Grotte.info Quotidiano -
Marzo 2019 |
31/03/2019 |
Teatro. "Premio Salvatore
Quasimodo" ad Aristotele Cuffaro: "Miglior attore protagonista" |
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Premiazione
Targa
Manifesto |
Ieri sera, sabato 30 marzo, nella cerimonia conclusiva della II Rassegna
Teatrale 2019, promossa dal Comune di Acquaviva Platani, è stato
conferito il "Premio Salvatore Quasimodo 2019" ad Aristotele Cuffaro,
come "migliore attore protagonista".
Nell'ambito della Rassegna, alla quale hanno partecipato quattro compagnia
teatrali delle province di Caltanissetta ed Agrigento, la Compagnia
teatrale "Nino Martoglio" di Grotte ha portato in scena l'esilarante
commedia "Il segreto del Principe di Casadoro", per la regia di
Aristotele Cuffaro (che ne è anche autore ed ha rivestito, nell'occasione, i
panni del protagonista).
La motivazione del riconoscimento recita: "Ad Aristotele Cuffaro, della
Compagnia teatrale Nino Martoglio di Grotte, per avere interpretato il ruolo
del Principe 'F. Casadoro' con grande maestria, dominando la scena con una
mimica eccellente, catturando l'attenzione dello spettatore, dando grande
rilievo al personaggio".
Nella commedia proposta dalla Compagnia grottese hanno recitato gli attori
Giorgia Calì, Gabriele
Russello, Santy Costanza e Agnese
Licata.
"È sempre bello ricevere un riconoscimento per il lavoro che fai - ha
dichiarato Aristotele Cuffaro -. Ricevere un riconoscimento sprona ad
impegnarsi sempre più". Molteplici le attività teatrali in cui è
impegnato l'Attore: "Al momento sono impegnato con le repliche dello
spettacolo teatrale 'Chi vuole fiabe' con la Compagnia della Posta Vecchia
di Agrigento. Dopo Pasqua inizieremo le prove con la Compagnia 'Nino
Martoglio' per la prossima stagione estiva".
Carmelo Arnone
30 marzo 2019
© Riproduzione riservata.
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30/03/2019 |
Iniziative. "Resto al Sud", conferenza
di presentazione dell'incentivo; mercoledi 10 aprile in Aula
consiliare |
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Manifesto |
Mercoledi 10 aprile 2019, a partire dalle ore 16.30 presso l'Aula
consiliare del Comune di Grotte, si terrà una conferenza di
presentazione dell'incentivo "Resto al Sud".
L'iniziativa è promossa dal Comune di Grotte, in collaborazione con la Banca
di Credito Cooperativo Agrigentino e con dell'Ordine dei Dottori
Commercialisti ed Esperti Contabili della provincia di Agrigento.
Interverranno:
- Alfonso Provvidenza (Sindaco di Grotte);
- Antonino Caltagirone (Assessore all'Agricoltura, Commercio e
Artigianato);
- Ignazio La Porta (Presidente della BCC Agrigentino);
- Paola Maria Giacalone (Presidente dell'Ordine dei Dottori Commercialisti ed
Esperti Contabili della provincia di Agrigento);
- Fabio Gueli (Consulente finanziario per le imprese BCC);
- Anna Limblici (Responsabile commerciale BCC AG).
La partecipazione alla conferenza è aperta a tutti gli interessati.
Redazione
30 marzo 2019.
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30/03/2019 |
Servizi. Avviamento dei
lavoratori forestali 151sti; presentarsi martedi 2 aprile alle ore 11.00 |
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Centro per l'impiego |
Con una nota ufficiale il Dirigente del Centro per l'Impiego di Canicatti ha comunicato che
martedi 2 aprile
2019, a partire dalle ore 11.00, i lavoratori forestali Braccianti
Agricoli 151sti
interessati all'avviamento potranno presentarsi, muniti di documento di
riconoscimento, presso il Centro per l'Impiego Recapito di Grotte. *****
"Oggetto: Avviso pubblicazione richiesta avviamento lavoratori
forestali.
Si comunica che il Dipartimento Regionale dello Sviluppo Rurale e
Territoriale Servizio 8 Servizio per il Territorio di Agrigento ha richiesto
un nulla-osta per l'avviamento dei lavoratori forestali
151/sti appartenenti all'elenco speciale
di cui all’art. 45 ter L.R. 16/96 del 6° distretto con la qualifica di
B.A. per i cantieri di Grotte, Racalmuto e Naro.
I lavoratori
interessati debitamente inseriti in graduatoria dovranno recarsi a far data
dal 02/04/2019 alle ore 11.00 muniti di documento di
riconoscimento presso il C.P.I. di Canicatti per i lavoratori di dei comuni
di Naro e Racalmuto e presso il recapito di Grotte i lavoratori ivi
residenti".
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Il
Funzionario Direttivo
Dott. Tommaso Vergopia
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Il Dirigente ad interim del CPI
Angelo Di Franco
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30/03/2019 |
Calcio. La "Pan Sagittarius"
vince il campionato provinciale CSI |
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Pan Sagittarius |
La “Pan Sagittarius” di Grotte e Racalmuto conquista con una
giornata di anticipo la vittoria del campionato provinciale
CSI, grazie alla vittoria per 4-3 contro la “Libertas 2000”,
al termine di una partita molto combattuta.
A segno per la “Pan Sagittarius”: Puma, Arcieri (2) e
Cirino.
Al termine della partita i giovani atleti si sono lasciati
andare ad una gioia irrefrenabile. Nel corso del campionato
la squadra ha conquistato 10 vittorie ed 1 pareggio.
Grande la soddisfazione per i genitori, che hanno assistito
con partecipazione alla partita. I piccoli calciatori,
allenati dai mister Luca Cirino e Peppe
Castiglione, dovranno adesso affrontare la fase
regionale che si terrà il 25 aprile a Caltagirone.
Determinante l’apporto dei mister Antonio Pillitteri
e Salvatore Baldo, che con il loro supporto non fanno
mai mancare la loro esperienza ed i loro consigli ai ragazzi.
Redazione
30 marzo 2019
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Pan Sagittarius |
30/03/2019 |
Letture Sponsali. "Il
padre ama sempre i suoi figli" |
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Nozze di Giuseppe e Maria |
Le "Letture
Sponsali" sono uno strumento sperimentale che offre gratuitamente una
prospettiva sponsale alle letture della liturgia domenicale. Sono curate dal
gruppo "Amore è..." (vedi
il sito ufficiale), attivo dal 2006 nella diocesi di Palermo, per
favorire un momento di riflessione all'interno delle coppie e nelle comunità
ecclesiali. Le letture (scarica il
foglietto della domenica) sono commentate da fidanzati e sposi (tra cui
i grottesi Vera e Francesco).
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Il Primogenito.
La figura del primogenito incarna colui che si rifà alle “cose umane”, alla
mentalità del mondo.
Non riconosce che il fratello minore, pur avendo sbagliato, essendosi
ravveduto e predisposto a “umiliarsi” nei confronti del padre, accettando di
essere ripreso come garzone, è meritevole del perdono.
Pertanto, essendosi salvato dalla perdizione, viene accolto e festeggiato
con un sontuoso banchetto.
Il primogenito interpreta tale indulgenza una discriminazione rispetto al
senso del dovere che ha sempre avuto nei confronti del padre (ti ho servito
e non mi hai mai dato un vitello per far festa con i miei amici).
Il padre ama sempre i suoi figli, quale che sia il loro comportamento, ma
non può che dare grande importanza alla conversione del figlio prodigo,
poiché Dio non agisce secondo gli schemi umani, ma si preoccupa di ciò che è
veramente importante per ciascuno di noi: la salvezza.
Dio non può che accogliere e salvare i suoi figli e lo fa sempre in un modo
spiazzante e sorprendente rispetto a ciò che direbbe o farebbe qualsiasi
umana creatura.
Gloria e Luciano
Punto chiave -
Moglie e marito nascono fratelli prima ancora di divenire sposi.
Cari amici, tutte le letture di oggi ci riconducono alla “fratellanza”.
Questo concetto nell'atto pratico viene spesso confuso con “amicizia”.
Sono due cose ben diverse.
L'amicizia ad esempio dipende dalla nostra volontà: tutti noi possiamo
scegliere chi vogliamo per amico e chi no.
Nella fratellanza invece la nostra volontà viene meno: nessuno di noi può
scegliersi il fratello che vuole.
Ciò che ci rende fratelli è quindi la discendenza dagli stessi genitori e
soprattutto l'appartenenza ad un'unica famiglia, dove è giusto condividere
tutto (dalle gioie ai dolori, dalle ricchezze alle difficoltà, dalle sorti
ai fallimenti) e dove non ha senso agire con perfidia l'uno con l'altro,
dispiacendo i propri genitori.
La moglie ed il marito nascono già fratelli prima ancora che diventare
sposi.
Tutti i coniugi prima ancora di costituire la loro famiglia, fanno già parte
della famiglia di Dio: tra fratelli tutto è di tutti e non ha senso
litigare.
Sappiamo bene, invece, che non è facile restare in pace in una coppia.
Qualora ciò venisse a mancare non esitiamo, da fratelli, ad invocare nella
preghiera l'intervento di Dio, che da buon Padre interverrà per mettere in
pace i propri figli.
Aline e Christian
Redazione
30 marzo 2019.
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29/03/2019 |
Scuola. Alunni del "Roncalli"
in viaggio d'istruzione, accolti dall'on. Cimino alla Camera dei
Deputati |
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A
Montecitorio
A
Montecitorio
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Montecitorio
A Villa D'Este |
Il viaggio d’istruzione (più noto come “gita
scolastica”) costituisce un naturale complemento dei programmi
d’insegnamento seguiti nel corso dell’anno scolastico. Particolare
importanza riveste quello effettuato al termine del percorso triennale di
scuola secondaria superiore di primo grado (terza media). Per la maggior
parte degli alunni è la prima occasione in cui trascorrere un periodo di
circa una settimana lontani da casa propria (e soprattutto dai genitori),
per vivere 24 ore su 24 a stretto contatto con i compagni, viaggiando e
visitando luoghi carichi di storia, arte e cultura.
Quando la meta del viaggio è Roma, la Capitale d’Italia, la “Caput mundi”,
si offre allo studente l’opportunità di conoscere e verificare con i propri
occhi quanto appreso con lo studio sulla Civiltà dei Romani, sul Medioevo,
sul Rinascimento, sul periodo Risorgimentale e in generale su tutto quanto
costituisce materia di programma ministeriale. Un’esperienza che lascia nei
ragazzi un magnifico ed indelebile ricordo, che li accompagnerà per tutta la
vita.
Ed è esattamente Roma la meta del viaggio d’istruzione che stanno vivendo in
questi giorni gli alunni di terza media dell’Istituto Comprensivo “Angelo
Roncalli” di Grotte.
Partiti in autobus alla volta della Capitale nel pomeriggio dello scorso
lunedi 25 marzo, con il saluto alla partenza da parte del preside prof.
Santino Lo Presti, gli studenti sono guidati in quest’avventura dalle
professoresse Figliola e Tirone, e dai professori Bufalino
Marinella e Castellana.
Tante le piazze, le fontane, i monumenti e le attrazioni da visitare a Roma,
che è un vero e proprio museo all'aperto; solo per citare alcuni suoi
capolavori: il Colosseo, il Foro Romano, la Fontana di Trevi, Piazza di
Spagna, il Pantheon, l’Arco di Costantino, il Circo Massimo, Castel
Sant’Angelo, il Vittoriano (Altare della Patria), la Galleria Borghese, i
Musei Capitolini, la Piazza e la Basilica di San Pietro, la Cappella
Sistina, i Musei Vaticani…
Tra i numerosi appuntamenti in programma nella giornata di mercoledi 27, la
visita al Palazzo di Montecitorio, sede della Camera dei Deputati,
accolti dall’on. Rosalba Cimino (che ha anche accompagnato la
comitiva durante il viaggio d’andata), giovane Deputata grottese del
Movimento 5 Stelle e componente della Commissione Agricoltura.
“Oggi, per me, è stata un’emozione unica ricevere l’Istituto Comprensivo
“Roncalli” di Grotte come ospite alla Camera dei Deputati - ha
dichiarato l’on. Cimino -.Vedere gli studenti così attenti e curiosi
durante la visita mi ha resa orgogliosa. Spero che la Costituzione Italiana
sia il loro faro per le basi sulle quali vorranno costruire il futuro. In
bocca al lupo ragazzi, io sto lavorando anche per voi”.
Il termine del viaggio è previsto per domani, sabato 30 marzo, con il
rientro a casa in prima mattinata.
Nelle foto a lato, alcuni momenti della visita a Montecitorio.
Carmelo Arnone
29 marzo 2019
© Riproduzione riservata.
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In viaggio
A
Montecitorio
A
Montecitorio |
29/03/2019 |
Politica. "Incapacità
della Maggioranza a sostenere la Giunta"; replica del
Gruppo consiliare
M5S |
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Replica del Gruppo
consiliare del Movimento 5 Stelle di Grotte alle
dichiarazioni della Maggioranza sulla seduta di Consiglio comunale del
25 e 26 febbraio 2019.
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"Al netto delle dichiarazioni a
mezzo stampa del Gruppo consiliare di Maggioranza (“Grotte nel cuore”) dove
si evidenzia l’incapacità a sostenere la Giunta nella semplice ordinaria
amministrazione e per di più sottolineando di aver bisogno dei numeri
dell’Opposizione anche per la semplice validità di un Consiglio comunale e/o
a rendere immediatamente esecutiva una delibera Consiliare, si vuole far
notare che gli sterili risultati della Giunta “qualificata e competente”
sono sotto gli occhi di tutti.
La nostra cittadina guidata da questa maggioranza consiliare “silenziosa”.
Non è più pulita. Non ci sono più altalene. Non sono migliorati i servizi.
Non c’è più trasparenza. Non c’è più competenza. Non c’è stato nessun
cambiamento se non aumentare la spesa per i costi della politica.
Quando i pupari decideranno di interrompere questa esperienza sarà sempre
troppo tardi".
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Il Gruppo
Consiliare M5S Grotte
(Angelo Costanza, Salvatrice Morreale,
Mirella Casalicchio, Giada Vizzini)
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28/03/2019 |
Ora legale. In vigore da
domenica 31 marzo; lancette degli orologi in avanti di un'ora |
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Domenica prossima, 31 marzo 2019, tornata in vigore l'ora legale.
Le lancette degli orologi dovranno essere spostate in avanti di un'ora; le
ore 02.00 di domenica saranno considerate le ore 03.00.
L'ora "legale" sostituisce l'ora "solare" che abbiamo avuto per tutto il
periodo invernale.
L'ora legale (detta anche ora estiva) è l'ora locale che una
nazione sceglie di adottare per una parte dell'anno,
generalmente portando l'orario avanti di 60 minuti rispetto
all'orario standard ufficiale, (o ora solare). Si tratta di
un sistema che ha lo scopo di sfruttare al meglio la luce
del giorno. L'ora ufficiale viene aggiustata in avanti
durante i mesi primaverili ed estivi, in modo che l'orario
lavorativo o scolastico venga a coincidere meglio con le ore
di luce.
Redazione
28 marzo 2019
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28/03/2019 |
Cinema. Proiezione del film "La bella società";
venerdi 29 marzo all'auditorium San Nicola |
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Manifesto
Programma |
Per il ciclo "Il Cinema di Gian Paolo Cugno", organizzato
dall'Associazione culturale "Nino Martoglio", venerdi 29 marzo, alle ore
20.00 presso l'Auditorium "San Nicola" in Grotte sarà
proiettato il film "La bella società".
Protagonisti
del film
sono David Coco e Marco Bocci che interpretano i due fratelli Giuseppe e
Giorgio. Mariagrazia Cucinotta nei panni di Maria, madre vedova dei due
ragazzi, e Raul Bova, Romolo, cinematografaro venuto in Sicilia dalla
capitale per girare un film. Ci sono poi Giancarlo Giannini, il farmacista
Antonio Guarrasi segretamente innamorato di Maria ed Enrico Lo Verso, Nello,
amico dei due fratelli e figlio del farmacista. Tra gli interpreti anche una
coppia storica del cinema, Antonella Lualdi e Franco Interlenghi, i genitori
di Romolo giunti nell'isola alla ricerca del figlio misteriosamente
scomparso. Una trama ricca di intrecci che si sviluppa in un arco di tempo
che va dagli anni '60 agli anni '80, per raccontare i cambiamenti repentini
di una regione e con essa degli abitanti che la vivono quotidianamente.
Lotte sociali, conflitti familiari, scontri di classe, questi ed altri
ancora gli ingredienti del film di Cugno che cerca di presentare in maniera
inedita una Sicilia poco conosciuta, quella dell'entroterra, ricca di colori
caldi e accesi, di paesaggi collinari, di distese infinite di grano
testimoni di una terra non contaminata dalla modernità e intrisa di sapori
sedimentati nel tempo. Borghi dunque ma anche piazze, circoli, stradine di
campagne diventano i luoghi prediletti in cui il racconto si articola, in
una prima parte girata interamente nell'isola e in una seconda che vede a
Torino il proseguo dell'intera vicenda, sullo sfondo delle azioni delle BR e
degli scioperi alla Fiat..
Fanno parte del cast gli attori:
Raoul Bova,
Maria Grazia Cucinotta, Enrico Lo Verso, Giancarlo Giannini, Antonella
Lualdi, Franco Interlenghi, David Coco, Marco Bocci.
Redazione
28 marzo 2019.
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27/03/2019 |
Politica. "L'intento
della Minoranza: improduttiva ed inefficace polemica"; nota del Gruppo
di Maggioranza |
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Con la nota che segue, il
Gruppo
consiliare di Maggioranza "Grotte nel Cuore" risponde alle dichiarazioni
della Minoranza consiliare del Movimento 5 Stelle di Grotte
diffuse
il 12 marzo (leggi
le dichiarazioni). Tali dichiarazioni riguardavano la seduta di
Consiglio comunale del 25 febbraio - rinviata al giorno successivo -, ed in
particolare il rischio per il Comune di perdere l'opportunità di fruire
della anticipazione di liquidità da destinare al pagamento di debiti
commerciali (leggi
il resoconto della seduta).
*****
"Nei
giorni scorsi abbiamo letto diversi comunicati, da parte del Gruppo
consiliare di Minoranza, che tentavano di spiegare alla cittadinanza il
potenziale ed eventuale rischio per il Comune di Grotte di perdere
l’anticipazione di liquidità deliberata dal Consiglio comunale lo scorso 26
febbraio 2019; a tal proposito, prima di entrare nel merito dei fatti, per
rispetto della verità, è opportuno affermare che si tratta di una
notizia finalizzata, non tanto ad informare, quanto a trasmettere un
messaggio artatamente allusivo e privo di fondati riscontri
giuridico-amministrativi.
In via preliminare, è appena il caso di osservare che in sede di Consiglio
comunale la Minoranza consiliare ha più volte sottolineato l’inutilità della
richiesta di anticipazione di liquidità predisposta dall’Amministrazione
Comunale.
Tale concetto si pone in evidente contraddizione con il volere del
Legislatore, che ha emanato la Legge n. 145/2018, che costituisce la Legge
di Bilancio per l'anno 2019, in cui al comma 849 dell'art. 1 consente di
richiedere un’anticipazione di
liquidità da destinare al pagamento di debiti commerciali relativi a
somministrazioni di forniture, appalti ed obbligazioni per prestazioni
professionali presenti nella contabilità di tutti gli Enti Locali alla data
del 31/12/2018. Soltanto dopo essersi accorti dell’utilità della norma
e, soprattutto, della circostanza che la stessa sia stata voluta dal loro
movimento politico di appartenenza e dopo avere votato in maniera contraria
alla proposta di deliberazione, i Consiglieri di Minoranza hanno paventato
(non in sede di Consiglio Comunale, ma successivamente, sui social e
attraverso comunicati) l’eventuale perdita di tale opportunità finanziaria.
Che dire? Dai fatti esposti emerge, in tutta la sua oggettiva evidenza, la
mancanza di coerenza tra il voto contrario espresso in Consiglio comunale
dalla Minoranza consiliare ed una fittizia "preoccupazione" per il buon fine
della Deliberazione stessa, (adottata dalla sola Maggioranza consiliare),
utile soltanto a creare un improduttivo ed inefficace clamore mediatico.
Ciò premesso, si può affermare con ragionevole certezza che la deliberazione
adottata al fine di richiedere l'anticipazione di liquidità alla Cassa
Depositi e Prestiti, è pienamente valida e legittima sotto tutti i profili.
Infatti, con riferimento alla contestazione mossa, occorre
evidenziare che la dichiarazione di immediata esecutività non inficia la
sostanza dell'atto principale, trattandosi, per espressa previsione di
legge, di "apposita e separata votazione", in considerazione del fatto che “la
dichiarazione d’urgenza accede alla delibera principale restandone autonoma
in considerazione dell’esigenza di una votazione a parte” (ex multis,
TAR Liguria – Genova, sez. II, n.2/2007).
Un atto amministrativo è, infatti, perfetto e valido quando risulta munito
di ogni suo requisito essenziale, così come previsto dalla Legge; lo stesso
atto è altresì immediatamente esecutivo quando la sua idoneità a produrre
effetti giuridici non risulti postergata per legge ovvero per esplicita
previsione contenuta nell’atto medesimo.
Nell’ipotesi della postergazione degli effetti, l’atto amministrativo non è
immediatamente esecutivo, ma ciò non significa che gli atti ad esso
consequenziali, nel frattempo validamente predisposti e resi pubblici,
debbano per ciò stesso ritenersi annullabili, in quanto anticipatamente
adottati in pendenza di una condizione o di un termine, ovvero di un altro
adempimento previsto per l’esecutività dell’atto principale.
In questi casi, infatti, applicando la regola generale della conservazione
degli atti giuridici validi, può ben ritenersi che tali atti consequenziali
siano del tutto meritevoli di conservazione, allorquando in seguito possa
positivamente riscontrarsi l’intervenuta efficacia dell’atto presupposto (in
questo senso, TAR Umbria - Perugia sez. I, n. 307/2001).
In ogni caso, è utile precisare che al fine di
adempiere alla richiesta per l'ottenimento dell’anticipazione di liquidità
da inoltrare alla Cassa Depositi e Prestiti, la Legge non richiedeva
l’immediata esecutività della Delibera di Consiglio comunale.
Una volta chiarito il corretto operato del Consiglio comunale e, di
conseguenza, lo sterile intento propagandistico della Minoranza consiliare,
si ritengono necessarie ulteriori valutazioni di carattere politico e
amministrativo.
In primo luogo, nessun ritardo è stato registrato per quanto concerne la
data di approvazione della deliberazione, atteso che la stessa è stata
adottata entro i termini di Legge, fissati per il 28/02/2019 (Art.1 comma
853 L.145/2018).
Si aggiunge, altresì, che il rinvio di un giorno della seduta rispetto alla
data di prima convocazione, nel costituire un evento fisiologico delle
adunanze assembleari di qualsiasi tipo (su otto componenti del Gruppo
consiliare di Maggioranza erano assenti soltanto due Consiglieri comunali
rispettivamente per motivi di salute e di lavoro), è in ogni caso da
ricondurre soprattutto ai quattro Consiglieri comunali della Minoranza che
pur presenti in Municipio, venendo meno al principio di responsabilità che
deve accomunare tutti i Consiglieri comunali al di là degli schieramenti
politici, rimanevano sulla porta dell’Aula consiliare non partecipando ai
lavori consiliari e determinando la mancanza del numero legale per la
validità della seduta e quindi il conseguente rinvio: si palesava quindi,
una situazione paradossale in cui i Consiglieri comunali di Minoranza erano
formalmente assenti, ma fisicamente presenti.
Appare chiaro altresì, come dietro la tardiva, presunta e fittizia
"preoccupazione" sull'atto consiliare concernente la richiesta di
anticipazione di liquidità, approvato esclusivamente dal Gruppo di
Maggioranza, si cela l'intento dei Consiglieri di Minoranza finalizzato
esclusivamente a porre in essere una improduttiva ed inefficace polemica
politica nella speranza di ottenere qualche consenso social.
Si vuole ulteriormente ribadire come, dietro la tardiva, presunta e fittizia
"preoccupazione" espressa dai Consiglieri di minoranza, non è corrisposta,
in modo speculare e preventivo, in sede di approvazione consiliare la stessa
"preoccupazione" per la deliberazione in oggetto, anzi la realtà dei fatti
(si veda il
verbale del 25 febbraio e la
Delibera del 26 febbraio) mette in
evidenza una incoerenza di azione politica: dapprima per non aver
partecipato alla seduta di prima convocazione facendo decadere la seduta,
successivamente nella seduta di seconda convocazione, esprimendo voto
contrario ad una deliberazione che si ritiene di fondamentale importanza
gestionale per il Comune di Grotte.
Infatti la mancata approvazione della deliberazione in questione, nel
successivo esercizio finanziario 2020, avrebbe provocato l'applicazione
delle "restrizioni contabili" previste dall'art.1 comma 862 dalla già
richiamata Legge n.145/2018 da ricondursi principalmente alla costituzione
di un accantonamento contabile di natura prudenziale denominato "Fondo di
garanzia dei debiti commerciali", che avrebbe avuto come conseguenza diretta
la riduzione della spesa corrente, già rigida di per sé, con effetti
negativi sull'erogazione dei servizi comunali ed in generale sull'ordinaria
attività amministrativa dell'Ente Comune.
Grotte, 27 marzo 2019".
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Il Gruppo
consiliare di Maggioranza
"Grotte nel Cuore"
(Angelo Carlisi, Roberta Di Salvo, Annamaria Todaro,
Jessica Elisabetta Arnone, Lucia Maria Lombardo,
Aristotele Cuffaro, Salvatore Pecoraro, Antonio Morreale)
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27/03/2019 |
Servizi. Pubblicate le
graduatorie definitive dei
lavoratori forestali |
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Centro per l'impiego |
Con una nota ufficiale, il Dirigente del Servizio X Centro per l'Impiego di
Agrigento,
Angelo Di Franco, ha comunicato che il 25 marzo 2019 sono state
pubblicate le graduatorie definitive dei lavoratori forestali. *****
"Si rende noto che con D.R.S. n° 683 del 25/03/2019, sono state
pubblicate le graduatorie definitive dei lavoratori forestali di cui
all'art. 12 Legge Reg. n° 5/2014 per un periodo di almeno 10 giorni
consecutivi.
Le graduatorie potranno essere visionate presso il Servizio X Centro per l'Impiego di
Agrigento dal 25/03/2019 e presso i Centri per l'Impiego di Bivona,
Canicatti, Casteltermini, Licata, Menfi, Ribera e Sciacca.
Avverso il presente provvedimento può essere proposto, entro 30 gg. dalla
pubblicazione, ricorso gerarchico c/o il Dipartimento Reg. del Lavoro ai
sensi del D.P.R. n° 1199/71, ovvero ricorso giurisdizionale entro il
termine di giorni 60".
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Il Dirigente del Servizio X
Angelo Di Franco
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27/03/2019 |
Scuola. Alunni del "Roncalli"
alla Torre del Palo, in visita didattica |
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Vedi le foto |
Gli alunni delle terze classi di scuola primaria
dell'Istituto Comprensivo "Angelo Roncalli" di Grotte, nella mattinata di
ieri, hanno fatto visita alla Torre del Palo (vedi
le foto). Un'uscita didattica nella quale i bambini sono stati
accompagnati dalle insegnanti
Lina
Zucchetto, Valeria Iannuzzo, Patrizia Zagarella, Gina Pillitteri, Emilia
Carlisi, Rossana Castronovo e Antonella Di Mino, con la collaborazione del
dott. Riccardo Scozzari e di Mario La Mendola.
Accolti dal personale della Proloco "Herbessus" (da Emanuele Licata e dalle
volontarie del servizio civile nazionale
Maria Cristina
Iacono e Deborah Terrana), i visitatori sono stati guidati nella conoscenza
dei locali e della storia della Torre, ed hanno ricevuto copia di una
ricerca che la Proloco ha effettuato sulle origini e usi della Torre nei
secoli sino ad oggi.
Agli studenti è stata offerta una ricca colazione (pane e marmellata
biologica di uva bianca, spremuta d'arance di Ribera e torte di vario tipo
donate dalle mamme degli stessi alunni).
La bellissima giornata di sole ha consentito ai giovani visitatori di poter
trascorrere del tempo nel giardino della Torre, realizzando dei disegni su
quanto appreso nel corso della giornata.
Pubblichiamo alcune immagini della visita (29 foto di
© E. Licata).
Carmelo Arnone
27 marzo 2019
© Riproduzione riservata.
Visita didattica alla Torre del Palo (Foto)
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26/03/2019 |
Attualità. "Felix culpa"; di Raniero La
Valle |
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Raniero La Valle |
Raniero La
Valle, giornalista e intellettuale, è stato direttore de «L’Avvenire
d’Italia» e più volte parlamentare. È autore di numerose pubblicazioni. É
direttore di "Vasti - Scuola di Critica delle Antropologie"; presidente del
Comitato per la Democrazia Internazionale; promotore del "Manifesto per la
sinistra cristiana" nel quale propone il rilancio della partecipazione
politica e dei valori del patto costituzionale del '48 e la critica della
democrazia maggioritaria; presidente dei Comitati Dossetti per la
Costituzione.
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"Il Senato ha salvato mercoledi scorso il ministro Salvini dalle acque
minacciose di un processo per sequestro di persone e altri reati che avrebbe
potuto travolgerlo.
Per molti è stato uno scandalo, per moltissimi un dolore, perché del via
libera al processo avevano fatto un’istanza etica essenziale, a cominciare
dal Centro per la pace di Viterbo.
La scelta politica di rimandare i fuggiaschi alle prigioni e alle torture
libiche è infatti (abbiamo i filmati) un po’ come se si fossero
riportati indietro ebrei fuggiti da Auschwitz, è come proteggere il
treno che vi scaricava i deportati, come fecero gli Alleati durante la
guerra rifiutandosi di bombardare la ferrovia che giungeva fino al campo.
E tuttavia è una fortuna che il voto del Senato sia andato così, altrimenti
ne sarebbero scaturiti pericoli anche maggiori.
Era scontato che il Senato desse copertura politica all’operato del suo
ministro, la maggioranza di governo è compatta nella lotta agli immigrati,
ma anche gran parte del Senato che non appoggia il governo è schierata
contro di loro, vittime tutti come sono di pulsioni identitarie e di
pruriti elettorali.
Ma, appunto, si è trattato di un voto politico, non di un giudizio,
per il quale almeno i parlamentari avrebbero dovuto leggere le carte.
È la politica che così decide oggi in Italia, ma la politica si può
cambiare, è nelle nostre mani, l’irreparabile non è avvenuto.
Se invece il Senato avesse concesso l’autorizzazione a procedere, la
magistratura giudicante si sarebbe trovata di fronte a un gravissimo
dilemma.
Se condannava il ministro, avrebbe condannato come reato l’attuale
politica italiana, ma non avendo il potere di cambiarla, ne avrebbe solo
certificato, di fronte al mondo, la natura criminosa.
Ma se assolveva Salvini, lo avrebbe fatto riconoscendo a termini di
legge che sequestrare i naufraghi in mare, negare loro la terra, interdire i
soccorsi e respingerli al punto di partenza è qualcosa che corrisponderebbe
“a un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante” a “un preminente
interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo”: un interesse
di tutti, un preminente interesse anche nostro. Ciò avrebbe legittimato
come “ragion di Stato”, prevalente sulla stessa legge penale, la dimensione
spietata dell’attuale politica italiana.
Si sarebbe verificato un corto circuito tra uso illegittimo del potere e
giurisdizione.
È questo il meccanismo che trasforma un potere ingiusto in regime,
come accadde in Germania quando i giudici si conformarono a Hitler, i
giuristi si allinearono, e il Paese fu perduto.
Perciò è così importante che resti la divisione dei poteri, e che la
Costituzione non sia minacciata (lo sappia Zingaretti) e che la cultura si
mantenga autonoma e critica, e naturalmente la Chiesa: altrimenti sarà lo
stesso senso comune a precipitare in regime, a sacrificare alla sicurezza
ogni pudore.
Potrebbe allora divenire realtà il quadro angoscioso disegnato da un romanzo
appena uscito, “Ero straniero” (Bompiani editore), di un’Italia che diventa
il Paese del “poligono diffuso”, dove sono “tutti pazzi per le armi”, dove
si costruiscono poligoni di tiro nascosti nel giardino, come le piscine nei
giardini dei ricchi.
