un palmo dalla prima moneta o dal primo bottone.
          Se così accadeva, il secondo ragazzo vinceva e si prendeva, come premio, la moneta o il bottone dell’altro, se no vinceva l’altro.
          Si giocava anche “a santiettu”. Il gioco si faceva così: due o tre ragazzi si curvavano e si appoggiavano l’uno dietro l’altro. Un altro (o altri) doveva, con una corsa e un salto montargli sopra. Chi cadeva, perdeva e nella fase successiva, sarebbe stato sotto, mentre quello che era sotto doveva, a sua volta, correre e saltare sopra gli altri.
          Quand’ero più piccolo, in paese, se trovavo altri amichetti, giocavo “a la scala”. Il gioco richiedeva che si tracciasse per terra un grande rettangolo che veniva diviso in varie sezioni attraverso le quali bisognava, con un solo piede, l’altro si doveva tenere sollevato, spingere “una giammalitra” cioè un pezzetto di piatto o di mattone.
          In genere erano le bambine a fare questo gioco, ma anche i maschietti, se non potevano giocare in un altro modo, ci giocavano pure. Tutto ciò capitava, in realtà, raramente e tante volte quando ciò avveniva c’era sempre una bambina che gridava, moderna Cassandra, “Masculi e fimmini scomunicati, ni lu ‘mpiernu martiddrati”, cioè: “Maschietti e femminucce che giocate insieme siete scomunicati, nell’inferno avrete martellate”.
          Tante volte si giocava a girotondo e si cantava una specie di filastrocca: Dumani è duminica / tagliamu la testa a Minica / Minica un c’è / la tagliamu a lu re. / Lu re è malatu / la tagliamu a lu surdatu / lu surdatu è a la guerra / iti a dari tutti lu culu ‘nterra. E a queste parole tutti i bambini che partecipavamo al girotondo cascavano a terra.
          A proposito di filastrocche, una si cantava ogni qualvolta incominciava a piovere: Chiovi, stizzia / lu viecchiu s’arrabbia / e lu surci si marita / cu sta cuoppula di sita.
          Si giocava pure a fare la guerra, ma a questo gioco partecipavano, naturalmente, solo i maschietti.
          I ragazzi si dividevano in due gruppi e s’inseguivano lanciando sassi, “cuticchia”, che nella nostra fantasia erano bombe a mano, o sparando con pistole giocattolo. Le uniche che io possedevo me le aveva regalato mio cognato, Paolino Tona.
          Campo di battaglia era, prima che vi fosse impiantato un vigneto, quasi sempre il vecchio cimitero, sopra il Calvario, dove ci si poteva nascondere meglio tra le fosse aperte, nelle quali non era difficile rinvenire teschi o altre ossa umane
.

Carmelo Luparello

Pubblicato dalla Testata Giornalistica
Grotte.info Quotidiano

su www.grotte.info l'8 agosto 2011.
Per gentile concessione dell’Autore.
© Riproduzione riservata.
  

 

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07/08/2011

Attualità. "Topo di una notte di mezza estate", di Mariolina Spalanca; si ripropone il problema dei roditori

 

Topo di una notte di mezza estate

Riceviamo e pubblichiamo.

"S
ogno di una notte di mezza estate
…stavolta, però, è il caso di dire Topo di una notte di mezza estate!
Eh si, indisturbato, un brutto roditore saliva per le pareti esterne di un’abitazione suscitando le urla di paura e di disgusto di alcuni passanti. Io mi trovavo in macchina e vidi quell’”acrobata”, che non era affatto un innocuo e simpatico topolino di campagna ma un vero e proprio ratto, che faceva la sua ascesa!
A quanto pare, non è l’unica presenza non gradita, già altri topi sono stati avvistati in varie zone centrali del paese.
Da cittadina che crede nella possibilità di collaborazione con gli amministratori del nostro paese, mi rivolgo al Sig. Sindaco affinché provveda a disporre una derattizzazione.
Essendo in estate, è assai probabile che le finestre siano aperte e, quindi, è più facile l’ingresso in casa per i “topoloni”, veicoli di infezioni e malattie.
Confido nella disponibilità e nel buon senso della nostra amministrazione comunale e ringrazio anticipatamente per il provvedimento a favore della collettività".

 

   

Mariolina Spalanca
 

 

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07/08/2011

Proposte. "Perchè non riprendere la Festa dell'Emigrato e dell'Emigrante?"; di Gianni Costanza

 

Gianni Costanza, operatore culturale
Gianni Costanza

Riceviamo e pubblichiamo.

