Piazza Marconi
Il Duca Sanfilippo
La "Petra"
La Torre del Palo
Ruderi della chiesetta di San Nicola
Convento dei Carmelitani
Chiesa del Purgatorio
Chiesa Madre
Il cimitero
Monumento ai caduti
Chiesa Valdese
Leonardo Sciascia
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Le origini di Grotte, a parere di diversi storici,
risalgono all’antica “Erbesso”, città sicula, colonizzata dai greci
dopo il secolo VIII a.C.. Il nome “Erbesso” sembra derivare dal greco
“érebos”, cioè “oscurità sotterranea”, oppure da “Here-bos”,
le grotte dei buoi.
Durante la prima guerra punica Erbesso fu utilizzata dai romani, impegnati
nell’assedio di Agrigento del 262 a.C., quale centro di raccolta dei
viveri e rifornimenti per l’esercito.
Dopo cinque mesi di assedio Annibale, comandante degli assediati, chiese
aiuto a Cartagine che inviò in Sicilia, al generale cartaginese Annone di
stanza a Lilibeo (Marsala), truppe ed elefanti.
Annone si mosse da Lilibeo verso Agrigento. Giunto ad Eraclea incontrò
messaggeri che annunciavano l’intenzione di Erbesso di arrendersi
spontaneamente. Tuttavia, anche senza i rifornimenti di Erbesso, i romani
riuscirono a sottomettere Agrigento nel 261 a.C. e qualche anno dopo, nel
258 a.C., sottomisero anche Erbesso, passata in mano cartaginese,
deportandone in schiavitù gli abitanti. Da allora si perdono le notizie
su Erbesso.
Durante l’età romana esistevano in territorio di Grotte gli
insediamenti di contrada Falcia e contrada Racalmari, sorti per
l’estrazione dello zolfo.
In età bizantina, tra il VII e l’VIII secolo d.C., nelle vicinanze
della “Petra” esisteva un insediamento abitativo. La “Petra” è
una grande roccia nella quale sono state scavate degli ambienti per essere
adibita a fortilizio, per la difesa del territorio, e si trova in
territorio di Comitini, al confine col territorio di Grotte. Per cercare
riparo dalle aggressioni musulmane gli abitanti dei casali della Falcia e
della Petra si rifugiavano (prima saltuariamente, poi stabilmente) nelle
grotte esistenti nel vicino pendio collinare roccioso, dando vita
all’insediamento che verrà chiamato Grotte.
Nell’anno 840 d.C. Grotte fu saccheggiata dall’esercito musulmano
diretto contro Castrogiovanni (l’odierna Enna), ed ancora nell’868 fu
messa a ferro e fuoco dall’esercito musulmano diretto contro Girgenti
(l’odierna Agrigento).
Nel secolo XII la “Terra di Grotte” appartenne al Vescovo di Girgenti.
Durante il medioevo Grotte fu territorio feudale.
L'esistenza del territorio di Grotte, chiamato Grotticelle, è attestata
fin dal 1300 da un documento pontificio che testimonia il pagamento
delle decime apostoliche nella diocesi di Girgenti negli anni 1308-1310.
Varie famiglie nobiliari si alternarono nel possesso del feudo di Grotte:
Sanches, Ventimiglia, Montaperto, Castrogiovanni… sino al 1376.
Successivamente la baronia di Grotte fu proprietà dei Montaperto sino al
1500.
Nel 1471 Giovanni II d’Aragona (che ebbe tra gli
avi l’imperatore Federico II, Re delle Due Sicilie)
concesse al barone Federico Montaperto l’autorizzazione a costruire “... una turri seu fortiliziu
cum soi barbacani, baglu et merguli per tutela et defentioni di li persuni
coversanti in dictu fegu”; una torre con finalità difensive, di
guardia, a protezione dei forestieri che si recavano saltuariamente nel
feudo di Grotte a lavorare e che non avevano una stabile dimora. La torre di guardia, provvista di merli,
venne costruita nella parte più alta del territorio. Nel 1627 il Barone Gaffore acquisterà dal
Viceré
l'autorizzazione all'esercizio della giustizia penale (e ad innalzare nel paese... "furcas, perticas, palos...");
fece perciò erigere, come monito, accanto alla già esistente
torre, un palo. Da allora la torre venne chiamata "Torre del palo".
Il paese di Grotte nasce a seguito della licentia populandi
concessa da parte di Carlo V al barone Gaspare Montaperto (figlio di
Federico) il 13 dicembre 1527. Nel
suo testamento il barone Federico Montaperto lascia per dono un calice
d’argento alla chiesa Madre (che lui stesso stava facendo costruire) e
chiede espressamente di esservi sepolto assieme a suo padre.