È quello che racconta il bellissimo romanzo di Salvatore Maira (l’autore dei
“Diecimila muli”) che finalmente fa entrare nella letteratura la nuova
tragedia italiana dei profughi e degli stranieri in patria.
Ma è proprio la ragione che sembra perduta".
Raniero La Valle
26 marzo 2019
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26/03/2018 |
Diritti. "SvegliaRegione!",
Giornata per la riforma forestale in Sicilia; il 1° aprile a Grotte |
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Locandina |
Una
importante vertenza per il futuro del comparto forestale e dei
lavoratori che vi sono impegnati, è quella organizzata dalla diverse sigle
sindacali per venerdi 5 aprile 2019. Solo nel Comune di Grotte ben 31
nuclei familiari fruiscono di questa fonte di reddito, senza la quale
sarebbero costrette ad emigrare.
Fai-Flai-Uila hanno indetto per il 5 aprile “SvegliaRegione! - Giornata
per la Riforma Forestale in Sicilia”.
Previste manifestazioni e occupazioni simboliche nelle Sale consiliari
dei Comuni che appartengono alle comunità montane dell’Isola.
A Grotte la manifestazione si svolgerà lunedi 1 aprile, alle ore 16.00
nell'Aula consiliare, con la presenza del sindaco Alfonso Provvidenza e del
presidente del Consiglio comunale Angelo Carlisi.
“Inerzia e colpevoli silenzi della Regione - spiegano i segretari
generali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil Sicilia Pierluigi Manca, Alfio
Mannino e Nino Marino - ci costringono a restare in pressing sul Governo
Musumeci per una riforma che sollecitiamo inutilmente da troppo tempo. Lo
chiediamo in nome della salvaguardia ambientale e della lotta al dissesto
idrogeologico. Lo chiediamo, quindi, per tutelare diritti fondamentali dei
lavoratori e dei cittadini siciliani”.
Gli esponenti sindacali aggiungono: “Puntiamo a coinvolgere nella nostra
battaglia quanti più soggetti possibili con l’obiettivo di giungere in
Sicilia a un’organizzazione del settore in grado di realizzare azioni
efficaci di tutela del territorio e una forestazione produttiva che dia un
contributo allo sviluppo. Tutto questo dando il giusto riconoscimento al
lavoro svolto dai forestali del quale non si può parlare solo di fronte a
emergenze come alluvioni o incendi, che solo la prevenzione può
efficacemente combattere”.
Fai-Flai-Uila hanno presentato, ormai molti anni fa, una proposta di
iniziativa sindacale per la riforma forestale in Sicilia che si fonda su
dieci punti-chiave.
Tra questi, il passaggio dalla gestione dell’emergenza alla “pratica
ordinaria” di manutenzione e messa in sicurezza del territorio “con un
considerevole risparmio di risorse umane e finanziarie”, la governance
del settore con l’istituzione di una cabina di regia comune, l’incremento
delle attività imprenditoriali legate alla valorizzazione ambientale e gli
interventi pubblici in amministrazione diretta anche in aree demaniali non
incluse nel patrimonio forestale.
Il disegno di legge, infine, prevede che i forestali - attualmente, perlopiù
precari - siano inquadrati in due soli contingenti: gli LTI (a Tempo
Indeterminato), dove transiterebbero tutti i centocinquantunisti, ed i
Lavoratori con Garanzia Occupazionale di 151 giornate annue, cui destinare
gli attuali centounisti e settantottisti.
Redazione
26 marzo 2019.
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26/03/2018 |
Comune. Convocato il
Consiglio comunale per giovedi 28 marzo alle ore 19.00 |
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Aula consiliare |
L'adunanza del prossimo Consiglio comunale, convocato in seduta ordinaria su
determinazione del presidente dott. Angelo Carlisi, è stata fissata per
giovedi 28 marzo,
alle ore 19.00, nella Sala Consiliare “Antonio Lauricella”.
Verrà discusso il seguente ordine del giorno:
1) Nomina
scrutatori; lettura ed approvazione verbali seduta precedente;
2) Regolamento relativo alla definizione agevolata delle controversie
tributarie (art. 6 D.L. 119/2018 conv. in Legge 136/2018);
3) Regolamento delle Entrate Comunali;
4) Regolamento Servizio Refezione Scolastica;
5) Regolamento Servizio Trasporto Scolastico mediante scuolabus;
6) Imposta Unica Comunale - Approvazione piano finanziario e tariffe tari
per l'anno 2019;
7) Adeguamento costo di costruzione per l'anno 2019 - Art. 16, comma 12, del
D.P.R. n. 380/2001 così come modificato dall'art. 7 del L.R. n. 7/2016;
8) Mozione prot. n. 3826 del 20.03.2019 presentata dal gruppo consiliare
"Movimento Cinque Stelle";
9) Mozione prot. n. 3828 del 20.03.2019 presentata dal gruppo consiliare
"Movimento Cinque Stelle".
In caso di mancanza del numero legale la seduta sarà sospesa per un'ora
e, qualora dopo la sospensione non ci fosse ancora la presenza del numero
legale dei Consiglieri, la seduta di seconda convocazione sarà tenuta il
giorno successivo, sempre alla stessa ora.
Redazione
26 marzo 2018.
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25/03/2019 |
Politica. "Realizzare
una palestra coperta per la scuola media"; mozione del
Gruppo consiliare
M5S |
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Il Gruppo
consiliare del Movimento 5 Stelle di Grotte
ha presentato una
mozione, da discutere nella prossima seduta di Consiglio comunale, per la
realizzazione di una palestra coperta a servizio della scuola secondaria di
1° grado (scuola media) di Grotte. Il plesso scolastico di Via Acquanova
fruisce, per le attività ginnico-sportive, di uno spazio aperto retrostante
(adibito prevalentemente a campo di pallavolo). Di seguito, il testo della
mozione.
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"Il Comune di Grotte ha un vasto
patrimonio immobiliare destinato ad ospitare istituti scolastici, quali gli
immobili di Via Padre Vinti e Via Pirandello, dotati di palestra. Scelte
politiche hanno consegnato gli immobili dotati di Palestra ad attività
diverse da quelle scolastiche.
Allo stato attuale la “Scuola Media di Via Acquanova” è priva di palestra
coperta, limitando così le attività motorie degli studenti soltanto nelle
giornate climatiche buone.
L’istituto per il Credito Sportivo per l’anno 2019 mette a disposizione
degli Enti locali risorse per un importo di euro 6.159.266,97 di
contributi per abbattere totalmente gli interessi di 40 milioni di euro di
mutui a tasso fisso (ai tassi attuali), della durata di 15 anni, da
stipulare obbligatoriamente entro il 31/12/2019. I Comuni con popolazione da
5001 a 100.000 abitanti non capoluogo, potranno ottenere il totale
abbattimento degli interessi fino alla somma di 4 milioni di euro. Ci
sembra opportuno inoltre precisare che le istanze potranno essere presentate
all’indirizzo PEC icsanci2019@legalmail.it entro le ore 24.00 del
05/12/2019.
Da una indagine di mercato effettuata tramite richiesta di preventivi,
allegati di seguito con descrizione dettagliata, la realizzazione di una
copertura, di tipo geodetica o pressostatica, presenta costi non superiori a
48.000 euro + iva, sostenibili per il Comune di Grotte.
I tempi di esecuzione e messa in opera sono molto brevi, permettendo così
l’utilizzo della struttura per il prossimo anno scolastico 2019-2020.
Con la questa mozione si intende impegnare Sindaco e Giunta ad approvare la
richiesta per la realizzazione di una copertura dello spazio posteriore
presente nella Scuola Media di Via Acquanova, in modo tale da potere
attivare gli uffici competenti per la procedura tecnico-amministrativa al
fine di avviare i lavori".
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Il Gruppo
Consiliare M5S Grotte
(Angelo Costanza, Salvatrice Morreale,
Mirella Casalicchio, Giada Vizzini)
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25/03/2019 |
Volontariato. Costituita l'AVIS Comunale di Grotte;
nuovo slancio alle donazioni |
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AVIS Grotte
AVIS Grotte
AVIS Grotte
AVIS |
Costituita ufficialmente anche a Grotte l'AVIS
(Associazione Volontari Italiani del Sangue).
Ieri mattina, presso la sede di Via Francesco Ingrao n° 92/94, un gruppo
formato dal Comitato dei Promotori (sei donatori) e da ventisei aspiranti
soci (donatori di sangue) si è riunito per dare vita all'associazione di
volontariato.
Alla riunione sono intervenuti:
- il Presidente Provinciale AVIS di Agrigento, Salvatore Ciaccio;
- il Presidente Comunale AVIS di Campobello di Licata, Amedeo Avanzato;
-
il Sindaco di Grotte,
Alfonso Provvidenza.
Dopo un esauriente dibattito sugli scopi sociali dell'AVIS, l'importanza
della donazione, le modalità di donazione e la tutela della salute del
donatore, l'incontro dei promotori ed aspiranti soci ha assunto il ruolo di
Assemblea costitutiva, che ha deliberato l'approvazione dello Statuto
dell'AVIS Comunale di Grotte.
Al secondo punto all'ordine del giorno dell'Assemblea Costitutiva,
l'elezione del Consiglio Direttivo che risulta formato da:
- Pietro Zucchetto (Presidente);
- Enzo Greco (Vice Presidente);
- Annamaria Malignaggi (Segretario);
- Nicola Maniscalco (Tesoriere);
- Gaetano Agnello (Consigliere);
- Rocco La Mendola (Consigliere);
- Giovanni Pillitteri (Consigliere).
Il Direttivo eletto all'atto della costituzione rimarrà in carica 12 mesi
(dal primo rinnovo in poi la durata della carica sarà di 4 anni).
Il primo impegno del nuovo Direttivo, con il sostegno dell'Amministrazione
comunale, sarà quello di far eseguire piccoli lavori nei locali
dell'Associazione al fine di consentirne l'adeguamento alle norme previste
per la realizzazione di un punto di raccolta fisso di sangue. Nella
sede troveranno spazio: un punto di accoglienza, la sala visite (per il
colloquio privato con il medico), la sala donazioni (fornita di due poltrone
da donazione), la sala ristoro (per il recupero fisico dopo la donazione) e
due bagni (di cui uno per le per le persone diversamente abili). Completati
i lavori verrà richiesta l'autorizzazione all'Assessorato Regionale per
l'effettuazione delle raccolte di sangue.
Nell'attesa dell'avvio della raccolta nella sede di Grotte, i donatori
potranno effettuare le donazioni (per conto di AVIS Grotte) presso la sede
capofila AVIS di Campobello di Licata, in via Nicotera 184 (prossime
giornate di donazione: domenica 31 marzo, venerdi 5 aprile, domenica 14
aprile) previa prenotazione anche tramite il presidente Pietro Zucchetto (al
numero 320.4434713).
L'AVIS è presente su tutto il territorio nazionale con oltre 3400 sedi;
è la più grande organizzazione di
volontariato del sangue italiana che riesce a
garantire circa l’80% del fabbisogno nazionale di sangue; può contare
su oltre 1.300.000 soci, che ogni anno contribuiscono alla raccolta di oltre
2.000.000 di unità di sangue e suoi derivati; è un’associazione di
volontariato, apartitica, aconfessionale,
che non ammette discriminazioni di genere, etnia, lingua,
nazionalità, religione, ideologia politica, che persegue, senza scopo di
lucro, finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale.
La nuova
AVIS Comunale di Grotte (come previsto dallo Statuto e dal
Regolamento dell'AVIS nazionale) ha piena autonomia organizzativa,
amministrativa e gestionale; tale autonomia consentirà di dare nuovo impulso
alla diffusione della cultura della donazione ed una rinnovata e consapevole
partecipazione alla vita associativa.
Carmelo Arnone
25 marzo 2019
© Riproduzione riservata.
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25/03/2019 |
Chiesa. Avvisi ed
appuntamenti della settimana. |
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Pubblichiamo gli avvisi diffusi al termine delle sante Messe domenicali e
gli appuntamenti ecclesiali più rilevanti. Per agevolarne la consultazione, gli avvisi settimanali sono
pubblicati anche nella
pagina Chiesa.
Lunedi 25 marzo
- ore 06.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, celebrazione delle Lodi
animata dalle Comunità Neocatecumenali;
- ore 09.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa (nella
Solennità dell'Annunciazione);
- ore 17.30, in chiesa Madre, santa Messa.
Martedi 26 marzo
- ore 06.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, celebrazione delle Lodi
animata dalle Comunità Neocatecumenali;
- ore 08.45, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 17.30, in chiesa Madre, santa Messa.
Mercoledi 27 marzo
- ore 06.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, celebrazione delle Lodi
animata dalle Comunità Neocatecumenali;
- ore 08.45, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 17.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, santo Rosario animato dal
Gruppo della Medaglia Miracolosa;
- ore 17.30, in chiesa Madre, santa Messa.
Giovedi 28 marzo
- ore 06.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, celebrazione delle Lodi
animata dalle Comunità Neocatecumenali;
- ore 08.45, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 17.30, in chiesa Madre, santa Messa (al termine, Adorazione
eucaristica).
Venerdi
29 marzo - oggi la Chiesa raccomanda l'astinenza dalle carni
- ore 06.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, celebrazione delle Lodi
animata dalle Comunità Neocatecumenali;
- ore 08.45, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa e Via Crucis;
- ore 16.30, in chiesa Madre, Via Crucis;
- ore 17.30, in chiesa Madre, santa Messa;
- ore 17.30, nella chiesa san Rocco, Via Crucis e santa Messa.
Sabato
30 marzo
- ore 08.45, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 18.30, in chiesa Madre, santa Messa prefestiva.
Domenica 31 marzo - Cambia l'orario delle sante Messe pomeridiane
- ore 08.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 10.00, nella chiesa san Rocco, santa Messa;
- ore 11.00, in chiesa Madre, santa Messa;
- ore 11.30, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 18.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa (con il cammino di fede per i fidanzati);
- ore 19.15, in chiesa Madre, santa Messa.
AVVISI
- Ogni giorno (esclusi prefestivi e festivi) alle ore 06.00, nella chiesa
Madonna del Carmelo, celebrazione delle Lodi animata dalle Comunità
Neocatecumenali; la partecipazione è aperta a tutti i fedeli.
Orari delle Sante Messe in vigore dal 28/10/2018:
Feriali: ore 08.45, chiesa Madonna del Carmelo ore 17.30, chiesa Madre
Prefestivi: ore 18.30, chiesa Madre ore 20.15, chiesa San Francesco (animata dalle comunità
neocatecumenali)
Festivi: ore 08.00, chiesa Madonna del Carmelo ore 10.00, chiesa San Rocco
ore 11.00, chiesa Madre ore 11.30, chiesa Madonna del
Carmelo ore 18.00, chiesa Madonna del Carmelo
ore 19.15, chiesa Madre |
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24/03/2019 |
Lingua. "Origini del
vernacolo siciliano e della lingua italiana" (Conclusione); di Rodolfo Costanza |
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Brano di
Jacopo da Lentini
Prof. Rodolfo Costanza |
Origini del vernacolo siciliano
e
della lingua italiana
(Puntata n° 16)
Conclusione
Dobbiamo chiederci cosa ha impedito
l’affermarsi fin dal Rinascimento di un’unica lingua in tutto il territorio
nazionale come è avvenuto in molti stati europei. Di seguito sintetizziamo
le motivazioni.
1. Il persistere del latino quale lingua dotta della
scrittura in numerose discipline fino alla fine del Settecento a causa della
forte influenza esercitata nella cultura italiana dalla Chiesa.
2. La forte predominanza dei numerosi dialetti quale
lingua parlata nella nazione fino alla metà del Novecento.
3. L’assenza nella penisola di uno stato unitario
centralizzante fino alla fine dell’Ottocento a causa della persistenza di
molte signorie, principati, stati (il raggiungimento dell’unità d’Italia
invece che nella seconda metà dell’Ottocento fosse avvenuto nel
Sei-Settecento, gli italiani probabilmente parlerebbero adesso il francese,
ciò si può arguire da quanto abbiamo riportato nel libro).
4. Le continue occupazioni di gran parte della penisola
da parte di diversi stati stranieri hanno rallentato e influenzato con la
loro cultura e lingua l’adozione tarda di un unico vernacolo.
Riassumiamo invece di seguito chi e cosa ha contribuito
a far raggiungere l’unità di lingua all’Italia.
a) Federico II e i poeti della Magna Curia della Scuola
siciliana con l’adozione in poesia del vernacolo aulico e dotto dell’isola.
b) L’eccelso trio della poesia e della prosa toscana
(Dante, Petrarca e Boccaccio).
c) Leon Battista Alberti e Cosimo dei Medici.
d) Pietro Bembo, Leonardo Salviati e l’Accademia della
Crusca.
e) Il filosofo della lingua Melchiorre Cesarotti.
f) Alessandro Manzoni con i Promessi sposi.
g) La rilevante diffusione dei giornali
nell’Otto-Novecento.
h) La messa in funzione della radio nel 1924.
i) La messa in funzione della televisione nel 1954.
j) L’introduzione della scuola media unica uguale per
tutti nel 1962 con obbligo scolastico fino ai 14 anni.
k) Liberalizzazione nel 1969 delle iscrizioni
universitarie per i diplomati di tutti gli istituti di scuola media
superiore.
Adesso vorremmo fare alcune considerazioni su quanto
abbiamo scritto nel testo.
Nel Novecento, con il diffondersi della stampa, della
radio e della televisione (come in precedenza detto), le ultime resistenze
dei puristi crollarono del tutto. Adesso, di converso, senza essere puristi,
stiamo per essere travolti dall’influsso dirompente dell’inglese che sta
insidiando notevolmente la nostra cultura e il nostro idioma, con il rischio
che fra “cinquanta anni” pochi parleranno in modo chiaro la nostra lingua
nel territorio italiano. Infatti si sta diffondendo una parlata spuria,
corrotta, piena di anglicismi di cui pagherà lo scotto la cultura letteraria
italiana con il pericolo, in pochi decenni, di perdere l’identità della
nostra lingua.
L’esempio più clamoroso, ma tanti se ne possono fare,
della diffusione di numerosi termini anglo-americani è l’affermarsi in modo
prepotente e disturbante della parola Okay. Questo termine esprime
approvazione al posto degli affermativi Si, Va bene, Certamente,
Senz’altro ecc. La parola è usata, oltre che nel senso di “siamo
d’accordo”, anche come sostantivo maschile con il significato di “visto,
approvazione” (l’okay del capo) e pure in funzione predicativa (essere
okay), riferita a persona, che vuol dire avere i requisiti necessari per
svolgere una certa attività.
La parola Okay si è molto diffusa, negli ultimi
decenni, anche fra i giovani che tendono con i cellulari a semplificare il
linguaggio. Si è diffuso anche fra i ceti sociali che hanno povertà di
espressione grazie alla radio e alla TV che tendono e a banalizzare il
linguaggio.
Per chiudere questa non breve disamina dell’origine
della lingua italiana vorremmo far presente che la nostra storia della
letteratura ha sempre puntato a una specificità nazionale della nostra
cultura. La letteratura è stata uno dei principali mezzi di unificazione
degli italiani. Già Dante nel De vulgari eloquentia si proponeva di
creare una lingua e una letteratura capace di superare i confini municipali
e regionali per allargare la visuale a una comunità unita da sentimenti e
interessi nazionali, basati soprattutto sullo scambio culturale. Non per
niente, in seguito, testi famosi come Italia mia di Francesco
Petrarca e la canzone All’Italia di Giacomo leopardi, hanno
affrontato il problema del rapporto tra letteratura italiana e identità
collettiva.
All’inizio dell’Ottocento uno studioso
e lessicografo, Giuseppe Grassi, era dell’idea che la storia linguistica
fosse parte della storia della cultura nazionale, oltre che base della
storia letteraria.
Anche nel Novecento si sono proposti come interpreti
del sentimento nazionale e su una prospettiva italiana i maggiori scrittori
e poeti come Gabriele D’Annunzio, Filippo Marinetti, Elio Vittorini,
Giuseppe Ungaretti, Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino, Umberto Eco e tanti
altri.
Man mano che scrivevamo questa breve
Storia abbiamo avuto la sensazione che l’Italia della letteratura sia stata
un campo di battaglia dove si sono scontrati quattro grossi titani (il
latino, il francese e i dialetti italiani nel loro insieme ai quali si è
aggiunto negli ultimi cento anni anche l’inglese) contro la lingua italiana.
Quest’ultima alla fine è riuscita a sconfiggere i quattro titani solo dopo
ottocento anni di guerriglie, battaglie e scontro finale avvenuto nel
dopoguerra con le armi potenti e moderne dei libri, dei giornali, della
radio e della televisione.
E per il prossimo futuro?
Postfazione
Non sappiamo se il quesito posto all’inizio di questo lavoro: Dove
sia nata la lingua italiana, ha avuto un’evidente risposta.
Forse è stato più importante far sapere al lettore la
rilevanza che il dialetto siciliano ha avuto nel promuovere la nascita della
lingua italiana.
Di seguito riassumiamo in breve quanto abbiamo
sostenuto a proposito del quesito.
Nell’Ottocento i romantici erano propugnatori della
nuova maniera di poetare che si era diffuso in Europa e sostenevano che la
lingua si evolve nel tempo. Essi affermavano che c’è una certa relazione tra
la lingua e il territorio dove è usata, questo fece si che fossero
introdotte parole dialettali per arricchire il lessico come sostenevano il
milanese Porta, il romano Belli e il siciliano Meli.
La diffusa focalizzazione d’interesse verso i dialetti
e le culture regionali, pur risalendo al Rinascimento, muove da presupposti
teorici noti elaborati dal filosofo della lingua Melchiorre Cesarotti e
dallo studioso Isaia Ascoli. Tale interesse fu ripreso da Croce all’inizio
del Novecento elaborando una Storia delle culture regionali, e riproposto
nel secondo dopoguerra da vari studiosi con un accresciuto respiro
storiografico, linguistico e dialettologico.
Per la Sicilia molto è stato fatto in questo settore di
studi, vedi Giorgio Santangelo (1952) e i contributi critici di tanti altri
studiosi sul patrimonio linguistico-culturale dell’isola.
In questo lavoro si è voluto ripercorrere le principali
e iniziali vicende della letteratura siciliana all’interno delle quali
abbiamo cercato, anche noi, di dare il nostro piccolo contributo, ponendo in
luce il rapporto rilevante e originale che è esistito nel Duecento tra la
nascente cultura nazionale e quella isolana. Abbiamo fatto rilevare anche il
contributo dato alla letteratura italiana degli ultimi due secoli dai
numerosi scrittori siciliani.
Abbiamo cercato di comprendere lo sviluppo e le
correlazioni storiche e la tendenza a rimanere fedele ai caratteri originali
della cultura elaborata nell’isola degli scrittori e poeti locali, da qui la
persistenza del dialetto fra il popolo e nell’élite culturale (vedi per
ultimo Andrea Camilleri).
Dall’Isola partì, infatti, mentre l’Italia era divisa,
il processo di unificazione culturale a livello colto con la lirica della
Magna Curia Federiciana, conservando nei secoli che seguirono una sua
identità culturale condita di sicilianità che Gentile erroneamente credette,
all’inizio del Novecento, dispersa per sempre. Ne sono testimoni le numerose
opere letterarie prodotte da scrittori dell’isola negli ultimi due secoli e
i premi Nobel assegnati nel ’34 a Pirandello e nel ’59 a Quasimodo, i quali
hanno avuto come centro tematico la Sicilia e la sicilianità degli isolani.
L’attaccamento all’isola degli abitanti è inteso come
luogo mitico è anche ricordo, nostalgia e rimpianto che già si coglie nei
versi del lontano poeta siculo-arabo Ibn Hamdis.
Lo specifico modo di essere dei Siciliani, anche sotto
l’aspetto letterario, non è un’astratta e sterile categoria psicologica. La
sicilianità è una caratteristica percettiva e comportamentale che la
storia ha stratificato nelle coscienze degli isolani rappresentata dal
funereo thanatos attraverso la tragedia della morte e l’esaltazione
dall’eros di cui è intriso l’animo dei Siciliani. Caratteristiche che
ritroviamo nella produzione letteraria degli scrittori isolani.
Indice
-
Prefazione
-
Introduzione
1.
Origini e sviluppo della lingua italiana
1.1 Prologo: una tenace discussione
1.2 Una semplice congettura
2.
Nascita e origini delle lingue romanze
2.1 I processi socio-linguistici nell’alto Medioevo
2.2 Evoluzione del latino parlato verso le lingue romanze
2.3 Il contributo semantico dato dai popoli invasori
2.4 L’evoluzione linguistica provocata dall’urbanizzazione
3.
Quando e come nasce il vernacolo siciliano
3.1 Il greco, l’arabo o il latino
3.2 Non vi fu nessuna neoromanizzazione
3.3 I codici sciclitani
4.
Il volgare italiano prima dell’anno mille
4.1 Le prime espressioni in volgare italiano
4.2 La rustica lingua francese e la ruvida lingua theudisca
5.
La lingua italiana nasce a Messina?
5.1 Considerazioni sull’origine del volgare in Sicilia
5.2 La poesia araba, provenzale e l’inizio di quella siciliana
5.3 Giacomo da Lentini e la scuola poetica siciliana
5.4 Cielo D’Alcamo
5.5 La scoperta di alcuni testi poetici siciliani
6.
I poeti siculo-toscani e gli stilnovisti del Duecento
6.1 Vari tipi di volgare
6.2 I poeti siculo-toscani
6.3 Gli stilnovisti
6.4 Cecco e la poesia comico-giocosa
7.
L’eccelso duo della lirica volgare
7.1 Dante, primo teorico del volgare
7.2 La Commedia
7.3 Francesco Petrarca
7.4 La poesia in volgare del Petrarca
8.
La prosa di Giovanni Boccaccio
8.1 Gli inizi di Boccaccio
8.2 Il Corbaccio, le opere in latino e le poesie in volgare
8.3 Il Decamerone
9.
L’Umanesimo
9.1 Poeti e letterati tra Trecento e Quattrocento
9.2 L’Umanesimo italiano
9.3 Il volgare impoverito
10.
L. B. Alberti, i Medici e il Rinascimento
10.1 Leon Battista Alberti
10.2 I Medici e il Rinascimento
10.3 La prosa, la lingua comune e la fortuna del toscano letterario
11
Il Cinquecento: Bembo e la stabilizzazione della lingua
11.1 Il volgare italiano e il latino nel Rinascimento
11.2 Pietro Bembo e la questione della lingua
11.3 Altre teorie sulla lingua
12
Il Seicento e l’accademia della Crusca
12.1 Salviati, il Tasso e il ruolo dell’accademie della Crusca
12.2 L’opposizione alla Crusca e la varietà della prosa
12.3 La scienza, il melodramma e il Barocco nella lingua italiana
13
Il Settecento e la filosofia del linguaggio
13.1 L’italiano e il francese nel quadro europeo
13.2 Cesarotti filosofo del linguaggio
13.3 Le riforme scolastiche, gli ideali divulgativi e la lingua comune
13.4 Il linguaggio teatrale,quello poetico e la prosa letteraria
14
L’Ottocento: tradizionalisti e innovatori, Manzoni e Isaia Ascoli
14.1 Tradizionalisti e innovatori
14.2 Manzoni e la questione della lingua
14.3 Isaia Ascoli, il fondatore della linguistica e della dialettologia
14.4 Una stagione d’oro della lessicografia
14.5 Situazione linguistica nella seconda metà dell’Ottocento
14.6 La prosa letteraria, la poesia e i dialetti
15
Il Novecento
15.1 Il linguaggio letterario nella prima metà del secolo
15.2 La politica linguistica del fascismo, nasce la poesia ermetica
15.3 Il neo italiano di Pasolini el’unificazione linguistica
15.4 L’italiano dall’uso medio e la lingua selvaggia
15.5 Dove si parla italiano e classificazione dei dialetti
- Conclusione
- Postfazione
- Bibliografia
-
Ringraziamenti.
Bibliografia
- Albanese C. M., e Albanese L.
Mestranda, Lingua italiana attraverso i secoli. Letras. Curitiba (35)
3-16 - 1986 - UFPR
- Amari M., Storia dei mussulmani di Sicilia, edit. Mondadori
education, Milano, 2002.
- Asor Rosa A., Sintesi di storia della letteratura Italiana, edit.
La Nuova Italia,Firenze, 1986.
- Asor Rosa A., (diretta da) Letteratura Italiana, La letteratura
dell’Italia meridionale di Baldelli I., Il regno normanno-svevo di Varvaro
A., 1 voll.,edit. Enaudi, Torino, 2007, pubblicato da Repubblica-Epresso.
- Battistini A. (a cura di), Storia della letteratura italiana,1-2
voll. edit. Il Mulino, Bologna, 2005.
- Bruni F., L’italiano nelle regioni, edit.
- Bonora E., Storia della letteratura italiana, edit. Petrini ,
Torino, 1976.
- Cecchi E., Sapegno N., Storia della letteratura Italiana, 1-2 voll.,
edit. Garzanti, 1965-69.
- De Landa M., Mille anni di storia non lineare, Casa edit.
Instar Libri, Torino, 2003.
- De Santis F., Storia della letteratura
italiana, edit.Morano, Napoli, 1970.
-Dotti U., Storia della letteratura italiana, edit. La Terza , Bari,
1991.
- Ferroni G., Storia della letteratura italiana, 1-2 voll., edit.
Mondadori, Milano, 2006.
- Flora F., Storia della letteratura italiana,edit. A. Mondadori 1
Toma, Milano, 1940-41.
- Imbornone F., Letteratura delle regioni d’Italia storia e testi,
Editrice La Scuola, Brescia, 1987.
- Nunzio Maccarrone N., “La vita del latino in Sicilia fino
all’età normanna”, pubblicato a Firenze nel 1915.
- Marongiu P (a cura di)., Breve storia della
lingua italiana, edit. Le Monnier, Firenze, 2004.
- Migliorini B., Storia della lingua italiana, edit. Sansoni,
Firenze, 1971.
- Momigliano A., Storia della letteratura italiana, edit. Principato,
Messina-Milano, 1936.
- Morandi L., Origini della lingua italiana, edit. Scipione Lapi,
Citta di Castello, 1897.
- Petronio G., Compendio di storia della letteratura italiana, 3
edizione, edit. Palumbo, Palermo, 1961.
- Piromalli A., Storia della letteratura italiana, 2 edizione,
Cassino editore, Carigliano, 1994.
- Russo L., Compendio di storia della letteratura italiana, edit.
D’Anna, Messina-Milano, 1961.
- Sansone M., Storia della letteratura italiana, edit. Principato,
Milano, 1960.
- Sapegno N., Compendio di storia della letteratura italiana,
Editrice La Nuova Italia, 1 voll., 1936-47.
- Seriani L. Trifone P., Storia della lingua italiane in tre volumi,
edit.
- Stussi A., Lingua, dialetto e letteratura, edit.
- Triglia M., La Madonna dei Milici di Scicli: Cristiani e
Musulmani nella Sicilia del Mille, edit. Setim, Modica,
1990.
- Varvaro A., Lingua e storia in
Sicilia, edit. Sellerio, Palermo, 1981.
Ringraziamenti
Porgo un sentito ringraziamento a Carmelo Arnone
per l’opportunità che mi ha dato di poter pubblicare questo lavoro su
Grotte.info Quotidiano.
Un sincero e caro saluto ai lettori e ai paesani che
hanno letto questo breve volume.
Il lettore è invitato, se lo desidera, a scrivere per
e-mail all’autore la qualsiasi sull’argomento trattato nell’opera e altro
(e-mail:
rudy.costanza@libero.it).
Rodolfo Costanza
Pubblicato dalla
testata
giornalistica
Grotte.info Quotidiano
su www.grotte.info il 24 marzo 2019.
Per gentile concessione dell'Autore.
© Riproduzione riservata.
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23/03/2019 |
Agrigento. "La fine
dell'alfabeto"
con Lia Rocco, per il Teatro da Camera al Circolo
Empedocleo |
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Manifesto
Cartellone |
Ritorna al teatro la grande Lia Rocco con “La fine
dell’alfabeto”. E vi ritorna cogliendo la formula fortunata del Teatro
da Camera. Venerdi 29 marzo 2019 nella saletta teatro del Circolo
Culturale “Empedocleo” alle ore 18.15 salirà sulla pedana scenica
con la sua immancabile “valigetta”colma di memorie, sentimenti, passioni.