"
Gli ultimi anni dell'Ottocento anche Grotte, con una approssimata economia (agrigola-mineraria), conobbe una grave crisi occupazionale, per la chiusura di molte miniere di zolfo.
La chiusura anticipata delle nostre  miniere è stata causata dai nuovi giacimenti e dalla tecnologia più avanzata della Louisiana (Stati Uniti d'America). In quel lontano 1896, la chiusura anticipata delle miniere suggerì ai nostri politici di allora di trovare altre soluzioni per tamponare la disoccupazione ripresa a ritmi più sostenuti.
Solo circa trecento minatori disoccupati, con reddito più basso, trovarono lavoro presso la miniera di sale della famiglia Montagna, altri, spinti dalla disperazione, innescarono una rivolta popolare spenta con alcuni arresti.
Non solo i minatori disoccupati di Grotte, ma anche quelli di altri paesi limitrofi, iniziarono ad emigrare, anche in Brasile ed in altri stati europei. Si ricorda che in quel periodo non solo il paese ma anche il Consiglio Comunale di Grotte, per la prima volta, si era dimesso in massa per deficit. Successivamente, subito dopo il 1896, le zolfare di Grotte, con la costituzione della società Anglo-Sicilian Sulphur Company, ebbero una ripresa economica che a stenti arrivò a sopravvivere fino alla fine degli anni Cinquanta, quando ebbe inizio l'emigrazione di massa dei nostri familiari in direzione della Francia in particolar modo, nella regione francese della Lorraine, vicino ai confini di Lussemburgo e Germania e successivamente in Belgio, Germania, Inghilterra, Svizzera ecc... .
Ricordo che, intorno alla fine degli anni Sessanta, ogni estate, gli amministratori del Comune programmavano la "Festa degli Emigrati" con delle manifestazioni pubbliche per accogliere i nostri cari familiari che con entusiasmo rientravano dall'estero.
Con il loro ritorno, si animavano i quartieri, le vie, i vicoli, le piazze, si organizzavano feste e manifestazioni pubbliche di rilievo per indirizzare a loro i nostri sentimenti di stima e di affetto. Insomma, con il loro rientro, in ogni angolo del paese si viveva un periodo di gioia, si riaprivano le porte chiuse di tante case, si rinnovavano inviti, feste e divertimenti vari tra giovani ed anziani coinvolgendo tutto il paese.
Da ragazzo, ricordo le interminabili attese alla stazione ferroviaria di Grotte, che ogni estate era sempre affollata, specie nei momenti dell'arrivo del treno, scandito dalla tradizionale campanella. I nostri occhi rivolti verso le rotaie di quella storica curva, in direzione di Racalmuto. Al momento dell'arrivo di uno dei tanti treni azionato a carbone, ad un tratto sventolavamo i fazzoletti o qualche altro oggetto per festeggiare l'arrivo dei nostri familiari nella nostra amata terra di Sicilia.
Non voglio descrivere, non mi va di ricordare, il giorno della cosiddetta "Spartenza". Lascio alla vostra ed alla mia immaginazione le scene che si presentavano dinanzi ai nostri occhi. In estate, il  ritorno degli zii, cugini cresciuti lontani dai nostri affetti, provenienti dalla Francia, dal Belgio, dall'Inghiterra, dalla Svizzera ecc... ci dava la possibilità e l'opportunità  di un confronto, uno scambio di esperienze varie maturate ognuno nella propria realtà in cui si cresceva.
Specie i cugini, nati in terra straniera, hanno trasferito in noi un portamento, uno stile ed un comportamento di vita ed una moda diversa  dalla nostra. Momenti di grandi affetti, di stima e di simpatie reciproche, e in quelle quattro settimane di piena estate, ricordo di avere maturato tanti altri valori che il tempo con le sue innovazioni, purtroppo, ha fatto svanire.
Infatti in quelle estati, assieme ad altri miei amici, subito dopo avere imparato velocissimamente a suonare il magico banjo-mandolino, abbiamo ripreso le tradizionali "Serenate sotto le stelle" insieme a bravissimi chitarristi e cantanti tra i quali spiccava il maestro Gianni Todaro, parente ed affettuosissimo amico, figlio, anche lui, di stimatissimi miei parenti emigrati in Belgio.
La ripresa delle serenate mi ha consentito di conoscere e conquistare una bellissima diciottenne, figlia anche lei di emigrati in Belgio, che successivamente è divenuta mia moglie, mamma di due magnifici figli, compagna della mia vita.
Tantissime altre cose mi sentirei di raccontare; mi soffermo solo su quelle più significativi che da giovane mi hanno lasciato ricordi indelebili. Esperienze che hanno contribuito ad arricchirmi di umanità e di affetti e, perchè no, anche di cultura.
Ogni anno il loro rientro rappresentava una buona opportunità per intrecciare culture diverse e scambiare esperienze anche nello sport, quale il calcio. Ricordo che un calciatore in erba, Gianni Sanfilippo, figlio di minatori grottesi emigrati in Belgio, proveniente dalle giovanili dello Standar di Liegi, squadra di "A" belga, dove giocò una partita in serie "A", ogni anno, in estate, fin dal 1966, giocava con me nella gloriosa squadra dell' U.S. Grotte. Gianni Sanfilippo, anche lui calciatore in erba, mancino, molto ma molto più dotato di noi sia atleticamente che tecnicamente. Ci ha regalato virtuosismi calcistici di grande spessore, come un goal realizzato direttamente su calcio d'angolo, insomma una perla per noi giovani di allora lontani dai club professionisti.
Oggi, analizzando attentamente quel periodo, posso dedurre che sotto l'aspetto socio-culturale quelle esperienze hanno arricchito tanti, non solo di infinita umanità ed affetti, ma ci consentì di capire meglio gli altri, specie quelli che soffrivano nei  momenti di profonda tristezza in cui ci si allontanava dopo il saluto che sanciva la famosa Spartenza.
A loro dobbiamo dire grazie, perchè con i loro sacrifici, con il loro lavoro nelle viscere delle miniere, hanno migliorato l'economia e l'edilizia del nostro paese, modificando il proprio stile ed il tenore di vita.
Oggi lo evidenzio con orgoglio: i nostri emigrati sia all'estero che al Nord Italia studiano in prestigiose Università, occupano posti di rilievo, sono Primari di prestigiose aziende sanitarie, Direttori di importanti aziende, ricercatori, imprenditori, ristoratori, appaltatori, proprietari di lussuose ville ed auto di grossa cilindrata che fanno onore a tutto il paese di Grotte.
Oggi purtroppo nel nostro piccolo paese, dopo diversi anni di benessere, con la crisi economica mondiale ed europea, la disoccupazione, da alcuni anni, è ripresa con ritmi allarmanti, per cui non solo la nobile, gloriosa classe operaia, ma anche quella intellettuale (laureati e diplomati) giorno dopo giorno, emigrano all'estero ed al Nord Italia, impoverendo e rattristando sempre più il nostro piccolo paese.
Coloro i quali emigrano per necessità, rimangono sempre vicino al mio cuore, anzi, farei tutto il possibile pur di non vedere mai più quelle scene di distacco che ancora oggi spezzano i nostri cuori e riempiono di lacrime i nostri occhi. L'emigrazione continua a trasmettere in me sempre nobili sentimenti di altruismo; sono e rimango vicino a loro ed ai tantissimi immigrati che in questi ultimi anni, come sottolineano le cronache dei giornali e le TV nazionali, anche via mare, affrontano difficoltosi viaggi, rischiando la propria vita, per un posto di lavoro ed una casa dove abitare e per la conquista di quella libertà che mai hanno conosciuto nella propria terra. I nostri emigrati, lo dico con orgoglio, hanno contribuito a scrivere importantissime e nobili pagine di storia del nostro piccolo paese di Grotte.
Non più in questa estate, che oramai volge a termine, ma nella prossima, quella del 2012, sarei felice e darei il mio modestissimo contributo, qualora ce ne fosse bisogno, a collaborare per sensibilizzare tutti gli amministratori della politica locale, provinciale, regionale, nazionale ed europea al fine di fare pervenire un modesto contributo finanziario per ripristinare così la storica "Festa degli Emigrati e degli Immigrati", come si faceva tanti anni addietro con momenti di degustazione di prodotti locali, come ad esempio le famose Pignolate di Grotte, uniche nel loro genere, che faremmo bene a propagandare e fare registrare il marchio D.O.C..
Nel programma della festa potremmo proporre spettacoli di musica folk siciliana con il gruppo folkloristico Herbessus, serate danzanti, iniziative culturali, teatrali, sportive, ricreative e premi vari, per accogliere e per manifestare loro tutto il nostro affetto, tutta la nostra attenzione, tutta la nostra stima.
Sono certo che con tale iniziativa, preparata e propagandata in tempo utile, faremmo felici i nostri affettuosissimi amici che, lontani da Grotte, per l'occasione ritornerebbero con grande entusiasmo. Se possibile, potremmo gemellarci con il paese nel quale essi lavorano e nel quale mettono a disposizione la loro intelligenza e la propria capacità che, indubbiamente, fanno onore ed elevano il prestigio di tutta la comunità di Grotte
".