Durante il XVI secolo il Casale di Grotte era formato come una colonia
agricola sorta attorno a due poli: il convento di San Francesco (oggi
andato distrutto) e il convento di Santa Maria Annunziata dei Carmelitani,
sede attuale del Palazzo di Città, il quale fu presto abbandonato dai
monaci per la troppa povertà.
Nel 1595 Grotte contava 1041 abitanti.
Estintasi la casata dei Montaperto, il feudo passò ai Tagliarla, i quali
nel 1601 vendettero la Baronia ai Gaffurri; successivamente passò agli
Inguardiola e, nel giugno 1634, fu acquistata da Desiderio Sanfilippo di
Piazza Armerina.
Il Re Filippo IV, nel 1648, innalzò il feudo di Grotte agli onori di
Ducato.
In seguito il Ducato passò a Vincenzo La Grua Talamanca il quale fece
costruire il proprio palazzo (di cui oggi non rimane traccia)
nell’attuale Piazza Marconi.
Nel 1688 il Principe di Carini eresse la parrocchia Matrice
di Grotte
nella Chiesa di Santa Maria dell’Itria, sotto il titolo di Santa Venera,
Vergine e Martire e riservandosi, nell’atto costitutivo, il diritto di
patronato sulla scelta del rettore.
Nel 1721 il Principe fu nominato “Duca di Grotte”. A quel tempo il
paese aveva il XVI posto nel Parlamento e godeva del diritto di armi.
Nel 1772 fu fondato il Collegio di Maria allo scopo di educare le
fanciulle povere, annesso alla chiesa di San Vincenzo Ferreri, intitolata
successivamente alle Anime del Purgatorio (l’attuale chiesa del
Purgatorio
).
Nello stesso periodo esistevano a Grotte altre due chiesette di Campagna:
San Nicola e San Giuseppe.
La chiesetta di San Nicola, di cui rimangono pochi ruderi, non può essere
dimenticata poiché rappresenta il collegamento tra Grotte e l’antico
borgo medievale preesistente di Grotticelle.
Situata nel cuore del più antico quartiere dell’abitato, la chiesa di
San Nicola era la ricostruzione cinquecentesca della pieve di San Nicola,
di epoca medievale, che esistette a Grotticelle e funzionò da parrocchia
sino alla grande peste del 1348 che spopolò il piccolo borgo.
Nella chiesetta di San Nicola erano attive delle confraternite che
costruirono e fecero funzionare un ospedale, attivo nel 1607.
Della chiesetta di San Giuseppe l'unico ricordo esistente è nel toponimo
grottese "scinnùta di San Giseppi" (discesa di San Giuseppe,
che indica la parte alta dell'attuale via Machiavelli).
Intorno al 1600, accanto alla chiesa Madre, venne costruita dai grottesi
la chiesa di San Diego. Ricostruita nel 1847, ormai ha perduto la propria
funzione essendo stata trasformata nell'attuale cinema "Marconi".
L’ultimo ad esercitare il diritto feudale su Grotte fu Vincenzo La Grua
Gioeni, fino al 1812.
Nel 1819 il paese ottenne l’autonomia amministrativa.
Tra il 1830 e il 1840 vennero aperte nel territorio di Grotte ben 13
miniere di zolfo, le quali impiegavano una notevole quantità di
manodopera. Precisa il prof. Augusto Marinelli che tra il 1834 e il 1837 le zolfare
attive nel territorio di Grotte furono 17 con una produzione annua
oscillante da 39.000 a 14.000 cantara. A quel tempo il paese contava circa 4500 abitanti
(L’Indice alfabetico dei comuni di Sicilia
colla indicazione della valle, del circondario, del distretto e della
popolazione a 1° gennaro 1844, compilato nella Direzione Generale di
Statistica in agosto 1846, pubblicato in Collezione officiale
degli Atti del Comitato generale di Sicilia nell'anno 1848, Palermo,
Antonio Muratori, 1848, p. 176, indica la popolazione di Grotte in 4937
abitanti; dalle ricerche storiche del prof. Augusto Marinelli).
Nel 1840 anche Grotte ebbe il suo cimitero
. Prima di quell’anno non si
sa con certezza dove venissero inumati i defunti; di sicuro nelle cripte
delle chiese principali (Santa Venera
, Purgatorio
, Madonna del Carmelo
),
ma con molta probabilità anche alle spalle della chiesetta del Calvario (cimitero di
Santa Croce) e nei terreni attigui ai vari luoghi di culto (chiesette
di campagna, cappellette votive).