Con il suo “Universo”, dove la dimensione coinvolgente è l’Amore: amore
interpersonale, filiale, materno, amore per e per l’umanità. Una lezione di
teatro con intento fortemente didascalico, ma drammaturgicamente evoluto e
proposto attraverso fili connessi e interconnessi di parole, gesti e
partecipazioni emotive.
E tutto corre sui binari dell’essenzialità per ritrovare le dimensioni
dell’amore attraverso le parole emozionanti:
- di Auden:
“Pensavo che l’amore fosse eterno:
e avevo torto”;
- di Alda Merini:
“... paura delle tue mani
calamite leggere”;
- o attraverso la universalità di Anne Blixen:
“So che mi porti nella luce
e che in te dimorano la vita e il giorno”;
- o con l’introspettiva Greco:
“Non sei stato crudele
non sei stato mai crudele, tu
Crudele sono io
con me stessa”;
- e vorticosa nella eternità di Emily Dickinson:
“Se fossi certa, che finita questa vita,
io e te vivremo ancora
come una buccia la butterei lontano
e accetterei l’eternità all'istante”.
Una proposta scenica intensa, come intensa è l’anima di Lia Rocco. Il teatro
del cuore e dell’anima.
Sentimenti, passioni, e Amore: sottolineati anche dalla recitazione di
accompagnamento di Rosa Maria Montalbano, Francesco Naccari, Giandomenico
Vivacqua ,dai canti struggenti di Antonio Zarcone e dalla raffinata musica
del maestro Angelo Sanfilippo, con la direzione artistica di Mario
Gaziano e Giuseppe Adamo.
Venerdi 29 marzo 2019 alle ore 18.15. Ingresso libero per soci e
appassionati di Teatro da Camera.
Redazione
23 marzo 2019.
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23/03/2019 |
Letture Sponsali. "In
direzione dell'Amore vero" |
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Nozze di Giuseppe e Maria |
Le "Letture
Sponsali" sono uno strumento sperimentale che offre gratuitamente una
prospettiva sponsale alle letture della liturgia domenicale. Sono curate dal
gruppo "Amore è..." (vedi
il sito ufficiale), attivo dal 2006 nella diocesi di Palermo, per
favorire un momento di riflessione all'interno delle coppie e nelle comunità
ecclesiali. Le letture (scarica il
foglietto della domenica) sono commentate da fidanzati e sposi (tra cui
i grottesi Vera e Francesco).
*****
Le letture di questa domenica ci ricordano come Dio abbia compassione di
noi, della nostra condizione di schiavi del peccato e voglia liberarci.
La quaresima è un tempo di grazia, un tempo propizio per incontrare questa
misericordia di Dio che ci salva. Ciononostante, la grazia di Dio per
operare ha bisogno del nostro intervento, di un nostro movimento verso Dio,
della “conversione” che chiede Gesù nel Vangelo.
Per “cambiare rotta” occorre comprendere che la strada intrapresa non è
corretta, che ci stiamo allontanando dalla Sua volontà.
Riconoscersi peccatori non è così scontato, è più facile credersi migliori
degli altri.
Spesso questo atteggiamento di superiorità può toccare anche le nostre
famiglie; “sentirsi arrivati”, credere di aver compreso una volta e per
tutte la volontà di Dio, non farci più interrogare dalla Sua Parola.
Vivere questa situazione significa aver imboccato la strada sbagliata.
San Paolo ci ricorda che il primo frutto del peccato è la “mormorazione”,
come il popolo nel deserto, lamentarsi di ciò che abbiamo o più
frequentemente lamentarsi per ciò che non abbiamo.
Ed ecco allora che su questa parola ci riconosciamo un po’ tutti: ci
lamentiamo del marito, della moglie, dei figli, della fatica quotidiana,
delle cose che abbiamo e cominciamo ad invidiare una vita e una situazione
diversa che Dio non ci ha dato.
È questa la condizione di peccato più comune, è questo l’origine di tutti i
mali.
Come possiamo salvarci?
Ancora una volta occorre essere vigilanti, San Paolo ci esorta “chi crede di
stare in piedi, guardi di non cadere”, inoltre dobbiamo cogliere questo
momento di grazia speciale che è la quaresima, per farci incontrare dalla
luce di Cristo che svela le nostre ombre e ci accoglie nel suo abbraccio
misericordioso.
Rosalinda e Francesco
Punto chiave.
Siamo come gli alberi che sfruttano solo il terreno, senza alcuna resa?
Se portiamo frutto, lo facciamo ogni tanto, tutti i giorni, oppure ogni
anno?
Per fortuna nessuno di noi è il vignaiolo, e non decide quando tagliare
l’albero.
Perché forse quello che è davvero importante, non è l’attesa per la
fruttificazione, ma che essa avvenga.
Ogni momento può essere quello giusto per una conversione profonda del cuore
e della mente, per questo non bisogna smettere di zappare e concimare.
La conversione è un mutare di direzione (vertere) volontario, deciso e
completo (con-) cioè senza che rimanga alcuna traccia di ciò che eravamo
prima.
Dio opera e trasforma il cuore di pietra in cuore di carne, ma il vangelo di
oggi ci dice che non è tutta questione di fede (intesa come dono che ci
viene dall’alto).
Convertirsi è un’azione in cui il soggetto siamo noi, è la nostra scelta
quotidiana per non (d)eludere le intime aspettative nell’istante in cui
capiamo, per dare senso profondo alla vita, cosa fare del tempo che ci è
stato donato.
Come figli e come sposi, possiamo manifestare con i nostri frutti e con le
nostre opere il desiderio di essere al servizio degli altri, a cominciare
dal partner per finire con figli, parenti e affini.
(Ri)volgiamo dunque le nostre vite, in direzione dell’amore vero.
Lorenza e Gianluca
Redazione
23 marzo 2019.
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22/03/2019 |
Spettacolo. Il gruppo "Per
aspera ad astra" propone il musical "Il Risorto"; martedi 16 aprile |
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Manifesto
Interpreti |
Aggiornamento
al 17/04/2019.
Visto il grande successo di pubblico negli spettacoli di ieri, su
concessione dell'Unità Pastorale e del Sindaco di Grotte, a grande richiesta
stasera ci sarà una replica straordinaria: mercoledi 17
aprile (Mercoledi Santo) alle ore 22.00 presso la Chiesa del Purgatorio in
Grotte.
*****
Martedi 16
aprile (Martedi Santo) presso la Chiesa del Purgatorio in Grotte,
il gruppo artistico “Per aspera ad astra” metterà in scena il musical “Il
Risorto - L’amore è vivo tra noi”. Oltre 20 i giovani interpreti dello
spettacolo, le cui coreografie sono curate dalla scuola di danza “Pas de
Danse” diretta da Antonella Paradiso.
“Per aspera ad astra”, al suo debutto, è un gruppo artistico fondato
da Daniel Carlisi, Nicolas Salvaggio e Santy Costanza,
creato al fine di svolgere attività ricreative per impegnare i giovani del
paese ed insegnare loro a crescere insieme aiutandosi reciprocamente e
prestando aiuto agli altri.
“Il Risorto - L’amore è vivo tra noi” è un'opera rock di Daniele
Ricci, del 2007, sulla passione e risurrezione di Gesù, nella quale tutto è
raccontato attraverso una musica travolgente, le voci dei protagonisti e i
movimenti della danza.
Con l'opera
rock “Il Risorto”, Daniele Ricci riporta al centro della storia quello che
accade “oltre”: oltre l'arresto, la flagellazione, la crocifissione, la
sofferenza, evidenziando la fase successiva, quella dopo la morte.
Inoltrarsi nel racconto della risurrezione, evento che rappresenta per i
cristiani il fondamento della fede, è dunque, per uno spettacolo, un taglio
inusuale e coraggioso. “L'idea di comporre quest'opera -
racconta l'Autore - ha cominciato a frullarmi nella mente quando, tanti e
tanti anni fa, vedendo 'Jesus Christ Superstar', ero rimasto malissimo di
fronte al finale in cui Gesù moriva e la scena rimaneva smantellata e
desolata. Finito così! E buonanotte! Ma no...! E da quel momento ho
cominciato a covare il sogno di un Jesus Christ 2, praticamente 'il ritorno'”.
C'è anche
un'altra scelta originale, nella stesura del musical: il particolare risalto
dato alle figure femminili. È alle donne, per prime, che viene dato
l'annuncio della risurrezione, quasi la consegna di una maternità spirituale
nei confronti di una chiesa nascente.
Nel cast dello spettacolo figurano: Nicolas Salvaggio (Gesù), Santy Costanza
(Maria), Sharon Costanza (Maddalena), Agnese Licata (Miriam), Carlotta
Licata (Salomè), Angela Zaffuto (Claudia), Daniel Carlisi (Pietro), Luigi
Pasaro (Tommaso), Filippo Lo Presti (Pilato), Gerlando Terrana (Caifas),
Loyde Puma (Angelo), Giovanni Boscarino (Giuda), Giuseppe Morreale
(Barabba), Gabriele Agnello (Soldato), Davide La Mendola (Soldato), Angelo
Bellomo (Soldato), Giuseppe Costanza (Giovanni), Antonio Bellomo (Giacomo.
Il musical, per la direzione artistica di Daniel Carlisi, Nicolas Salvaggio
e Santy Costanza, sarà presentato da Angelo Palermo.
La narrazione sarà interpretata dalla voce di Alessandra Marsala. I
costumi dei personaggi sono a cura del Gruppo dei Giudei “Andrea
Infantino” e di Simona Agnello (l'abito di Gesù). Assistenti di
scena: Raimondo Licata e Antonio Alongi. Foto e video di
Angelo Baldo. Lo spettacolo è realizzato con il patrocinio del Comune di
Grotte - Assessorato alla Cultura, e dell'Unità Pastorale di Grotte.
“Il Risorto - L’amore è vivo tra noi”, nella Chiesa del Purgatorio,
verrà proposto il 16 aprile 2019 in due rappresentazioni: la
prima con inizio alle ore 19.30; la seconda a partire dalle ore
21.30.
Solo posti a sedere. Ingresso
con offerta libera. Il ricavato della serata sarà devoluto in
beneficenza, affinché anche alcune famiglie meno abbienti possano vivere le
festività pasquali in serenità.
Carmelo Arnone
22 marzo 2019
© Riproduzione riservata.
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20/03/2019 |
Cinema. Proiezione del film "Salvatore.
Questa è la vita"; venerdi 22 marzo all'auditorium San Nicola |
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Manifesto
Programma |
Per il ciclo "Il Cinema di Gian Paolo Cugno", organizzato
dall'Associazione culturale "Nino Martoglio", venerdi 22 marzo, alle ore
20.00 presso l'Auditorium "San Nicola" in Grotte sarà
proiettato il film "Salvatore - Questa è la vita".
Trama del film: Italia (Sicilia) 2006. Marco Brioni, giovane maestro di
scuola elementare, sembra condurre una vita tranquilla nella sua città,
Roma, quando accetta l’incarico in una scuola di un paesino della Sicilia
dove si trasferisce per un anno. Una decisione che gli cambia tutta la vita.
Qui conosce il piccolo Salvatore, orfano di entrambi i genitori e costretto
dalle circostanze a responsabilità che vanno ben oltre la sua tenera età. Il
maestro prende a cuore la situazione di Salvatore e per cercare di aiutarlo
comincia a fargli lezioni a domicilio. Nel giro di poco tempo i due
diventano inseparabili.
Fanno parte del cast gli attori: Enrico Lo Verso, Galatea Ranzi, Giancarlo
Giannini, Gabriele Lavia, Lucia Sardo, Ernesto Mahieux, Maurizio Nicolosi e
Alessandro Mallia.
Redazione
20 marzo 2019.
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20/03/2019 |
Fotografia. "Il valzer di un
giorno" 2^ edizione presentato al "Mia Photo Fair" di Milano; venerdi 22
marzo |
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Locandina |
Venerdi 22 marzo, nell'Area Talk del “MIA
Photo Fair” di Milano, verrà presentata la 2^ edizione de “Il valzer
di un giorno” (edito da Polyorama) di Franco Carlisi.
Una seconda edizione rinnovata nei testi (tra cui un intervento di Andrea
Camilleri) e nelle fotografie; opera che compie una spiazzante
esplorazione fotografica di un matrimonio siciliano, a volte raccontato con
sguardo austeramente poetico e a volte ironico e disincantato. La
presentazione sarà introdotta da Gigliola Foschi,
giornalista, critica d'arte.
Oltre duecento pagine in bianco e nero per raccontare con sguardo a volte
austeramente poetico, a volte ironico e disincantato, le sorprese emotive di
uno dei riti di passaggio fondamentali della nostra società.
Nel “Valzer di un giorno” - vincitore del Premio Bastianelli 2011
come “miglior libro fotografico pubblicato in Italia” - il giorno è quello
del matrimonio, in una Sicilia nascosta, periferica, esplorata oltre il
recinto delle codificazioni, delle forme convenzionali entro cui i
protagonisti del rito matrimoniale costruiscono la loro recita. È un libro
che sembra viaggiare controtendenza.
Non c’è traccia della staticità, della concettosità, di quel tono anemico
che sembrano dominare in tanta parte della fotografia contemporanea.
Scrive Camilleri: “Le foto matrimoniali di solito anelano
all'evanescenza, alla leggerezza, alla purezza, alla solennità. Invece,
attraverso lo sguardo di Carlisi, tutto diventa carnale, vissuto forte,
reale, senza mezze tinte”.
Redazione
20 marzo 2019.
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Franco
Carlisi |
19/03/2019 |
Iniziative. L'Associazione
"La Biddina" presenta "Transumanze", progetto video/pittorico; dal 26
marzo |
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Logo
Ruce all'opera
Giniusa |
Prende il titolo di "Transumanze" l'iniziativa
artistica che verrà proposta a Grotte dall'Associazione culturale "La
Biddina".
Da martedi 26 a domenica 31 marzo, nel quartiere "San Nicola",
sarà messo in atto il progetto video/pittorico "Transumanze", che mira a
raccontare il
rapporto uomo/natura indagando la micro-migrazione e i suoi effetti,
l’abbandono dei luoghi e delle usanze popolari. Nelle "note a margine" del
progetto, così scrivono Alberto Ruce e "Giniusa",
i due artisti che ne sono ideatori e realizzatori: "Come il bestiame
transumato lascia le zone collinari per trovare il cibo, così le persone
migrano, da un posto all’altro, da luoghi dove le opportunità scarseggiano a
posti in cui trovare nuove risorse. Mondi interi che stanno svanendo insieme
al ricordo di piccoli gesti e al loro significato simbolico".
Alberto Ruce, classe 1988, è un "UrbanArtist" che realizza le sue
opere sui muri utilizzando sempre una tecnica spray. Oltre che in Italia è
conosciuto ed apprezzato anche in Francia, dove ha creato diverse sue opere.
"Giniusa", all'anagrafe
Carla
Costanza, ventottenne artista che si è formata all'Istituto Statale d'Arte
di Catania e si è laureata col massimo dei voti all'Istituto Italiano Design
di Perugia, è una Graphic Designer con approfondita competenza di Motion
Design e Video Editing.
Il progetto video/pittorico
"Transumanze"
ha visto ieri il suo avvio, da Palermo, e seguirà sette tappe in giro per la
Sicilia:
- a Palermo dal 18 marzo (a cura del Museo sociale Dannisini);
- a Poggioreale (TP) dal 22 marzo (a cura dell'Associazione Poggioreale
Antica);
- a Grotte (AG) dal 26 al 31 marzo (a cura dell'Associazione La Biddina);
- a Delia (CL) dal 2 aprile (a cura del Comune di Delia);
- a Caltagirone (CT) dal 5 aprile (a cura di Mansourcing);
- a Catania dall'8 aprile (a cura del Collettivo Res Publica Temporanea);
- a San Marco D’Alunzio (ME) dall'11 aprile (a cura del TRE60lab San Marco
D'Alunzio).
Carmelo Arnone
19 marzo 2019
© Riproduzione riservata.
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La Biddina |
19/03/2019 |
Volontariato. Riunione per la
costituzione dell'AVIS Comunale di Grotte; domenica 24 marzo |
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AVIS |
Domenica prossima, 24 marzo, alle ore
10.30 presso la sede di Via Francesco Ingrao n° 92/94 (dove
vengono effettuate le donazioni di sangue), si terrà la prima riunione di
tutti i donatori grottesi - e di quanti vorranno diventare futuri
donatori - per procedere alla costituzione dell'AVIS Comunale di Grotte.
Saranno presenti i componenti del Comitato dei Promotori e tutti gli
aspiranti soci. All'incontro prenderà parte il Presidente Provinciale AVIS
di Agrigento, Salvatore Ciaccio, ed il Presidente Comunale AVIS di
Campobello di Licata, Amedeo Avanzato.
Parteciperà ai
lavori e darà il suo saluto il sindaco di Grotte Alfonso Provvidenza.
A differenza di altre preesistenti associazioni di donatori, la costituenda
AVIS Comunale di Grotte (come previsto dallo Statuto e dal
Regolamento dell'AVIS nazionale) avrà piena autonomia organizzativa,
amministrativa e gestionale.
AVIS (Associazione
Volontari Italiani del Sangue) è la più grande organizzazione di
volontariato del sangue italiana che, grazie ai suoi associati, riesce a
garantire circa l’80% del fabbisogno nazionale di sangue. AVIS può contare
su oltre 1.300.000 soci, che ogni anno contribuiscono alla raccolta di oltre
2.000.000 di unità di sangue e suoi derivati.
È un’associazione di volontariato, apartitica, aconfessionale,
che non ammette discriminazioni di genere, etnia, lingua,
nazionalità, religione, ideologia politica, che
persegue, senza scopo di lucro, finalità civiche, solidaristiche e di
utilità sociale.
AVIS è presente su tutto il territorio nazionale con oltre 3400 sedi
(numero che comprende anche 19 sedi fondate in Svizzera da emigranti
italiani negli anni Sessanta).
Fonda la sua attività sui principi della democrazia, della libera
partecipazione sociale e sul volontariato, quale elemento centrale e
insostituibile di solidarietà umana. Vi aderiscono tutti coloro che hanno
intenzione di donare volontariamente, anonimamente, periodicamente e
gratuitamente il proprio sangue, ma anche chi, non potendo compiere questo
gesto perché non idoneo, desideri collaborare gratuitamente a tutte le
attività di promozione e organizzazione. Molto impegno è riservato alla
promozione della solidarietà, della cittadinanza attiva e degli stili di
vita sani e corretti. A queste attività si aggiunge anche il sostegno alla
ricerca scientifica e la partecipazione a progetti di cooperazione
internazionale. Nel conseguimento di tutti questi obiettivi, AVIS può
contare sulla collaborazione delle più importanti e prestigiose istituzioni
nazionali e di soggetti privati con cui ha stipulato accordi di
collaborazione e protocolli d’intesa.
La costituzione all'AVIS Comunale di Grotte rappresenterà per tutti i
donatori di sangue grottesi un notevole momento di crescita, sia
attraverso l'adesione ad una consolidata e prestigiosa realtà di
volontariato a carattere nazionale, sia tramite una più consapevole e
responsabile autonomia organizzativa.
Carmelo Arnone
19 marzo 2019
© Riproduzione riservata.
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19/03/2019 |
Ambiente. Manutenzione e
pulizia dell'impianto di depurazione (comparto di disinfezione) di
Grotte |
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Depuratore di Grotte |
Saranno eseguiti oggi, martedi 19 marzo, a cura del
personale di Girgenti Acque S.p.A., i lavori di manutenzione finalizzati
alla pulizia del comparto di disinfezione presso l'impianto di depurazione
di Grotte (vedi foto a lato).
A darne notizia, in una nota ufficiale inviata al Comune di Grotte, è l'ing.
Barrovecchio, Direttore tecnico "Fognature e Depurazione" presso la Società
agrigentina - attualmente in gestione commissariale - che gestisce il
Sistema Idrico Integrato dell'Ambito Territoriale Idrico AG9.
L'intervento viene effettuato attraverso un by-pass temporaneo del comparto
interessato ai lavori, mantenendo attive tutte le altre sezioni di
trattamento e garantendo la clorazione del refluo in uscita. I lavori
dovrebbero essere completati nell'arco della giornata.
Nel diffondere la notizia, l'Azienda precisa che:
- l'intervento verrà eseguito ripristinando la piena funzionalità
dell'impianto nel più breve tempo possibile, continuando a garantire il
trattamento dell'intera portata dei reflui in arrivo;
- saranno mantenute attive tutte le altre sezioni dell'impianto;
- sarà mantenuto in funzione e in efficienza il sistema di disinfezione;
- saranno mantenuti costantemente in esercizio i misuratori di portata.
Carmelo Arnone
19 marzo 2019
© Riproduzione riservata.
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19/03/2019 |
Politica. UDC: in programma un
incontro sul tema "100 Giovani X la Sicilia" |
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Cesa e Terrana |
Durante l'anno nel quale ricorre l'anniversario
dell'appello ai "Liberi e Forti" di Don Luigi Sturzo, l'Udc promuoverà il
prossimo mese un incontro che vedrà la partecipazione di 100 giovani
provenienti da tutte le province dell'Isola.
La manifestazione sarà l'occasione per riflettere su alcune importanti
tematiche sociali ma anche per rilanciare l' impegno del partito tra le
nuove generazioni con i suoi principi ispiratori.
L'iniziativa sarà promossa dal Coordinatore politico regionale e
Responsabile Enti Locali del partito Decio Terrana (nella foto con il
Segretario nazionale Cesa).
"L'Udc - ha dichiarato Decio Terrana - proporrà un incontro con
100 ragazzi e ragazze di tutta la Sicilia, con lo scopo di elaborare delle
proposte concrete che nascono dal basso e in modo particolare dai giovani
per promuovere il protagonismo sociale, l’impegno civico e la
solidarietà ma anche per contribuire a costruire una Sicilia più
accogliente e solidale, con nuove opportunità. Insieme a loro - continua
Terrana - sarà l' occasione, grazie alla partecipazione di autorevoli
esponenti delle istituzioni, per riflettere su dieci punti nevralgici per lo
sviluppo della nostra terra. L'incontro sarà un momento di confronto ma
anche di condivisione con lo stile dei moderati fedeli al messaggio
sturziano".
Ecco le 10 proposte di riflessione:
1) una libera Università che di concerto con le altre sia strumento di
crescita civile e di sviluppo economico;
2) una sanità di eccellenza che possa veramente salvaguardare la salute e la
vita dei siciliani per evitare di guarirsi negli ospedali del nord guidati
spesso da medici siciliani;
3) evitare lo spopolamento dei centri minori con adeguate politiche di
valorizzazione;
4) trovare meccanismi adeguati per evitare la fuga dei cervelli siciliani e
investire sulle nuove tecnologie;
5) creare una fiscalità di vantaggio per evitare la fuga delle aziende
tartassate da un sistema fiscale oppressivo;
6) creare una rete ferroviaria che sia adeguata al terzo millennio e che
possa competere con la TAV del nord;
7) valorizzare e creare un supporto alla nostra agricoltura biologica e di
ottima qualità;
8) creare condizioni ottimali per sviluppare il turismo in una terra piena
di storia, di beni culturali di altissimo livello e di cibi di qualità
eccezionale;
9) valorizzare tutte le fondazioni intitolate ai grandi letterati siciliani
e promuovere valide politiche giovanili;
10) formare una classe dirigente colta, garbata e ispirata ai valori della
dottrina sociale della Chiesa.
Redazione
19 marzo 2019.
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18/03/2019 |
Iniziative. Convegno sul
comparto agroalimentare; intervento del dott. Angelo
Carlisi |
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Convegno
Convegno
Convegno |
Lo scorso sabato 16 marzo 2019, nell'Aula consiliare
del Comune di Grotte, si è svolto un
convegno (sulla formazione ed il marketing rivolto alle piccole e medie
imprese del settore agro-alimentare) organizzato dallo Studio Commercialista
Cimino.
Hanno portato un saluto: Alfonso Provvidenza, Angelo Carlisi,
Paola Giacalone e Maria Giovanna Mangione. Il tema è stato trattato da:
Giovanni Cimino, Nicolò Castello, Calogero Alaimo Di Loro e Calogero
Romano.
Pubblichiamo a lato alcune immagini del convegno; di seguito, l'intervento
del dott. Angelo Carlisi, Presidente del Consiglio comunale di Grotte.
*****
"Buonasera
a tutti,
innanzitutto voglio esprimere il mio personale saluto e quello di tutto il
Consiglio comunale che ho l'onore di rappresentare. Voglio altresì dare il
benvenuto in quest'Aula consiliare, per questo momento di formazione e
confronto rivolto principalmente agli operatori economici del settore
agricolo ed a tutte le piccole medie imprese del comparto agro-alimentare.
Desidero rivolgere il mio ringraziamento al rag. Giovanni Cimino per
l'organizzazione di questa iniziativa di formazione, ai qualificati relatori
che interverranno, ed ai Presidenti degli Ordini Professionali che
attraverso la loro presenza danno particolare rilievo all'incontro di oggi:
mi riferisco alla dott.ssa Maria Giovanna Mangione Presidente dell'Ordine
dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Agrigento ed
alla Presidente dell'Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili
della Provincia di Agrigento Paola Giacalone a cui, permettetemi, sono
legato da rapporti di amicizia personale e familiare.
Parlare di agricoltura e filiera agroalimentare significa avere attenzione
ai temi dello sviluppo economico e alla valorizzazione e salvaguardia del
nostro territorio, a tal fine, per comprendere l'importanza strategica dei
temi che di seguito saranno affrontati dai relatori, è opportuno richiamare
alcuni dati ISMEA, riferiti all'anno 2018 appena trascorso, sul comparto
agroalimentare allargato.
Un comparto che, sommando l’agricoltura, l’industria di trasformazione, la
distribuzione, il commercio e la ristorazione vale quasi 220 miliardi di
euro, pari al 13.5% del PIL nazionale. Soltanto il settore agricolo vede
coinvolte più di 750.000 aziende. Sono numeri che danno il senso
dell’importanza per l’economia nazionale di questo comparto.
Il sistema agroalimentare rappresenta quindi uno dei pilastri dell’economia
italiana, aspetto importante anche dell’immagine del nostro Paese nel mondo,
tanto da costituire un modello seguito e imitato a livello internazionale.
Un patrimonio di grande valore che esprime nei numeri, nella conservazione
dei paesaggi rurali, nell’innovazione, nelle esportazioni il potenziale di
un paese come l’Italia da sempre vocato ad una produzione enogastronomica di
qualità riconosciuta.
Un sistema, dunque, complesso, articolato, che mette insieme filiere che nel
complesso danno vita a milioni di posti di lavoro. Una realtà che prosegue
sul solco di una tradizione millenaria, che ha saputo evolversi nel tempo,
ma che da sempre costituisce un fattore determinante nell’unità del Paese e
che trova nell’agricoltura un irrinunciabile valore distintivo. È proprio il
settore primario, infatti, a dimostrare una diffusione territoriale, uno
sviluppo capillare in tutti i territori delle Regioni italiane, in grado di
produrre, ognuna con le proprie specificità, prodotti dallo standard
qualitativo elevato.
L’Italia, più di tanti altri Paesi, ha dimostrato che si può mantenere la
propria distintività agricola e farne un punto di forza. Non è un caso se
siamo il Paese europeo con più prodotti di qualità certificata a indicazione
geografica.
Dopo aver esaminato l'importanza del sistema agricolo per l'economia
italiana, è opportuno specificare parimenti alcuni aspetti di criticità
dell’agricoltura in generale, da ricondurre principalmente alla
considerazione di come l'asse portante del sistema produttivo agricolo
risulti costituito da una dimensione d'impresa di piccola e media grandezza,
se non addirittura di microimprese, connotazione aziendale tipica nella
nostra Regione, queste ultime caratteristiche hanno come effetto principale
la mancanza di competitività nello scenario di mercato determinando uno
squilibrio strutturale della filiera agroalimentare, dove la componente
produttiva risulta fortemente penalizzata, con margini bassi in favore della
logistica e della grande distribuzione compromettendo in tal modo la
copertura dei costi di produzione e determinando quindi il potenziale
squilibrio economico-finanziario delle piccole e medie imprese del comparto.
Il problema delle frammentazione dell'offerta agricola diventa
quindi abnorme nella seconda fase del processo economico che sta nel
passaggio della produzione agricola dal produttore alla GDO
(Grande Distribuzione Organizzata). Avere una produzione limitata e non
organizzata sbilancia il rapporto di forze tra i due soggetti economici nei
confronti della GDO che si trova su di un piano di superiorità, poiché può
imporre il proprio prezzo ed in caso di rifiuto può andare da un altro
produttore con un prezzo solitamente anche inferiore.
In un sistema dove la GDO assume un potere spropositato, l’unico modello
applicabile è incentivare la cooperazione, si deve puntare sempre di più su organizzazione e aggregazione
dell'offerta produttiva, solo così si possono affrontare meglio i mercati.
C'è bisogno di regole e accordi per mercati giusti che tutelino anche e
soprattutto i piccoli produttori.
Un'attenzione significativa dal punto di vista legislativo, all'aggregazione
tra imprese è definita nello strumento del contratto di rete,
regolato dalla Legge n. 122/2010, tramite il quale due o più imprese si
impegnano ad esercitare in comune una o più attività, per migliorare le
rispettive capacità innovative e di competitività. Nonostante vi sia la
consapevolezza che i processi di integrazione più estesi possano contribuire
ad ottenere economie di scala e a superare le difficoltà nella dotazione
patrimoniale o nella struttura dimensionale, emergono specialmente nel
nostro contesto locale, problemi di tipo fiduciario, che inducono le imprese
a ricercare pochi ed episodici rapporti di collaborazione, se non
addirittura ad assumere atteggiamenti difensivi, nel timore di perdere la
propria indipendenza. Il superamento di tali atteggiamenti non può che
giovare alle imprese che vogliono competere in un mercato sempre più
concorrenziale e globalizzato. Serve quindi una rivoluzione culturale del modo di concepire
l'attività agricola, i cui capisaldi sono da ricercare nella cooperazione e
nella creazione di reti di impresa: creando le condizioni affinché piccole
e micro imprese si uniscono per creare innovazione di processo, di marketing
e di organizzazione, in modo da poter rovesciare i rapporti di forza nei
mercati riuscendo ad ottenere quindi la capacità di competere.
Altra grande criticità riscontrata nel comparto agricolo specialmente
regionale, riguarda l’accesso al credito che rappresenta un grave problema
per le piccole e micro imprese agricole, in considerazione del fatto che a
priori la dimensione aziendale influisce negativamente sul merito
creditizio e quindi in ultima analisi sulla concessione di finanziamenti. A
tale proposito, si sottolinea come le modalità di valutazione del merito
creditizio dovrebbero essere basate non solo su informazioni quantitative
standardizzate, ma anche sulla componente relazionale/qualitativa
particolarmente importante nel caso di imprese di dimensioni ridotte che si
occupano di agricoltura. Dal momento che una ridotta dimensione si coniuga
spesso con una maggiore asimmetria informativa nel rapporto banca e impresa,
è verosimile che siano sempre i piccoli operatori a soffrire di un maggior
contingentamento del credito. In un contesto del genere, determinante è il
ruolo dei Confidi, quali facilitatori nell'accesso al credito grazie
alla fornitura di garanzie accessorie.
Sempre nell'ambito delle opportunità finalizzate al rafforzamento del
sistema agricolo è da tenere ben presente il ruolo istituzionale di
ISMEA ente economico pubblico specializzato nell'offerta di servizi
informativi, assicurativi e finanziari nonché nell'erogazione di forme di
garanzia creditizia e finanziaria per le imprese agricole e le loro forme
associate, per completare il quadro di riferimento delle opportunità di
sviluppo del comparto agroalimentare è d'obbligo fare riferimento al
Programma di Sviluppo Rurale (PSR 2014-2020) che rappresenta uno
strumento di primaria importanza per sostenere la redditività delle aziende
agricole e la competitività dell’agricoltura in tutte le sue forme compresa
la trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli.
Mi piace concludere queste mie considerazioni introduttive
richiamando una riflessione sull'agricoltura nella sua accezione più ampia
fatta da Carlo Petrini fondatore dell'Associazione "Slow Food" Italia: "Negli
ultimi 30 anni è successa una cosa gravissima. Abbiamo trattato la terra
come una serva e non come una madre, come la chiamava Francesco d’Assisi.