 

   

Gianni Costanza
(Operatore Culturale)
 

 

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07/08/2011

Comune. Finanziato progetto per adeguamento barriere architettoniche al "Roncalli"

 

Comune di Grotte

Riceviamo e pubblichiamo.

"
Comunico che nel PON per l'edilizia scolastica è stato finanziato il progetto per la riqualificazione e adeguamento alle barriere architettoniche dell'Istituto comprensivo "A. Roncalli" di Grotte per l'importo di Euro 349.692.
Quest'ultimo progetto è stato presentato unitamente al Dirigente scolastico Dott.ssa Stefana Morreale che ringrazio per l'opera svolta in favore di questa Comunità che sia in questa fattispecie, cosi come sempre, si è rivelata adeguata al perseguimento dell'obiettivo desiderato.
La comunicazione del finanziamento è stata data dall'On.le Presidente della Regione Raffaele Lombardo e dall'Assessore all'Istruzione Centorrino con telegramma che ad ogni buon fine trascrivo: Lieti comunichiamo che nel PON per l'edilizia scolastica è utilmente collocato in graduatoria il progetto dell'Istituto Comprensivo ‘A. Roncalli’ di Grotte per l'importo di Euro 349.692".

 

   

Il Sindaco
Paolo Pilato
 

 

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06/08/2011

Libri. Incontro con Simonetta Agnello Hornby

 

Simonetta Agnello Hornby
S. A. Hornby

Giovedi undici agosto alle ore 20.00, presso il chiosco Aqua Selz (accanto al porticciolo turistico di San Leone) la scrittrice Simonetta Agnello Hornby incontrerà i suoi lettori per presentare il suo nuovo libro “Un filo d’olio”.
La serata, organizzata dall’AICS e dalla Associazione Ciak Donna, sarà introdotta da Gaspare Agnello mentre Giusy Carreca leggerà brani delle opere della scrittrice.
I cittadini sono invitati a presenziare alla manifestazione.
 

 

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05/08/2011

Attività. Il "Lions Club Zolfare" inaugura a Grotte l'inizio delle attività annuali, sabato 6 agosto

 

Il "Lions Club Zolfare" inaugura a Grotte l'inizio delle attività annuali, sabato 6 agosto.
Invito

Sabato 6 agosto, alle ore 19.30 presso l'aula consiliare del Comune di Grotte si svolgerà la cerimonia di inaugurazione dell'anno lionistico 2011-2012 da parte del Lions Club "Zolfare", comprendente i Comuni di Aragona, Comitini, Grotte e Racalmuto. Il programma della serata prevede:
- Saluto da parte delle Autorità
     Paolo Pilato (Sindaco di Grotte)
     Angelo Collura (Presidente di zona)
     Valerio Contrafatto (Past Governatore)
- Interventi
     Giovanna Zaffuto (Presidente Lions Club "Zolfare")
     Giuseppe Matraxia (Sacerdote e Psicologo)
- Interventi musicali
     Rosario Zabbara (Docente di flauto)
All'interno della serata sarà presentata l'iniziativa "Adotta a distanza uno studente"; con il contributo dei soci Lions verrà offerta ad uno studente la possibilità di continuare gli studi per poter accedere ad un futuro migliore.
Al termine della manifestazione sarà offerto un buffet.
 

Il "Lions Club Zolfare" inaugura a Grotte l'inizio delle attività annuali, sabato 6 agosto.
Programma

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05/08/2011

Comune. Tumulate le salme delle due giovani vittime della tragedia del mare, giunte da Lampedusa

 

Tumulate le salme delle due giovani vittime della tragedia del mare, giunte da Lampedusa.
Vedi le foto

Sarebbero dovuti arrivare verso le 20.00 di martedi 2 agosto, i due carri funebri provenienti da Porto Empedocle recanti il triste carico delle salme di 2 dei 25 giovani rimasti vittima dell'ennesima tragedia della disperazione, accaduta su una delle tante carrette del mare al largo di Lampedusa. Purtroppo lo sbarco dalla nave Moby Fantasy, previsto per le 18.00, è avvenuto con ritardo. Dopo le 20.00, il numero di cittadini che attendeva in Piazza Antonio Carlisi, davanti all'ingresso del cimitero di Grotte, si è andato via via assottigliando. Gli impegni precedenti hanno richiamato molti ai doveri familiari. Quando, alle 22.30, dopo oltre due ore di estenuante attesa, finalmente gli automezzi sono arrivati, ad accoglierli vi era una rappresentanza della Città: il sindaco Paolo Pilato (per l'Amministrazione), il consigliere comunale Paolo Fantauzzo (per l'intero Consiglio), l'Ispettore Capo Antonio Salvaggio (per il Corpo di Polizia Municipale), Padre Julian Mokasse ed il Diacono Dario Morreale (per il clero del paese), Stefano Maida (Responsabile della Caritas) ed alcuni cittadini. I due feretri, in un clima di silenziosa commozione, sono stati posti nella sala mortuaria del cimitero in attesa della tumulazione, prevista per il giorno successivo.
L'alba di mercoledi 3 agosto ha preannunciato una giornata serena. Un sole splendente ha accompagnato le operazioni di preparazione della fossa, nel campo n° 1 del cimitero, destinata a contenere le due casse funebri. Un'unica lunga fossa, ad unire idealmente, per l'eternità, i due compagni di sventura. Inizialmente erano stati predisposti due loculi all'interno della nella nuova area cimiteriale, ma ragioni di carattere sanitario hanno imposto la tumulazione nella nuda terra. Dato lo stato di emergenza nel quale hanno lavorato, a Lampedusa, gli operatori che si sono occupati del prelievo e trasporto dei corpi dei giovani migranti (deceduti almeno il giorno precedente all'arrivo nell'isola e rimasti esposti a temperature elevate nella stiva del piccolo natante), le salme sono state immediatamente poste nelle "body bag", i lugubri sacchi neri mortuari ormai tristemente noti, che successivamente sono stati adagiati nelle bare. In casi come questo i regolamenti sanitari prevedono proprio la forma di sepoltura adottata per i due sventurati ragazzi. Nessun nome, un solo segno distintivo per le due bare: il loro numero progressivo, il 19 ed il 20. Nel piccolo camposanto grottese, oggi, due croci ricordano quelle persone: la numero 4 e la numero 9. Erano giovani, tra i 25 ed i 30 anni; non importa il colore della loro pelle. Alla ricerca di una vita migliore hanno trovato la morte. Di certo avranno avuto una mamma, un papà, fratelli o sorelle, forse una fidanzata; persone che li hanno amati e che non sapranno mai più nulla del loro destino. Forse li avranno accompagnati su quella spiaggia, li avranno stretti in un ultimo abbraccio, li avranno salutati con un cenno della mano, avranno pianto alla loro partenza. Non torneranno più a casa, non daranno più notizie. Di loro, nelle persone care, rimarrà il solo ricordo dell'ultimo sorriso carico di speranze.
Se nessuno verrà da lontano a versare lacrime su quelle tombe, i due giovani saranno ricordati dalla comunità di Grotte. Il sindaco Pilato, esprimendo il sentimento più profondo di solidarietà della città, ha voluto dar loro accoglienza.
Ed ogni grottese, andando a trovare i propri cari defunti, non mancherà di lasciare un fiore a quei ragazzi, e di esprimere una preghiera: "L'eterno riposo dona loro, Signore. Splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen".