Nel 1842 fu costruita la strada provinciale Agrigento-Caltanissetta, la
quale per intervento dell’amministrazione comunale fu fatta passare per
Grotte. Il paese, che sino ad allora aveva avuto una espansione edilizia
in senso verticale, cambiò fisionomia, iniziando ad espandersi lungo la
provinciale la quale divenne corso principale, nonché centro
dell’abitato. La costruzione di quest’arteria modificò
irreparabilmente alcune caratteristiche di Grotte; venne infatti abbattuto
quello che rimaneva del palazzo ducale sito accanto alla chiesa Madre,
nell’attuale piazza Marconi e venne divisa in due la salita del Calvario
che in origine partiva dalla “Fontana”.
Tra il 1873 e il 1876, a causa dell’insubordinazione di un gruppo di
sacerdoti guidati da Don Luigi Sciarratta contro l’allora Vescovo di
Agrigento, Mons. Domenico Turano, si ebbe quello che le cronache nazionali
definirono “Lo scisma di Grotte”, conclusosi con il rientro in seno
alla Chiesa Cattolica di tutti gli scismatici.
In quel clima i valdesi ebbero l’occasione di fondare una Chiesa
Evangelica
e una scuola elementare aperta a tutti; in tal modo
contribuirono a dare i primi rudimenti del sapere ai grottesi.
Verso il 1895 molte miniere di zolfo vennero chiuse perché ritenute poco
competitive sul mercato e molti minatori rimasero senza lavoro.
Tra l’emigrazione e l’aumentato tasso di mortalità, la popolazione di
Grotte, che nel 1901 contava circa 11.000 abitanti, andò pian piano
decrescendo sino alla 1^ guerra mondiale.
Agli inizi del 1900 fu creata a Grotte una piccola Cassa Agraria, la quale
verso il 1930 subì un clamoroso fallimento bruciando i risparmi che, con
molti sacrifici, tanti emigranti avevano versato.
Gli emigranti partivano con il sogno di poter mettere qualcosa da parte
per potere, un giorno, ritornare al paese ed acquistare un pezzetto di
terreno. Tutti i loro soldi erano conservati, dai loro familiari, nella
Cassa Agraria, per questo il suo fallimento fu, per tutti i cittadini un
vero furto.
Il primo conflitto mondiale ridusse al lastrico la già povera economia
del paese, privandolo delle risorse umane; in ricordo dei numerosi caduti,
al termine della guerra fu eretto in piazza Umberto I un “Monumento ai
Caduti”.
Nel 1925 venne edificato un piano sovrastante l’ex carcere mandamentale
da affidare alle suore Boccone
del Povero affinché avessero cura degli orfani di guerra e delle
orfanelle del paese; dello stesso edificio fu rifatto completamente il
prospetto su cui vennero apposte tre lapidi, su due delle quali
vennero incisi i nomi dei 91 soldati grottesi morti nella guerra
del 1915-1918.
Oggi questo edificio non esiste più. Sulla stessa area troviamo la
“Villetta Collodi”
, su una parete della quale sono state ricollocate
le tre lapidi.
Il 1932 è l’anno in cui arriva a Grotte l’energia elettrica, dapprima
ad illuminare il corso principale, poi le altre strade del paese.
Nel 1935-36 l’Italia conquistò l’Etiopia; dagli Stati membri della
Società delle Nazioni venne dichiarata Stato aggressore e nei suoi
confronti vennero applicate sanzioni economiche.
Il Gran Consiglio del Fascismo, al 150° giorno dall’inizio
dell’assedio economico, ordinò che in tutte le Case Comunali d’Italia
venisse murata una “pietra” in ricordo e così il Comune di Grotte
acquistò e fece apporre una lapide.
Tra il 1940 ed il 1945 il 2° conflitto mondiale venne a
distruggere la fragile ripresa economica che stava avvenendo nel paese.
Nel 1948 iniziò la costruzione delle fognature cittadine.
Nel 1950 l’acquedotto “Tre Sorgenti” portò a Grotte l’acqua
corrente.
Nel 1956 venne costruito l’edificio della Scuola Elementare lungo il
Viale della Vittoria.
Nel 1967 fu istituita la biblioteca comunale “Martin Luther King”
.
Negli anni seguenti (sino al 1984) furono allargati i locali della Scuola
Media, vennero realizzate molte strade di collegamento interno ed esterno
del paese, venne risistemata l’antiquata rete fognaria, venne costruita
una casa di riposo per anziani affidata alle suore “Boccone del
Povero”, venne costruito il campo sportivo.
Da un punto di vista culturale un anno importante è il 1980; in
quell’anno venne istituito il premio letterario “Racalmare”
presieduto dallo scrittore Leonardo Sciascia. |