Abbiamo il dovere di riconciliarci con la terra, e questa è la vera
politica. È importante che la governance internazionale abbia a cuore i
contadini: i piccoli produttori sono i più deboli, non hanno la forza dei
potentati dell’industria e delle multinazionali. Non considerate
l’agricoltura una questione economica. Non è la siderurgia. Nell’agricoltura
c'è la nostra storia, la nostra memoria, la nostra identità, le nostre
tradizioni, l'incantevole meraviglia del creato".
Grazie".
Grotte (AG), 16 marzo 2019
Aula Consiliare "Prof . Antonio Lauricella". |
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Angelo Carlisi
Presidente del Consiglio comunale
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18/03/2019 |
Chiesa. Avvisi ed
appuntamenti della settimana. |
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Pubblichiamo gli avvisi diffusi al termine delle sante Messe domenicali e
gli appuntamenti ecclesiali più rilevanti. Per agevolarne la consultazione, gli avvisi settimanali sono
pubblicati anche nella
pagina Chiesa.
Lunedi 18 marzo
- ore 06.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, celebrazione delle Lodi
animata dalle Comunità Neocatecumenali;
- ore 08.45, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 17.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, santo Rosario e santa Messa (Triduo di san Giuseppe);
- ore 17.30, in chiesa Madre, santa Messa.
Martedi 19 marzo - Festa di san Giuseppe
- ore 06.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, celebrazione delle Lodi
animata dalle Comunità Neocatecumenali;
- ore 09.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa (nella Festa di san Giuseppe);
- ore 11.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa (nella Festa di san Giuseppe);
- ore 17.30, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa (nella Festa di san Giuseppe).
Mercoledi 20 marzo
- ore 06.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, celebrazione delle Lodi
animata dalle Comunità Neocatecumenali;
- ore 08.45, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 17.30, in chiesa Madre, santa Messa.
Giovedi 21 marzo
- ore 06.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, celebrazione delle Lodi
animata dalle Comunità Neocatecumenali;
- ore 08.45, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 17.30, in chiesa Madre, santa Messa (al termine, Adorazione
eucaristica).
Venerdi
22 marzo - oggi la Chiesa raccomanda l'astinenza dalle carni
- ore 06.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, celebrazione delle Lodi
animata dalle Comunità Neocatecumenali;
- ore 08.45, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa e Via Crucis;
- ore 16.30, in chiesa Madre, Via Crucis;
- ore 17.30, in chiesa Madre, santa Messa;
- ore 17.30, nella chiesa san Rocco, Via Crucis e santa Messa.
Sabato
23 marzo
- ore 08.45, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 18.30, in chiesa Madre, santa Messa prefestiva.
Domenica 24 marzo
- ore 08.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 10.00, nella chiesa san Rocco, santa Messa;
- ore 11.00, in chiesa Madre, santa Messa;
- ore 11.30, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 17.30, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa (con il cammino di fede per i fidanzati);
- ore 18.45, in chiesa Madre, santa Messa.
AVVISI
- Domenica prossima, 24 marzo 2019, nelle parrocchie di Grotte si celebrerà
la "Giornata pro Seminario".
- Ogni giorno (esclusi prefestivi e festivi) alle ore 06.00, nella chiesa
Madonna del Carmelo, celebrazione delle Lodi animata dalle Comunità
Neocatecumenali; la partecipazione è aperta a tutti i fedeli.
Orari delle Sante Messe in vigore dal 28/10/2018:
Feriali: ore 08.45, chiesa Madonna del Carmelo ore 17.30, chiesa Madre
Prefestivi: ore 18.30, chiesa Madre ore 20.15, chiesa San Francesco (animata dalle comunità
neocatecumenali)
Festivi: ore 08.00, chiesa Madonna del Carmelo ore 10.00, chiesa San Rocco
ore 11.00, chiesa Madre ore 11.30, chiesa Madonna del
Carmelo ore 17.30, chiesa Madonna del Carmelo
ore 18.45, chiesa Madre |
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17/03/2019 |
Salute. "La cultura della
prevenzione come metodo di vita"; di Miriam Cipolla |
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Provvidenza e Cipolla
All'accoglienza |
Dichiarazione dell'Assessore alla Sanità del Comune di Grotte, Miriam
Cipolla (nella foto a lato, con il sindaco Alfonso Provvidenza),
nel giorno dell'inizio della
campagna di screening per la diagnosi precoce dei tumori. L'iniziativa è
realizzata
in collaborazione con la Lega Italiana per la Lotta Contro i Tumori (LILT),
con l’Associazione di Volontariato “Padre Vinti”, e con i medici: dott. Pasquale Borsellino, dott.ssa Carmela Di
Caro e dott. Gianluca Sciortino.
*****
"La prevenzione è un
messaggio per tutti noi... e noi facciamo prevenzione. Poche regole
aiuteranno a vivere più a lungo e meglio.
Come Amministrazione comunale grottese puntiamo molto ad una corretta
informazione e promozione delle sane abitudini di vita.
Oggi 16 marzo 2019 (NdR: ieri) siamo impegnati ad attivare il percorso della
prevenzione inviando un messaggio di speranza, con lo scopo di diffondere la
cultura della prevenzione come metodo di vita.
Prevenire è vivere.
In questo contesto corre l'obbligo ringraziare la LILT, da sempre impegnata
a diffondere la corretta informazione, e l'Associazione “Padre Vinti”;
grazie alla loro attiva partecipazione, alla disponibilità estrema e
soprattutto all'accoglienza dimostrata, ci hanno permesso di realizzare
questa campagna di sensibilizzazione e di operare in tal senso con il loro
impegno e la nostra responsabilità. Perché la salute è il nostro bene più
prezioso!
Grazie a tutti".
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Manifesto |
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Miriam Cipolla
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17/03/2019 |
Fotografia. "Sulla corda
che oscilla tra il dubbio e la verità"; di Franco Carlisi |
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Sito ufficiale |
Dovendo realizzare un’intervista scritta per la rubrica
Close Up, cercavo domande ingenue per stimolare in cambio risposte
interessanti.
Tiravo fuori, nonostante lo spirito di abnegazione, concetti dall’aria
ordinaria e dimessa. Idee usurate che mi tornavano in mente solo per
contraddirle. E domande che non esigevano alcuna risposta.
Forse perché l’argomento da trattare - la fotografia - quando pensi di
averlo afferrato, si disfa tra le mani. Ma ancor più perché, con gli anni,
il dubbio si è insinuato nella compattezza delle mie idee, mi ha reso sempre
meno impermeabile alle incertezze, più fragile nelle mie convinzioni e mi ha
costretto a ridefinirmi.
Ho finito così per indossare sempre meno gli stivali del categorico
preferendo alle affermazioni stentoree, alle battute efficaci l’inferenza di
un ragionamento, di un discorso documentato.
Riconosco in questa debolezza una delle più deleterie inclinazioni del mio
carattere. Infatti, guadagnerei sicuramente nella considerazione altrui se
anziché sospendere il giudizio per intervenuti ragionevoli dubbi, mi
abbandonassi secondo la consuetudine del momento alla sicumera più
esclamativa.
Oppure, se potessi trattare le passioni, le fisime, le
increspature salutari del pensiero
con parole addomesticate e con esse avere certezze da
spendere.
È
la grande questione del rapporto tra le parole e la vita. Lo so. Me ne
faccio una colpa. Ma, in questo caso, ho delle attenuanti:
scrivo in uno stato di letargica
sospensione con soprassalti di disobbedienza isterica quando, mio malgrado,
mi ritrovo a pensare secondo la spiccia disinvoltura del “pensiero comune”
avendo come unici interlocutori una tastiera impaziente e lo schermo del
computer.
Voglio comunque tranquillizzare il lettore: alla fine, l’intervista risulta
molto interessante grazie alla qualità dell’intervistato.
Tuttavia, tornando alla mia esperienza vorrei contraddire una vulgata
giornalistica:
pare che realizzare un’intervista metta un fremito di eccitazione
voyeuristica.
Sarà.
Nel mio caso me ne viene un tedio da serrarmi gli occhi in segno di resa
incondizionata alle narcotiche e ondulatorie perplessità del pensiero. Mi
vedo così, per un tempo indefinito, sonnambulo funambolo in precario
equilibrio sulla corda che oscilla tra il dubbio e la verità, prima di
riaprire gli occhi sulla mia immagine specchiata dallo schermo in pausa.
Incredulo, non mi riconosco.
Com’è possibile che la mia immagine mentale che è sempre ferma, nella realtà
si sia così radicalmente trasformata?
E queste parentesi qui? Quando, precisamente, sono comparse?
Che mi sia consumato per l’insistenza in un lavoro così ingrato?
C’è qualcosa che è rimasto immobile. Gli occhi, dicono. Pare che i bulbi
oculari rimangano tal quali. Solo più profondi, più intensi.
Il tempo ci usura e spesso ci migliora in un processo di invecchiamento ed
evoluzione.
Siamo in divenire.
Persino la lingua si evolve. Lo asseriva già Dante Alighieri. Ed è vero.
Tutto evolve. Il cambiamento è in noi. Nel tempo che siamo.
Anche la bellezza muta, condizionata, come sosteneva Umberto Eco, dai canoni
sempre nuovi dell’epoca in cui viviamo. Se non fosse così non potremmo più
parlarne e finiremmo per negarla o assolutizzarla con affermazioni che «si
fondano sulla presunzione della oggettività e immutabilità del valore
estetico» (U. Eco, Opera aperta, 1962, Bompiani, Milano 2009, p. 88).
Tutto scorre,
lo sappiamo dal tempo della scuola.
Ci muoviamo insieme a tutto ciò che ci circonda. E se la fotografia è il
risultato del rapporto del fotografo col mondo, ovviamente questa relazione
non può essere mai statica, neutrale.
Un mio amico fotoreporter da oltre venti anni sostiene di muoversi
all’interno delle coordinate bressoniane; condanna la democratizzazione
degli istanti che rende retorica tanta fotografia e ribadisce l’importanza
del momento decisivo.
Come dargli torto.
Tuttavia quando qualcuno definisce belle le sue fotografie, si difende.
Convinto com’è che la fotografia debba essere buona e basta. Chissà
se Henri Cartier Bresson approverebbe.
Anche adesso che dalle sue foto sono quasi sparite le forme e il mosso ha
invaso la scena, il mio amico si ostina ad assolutizzare il buono
come unica categoria estetica ascrivibile alla fotografia.
Insomma, alla sua fotografia è accaduto quel che è successo a me davanti
allo specchio. È cambiata dando rappresentazione ai mutamenti del suo
aspetto, della sua psiche, della sua visione del mondo, in maniera silente e
impercettibile mentre lui continua a scomodare Bresson.
Si evolve la fotografia come la bellezza.
E si adatta a un cambiamento della società senza precedenti che non è solo
evoluzione tecnologica ma riguarda anche i comportamenti, le pratiche
relazionali, le forme di percezione e di conoscenza.
Rafforza la sua presenza nella nostra vita - la fotografia - moltiplicando i
suoi significati, i suoi usi, i suoi obiettivi. E se pure la vediamo sempre
più attestata nella rappresentazione della finzione, del verosimile,
continuiamo a riconoscerle un rapporto privilegiato con il reale.
Solo che la percezione di quello che noi chiamiamo “reale” oggi è cambiata.
L’evoluzione della tecnica ha permesso di allargare i confini del reale che
ora straripa nel virtuale.
C’è qualcuno qui disposto ad affermare che il virtuale non sia reale? E se
si obietta che il reale è il concreto, beh, bisognerebbe allora rispondere
che l’amore è astratto eppure è quanto di più reale esista.
Viviamo un presente che si è fatto molteplice e frantumato nei mutevoli
presenti ai quali si può ricondurre la nostra esperienza concreta e nello
stesso tempo virtuale.
Viviamo un qui e là che sono sullo stesso piano, sono lo
stesso spazio in cui abitiamo.
Confidiamo nel flusso infinito di immagini cui siamo sottoposti per poterci
avvicinare di più al mondo mentre in realtà ce ne allontana confinandoci in
un’astrazione dal concreto che ci disorienta e nel contempo ci affascina e
ci rapisce.
La fotografia si è fatta contagiare da questo desiderio diffuso di superare
il perimetro del concreto.
Non è più copia del reale e forse non lo è stata neanche quando ha preteso
di esserlo. È essa stessa una forma nuova del reale, consustanziale alla
nostra esperienza di vita, concreta e virtuale insieme.
E questa rivista?
Anche
Gente di Fotografia
si evolve e si avvia verso un nuovo corso con una veste grafica rinnovata e
con una più ricca proposta di contenuti; determinata a stare dentro
il presente in maniera problematica e analitica, senza fantasie di fuga.
Se la fotografia è un universo mutevole dai confini fluidi e labili che
chiede di essere esplorato e abitato, in questo universo ci muoveremo senza
mete precise o mappe tracciate.
Conosceremo percorsi provvisori, rotte inesplorate, giri a vuoto e approdi
utopici, nell’isola che non c’è.
Franco Carlisi
(Editoriale al n° 72 di
Gente di Fotografia)
17 marzo 2019
© Riproduzione riservata.
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Franco Carlisi |
17/03/2019 |
Lingua. "Origini del
vernacolo siciliano e della lingua italiana" (15); di Rodolfo Costanza |
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Brano di
Jacopo da Lentini
Prof. Rodolfo Costanza |
Origini del vernacolo siciliano
e
della lingua italiana
(Puntata n° 15)
15.
Il Novecento
15.1
Il linguaggio letterario nella prima metà del secolo
Tra l’inizio del Novecento e l’avvento del fascismo
sorgono alcuni movimenti letterari, i più indicativi sono il decadentismo
e il futurismo.
Conseguente al materialismo della belle epoque sorge il
decadentismo, una corrente artistico-letteraria che si sviluppa nei primi
anni del Novecento. Durante questo periodo i poeti e gli scrittori si
sentono estranei da un mondo che considerano materialista. Sentono che solo
l’intuizione e la sensibilità, il sentimento, possano farli penetrare nei
misteri della vita e farli distaccare dal materialismo. Per questo la loro
poesia è libera, leggera, carica di significato e simbologie. I principali
autori italiani di questo periodo sono Giovanni Pascoli, Italo Svevo e Luigi
Pirandello. Il principale interprete del decadentismo è Gabriele D’Annunzio,
molto coinvolto nella vita politica del tempo, noto per le sue poesie e la
sua prosa molto ridondante, retorica ed elaborata.
In letteratura predominano i temi dell’Io che
nell’intimismo di Pascoli e nell’estetismo di D’annunzio segnarono un
irreversibile cambiamento rispetto alla poesia di fine Ottocento di
Carducci.
Per gli scrittori si pose il dilemma di quale
registro linguistico usare, il problema non si pose per i poeti come il
Pascoli e D’annunzio. Quest’ultimo, infatti, non rinunciò mai a nobilitare
le sue opere attraverso la selezione lessicale. D’altra parte, la poesia di
D’Annunzio si presenta come innovativa, per la capacità di sperimentare una
miriade di forme diverse (anche metriche, fino a preludere ormai al verso
libero) e per il gusto di citare e utilizzare lingua, esempi e stilemi
antichi. Egli è un consumatore onnivoro di parole e di lessici specialistici
e a lui si devono, fra l’altro, alcuni neologismi. Di seguito presentiamo
una poco nota poesia del poeta.
Nella Belletta (Dannunzio)
Nella belletta i giunchi hanno l’odore
delle persiche mezze e delle rose
passe, del miele guasto e della morte.
Or tutta la palude è come un fiore
lutulento che il sol d’agosto cuoce,
con non so che dolcigna afa di morte.
Ammutisce la rana, se m’appresso.
Le bolle d’aria salgono in silenzio.
Le punte più innovative della prosa
dannunziana si trovano nel Notturno e nel tardo Libro segreto.
La prosa del Notturno si caratterizza per il periodo breve e per la sintassi
convenzionale, per i frequenti “a capo”, per la presenza di elementi fonici
e ritmici nelle frasi di andamento lirico. D’Annunzio, col suo gusto per lo
sperimentalismo, è una sorta di Giano bifronte: si pone a chiusura di un
ciclo storico e al tempo stesso inaugura nuove tendenze. In realtà gli
elementi innovativi della poesia del Novecento si avranno con gli “ermetici”
Ungaretti e Montale.
Un interessante riflesso del parlato si ha nella
prosa di Svevo e soprattutto di Pirandello che ha nelle opere teatrali la
presenza di una serie d’interiezioni frequentissime come “ah sì!”, “eh
via!”, e connettivi come “è vero”, “si sa”. Questo nuovo
modo di periodare e le commedie contribuirono in modo rilevante alla
diffusione dell’italiano.
Uno dei punti di riferimento per gli scrittori rimane
pur sempre la libertà di usare il dialetto e di utilizzare i forestierismi e
parole di derivazione greco-latina. Bisogna però distinguere fra
l’utilizzazione diretta del dialetto e le varie miscele che sono possibili
combinando dialetto e lingua. Già con Isaia Ascoli, alla fine
dell’Ottocento, c‘era stata una certa libertà nel travalicare le norme
linguistiche.
All’inizio del secolo esplodono a livello europeo le
cosiddette avanguardie, movimenti artistici che intendono rompere del tutto
i ponti con le forme più tradizionali della letteratura. In Italia
“l’avanguardia” s’identifica sostanzialmente col Futurismo.
Nei primi anni del Novecento opposte a quelle
dei crepuscolari e dei decadentisti, furono le convinzioni dei
futuristi. Mentre i primi si ripiegavano su se stessi e con
linguaggio prosastico e dimesso, invocavano un ritorno ai buoni sentimenti
del passato. I futuristi invece reagivano alla caduta degli ideali della
loro epoca proponendo una fiducia fermissima nel futuro.
Fondatore del movimento futurista è Filippo Tommaso
Marinetti che a Parigi, nel febbraio del 1909, pubblica il primo Manifesto
futurista. In esso si proclama la fede nel futuro e nella civiltà delle
macchine, si affermano gli ideali della forza, del movimento, della
vitalità, del dinamismo e dello slancio. Si spronano inoltre i letterati a
comporre opere nuove, ispirate all’ottimismo e a una gioia di vivere
aggressiva e prepotente.
I futuristi auspicano inoltre la nascita di una
letteratura rivoluzionaria liberata da tutte le regole, anche quelle della
grammatica, dell’ortografia e della punteggiatura. Essi sperimentano nuove
forme di scrittura per creare una poesia tutta movimento e libertà. Negano
la sintassi tradizionale, modificano le parole, le dispongono sulla pagina
in modo da suggerire l’immagine che descrivono. Fra le loro
innovazioni più appariscenti ed effimere ricordiamo l’uso di parole miste a
immagini, il “volume fonico” delle parole, e il largo uso di onomatopee.
La loro necessità di liberarsi del passato e il loro
desiderio di incendiare musei e biblioteche sono proclamate con enfasi e
violenza: dall’esaltazione del movimento si passa all’entusiasmo euforico
della guerra vista come espressione ammirabile di uomini forti e virili. I
futuristi sostengono la necessità dell’intervento nella prima guerra
mondiale e in seguito aderiscono all’impresa di Fiume e ai primi sviluppi
del fascismo. Fra i poeti che partecipano all’esperienza futurista, oltre a
Marinetti, si ricordano: Aldo Palazzeschi, Francesco Cangiulo, Luciano
Folgore, Ardengo Soffici e altri.
Ritornando alla divulgazione della lingua italiana si
assiste a una sua maggiore diffusione nella scuola e gli analfabeti, nel
primo quindicennio del Novecento, cominciano a diminuire. Inoltre avvengono
consistenti immigrazioni dalla campagna alle città industriali del nord. La
prima grande guerra favorisce l’incontro tra soldati provenienti da regioni
diverse. Tutto ciò provoca una certa attenuazione dell’uso del dialetto a
vantaggio della lingua nazionale.
15.2
La politica linguistica del fascismo, nasce la poesia ermetica
Tutte le libertà reclamate dalle avanguardie e dai
futuristi, subito dopo la Grande guerra e con l’avvento del fascismo,
vengono meno poiché il regime ha intenzione di mettere in atto una precisa
politica linguistica, scevra di rivoluzionari cambiamenti, per favorire il
consenso.
Una delle prime riforme fu quella della scuola per
opera di Giovanni Gentile che doveva preparare le nuove generazioni e la
classe dirigente in linea con le direttive del partito a supporto del
nazionalismo linguistico che consisteva nel preferire l’italiano a discapito
dei dialetti e dei forestierismi diversamente di quanto aveva proposto
l’Ascoli negli ultimi decenni del secolo precedente.
Il fascismo aveva compreso che per mantenere l’appoggio
delle masse doveva usare in modo martellante e propagandistico la radio e il
cinema attraverso una capillare politica di diffusione della lingua italiana
a discapito dei dialetti e dei forestierismi, in nome della autarchia
culturale. La limitazione dei forestierismi, la repressione delle
minoranze etniche e la polemica antidialettale erano lo scopo della politica
linguistica del fascismo.
Nel 1930 si vietò nei film l’uso di parole in lingua
straniera. Nel 1940 l’Accademia d’Italia fu incaricata di esercitare una
sorveglianza sulle parole forestiere e di indicare termini alternativi,
anche perché una legge dello stesso anno vietò l’uso di parole straniere in
tutte le varie forme possibili, definita “neopurismo”. Va ricordato che
furono pubblicati vari elenchi di parole proscritte, con indicazione dei
relativi sostituti. Fu imposto, senza molto successo, l’allocutivo voi
al posto del lei di antica origine spagnola.
L’oratoria si rifà ai discorsi rivolti alle masse da
Mussolini. Gran parte del loro fascino stava nel rapporto diretto con la
folla. Se dovessimo indicare un modello che, meglio di quello mussoliniano,
rappresenta le tendenze di un’oratoria letteraria, magniloquente e tronfia,
dovremmo riferirci a D’Annunzio.
Ovviamente nel discorso mussoliniano ha largo posto lo
slogan, l’esagerazione e il luogo comune con frase stereotipate: massa
compatta, compiti poderosi, pagine di sangue e di gloria, fermissima
incrollabile decisione, ecc.
Quando nel 1923 divenne ministro della Pubblica
Istruzione Giovanni Gentile, filosofo vicino al regime fascista, fu tolto
all’Accademia della Crusca il compito di aggiornare il vocabolario. Il
ventennio fascista s’inaugurava, dal punto di vista lessicografico, con la
soppressione dell’antico vocabolario dell’Accademia fiorentina; tuttavia non
ebbe maggior fortuna neanche il nuovo vocabolario voluto dal fascismo,
prodotto dall’Accademia d’Italia.
Il vocabolario dell’Accademia d’Italia procedette,
rispetto al Tommaseo, all’eliminazione di molte voci antiche. Gli autori
avevano espresso la necessità di poter accettare vocaboli nuovi per
elaborare idee e cose innovative, ma ci si rese conto che i vocaboli non
s’impongono per autorità di Accademie, né per mezzo di decreti.
La letteratura italiana nel Novecento è molto
influenzata, più ancora che in altri secoli, da fattori storico-politici e
socio-culturali. Non si può sottovalutare che, durante il ventennio
fascista, (1922-1943), la libera circolazione delle idee è stata impedita o
fortemente limitata, e che perciò il dibattito letterario è stato fortemente
condizionato.
Tuttavia in quel periodo nasce la poesia ermetica, fu
così chiamata nel 1936 dal critico Francesco Flora. I poeti ermetici con i
loro versi non raccontano, non descrivono, non spiegano ma fissano sulla
pagina dei frammenti di verità cui sono pervenuti attraverso la rivelazione
poetica e non con l’aiuto del ragionamento.
I loro testi sono molto concentrati e racchiudono molti
significati in poche parole le quali hanno un’intensa carica allusiva,
analogica, simbolica. La poesia degli ermetici vuole liberarsi dalle
espressioni retoriche, dalla ricchezza lessicale fine a se stessa, dai
momenti troppo autobiografici o descrittivi e dal sentimentalismo. Gli
ermetici vogliono creare della “poesia pura” che possa essere espressa con
termini essenziali. Concorre a questa essenzialità anche la sintassi
semplificata che spesso è privata dei nessi logici, con spazi bianchi e
lunghe e frequenti pause che rappresentano momenti di silenzio, di
concentrazione, di attesa.
I poeti ermetici si sentono lontani dalla realtà
sociale e politica del loro tempo. L’esperienza della prima guerra mondiale,
e quella del ventennio fascista, li isola confinandoli in una ricerca
riservata a pochi. I poeti sicuramente più rappresentativi della corrente
sono Giuseppe Ungaretti e Salvatore Quasimodo e poi Alfonso Gatto, Vittorio
Sereni i quali continueranno la loro opera di poeti anche dopo la seconda
metà del Novecento.
15.3
Il neo italiano di Pasolini e l’unificazione linguistica
Finita la guerra e caduto il fascismo, il problema
della lingua si presentò sotto un aspetto diverso. Con l’avvento della
Repubblica fu abrogata la legge linguistica esterofoba. In campo linguistico
si crea una certa vitalità, dopo che fu approvata una legge molto radicale
sulla protezione delle minoranze, nella quale si riconosce tuttavia che
l’italiano è la lingua ufficiale della Repubblica.
Il problema della lingua fu posto negli anni Cinquanta
da Gramsci, ormai morto in pieno fascismo. I suoi Quaderni del carcere
contenevano alcune considerazioni molto innovative sulla lingua. Gramsci
metteva in relazione la questione della lingua e i rapporti che si
stabiliscono tra ceto dirigente e masse e analizzava i “focolai
d’irradiazione delle innovazioni linguistiche” che erano la scuola, i
giornali, gli scrittori, il teatro, il cinema, la radio, le pubbliche
riunioni, i rapporti di conversazione tra vari strati sociali e i dialetti.
Al tempo stesso, egli vedeva quanto fosse importante per le masse il
possesso della lingua nazionale, che poteva essere favorito da una politica
di educazione popolare, ma si rendeva conto che non si poteva decidere
dall’alto quale lingua diffondere. Tutte queste considerazioni saranno la
base delle discussioni degli esperti negli anni Sessanta.
Nel frattempo un certo contributo a rinnovare la
lingua, rendendola più disinvolta, fu dato dalla prosa neorealista di
Pavese, Levi, Vittorini, Fenoglio, Pratolini, che si saldò con il cinema
neorealista di Visconti, Rossellini, De Sica.
A Pasolini si deve un eccezionale discorso sul
“problema della lingua Italiana”. Questo discorso fu infine divulgato sulla
rivista del PCI, “Rinascita”, del dicembre 1964 con la denominazione
“Nuove questioni linguistiche”. Partendo da presupposti gramsciani e
marxisti, egli affermava che era apparso un nuovo italiano, i cui punti di
diffusione erano le grandi fabbriche del Nord, da dove ha avuto origine e si
è diffusa la moderna cultura industriale. Egli diceva che lì si era
sviluppato “l’italiano come lingua nazionale”. Ciò favorito, per la
prima volta, da una borghesia guida che aveva imposto in maniera compatta i
suoi modelli di lingua al ceto subalterno.
Il nuovo italiano poteva contare sulla:
- semplificazione sintattica;
- caduta di forme idiomatiche e metaforiche;
- drastica diminuzione dei latinismi;
- prevalenza dell’influenza tecnica su quella della letteratura.
Numerose furono le proteste da parte d’industriali,
politici e intellettuali a queste sottili e perspicaci intuizioni di
Pasolini. Egli, diversi anni dopo, intervenne per rivendicare una funzione
rivoluzionaria dei vernacoli locali e per dolersi del decadimento del gergo
dei giovani. Pasolini utilizzava come sistema di riferimento il rapporto con
la “lingua media” e preferiva viceversa i tentativi di plurilinguismo, alla
maniera di Gadda, piuttosto che l’appiattimento linguistico. Adesso
presentiamo una delle più amate poesie di Pasolini.
Mi alzo con le palpebre infuocate
(Pasolini)
Mi alzo con le palpebre infuocate.
La fanciullezza smorta nella barba
cresciuta nel sonno, nella carne
smagrita, si fissa con la luce
fusa nei miei occhi riarsi.
Finisco così nel buio incendio
di una giovinezza frastornata
dall’eternità; così mi brucio, è inutile
pensando – essere altrimenti, imporre
limiti al disordine: mi trascina
sempre più frusto, con un viso secco
nella sua infanzia, verso un quieto e folle
ordine, il peso del mio giorno perso
in mute ore di gaiezza, in muti
istanti di terrore…
Vittorio Coletti, parlando di narratori come
Calvino, Tomasi di Lampedusa, Natalia Ginzburg ecc., invece preferiva la
lingua media e comune dopo la decadenza avvenuta nel linguaggio e
l’introduzione di termini spuri da parte degli espressionisti e
dell’avanguardia. Essi, infatti, preferivano scegliere una lingua più ricca
e più complessa di quella usata nei romanzi dell’immediato dopoguerra.
Tuttavia nei poeti come Saba, Ungaretti e Montale, si
tenta una grande varietà di soluzioni stilistiche, dall’apertura al
linguaggio comune e quotidiano, fino a esiti arditi.
Mattina (Ungaretti)
M’illumino
d’immenso.
Soldati (Ungaretti)
Si
sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.
Montale, dopo aver sapientemente
selezionato, quanto gli offriva la tradizione primo-novecentesca, è
arrivato, in Satura (1971) a una lingua spesso ironica, distaccata,
prosastica, intrisa di citazioni quotidiane, tuttavia calcolata con
straordinaria eleganza.
Spesso il male di vivere ho incontrato (Montale)
Spesso il male di vivere ho incontrato
era il rivo strozzato che gorgoglia
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Alla fine ci si era accorti che gli
scrittori della normalità stilistica erano, alla tirata le somme, gli autori
più letti dal grande pubblico; ciò era merito del fatto che lo scrittore
gode oggi di una rilevante libertà.
Ci fu indubbiamente nella seconda metà del Novecento
una contrazione dei dialetti e della parlata gergale. Era nata un’Italia
diversa da quella povera, contadina e patriarcale della prima metà del
secolo. Prima di tutto c’era stato un cambiamento al livello della
scolarizzazione di massa. L’analfabetismo, dal 75% del 1861 passò al 5,2%
nel 1971. I sondaggi dicevano anche che era progressivamente diminuito il
numero di persone che parlavano in dialetto. Si aggiunga che i dialetti
hanno subito un processo di uniformazione alla lingua italiana comune o
media e che quindi oggi si sono più “italianizzati”. Negli anni Sessanta e
Settanta, anche la fabbrica, i sindacati e i partiti avevano svolto una
funzione pedagogica, promuovendo e integrando nella realtà cittadina e
industriale, masse di origine contadine come aveva affermato Pasolini.
La radio e la televisione avevano svolto un compito
importante e decisivo per l’unificazione linguistica. Il giornale invece era
stato il “tramite fondamentale fra l’uso colto e letterario dell’italiano e
la lingua parlata” (Beccaria), e il giornale fu assunto come indice della
lingua media. In esso si trovava inoltre una pluralità di sottocodici
(politico, finanziario, sportivo, pubblicitario etc.) e di registri (aulico,
brillante, aggressivo, ecc.).
15.4
L’italiano dall’uso medio e la lingua selvaggia
L’italiano medio è comunemente parlato a livello
non formale. La differenza rispetto all’italiano che si usa chiamare
standard sta nel fatto che l’italiano medio accoglie modi di dire del
parlato, tenuti a freno dalla norma grammaticale dell’italiano standard che
ha sempre tentato di respingerli ed emarginarli. Lo standard rappresenta
dunque un italiano ufficiale e astratto, mentre l’italiano dell’uso medio
rappresenta una realtà diffusa i cui tratti caratteristici sono:
1. Lui, lei, loro usati come soggetto;
2. Gli generalizzato anche con il valore di le e loro;
3.
Diffusione delle forme ‘sto e sta’;
4. Ridondanze del me mi;
5. Costrutti preposizionali con il partitivo, alla maniera francese (con
degli amici);
6. Ci attualizzante con il verbo avere e altri verbi (che c’hai);
7. Anacoluti nel parlato (Giorgio, non gli ho detto nulla);
8. Che polivalente;
9. Cosa interrogativo al posto di che cosa;
10. Imperfetto al posto del congiuntivo e condizionale
nel periodo ipotetico dell’irrealtà.
Tappa rilevante sul cammino di un’omologazione
linguistica di tutti gli italiani fu, nel 1954, la televisione, e, nel 1962,
l’introduzione della scuola media unica, uguale per tutti, con obbligo
scolastico fino ai 14 anni.