Carmelo Arnone
5 agosto 2011
© Riproduzione riservata.

 

 


Pubblichiamo alcune immagini della sepoltura (36 foto di © Associazione Culturale "Punto Info").

Sepoltura delle due vittime del mare Visita l'argomento
 

 

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05/08/2011

Musica. "Lirica sotto le stelle" XI Edizione, sabato 3 settembre

 

M° Salvatore Salvaggio
M° Salvaggio

Il M° Salvatore Salvaggio, Presidente dell'Associazione Musicale G. Rossini di Grotte (AG), ne ha dato conferma ufficiale. Si svolgerà sabato 3 settembre 2011 alle ore 21.00, in piazza Umberto I (piazza municipio) a Grotte, la XI edizione di "Lirica sotto le Stelle", Gran Galà della Lirica promosso dall'Associazione Musicale "G. Rossini" e realizzato con il contributo del Comune di Grotte. All'interno della manifestazione verranno consegnati i premi "Alla carriera" ed "Alla giovane promessa".
La V Edizione del Premio "Alla Carriera - Lirica sotto le stelle" vede come vincitore il M° Carmelo Corrado Caruso, Baritono di fama internazionale che ha calcato i più importanti palcoscenici del mondo: il Covent Garden di Londra, la Scala di Milano, il Teatro Massimo di Palermo e molti altri ancora. Il Premio "Alla Giovane Promessa - Lirica sotto le stelle" andrà al soprano Valentina Iacono. Come di consueto, durante la serata musicale, oltre agli artisti vincitori si esibiranno il Basso-Baritono Salvatore Salvaggio (ideatore e direttore artistico della manifestazione) e il soprano Makie Nomoto.
 

 

 

Chi è il M° Carmelo Corrado Caruso.
Ha iniziato lo studio del canto con il M° R. Federighi, diplomandosi poi al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Ha poi proseguito gli studi con il M° L. Bettarini e con Bianca Maria Casoni. Ha frequentato numerosi corsi di perfezionamento con A. Kraus, L. Gencer, P. Cappuccilli, M. Baker, D. Baldwin. E' risultato vincitore del Concorso As.Li.Co. nel 1984, Concorso Pergolesi di Roma nel 1984, Premio Giovani per la Lirica Arena di Verona nel 1985, Concorso Briccialdi di Terni nel 1986/87, Concorso Viotti di Vercelli nel 1990.
Ha eseguito più di quaranta ruoli da protagonista spaziando da Monteverdi a Henze. Ha cantato sotto la direzione dei Maestri Arena, Bartoletti, Bettarini,Carignani, David, De Bernart, Elder, Fournellier, Gatti, Gavazzeni, Handt, Licata, Maag, Maga, Olmi, Oren, Pesko, Ranzani, Severini, Steinberg, Taverna, Stefanelli. Ha al suo attivo partecipazioni ad oratori da Bach a Haendel e numerosi concerti con musiche cameristiche tedesche e francesi che perfeziona con il Maestro D. Baldwin che includono il repertorio lirico-sinfonico con Lieder di Schubert, Schumann, Brahms, Wolf, Mahler, Ravel, Ibert,Poulenc,Orff, Stravinsky. E' stato fra i protagonisti del film Maggio Musicale di Gregoretti accanto a S. Verret e Chris Merritt e ha inciso per Bongiovanni (La Parisina di Donizetti e Filandra e Selvino di Scarlatti), Nuova Era, Ricordi (Angélique di J.Ibert), Kicco Music (The Messiah di Haendel, in lingua originale), OPERA RARA (Dom Sèbastien di G.Donizetti con la ROH Orchestra sotto la direzione di M.Elder). E' stato "Germont" nella Traviata per la regia di Franco Zeffirelli a Catanzaro.
 
 
  Chi è il Soprano Valentina Iacono.
Nasce a Noto, conseguita la maturità classica intraprende gli studi musicali. Frequenta a Napoli l'U.M.S (Università della Musica e dello Spettacolo), sotto la direzione del M° C. Barbato. Nel 2008 si diploma in Canto Lirico, presso il Conservatorio "V.Bellini" di Caltanissetta, sotto la guida del Baritono Carmelo Corrado Caruso, suo attuale insegnante.
Nel 2009 ha partecipato al laboratorio lirico tenuto a Firenze dal M° L. De Lisi su "le nozze di Figaro" nel ruolo della Contessa D'Almaviva. Nel 2010 con la Florence Symphonietta ha debuttato, in forma semiscenica, il ruolo di Donna Elvira, nel Don Giovanni di Mozart, diretta dagli allievi del M° P. Bellugi.
Ha preso parte alla Master Class della Sig.ra G. Casolla, organizzata dall'Accademia Lariana ad Abbadia Lariana.
 