Per la sua forte incidenza sociale, la scuola è
diventata dagli anni Settanta l’obiettivo privilegiato degli interventi di
chi vedeva nelle forme tradizionali d’insegnamento della lingua uno
strumento di repressione. A riguardo Don Milani evidenzia le condizioni di
vera indigenza linguistica in cui si trovavano i ragazzi delle classi
povere. Egli mette anche in discussione qualunque norma linguistica e forma
alta di comunicazione, identificandovi una ‘norma’ repressiva dei ricchi a
danno dei poveri.
Gli insegnanti, messi sotto accusa per aver tramandato
un italiano “puristico-scolastico”, in cui non si diceva arrabbiarsi
ma adirarsi, in cui fare era ritenuto generico e improprio
(svolgere i compiti), si erano buttati sulla sponda opposta, limitandosi a
prendere atto del modo di esprimersi e personale che ogni alunno si era
formato negli ambienti familiare ed extrascolastici, senza arricchirli
culturalmente nella lingua italiana.
Oggi si riscontrano carenze linguistiche di base non
soltanto negli studenti della scuola dell’obbligo, ma anche in allievi assai
avanzati nel corso dei loro studi (leggi università). Da quanto abbiamo
detto, si può affermare che l’italiano unitario-medio è principalmente
parlato e poco corretto. Francesco Bruni a questo proposito ha parlato di un
italiano selvaggio.
15.5
Dove si parla italiano e classificazione dei dialetti
L’italiano si parla, in parte, ancora nel Nizzardo
e nel Principato di Monaco, nei territori delle ex colonie italiane, nell’ex
protettorato di Rodi, in Istria, in alcune località della Dalmazia e a
Malta. Alla televisione si deve anche la recente influenza dell’italiano in
Albania e Tunisia. L’italiano è parlato quindi da circa sessanta milioni di
persone e da oltre trecentomila Svizzeri.
- Gli alloglotti. Entro i confini politici della
Repubblica Italiana sono presenti alcuni gruppi alloglotti (dal greco allos,
altro e glotta, lingua), di varia origine. Usiamo, quindi, il concetto di
isole linguistiche per indicare comunità di alloglotti che sono molto
piccole e isolate (greci e albanesi).
Oggi la legge 482 del 1999 tutela le minoranze
albanesi, catalane, greche ecc. In Piemonte occidentale abbiamo anche
ramificazioni provenzali, in Valle d’Aosta si parla il franco-provenzale.
- Aree dialettali e classificazione dei dialetti.
Già nel De vulgari eloquentia di Dante si era posto il problema
della classificazione delle aree dialettali. In Italia vi sono tre aree
diverse, la Settentrionale, la Centrale e la Meridionale, separate da due
grandi linee, La Spezia-Rimini e la Roma-Ancona.
La linea La Spezia-Rimini fu la frontiera etnica fra i
popoli gallici e l’elemento etrusco. Nelle parlate dialettali, a nord di
questa linea, si ha:
1) l’indebolimento (sonorizzazione o caduta) delle occlusive sorde in
posizione intravocalica (fradel invece che fratello,
formiga o furmia invece di formica);
2) il dimezzamento delle consonanti geminate (spala per spalla,
gata per gatta, bela per bella);
3) la caduta delle vocali finali (an per anno, sal per
sale) eccetto la a che resiste;
4) la contrazione delle sillabe atone (slar per sellaio,
tlar per telaio).
Nella linea Roma-Ancona invece si ha:
1) la sonorizzazione delle consonanti sorde in posizione post-nasale (mondone
per montone, angora per ancora);
2) la metafonesi delle vocali toniche e ed o per influsso di
i e u finali (acitu per aceto, e il dittongo
metafonetico dienti per denti);
3) l’uso di tenere al posto di avere;
4) l’uso del possessivo in posizione proclitica (figliomo per
figlio mio).
Una relativa uniformità dialettale invece si riscontra
nelle regioni meridionali con poche varianti tra regioni e poche difformità
tra le province della stessa regione.
La classificazione delle aree dialettali non è in
realtà una cosa semplice. Non sempre i confini sono chiari e univoci. Molto
forte è la variabilità dei dialetti, che mutano da luogo a luogo, anche
all’interno di una regione o di una provincia. L’italiano è una lingua che
per tradizione è ricca di termini ufficiali, elevati, letterari ma quando si
passa a un ambito locale le differenze regionali si fanno sentire. Si
possono ricordare a questo proposito le denominazioni della tazza senza
manico, che al Nord è scodella, in Toscana è ciotola, ma è
tazza, soprattutto al Sud.
Tuttavia bisogna dire che di dialetti veri e propri ormai ne sono
rimasti in tutto quattro: il veneto, il napoletano, il pugliese di Bari e
provincia, il siculo-calabro; mentre il sardo può essere considerato una
vera lingua.
Il “dialetto” toscano, come si sa, invece è la parlata
regionale che oggi più si avvicina alla lingua letteraria, poiché la lingua
letteraria deriva per gran parte dal toscano trecentesco.
Termina pertanto qui questa lunga cavalcata nella
storia della letteratura italiana.
Facciamo presente al lettore di non aver trattato gli
ultimi decenni del Novecento poiché gli avvenimenti letterari e la storia
della nostra lingua sono troppo recenti perché possano essere trattati con
serietà e darne un giudizio storico-letterario disinteressato, imparziale e
oggettivo. In sintesi occorre un minimo di distacco per fornire una
valutazione seria.
Per quanto riguarda la bibliografia, in un’opera di
questo genere, non è possibile indicare le fonti di ogni dato, informazione
e interpretazione. I professori di lettere riconosceranno subito i miei
debiti verso i grandi maestri e i grandi storici della letteratura italiana,
viventi o passati a miglior vita, ai quali sono riconoscente creditore
poiché mi hanno permesso di elaborare questa modesta opera.
Termina quindi con la fine degli anni sessanta la
nostra breve storia della letteratura italiana.
Rodolfo Costanza
Pubblicato dalla
testata
giornalistica
Grotte.info Quotidiano
su www.grotte.info il 17 marzo 2019.
Per gentile concessione dell'Autore.
© Riproduzione riservata.
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16/03/2019 |
Ambiente. Lunedi 18 e
mercoledi 20 marzo,
disagi nella raccolta differenziata dei rifiuti "porta a porta" |
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Assemblea |
Nei giorni di lunedi 18 e mercoledi 20 marzo
potrebbero verificarsi disagi nella raccolta "porta a porta" dei
rifiuti domestici differenziati, a causa di due assemblee sindacali indette
dagli operatori ecologici che svolgono servizio a Grotte.
Il responsabile per Grotte della ditta ISEDA ha fatto sapere che "Nella
giornata di lunedi (che è prevista la raccolta di organico e 'carta e
cartone'), a causa del sit-in degli operatori - che si fermeranno nelle
ultime due ore del servizio - sarà raccolta soltanto la frazione
dell'organico. Per quanto riguarda la 'carta e cartone', sarà
recuperata giovedi".
Le due assemblee sindacali sono state convocate per lamentare il mancato
pagamento degli stipendi nelle scadenze previste (leggi
la comunicazione), e sono effettuate nelle ultime due ore dei giorni di
lunedi e mercoledi perché in questi giorni vi è una raccolta maggiore
(lunedi si ritira l'organico e "carta e cartone"; mercoledi, plastica
insieme ad alluminio ed il vetro) in modo da rendere consapevole l'opinione
pubblica dei disagi della categoria.
L'Amministrazione comunale di Grotte ha diffuso un avviso - che pubblichiamo
di seguito - per tutti i cittadini invitandoli a provvedere, nei giorni di
lunedi e mercoledi, a ritirare il rifiuto eventualmente non raccolto ed a
conferirlo nel turno successivo.
*****
COMUNE DI GROTTE
Servizio di raccolta differenziata dei rifiuti
Si avvisa che, a causa di svolgimento di assemblee
sindacali da parte degli operatori, nelle giornate di lunedi 18 e mercoledi
20 marzo 2019, potrebbe verificarsi la mancata raccolta in alcune zone del
paese.
Si invitano i cittadini, pertanto, qualora ciò si verificasse, a ritirare
presso la propria abitazione il rifiuto non raccolto e conferirlo al
prossimo turno di raccolta.
Grotte,
16/03/2019. |
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L’Amministrazione Comunale
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16/03/2019 |
Spettacolo. "Il Cinema di
Gian Paolo Cugno"; ciclo di film a cura dell'Associazione "Nino
Martoglio" |
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Manifesto |
Prenderà il via venerdi 22 marzo, alle ore
20.00 presso l'Auditorium "San Nicola" in Grotte, un ciclo di
film dal titolo "Il Cinema di Gian Paolo Cugno", organizzato
dall'Associazione culturale "Nino Martoglio". L'iniziativa, ideata e diretta
da Aristotele Cuffaro, prevede la proiezione di tre film del regista
siciliano.
Gian Paolo Cugno, regista, sceneggiatore e scrittore, nasce nel 1968 a
Pachino in provincia di Siracusa. Prima di passare al lavoro dietro alla
macchina da presa, pubblica due romanzi durante gli anni Novanta, intitolati
"Passi nel buio" e "La donna di nessuno". Dopo alcune esperienze da
assistente alla regia e la realizzazione di alcuni documentari sulle città
d'arte italiane, nel 2002 viene nominato membro della Commissione di Censura
e Revisione Cinematografica presso il Dipartimento dello Spettacolo del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali. L'anno seguente dirige il suo
primo cortometraggio, dal titolo "Il volto di mia madre", presentato per la
prima volta a Parigi. Da allora lavora principalmente come regista e
sceneggiatore per il grande schermo. Tra le sue opere di maggior rilievo:
"Salvatore - Questa è la vita" (2006), "La bella società" (2009) e "I
Cantastorie" (2016).
Sono proprio questi i film che verranno proposti nella rassegna "Il Cinema
di Gian Paolo Cugno"; manifestazione realizzata con il patrocinio del Comune
di Grotte - Assessorato alla Cultura, della FIDAPA sezione di Racalmuto,
dell'Istituto Comprensivo "Angelo Roncalli" e della Proloco "Herbessus".
Questo è programma delle proiezioni presso l'Auditorium San Nicola:
- venerdi 22 marzo, alle ore 20.00: "Salvatore - Questa è la vita";
- venerdi 29 marzo, alle ore 20.00: "La bella società";
- venerdi 5 aprile, alle ore 20.00: "I Cantastorie".
I film verranno proiettati anche in orario antimeridiano al plesso "V. E.
Orlando" (scuola media) per gli alunni dell'Istituto Comprensivo "Angelo
Roncalli".
Nella serata di venerdi 5 aprile sarà presente il regista Gian Paolo
Cugno col quale, ed al termine della proiezione, sarà intavolato un
dibattito sui temi trattati nei suoi film.
Carmelo Arnone
16 marzo 2019
© Riproduzione riservata.
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16/03/2019 |
Letture Sponsali. "Maestro,
è bello per noi stare qui" |
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Nozze di Giuseppe e Maria |
Le "Letture
Sponsali" sono uno strumento sperimentale che offre gratuitamente una
prospettiva sponsale alle letture della liturgia domenicale. Sono curate dal
gruppo "Amore è..." (vedi
il sito ufficiale), attivo dal 2006 nella diocesi di Palermo, per
favorire un momento di riflessione all'interno delle coppie e nelle comunità
ecclesiali. Le letture (scarica il
foglietto della domenica) sono commentate da fidanzati e sposi (tra cui
i grottesi Vera e Francesco).
*****
Nel Vangelo di questa II Domenica di Quaresima troviamo un’affermazione di
Pietro molto importante, che ci aiuta a delineare meglio il percorso verso
la Pasqua appena iniziato.
Sul monte della Trasfigurazione Pietro afferma: “Maestro, è bello per noi
stare qui”.
Il deserto come luogo di discernimento e di combattimento spirituale, che
abbiamo visto nella I Domenica di Quaresima, e in cui Gesù stesso viene
pesantemente tentato, non è fine a se stesso bensì rappresenta la premessa
per arrivare al Tabor, alla gioia piena, alla bellezza.
Nell’espressione di Pietro, questo anelito è molto forte, ricordandoci che
tutti cerchiamo la bellezza e che Dio è la realtà più bella che possiamo
sperimentare nella nostra vita!
Nel cammino di preparazione alla Pasqua, abbiamo la possibilità di entrare
con Gesù nel deserto, non per rimanervi perennemente ma per superare le
tentazioni e per imparare a gioire in Lui, e a ritrovare la Luce che solo da
Lui promana e quella bellezza senza la quale il nostro mondo interiore si
spegne.
L’evangelista Luca sottolinea un particolare molto significativo della
Trasfigurazione: essa avviene durante la preghiera, che permette agli occhi
dei discepoli di cambiare, e di trasformarsi, riconoscendo Gesù come Egli è
davvero. La bellezza è nel nostro sguardo e questo sguardo può cambiare se
entriamo in relazione con Lui, ossia in preghiera, trasfigurando il nostro
rapporto con Dio e trasfigurando anche noi stessi.
La nostra interiorità cresce solo se ci mettiamo in ascolto e viviamo la
preghiera come atteggiamento costante di fiducia.
Chiara e Fabio
Punto chiave.
Ricollegandoci alla scorsa domenica - la prima del periodo quaresimale -
abbiamo visto Gesù tentato nel deserto; affamato, assetato e sottoposto alle
tentazioni di Satana.
Il Vangelo di oggi vede Cristo in compagnia di tre discepoli e due figure
appartenenti al vecchio testamento.
Gesù è nella Gloria di Dio con Mosè che rappresenta la Legge, ed Elia cioè i
Profeti. Gesù è la ricapitolazione del Vecchio Testamento, è tutto ciò che
le scritture avevano preannunciato.
Ma qual è l'atteggiamento degli apostoli?
Essi sono oppressi dal sonno, ma vengono risvegliati dalla Grazia.
È un momento straordinario tanto che vorrebbero fermarlo per sempre (“facciamo
tre capanne”).
Ma non si può arrivare alla Gloria della Risurrezione se non attraverso la
croce.
Questo ci dice il Vangelo odierno: come i discepoli videro nel Dio-uomo Gesù
la divinità di Cristo (ciò che è invisibile), così anche noi siamo chiamati
a vedere l'invisibile nel volto di ogni persona umana, e così vedere Dio
stesso.
Gloria e Luciano
Redazione
16 marzo 2019.
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15/03/2019 |
Editoria. Il nuovo numero di
"Gente di Fotografia" al "MIA Photo Fair 2019" di Milano |
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Sito ufficiale
Franco
Carlisi |
È di prossima uscita il nuovo numero di "Gente di
Fotografia", il n° 72, con una edizione rinnovata: nuovo il logo,
la grafica ed il formato delle 148 pagine ricche di immagini e contenuti.
Anche il
sito della rivista, aggiornato, ha una nuova veste.
La presentazione ufficiale del n° 72 si terrà sabato 23 marzo,
alle 14.30,
all'interno della Galleria di "Gente di Fotografia" (21 A), al "MIA Photo
Fair 2019" di Milano. Anche questo numero avrà un editoriale di
Franco Carlisi.
Gente di Fotografia - che si propone come “rivista trimestrale di cultura
fotografica e immagini” - è un periodico specializzato che da venticinque
anni pone al centro del dibattito culturale contemporaneo la fotografia in
tutte le sue declinazioni. Una rivista attenta anche ad altre forme di arte
visuale, che si avvale della collaborazione di intellettuali; è espressione
del mondo della cultura delle varie regioni italiane ed europee. Una vetrina
per i giovani fotografi di talento italiani e stranieri, veicolo di
interscambio per fotografi affermati. Affronta l’arte dell’immagine a più
livelli, all’interno di una veste editoriale di grande eleganza, e le varie
manifestazioni che si susseguono sul territorio nazionale e internazionale,
trovano uno spazio privilegiato per arrivare ad appassionati ed esperti del
settore.
"Gente di Fotografia è nata nel 1994 a Palermo - racconta Franco
Carlisi - per colmare una lacuna culturale e intellettuale all'interno
dell'editoria italiana del settore. Per rispondere alla esigenza di tanti
che non accettavano e non accettano di considerare una rivista culturale
dedicata alla loro passione, alla stregua di un catalogo commerciale. Di
certo, in tempi così superficiali, non è stato facile portare avanti una
pubblicazione principalmente rivolta al mondo della cultura. Tuttavia devo
dire che fin dall'inizio la rivista ha incontrato il favore di molti
appassionati, professionisti, collezionisti e ha goduto della collaborazione
di tanti autorevoli intellettuali. Senza tradire gli ideali del primo numero
in questi anni Gente di Fotografia si è progressivamente arricchita nei
contenuti e ha migliorato notevolmente la sua veste editoriale, adesso di
grande qualità".
La rivista - per scelta di autori, individuazione di nuovi talenti,
interventi critici e testi di approfondimento sul mezzo fotografico, ottima
qualità di stampa - è riuscita a diventare un punto di riferimento
riconosciuto nell'ambito della cultura, non solo fotografica.
Dal 23 marzo sarà possibile ammirare "Gente di Fotografia" nella sezione
"Editoria" del "MIA Photo Fair 2019" di Milano, fiera internazionale
dedicata alla fotografia d’arte in Italia. Ospitata nuovamente da The Mall,
nel quartiere di Porta Nuova (Piazza Lina Bo Bardi)
a Milano, dal 22 al 25 marzo 2019, "MIA Photo Fair" garantirà
ad appassionati e collezionisti un accesso privilegiato al mondo della
fotografia, con la possibilità di approfondire la conoscenza del medium che
meglio di ogni altro riesce a interpretare la realtà contemporanea. 85 le
gallerie, per quasi un terzo (27) provenienti dall’estero, ovvero da 12
paesi europei (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia,
Montenegro, Olanda, Romania, Spagna, Svizzera, Ungheria) e da 4 nazioni
extraeuropee (Cina, Giappone, Israele, USA); il resto (58) giunge
dall’Italia. A queste si aggiungono 50 espositori suddivisi tra progetti
speciali, editoria e progetti a 4 mani portando il numero totale degli
espositori a 135.
Redazione
15 marzo 2019.
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15/03/2019 |
Attualità. "Ratione
servitutis? Non, non si può più""; di Raniero La
Valle |
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Raniero La Valle |
Raniero La
Valle, giornalista e intellettuale, è stato direttore de «L’Avvenire
d’Italia» e più volte parlamentare. È autore di numerose pubblicazioni. É
direttore di "Vasti - Scuola di Critica delle Antropologie"; presidente del
Comitato per la Democrazia Internazionale; promotore del "Manifesto per la
sinistra cristiana" nel quale propone il rilancio della partecipazione
politica e dei valori del patto costituzionale del '48 e la critica della
democrazia maggioritaria; presidente dei Comitati Dossetti per la
Costituzione.
*****
"Non a tutte le donne è piaciuta l’apologia della donna fatta da papa
Francesco nel corso dell’Incontro “sulla protezione dei minori nella Chiesa”
quando, intervenendo di sorpresa, ha detto che ascoltando parlare una donna
- la Sottosegretaria del Dicastero dei Laici e della Famiglia - aveva
sentito la Chiesa parlare di se stessa, delle sue ferite, perché la donna è
l’immagine della Chiesa, che è donna, è sposa, è madre, e la Chiesa stessa
va pensata con le categorie della donna; infatti senza la donna, senza il
genio femminile, essa sarebbe forse un sindacato, non un popolo.
Il disappunto è che sia tornata anche in queste parole l’idealizzazione
“della” donna, che le donne hanno molto sofferto, essendo poi misconosciute
come persone.
Ha scritto la teologa Marinella Perroni: “Il discorso che Papa Francesco
ha fatto a braccio dopo la relazione di Linda Ghisoni ha messo in luce, al
di là delle sue migliori intenzioni, quanto anche lui resti totalmente
prigioniero di luoghi comuni che, sia pure con retoriche diverse, da secoli
impediscono alla chiesa di includere le donne. L’esaltazione è sempre
stata l’altra faccia dell’esclusione. Era un discorso impregnato di
paternalismo patriarcale e, quindi, totalmente in linea con quel
clericalismo che dice di voler sconfiggere. Finché non si ascolterà il
pensiero che le donne hanno elaborato negli ultimi due secoli, la
cultura delle donne, le istanze delle donne e si continuerà a parlare
“sulla” donna, non sarà possibile liberare la chiesa dal clericalismo,
che è una delle più tristi manifestazioni del sessismo. Un giorno,
forse, gli uomini di chiesa, chierici o laici poco importa, accetteranno non
di parlarne ma di ascoltare e, forse, capiranno che aveva ragione Carlo
Maria Martini quando diceva che sono rimasti duecento anni indietro”.
Così scrive la nostra teologa (“nostra” per affetto e per stima). Ma anche
sui social si è accesa una discussione, a prova di quanto la questione sia
patita.
Ha scritto per esempio Franca Morigi: “Posso mostrarmi perplessa e un po’
perturbata dalla donna madre-moglie figura o specchio della Chiesa? Molto
più significative le espressioni ‘principio femminile, pensare con le
categorie di una donna’ e ‘diritto di Antigone, del più umile, vincolato ai
nutrimenti terrestri, alla pietà’. Pietà contro Maestà”.
È stata anche citata una poesia di Anonima:
“Io sono quella che cantano i poeti,
io sono parlata ma non parlo,
sono scritta ma non scrivo,
io sono dipinta, ritratta, scolpita,
il pennello e lo scalpello mi sono estranei.
Nessuno ascolta le mie grida silenziose.
Io sono quella che non ha linguaggio,
non ha volto, non esiste… la donna”.
Quanto al blog del “Regno delle donne” edito “in collaborazione con il
Coordinamento delle teologhe italiane”, esso si chiede se si può ancora
pensare “al soggetto ecclesiale secondo una linea di distinzione tra
maschile e femminile”.
No, non si può, non si può più. Un’esclusione delle donne dai ministeri
nella Chiesa basata sulla sola differenza di genere non è più concepibile
a questo punto della cultura, dell’antropologia e della storia.
Lo è stato per secoli, fino ad ora, fino alla Lettera apostolica di Giovanni
Paolo II “sull’ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini”
che dava per decisa “in modo definitivo” la questione (ma senza alcun crisma
di autorità infallibile) con l’argomento che così avrebbe stabilito Cristo
stesso “chiamando solo uomini come suoi apostoli”, e agendo “in un modo del
tutto libero e sovrano”, che era come dire senza che umanamente se ne possa
rendere ragione, cosa di per sé incompatibile con tutta la pedagogia di
Gesù.
In realtà i teologi, per fare stare in piedi la dottrina, hanno cercato di
darne ragione, ognuno con la cultura del suo tempo (sempre, peraltro,
sfavorevole alle donne), fino all’argomento novecentesco che Gesù era
maschio, il sacerdote è lui, e così devono esserlo tutti gli altri.
Ma prima di questo, essi hanno insegnato per secoli - come ci ha ricordato
Giovanni Cereti, l’animatore della “Fraternità degli anawim” - che le
donne non potevano essere ordinate preti “ratione servitutis”, a
causa della condizione di servitù. Ossia, non erano libere; e tre
erano le categorie escluse dal sacerdozio per questo motivo: gli schiavi,
gli Indios e le donne. La ragione era che non avevano il “dominium sui”,
la proprietà cioè di sé e delle proprie azioni, in cui propriamente, secondo
gli scolastici, consisteva la libertà.
Oggi nessuno più dice che gli schiavi non possono diventare preti, perché la
schiavitù è felicemente (almeno in punto di diritto) abolita; di preti e
vescovi indigeni ce n’è quanti se ne vuole; ma solo per le donne, e solo
“perché donne” la discriminazione è rimasta; e se non sono padrone di sé,
vuol dire che sono di qualche altro padrone.
Né se ne può uscire con l’espediente del ripristino delle donne diacone, in
funzione del prete, o a compensare la mancanza di clero; la discussione
sul diaconato femminile non è che una strategia della distrazione che
non può durare; il vero problema sono i ministeri nella Chiesa, ivi compreso
il sacerdozio alle donne, e non come imitazione del maschio, ma come
capacità originaria divinamente fondata.
Però ci sono due buone ragioni a difesa dell’esternazione del Papa, che
fanno anche di quel suo breve intervento all’Incontro romano una gemma.
La prima è che, anche a voler introdurre questa novità nella Chiesa, la sua
scelta è di cambiare la Chiesa non per decreto, ma con la Parola; e
la parola nella Chiesa è performativa, opera ciò che dice, se non resta
isolata ed è seminata nel fecondo terreno della collegialità.
La seconda è che il Papa è un uomo, e le donne devono rassegnarsi ad essere
pensate non solo come esse pensano se stesse, ma come sono pensate dagli
uomini.
Non, naturalmente, da quelli che le uccidono e vogliono fargli da padroni,
ma da quelli che le amano, ciò che non è un fatto di sentimento, ma
un’antropologia.
E, almeno finora, nell’immaginario maschile “la donna”, anche quella più
vincolata alla terra, “ai nutrimenti terrestri”, ha una sua potenza, un suo
fascino ideale, come il divino, che è molto raccontato ma anche apofatico,
che non si può dire.
Come ha detto papa Francesco parlando un giorno della Genesi, Adamo, prima
di vedere la donna, “l’ha sognata”, diversa da tutto il resto.
Ciò non dovrebbe essere peraltro solo a riguardo della donna, ma di tutti
gli esseri umani, perché in tutti gli esseri umani bisognerebbe saper
vedere il divino, riconoscere l’arcano che è in loro, capire cosa
significa per tutti essere “figlio e figlia di Dio”.
Ma forse ciò riesce meglio agli uomini nel pensare le donne, come dicono i
miti e le culture che nella donna hanno intravisto il divino, da Venere alla
donna biblica destinata a schiacciare la testa del serpente, dalla bella
Sulammita del Cantico dei Cantici, il cui amore è “fiamma di Jahvé”, alla
“Celeste Aida, forma divina” che cantiamo spensieratamente nei nostri
teatri.
Altro che “ratione servitutis”!
O è solo poesia?
C’è una potenza delle donne che forse nemmeno il femminismo è riuscito
finora del tutto a pensare.
Ma certo qui è la storia che si deve dipanare".
Raniero La Valle
15 marzo 2019
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14/03/2019 |
Sport. Partita di calcio a 5
tra Grotte e Naro, valida per il campionato regionale di serie D |
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Locandina |
Si terrà il prossimo sabato, 16 marzo 2019 a partire dalle ore 15.00,
presso il campo sportivo polivalente coperto "Francesca Morvillo" di Grotte,
la partita di calcio a 5 tra la squadra di casa "Football - New Star -
Grotte" e la squadra ospite "Fulgentissima - Naro". L'incontro è valevole
per il campionato regionale di calcio a 5 serie D.
La classifica, al termine della 10^ giornata, vede la "Fulgentissima" al
vertice in zona promozione, con 22 punti, e la "New Star" in
penultima posizione, zona playout, con 9 punti.
Redazione
14 marzo 2019.
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14/03/2019 |
Iniziative. Convegno sul
marketing del comparto agro-alimentare; sabato 16 marzo in Aula
consiliare |
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Manifesto |
Sabato 16 marzo 2019, a partire dalle ore 18.00 presso l'Aula
consiliare del Comune di Grotte, si terrà un convegno sulla
formazione ed il marketing rivolto alle piccole e medie imprese del settore
agro-alimentare.
L'iniziativa è organizzata dallo Studio Commercialista Cimino, con il
patrocinio del Comune di Grotte, dell'Ordine dei Dottori Commercialisti ed
Esperti Contabili della provincia di Agrigento, dell'Ordine dei Dottori
Agronomi e dei Dottori Forestali della provincia di Agrigento, del Consorzio
Isola Bio Sicilia e della "MPHIM+ Academy".
Porteranno i saluti istituzionali:
- Alfonso Provvidenza (Sindaco di Grotte);
- Angelo Carlisi (Presidente del Consiglio comunale di Grotte);
- Paola Giacalone (Presidente dell'Ordine dei Dottori Commercialisti ed
Esperti Contabili della provincia di Agrigento);
- Maria Giovanna Mangione (Presidente dell'Ordine dei Dottori Agronomi e dei
Dottori Forestali della provincia di Agrigento).
Interverranno:
- Giovanni Cimino (Commercialista) sul tema "Fiscalità agevolata nel
settore agricolo";
- Nicolò Castello (Autore
della
metodologia di marketing 3ds+ su cui è basato il software MPHIM+) sul tema
"Strumenti e soluzioni per la crescita delle
piccole e medie imprese del comparto agro-alimentare";
- Calogero Alaimo Di Loro (Presidente del Consorzio Isola Bio Sicilia
Agricoltura) sul tema "Il comparto biologico in Sicilia";
- Calogero Romano (Consigliere Ordine Dottori Agronomi e Dottori Forestali
della provincia di Agrigento) sul tema "Fondi europei: le opportunità per il
comparto agro-alimentare".
Al termine degli interventi seguirà un dibattito.
Redazione
14 marzo 2019.
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14/03/2019 |
Lettere. "Avremmo
continuato a pagare somme non dovute..."; di Pietro Zucchetto |
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Pietro Zucchetto |
Considerazione di Pietro Zucchetto sull'articolo
riguardante il risparmio di circa 150mila euro sul nuovo contratto del
servizio di igiene ambientale. *****
"Carissimo Direttore,
permettimi una piccola riflessione, per favore.
Dopo la pubblicazione della nota con cui il Sindaco è riuscito a dimostrare
l’infondatezza della richiesta della SSR Agrigento Provincia Est e dell’ATI
ISEDA Srl, che richiedevano per il prossimo quinquennio delle somme non
spettanti, viste le leggi richiamate dallo stesso, è evidente che se in
questa tornata elettorale non fosse stato eletto un Sindaco “allitterato”,
appassionato e conoscitore di norme, di sicuro, sic stantibus rebus,
avremmo probabilmente continuato a pagare somme non dovute chissà per quanto
tempo ancora.
Ora io mi chiedo: era forse compito del signor Sindaco rispolverare vecchie
norme del 1988 e farle applicare o forse era obbligo di chi ha predisposto
la bozza essere aggiornato e, a priori, fare in modo che nella redazione
della stipula del contratto queste leggi e leggine venissero citate in
premessa, in modo da non dovere comparire nel dispositivo?".
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Pietro Zucchetto
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13/03/2019 |
Comune. Risparmiati circa
150.000 euro sul nuovo contratto del servizio di igiene ambientale |
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Alfonso Provvidenza |
È stata netta la
posizione
decisa del Sindaco di Grotte, Alfonso Provvidenza: le somme da pagare a
titolo di rimborso del personale distaccato non saranno soggette ad IVA. Lo
schema di contratto di servizio di igiene ambientale, proposto dalla SRR
Agrigento Provincia Est, prevedeva per il personale distaccato un costo
annuo di euro 298.043,54 sul quale andava calcolata l'IVA al 10%, per un
importo di euro 29.804,35; tale importo moltiplicato per l'intero periodo
del contratto di 5 anni ammontava a quasi 150.000,00 euro
(esattamente 149.021,75).
Con una nota indirizzata alla SRR Agrigento Provincia Est ed all'ATI ISEDA
Srl (leggi
la nota), il sindaco Provvidenza ha contestato tale importo,
argomentando che "i prestiti o i distacchi di personale ricadono
nell'esclusione dal computo della base imponibile I.V.A., ai sensi dell'art.
15, comma 1, n. 3 del DPR 633/72", e chiarendo inoltre che "il
legislatore, in ogni modo, è già intervenuto a dirimere la questione, con
l'art. 8, comma 35 della Legge 11/03/1988, n. 67, pubblicata sulla GURI n.
61 del 14/03/1988, affermando che il rimborso del solo costo del prestito o
distacco di personale dipendente non rileva ai fini dell'imposta sul valore
aggiunto".
La contestazione del Primo Cittadino di Grotte è stata accolta dalla SRR
che, con una nota della scorso 16 gennaio, accoglieva la proposta di
modifica del contratto di servizio (nella quale il costo del personale
distaccato non è soggetto ad IVA).
Pertanto la Giunta comunale, con la deliberazione n. 18 del 6 marzo 2019, ha
approvato il nuovo schema di contratto di servizio di igiene ambientale, ed
il responsabile di P.O. competente è stato autorizzato alla sottoscrizione
del nuovo contratto. Le somme da pagare a titolo di rimborso del personale
distaccato - grazie anche alla posizione decisa del Sindaco di Grotte - non
saranno soggette ad IVA, per un risparmio quinquennale - a favore dei
cittadini di Grotte - di circa 150.000,00 euro.
Carmelo Arnone
13 marzo 2019
© Riproduzione riservata.
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12/03/2019 |
Politica. On. Rosalba Cimino
(M5S): "Il presidente Conte sulla SS 640; ricostruiremo sulle
macerie" |
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Conte e Cimino |
Dichiarazione dell'on. Rosalba Cimino, deputata del Movimento 5 Stelle alla
Camera, sulla visita del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e del
ministro Toninelli sulla strada statale 640 per un sopralluogo sul cantiere.
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"Oggi, come annunciato, il
presidente Conte insieme al ministro Toninelli sarà in Sicilia sulla SS 640
Caltanissetta-Agrigento per un sopralluogo su un cantiere.
Questa visita è un importantissimo segnale dell’attenzione del Governo alla
Sicilia e alle condizioni delle sue infrastrutture viarie.
La determinazione a mettere in campo tutte le azioni e soluzioni per lo
sblocco dei cantieri fermi o addirittura chiusi, è evidente, e ciò mi rende
orgogliosa e fiduciosa circa le prospettive future che riguardano in
particolare la nostra terra.
Ripristinare una viabilità degna di un paese civile è senza dubbio una
priorità.
E da qui ripartiremo, un passo dopo l’altro, ricostruendo sulle macerie".
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Rosalba Cimino
Camera dei Deputati
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11/03/2019 |
Attività. Rosario
Vizzini relatore alla Pontificia Facoltà Teologica "Marianum" |
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Rosario Vizzini |
"La figura di Maria nelle opere di Mario Masini"; sarà
questo il tema della relazione che verrà proposta dal prof. Rosario Vizzini
all'inaugurazione della giornata di studio, organizzata dalla
Pontificia Facoltà Teologica "Marianum" di Roma, per ricordare
padre Mario M. Masini O.S.M (Ordine dei Servi di Maria), nel decimo
anniversario della morte.
La manifestazione si terrà presso la sede romana dell'Ateneo (Via Trenta
Aprile, 6) giovedi 14 marzo a partire dalle ore 16.00
Già professore di Scienze Bibliche alla
Pontificia Facoltà Teologica "Marianum" dal 1992 al 2005, il
compianto padre Masini è venuto a mancare nel 2008.
Il prof. Rosario Vizzini
ha conseguito il "Dottorato in Teologia con specializzazione in
Mariologia" (titolo accademico equiparato alla Laurea Specialistica)
presentando una tesi riguardante il lavoro del prof. Masini, dal titolo: "Il
contributo di Mario Masini (1927-2008) alla Mariologia contemporanea.
Sintesi del suo pensiero biblico-teologico".
Carmelo Arnone
11 marzo 2019
© Riproduzione riservata.
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11/03/2019 |
Chiesa. Avvisi ed
appuntamenti della settimana. |
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Pubblichiamo gli avvisi diffusi al termine delle sante Messe domenicali e
gli appuntamenti ecclesiali più rilevanti. Per agevolarne la consultazione, gli avvisi settimanali sono
pubblicati anche nella
pagina Chiesa.
Lunedi 11 marzo
- ore 06.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, celebrazione delle Lodi
animata dalle Comunità Neocatecumenali;
- ore 08.45, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 17.30, in chiesa Madre, santa Messa.
Martedi 12 marzo
- ore 06.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, celebrazione delle Lodi
animata dalle Comunità Neocatecumenali;
- ore 08.45, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 17.30, in chiesa Madre, santa Messa.
Mercoledi 13 marzo
- ore 06.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, celebrazione delle Lodi
animata dalle Comunità Neocatecumenali;
- ore 08.45, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 17.30, in chiesa Madre, santa Messa;
- ore 18.00, in chiesa Madre, Incontro di Spiritualità con don Marcel
su "La conversione".
Giovedi 14 marzo
- ore 06.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, celebrazione delle Lodi
animata dalle Comunità Neocatecumenali;
- ore 08.45, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 17.30, in chiesa Madre, santa Messa (al termine, Adorazione
eucaristica).
Venerdi
15 marzo - oggi la Chiesa raccomanda l'astinenza dalle carni
- ore 06.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, celebrazione delle Lodi
animata dalle Comunità Neocatecumenali;
- ore 08.45, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa e Via Crucis;
- ore 16.30, in chiesa Madre, Via Crucis;
- ore 17.30, in chiesa Madre, santa Messa;
- ore 17.30, nella chiesa san Rocco, Via Crucis e santa Messa.
Sabato
16 marzo
- ore 08.45, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 18.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, santo Rosario e santa Messa
prefestiva (Triduo di san Giuseppe).
Domenica 17 marzo
- ore 08.00, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 10.00, nella chiesa san Rocco, santa Messa;
- ore 11.00, in chiesa Madre, santa Messa;
- ore 11.30, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa;
- ore 17.30, nella chiesa Madonna del Carmelo, santa Messa (con il cammino di fede per i fidanzati);
- ore 18.45, in chiesa Madre, santa Messa.
AVVISI
- Ogni venerdi, alle ore 16.30 in chiesa Madre, Via Crucis.
- Ogni giorno (esclusi prefestivi e festivi) alle ore 06.00, nella chiesa
Madonna del Carmelo, celebrazione delle Lodi animata dalle Comunità
Neocatecumenali; la partecipazione è aperta a tutti i fedeli.
Orari delle Sante Messe in vigore dal 28/10/2018:
Feriali: ore 08.45, chiesa Madonna del Carmelo ore 17.30, chiesa Madre
Prefestivi: ore 18.30, chiesa Madre ore 20.15, chiesa San Francesco (animata dalle comunità
neocatecumenali)
Festivi: ore 08.00, chiesa Madonna del Carmelo ore 10.00, chiesa San Rocco
ore 11.00, chiesa Madre ore 11.30, chiesa Madonna del
Carmelo ore 17.30, chiesa Madonna del Carmelo
ore 18.45, chiesa Madre |
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11/03/2019 |
Cordoglio. Decio Terrana: "Prematura
e tragica scomparsa dell'assessore regionale Tusa" |
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Sebastiano Tusa |
Dichiarazione dell'on. Decio Terrana,
coordinatore
politico regionale e responsabile nazionale Enti locali UDC, per la
scomparsa dell'assessore regionale Sebastiano Tusa. *****
"Esprimo
a nome di tutto il partito regionale dell'Udc, del Gruppo parlamentare,
degli Assessori regionali e Amministratori locali, un sentito cordoglio alla
famiglia per la prematura e tragica scomparsa dell' Assessore Regionale
Sebastiano Tusa.
Uomo di straordinaria sensibilità umana, notevole valenza culturale e
attivamente impegnato per lo sviluppo culturale della nostra terra.
La sua scomparsa priva la Sicilia di uno studioso di fama internazionale che
ha dato all'archeologia un notevole contributo, priva la nostra terra del
cuore di un uomo che ha manifestato tanta generosità, grande senso di
responsabilità e impegno per la collettività.
Alla famiglia Tusa e a tutte le famiglie di coloro che sono deceduti
tragicamente a causa dell' incidente aereo rivolgo le più sentite
condoglianze".
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Decio Terrana
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10/03/2019 |
Dialoghi. "Sì TAV. No
TAV. Nì TAV"; di Giuseppe Castronovo |
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"Dialogo" del dott.
Giuseppe Castronovo, studioso ed autore di testi di Diritto.
Al Circolo della Concordia abbiamo affrontato il tema TAV. Ci siamo chiesti
se sia comprensibile dall'opinione pubblica tanta confusione tra i
componenti del Governo dinnanzi a contratti già sottoscritti con altre
nazioni non da ieri ma da anni. Ne va di mezzo la credibilità del nostro
Paese nel contesto internazionale.
Giuseppe Castronovo
"Sì TAV. Non TAV. Nì TAV"
(Dai dibattiti svolti al “Circolo della Concordia” )
Saro: Amici, mi sembra che la confusione intorno al tema TAV regni sovrana
più che mai.
Nenè: È proprio così: all’interno dello stesso Governo c’è chi dice “Sì
TAV” e c’è chi dice “No TAV”.
Enzo: Caro Nenè diciamola tutta: c’è anche chi non sapendo con chi
schierarsi dice “Nì TAV”.
Franco: Un modo di procedere che sta seriamente minando, anche in sede
internazionale, la credibilità del nostro Paese.
Ignazio: L’aspetto preoccupante, per noi contribuenti, è rappresentato dal
fatto che al punto in cui si trovano i lavori ci costa di più non farla che
farla!
Salvo: Se le cose stanno così non possiamo non chiederci quale investitore
estero sia così sprovveduto da venire ad investire in Italia.
Enzo: Prof. Vezio, la sua opinione.
Vezio: Come opportunamente ci ricordava l’amico Saro “In questa vicenda è
la confusione che regna sovrana”. Non trova giustificazione alcuna
essere ancora a questo punto dopo anni e anni di discussione e di accordi
internazionali sottoscritti e già in vigore! Mi dispiace dover dire che
costoro - parlo del Governo - purtroppo per loro e per noi, non hanno letto
o forse ritengono non dover tener conto dell’insegnamento del nostro poeta
Dante il quale così ci ammonisce:
“Sempre la confusion de le persone
principio fu del mal della cittade”.
(Paradiso, XVI, 67-68).
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Giuseppe
Castronovo
(gcastronovo.blogspot.it)
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10/03/2019 |
Lingua. "Origini del
vernacolo siciliano e della lingua italiana" (14); di Rodolfo Costanza |
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Brano di
Jacopo da Lentini
Prof. Rodolfo Costanza |
Origini del vernacolo siciliano
e
della lingua italiana
(Puntata n° 14)
14.
L’Ottocento:
innovatori e tradizionalisti
Premessa
Le discussioni sulla lingua diventarono
insolitamente aspre fra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento. Lo
spunto fu dovuto alla nascita dell’Istituto Nazionale di Scienze, Lettere e
Arti, fondato da Napoleone a Milano, come corrispettivo italiano
dell’Accademia di Francia, che si proponeva fra gli altri compiti, anche
quello di mettere ordine nella lingua italiana.
I letterati si divisero: da una parte i cosiddetti
puristi, fedeli alla Crusca, e capitanati dall’abate veronese Cesari,
secondo il quale la lingua italiana era quella degli scrittori del Trecento,
e tutto ciò che era avvenuto dopo era da buttar via, dall’altra,
gl’innovatori capitanati dai romantici.
Queste risse dimostrano quanto lontani fossero i
letterati italiani da ogni concezione d’impegno civile: invece di
affrettarla, ritardavano la nascita di una lingua che tutti gli italiani
potessero scrivere come si parlava e parlare come si scriveva.
14.1
Tradizionalisti e innovatori
Gli innovatori erano i romantici propugnatori della
nuova maniera di poetare che si era diffuso in Europa e sostenevano che la
lingua si evolve nel tempo. Essi affermavano che c’è una certa relazione tra
la lingua e il territorio dove è usata, questo deve far si che siano
introdotte parole dialettali per arricchire il lessico.
Tra i più risoluti avversari dei puristi c’erano i
romantici milanesi. Essi condannavano i tradizionalisti e la particolare
situazione linguistica del nostro paese, caratterizzata dall’artificiosità
della lingua letteraria e lodavano la vitalità dei dialetti che il romantico
poeta milanese Porta assimilava alle lingue. I romantici erano anche
sostenitori del modo nuovo di far poesia che doveva tener conto del fatto
che la lingua era una realtà in continua evoluzione come aveva affermato il
secolo prima il filosofo della lingua Cesarotti.
Il poeta Vincenzo Monti invece ebbe il vigore e
l’affidabilità per porre un freno agli eccessi del Purismo e di favorire
l’introduzione di parole nuove soprattutto per la scienza e la tecnica. Qui
sotto riportiamo la sua famosa e tanto amata traduzione dal greco del
Proemio dell’Iliade di Omero.
Cantami, o diva, del Pelìde Achille
l’ira funesta che infiniti addusse
lutti agli achei, molte anzi tempo all’orco
generose travolse alme d’eroi,
e di cani e d’augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l’alto consiglio s’adempia), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de’ prodi Atride e il divo Achille.
I pareri discordi sulla letteratura classica
trecentesca costrinsero Monti a produrre una serie di considerazioni
denominate Proposte di alcune correzioni e aggiunte al Vocabolario della
Crusca, pubblicate tra il 1817 e il 1824. Tali Proposte contenevano gli
errori commessi dai compilatori del vocabolario, dovuti alla loro scarsa
preparazione filologica.
Gli scrittori operanti a cavallo della fine del
Settecento e dell’inizio dell’Ottocento come Parini, Alfieri e Foscolo
rivendicano invece il diritto di arricchire la lingua poetica attraverso un
rinnovato confronto con gli antichi autori greci e latini. A riguardo
riportiamo un sonetto del Foscolo.
A Zacinto (Foscolo)
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che ti specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
Leopardi, il maggior poeta dell’Ottocento italiano e
una delle più importanti figure della letteratura europea,fece notare
che ci sarebbe stata sempre una rilevante differenza tra lingua poetica
rispetto alla prosa e alla lingua parlata. Affermò anche che gli arcaismi
pur tuttavia si adattano e sono necessari alla poesia; infatti, il suo
linguaggio poetico si lega, in parte, alla consuetudine di poetare del
Petrarca e del Tasso. Di seguito riportiamo la sua più nota poesia.
L’infinito (Leopardi)
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
Il
linguaggio poetico dell’Ottocento ha difficoltà ad accettare grandi
mutamenti espliciti. Lo stesso Manzoni, che aderiva al romanticismo
milanese, si legò, di fatto, alla forma usuale di elaborare le sue poesie.
Infatti, i romantici quando vollero mettere in poesia argomenti realisti e
innovativi, andarono a sbattere proprio contro queste difficoltà di fare
poesia.
Per quanto riguarda la prosa
molta letteratura italiana cerca di conciliare il concetto di “identità”
nazionale e indipendentismo con le idee del romanticismo europeo. Autori
romantici molto noti per i loro libri sono: Giuseppe Mazzini, Massimo
d’Azeglio, Vincenzo Gioberti, luigi Settembrini, Silvio Pellico, Ippolito
Nievo e altri.
14.2
Manzoni e la questione della lingua
Tra gli intellettuali romantici milanesi di fine
Settecento e inizio Ottocento si dibatte in modo risoluto attorno al
problema del poco rassicurante futuro della lingua italiana.
Nell’ambito del romanticismo, fu il Manzoni ad
affrontare la “questione della lingua” per le sue personali esigenze di
romanziere. Iniziò a occuparsi del problema della lingua italiana fin dal
1821, con la stesura di Fermo e Lucia, redazione iniziale dei
Promessi Sposi. In questa prima fase eclettica Manzoni cercava di
raggiungere uno stile duttile e moderno utilizzando il linguaggio
letterario, ma senza vincolarsi ai puristi, anzi accettando francesismi,
milanesismi e applicando la regola dell’analogia.
Il Manzoni con Fermo e Lucia accetta
l’ampliamento dell’orizzonte civile proposto dal Porta, facendo protagonisti
del suo romanzo un lavoratore e una contadina, e muovendo intorno a essi
tutta una società stratificata; poi perché quest’ampliamento corrisponde a
un’interiore rivendicazione della libertà e della dignità di ogni essere
umana.
Nel romanzo Manzoni riprende, in parte, le idee
linguistiche sui dialetti del secolo precedente del Cesarotti, sebbene alla
fine tali meditazioni lo portino a una conclusione diversa dal tentativo di
usare il dialetto milanese.
La ricerca di una lingua che come si parla si scrive e
come si scrive si parla ha accompagnato il Manzoni per tutta la sua vita.
Dove trovarla, confidava il Manzoni al Fauriel, in una lettera, una lingua
italiana semplice, piana, discorsiva, che tutti potessero capire? La sua
prima idea fu di scrivere il suo romanzo in francese e fu lo stesso Fauriel
a sconsigliarlo. Finita la prima stesura, gli parve piena di tali e tanti
modi gergali lombardi, che fu preso dalla tentazione di disfare tutto.
Ancora una volta fu il Fauriel a sconsigliarlo. Ma il problema restava: dove
trovare quella benedetta lingua, che fosse insieme tanto corretta e popolare
da poter stare nei dialoghi, tanto sulla bocca del Cardinale Borromeo che su
quella del contadino Renzo?
Nel frattempo in lui maturarono nuove idee vitali e
innovative da utilizzare per il suo romanzo. Fu allora che il Manzoni pensò
di “sciacquare i panni in Arno”, cioè di andarsi a cercare quella lingua in
Toscana. Manzoni era del parere che l’unica lingua per una prosa moderna
fosse il fiorentino parlato dalle persone colte. Egli sapeva bene che la
lingua della letteratura era stata il toscano, il solo vernacolo che aveva
unito gli Italiani lungo i secoli.
Al cuore delle riflessioni del Manzoni ci stava l’idea
che la lingua è definita dall’uso e che essa sia la base dell’identità
nazionale. Tale idea fu perfezionata in seguito con la riscrittura dei
Promessi Sposi (1840-42) con il vernacolo colto in uso a Firenze.
Vernacolo che rinnovava e rendeva la nostra lingua più viva e meno
letteraria, purificata da latinismi, dialettismi, francesismi e da
espressioni letterarie di sapore arcaico. Ciò avvenne dopo un suo lungo
soggiorno a Firenze, dove il contatto diretto con la lingua fiorentina colta
suscitò in lui una positiva reazione. Ciò che Firenze offrì al Manzoni fu il
modello di una lingua che aveva ridotto il divario fra il vocabolario delle
persone colte e quello del popolo.
Di seguito riportiamo un brano dei Promessi sposi.
Peste manzoniana
L'undici giugno, ch'era il giorno stabilito,
la processione uscì, sull'alba, dal duomo.
Andava dinanzi una lunga schiera di popolo,
donne la più parte, coperte il volto d'ampi
zendali, molte scalze, e vestite di sacco.
Nel mezzo, tra il chiarore di più fitti lumi,
sotto un ricco baldacchino, s'avanzava la cassa,
portata da quattro canonici, parati in gran pompa.
Dai cristalli traspariva il venerato cadavere,
vestito di splendidi abiti pontificali,
e mitrato il teschio; e nelle forme mutilate
e scomposte, si poteva ancora distinguere
qualche vestigio dell'antico sembiante,
quale lo rappresentano l'immagini...
Manzoni espresse la propria posizione
definitiva, auspicando che la lingua di uso colto di Firenze completasse
quell’opera di unificazione nazionale che già, in parte, si era realizzata
proprio sulla base di quanto vi era di vivo nella lingua letteraria toscana
e che era l’unico elemento di identità e coesione nazionale.
Gli Italiani finalmente avevano un romanzo in cui
trovavano un punto di coesione, fin allora mai raggiunto, fra la lingua
parlata e quella scritta. Il libro aveva anche un altro grande merito:
quello di essersi dato come protagonista non più l’Eroe, il personaggio di
eccezione, ma il popolo. Per la prima volta il comune lettore, che la
letteratura aulica e cortigiana aveva con sdegno escluso, riconosceva se
stesso e i propri simili negli attori di una vicenda, di cui in tal modo si
sentiva partecipe. Ecco perché i Promessi Sposi furono il più grande evento
non solo letterario di quel momento storico.
Per la lingua Manzoni combatté molte battaglie non
prive d’amarezza. Il Ministro della Pubblica Istruzione aveva nominato una
Commissione divisa in due sezioni con l’incarico preciso di ricercare e di
proporre tutti i provvedimenti coi quali si potesse rendere comune agli
italiani la conoscenza della buona lingua e della buona pronuncia. Manzoni
accettò di parteciparvi e di esserne il presidente.
La relazione del Manzoni intitolata “Dell’unità della
lingua e dei mezzi per diffonderla”, pubblicata sulla Nuova Antologia di
Firenze, riassumeva così il suo pensiero: “In Firenze si trovano tutte le
cognizioni e le idee che ci siano in Italia per raggiungere l’unità della
lingua. D’altronde non esiste, di fatto, in Italia una lingua comune, ma
solo una quantità indefinita di locuzioni comuni. Non si tratta tanto di una
questione teorica, quanto di un problema politico, poiché, dopo l’unità di
governo, d’armi e di leggi, l’unità della lingua è quella che serve di più a
rendere stretta e salda una nazione e un popolo”.
Secondo Manzoni, bisognava dividere le due funzioni
della lingua che si erano confuse nei precedenti dizionari italiani: la
funzione primaria doveva essere quella di indicare l’uso vivo della lingua
di Firenze. La seconda funzione era di realizzare una serie di vocabolari
dialettali che dovevano illustrare l’esatto equivalente delle parole
fiorentine.
Tommaseo e Lambruschini, facente parte della seconda
commissione, presero le distanze dai suggerimenti proposti dal Manzoni
rivendicando la funzione degli scrittori nella regolazione della lingua e
sollevando dubbi di varia natura sul primato assoluto dell’uso vivo del
vernacolo di Firenze. I due partivano da presupposti diversi del Manzoni: la
lingua italiana era quella usata da poeti e letterati, si trattava quindi di
formare il dizionario su quell’uso e non sull’uso del gergo colto di
Firenze.
La borghesia italiana, nella pluralità dialettale della
nazione appena unificata, aveva bisogno di chiarezza linguistica e quindi
apprezzò lo sforzo fatto dal Manzoni e dai suoi seguaci. Infatti, il governo
pensò che il modo di imporre una lingua unitaria per tutta la nazione,
vitale per unire culturalmente gli italiani secondo una prospettiva
romantica e centralistica alla francese, fosse di promuovere alcune proposte
suggerite dal Manzoni. Purtroppo il progetto manzoniano si dimostrò di
difficile applicazione.
14.3
Graziadio Isaia Ascoli, il fondatore della linguistica e della dialettologia
italiana
Il Manzoni aveva trovato nella lingua viva parlata
dalle persone colte di Firenze una norma valida per gli scrittori e per i
parlanti italiani. Egli aveva finalmente raggiunto quanto da qualche tempo
aveva sperato: lingua viva, lingua letteraria, stile dello scrittore. Una
terna efficiente e compiuta per lui scrittore, ma non altrettanto funzionale
per gli italiani, come poi la storia dimostrò.
Negli anni che precedettero e seguirono la morte del
Manzoni si riaccese forte la polemica sulla lingua. Tra i contestatori delle
idee e delle proposte di Manzoni vi fu Isaia Ascoli, il fondatore della
linguistica e della dialettologia italiana. Ascoli affermava che ormai la
questione linguistica andava affrontata sulla base della moderna indagine
storico-scientifica e comparativistica.
Fu proprio Isaia Ascoli che nel 1873 si fece promotore
di questa esigenza attraverso il Proemio del primo numero della
rivista specialistica dell’“Archivio glottologico italiano” da lui
redatto. Ascoli affermava in modo esplicito che per elaborare una
soddisfacente lingua italiana bisognava studiare e analizzare la
correlazione tra la lingua e la società, tener conto dalla natura secolare
dei vernacoli regionali. Pertanto la soluzione di Manzoni era inadatta,
inutilizzabile, inadeguata oltre che impraticabile. Lo stato unitario
inoltre non aveva bisogno del provinciale gergo fiorentino, ma di una lingua
duttile e agile, adatta anche a trattare argomenti di tipo culturale. Il
popolo italiano aveva necessità non di una lingua semplice e mediocre, che
rischiava di essere grottesca come il vernacolo fiorentino che in passato,
sostenuto dai suoi seguaci, aveva poco convinto, ma di una lingua
flessibile, pronta e vivace, utile a dibattere anche argomenti eruditi. La
diffusione e l’apprendimento di questa lingua non potevano avvenire in breve
tempo ed essere imposte con direttive ministeriale, ma tramite una
scolarizzazione diffusa, l’ammodernamento degli organismi culturali e lo
sviluppo di tutte le scienze umanistiche.
La polemica scoppiò per la pubblicazione del Novo
vocabolario della lingua italiana secondo l’uso di Firenze di
Giorgini-Broglio, titolo in cui era stato usato l’aggettivo nòvo alla
maniera fiorentina moderna, con il monottongamento in ò di uo,
contro l’aggettivo nuovo, ormai largamente accolto nella lingua
letteraria comune.
In sostanza Ascoli non era d’accordo che si potesse
spontaneamente riconoscere l’italiano nel fiorentino vivente, e quindi
affermava che era inutile quanto velleitario agognare a una totale unità
della lingua. L’unificazione linguistica italiana poteva essere una
conquista reale che si sarebbe realizzata solo quando si fossero amalgamate
le varie culture dialettali espresse dal popolo italiano. Ascoli, inoltre,
contestava che si potesse applicare in Italia il modello centralistico
francese cui si era ispirato Manzoni. L’Italia andava considerata insomma un
paese multicentrico, in cui Ascoli individuava la mancanza di quadri
intermedi che si ponessero a mezza strada tra i pochissimi dotti e
l’ignoranza delle masse. Affermava inoltre che bisognava tener conto della
realtà e partire dalle scuole elementari, dai dialetti e dall’uso
dell’italiano sovraregionale, in parte esistente in molti ambienti sociali.
In quel periodo, abbastanza rilevante furono le voci
dialettali provenienti da varie regioni. Di seguito ne riportiamo alcune
come i piemontesi cicchetto,arrangiarsi, grana, bocciare; il lombardo
panettone e risotto; i veneti ciao, vestaglia; i napoletani
cafone, camorra, omertà; i siciliani mafia e picciotto.
Ascoli fu il primo a dare una descrizione accurata
e completa della distribuzione dei dialetti italiani e delle loro
caratteristiche, in uno studio, rimasto famoso, intitolato L’Italia
dialettale. Rielaborò la teoria del sostrato, in base alla quale veniva
stabilita l’importanza dell’azione svolta dalle lingue dei vinti su quella
dei vincitori. Egli affermava che un popolo conquistato perde, in certe
condizioni, la propria lingua, ma assoggetta quella del vincitore alle
abitudini del proprio organo vocale. Infatti, attribuiva all’influenza del
sostrato celtico pre-latino la presenza in alcuni dialetti italiani della
vocale turbata u (la u alla francese).
Molti si chiedevano quale sarebbe stata la lingua
italiana del domani. Non era possibile immaginarla se non ripetendo quelle
parole con cui Gino Capponi terminava la Nuova Antologia (1869): “La
lingua italiana sarà ciò che sapranno essere gli Italiani”.
Nei successivi decenni dopo l’unità d’Italia, le opere
letterarie e le idee del Manzoni sulla lingua tuttavia si affermarono poiché
influirono positivamente su alcuni scrittori. Uno di questi fu De Amicis
grazie alla sua opera, L’idioma gentile, nella quale utilizza un
vernacolo toscano scorrevole e amabile. Vernacolo che fu apprezzato molto
dai maestri di scuola elementare poiché facilitava l’insegnamento della
lingua italiana ai propri scolari, e permetteva di esporre delle letture in
buona lingua toscana. Anche Collodi ebbe una grande influenza sul
pubblico dei ragazzi con il celeberrimo Le avventure di Pinocchio.
14.4
Una stagione d’oro della lessicografia
L’Ottocento è stato una stagione splendida dei
dizionari per ricchezza di produzione e per qualità. In ciò si cimentarono
principalmente alcuni puristi. La “Crusca veronese”, fondata all’inizio
dell’Ottocento dal purista Antonio Cesari di Verona, aveva riproposto il
Vocabolario della Crusca con una serie di aggiunte.
Tra il 1833 e il 1842 fu pubblicato anche il
Vocabolario della lingua italiana del purista Giuseppe Manuzzi. Gli
esperimenti lessicografici più notevoli e innovativi della prima metà
dell’Ottocento si rifacevano comunque al vecchio dizionario della Crusca,
anche se poi ne prendevano le distanze in modo critico.
Tra il 1829 e il 1840 la società tipografica napoletana
Tramater elaborò il Vocabolario universale italiano che comunque si
rifaceva a quello della Crusca. L’opera aveva, però, un taglio
tendenzialmente enciclopedico e dedicava particolare attenzione alle voci
tecniche, di scienze, lettere, arti e mestieri. Questo dizionario ebbe il
merito e si segnalò per aver dato un grande contributo nel superamento delle
definizioni tradizionali.
Nella seconda metà nell’Ottocento esce anche l’eccelso
Dizionario Tommaseo-Bellini. Uno dei punti di forza di questo dizionario
era, oltre alla grande mole, l’abbondanza dei termini e la strutturazione
delle voci più consona alla realtà del momento storico.
L’Ottocento fu connotato pure dalla nascita di numerosi
vocaboli che derivavano da scienze come la fisica, la chimica, la biologia,
la medicina, la filosofia, ecc. In questo secolo si espande la
Rivoluzione industriale e nasce il capitalismo. Nascono con la
Rivoluzione francese lo Stato di diritto e la Rivoluzione
tecnico-scientifica. Questi enormi cambiamenti avevano consentito grandi
mutamenti sociali, economici e lavorativi. Tutto ciò aveva comportato anche
l’arricchimento del lessico italiano di nuovi termini scientifici e tecnici,
politici, economici, burocratici, sociali, industriali ma anche di parole
riguardanti la cucina, l’abbigliamento, lo sport, la medicina e il mondo
extra-europeo.
Il più rilevante apporto di nuove voci, come del resto
era avvenuto nei due secoli precedenti, si deve principalmente alla Francia
e, in parte, all’Inghilterra, le nazioni più avanzate dal punto di vista
economico, scientifico, culturale e commerciale. Di seguito riportiamo
alcune voci che entrano a far parte della lessicografia della lingua
italiana: menu, élite, chic, eclatante, habitué, reclame, attualità,
massaggio, sigaro, griglia, manovra, ambulanza, cravatta, bretella,
liberale, leader, copyright, eccentrico, whisky, gin, tasso, vigile, treno,
flanella, boicottare, ostruzionismo, sciopero, serrata, sabotare,
burocrazia, carrozza, calcio, profilattico, antisemita, obiettivo, giungla,
veranda, nirvana, ecc. C’è da dire che parecchi termini francesi e
inglesi sono di origine latina che con un circolo imperfetto venivano
reintrodotti nella lingua italiana come plebiscito, bocciare,
intransigente, ostruzionismo, libertario.
Risparmiamo al lettore l’elencazione dei tantissimi
nuovi vocaboli creati nella fisica e nella chimica, ecc., e poi la creazione
di vocaboli di origine greca costruiti ingegnosamente nell’ambito delle
varie scienze e in special modo in biologia e in medicina.
Segnaliamo invece la creazione di nuovi termini
attraverso alcuni suffissi: logia (es: cardiologia); oide
(alcaloide); izzare (centralizzare); ismo, ista (socialismo,
socialista) e poi l’uso profuso di alcuni prefissoidi greci: auto
(automobile, autogoverno); foto (fotografia, fotosintesi); elettro
(elettricista, elettromagnetismo); tele (telegrafia, telegramma).
Un rilevante contributo lessicale proviene anche dai
dialetti delle varie regioni italiane, l’Ottocento, infatti, fu anche il
secolo d’oro della lessicografia dialettale. L’interesse romantico per il
popolo e la cultura popolare, condusse alcuni studiosi a interessarsi di
linguistica dialettale. I dialetti quindi non furono più considerati
italiano corrotto, ma delle parlate con la loro dignità, i loro documenti e
la loro storia parallela a quella della lingua italiana. Lo studio dei
dialetti si accompagnò inoltre a una profonda curiosità per le tradizioni
popolari, usi, costumi e anche per le forme letterarie della loro cultura
orale, canti e racconti.
14.5
Situazione linguistica nella seconda metà dell’Ottocento
Nella prima metà dell’Ottocento tra l’élite
culturale delle varie regioni italiane c’era in comune soltanto un modello
d’italiano letterario, invece mancava quasi del tutto,tra il popolo, una
lingua comune della conversazione poiché ogni regione aveva la sua.
Il numero di chi era in grado di parlare in italiano
era allora incredibilmente basso. Alcuni studiosi hanno calcolato che al
momento della fondazione del Regno d’Italia 80% degli italiani era
analfabeta totale. E, non tutto, il restante 20% sapeva parlare bene
l’italiano.
Il De Mauro ha supposto che allora per raggiungere una
padronanza accettabile della lingua occorresse almeno la frequenza della
scuola superiore postelementare, la quale nel 1862-63 toccava solamente meno
dell’1% della popolazione tra gli 11 e i 18 anni. In totale sarebbero stati
circa 600.000 gli italiani capaci di parlare la nostra lingua su una
popolazione totale di 25 milioni.