 

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05/08/2011

Comune. Tutti a "Scivolandia"; convenzione speciale per i grottesi

 

Giornata a "Scivolandia" per ragazzi
Manifesto

Sono giunte numerose le istanze di partecipazione alla giornata gratuita di divertimento e socializzazione che il Comune di Grotte ha inteso organizzare a favore dei ragazzi di età compresa tra gli 8 ed i 17 anni.
E' probabile che non tutte le richieste pervenute, e quelle che perverranno entro lunedi 8 agosto, termine ultimo di presentazione, potranno trovare accoglimento, anche se l'Amministrazione Comunale, nonostante le ristrettezze di bilancio, cercherà di garantire la partecipazione, anche oltre quanto programmato, al maggior numero possibile di ragazzi.
Per accertarsi dell'esito della propria istanza, quindi del diritto o meno alla partecipazione gratuita, tutti gli interessati dovranno informarsi direttamente, martedi 9 agosto, presso gli uffici comunali.
Visto il gran numero di domande pervenute e tenuto conto delle richieste di partecipazione anche da parte di chi non rientra nelle categorie previste dal bando (adulti e nuclei familiari), l'assessore municipale Piero Castronovo si è fatto carico di prendere contatti con la Direzione del parco acquatico "Scivolandia", stabilendo una convenzione speciale, valida soltanto per i cittadini grottesi che mercoledi 10 agosto vorranno condividere la giornata di divertimento e socializzazione nella struttura di Cammarata. L'accordo prevede che i cittadini di Grotte che si presenteranno insieme al pullman organizzato dal Comune, raggiungendo "Scivolandia" con mezzi propri, o che vi giungeranno successivamente nella stessa giornata, potranno fruire di un biglietto d'ingresso al costo di euro 13,00 a persona (biglietto unico per adulti e bambini, particolarmente scontato dato il periodo di alta stagione).
Nel prezzo del biglietto è compreso:
- ingresso per l'intera giornata del 10 agosto;
- una sedia sdraio;
- un pranzo (da intendersi come 1 primo piatto più contorno e acqua, oppure 1 secondo piatto più contorno e acqua).
A quanti si presenteranno insieme alla comitiva grottese, il prezzo del biglietto in convenzione verrà applicato direttamente; chi si presenterà successivamente (non è necessario dare avviso della propria partecipazione) dovrà richiedere il biglietto a prezzo "speciale" mostrando un documento di riconoscimento dal quale risulti la residenza nel Comune di Grotte. La convenzione ha validità solo per il giorno di mercoledi 10 agosto.

Carmelo Arnone
5 agosto 2011
 

 

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04/08/2011

Ippica. Successo della IX Serata di Gran Galà Equestre

 

IX Serata di Gran Galà Equestre
Vedi le foto

E' uno degli appuntamenti estivi che vanta un "indice di gradimento" tra i più elevati, non solo tra gli appassionati degli sport equestri ma anche tra i comuni cittadini. Si tratta della manifestazione denominata "Serata di Gran Galà Equestre" organizzata, per il nono anno consecutivo, dall'Associazione Culturale Equestre "Città di Grotte", in collaborazione con il Comune di Grotte e con il Comitato Regionale CSEN Sicilia. Numerosi i rappresentanti delle scuole ippiche di Cammarata, Vicari, Vallelunga, Casteltermini, Favara, Mussomeli, gli allevatori e gli appassionati che lo scorso sabato 30 luglio hanno gremito lo stadio comunale di Grotte. Alla serata, animata anche dal Gruppo dei "Tamburinari di Herbessus" e dal Complesso Bandistico "G. Verdi" diretto dal M° Salvatore Puglisi, ha presenziato il sindaco Paolo Pilato, insieme agli assessori Rizzo e Vizzini ed all'Ispettore Capo Antonio Salvaggio.
Il Presidente dell'associazione equestre Avv. Gianfranco Pilato, nell'esprimere la propria soddisfazione per la riuscita della serata, la cui organizzazione e gestione comporta un notevole impegno da parte di tutti gli interessati, ha dichiarato: "Ringrazio l'Amministrazione Comunale e quanti hanno collaborato per il buon esito della manifestazione, tutti gli amici del cavallo e le associazioni che hanno contribuito, con la loro partecipazione, alla riuscita di questa rassegna equestre. L'impegno, per il prossimo anno, è quello di organizzare un evento ancora più coinvolgente che, sono sicuro, non mancherà di attirare l'interesse di tutti gli appassionati della Regione".

Carmelo Arnone
2 agosto 2011
© Riproduzione riservata.

IX Serata di Gran Galà Equestre, il 30 luglio a Grotte.
Manifesto

 


Pubblichiamo alcune immagini della manifestazione (99 foto di © Salvo Lo Re "President").

IX Serata di Gran Galà Equestre" Visita l'argomento
 

 

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04/08/2011

Chiesa. Iscrizioni per il pellegrinaggio a Fatima, con la parrocchia San Rocco

 

Iscrizioni per il pellegrinaggio a Fatima, con la parrocchia San Rocco
Santuario

La comunità parrocchiale di San Rocco in Grotte, sotto la guida del giovane sacerdote don Gaspare Sutera, nell'ambito delle attività pastorali previste per l'estate 2011, sta organizzando un pellegrinaggio al santuario di Nostra Signora di Fatima (in Portogallo), che si svolgerà nel periodo compreso tra il 6 ed il 9 settembre.
I fedeli dell'intera Unità Pastorale che fossero interessati a partecipare possono dare la propria adesione rivolgendosi direttamente in parrocchia.
 

 

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02/08/2011

Comune. Grotte accoglie le salme di due vittime della tragedia del mare, in arrivo stasera da Lampedusa

 

Grotte accoglie due vittime della tragedia del mare, in arrivo stasera da Lampedusa