Con la formazione dell’Italia unita, per la prima volta
la scuola elementare teoricamente divenne ovunque gratuita e obbligatoria
grazie all’estensione della legge Casati del 1859 in tutto il territorio
della penisola. La legge Coppino del 1877 rese inoltre effettivo l’obbligo
della frequenza ai ragazzi, almeno per il primo biennio, punendo i
renitenti. Nel 1861, più della metà della popolazione infantile evadeva
l’obbligo scolastico. Nel 1906, evadeva l’obbligo più del 40% dei ragazzi.
Tra l’altro certi maestri non erano del tutto in grado di usare l’italiano e
utilizzavano per tenere lezione il dialetto che, del resto, era l’unica
lingua viva conosciuta sia dagli scolari sia dai maestri.
Le cause che hanno portato all’unificazione linguistica
italiana dopo la formazione dello stato unitario, individuate dal linguista
Tullio De Mauro, possono essere così riassunte:
1) Azione unificante della burocrazia e dell’esercito;
2) Azione di stimolo della stampa periodica e
quotidiana;
3) Effetti su fenomeni demografici quali l’emigrazione,
che porta fuori dall’Italia molti analfabeti;
4) L’immigrazione e aggregazione verso i poli urbani e
industriali di masse di gente che lentamente furono costretti ad abbandonare
i dialetti rurali delle zone di provenienza.
Delle quattro motivazioni di sicuro il linguaggio
giornalistico assunse una grande rilevanza di omologazione linguistica del
ceto medio. Sorsero, infatti, diversi giornali che elaborarono un linguaggio
borghese e conquistarono il pubblico della media borghesia, una classe
sociale già disponibile ad assumere il rinnovato linguaggio
tosco-manzoniano.
Nella seconda metà del secolo, i giornali divennero un
fatto di massa. Ancora in questo periodo, nei giornali si alternavano voci
colte a parole popolari, anche se erano evitati i dialettismi più
conclamati. Nonostante tutto, alcune parole dialettali furono diffuse
attraverso questo mezzo. Per farsi comprendere i giornalisti usavano uno
stile e un lessico adatto a comunicare e che aveva il pregio di svecchiare
la prosa attraverso un periodare breve e convenzionale e creando nuovi
neologismi. Anche l’opera lirica, per chi non era in grado di leggere i
libri e i giornali, diede il suo contributo nel diffondere la lingua
italiana.
14.6 La
prosa letteraria, la poesia e i dialetti
Nell’Ottocento nasce in Italia, come si sa, la
moderna letteratura narrativa per opera principalmente del Manzoni, il quale
ebbe il merito di rinnovare il linguaggio non solo del romanzo, ma anche
della saggistica, avvicinando notevolmente lo scritto al parlato
indirizzando il pubblico verso la lingua media comune. Sotto quest’aspetto
Collodi ebbe una grande influenza sul pubblico dei ragazzi con il
celeberrimo Le avventure di Pinocchio (1883). Lo stile del libro fu
in sintonia con il manzonismo e contribuì a diffondere il palare toscano in
tutta Italia.
Ben altra importanza ebbe la svolta inaugurata dai
veristi. Il Verismo (o Realismo) fu un movimento
letterario che si diffuse in Italia nell’ultimo trentennio dell’Ottocento.
Il carattere fondamentale fu il ritorno alla natura che si espresse
attraverso la composizione di opere letterarie che avevano come argomento la
realtà umana e sociale della gente del Mezzogiorno d’Italia.
I maggiori rappresentanti del Verismo italiano sono
stati: Giovanni Verga, Federico de Roberto, Luigi Capuana, Matilde Serao,
Salvatore Di Giacomo, Grazia Deledda.
I veristi elaborarono un italiano poco venato di
termini dialettali. Verga, nei suoi romanzi non abusò del dialetto
siciliano. Egli utilizzo la lingua italiana come accettabile strumento di
comunicazione per i suoi personaggi isolani appartenenti al ceto popolare,
senza per questo usare in modo integrale ed eccessivo il dialetto siciliano.
Lo scrittore adottò solo alcune parole siciliane, e poi ricorse a modi di
dire e soprannomi tipici dell’isola. Egli usò il che polivalente, la
ridondanza pronominale, il ci attualizzante (es: averci), gli
per loro. Questi tratti popolari servivano a simulare una parlata
viva.
Dai Malavoglia (Incipit)
Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia
di Trezza; ce n'erano persino ad Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e
brava gente di mare, proprio all'opposto di quel che sembrava dal nomignolo,
come dev'essere. Veramente nel libro della parrocchia, si chiamavano
Toscano, ma questo non voleva dir nulla, poiché da che il mondo era mondo,
all'Ognina, a Trezza e ad Aci Castello, li avevano sempre conosciuti per
Malavoglia, di padre in figlio, che avevano sempre avuto delle barche
sull'acqua, e delle tegole al sole.
Nuova fu la sintassi usata da Verga, in
particolare per il discorso indiretto libero (o “discorso rivissuto”).
L’ultimo grande poeta dell’Ottocento fu Giosuè Carducci
che incarnò il ruolo tradizionale del vate che, come si sa, si oppose al
diffondersi della teoria manzoniana sull’omologazione dell’italiano al
fiorentino colto nel mondo della scuola. Egli fu irriducibile avversario del
“dialetto popolare” toscano, pronto a sferzarlo con la sua satira. Attaccò
il modello di Manzoni definendolo “manzonismo degli stenterelli” in nome
della poesia che invece ostentava stili e lessico classicheggianti. Di
seguito presentiamo una delle poesie più note del poeta.
San Martino (Carducci)
La nebbia agli irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l’uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del
Novecento, una prima rottura col linguaggio poetico tradizionale si ha con
Pascoli e i crepuscolari. Quantunque Pascoli utilizzi parole colte e
latinismi, sa maneggiare perfettamente la forma antica. Con lui “cade” la
distinzione fra parole poetiche e non poetiche, fino a includere termini
dialettali.
Sotto riportiamo una poco nota poesia del poeta.
La gatta
Era una gatta, assai trita, e non era
d’alcuno, e, vecchia, aveva un suo gattino.
Ora, una notte, (su per il camino
s’ingolfava e rombava la bufera)
trassemi all’uscio il suon d’una preghiera,
e lei vidi e il suo figlio a lei vicino.
Mi spinse ella, in un dolce atto, il meschino
tra’ piedi; e sparve nella notte nera.
Che notte nera, piena di dolore!
Pianti e singulti e risa pazze e tetri
urli portava dai deserti il vento.
E la pioggia cadea, vasto fragore,
sferzando i muri e scoppiettando ai vetri.
Facea le fusa il piccolo, contento.
Con la sua ricerca linguistica audacemente
sperimentale, Pascoli aprì la strada alla rivoluzione poetica del Novecento.
Con la raccolta Myricae
la poesia italiana sembra scrollarsi di dosso le incrostazioni della
tradizione per far riemergere le cose, la natura, fino ai più umili animali
e alle più piccole piante, come se fossero stati appena scoperti dall’occhio
umano. La metrica, la musica stessa del verso appare più libera, piena di
echi e di rinvii che si prolungano nell’animo del lettore.
Rodolfo Costanza
Pubblicato dalla
testata
giornalistica
Grotte.info Quotidiano
su www.grotte.info il 10 marzo 2019.
Per gentile concessione dell'Autore.
© Riproduzione riservata.
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09/03/2019 |
Sport. Partita di calcio a 5
tra Grotte e Cerami, valida per il campionato interprovinciale di serie
D |
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Locandina |
Si terrà oggi pomeriggio, sabato 9 marzo 2019 a partire dalle ore 17.00,
presso il campo sportivo polivalente coperto "Francesca Morvillo" di Grotte,
la partita di calcio a 5 tra la squadra di casa "Football - New Star -
Grotte" e la squadra ospite "Viola Futsal - Cerami". L'incontro è valevole
per il campionato interprovinciale di calcio a 5 serie D.
La classifica vede le due squadre in zona playout: la "New Star" in
penultima posizione con 6 punti e la "Viola Futsal" terzultima con 12 punti.
Redazione
9 marzo 2019.
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09/03/2019 |
Servizi. Pubblicate le
graduatorie provvisorie dei
lavoratori forestali per l'anno 2019 |
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Centro per l'impiego |
Con una nota ufficiale, il Centro per l'Impiego di Canicatti ha comunicato che l'8 marzo sono state
pubblicate le graduatorie provvisorie uniche dei lavoratori forestali. *****
"Oggetto: Pubblicazione Graduatorie Forestali Provvisorie Uniche Distrettuali - art. 12 L.R. n. 5 del 2014 - per l'anno 2019 - D.R.S. n.
496/2019 Serv. X - C.P.I. di Agrigento del 07/03/2019.
Si comunica che a decorrere dal 08/03/2019 per un periodo di gg. 10
consecutivi, è in pubblicazione la graduatoria provvisoria unica
distrettuale anno 2019.
I lavoratori interessati potranno prenderne visione presso il C.P.I. di
Canicatti e i Recapiti di Grotte e Ravanusa.
Gli interessati potranno ricorrere avverso le graduatorie uniche
distrettuali presentando eventuali osservazioni scritte presso il C.P.I. di
Canicatti e/o presso il Serv. X - C.P.I. di Agrigento entro e non oltre il
18/03/2019".
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Funzionario Direttivo
Dott. Tommaso Vergopia
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D'ordine del Dirigente ad interim
(Angelo Di Franco)
Il
Funzionario Direttivo
Vaccaro Rosa
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09/03/2019 |
Letture Sponsali. "Tentazioni
nella quotidianità" |
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Nozze di Giuseppe e Maria |
Le "Letture
Sponsali" sono uno strumento sperimentale che offre gratuitamente una
prospettiva sponsale alle letture della liturgia domenicale. Sono curate dal
gruppo "Amore è..." (vedi
il sito ufficiale), attivo dal 2006 nella diocesi di Palermo, per
favorire un momento di riflessione all'interno delle coppie e nelle comunità
ecclesiali. Le letture (scarica il
foglietto della domenica) sono commentate da fidanzati e sposi (tra cui
i grottesi Vera e Francesco).
*****
Tentazioni nella quotidianità.
Viviamo ogni giorno correndo, incastrando tutti gli orari e gli impegni,
arriviamo a casa stanchi, spesso delusi e afflitti da una brutta giornata di
lavoro ed ecco che il diavolo si intrufola a casa nostra.
Sì, non immaginiamo che il diavolo si presenta in carne ed ossa, è la nostra
stanchezza che gli apre le porte, si presenta nel momento in cui siamo più
deboli.
Ed ecco che tendiamo a non dialogare, a rispondere male ai nostri cari, il
silenzio ci allontana, si insinuano dubbi e incertezze, non diamo la giusta
attenzione all'altro.
Questo fa il diavolo, divide, separa, raffredda i cuori, ci lusinga con
strade facili e poco impegnative, ci dice che è più facile mollare tutto ed
essere "liberi".
Quando noi ci chiudiamo, ci isoliamo, pensiamo di farcela con le sole nostre
forze, senza Dio, creiamo terra bruciata attorno a noi, ci troviamo da soli
con le nostre fragilità.
Cosa possiamo fare per vincere questa battaglia quotidiana?
Facciamo mente locale e ricordiamo che Dio ci ha fatto dono del sacramento
del matrimonio per sostenerci nel cammino, per la santificazione
vicendevole.
Mettiamoci cuore a cuore, guardiamoci negli occhi, raccontiamoci tutto, in
due saremo più forti, anzi in tre... apriamo il nostro cuore a Dio, non
lasciamolo fuori dalla nostra vita.
Chiediamo al Signore la grazia di rispondere alle insidie del quotidiano con
la sua parola, come fece Gesù nel deserto.
Vera e Francesco
Punto chiave. Parola e cuore.
Nelle letture di questa prima domenica di quaresima, due sono le
parole-chiave che saltano agli occhi: "La Parola" e "il cuore".
Nel Deuteronomio Mosè spiega come il popolo offrirà le primizie al Signore,
ricordando come dalla schiavitù dell'Egitto furono liberati anche attraverso
segni e prodigi; è la prima Pasqua, il Passaggio. La Pasqua di liberazione
dalla schiavitù del peccato alla libertà dei figli è, dice San Paolo nella
lettera ai Romani, per “tutti”, Giudei o Greci.
Essa si proclama con la bocca ma è nel cuore che si crede fermamente che Dio
ha risuscitato i morti.
Infine le tentazioni di Gesù da parte di Satana; proprio come Satana tentò
Adamo.
La seduzione antica, ma sempre nuova, cui tutti uomini e donne di oggi siamo
sottoposti, di possedere, dominare le cose intorno a noi, senza riconoscersi
come creature ma come creatori. Gesù, come vero uomo e vero Dio, non ha
evitato le tentazioni, non gli sono state risparmiate ma le ha vissute,
sconfiggendo Satana con la parola di Dio.
Gloria e Luciano
Redazione
9 marzo 2019.
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08/03/2019 |
Chiesa. 5° incontro di
formazione per i catechisti; domenica alle ore 16.15 presso l'oratorio
parrocchiale |
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Programma |
Si terrà la prossima domenica 10 marzo 2019, alle ore 16.15
presso l'oratorio parrocchiale di Via del Gesù (ex Istituto delle Ancelle
Riparatrici), il quinto incontro di formazione dell'anno pastorale
2018-2019 dedicato a tutti i catechisti parrocchiali di Grotte.
L'incontro, organizzato dal Servizio per la Catechesi dell'Unità Pastorale
cittadina, verterà sul tema "Accompagnare, cuore della generatività",
e vedrà come relatore don Marcél Ndzana Ndzana, dottore in Teologia
Morale ed Etica Sociale, vicario parrocchiale dell'Unità Pastorale di Grotte.
Redazione
8 marzo 2019.
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08/03/2019 |
Attualità. "Il grido.
Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri"; di Raniero La
Valle |
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Raniero La Valle |
Raniero La
Valle, giornalista e intellettuale, è stato direttore de «L’Avvenire
d’Italia» e più volte parlamentare. È autore di numerose pubblicazioni. É
direttore di "Vasti - Scuola di Critica delle Antropologie"; presidente del
Comitato per la Democrazia Internazionale; promotore del "Manifesto per la
sinistra cristiana" nel quale propone il rilancio della partecipazione
politica e dei valori del patto costituzionale del '48 e la critica della
democrazia maggioritaria; presidente dei Comitati Dossetti per la
Costituzione.
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"Col ritorno alla grande del Sindacato in piazza il 9 febbraio a Roma, con
la manifestazione di Milano del 2 marzo, con la critica all’“Europa dei
populismi” argomentata con rigore nel congresso romano di Magistratura
Democratica, con i cattivi umori elettorali rivelatisi in Abruzzo e Sardegna
e da ultimo con l'oltre un milione di voti dato dai cittadini a Zingaretti
per riscattare dal lungo sequestro il partito democratico, sembra segnata
la fine, almeno in Italia, del populismo arrogante messo al potere
dal populismo incosciente.
Il populismo arrogante è quello che ha imposto politiche di
sicurezza e di paura, ansiogene e autodistruttive, criminogene e ben presto
apparse fallite; il populismo incosciente, che non sa ciò che fa,
è quello di chi gli ha aperto la strada, è quello di chi dice che i
250.000 di Milano hanno manifestato senza ragione perché il razzismo non
esiste, di chi rivendica all’intero Governo, lasciandone impunito
il Ministro dell’Interno, le politiche del meglio morti che sbarcati.
Ma basta che il populismo si faccia consapevole, che riprenda la figura del
popolo sovrano incardinato nelle forme e nei limiti della Costituzione,
perché il populismo arrogante, privato del suo sgabello e orfano di forza
propria, sia sconfitto.
Questo, almeno, ci pare quello che si annuncia.
Questa fase dunque si chiude - o vogliamo che si chiuda - ma non per tornare
agli errori passati che l’hanno causata.
Non si tratta di rifare l’art. 18, ha detto Landini ai magistrati
democratici, perché si tratta invece di farne un altro per cui tutto il
lavoro sia tutelato e restaurato, anche del precario che deve recapitare
un pacco ogni tre minuti o dell’infermiera incinta licenziata a cui come
badante vengono offerti tre euro all’ora, anche del lavoratore fisso, che è
merce anche lui e che il libero gioco privato e la resa del pubblico hanno
fatto diventare povero, pur lavorando.
E nemmeno si tratta di perfezionare le tecnologie per le previsioni del
tempo, ma di vegliare sul tempo, di prendere decisioni politiche sul
clima, di mettere nei modi di produzione industriale e nei modelli di
sviluppo i parametri imprescindibili della temperatura della terra, del
livello delle acque e del respiro delle foreste, non per il pianeta, ma
perché la storia continui.
Né si tratta di continuare a dividerci in cittadini e stranieri, perché non
ci sono, non devono esserci più stranieri: se viene negata l’esistenza
politica anche l’esistenza in vita è perduta.
Ciò vuol dire che per passare all’epoca nuova in questo inizio di millennio,
apparso alla nascita così malcreato e ferito, occorre fare le grandi scelte
che corrispondono ad altrettanti gridi che chiamano al cambiamento.
È questo lo scandaglio che getteremo sul futuro nella prossima assemblea
di “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri” che si terrà tra un mese,
sabato 6 aprile, al Centro Congressi Frentani, in via Frentani 4 a Roma,
alle 09.30 per l’accoglienza e alle 10.00 per cominciare i lavori.
Ci sarà un’introduzione di Raniero La Valle che renderà ragione
dell’evento; la giovane segretaria generale di Magistratura Democratica
Mariarosaria Guglielmi istruirà la domanda: “Che cosa ci sta
succedendo?”; il teologo Giuseppe Ruggieri aprirà una traccia “Per
una lettura messianica della crisi”, alludendo il messianismo ai grandi beni
promessi e perduti.
E poi ci sarà uno spazio, certo insufficiente, per ciascuno dei gridi che
interpellano il futuro:
1) Il grido dei popoli: no, non siamo stranieri, va costruita l’unità
e l’eguaglianza della famiglia umana;
2) Il grido dei poveri: occorre deporre il denaro dal trono e
insediare al suo posto il lavoro e la sua sovrana dignità, con i suoi
ministri che sono la politica e il diritto. Ne discuteremo con studenti di
diverse “nazioni” dell’università La Sapienza di Roma, col sociologo
Francesco Carchedi, con la giudice per la protezione dei richiedenti
asilo, Cecilia Pratesi, col filosofo del diritto Luigi Ferrajoli
che al capo opposto del capitalismo selvaggio porrà l'obiettivo di giungere
all’adempimento del diritto umano fondamentale di migrare;
3) Il grido della terra: ecco tua madre, una madre di cui prendere
cura, da onorare, custodire, mantenere feconda, non dominare e sfruttare
estenuandola fino alla fine. Ne discuteremo con Mario Agostinelli,
Vittorio Bellavite e il gruppo di lavoro “Laudato Sì” di Milano;
4) Il grido del volto, “Dove sei?”, l’immagine che si sfigura per
correre dietro a un’altra immagine, quella dell’uomo artificiale,
potenziato, “enhanced”, come dicono gli inglesi, intelligenza e non cuore,
inaffettivo e asessuato; ci vuole di contro il “ritorno dei volti”, il
“principio femminile”, due in una sola carne, la statura umana che evolve e
cresce nella sua natura. Ne parleremo con Daniela Turato, dottore di
ricerca in bioetica e con Gabriella Serra, presidente della FUCI, la
Federazione degli universitari cattolici italiani;
5) Infine c’è il grido della pace, il bene desiderato e negato per
eccellenza, ma questo non ha bisogno di aggiunte, perché se le altre porte
si apriranno, la pace vi sarà passata per prima.
Aprire queste porte sarà il duro lavoro della storia.
Ma non è utopia; le porte già si aprono al grido della voce, con la
parola che le scuote; è la parola che crea le cose e fa le cose nuove.
Noi, intanto, ci mettiamo le nostre parole.
Tutti sono invitati a questa assemblea; anzi, gli adulti che ricevono
questa lettera, ne passino l’invito ai giovani, perché loro sono il
“target”, ma anche il grembo di quanto nascerà".
Raniero La Valle
8 marzo 2019
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08/03/2019 |
Lettere. "Il Gruppo AIDO di
Grotte ringrazia l'Amministrazione"; di Pietro Zucchetto |
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Pietro Zucchetto |
Ringraziamento del Gruppo AIDO di Grotte al Sindaco ed
all'Amministrazione, per aver attivato il progetto "Carta
d'Identità-Donazione Organi". *****
"In
qualità di Referente del Gruppo comunale A.I.D.O. (Associazione Italiana per
la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule) di Grotte, ringrazio il Sindaco
del Comune di Grotte, prof. Alfonso Provvidenza, e l’Amministrazione
Comunale tutta, per avere accolto con immediatezza la proposta di attivare,
al momento del rinnovo o del rilascio della Carta di Identità da parte
dell’Ufficio Anagrafe del nostro Comune, il servizio di raccolta e
registrazione delle dichiarazioni di volontà relative alla donazione degli
organi, dichiarazioni che, seduta stante, vengono trasmesse al Sistema
Informativo Trapianti (SIT).
Grotte, 07/03/2019" |
Logo AIDO |
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Pietro Zucchetto
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07/03/2019 |
Politica. Rita Monella
(Lega): "La festa tradizionale del Mandorlo in Fiore rappresenta la
nostra unicità" |
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Rita Monella |
Dichiarazione della consigliera comunale al Comune di Agrigento Rita Monella
(Responsabile della "Lega Salvini Premier" per la Città di Agrigento e le
Aree Agrigentine), sulle proposte di modifiche alla festa del Mandorlo in
Fiore.
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"Le
tradizioni rappresentano il senso profondo e culturale di una popolazione,
differenziandola, nel bene o nel male, dalle altre; garantendone l’unicità e
la singolarità.
Ritengo, pertanto, di fondamentale importanza che il mantenimento delle
tradizioni sia un obbligo da parte di noi istituzioni cittadine. Un obbligo
dovuto ai nostri anziani, ai nostri festosi ricordi passati e ai confronti
dei nostri figli.
La festa tradizionale del Mandorlo in Fiore rappresenta la nostra unicità.
Rappresenta già da un settantennio Agrigento e gli agrigentini, la nostra
cultura, la nostra passione ed il nostro amore per questa terra. Questa
tradizione rappresenta tutti gli agrigentini, sia quelli che vivono in
periferia quanto quelli che risiedono nel centro urbano.
Le uniche modifiche accettabili possono essere quelle accrescitive, quelle
che diano la possibilità alla popolazione sita nei quartieri periferici di
godere anch’essi in prima fila della nostra Sagra, ma mai e poi mai si può
accettare la riduzione o l’eliminazione di percorsi, di giorni o di altro;
questo perché abbiamo un dovere morale e culturale nel rispetto dei nostri
nonni, oramai scomparsi, che per mano ci accompagnavano a vedere la sagra al
fine di trasmetterci il valore e l’importanza della ‘nostra’ festa.
Per questa motivazione, a mio modo di vedere, non possiamo e non dobbiamo in
alcun modo accettare modifiche sostanziali che rischino di rendere meno
grande questa nostra tradizione agrigentina".
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Rita Monella
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07/03/2019 |
Teatro. "Fior de... teatro2.
Sebben che siamo umani" di Giovanni Volpe; domenica 10 marzo a Grotte |
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Manifesto
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Domenica 10 marzo, a partire dalle ore 19.30 presso
l'Atrio del Palazzo Municipale di Grotte, l'Associazione Culturale "ArTesia"
metterà in scena lo spettacolo teatrale "Fior de... teatro2. Sebben che
siamo umani", per la drammaturgia e regia di Giovanni Volpe.
La manifestazione è realizzata con il patrocinio del Comune di Grotte
- Assessorato alla Cultura, nell'ambito delle iniziative della "Giornata
Internazionale della Donna 2019".
"Obiettivo dell'Amministrazione - si legge nel documento di
concessione del patrocinio - è la promozione e la valorizzazione
dell'immagine di Grotte, anche attraverso la realizzazione e il sostegno di
attività sociali, culturali, artistiche, sportive ed economiche".
"Fior
de... teatro2 - Sebben che siamo umani" è il secondo capitolo di una ricerca
che ArTesia conduce da anni tra gli autori della drammaturgia contemporanea.
Una drammaturgia in equilibrio tra forme della cultura commerciale di massa
e i canoni classici della rappresentazione, per uno spettacolo ricco di
parole, sentimenti, atmosfere, rabbia e musica. Tantissima musica declinata
attraverso una temperie di generi e autori che vanno da Nicola Piovani agli
Inti-Illimani, da Lucio Dalla a Bob Marley, passando per Pino Daniele,
Francesco De Gregori, Guy Farley, Enrico Pieranunzi e Remo Anzovino.
In scena quattro attrici e un attore: Carmela Butera, Rosi Mandrocchia,
Rosa Maria Montalbano, Gabriele Ciraolo e Marianna Rotolo. Ognuno di
loro si è confrontato con personaggi diversi per restituire tratti e
caratteri netti, riconoscibili, veri pur nelle loro iperbolicità o
essenzialità.
Una forma di Teatro oggi assai poco praticata, il Teatro Politico. Teatro
che entra nelle cose, le urla e le aggredisce, le smonta e picassianamente
le rimonta. Teatro che emoziona, che rallegra, che indigna e che non le
manda a dire.
Autori amabili e adorabili per i paradossi, la poesia, il coraggio, la
capacità di leggere il reale, l'universo femminile e, per suo tramite, il
mondo che ci circonda, con una grazia e una spietatezza tali da rifuggire
ogni forma di luogo comune.
Autori amari, ilari, profondamente poetici, contro tutte le possibili forme
di violenza e di sopraffazione, con la grazia, l'amarezza, la leggerezza, la
perfidia, di donne che raccontano donne e di uomini che si contraddicono
alla ricerca di una identità andata in crisi come il modello sociale nel
quale si barcamenano.
Collaborano alla realizzazione dello spettacolo: Marianna Rotolo (assistente
alla regia), Patrizia Visconti (trucco e costumi), Luca Lo Cascio
(scenografia), Giovanni Volpe (progetto luci e adattamento musicale) e
Tonino Spitali (responsabile tecnico d'allestimento).
Redazione
7 marzo 2019.
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07/03/2019 |
Sanità. Grotte aderisce al
progetto "Carta d'Identità-Donazione Organi" |
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Carta d'Identità Elettronica |
Il Comune di Grotte ha aderito al Progetto “Carta
d’identità-Donazione Organi”.
La decisione è stata presa all'unanimità dalla Giunta comunale con una
deliberazione dello scorso 18 febbraio (leggi la
deliberazione).
La raccolta e l’inserimento delle dichiarazioni di volontà alla donazione
degli organi e tessuti al momento del rilascio o rinnovo del documento di
identità (vedi la
Carta d'Identità Elettronica) rappresenta un’opportunità per aumentare
il numero delle dichiarazioni e, pertanto, incrementare in modo graduale il
bacino dei soggetti potenzialmente donatori, a tale scopo è stato messo a
punto un modello procedurale con il Progetto CCM (Centro nazionale per la
prevenzione e il Controllo delle Malattie) “La donazione organi come tratto
identitario” a cura del Centro Nazionale Trapianti, già attivo in altri
Comuni italiani.
Il progetto prevede un piano formativo e di comunicazione da utilizzarsi nei
Comuni. In questo modo si intende riconoscere l’altissimo valore sociale
dell’iniziativa ed i benefici pratici di immediatezza operativa che ne
potranno derivare dallo stretto collegamento tra la banca dati comunale
delle volontà manifestate positivamente alla donazione degli organi e dei
tessuti in secondo le seguenti direttive:
- la formazione del personale anagrafe deve essere svolta dagli operatori
del Centro Regionale per i Trapianti Sicilia;
- il piano di comunicazione ed informazione che verrà svolto dal Comune
dovrà tenere conto delle linee di indirizzo elaborate dal Centro Nazionale
Trapianti;
- l’attivazione delle modifiche da apportare al software a cura del sistema
informatico del Comune dovrà tenere conto delle linee di indirizzo elaborate
dal SIT (Sistema Informativo Trapianti).
Per dare concreta attuazione al progetto, è stato individuato un "Gruppo di
lavoro" composto dai dipendenti comunali: Domenica Catanese, Francesca
Ferri, Daniele Fantauzzo e Giuseppe Figliola.
Redazione
7 marzo 2019.
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07/03/2019 |
Scuola. Borsa di studio: presentazione domanda
per scuola elementare e media, entro il 5 aprile |
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Scarica il modello per la
borsa di studio
Anche per l'anno
scolastico 2018/19 è possibile presentare
domanda, per la
borsa di studio a sostegno delle spese sostenute per l'istruzione dei propri
figli, da parte delle famiglie a basso reddito,
con attestazione ISEE pari o inferiore a euro 10.632,94 (ISEE
rilasciato dopo il 15 gennaio 2019), con figli che frequentano scuole
primarie (scuola elementare) e secondarie di primo (scuola media),
statali e paritarie. Le procedure per l'erogazione degli stanziamenti sono
state attivate da parte dell'Assessorato Regionale dell'Istruzione e della
Formazione Professionale (leggi
la Circolare ed il Bando).
La richiesta di contributo, che deve essere formulata utilizzando lo schema
di
domanda
allegato, dovrà essere corredata dai seguenti documenti:
1) Fotocopia del documento di riconoscimento del soggetto richiedente il
beneficio (padre, madre o tutore) in corso di validità;
2) Fotocopia del Codice Fiscale del richiedente.
La
domanda di partecipazione dovrà essere presentata, a pena di esclusione,
entro e non oltre venerdi 5 aprile 2019 esclusivamente presso
l'Istituto scolastico frequentato, che provvederà successivamente a
trasmetterla al Comune di residenza. I Comuni invieranno le istanza in unica
copia cartacea, entro il 2 agosto 2019, al Dipartimento Regionale
Istruzione e Formazione Professionale il quale, sulla base del numero degli
alunni, accrediterà le somme a favore dei Comuni che a loro volta
provvederanno ad erogare il contributo.
Redazione
7 marzo 2019
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05/03/2019 |
Ambiente. Manutenzione e
pulizia straordinaria della fontana di Piazza Renzo Collura |
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Fontana
Fontana |
Nei
giorni scorsi è stato effettuato un intervento di pulizia straordinaria
della Fontana di Piazza Renzo Collura (già Piazza Fonte).
La storica fontana - tra le più antiche sorgenti naturali alle quali
attingevano acqua gli abitanti di Grotte, ed attorno a cui sorse il primo
nucleo del centro abitato - è stata oggetto di un intervento straordinario
di pulizia a cura dei tecnici comunali, su indicazioni dell'Amministrazione
municipale.
Contemporaneamente sull'antico manufatto è stato eseguita una manutenzione
tesa a canalizzare in maniera più efficace l'acqua dalla piccola vasca
circolare verso l'abbeveratoio.
"Ci auguriamo che i cittadini possano contribuire concretamente a
conservare le bellezze del proprio paese - ha dichiarato il sindaco
Alfonso Provvidenza - e, insieme a tutta l'Amministrazione, facciamo un
appello affinché tutti si prodighino per mantenere pulita la nostra
cittadina".
Nelle foto a lato e sotto, la fontana e l'intervento di manutenzione.
Redazione
5 marzo 2019.
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Pulizie |
Manutenzione |
Manutenzione |
Manutenzione |
Fontana |
Fontana
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05/03/2019 |
Riconoscimenti. Targhe dal
Comune per i fratelli Rino e Fausto Palumbo |
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In Municipio
A Rino Palumbo |
Ieri pomeriggio, lunedi 4 marzo,
i fratelli Rino e Fausto Giuseppe Palumbo sono stati ricevuti al Palazzo
Municipale di Grotte per una cerimonia raccolta ma significativa: la
consegna di due riconoscimenti da parte dell'Amministrazione comunale per i
risultati del loro impegno professionale, in qualità di barbieri e
parrucchieri per uomo, attraverso i quali hanno saputo rappresentare in
Italia ed all'estero l'immagine del paese di Grotte.
Rino Palumbo, titolare insieme alla moglie Donatella del salone
grottese "Hair
Style Creation", già coach in numerosi stage di aggiornamento professionale
per barbieri e parrucchieri, nell'ultima "OMC
Hairworld 2018 World Cup"
(Campionato Mondiale Barber) di Parigi, dall'8 al 10 settembre 2018, ha
conquistato il
13° posto della
classifica mondiale nella
categoria "Barber fade cut".
Fausto Giuseppe Palumbo, formatosi nell'arte della
barberia seguendo gli studi professionali uniti alla tradizione "di
bottega", nel suo curriculum una lunga serie di corsi di
perfezionamento e la partecipazione a vari stage nei quali ha avuto modo di
mettere in mostra il suo personale stile, scelto come professionista a
supporto dell'attività degli artisti sul palco per la recente 69^ edizione
del Festival di Sanremo;
docente di "Tecniche professionali -
taglio maschile"
per l'anno
scolastico 2018/2019 presso la sede dell'Istituto Euroform di Agrigento.
A consegnare le targhe ai due fratelli, il sindaco Alfonso Provvidenza,
l'assessore Antonino Caltagirone ed il consigliere comunale Salvatore
Pecoraro che ha dichiarato: "Rino e Giuseppe rappresentano la
capacità della nostra terra di esportare talento e creatività ben oltre i
confini del nostro paese. Li ringrazio per aver portato in alto il nome del
nostro Comune".
Carmelo Arnone
5 marzo 2019
© Riproduzione riservata.
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05/03/2019 |
Lettere. "Cari
Amministratori...buon proseguimento del vostro operato"; di Gianni Russello |
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Gianni Russello |
Nelle frasi ironiche di Gianni Russello, la sua critica
personale all'Amministrazione.
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"Caro
Direttore,
volevo dare un
abbraccio personale, da grottese, alla nuova Amministrazione comunale (da
quando si è insediata, si vedono i risultati) e scusarmi per aver dubitato
della loro capacità amministrativa.
Dopo anni di mala amministrazione, finalmente abbiamo amministratori
preparati con tanto di titoli scolastici.
I grottesi aspettavano da tempo; non sarà troppo?
Cari Amministratori, s'è capito che siete preparati; voi siete sprecati in
questo piccolo paese di provincia. Noi grottesi non vi meritiamo, non
eravamo preparati a tutto questo benessere economico e strutturale: troppi
cantieri aperti!
Altri 4 anni così e Grotte sarà invidiata da tutta la provincia. A chi verrà
dopo di voi ad amministrare, non rimarrà più nulla da fare; quindi vi
ringraziamo per tutto il vostro impegno creativo e veloce nell'affrontare i
problemi e i disagi del paese.
Prendetevi una pausa, rilassatevi, avete tempo... abbiate pietà per quelli
che non vi hanno votato: non avevano capito quanto era importante votarvi.
Un vero peccato che ci voglia ancora del tempo per nuove elezioni comunali
(un vero peccato!).
Qualcuno dice che quando la maggior parte della popolazione era formata da
contadini senza istruzione, “mangiavano tutti”.
Oggi che la maggioranza della popolazione è composta da studenti e laureati,
“mancu di pani ni putiemu saziari”.
Un saluto e un buon proseguimento del vostro operato, sempre per il bene del
paese".
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Gianni Russello
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04/03/2019 |
Teatro. Aristotele Cuffaro al
Teatro della Posta Vecchia di Agrigento con "Chi vuole fiabe" |
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Locandina |
Tre giorni di
spettacoli al Teatro della Posta Vecchia di Agrigento.
Dall’8 al 10 marzo, sul palcoscenico dell’antico teatro agrigentino
sarà messo in scena lo spettacolo “Chi vuole fiabe”, tratto
dalle fiabe di Capuana e Pitrè.
Ad interpretare i personaggi saranno attori di grande esperienza:
Aristotele Cuffaro, Giovanni Moscato, Giusi Urso, Luigi Corbino,
Donatella Giannettino, Dario Mantese, Susy Indelicato e Annamaria Cucchiara.
Regia e testo di Camillo Mascolino. Musiche di Dario Mantese, costumi di
Donatella Giannettino, audio e luci a cura di Tony Bruccoleri,
organizzazione di Fausto Bruccoleri.
Gli spettacoli avranno inizio: venerdi 8 e sabato 9 marzo alle ore 21.00,
domenica 10 marzo alle ore 18.00. Costo del biglietto: 7,00 euro. Per
informazioni e prenotazioni è disponibile il numero 0922.26737.
Redazione
4 marzo 2019.
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Aristotele
Cuffaro |
04/03/2019 |
Politica. Elezioni primarie del Partito Democratico:
Zingaretti vince anche a Grotte |
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Nicola Zingaretti è il nuovo Segretario nazionale del
Partito Democratico. Lo hanno deciso, con le elezioni primarie del partito,
gli iscritti ed i simpatizzanti che si sono recati ieri presso i seggi
allestiti in tutte le città d'Italia. Anche la maggior parte dei votanti
grottesi ha scelto di dare fiducia al nuovo Segretario.
Nel seggio di Grotte i votanti sono stati 200:
- Zingaretti, voti 129 (64,5%);
- Martina, voti 64 (32,0%);
- Giachetti, voti 7 (3,5%).
Se i voti dicono poco, molto di più esprimono le percentuali riguardo
l'orientamento complessivo degli elettori grottesi.
C'è da registrare un incremento della partecipazione rispetto alle scorse
consultazioni (in controtendenza alla graduale ma significativa e costante diminuzione della
partecipazione alle consultazioni dal 2007 al 2017); a fronte dei 200 votanti di ieri, vi
erano stati:
- 132 elettori, nelle primarie del 30/04/2017;
- 151 elettori, nelle primarie del 25/11/2012;
- 190 elettori, nelle primarie del 25/10/2009;
- 223 elettori, nelle primarie del 14/10/2007.
Nel corso del decennio 2007-2017 il numero di votanti per le primarie,
passando da 223 a 132, avevano subìto complessivamente un calo del 41%.
Con le primarie di ieri la tendenza si è
invertita, registrando un incremento rispetto al 2017 del 34%.
Carmelo Arnone
4 marzo 2019
© Riproduzione riservata.
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03/03/2019 |
Pittura. Progetto
dell'artista Andrea Vizzini per la Chiesa San Rocco |
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Panoramica
Particolare
Andrea Vizzini |
La chiesa parrocchiale dedicata a san Rocco, in Grotte,
potrebbe vantare l'installazione di una nuova opera d'arte.
Questo è il progetto proposto dal pittore e scultore Andrea Vizzini,
annoverato tra i più rinomati artisti contemporanei italiani.
Nato a Grotte nel 1949 (originario del quartiere San Rocco), vive
e lavora a Jesolo dal 1978. Il suo esordio è caratterizzato da diverse
partecipazioni alle mostre collettive dell'Opera Bevilacqua La Masa a
Venezia.
Ha collaborato con diversi artisti e scrittori: Al Di Meola, nel 1998 e
2000; Karl Jenkins nel 1999 a Londra; Leonardo Sciascia nel 1991.
Dal 1972 al 2017 partecipa a numerose mostre in tutto il mondo: Rotterdam,
New York, Roma, Francoforte, Venezia, Parigi, Ginevra, Monaco, Anversa,
Amburgo, Los Angeles, Bonn, Tokyo, Zurigo, Pechino...
Nel 2008 espone alla Biennale di Pechino (una sua opera viene acquisita
dalla Galleria Nazionale delle Belle Arti). Ancora nel 2008 espone
all'Italian Cultural Institute di Londra. Nel 2011 allestisce a Napoli una
sua personale dal titolo "Codice Perpetuo". Nel 2017,
durante la 57^
Biennale di Venezia,
realizza alla
Galleria Ravagnan la mostra dal titolo "La Fine dell’Arte".
Da una sua mostra personale a Grotte, realizzata in passato, è nata l'idea
di addobbare l'altare maggiore della chiesa di San Rocco. Il progetto
originario prevedeva la realizzazione di un quadro da porre alle spalle
dell'altare; in seguito, su sollecitazioni degli amici Dino Castronovo
e Gaspare Agnello, Andrea Vizzini rimodulò il progetto dell'opera
quale è proposta adesso (vedi riproduzioni a lato), che non sottrae bensì
aggiunge elementi artistici al maestoso Crocifisso centrale. La richiesta di
nulla osta alla Curia diocesana di Agrigento (per la realizzazione
dell'opera, regalo dell'Artista) è in corso di definizione.
Carmelo Arnone
3 marzo 2019
© Riproduzione riservata.
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03/03/2019 |
Letture Sponsali. "La bocca
parla dell'abbondanza del cuore" |
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Nozze di Giuseppe e Maria |
Le "Letture
Sponsali" sono uno strumento sperimentale che offre gratuitamente una
prospettiva sponsale alle letture della liturgia domenicale. Sono curate dal
gruppo "Amore è..." (vedi
il sito ufficiale), attivo dal 2006 nella diocesi di Palermo, per
favorire un momento di riflessione all'interno delle coppie e nelle comunità
ecclesiali. Le letture (scarica il
foglietto della domenica) sono commentate da fidanzati e sposi (tra cui
i grottesi Vera e Francesco).
*****
La bocca parla dell’abbondanza del cuore. Quanto è vera questa parola!
Quello che coltiviamo nel nostro cuore arriverà sulle nostre labbra prima o
poi.
Cosa abbiamo deciso di coltivare sul terreno del nostro cuore? Che frutti
portiamo?
Se abbiamo piantato il seme buono della Sua parola lo riconosceremo dal
frutto e, come dice San Paolo, “il frutto dello Spirito è amore, gioia,
pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé”.
Se malauguratamente abbiamo piantato la parola del nemico il nostro frutto
sarà guasto e come primo effetto creerà la separazione da Dio e dal fratello
e la più pericolosa delle cecità: quella che ci fa credere onnipotenti,
ricchi e non bisognosi di misericordia e correzione divina.
È questa la condizione peggiore, “la trave” che non vediamo. Come è scritto
nell’Apocalisse, questa condizione dell’uomo è terribile, “Tu non sai,
invece, che sei infelice fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo”, e
il frutto di questo albero cattivo ferisce, alza muri e separa e ci rende
incapaci di vedere l’altro con gli occhi di Dio.
Dobbiamo dunque essere vigilanti perché il nostro cuore sia sempre come dice
il salmo “albero piantato lungo corsi d’acqua, che darà frutto a suo
tempo”.
Rosalinda e Francesco
Punto chiave.
In questa VIII domenica del tempo ordinario, Gesù chiede un atteggiamento
creativo che ci renda capaci di andare all’incontro dell’altro senza
giudicarlo, senza preconcetti e razionalizzazioni, accogliendolo da
fratello.
Questa apertura totale verso l’altro considerato fratello/sorella nascerà in
noi solo quando saremo capaci di rapportarci con Dio con la fiducia totale
di figli.
Ecco che la vera lezione da impartire agli altri consiste nell'umiltà e
nella lealtà con cui si dà agli altri l'esempio di ciò che si sta
insegnando, occorre che apprendiamo e assimiliamo noi per primi ciò che
insegniamo agli altri e che per primi siamo propensi a metterlo in atto.
Non servono neppure manovre esibizionistiche di attrattiva per invogliare
altri a seguirci nei nostri discorsi; non occorre ostentare particolari
virtù o competenze per creare discepoli attorno a noi e non servono carismi
o doni speciali.
È necessaria semplicemente la coerenza e la testimonianza di vita e l'umiltà
di considerare che non siamo migliori degli altri e che anche da parte
nostra va mostrata seria e rinnovata volontà di apprendere prima di dar
lezioni.
Paola e Salvo
Redazione
3 marzo 2019.
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03/03/2019 |
Lingua. "Origini del
vernacolo siciliano e della lingua italiana" (13); di Rodolfo Costanza |
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Brano di
Jacopo da Lentini
Prof. Rodolfo Costanza |
Origini del vernacolo siciliano
e
della lingua italiana
(Puntata n° 13)
13.
Il Settecento
e la filosofia del linguaggio
13.1 L’italiano e il francese nel quadro europeo
A prescindere il giudizio sul cattivo gusto del
Barocco, nel Seicento il gesuita e grammatico francese, padre Dominique
Bouhours espresse un parere negativo condannando la letteratura del nostro
paese imputato di sdolcinatezza poetica. A vantaggio del francese, secondo
Bouhours, giocava la vicinanza della prosa, indice di “razionalità”.
Le lingue di cultura che potevano ambire a un primato
internazionale, all’inizio del Settecento, erano poche. Lo spagnolo era in
fase calante, mentre tedesco e inglese avevano una posizione non rilevante,
però era in auge il francese. Voltaire, nel 1750, scrive da una città
tedesca dicendo di aver l’impressione di essere in Francia, e osserva che lì
si parla francese ovunque.
L’italiano tuttavia aveva una posizione di prestigio
come lingua di conversazione elegante di corte, soprattutto a Vienna e anche
a Parigi dove era abbastanza nota, come lingua da salotto.
Era insomma evidente che la lingua francese aveva
assunto una posizione rilevante in tutta l’Europa. Scrivere e parlare in
francese significavano non solo essere alla moda, ma anche essere intesi
dappertutto. Rivarol si vantava di attribuire il successo internazionale del
francese non solo a cause storiche contingenti, ma a una ragione più
assoluta e profonda, cioè a una virtù strutturale connaturata al francese,
lingua della chiarezza, della logica, della comunicazione razionale.
L’ordine naturale degli elementi della frase era
identificato nella sequenza “soggetto-verbo-complemento”, caratteristica
appunto della lineare sintassi francese. L’italiano, per contro, era ed è
caratterizzato da una grande libertà nella posizione degli elementi del
periodo: questo era reputato da alcuni un difetto strutturale.
13.2
Cesarotti filosofo del linguaggio
Tra il 1729-1738 esce la quarta pubblicazione del
vocabolario della Crusca rivista e più sviluppata delle precedenti, ma
sempre fondata sul criterio selettivo toscano. A essa si manifestarono
opposizioni molto battagliere, di matrice illuministica, nei riguardi
dell’antico rigore con cui era stata elaborata la pubblicazione a discapito
del reale progresso che la lingua aveva nel frattempo acquisito.
Melchiorre Cesarotti fu uno dei maggiori rappresentanti
dell’Illuminismo italiano in campo linguistico. Nacque e studiò a Padova,
dove divenne insegnante di retorica, greco ed ebraico. Grande conoscitore di
lingue antiche e moderne, si distinse per l’intensa attività di traduttore
sia di classici greci sia di autori francesi e inglesi a lui contemporanei.
Alla fine del secolo Cesarotti scrive un Saggio
sulla filosofia delle lingue applicato alla lingua italiana. Egli ha il
pregio di attingere i concetti base dal pensiero scientifico europeo più
avanzato. Il saggio è sviluppato con molta chiarezza, e illustra una
sequenza di affermazioni teoriche e operative così riassumibili.
1) Tutte le lingue sono barbare, ma il concetto di
barbarie non ha senso se lo si vuole utilizzare nel raffronto tra le lingue,
perché tutte servono ugualmente bene all’uso della nazione che le parla.
2) Nessuna lingua è pura: tutte nascono dalla
composizione di elementi vari.
3) Le lingue nascono da una combinazione casuale, non
da un progetto razionale.
4) Nessuna lingua nasce da un ordine prestabilito o dal
progetto di un’autorità.
5) Nessuna lingua è perfetta ma tutte possono
migliorare.
6) Nessuna lingua è tanto ricca da non aver bisogno di
nuove ricchezze.
7) Nessuna lingua è inalterabile.
8) Nessuna lingua è parlata in maniera uniforme nella
nazione.
Stabiliti tali principi, Cesarotti afferma che la
lingua, una realtà sociale composta di parlanti, muta nel corso del tempo e
quindi gli scrittori sono liberi dal controllo pedante dei grammatici. Egli
affronta anche il problema della distinzione tra lingua orale e lingua
scritta: quest’ultima ha una superiore dignità in quanto momento di
riflessione e strumento con il quale operano i dotti. La lingua scritta non
dipende dal popolo, ma nemmeno dagli scrittori e non dipende dal “tribunale
dei grammatici”.
Cesarotti indica la strada per una normativa
illuminata, da contrapporre a quella troppo rigida della Crusca. “Il
consenso generale viene dato dall’autore e dal legislator delle
lingue”. Quando c’è discordanza nell’uso, allora non resta che seguire
la “miglior ragion sufficiente”, la quale non coincide con la maggioranza
degli esempi attestati, né con le auctoritates antiche.
Gli scrittori sono invece liberi di introdurre termini
nuovi o di ampliare il senso dei vecchi. I vocaboli nuovi possono essere
introdotti per analogia con le parole già esistenti, per derivazione o per
composizione. Un’altra possibile fonte di parole possono essere i dialetti
italiani.
Cesarotti ammette che possano essere adottate anche
parole straniere, ma questa scelta è presentata come una sorta di male
necessario. Secondo Cesarotti i forestierismi e i neologismi, una volta
entrati nell’italiano, possono legittimamente produrre nuovi traslati e
derivazioni.
La novità del progetto finale del saggio, che stava
alla base del pensiero di Cesarotti, è la proposta di una magistratura della
lingua, attraverso una riforma che con equilibrio e moderazione esprimesse
il “consenso pubblico” che mancava. Poiché la lingua è della nazione, egli
proponeva di istituire un Consiglio nazionale della lingua, al posto
della Crusca. La sede di questa nuova importante istituzione linguistica
doveva essere ancora Firenze. La nuova istituzione avrebbe dovuto rinnovare
i criteri lessicografici, dedicando attenzione al lessico tecnico delle
arti, dei mestieri e delle scienze.
Una schedatura del genere permetteva di arrivare fino
alle parole di uso regionale; a questo punto si sarebbe proceduto a una
scelta, e questa scelta era compito del Consiglio nazionale della lingua
italiana.
Compito finale e supremo del Consiglio era la
compilazione di un vocabolario che doveva essere realizzato in due forme:
una edizione ampia per i letterati e una ridotta di uso comune, divulgativa
e pratica.
Il Saggio di Cesarotti si chiude dunque con un appello
all’attività intellettuale, chiamando Firenze a farsi rinnovata guida
culturale nazionale con il consenso delle altre regioni. L’appello, però,
rimase inascoltato.
13.3 Le
riforme scolastiche, gli ideali divulgativi e la lingua comune
Gli illuministi cominciarono a pensare che anche la
conoscenza della lingua italiana dovesse entrare nel bagaglio di cui ogni
uomo doveva essere provvisto per assumere un ruolo nella società produttiva.
È questo il secolo in cui l’italiano entra per davvero
nella scuola, in forma ufficiale. Anche prima potevano esistere scuole in
cui si insegnava a leggere e scrivere in volgare, ad esempio presso le
scuole parrocchiali o presso alcuni ordini religiosi. Però, sono le
istituzioni dello stato a promuoverlo, sotto la spinta di letterati
sensibili e intelligenti. Tuttavia la situazione delle riforme scolastiche
in Italia è in realtà diseguale e diversa da stato a stato.
Nel Settecento alcune voci si levarono contro l’abuso
del latino nell’educazione dei ragazzi. S’insisteva sul fatto che ai giovani
delle classi medie e popolari era proficuo un insegnamento legato di più
alle necessità dei commerci e delle attività produttive.
Dalla riforma, che in seguito sarà varata dagli
austriaci, derivò anche il bisogno di una scuola comunale con il preminente
compito di insegnare a leggere e scrivere. Scuola che fu istituita
all’inizio dell’Ottocento, negli stati dell’Italia settentrionale.
Il dibattito sulla necessità di fare giungere ovunque i
lumi della cultura diventa assai comune nella seconda metà del Settecento.
A Modena nel 1772 si prescriveva per i primi anni di
corso l’uso di libri esclusivamente italiani e non latini. A Parma la
costituzione degli studi emanata nel 1768 prevedeva per le classi infime
l’insegnamento del solo italiano. A Napoli fu elaborato un progetto
avanzato, il piano Genovesi del 1767, che già nel 1754 aveva deciso di
tenere le sue lezioni accademiche in volgare.
Tra il 1786 e il 1788 il padre Soave, un comasco nato a
Lugano, pubblicò una serie di manuali per l’insegnamento dell’italiano che
ebbero grande fortuna.
Nel Settecento la sollecitudine espressa dai
progressisti per l’insegnamento scolastico dell’italiano non diede,
ovviamente, esiti subitanei nella popolazione meno abbiente. L’uso della
lingua italiana rimase, anche in questo secolo, un fatto di cerchia
ristretta e parecchi letterati e scienziati preferivano scrivere ancora in
latino.
La comunicazione nei ceti bassi era di fatto espressa
dai dialetti e, a volte nel ceto medio basso da una parlata che
toscaneggiava il dialetto. Tuttavia il dialetto acquisì nuova considerazione
grazie alle teorie illuministe sul relativismo e sul naturalismo
linguistico. Infatti, Giuseppe Parini difende il milanese, Carlo Goldoni
scrive in veneziano e Giuseppe Meli in siciliano.
Del Meli riportiamo la poesia “Dimmi, dimmi, apuzza
nica”.
Dimmi, dimmi, apuzza nica,
unni vai cussì matinu?
Nun c'è cima chi arrussica
di lu munti a nui vicinu:
trema ancora, ancora luci
la ruggiada 'ntra li prati,
dun'accura nun ti arruci
l'ali d'oru dilicati!
Li ciuriddi durmigghiusi
'ntra li virdi soi buttuni
stannu ancora stritti e chiusi
cu li testi a pinnuluni.
Ma l'aluzza s'affatica!
Ma tu voli e fai caminu!
Dimmi, dimmi, apuzza nica,
unni vai cussì matinu?
Cerchi meli? E s'iddu è chissu
chiudi l'ali e 'un ti straccari,
ti lu 'nsignu un locu fissu
unn'hai sempri chi sucari.
Lu canusci lu miu amuri,
Nici mia di l'occhi beddi?
'Ntra ddi labbra c'è un sapuri,
'na ducizza chi mai speddi.
'Ntra lu labbru culuritu
di lu caru amatu beni
c'è lu meli chiù squisitu...
Suca, sucalu, ca veni.
Ddà ci misi lu Piaciri
lu sò nidu 'ncilippatu
pri adiscari, pri rapiri
ogni cori dilicatu.
A lu munnu 'un si pò dari
una sorti chiù felici,
chi vasari, chi sucari
li labbruzzi a la mia Nici.
Manzoni, da
parte sua, all’inizio dell’Ottocento descrive i caratteri del cosiddetto “parlar
finito”, che era appunto nell’usare le parole che si supponevano
italiane, o che aggiungevano finali italiane alle parole dialettali
terminanti per consonante. La lingua italiana era scritta ma poco parlata e
si prestava poco alla conversazione “naturale”.
13.4 Il linguaggio teatrale, quello poetico e la prosa letteraria
Benché si ritrovino nell’opera di Goldoni alcuni
accenni al problema della lingua, non si può certo dire che egli ne fosse
assillato. Goldoni scrisse opere in dialetto veneziano, in italiano e,
infine, scrisse anche in francese. Alcune caratteristiche dell’italiano di
Goldoni sono di accogliere in abbondanza venetismi, regionalismi lombardi e
francesismi. L’italiano teatrale di Goldoni è estraneo ad apprensioni di
purezza, esso è lingua viva e innovativa che va contro le tendenze
tradizionali della prosa accademica italiana.
Nel 1690 a Roma viene fondata l’Arcadia, la quale ebbe
come mezzo culturale una lingua di fatto ancora conservatrice, improntata al
modello di Petrarca, e intesa a liberarsi degli eccessi della poesia
barocca. Vi è nel linguaggio della poesia del Settecento una sostanziale
adesione al passato, con relativo largo uso di latinismi e arcaismi. Tra due
termini, si tende dunque a scegliere quello più raro e letterario, ancorché
banale. Nonostante tutto non si evita l’attualità dei temi moderni. Molti
letterati nel Settecento invocano il confronto salutare con la tradizione
francese e inglese includendo con la prosa letteraria la prosa saggistica.
Alessandro Verri dichiara la propria ammirazione per
l’ordine della scrittura francese e per la brevità della scrittura inglese.
Lamenta, viceversa, la “penosa trasposizione” dello stile italiano, la
vanità dei vocaboli selezionati secondo criteri retorico-formali. Verri non
andò immune da scrupoli grammaticali, nelle Notti romane tuttavia non
presenta alcun cedimento al fiorentinismo cruscante. In questo secolo
l’apporto lessicale più grande arriva dal francese, lingua culturalmente
egemone in tutta l’Europa con il contributo dell’Illuminismo.
Verso fine Settecento il predominio letterario del
francese è favorito dal trionfo della Rivoluzione francese e la conquista di
mezza Europa da parte di Napoleone. Ciò non mancò di suscitare in Italia
delle reazioni vivaci contro l’imposizione espansionista del francese.
Dall’inizio del Seicento e per tutto il Settecento si assiste sempre più
massicciamente all’ingresso nella nostra lingua di tutta una serie di
francesismi che toccano numerosi ambiti di attività.
Riportiamo qui
le voci più note: fanatismo, filantropo, fermentazione, mitraglia,
ambulanza, picchetto, raffinazione, cravatta, ingaggio, griglia, analisi,
dettaglio, cerniera, flanella, taffetà, satin, toilette,
comò,
bignè, cabarè, menù,
ecc.
Sono
introdotti anche molti grecismi, dialettismi e parole composte che
arricchirono ulteriormente il lessico letterario della nostra lingua.
Rodolfo Costanza
Pubblicato dalla
testata
giornalistica
Grotte.info Quotidiano
su www.grotte.info il 3 marzo 2019.
Per gentile concessione dell'Autore.
© Riproduzione riservata.
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02/03/2019 |
Politica. Banchetto
informatico del Movimento 5 Stelle, domenica 3 marzo a Grotte |
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Locandina |
Domani, domenica 3 marzo 2019, dalle ore 09.00
alle 13.30 in Piazza Marconi a Grotte, sarà allestito un banchetto
informativo a cura del Movimento 5 Stelle. Scopo dell'iniziativa è quello di
comunicare ai cittadini le recenti iniziative del Governo, ed in particolare
le misure economiche riguardanti:
- il Reddito di Cittadinanza;
- Quota 100;
- le Pensioni di Cittadinanza.
Saranno presenti gli attivisti del meetup di Grotte ed i Consiglieri
comunali del Gruppo M5S al Comune di Grotte.
L'iniziativa, in programma la scorsa domenica 24 febbraio, viene riproposta.
Redazione
2 marzo 2019.
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02/03/2019 |
Folklore. Per il 18° anno
consecutivo al festival "I Bambini del Mondo"; di Fabio Bellomo |
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Gruppo "Herbessus" |
Il presidente del Gruppo folk
"Herbessus" Fabio Bellomo esprime la sua gioia nel comunicare la
partecipazione, per il 18° anno consecutivo, al Festival "I Bambini del
Mondo", manifestazione collaterale alla tradizionale "Sagra del Mandorlo in
Fiore" di Agrigento.
*****
"Caro Direttore,
sono felice di annunciare, con orgoglio e per il 18° anno consecutivo,
che il Gruppo Folk “Herbessus” partecipa al 19° Festival
Internazionale “I bambini del mondo”.
Ormai in questo Festival siamo uno dei gruppi storici, abbiamo fatto la
storia del nostro paese sia nella nostra provincia che nel mondo. Per questo
risultato vorrei ringraziare tutti coloro che in questi 18 anni hanno fatto
parte di questa grande famiglia, e parlo di più di 400 ragazzi che con onore
hanno fatto parte di questo meraviglioso gruppo. È una grande soddisfazione
per noi, riconoscere che i ragazzi del primo gruppo, nell’anno 2001, si sono
quasi tutti laureati, e per noi è un grande successo.
Alla 19^ edizione del Festival Internazionale “I Bambini del Mondo”, che
anche quest’anno ha inaugurato il “Mandorlo in Fiore” di Agrigento, assieme
agli otto gruppi internazionali provenienti da Indonesia, Albania, Bulgaria,
Germania, Lituania, Repubblica Ceca, Serbia e due dall'Ucraina, partecipano
anche i gruppi folkloristici agrigentini: Gergent, I Piccoli del Val d’Akragas,
Oratorio Don Guanella, Fiori del Mandorlo, “Fabaria Folk” di Favara e
“Herbessus” di Grotte.
Venerdi 1 marzo, alle 16.30 si è svolta la cerimonia di apertura del
Festival, con la presenza di una nostra delegazione. Tutti insieme, con
l’aggiunta di decine di gruppi di scolaresche provenienti da diversi
Istituti scolastici della provincia di Agrigento e di diverse città della
Sicilia, abbiamo dato vita stamattina, sabato 3 marzo ore 10.30, alla “Passeggiata
della Pace e della Fratellanza” lungo la via Sacra nella Valle dei
Templi di Agrigento, che sancisce l’inizio ufficiale del “73° Mandorlo in
Fiore”, che vede protagonisti i gruppi folkloristici dei piccoli.
Alle ore 12.00 presso il Tempio di Giunone i gruppi internazionali
partecipanti al 19° Festival Internazionale “I Bambini del Mondo” daranno
il primo saggio della loro bravura con la prima esibizione. Sempre stasera
alle 20.00 il nostro gruppo si esibirà al Palacongressi del Villaggio
Mosè.
Tutti gli otto gruppi folkloristici internazionali nel loro repertorio
presentano anche musiche, canti e balli dichiarati patrimonio immateriale
dall’Unesco.
Lunedi 4 marzo, alle 17.00, il gruppo parteciperà ad uno scambio
culturale con tutti i gruppi al Palacongressi.
Martedi 5 marzo, alle ore 17.00, il gruppo si esibirà - con tutti i
gruppi stranieri - al Centro Commerciale di Villaseta.
Nel concludere vorrei precisare che i balli del gruppo folk herbessus e le
coreografie effettuate sono mie creazioni originale, non copiati da altri
gruppi, e sono stati registrati alla SIAE per non subire nessun plagio
(quanti avessero intenzione di copiare le mie creazioni andranno incontro a
pesanti sanzioni)".
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Il Presidente del Gruppo folk
"Herbessus"
Fabio Bellomo
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02/03/2019 |
Politica. Primarie del PD per
l'elezione del Segretario nazionale; domani dalle 08.00 alle 20.00 |
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Si svolgeranno domani, domenica 3 marzo 2019, in
tutt'Italia, le primarie del Partito Democratico per l'elezione del
Segretario nazionale. Sono 3 i candidati alla Segreteria del PD: Nicola
Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti.
Anche a Grotte è stato allestito un seggio, presso la locale sede della
CGIL in Corso Garibaldi n° 123, dove si potrà votare dalle ore 08.00
alle ore 20.00. Potranno votare sia gli iscritti che i simpatizzanti
e - riporta la nota diffusa ieri dal Circolo PD di Grotte, che pubblichiamo
di seguito - "coloro che si ritrovano in questa sensibilità".
***** "Primarie
del Partito Democratico - 3 marzo 2019.
Siamo coscienti di non aver fatto il meglio per il nostro Paese, di esserci
smarriti nelle farraginose maglie di un mondo che necessita di risposte
strutturate e durature.
Ma siamo altresì consapevoli dei rischi che oggi corre la Democrazia in
Italia, erosa nei suoi principi e diritti e in quelle che sembravano essere
certezze acquisite.
Tutta la società (e non solo quella che si professa apertamente di sinistra)
spesso delusa nel suo credo alle istituzioni democratiche ma che comunque
anela ad un cambio di rotta, ha il diritto/dovere di trovare un argine
all’ingombrante ondata populista, che ha fatto dell’incompetenza e
dell’opportunismo il proprio vessillo.
La politica ondivaga che l’attuale Governo porta avanti da mesi sta sortendo
esiti negativi su vari fronti, non solo economico ma anche, e forse
soprattutto.
Per uscire da questa parentesi oltremodo confusa e difficile invitiamo tutti
a prestare un orecchio ai cambiamenti che si stanno muovendo all’interno del
Partito Democratico, impegnato il prossimo 3 marzo alle elezioni del nuovo
Segretario nazionale.
Perché non solo gli iscritti del PD ma soprattutto coloro che si ritrovano
in questa sensibilità, e sono in attesa di risposte, possano iniziare a
dare un contributo responsabile.
Al di là delle scelte personali siamo convinti che oggi più che mai il PD
debba essere forte e coeso per contrastare la miopia di questo Governo e
rilanciare una Sinistra in grado di dare una visione comune positiva del
futuro.
Vi invitiamo a partecipare alle primarie che si terranno domenica 3 marzo in
Corso Garibaldi 123, presso la sede CGIL, dove il seggio sarà aperto dalle
ore 08.00 alle 20.00".
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Per il Circolo PD di Grotte
Il Segretario
Lillo Picone |
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