Non ha avuto esitazione, il Primo Cittadino di Grotte Paolo Pilato, a rispondere positivamente alla richiesta, pervenuta dalla Protezione Civile e dalla Prefettura di Agrigento, di accogliere due delle 25 salme degli sfortunati migranti nordafricani vittime dell'ennesima tragedia del mare. Nonostante le difficoltà economiche che attraversa il Comune, il senso di solidarietà che ha sempre contraddistinto la comunità di Grotte ha prevalso ancora una volta.
Erano tutti ragazzi, tra i 25 ed i 30 anni, pieni di speranze e desiderosi di costruirsi un futuro in Europa, nella libertà, invece hanno trovato la morte nell'angusta stiva di un barcone, soffocati dai fumi del motore e, forse, dalle percosse degli scafisti, in mezzo al Mediterraneo. Avrebbero voluto uscire all'aria aperta per poter respirare ma sono stati ricacciati con violenza in fondo al baratro. Di sopra, con gli altri 271 (tra cui 21 bambini e 36 donne) sul barcone di soli 15 metri, per loro non c'era posto. Si sono spenti tutti, uno dopo l'altro, soffocati dal fumo, dal caldo, dall'egoismo dei mercanti di morte, dalla paura dei loro stessi compagni di sventura.
Quando i clandestini sono stati traghettati su imbarcazioni della Capitaneria di Porto, venute in soccorso, si è presentata agli occhi esterrefatti dei soccorritori la terribile scena dei corpi di quei ragazzi ammassati, appena percettibili dalla piccola botola che conduce alla stiva. L'intervento dei Vigili del Fuoco ha permesso il recupero delle 25 salme, 6 delle quali troveranno accoglienza nel piccolo cimitero isolano. Le altre 19, imbarcate stamattina sulla nave Moby Fantasy, arriveranno stasera a Porto Empedocle, verso le 18.00, per essere trasferite in alcuni comuni dell'agrigentino.
Due delle giovani vittime saranno accolte nel camposanto di Grotte. Ad attendere i carri funebri, verso le 20.00 in Piazza Antonio Carlisi (davanti al cimitero), vi sarà il sindaco Pilato insieme alla Giunta, al Consiglio Comunale, ai sacerdoti del paese ed a tutta la cittadinanza, radunata per porgere l'estremo saluto ai due ragazzi. Qualche fiore, una silenziosa preghiera ed un posto accanto ai propri cari saranno il significativo omaggio della cittadina per l'addio ai due sconosciuti migranti.

Carmelo Arnone
2 agosto 2011
© Riproduzione riservata.
 

 

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02/08/2011

Sport. Polisportiva Athena: vent'anni di passione; di Antonio Villardita

 

Polisportiva Athena: vent'anni di passione
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Riceviamo e pubblichiamo.

"La Polisportiva Athena di Grotte venerdì 29 luglio ha festeggiato i suoi 20 anni di attività.
Il Direttivo ringrazia tutti quelli che hanno partecipato con straordinario entusiasmo dando vita ad una grandiosa festa.
Si ringraziano particolarmente gli organizzatori dell'evento: Nanni, Enzo G., Enzo A., Santino, Roberto e altri, che hanno reso possibile il tutto trasformando il campo da tennis in un ristorante prima, e pista da ballo poi. E' stata una serata assolutamente divertente. I ringraziamenti vanno anche al Sindaco che ha partecipato alla festa dimostrandoci la sua vicinanza; speriamo che questo diventi un trampolino di lancio per poter aprire un tavolo di lavoro che ci permetta di risolvere insieme tutte quelle problematiche che purtroppo in questo momento risultano essere un limite al salto di qualità che un'associazione sportiva come la nostra merita, data la passione e la grinta dimostrata in tutti questi anni. Noi stiamo facendo e continueremo a fare la nostra, ma abbiamo bisogno dell'aiuto di questa amministrazione per arrivare dove noi da soli non possiamo riuscire.
Un ringraziamento al fotografo ufficiale ed allo staff di Grotte.info Quotidiano, che ci hanno dato sempre tutta la sua collaborazione, facendoci da vetrina promozionale e permettendoci di conquistare successo e visibilità per le nostre iniziative.
Infine cogliamo l'occasione per informare tutti che durante questa settimana si terranno gli incontri a eliminazione diretta del torneo sociale di tennis "Master Grotte", il divertimento è assicurato poiché scendono in campo le teste di serie del torneo che sfideranno i tennisti che hanno oltrepassato la prima fase a gironi. Si preannunciano quindi delle grandi sfide.
Vi aspettiamo".

 

   

Per il Direttivo
Antonio Villardita

 
 


Pubblichiamo alcune immagini della festa (29 foto di © Salvo Lo Re "President").

Ventennale della Polisportiva "Athena" Visita l'argomento
 

 

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01/08/2011

Fiere. Ottimo bilancio per la "Mediterranea Expo"

 

Mediterranea Expo

Va in archivio gloriosamente la 18^ edizione della Fiera Campionaria Mediterranea Expo, che per 10 giorni ha trasformato il parco fieristico Emporium di San leone ad Agrigento in una ricchissima e sfolgorante mostra-mercato, con in vetrina il meglio dell’imprenditoria locale e non. Migliaia di visitatori hanno affollato gli stands e si è messo in moto un consistente giro d’affari.
Gli oltre 300 espositori hanno stipulato numerosi contratti e grazie all’“effetto Campionaria”, avranno un fisiologico incremento di vendite per i prossimi mesi. Nel week end appena trascorso sono stati incoronati Miss e Mister "Mediterranea Expo". Il titolo della più bella della fiera è stato assegnato a Gloria Nocera ed il titolo di Mister a Mattia Pelonero. Al secondo posto, con la fascia di Miss e Mister "Trinacria Mediterranea Expo", Elisa Salamone e Salvatore Rampello. Terzi classificati con la fascia di Miss e Mister "AgrigentoTv Volto Televisivo", Sharon Nocera e Giuseppe Cardella.
Il concorso Giovani Talenti, invece, è stato vinto da Pamela Salamone, al secondo posto si è classificata Roberta Di Stefano ed al terzo il ballo di gruppo della scuola “Luna Rossa”. Il premio della critica è stato assegnato dalla giura a Salvatore Saieva per la sua splendida esibizione. Infine, ieri sera prima della chiusura della fiera è stato estratto, tra i visitatori, il biglietto vincitore del premio finale: una crociera per due persone “Costa”, vinto da una signora di Milano, in vacanza ad Agrigento e che ha visitato la Mediterranea Expo.
 

 

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01/08/2011

Racconti. "Un tuffo nel passato" - Capitoli 27° e 28°; di Carmelo Luparello

 

Prof. Carmelo Luparello
Prof. Luparello


UN TUFFO NEL PASSATO
di Carmelo Luparello

Cap. XXVII

          Tante volte in campagna, di sera, dopo cena, “a lu lusciu di la luna, assittati ni la ittena”, cioè “alla luce della luna, seduti su una specie di panchina” mia sorella, prima che si sposasse e andasse quindi via, raccontava “li cunti”, che erano, nel nostro caso, le fiabe, e tutti pendevamo dalle sue labbra.
          Anche i miei cugini ascoltavano estasiati. Intanto alla debole luce lunare gli alberi sembravano dipingere nel cielo figure strane, in mezzo alle quali s’intravedevano, talvolta, i fari dell’ultimo treno proveniente dal Nord. Allora i treni, bene o male, funzionavano, anche se non erano molto comodi, sia perché c’era anche la terza classe con i sedili di legno, sia perché ogni compartimento aveva uno sportello per salire e scendere.
          Quando mia sorella raccontava, io non volevo mai andare a letto, anche se poi finivo con l’addormentarmi, appoggiato sulle ginocchia di mia madre. Allora qualcuno mi prendeva in braccio e mi portava a letto.
          Spesso avevo anche paura quando, tra gli ingredienti della favola, c’entrava “na manu pilusa” cioè la mano ricoperta di pelo di qualche mago cattivo. Allora mi sentivo accapponare la pelle, perché quella mano, molto probabilmente, avrebbe ghermito anche me.
          D’inverno, invece, ogni sera, mentre eravamo attorno “a la brascera” cioè al braciere, mia sorella leggeva “Cuore garibaldino” un romanzo a puntate che ci prestava, settimanalmente, un amico di mio fratello, un certo Paolo Buscemi, mi pare.
          Una volta mi ricordo che andammo a dormire tutti, in contrada Lumia, nella campagna di mia zia Maria, sorella di mia madre. La sua “roba” era formata da tante stanze e, per l’occasione, ne riempimmo alcune di paglia per dormirci sopra, dato che mia zia non aveva materassi sufficienti per tutti. Vennero anche i figli di mia cugina Carmela Morreale che io, per la grande differenza di età tra me e lei, chiamavo “zia”.
          A mezzanotte fui svegliato di soprassalto: tutti “ittavanu vuci”, cioè gridavano e si buttavano la paglia addosso.
          Quella notte ci divertimmo tanto, ed io sarei voluto rimanere da mia zia ancora diverso tempo, ma dovemmo rientrare presto, ognuno nella propria campagna.
          Spesso la sera, quando rientrava il papà del mio amico Nicola io venivo invitato a cena dalla zia Ippolita o perché “ci pariva mali”, cioè le sembrava brutto non invitarmi, o perché la buona donna fosse veramente convinta che a un bambino “ci nisciva lu cori”, cioè a un bambino il cuore va fuori per il forte desiderio.
          Di solito la zia Ippolita preparava il sugo con la carne di coniglio che a me sembrava chissà che cosa, poi coceva la pasta, la buttava “ni lu scanaturi” che era una tavola di forma quadrata, con un manico per poterla prendere meglio, la condiva col sugo e ad ognuno di noi dava la sua parte. In genere era pasta “d’intra”, cioè pasta fatta a casa.
          Se avessi avuto allora i baffi, giuro che me li sarei leccati.
          Mio padre, però, non sempre mi permetteva di cenare con i vicini, dicendomi che non era giusto disturbarli sempre, e che loro magari avrebbero pensato che io fossi stato un morto di fame. E quando mio padre diceva di no, inutilmente zia Ippolita mi chiamava: mia madre ed io inventavamo delle scuse per non andarci.
          Ogni pomeriggio, dopo le cinque, un treno-merci faceva le manovre per caricare il sale e quasi sempre i vagoni raggiungevano quella parte dei binari che erano accanto al mio terreno.
          Io mi avvicinavo al treno e pregavo i ferrovieri di “gettarmi” qualche pietra di sale. E loro, brava gente, mi accontentavano quasi sempre, facendo arrivare, per la scarpata, fino al mio terreno, grosse pietre di sale.
          Una volta, durante l’estate, arrivarono a “li Macinati” dei parenti emigrati in Belgio.
          Per l’occasione, poiché a loro le posate non bastavano, se le fecero prestare da noi.
          Quel giorno noi accomodammo nel migliore o nel peggiore dei modi, ma i vicini non fecero brutta figura.
          Mia sorella ed io (ma soprattutto io) aspettavamo con ansia le prime piogge e questo non solo per rinfrescarci un po’ dopo un’estate rovente, ma anche per andare a raccogliere lumache.
          E le prime piogge, a metà settembre, arrivavano puntuali come le bollette della luce, che ci portava il signor Sole di Racalmuto.
          E dopo una giornata di pioggia, il giorno dopo, appena spuntava l’alba, eravamo, armati di un paniere ciascuno, a girare per la chiusa (così si chiamava la terra, con pochi alberi, dove coltivavamo il grano) alla ricerca delle lumache.
          In genere ero io a raccoglierne di più, perché riuscivo ad individuarle anche sotto terra o vicino a qualche ciuffo d’erba, bagnata di rugiada o di bava che le lumache stesse lasciavano quando si allontanavano.
          Talvolta ne pescavo tre o quattro vicine tra loro, oppure due che sembrava lottassero con le loro antenne e le mettevo tutte nel cestino.
          Mentre continuavo la ricerca, camminando con le scarpe divenute pesanti “pi li timpuna” cioè “per la terra che bagnata si era attaccata alle scarpe”, le lumache, forse presaghe della loro fine, cercavano di scappare, ma io, che conoscevo bene le loro abitudini, ogni tanto le controllavo e se ce n’era qualcuna che aveva raggiunto il bordo del paniere, con un dito la spingevo in basso.
          Ne raccoglievamo molte di lumache che mia madre, dopo averle lasciate a riposo per qualche giorno, sotto un colapasta, perché si spurgassero, cucinava lessandole prima e preparandole, poi, col sugo. Una vera prelibatezza per quei tempi.
          Verso la fine di settembre o ai primi di ottobre si vendemmiava.
          La vendemmia era una festa, anche se io incominciavo ad avvertire una certa  nostalgia per l’estate che se ne andava assieme con la vendemmia, ma nello stesso tempo il desiderio di ritornare a scuola per rivedere i miei compagni, per la curiosità di quello che avremmo imparato nella nuova classe.
          L’uva Inzolia, almeno quella che era più bella, non veniva portata nel palmento, ma veniva sistemata su una corda per mangiarcela il più tardi possibile, magari per Natale. Se poi c’era qualche racimolo ancora nascosto tra i pampini, io non lo raccoglievo: me lo conservavo per quando, qualche settimana dopo, sarei tornato in campagna.
          Tutta l’altra uva, come “Lu calabrisi” ecc. veniva trasportata, per mezzo di “carteddri”, nel palmento e lì veniva pigiata coi piedi, poi, ciò che rimaneva di essa veniva sistemato nel torchio per una seconda e ultima spremitura.
          “Lu trunzettu”, “Lu San Giuvanni”, “L’Imperiale” l’avevamo, invece, mangiato durante l’estate.
          Qualche giorno prima che noi rientrassimo in paese, passavano “dalla roba” due o tre operai, incaricati non so da chi, i quali buttavano sui muri dell’abitazione il famoso DDT e questo per debellare le pulci e i pidocchi che ai quei tempi infestavano tante case. E sui muri mettevano, con una specie di vernice, anche la data del loro passaggio
.

Cap. XXVIII

          Perché l’uva maturasse, dovevamo aspettare, secondo quello che mia madre mi diceva, la notte tra il 25 e il 26 luglio, quando, “armata di un pignatieddru” cioè di un pentolino, passava, per la vigna, Sant’Anna che, con un pennello, tingeva di nero gli acini dell’uva.
          Io avrei voluto restare sveglio quella notte per vedere arrivare Sant’Anna, magari correrle dietro perché mi facesse una carezza o per aiutarla nel suo lavoro di “tingitura” dell’uva, ma mia madre mi diceva sempre: “Se vede che sei sveglio, Sant’Anna non si ferma nella nostra vigna e l’uva non matura”. Il perché di questo nascondersi della Santa, mia madre non me lo aveva mai spiegato.
          Ed io allora, per fare maturare l’uva, me ne andavo a letto, ma la mattina seguente mi alzavo presto e andavo a frugare tra i tralci o in mezzo ai pampini e se vedevo dei chicchi neri, correvo da mia madre per annunciarle, felice, che Sant’Anna era passata anche da noi.
          - Hai visto? Meno male che ieri sera sei andato a letto, se no Sant’Anna non sarebbe venuta nella nostra vigna - mi rispondeva, soddisfatta, mia madre.
          Dopo la raccolta delle mandorle, mi piaceva andare “a viscuglia”, cioè andare a raccogliere quelle mandorle che chi aveva abbacchiato magari non aveva visto.
          Armato di una pertica o di una canna, con una “sacchina a tracolla” o con un paniere in mano, (meglio con una sacchina perché con essa mi sembrava di rassomigliare di più a un contadino) andavo in un mandorleto che era di fronte al mio terreno, di proprietà di una delle più ricche e quindi più note famiglie del paese, no so se Scibetta o Gueli. E lì aguzzavo la vista, cercando qualche mandorla sfuggita all’abbacchiatura perché  nascosta dalle foglie.
          Ci andai diverse volte, ma un giorno “lu zì Giurlannu”, cioè “zio Gerlando”, che abitava in un podere posto più in alto di quella proprietà dove andavo a fare “viscuglia”, in un bugigattolo assieme al suo cane che era sempre legato ad un albero davanti all’entrata dell’abitazione, mi vide e mi gridò, con un tono minaccioso, di andare via.
          Impaurito, mi allontanai e da quel giorno non andai più “a viscuglia”. Con tutto ciò, ho, di quell’uomo, un buon ricordo: era amico di mio fratello che lui trattava come un figlio. E mio fratello ricambiava andandolo a trovare quando gli era possibile.
          “Lu zì Giurlannu” vendeva anche pere: “pirazzola” che erano pere piccole, ma molto dolci, e pere “San Giovanni”, e ogni tanto ne compravamo anche noi per mangiarci il pane.
          Oggi i tempi sono cambiati e nel luogo dove sorgeva l’abitazione “di lu zì Giurlannu” c’è il Belvedere. Anche lui, poveretto, non c’è più.
          Nella mia campagna  spesso amavo arrampicarmi sugli alberi ma, un giorno, me la vidi proprio brutta.
          Mi ero arrampicato sul grosso susino e dall’alto dell’albero mi godevo un vasto  panorama, quando pensai di scendere. Ma quella volta la paura mi assalì: ero arrivato troppo in alto e temevo, scendendo, di mettere un piede in fallo e andare a finire per terra.
          Incominciai a piangere e a chiedere aiuto. Mi sentì Lullu Tariuolu (devo ricorrere al soprannome, perché il cognome non lo ricordo più) il quale mi voleva bene (eravamo vicini di campagna e tra la mia famiglia e la sua c’erano rapporti molto buoni) e corse subito.
          Saputo il problema in cui mi dibattevo, non esitò ad arrampicarsi sull’albero e a raggiungermi in pochi secondi.
          - Sali sulle mie spalle e non avere paura di nulla - mi disse - ti ci porto io a terra.
          L’intervento di quell’uomo mi parve una grazia di Dio e, in men che non si dica, montai sulle sue spalle e, un minuto dopo, toccai, sano e salvo, il suolo
.

Carmelo Luparello

Pubblicato dalla Testata Giornalistica
Grotte.info Quotidiano

su www.grotte.info il 1° agosto 2011.
Per gentile concessione dell’Autore.
© Riproduzione riservata.
  

 

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01/08/2011

Comune. Giornata a "Scivolandia" per ragazzi; presentare le istanze entro lunedi 8 agosto

 

Giornata a "Scivolandia" per ragazzi
Manifesto


COMUNE DI GROTTE
(Provincia di Agrigento)

Si avvisa la cittadinanza che è possibile partecipare per giorno
10 agosto 2011
presso il parco acquatico "Scivolandia" di Cammarata

ad una giornata di divertimento e di socializzazione, gratuita, per ragazzi di età compresa tra gli 08 e di 17 anni.
Per aderire all’iniziativa è necessario presentare istanza al Comune, entro e non oltre lunedì  08/08/2011, su modelli prestampati disponibili presso l’ufficio servizi sociali.
Gli istanti saranno selezionati sulla base del reddito del nucleo familiare di appartenenza e secondo l’ordine cronologico di presentazione della domanda sino a raggiungimento del numero prestabilito.

Programma:
Ore 08.00 Piazza Anna Magnani (Piazza Mercato) sistemazione su pullman e partenza per Scivolandia;
Ore 09.30 Ingresso parco acquatico;
Ore 13.00 Pranzo;
Ore 18.00 Rientro;
Ore 19.00 Arrivo a Grotte Piazza Anna Magnani (Piazza Mercato).

La partecipazione alla giornata di socializzazione, di cui sopra, comprende sia l’ingresso che il pranzo all’interno del parco acquatico.
 

 

  L’Assessore Municipale
Rag. Piero Castronovo
L’Assessore Municipale
Geom. Rosario Vizzini
Il Sindaco
Rag. Paolo Pilato
 
         

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